NEMICA MIA.
ISABELLA & LUCREZIA.
Nel
1502 Lucrezia Borgia sposa il duca di Ferrara. E da allora tra lei e la cognata
Isabella d’Este si scatena una rivalità senza esclusioni di colpi.
Lucrezia Borgia e Alfonso d’Este sposi. La notizia
si diffuse rapidamente e le malelingue non tardarono a scatenarsi. Lei era la
figlia del discusso papa spagnolo Alessandro VI, lui il rampollo di una delle
dinastie più antiche e rispettate d’Italia. Una fama di dark lady precedeva la
sposa che, a soli 22 anni, aveva già due matrimoni alle spalle, un figlio,
Rodrigo d’Aragona, lasciato a Roma dai nonni e una certa inclinazione al
veleno. Alfonso non ne voleva sapere di sposarla, ma suo padre, il duca Ercole
d’Este, lo fece ragionare: avere come nemici papa Borgia e lo spregiudicato figlio
Cesare era un pericolo più concreto di un ipotetico arsenico. Tanto più che
Alessandro VI era pronto a sborsare una dote di 300 mila ducati pur di
assicurare alla figlia la corte di Ferrara. Una cifra davvero notevole per le
dissanguate casse del ducato. Ma sul conto della sposa girava anche un’altra
voce infamante, la più torbida di tutte, condensata dal poeta Jacopo Sannazaro
in poche pesanti parole: Lucrezia era “figlia,
moglie e nuora” del pontefice. Tutto vero? Gli storici moderni propendono a
considerare Lucrezia una vittima di fake news, perché i nemici del papa si
accanirono su di lei per colpire Alessandro VI., loro vero bersaglio.
Ritratto di Alfonso I
Ritratto
Attribuito a Bastianino
L’INVIDIA DELLA FIRST LADY. Isabella d’Este, marchesa di Mantova e sorella dello
sposo, svolse il ruolo della first lady per tutto il tempo dei festeggiamenti,
con banchetti sontuosi, balli fino alle ore piccole, giostre cavalleresche e
spettacoli teatrali. Ma ne avrebbe fatto volentieri a meno. Per lei questo
matrimonio, come scrisse il Guicciardini, era “indegno della famiglia da Esti, solita a fare parentadi nobilissimi”.
L’astio di Isabella saltava all’occhio nelle lettere che scriveva in quei
giorni al marito Francesco Gonzaga, nelle quali erano numerosi i commenti
rancorosi e denigratori. Arrivò a dire che vedeva l’ora di “levarmi intorno da qui, dove non si ha un piacere al mondo”. La
realtà è che Isabella vedeva in Lucrezia, più giovane e bella, una rivale e ne
era gelosa. Ma soprattutto temeva di essere messa in ombra dalla cognata alla
corte di Ferrara, dove, pur abitando a Mantova, aveva sempre esercitato una
grande influenza. I timori di Isabella non erano del tutto ingiustificati.
Alfonso d’Este, archiviate le voci malevole, si
compiaceva della giovane sposa e i fratelli Ippolito, Giulio e Ferrante
apprezzavano la compagnia di Lucrezia e delle sue belle damigelle spagnole
venute da Roma. Lo stesso duca Ercole d’Este, padre di Isabella, in una lettera
al pontefice si dimostrò molto soddisfatto per “le vertute et digne qualitade che ritrovo in ipsa” . Se Lucrezia
fu ben accolta dagli uomini della famiglia, con Isabella non riuscì mai a
trovare un rapporto di amicizia. La rivalità strisciava sotto la superficie,
anche se entrambe salvavano le apparenze. A Natale si scambiavano doni:
Lucrezia inviava a Isabella casse di pesce salato e di ostriche e Isabella
cedri e arance. Ma intanto la marchesa di Mantova aveva piazzato alla corte di
Ferrara due informatori per riferirle tutto sulla cognata.
Ritratto
di Francesco II, collezione delCastello di Ambras, Innsbruck
Lucrezia
Borgia era l’opposto. Non si metteva in competizione con gli uomini di famiglia
e non aveva bisogno di imporsi per realizzare i suoi obiettivi. A Roma, con due
prepotenti come il padre Alessandro VI e il fratello Cesare, capì che avrebbe
ottenuto molto di più mostrandosi docile. La sua arma segreta era la
femminilità che, unita a una fragilità vera o simulata, risvegliava senso di
protezione nei suoi confronti. A Ferrara era apprezzata anche per il carattere
gioioso. Ma davanti alle sciagure Lucrezia non aveva difese. Dovette sopportare
ripetuti aborti, la perdita del fratello Cesare, del marito Alfonso e del
figlioletto Rodrigo d’Aragona (il bambino, avuto dal precedente matrimonio,
morì a 12 anni). Ogni volta, per la disperazione, si rifugiava in convento.
Articolo di Silvia Buchi pubblicato su focus storia
n. 139. immagini da Wikipedia
Nessun commento:
Posta un commento