Gli intrepidi eroi della
canoa.
Nell’estate del 1942
l’Inghilterra decise di rendere inutilizzabile il porto di Bordeaux, dove i tedeschi facevano
arrivare le loro forniture estere. A dicembre scattò una delle operazioni più
rischiose di tutto il conflitto. Ecco come si svolse.
Resistenza Europea - Operazione Frankton 1942
Francia, 7 dicembre 1942. intorno alle 20 il
sottomarino britannico Tuna emerge a 16 chilometri
dall’estuario della Gironda e Dordogna. La notte è nera e fredda, il mare è
calmo e tutto sembra assolutamente tranquillo. Dal portellone della torretta
escono con difficoltà e poi vengono deposte sul ponte, delle strane
imbarcazioni. Si tratta di sei canoe, che vengono messe rapidamente in acqua.
Sono del tipo Mark II, soprannominate Cockleshell (guscio di noce): si tratta
di biposti lunghi 4,80 metri e larghi 71 centimetri .
Strutture tanto leggere e delicate che una delle sei viene danneggiata a al
momento della messa in acqua. Ripararla richiederebbe troppo tempo. Se ne dovrà
fare a meno. Ogni canoa ospita due uomini, pesa 45 chili e può portare 75 chili
di materiale. Intanto il sommergibile si allontana rapidamente. Poco dopo si
immerge e scompare nelle acque dell’oceano. Non tornerà più a riprendere i
dieci uomini sbarcati. Essi sono consapevoli che per sopravvivere potranno
contare solo sulle loro forze e sulla fortuna. Ma cosa ci fanno dieci uomini
così equipaggiati su cinque canoe in alto mare, in una gelida notte invernale,
a diversi chilometri dalla costa? Sono i protagonisti di una delle azioni più
temerarie, inimmaginabili e rischiose della Seconda guerra mondiale:
l’operazione Frankton. Una missione quasi impossibile per un gruppo di Royal
Marines, coraggiosi e particolarmente addestrati. Colpire il nemico in una
delle sue basi navali più protette e impenetrabili: il porto di Bordeaux. Qui
sono ospitati numerosi sommergibili tedeschi e italiani (Betasom) e vi si
svolge anche un intenso traffico di navi mercantili che si fanno gioco del
blocco britannico e riforniscono continuamente il Reich di materiale sensibile
(caucciù in particolare) proveniente dall’estremo Oriente, dopo avervi caricato
armamenti destinati al Giappone. È al porto di Bordeax, dunque che bisogna
arrivare. Obiettivo della missione: insinuarsi con i “gusci di noce” tra i
mercantili tedeschi, minarli sulla linea di galleggiamento e farli esplodere.
Successivamente cercare di tornare in
Inghilterra, attraversando 160 chilometri di territorio ostile, senza aver
stabilito contatti nemmeno con la
Resistenza francese. le possibilità di successo sono talmente
basse che quasi certamente la maggior parte dei componenti del commando sanno
che non ce la faranno a riportare a casa la pelle.
Marines all'inizio dell'operazione nel porto di Bordeaux (1942) | |
Data | 7–12 dicembre 1942 |
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Luogo | Bordeaux, Francia |
L’ESEMPIO ITALIANO. A Londra lo stato maggiore ha concepito l’utilizzo
delle canoe dopo aver escluso l’eventualità di bombardamenti del porto. I
risultati si presentavano aleatori e i danni sulla popolazione civile ingenti. Anche
l’idea di far risalire l’estuario della Gironda a navi di superficie o a
sottomarini era stato presto abbandonata: la base navale dell’Asse era troppo
fortificata per essere attaccata frontalmente. Ecco perché si decise di
servirsi di piccoli kayak che potevano scivolare silenziosi sull’acqua,
prendendo esempio dalla leggendaria impresa della X Mas di Juno Valerio
Borghese nel porto di Alessandria. Un anno prima, sei commando della Regia
Marina, a bordo di tre mezzi subacquei (siluri a Lenta Corsa, i famosi Maiali)
erano penetrati nelle acque del porto di Alessandria, eludendo le protezioni
poste dai britannici, ed erano riusciti a minare e ad affondare due navi da
guerra , la Queen Elisabet
e la Valiant. Così
per Bordeax, visto che non era possibile, date le distanze, pensare a siluri
del tipo SLC, si decise di tentare con delle semplici e inaspettate canoe. Ma
l’idea di fondo era la stessa della X Mas: sorprendere il nemico con mezzi
improbabili e dove meno se l’aspettava. Efficace, ma rischioso!
