sabato 7 luglio 2018

Vittorio Emanuele III: Il re della discordia.

Il re della discordia.


Recentemente il rientro in patria della sua salma, per essere tumulata in Piemonte, insieme alla moglie, ha sollevato un polverone. Ma perché Vittorio Emanuele III suscita sempre polemiche? 


Vittorio Emanuele III e Mussolini

Gli italiani gli affibbiarono il nomignolo di “sciaboletta”, per la sua bassa statura:  era alto infatti solo un metro e 53 cm. Ma levatura di Vittorio Emanuele III, come uomo di stato è oggetto da decenni di aspre discussioni. Il personaggio presenta infatti non poche contraddizioni. Nato l’11 novembre 1869, figlio di Umberto I e della regina Margherita, il sovrano italiano si spense, in esilio, ad Alessandria d’Egitto, settant’anni fa il 28 dicembre del quarantasette. La sua figura è tornata alla ribalta lo scorso dicembre quando la sua salma ha fatto rientro in patria, per essere tumulata insieme con quella della moglie Elena del Montenegro nel santuario di Vicoforte, in Piemonte. 
« Vittorio non era interamente né partenopeo né piemontese, ma piuttosto etrusco come l'isola prediletta (di Montecristo). e di etrusco era il suo raro sorriso, così la sua intelligenza, la scarsa loquacità e la parsimonia. A lui interessavano solo realtà fattuali, non le fughe in avanti verso incerte soluzioni. Negli anni giovanili fu il più indecifrabile dei principi ereditari e, una volta sul trono, divenne il più vilipeso dei sovrani, a eccezione del decennio genericamente fortunato e progressista dell'epoca giolittiana, quando la monarchia oscillava tra le aggettivazioni di borghese e socialista. »
(Da "Vittorio Emanuele III, l'Astuzia di un Re" di Antonio Spinosa, cap. 1 il Passo del Cavallo)
Vittorio Emanuele III (Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di SavoiaNapoli11 novembre 1869 –Alessandria d'Egitto28 dicembre 1947) è stato re d'Italia (dal 1900 al 1946), imperatore d'Etiopia (dal 1936 al 1941, anche se la formale rinuncia al titolo è del 1943), primo maresciallo dell'Impero (dal 4 aprile 1938) e re d'Albania (dal1939 al 1943). Abdicò il 9 maggio 1946 e gli succedette il figlio Umberto II.https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Emanuele_III_di_Savoia


Dall'abdicazione di Vittorio Emanuele III alla successione di Umberto II



                                                           voce del re Vittorio Emanuele III

Gli italiani gli affibbiarono il nomignolo di “sciaboletta”, per la sua bassa statura:  era alto infatti solo un metro e 53 cm. Ma levatura di Vittorio Emanuele III, come uomo di stato è oggetto da decenni di aspre discussioni. Il personaggio presenta infatti non poche contraddizioni. Nato l’11 novembre 1869, figlio di Umberto I e della regina Margherita, il sovrano italiano si spense, in esilio, ad Alessandria d’Egitto, settant’anni fa il 28 dicembre del quarantasette. La sua figura è tornata alla ribalta lo scorso dicembre quando la sua salma ha fatto rientro in patria, per essere tumulata insieme con quella della moglie Elena del Montenegro nel santuario di Vicoforte, in Piemonte


                                                                     Elena di Montenegro
Elena del Montenegro, o Elena di Savoia per matrimonio (nata Jelena Petrović-NjegošCettigne8 gennaio1873 – Montpellier28 novembre 1952), fu la seconda regina consorte d'Italia quale moglie di Vittorio Emanuele III

