Il re della discordia.
Recentemente il rientro in patria della
sua salma, per essere tumulata in Piemonte, insieme alla moglie, ha sollevato
un polverone. Ma perché Vittorio Emanuele III suscita sempre polemiche?
Vittorio Emanuele III e Mussolini
Gli italiani gli affibbiarono il
nomignolo di “sciaboletta”, per la sua bassa statura: era alto infatti solo un metro e 53 cm . Ma levatura di
Vittorio Emanuele III, come uomo di stato è oggetto da decenni di aspre
discussioni. Il personaggio presenta infatti non poche contraddizioni. Nato
l’11 novembre 1869, figlio di Umberto I e della regina Margherita, il sovrano
italiano si spense, in esilio, ad Alessandria d’Egitto, settant’anni fa il 28
dicembre del quarantasette. La sua figura è tornata alla ribalta lo scorso
dicembre quando la sua salma ha fatto rientro in patria, per essere tumulata
insieme con quella della moglie Elena del Montenegro nel santuario di
Vicoforte, in Piemonte.
« Vittorio non era interamente né partenopeo né piemontese, ma piuttosto etrusco come l'isola prediletta (di Montecristo). e di etrusco era il suo raro sorriso, così la sua intelligenza, la scarsa loquacità e la parsimonia. A lui interessavano solo realtà fattuali, non le fughe in avanti verso incerte soluzioni. Negli anni giovanili fu il più indecifrabile dei principi ereditari e, una volta sul trono, divenne il più vilipeso dei sovrani, a eccezione del decennio genericamente fortunato e progressista dell'epoca giolittiana, quando la monarchia oscillava tra le aggettivazioni di borghese e socialista. »
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(Da "Vittorio Emanuele III, l'Astuzia di un Re" di Antonio Spinosa, cap. 1 il Passo del Cavallo) |
Vittorio Emanuele III (Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia; Napoli, 11 novembre 1869 –Alessandria d'Egitto, 28 dicembre 1947) è stato re d'Italia (dal 1900 al 1946), imperatore d'Etiopia (dal 1936 al 1941, anche se la formale rinuncia al titolo è del 1943), primo maresciallo dell'Impero (dal 4 aprile 1938) e re d'Albania (dal1939 al 1943). Abdicò il 9 maggio 1946 e gli succedette il figlio Umberto II.https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Emanuele_III_di_Savoia
Dall'abdicazione di Vittorio Emanuele III alla successione di Umberto II
Questo ritorno ha suscitato
polemiche in tutta Italia. Da una parte, esponenti di Casa Savoia, come
Vittorio Emanuele e il figlio Emanuele Filiberto, hanno chiesto la traslazione
del parente al Pantheon di Roma, dall’altra la comunità ebraica è insorta di
fronte ad una richiesta ritenuta provocatoria ed oltraggiosa verso la memoria
delle vittime dell’Olocausto. E molte altre sono state le critiche in tutto il
paese.
Ma da dove nasce tante ostilità?
Dal punto di vista umano, Vittorio Emanuele è stato descritto come un individuo
dal carattere arido e cinico, forse ulteriormente indurito dalla pratica del
potere. Eppure. Poteva sorprendere per i suoi slanci di spontaneo
sentimentalismo. Il suo matrimonio, ad esempio, fu felice: ogni giorno, il re
raccoglieva personalmente un mazzo di fiori per la moglie Elena di Montenegro,
nel vasto parco della sua residenza privata di Villa Ada a Roma. E aveva
inoltre grandi passioni: era un’autorità nello studio della storia delle
missioni monetarie, tanto da pubblicare un’opera scientifica monumentale, in
undici volumi: il corpus nummorum
italicorum. La sua collezione numismatica privata appartiene oggi allo
stato italiano, e si trova presso il medagliere del Museo nazionale romano.
QUASI SOCIALISTA. Aveva trentuno anni quando il padre, Umberto I fu ucciso a
Monza il 29 luglio del 1900, colpito da tre proiettili sparati dall’anarchico
Gaetano Bresci. Fu in quei drammatici giorni che Vittorio Emanuele salì al
trono. Il nuovo sovrano esordì con uno stile “quasi socialista”, inaugurando
una stagione di riforme politiche. Affidò la guida del governo dapprima a
Giuseppe Zanardelli e poi Giovanni Giolitti, due statisti che per la prima
volta affrontarono la questione operaia.
Allo
scoppio della prima guerra mondiale, Vittorio Emanuele si tenne su posizioni
neutrali fino al maggio del 1915, quando entrò in guerra a fianco dell’Intesa
(Francia, Gran Bretagna e Russia) abbandonando l’alleanza voluta dal padre con
Germania e Austria, in cambio di ampliamenti territoriali (l’Alto Adige, la Venezia Giulia ,
l’Istria, le Isole del Quarnaro) a scapito dell’Impero Austro-ungarico La
visione, di Realpolitik non gli impedì neppure di prendere in considerazione la
prospettiva dell’inclusione dei socialisti nell’area di governo, soprattutto
dopo che il Psi si affermò come prima forza politica, alle elezioni del
novembre del 1919, con il 32,4% dei voti. Se, sotto il suo regno non si
verificò l’ascesa al potere del partito socialista “ufficiale” è però vero che
il monarca di Casa Savoia nominò presidente del consiglio, nel luglio del 1921,
Ivanoe Bonomi, esponente di un piccolo gruppo parlamentare social riformista.