Alle
cinque canoe, per poterle identificare, sono stati dai i nome di Catfish,
Coalfish, Conger, Cuttlefish e Crayfish. Sul Catfish ci sono il maggiore
Herbert “Blondie” Hasler, ideatore e capo della spedizione, e il sergente Bill
Sparks. Dopo tre ore di vigorose remate, all’approssimarsi dell’estuario della
Gironda, cominciano i primi problemi per la navigazione. Le canoe vengono
travolte da un’immensa onda dovuta all’incontro del flusso e del riflusso dei
fiumi Garonna e Dordogna, che convergono nell’estuario comune della Gironda,
chiamata in termine tecnico “mascheretto”. Non tutte resistono all’urto. La Coalfish si capovolge e i
due uomini dell’equipaggio sono sbattuti violentemente in acqua. Raggiunta, con
uno sforzo quasi sovraumano la costa i due vengono intercettati e arrestati dal
servizio di sicurezza nazista (SD). Torturati, non riveleranno però nulla della
loro missione. La loro sorte è segnata. Malgrado indossino la divisa militare
britannica (e dovrebbero essere quindi trattati come prigionieri di guerra),
vengono giustiziati in quanto considerati spie
o terroristi. In base a una precisa norma direttiva di Hitler, terroristi
e spie (o presunti tali) non dovevano
essere fatti prigionieri. L’esecuzione ha luogo nel castello di Dehez, a
Blanquefort, in quel momento occupato dalla Kriegsmarine.
VITTIME E SUPERSTITI. Proseguita la navigazione le altre quattro canoe si
trovano presto a dover affrontare un secondo mascheretto, più potente del
primo. Il kayak Conger non può evitare il naufragio. I suoi due uomini vengono
allora presi a rimorchio dal Cuttlesish e dal Catfish, immersi nell’acqua
gelida che ne fiacca la resistenza. Le imbarcazioni così appesantite non avanzano
ed è in arrivo una terza micidiale onda. Il maggiore Hasler, a malincuore,
decide di lasciare andare i due naufraghi per cercare di salvare il resto della
spedizione. I due, eroicamente d’accordo con la decisione del loro comandante,
benché stremati dallo sforzo fatto fino a quel momento, cominceranno a nuotare
verso la costa. Di loro non si avranno più notizie, morti probabilmente per il
freddo o per annegamento. Le tre canoe superstiti, intanto, navigano verso le
acque della Garonna, il fiume che bagna Bordeaux. I commando vivono attimi di
paura quando il Catfish attira l’attenzione di una sentinella di vedetta sulla
costa, che accende una torcia per verificare l’ombra che ha creduto di vedere
in mare: osserva, scruta, ma alla fine nono succede nulla. La confusione con un
tronco d’albero è plausibile. Il sole comincia a levarsi. Occorre allora
assolutamente sbarcare per nascondersi durante il giorno tra le piante e gli
arbusti della sponda e coprire le canoe con le apposite reti mimetiche. Ma i
problemi non sono finiti. Le prime due canone, Crayfish e Catfish, al momento
di accostare si accorgono di aver perso il contatto visivo con il Cuttlefish.
In effetti la terza imbarcazione ha avuto seri problemi a seguito con un urto
con un relitto emerso. I due uomini d’equipaggio sono stati costretti a prendere terra e vengono intercettati e
catturati dalla gendarmeria francese che poi li consegna ai nazisti che li
fucileranno. A questo punto rimangono solo due canoe e quattro marines.