Questo ritorno ha suscitato polemiche in tutta Italia. Da una parte, esponenti di Casa Savoia, come Vittorio Emanuele e il figlio Emanuele Filiberto, hanno chiesto la traslazione del parente al Pantheon di Roma, dall’altra la comunità ebraica è insorta di fronte ad una richiesta ritenuta provocatoria ed oltraggiosa verso la memoria delle vittime dell’Olocausto. E molte altre sono state le critiche in tutto il paese.
Ma da dove nasce tante ostilità? Dal punto di vista umano, Vittorio Emanuele è stato descritto come un individuo dal carattere arido e cinico, forse ulteriormente indurito dalla pratica del potere. Eppure. Poteva sorprendere per i suoi slanci di spontaneo sentimentalismo. Il suo matrimonio, ad esempio, fu felice: ogni giorno, il re raccoglieva personalmente un mazzo di fiori per la moglie Elena di Montenegro, nel vasto parco della sua residenza privata di Villa Ada a Roma. E aveva inoltre grandi passioni: era un’autorità nello studio della storia delle missioni monetarie, tanto da pubblicare un’opera scientifica monumentale, in undici volumi: il corpus nummorum italicorum. La sua collezione numismatica privata appartiene oggi allo stato italiano, e si trova presso il medagliere del Museo nazionale romano.

QUASI SOCIALISTA. Aveva trentuno anni quando il padre, Umberto I fu ucciso a Monza il 29 luglio del 1900, colpito da tre proiettili sparati dall’anarchico Gaetano Bresci. Fu in quei drammatici giorni che Vittorio Emanuele salì al trono. Il nuovo sovrano esordì con uno stile “quasi socialista”, inaugurando una stagione di riforme politiche. Affidò la guida del governo dapprima a Giuseppe Zanardelli e poi Giovanni Giolitti, due statisti che per la prima volta affrontarono la questione operaia.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, Vittorio Emanuele si tenne su posizioni neutrali fino al maggio del 1915, quando entrò in guerra a fianco dell’Intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia) abbandonando l’alleanza voluta dal padre con Germania e Austria, in cambio di ampliamenti territoriali (l’Alto Adige, la Venezia Giulia, l’Istria, le Isole del Quarnaro) a scapito dell’Impero Austro-ungarico La visione, di Realpolitik non gli impedì neppure di prendere in considerazione la prospettiva dell’inclusione dei socialisti nell’area di governo, soprattutto dopo che il Psi si affermò come prima forza politica, alle elezioni del novembre del 1919, con il 32,4% dei voti. Se, sotto il suo regno non si verificò l’ascesa al potere del partito socialista “ufficiale” è però vero che il monarca di Casa Savoia nominò presidente del consiglio, nel luglio del 1921, Ivanoe Bonomi, esponente di un piccolo gruppo parlamentare social riformista.

AMBIGUITA’. Alla fine dell’anno successivo però avvenne qualcosa che cambiò la politica nel nostro Paese per il ventennio successivo:: la marcia su Roma e l’avvento del fascismo.
E proprio il suo rapporto con il regime e Mussolini è all’origine delle più aspre critiche che gli storici hanno mosso a Vittorio Emanuele III. Tra i comportamento più biasimati c’è l’atteggiamento che tenne durante la marcia su Roma, quando il 28 ottobre 1922 si rifiutò di firmare lo stato d’assedio propostogli dall’allora primo ministro Luigi Facta, con la motivazione di non voler scatenare una guerra civile nel Paese. Con questo atto il re avrebbe potuto fermare le camicie nere, ma non lo fece e il giorno successivo Facta si vide costretto a dare le dimissioni. Il 30 ottobre il sovrano incaricò Mussolini di formare un nuovo governo.


Facta Luigi primo ministro ai tempi della marcia su Roma. Dimissionario dopo il rifiuto del re di firmare lo stato d’assedio.


Dopo la serie di attentati subiti dal duce tra il 1925 ed il 1926, il Savoia accettò che il governo fascista si trasformasse in regime, con la sospensione delle liberà democratiche, come la soppressione del pluralismo dei partiti e dell’informazione.

Vittorio Emanuele ed Hitler


Vittorio Emanuele a Brindisi durante una parata del neonato esercito italiano.