AMBIGUITA’. Alla fine dell’anno successivo però avvenne qualcosa che
cambiò la politica nel nostro Paese per il ventennio successivo:: la marcia su
Roma e l’avvento del fascismo.
E
proprio il suo rapporto con il regime e Mussolini è all’origine delle più aspre
critiche che gli storici hanno mosso a Vittorio Emanuele III. Tra i
comportamento più biasimati c’è l’atteggiamento che tenne durante la marcia su
Roma, quando il 28 ottobre 1922 si rifiutò di firmare lo stato d’assedio
propostogli dall’allora primo ministro Luigi Facta, con la motivazione di non
voler scatenare una guerra civile nel Paese. Con questo atto il re avrebbe
potuto fermare le camicie nere, ma non lo fece e il giorno successivo Facta si
vide costretto a dare le dimissioni. Il 30 ottobre il sovrano incaricò
Mussolini di formare un nuovo governo.
Facta Luigi primo ministro ai tempi della marcia su Roma.
Dimissionario dopo il rifiuto del re di firmare lo stato d’assedio.
Dopo la
serie di attentati subiti dal duce tra il 1925 ed il 1926, il Savoia accettò
che il governo fascista si trasformasse in regime, con la sospensione delle
liberà democratiche, come la soppressione del pluralismo dei partiti e
dell’informazione.
Vittorio Emanuele ed Hitler
Vittorio Emanuele a Brindisi durante una parata del neonato
esercito italiano.
La corvetta Baionetta ormeggiata a Brindisi dopo aver
sbarcato il re
Le memorie segrete di
Margherita Sarfatti, intellettuale ed amante del duce, tuttavia forniscono una
versione diversa della successione di eventi che portarono Vittorio Emanuele
III ad assecondare la trasformazione di Mussolini in un tiranno. Dopo il
discorso parlamentare del 3 gennaio 1925, nel quale Mussolini annunciò di fatto
l’inizio della dittatura, non si produssero quegli eventi traumatici che
l’opinione pubblica si attendeva. Perché? Sarfatti rivela che dopo quel
discorso Mussolini si presentò dal re per reclamare lo scioglimento del
Parlamento, ma Vittorio Emanuele resistette alle pressioni del capo del
governo, sebbene queste si fossero trasformate in una velata minaccia
discorso del Duce dopo il delitto Matteotti
Margherita Sarfatti, amante di Mussolini
Margherita Sarfatti, nata Margherita Grassini (Venezia, 8 aprile 1880 – Cavallasca, 30 ottobre 1961), è stata unascrittrice e critica d'arte italiana, nota anche per la sua relazione con Benito Mussolini, del quale scrisse una delle prime biografie agiografiche, intitolata Dux, pur dovendo riparare in Argentina nel '38, a seguito delle leggi razziali antisemite.
Lo
storico Marco Cuzzi lo considera una figura molto controversa mettendone a fuoco
le aperte contraddizioni. Vittorio Emanuele era capace di arditi compromessi,
come l’avallo della firma del Concordato con la
Santa Sede dell’11 febbraio 1929, proprio
lui che era un accesso anticlericale. Spiega Cuzzi: Vittorio Emanuele III e
stato, insieme, un buon re e un monarca estremamente mediocre. Da un lato,
all’inizio del suo regno, seppe guidare l’Italia verso una democrazia compiuta,
superando i traumi della svolta autoritaria di fine Orrocento, e donò al paese
la sua ultima grande stagione patriottica, rappresentando l’unità nazionale. Soprattutto
durante l’ora del riscatto bellico, che dall’onta di Caporetto condusse alla
vittoria del novembre 1918. Ma, al tempo stesso, portò il regno nel barato
della dittatura e poi di una guerra perduta.
ALLEANZE
SCOMODE. Nella parte negativa del
bilancio storico di Vittorio Emanuele III pesano soprattutto le pagine più
infamanti della nostra storia:
l’alleanza con la Germania
e le leggi razziali del 1938. Scelte che costarono al Savoia l’insanabile frattura
con gli italiani. “All’inizio il re vide in Mussolini un provvidenziale
elemento restauratore dell’ordine, un baluardo contro il bolscevismo” spiega il
Cuzzi. “Gli affidò il governo nel tentativo di salvare l’eredità gloriosa della
Grande Guerra. Ma, nella lunga coabitazione con il regime del duce egli accettò
troppi compromessi e chinò eccessivamente la testa. E, forse, la sua passività
verso l’alleanza con il Terzo Reich di Hitler e la sua accettazione delle leggi
razziali possono essere lette alla luce del timore che Mussolini potesse, alla
fine sbarazzarsi della monarchia
GRANDE FUGA. “In realtà tutto il
lungo regno del “re soldato” si può leggere attraverso il filo conduttore della
sua preoccupazione di salvare il destino della dinastia. Laddove gli interessi
della nazione, e del popolo italiano, furono in conflitto con le sorti della
Corona, Vittorio Emanuele antepose i secondi ai primi. Cioè privilegiano le
ragioni di casa Savoia rispetto ai destini dei suoi sudditi”, afferma Cuzzi. Se
ne ebbe la prova, anche quando, dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre
del 1943, si pose il problema di come preservare la famiglia reale dalla
vendetta dei tedeschi che si erano sentiti “traditi” dall’alleato italiano.