Nonostante l’inizio della missione non sia stato certo incoraggiante, il
maggiore Hasler non mostra esitazione e decide di andare avanti. Dopo una
giornata di riposo passata nascosti tra gli alti arbusti della costa, i quattro
uomini superstiti riprendono posto nelle rispettive canoe e alle ore 23,30 si
dirigono verso Bordeaux. Sono esausti, non hanno quasi dormito, sono
preoccupati per la sorte dei loro compagni, di cui non sanno più nulla, e sono
costretti a sostenersi con pillole di anfetamina per restare svegli e vigili.
Dopo un’ulteriore notti di navigazione e due giornate passate nascondendosi
sotto gli alberi, i quattro commando raggiungono finalmente la meta. Hanno
remato per cinque notti e si sono nascosti in condizioni precarie per cinque
giorni, riuscendo a dormire poco o nulla solo per alcune ore.
A
questo punto Hasler, per avere migliori chance di successo, decide di far
seguire alle due canoe percorsi diversi. Il Caryfish opererà sulla riva
sinistra del porto, di fronte alla cittadina di Bassens, mentre il Catfhish risalirà
fino al cuore del porto di Bordeax. Vengono armate le mine magnetiche,
(limptes) pronte per essere applicate sullo scafo delle navi nemiche con
potenti calamite e regolate per un’esplosione che deve avvenire nove ore più
tardi, poi comincia la ricerca degli obiettivi. Per il Catfis, entrato
silenziosamente nel porto, non c’è che l’imbarazzo della scelta delle sue
vittie. Il maggiore Hasler applicherà le micidiali mine sullo scafo di due
grossi mercantili e, ironia della sorte, anche di un dragamine.
Conclusa
l’operazione, la canoa si ritrova in una situazione che può essergli fatale,
cioè in mezzo agli scafi di una petroliera e di un immenso cargo che quasi si
sfiorano nel momento in cui si incrociano. I due uomini temono di rimanere schiacciati,
ma la sorte questa volta li aiuterà e usciranno miracolosamente dal pericolo
frangente. A Bassens, intanto i due del Crayfish hanno minato a loro volta due
mercantili, e anche per loro la missione può considerarsi conclusa. Grazie a un
fischietto che imita il verso di un gabbiano, i quattro uomini si
ricongiungono. Giusto il tempo di felicitarsi reciprocamente per il buon esito
dell’operazione e di concordare di separarsi di nuovo sulla via del ritorno,
dandosi speranzosamente appuntamento in Inghilterra, ripartono. All’ora
stabilita, all’alba del 12 dicembre le mine esplodono, causando ingenti danni e
diverse navi che colano a picco o vengono distrutte dalle fiamme. Danni
volutamente ampliati dall’intervento dei pompieri del porto, costretti ad agire
su ordine degli occupanti nazisti. I pompieri francesi riverseranno sulle
imbarcazioni in fiamme una tale quantità d’acqua da procurarne l’affondamento.
E tutto sotto gli occhi dei tedeschi, convinti invece che i sapeurs pompiers,
stiano cercando di spegnere le fiamme. Una maniera come un’altra per fare
resistenza.
La base italiana in Bretagna.
la base marina di Bordeaux
BETASOM era l'acronimo di Bordeaux Sommergibile (ottenuto dall'unione della prima lettera della parola«Bordeaux» -espressa con il nome della lettera dell'alfabeto greco equivalente dal punto di vista fonetico («beta»)- e la prima sillaba della parola «sommergibile»), la base navale dei sottomarini della Regia Marina a Bordeaux (costa atlantica meridionale francese) durante la seconda guerra mondiale. La base accolse una trentina di battelli dellaRegia Marina dall'autunno 1940 all'8 settembre 1943, data dell'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile. La base era anche una delle cinque basi navali di U-Boot della Kriegsmarine in Francia durante la seconda guerra mondiale e vi ospitò la 12. Unterseebootsflottille (dal tedesco: la 12ª flottiglia di sottomarini). Attualmente la base ospita uno spazio culturale.