La corvetta Baionetta ormeggiata a Brindisi dopo aver sbarcato il re



Le memorie segrete di Margherita Sarfatti, intellettuale ed amante del duce, tuttavia forniscono una versione diversa della successione di eventi che portarono Vittorio Emanuele III ad assecondare la trasformazione di Mussolini in un tiranno. Dopo il discorso parlamentare del 3 gennaio 1925, nel quale Mussolini annunciò di fatto l’inizio della dittatura, non si produssero quegli eventi traumatici che l’opinione pubblica si attendeva. Perché? Sarfatti rivela che dopo quel discorso Mussolini si presentò dal re per reclamare lo scioglimento del Parlamento, ma Vittorio Emanuele resistette alle pressioni del capo del governo, sebbene queste si fossero trasformate in una velata minaccia

discorso del Duce dopo il delitto Matteotti



Margherita Sarfatti, amante di Mussolini



Margherita Sarfatti, nata Margherita Grassini (Venezia8 aprile 1880 – Cavallasca30 ottobre 1961), è stata unascrittrice e critica d'arte italiana, nota anche per la sua relazione con Benito Mussolini, del quale scrisse una delle prime biografie agiografiche, intitolata Dux, pur dovendo riparare in Argentina nel '38, a seguito delle leggi razziali antisemite.

Lo storico Marco Cuzzi lo considera una figura molto controversa mettendone a fuoco le aperte contraddizioni. Vittorio Emanuele era capace di arditi compromessi, come l’avallo della firma del Concordato con la Santa Sede dell’11 febbraio 1929, proprio lui che era un accesso anticlericale. Spiega Cuzzi: Vittorio Emanuele III e stato, insieme, un buon re e un monarca estremamente mediocre. Da un lato, all’inizio del suo regno, seppe guidare l’Italia verso una democrazia compiuta, superando i traumi della svolta autoritaria di fine Orrocento, e donò al paese la sua ultima grande stagione patriottica, rappresentando l’unità nazionale. Soprattutto durante l’ora del riscatto bellico, che dall’onta di Caporetto condusse alla vittoria del novembre 1918. Ma, al tempo stesso, portò il regno nel barato della dittatura e poi di una guerra perduta.

ALLEANZE SCOMODE. Nella parte negativa del bilancio storico di Vittorio Emanuele III pesano soprattutto le pagine più infamanti  della nostra storia: l’alleanza con la Germania e le leggi razziali del 1938. Scelte che costarono al Savoia l’insanabile frattura con gli italiani. “All’inizio il re vide in Mussolini un provvidenziale elemento restauratore dell’ordine, un baluardo contro il bolscevismo” spiega il Cuzzi. “Gli affidò il governo nel tentativo di salvare l’eredità gloriosa della Grande Guerra. Ma, nella lunga coabitazione con il regime del duce egli accettò troppi compromessi e chinò eccessivamente la testa. E, forse, la sua passività verso l’alleanza con il Terzo Reich di Hitler e la sua accettazione delle leggi razziali possono essere lette alla luce del timore che Mussolini potesse, alla fine sbarazzarsi della monarchia


GRANDE FUGA. In realtà tutto il lungo regno del “re soldato” si può leggere attraverso il filo conduttore della sua preoccupazione di salvare il destino della dinastia. Laddove gli interessi della nazione, e del popolo italiano, furono in conflitto con le sorti della Corona, Vittorio Emanuele antepose i secondi ai primi. Cioè privilegiano le ragioni di casa Savoia rispetto ai destini dei suoi sudditi”, afferma Cuzzi. Se ne ebbe la prova, anche quando, dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre del 1943, si pose il problema di come preservare la famiglia reale dalla vendetta dei tedeschi che si erano sentiti “traditi” dall’alleato italiano.


ritratto di Mafalda di Savoia

Mafalda di Savoia (Roma19 novembre 1902 – Campo di Buchenwald28 agosto 1944) nata principessa d'Italia, poi d'Etiopia e Albania, divenne Langravia titolare d'Assia-Kassel per matrimonio