ritratto di Mafalda di Savoia
Mafalda di Savoia (Roma, 19 novembre 1902 – Campo di Buchenwald, 28 agosto 1944) nata principessa d'Italia, poi d'Etiopia e Albania, divenne Langravia titolare d'Assia-Kassel per matrimonio
“Non bisogna dimenticare che il
monarca pagò un prezzo personale molto alto per quell’accordo armistiziale. Sua
figlia Mafalda, infatti, morirà nel lager di Buchenvald in Germania il 28
agosto 1944.” ”Io
non credo che Vittorio Emanuele si fosse comportato da fellone, dopo l’8
settembre e la sua scelta di lasciare Roma e di riparare a Brindisi fosse
dettata da vigliaccheria. La sola cosa
che poteva fare, il sovrano di uno Stato legittimo, dinanzi al rischio concreto
di essere catturato dai nazisti per divenire loro ostaggio, era rifugiarsi
nell’unico lembo d’Italia ancora libero sia dai tedeschi, sia dagli
angloamericani. In tal modo, potè garantire la continuità istituzionale del
regno d’Italia”. In quell’estate del 1943, l’armistizio era stato preceduto
dagli eventi del 25 luglio, che avevano portato alla caduta di Mussolini e alla
sua sostituzione alla guida del governo con il maresciallo Pietro Badoglio.
Ancora oggi il crollo del regime è avvolto da interrogativi e misteri, che
coinvolgono anche la figura di Vittorio Emanuele, il cui ruolo nel colpo di
Stato rimane oscuro. Alla liberazione di Roma da parte degli alleati, nel
tentativo disperato di salvare l’onore della dinastia, compromessa da vent’anni
di sostegno al fascismo, il 5 giugno 1944 nominò suo figlio Umberto
luogotenente generale del regno. Tecnicamente non abdicò. Questo passo lo fece
soltanto due anni più tardi, il 9 maggio 1946, dopo la fine della guerra e la
rinascita della democrazia in Italia. Tuttavia, poco dopo il referendum
istituzionale del 2 giugno, il popolo voltò le spalle ai Savoia scegliendo la
repubblica.
Vittorio Emanuele III, storia di un re indeciso e pavido: dal fascismo alle leggi razziali
11 novembre 1869: nasce a Napoli, figlio del principe
ereditario Umberto e di Margherita di Savoia.
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29 luglio 1900: Umberto I viene assassinato a Monza, da
un anarchico. Inizia il regno di
Vittorio Emanuele.
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15 settembre 1904: Nasce Umberto, figlio di Vittorio
Emanuele e della moglie Elena, unico figlio maschio e principe ereditario.
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Ottobre 1922: In seguito alla marcia su Roma dei
fascisti, il sovrano incarica Mussolini di formare il nuovo governo.
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Novembre 1926: emanazione delle leggi “fascistissime”:
aboliti il pluralismo politico, la libertà di stampa ed i partiti.
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9 maggio 1936: con la conquista dell’Etiopia,
Vittorio Emanuele III assume il titolo di “re imperatore”
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Settembre 1938: re firma le leggi razziali varate dal
governo di Mussolini e rivolte soprattutto contro gli ebrei.
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10 giugno 1940: l’italia, con l’approvazione di Vittorio
Emanuele, entra in guerra a fianco dei tedeschi.
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25 luglio 1943: dopo la sfiducia del Gran Consiglio, il
re dimissiona Mussolini e nomina Badoglio.
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8 settembre 1943: il capo del governo annuncia l’armistizio
con gli Alleati. Il re lascia Roma e si reca a Brindisi con Badoglio.
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9 maggio 1946: Abdicazione del re. Il 2 giugno gli
italiani scelgono la repubblica ed il re Umberto II va in Portogallo.
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28 dicembre 194sette: Vittorio Emanuele muore ad Alessandria
d’Egitto, dove si era ritirato dopo l’abdicazione.
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Difficile trovare nella storia non solo italiana una figura più indecifrabile. Dubito che se ne varrà mai davvero a capo, sebbene per me il giudizio storico resti inevitabilmente negativo (al netto di alcune scelte condivisibili e della comprensione umana). Negativo anche per avere minato in maniera se non perenne certo assai grave la credibilità dell'istituto monarchico in Italia.
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