Caccia al traditore.
Negli anni ’30 in Urss,
Stalin aprì una stagione di processi politici, le Grandi purghe, contro i
vertici del partito e i militari, ma non solo.
Il procuratore Vyšinskij, al centro, nel secondo processo di Mosca (1937).
https://it.wikipedia.org/wiki/Grandi_purghe
Il procuratore Vyšinskij, al centro, nel secondo processo di Mosca (1937).
https://it.wikipedia.org/wiki/Grandi_purghe
In Russia, il periodo tra il
1936 e il 1938 è conosciuto anche come “Ezovscina” ossia “èra di Nikolaj Ezov”
capo dell’Nkvd (Commissariato del popolo per gli affari interni), l’organo che
durante le purghe staliniane divenne il braccio armato del dittatore sovietico
contro i presunti “nemici della rivoluzione”. Tra il 1937 e il 1938 l’Nkvd arrestò un milione e mezzo di
persone tra dirigenti, intellettuali, sindacalisti, operai e contadini, di cui
l’80% furono condannate con processi sommari.
1938: Babel' fotografato dallaNKVD, dopo il suo arresto
PRETESTO. Quando nel 1934, Sergej Kirov, a capo del Partito
Comunista di Leningrado fu assassinato, Stalin accusò l’opposizione del
partito, in particolare la corrente antistaliana guidata da Grigory Zinoviev, e
ne approfittò per avviare un piano di epurazione degli oppositori ai vertici
del PCUS (Partito Comunista dell’URSS), con false accuse e processi farsa.
Tre
grandi procedimenti pubblici (il processo dei sedici, il processo dei
diciassette e quello dei ventuno), che si svolsero tra l’agosto del 1936 e il
marzo del 1938, portarono alla sbarra 54 dirigenti di partito, tra cui Zinoviev
e Trotzkij che, in esilio dal 1929, fu condannato in contumacia. Tuttavia non
fu colpita solo la nomenclatura del partito; nel processo degli ufficiali (a
porte chiuse) che si tenne nel 1937, furono messi
sotto accusa i vertici dell’Armata Rossa. Le indagini erano partite dal
generale Michail Tuchacevskij, ex collaboratore di Trotzkij, che fu condannato
a morte. Tutti erano accusati di aver violato il Codice penale della Repubblica
Sovietica e in particolare l’articolo 58, che definiva in modo generico il
reato di “attività controrivoluzionarie” (propaganda, tradimento, boicottaggio,
complotto). La maggior parte degli imputati fu condannata a morte, gli altri
alla prigione nei campi di lavoro (vennero poi uccisi in carcere o nelle
esecuzioni di massa compiute dall’NKVD). Le sentenze, emesse dal tribunale del
collegio militare della Corte suprema furono immediatamente eseguite e le
fucilazioni avvennero nel giro di 24 ore.
Rykov e Bucharin prima del processo a loro carico, 2 marzo 1938
PAURA. Le condanne furono emesse anche sulla base delle
confessioni di alcuni imputati. I sospettati venivano, infatti, prima arrestati
e poi portati nella prigione moscovita della Lubjanka, dove subivano ogni sorta
di pressione per avere una confessione, come racconta in Arcipelago Gulag lo
scrittore Aleksandr Solzenicyn: “Il tempo
assegnato all’istruttoria era impiegato, non per investigare sul delitto ma nel
95% dei casi, a stancare, estenuare, fiaccare l’accusato e farla finita, anche
a colpi d’ascia pur di far presto (…). Nel 1937-1938
le violenze e le torture furono autorizzate senza porvi limiti e lasciate alla
discrezione dei giudici istruttori a seconda di quanto esigeva la mole di
lavoro e il termine fissato”. Solzenicyn
non fu l’unico a parlare di torture fisiche durante le purghe, ma non tutti gli
studiosi sono d’accordo. Spesso, per indurre gli imputati ad autoaccusarsi di
crimini improbabili, bastava la paura di ritorsioni contro famigliari e amici.
PSICOSI. Vittime della psicosi del traditore furono non
soltanto i dirigenti di partito e le alte sfere militari, ma anche gente
comune. Accusati di essere al servizio d’imperialisti, i malcapitati erano
costretti a confessare crimini non commessi, davanti ad assemblee popolari di
lavoratori, di contadini (nei Kokchoz, le fattorie collettivizzate) e perfino
nei condomini. Stalin, nel 1938, aveva raggiunto il suo obiettivo: liberarsi
della vecchia guardia del partito e dei vertici militari. Il numero esatto
delle vittime delle Grandi purghe del 1935-40 divide ancora oggi gli storici.
Ma gli archivi dell’NKVD parlano chiaro: nel 1937-193, quando
i tribunali funzionavano a pieno regime, le esecuzioni furono circa 1000 al
giorno.
Articolo in gran parte di Federica Ceccherini pubblicato su
Focus Storia n. 140 altri testi e
immagini da Wikipedia.
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