PUZZLE STRATEGICO
Nel XVI secolo la Spagna riuscì a mettere le
mani sull’Argentario e Talamone. Nasceva così lo strano Stato dei Presidi.
Sulla costa meridionale della
Toscana, al confine con il Lazio, c’è l’inconfondibile promontorio del monte
Argentario, unito alla terraferma da tre lingue di terra che formano la
suggestiva laguna di Orbetello. Questo particolare angolo di Maremma è noto fin
dai tempi antichi per la sua posizione strategica, che ne fa un luogo ideale
per controllare l’andamento dei traffici tra il Nord e il Sud della penisola.
Non a caso, a Talamone, centro etrusco a una ventina di chilometri a nord
dell’Argentario, si combatté nel 225
a .C. una decisiva battaglia tra i Celti e i Romani,
usciti vincitori. Insomma, da sempre quella era una zona strategica. E lo
divenne ancora di più nel XVI secolo, periodo segnato dal formarsi dal
mastodontico impero coloniale spagnolo, che si estendeva dalle Americhe
all’Asia e aveva possedimenti anche in Italia: dal 1503 governava il Regno di
Napoli tramite i propri viceré. Non contenti i sovrani di Spagna s’impossessarono
del territorio di Talamone e dell’Argentario, attirati dalla sua ubicazione
poco a nord di Roma e con “affaccio” sul Tirreno, e pronti a puntellarlo di
torri e fortezze
AVAMPOSTI.
Tutto iniziò nella primavere del 1556. Fu allora che il re spagnolo Filippo II,
successore e figlio dell’imperatore Carlo V, scese a patti con Cosimo I de’
Medici per spartirsi i territori della Repubblica di Siena, contro cui la Spagna e Firenze, alleate,
stavano combattendo con successo da anni.
A
sancire il passaggio di mano fu il trattato di Londra: i possedimenti senesi
sarebbero andati al ducato fiorentino, a eccezione di un nucleo che aspettava
giustappunto alla Spagna. Si trattava
della Costa d’Argento, l’area che fronteggia il Monte Argentario. Questa prese
il nome di Estado de los Reales
Presidios, o Stato dei Presidi, e fu posta sotto l’amministrazione del re di Napoli. “I Presidios altro non erano che una manciata di centri della zona
riadattati a cittadelle militari, divenute in poco tempo un’importante base
logistica per gestire i traffici marittimi dalla penisola iberica verso il
Regno di Napoli, nonché un avamposto per monitorare le attività dello Stato
della Chiesa e della stessa Firenze”, spiega Gualtiero della Monaca, storico
del territorio e autore di vari saggi sulla storia dei presidi tra cui
Ortebello 1646 l’assedio memorabile.
Filippo II di Spagna
che si appropriò della Costa d’Argento.
Situata in una zona
strategica Ortebello, fu a lungo contesa fra Spagna e Francia.
“La piccola ed anomala entità dei
presidi serviva inoltre a frenare le velleità francesi nel Mediterraneo ed a
contenere l’incalzante espansionismo mussulmano”.
PROTETTORATO. L’anomalia dei Presidios
stava nel fatto che non si trattava di uno stato unitario, ma di una sorta
di puzzle costituito da più entità territoriali militarizzate. Pressoché
autonome per quello che riguardava l’amministrazione civile (ogni comunità
eleggeva un sindaco ed altri burocrati locali), erano controllate dal viceré di
Napoli tramite una serie di funzionari nominati ad hoc. Le figure più
importanti, scelte direttamente dai re spagnoli, erano però quelle dei
governatori (uno per presidio) coordinati da un comandante con autorità su tutta
l’area, che risiedeva a Orbetello.
Il centro lagunare era il più popoloso ed il meglio
collocato fra tutti, adagiato su un lembo di terra che dalla costa si allungava
verso l’Argentario (a cui sarà collegato solo nel 1842, vedi riquadro nelle
prossime pagine). “Tutto ciò, sommato al fatto che nel suo territorio vi erano
altri centri di rilevo come Capalpio, fece di Ortebello la piazzaforte più
importante, indicata nei documenti spagnoli come “capitale” dei Presidios, continua Della Monaca. A poca
distanza si distinsero gli unici due presidi dislocati direttamente sul
promontorio dell’Argentario: Porto Santo Stefano e Porto Ercole (da cui
dipendeva l’isola di Giannutri), uno a nord ed uno a sud est del monte.
Proprio a Porto Ercole troverà fra l’altro la morte il
Caravaggio (nel 1610), la cui tomba si trova oggi nel cuore del paese. Tornando
verso la costa Maremmana, a sud di Ortebello s’incontrava il presidio di
Ansedonia ed a nord quello di Talamone con la sua lunghissima e ventosa baia
(meta oggi degli amanti del kitesurfing). A questi centri dell’odierna
provincia di Grosseto se ne aggiunsero nel 1603 due nel livornese: Piombino e
Forte Longone (edificato sull’isola d’Elba e dal cui nucleo sorgerà un centro
abitato detto Porto Longone (oggi Porto Azzurro).