“Non bisogna dimenticare che il monarca pagò un prezzo personale molto alto per quell’accordo armistiziale. Sua figlia Mafalda, infatti, morirà nel lager di Buchenvald in Germania il 28 agosto 1944.””Io non credo che Vittorio Emanuele si fosse comportato da fellone, dopo l’8 settembre e la sua scelta di lasciare Roma e di riparare a Brindisi fosse dettata da vigliaccheria.  La sola cosa che poteva fare, il sovrano di uno Stato legittimo, dinanzi al rischio concreto di essere catturato dai nazisti per divenire loro ostaggio, era rifugiarsi nell’unico lembo d’Italia ancora libero sia dai tedeschi, sia dagli angloamericani. In tal modo, potè garantire la continuità istituzionale del regno d’Italia”. In quell’estate del 1943, l’armistizio era stato preceduto dagli eventi del 25 luglio, che avevano portato alla caduta di Mussolini e alla sua sostituzione alla guida del governo con il maresciallo Pietro Badoglio. Ancora oggi il crollo del regime è avvolto da interrogativi e misteri, che coinvolgono anche la figura di Vittorio Emanuele, il cui ruolo nel colpo di Stato rimane oscuro. Alla liberazione di Roma da parte degli alleati, nel tentativo disperato di salvare l’onore della dinastia, compromessa da vent’anni di sostegno al fascismo, il 5 giugno 1944 nominò suo figlio Umberto luogotenente generale del regno. Tecnicamente non abdicò. Questo passo lo fece soltanto due anni più tardi, il 9 maggio 1946, dopo la fine della guerra e la rinascita della democrazia in Italia. Tuttavia, poco dopo il referendum istituzionale del 2 giugno, il popolo voltò le spalle ai Savoia scegliendo la repubblica.


Vittorio Emanuele III, storia di un re indeciso e pavido: dal fascismo alle leggi razziali



 Articolo in gran parte di Roberto Festorazzi su Focus Storia n. ce
ntotrentasette, immagini e altri testi da Wilkipedia
LA SUA VITA IN DODICI TAPPE
11 novembre 1869: nasce a Napoli, figlio del principe ereditario Umberto e di Margherita di Savoia.
29 luglio 1900: Umberto I viene assassinato a Monza, da un anarchico. Inizia il regno  di Vittorio Emanuele.
15 settembre 1904: Nasce Umberto, figlio di Vittorio Emanuele e della moglie Elena, unico figlio maschio e principe ereditario.
Ottobre 1922: In seguito alla marcia su Roma dei fascisti, il sovrano incarica Mussolini di formare il nuovo governo.
Novembre 1926: emanazione delle leggi “fascistissime”: aboliti il pluralismo politico, la libertà di stampa ed i partiti.
9 maggio 1936: con la conquista dell’Etiopia, Vittorio Emanuele III assume il titolo di “re imperatore”
Settembre 1938: re firma le leggi razziali varate dal governo di Mussolini e rivolte soprattutto contro gli ebrei.
10 giugno 1940: l’italia, con l’approvazione di Vittorio Emanuele, entra in guerra a fianco dei tedeschi.
25 luglio 1943: dopo la sfiducia del Gran Consiglio, il re dimissiona Mussolini e nomina Badoglio.
8 settembre 1943: il capo del governo annuncia l’armistizio con gli Alleati. Il re lascia Roma e si reca a Brindisi con Badoglio.
9 maggio 1946: Abdicazione del re. Il 2 giugno gli italiani scelgono la repubblica ed il re Umberto II va in Portogallo.
28 dicembre 194sette: Vittorio Emanuele muore ad Alessandria d’Egitto, dove si era ritirato dopo l’abdicazione.

 



















1 commento:

  1. Difficile trovare nella storia non solo italiana una figura più indecifrabile. Dubito che se ne varrà mai davvero a capo, sebbene per me il giudizio storico resti inevitabilmente negativo (al netto di alcune scelte condivisibili e della comprensione umana). Negativo anche per avere minato in maniera se non perenne certo assai grave la credibilità dell'istituto monarchico in Italia.

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