Non tutti ricordano che durante
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Il maggiore Herber George “Blondie” Hasler.
È Hasler, giovane ufficiale di Marina,
l’ideatore e l’eroico comandante dell’operazione Frankton. Benché molto
giovane, ha 28 anni nel 1942, “Blondie” ha già alle spalle un’intensa
carriera militare: ha servito a Scapa Flow e ha combattuto a Narwik a fianco
della legione straniera francese nella campagna di Norvegia. È assolutamente
consapevole dei rischi che la sua missione comporta e non li nasconde ai
giovani commando che si presentano come volontari. Farà loro presente che non
tutti potranno indietro da una missione così rischiosa, quasi impossibile.
Ciononostante, non avrà difficoltà a reperire i migliori elementi della Royal
Navy che saranno addestrati per settimane, con durissimi allenamenti in canoa
e simulazioni di sopravvivenza. Dopo la guerra si dedicherà alla sua passione
di sempre: la vela. Sarà lui a lanciare per primo l’idea della traversata
transatlantica in solitaria: un uomo, una vela e… l’oceano.
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Targa commemorativa
UN’IMPRESA CHE DA CORAGGIO. A Londra, nel febbraio 1943,
torneranno tuttavia solo due uomini: il maggiore Hasler e il sergente Sparks
(l’equipaggio del Catfish): saranno gli unici superstiti dell’operazione. Sono
riusciti a rientrare in patria dopo un lungo e avventuroso viaggioche li ha
portati a Lione, Marsiglia e Perpignan, da dove hanno attraversato la frontiera
spagnola. A Madrid un aereo li ha condotti sani e salvia Londra. I due del
Crayfish, non hanno avuto la stessa fortuna. Il 14 dicembre, appena due giorni
il raggiungimento del loro obiettivo, sono stati fermati dalla polizia francese
e consegnati alle autorità tedesche le quali, come per gli altri membri del
commando catturati, non hanno esitato a giustiziarli, dopo averli torturati per
scoprire ogni dettaglio della loro missione. Alla fine il bilancio dell’operazione
fu drammatico in termine di vite umane: 2 uomini annegati, 6 fucilati e solo 2
sopravvissuti. Quanto ai danni arrecati al nemico, l’operazione Frankton si può
considerare un successo: diverse navi mercantili, una petroliera e un dragamine
affondati. Inoltre l’incursione obbligherà i tedeschi a rinforzare
considerevolmente le difese in quel settore, distogliendo forze da altri teatri
operativi. Inoltre, anche se non è stata una di quelle operazione che cambiano
il corso della guerra, come qualche volta è stato enfaticamente detto a
proposito delle canoe di Bordeaux, l’operazione ha avuto un immenso impatto
psicologico, influendo significativamente sul morale e sulla capacità di
resistenza degli inglesi. Proprio nell’anno dei maggiori successi dell’Asse, quando
nella popolazione britannica stremata cominciavano ad apparire segni di
cedimento e di rassegnazione, dieci uomini in canoa avevano dimostrato che la Germania non era
invincibile. Se alcuni commando a bordo di semplici canoe erano riusciti a
penetrare nel cuore di un possente dispositivo militare nemico, un porto che
ospitava una base di sommergibili tedeschi e italiani, voleva dire che non
tutte le speranze erano perdute. Nel corso di una guerra lo stato d’animo della
popolazione civile, il morale delle forze armate, l’umore della dirigenza
politica, contano più spesso del quantitativo di armamenti di cui si può
disporre. Il sacrificio di otto giovani eroi dell’operazione Frankton è valso
alla fine molto di più del tonnellaggio
delle navi affondate. È servito a ridare ai britannici fiducia, motivazione e
determinazione a proseguire la lotta antinazista.
Articolo tratto in gran parte di
Domenico Vecchioni e pubblicato da STORIE DI GUERRE E GUERRIERI, pubblicato da
Sprea Editore. Altri testi e immagini da Wikipedia.
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