Forte Longone a Porto Azzurro
IMPRONTA BELLICA.
La connotazione militare assunta dall’Argentario al tempo degli spagnoli fece
si che le coste del promontorio e delle zone circostanti si riempissero di
forti e fortini di ogni sorta. I più imponenti erano “Forte Filippo” e “Forte
Stella” a Porto Ercole e la cosiddetta “Fortezza Spagnola” a Porto Santo
Stefano, strutte oggi adibite per lo più a museo.
Forte
Stella (Porto Ercole)
Questi edifici,
come molti altri nel territorio, occuparono il posto di preesistenti strutture
fortificate e furono attorniate da decine di torri di avvistamento “le varie
postazioni, così come i pochi centri abitati della zona, si riempirono
velocemente di soldati e funzionari spagnoli e napoletani, la cui ingombrate e
chiassosa presenza condizionò non poco la vita degli abitanti”, riprende
l’esperto. “Molti dei nuovi venuti finirono fra l’altro per mettere su famiglia
sposando donne del posto, tanto che diversi cognomi locali sono oggi
spagnoleggianti come Lopez, Nieto, Numez, Spinosa, Velasco e altri”. Secondo
alcuni storici l’impronta bellica data dagli spagnoli frenò lo sviluppo
artistico e culturale del territorio, ma il contesto di militarizzazione non
impedì un clima di relativa pace e prosperità soprattutto nella città di
Ortebello. Qui furono costruiti nuovi edifici pubblici e religiosi, fu
sistemato il grande mulino al centro della laguna (oggi fra i simboli della
città) e furono erette imponenti porte d’ingresso, in cui sono tuttora visibili
stemmi spagnoli.
“Ma anche gli
altri Presidios godettero di benefici
extra militari, vedendo per esempio arricchita la loro vita sociale giacché
crocevia di migliaia di persone provenienti da tutta Europa” aggiunge Della
Monaca.
Quando
l’Argentario era un’isola
Il promontorio
dell’Argentario, cuori dello Stato dei Presidi, è oggi unito alla terraferma
da tre lingue di terra e sabbia, che delimitano la laguna di Ortebello. Le
tue fasce laterali, dette tomboli (a nord quello “della Giannella” a sud
quello “della Famiglia”, nomi anche di rispettive spiagge) sono di formazione
naturale, dovuta al sedimentarsi, nel corso dei millenni, dei detriti
trasportate dalle correnti. L’unione con il promontorio è attestata, infatti,
ad oltre duemila anni fa.
CAMBIATA. La lingua centrale, la più
importante di tutte, ossia l’istmo che da Ortebello porta al Monte
Argentario, al tempo dei Presidios non
esisteva. La struttura, che ha diviso la laguna di Ortebello in due parti,
quella di levante e quella di ponente, è stata realizzata nel 1842 dal granduca.
Di Toscana Leopoldo II ed è perciò nota con
il nome di “diga leopoldiana”.
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PASSAGGI DI
CONSEGNE. Frenati gli attacchi dei corsari barbareschi, i presidi
continuare a sostenere le pressioni dei francesi, che tra il maggio ed il luglio
del 1646 tennero sotto assedio Ortebello, sfidando nel giugno dello stesso anno
la flotta ispanico-napoletana in una concitata battaglia navale.
“Le truppe
francesi, coadiuviate da oltre un centinaio di navi, si scagliarono contro
Ortebello dopo aver preso Talamone e Porto Santo Stefano, ma la piazzaforte
lagunare riuscì a resistere, mentre nella battaglia in mare del 14 giugno i
transalpini persero il loro ammiraglio e preferirono abbandonare il campo”,
racconta l’esperto. “La notizia dell’insuccesso fece immediatamente il giro
dell’Europa e Ortebello divenne famosa con l’epiteto di “inviolabile”.
Alla fine, a
imporsi sui Presidios furono gli
austriaci che nel millesettecentosette, durante la guerra di successone
spagnola, occuparono l’area per vedersela assegna ufficialmente nel Trattato di
Rastatt del ’14, assieme al vicereame di Napoli. Ma il dominio austriaco
terminò già nel 36, stavolta a favore dei Borbone. Infine nel 1801, lo Stato
dei Presidi fu ceduto alla Francia dal re di Napoli Ferdinando IV, venendo poi
incorporato nel Regno d’Etruria, creato da Napoleone e durato solo sei anni.
L’area sarà poi integrata per volere dei francesi nel Granducato di Toscana,
che nel 1860 divenne parte del Regno di Sardegna e nell’anno seguente del
neonato Regno d’Italia.
Oggi gli ex
presidi sono una destinazione turistica; spagnoli, austriaci e francesi ci
vengono per fare vacanza e non per fare la guerra. Ma come sentinelle sul mare,
svettano ancora i forti e le torri che furono un tempo il vanto e l’essenza
dell’Estados de los Reales Presidios,
articolo tratto dal n. centotrentasette di Focus Storia, di Matteo Liberti immagini
scaricate da Wilkipedia
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