L’IMPERATORE IRENE
Unica donna ad assumere il titolo
imperiale maschile, Irene di Bisanzio sconfisse l’iconoclastia e per questo fu
fatta santa. Ma per il potere era disposta a tutto.
Soldi con l'effige di Irene.
Scalò le vette del potere in
un mondo dominato da uomini ambiziosi, spietate congiure di corte e faide
religiose, influenzando per vent’anni la politica dell’Impero romano d’Oriente
e sedendo per un intero lustro sul trono dei Cesari dal 797 all’802 a.C. All’insopprimibile desiderio di vestire la porpora
sacrificò persino il suo unico figlio, ma si guadagnò comunque un posto fra i
santi. La storia di Irene d’Atene finì in modo tragico, eppure la sua
irresistibile ascesa era iniziata come una fiaba.
SPOSA PER IL PRINCIPE. Correva
l’anno 776 a.C. e l’imperatore bizantino Costantino V era
alla ricerca di una sposa per il figlio Leone. Gli emissari imperiali furono
così inviati ai quattro angoli dell’impero in cerca del partito perfetto. “Il
loro compito era trovare una giovane vergine con particolari caratteristiche
fisiche riguardanti altezza, seno e piedi. Il ceto non pare fosse essenziale”,
racconta Nicola Bergamo, esperto di storia Bizantina e autore di Irene, imperatore di Bisanzio (Jouvence).
Il viaggio degli emissari si
fermò ad Atene, all’epoca cittadina di provincia, dove una splendida
adolescente pareva rispondere all’identikit ideale. Rimasta orfana da bambina,
Irene aveva quasi sedici anni ed era cresciuta con gli zii, appartenenti alla
nobile famiglia dei Sarantapechos. Motivo in più per sceglierla, vista la
necessità di Costantino di rafforzare la sua autorità nei territori periferici.
Basilica di Santa Sofia a
Salonicco eretta per celebrare la vittoria dell’imperatrice con gli Slavi.
NUOVA VITA.
Il primo novembre 768 la vita di quella
timida ragazzina di provincia cambiò d’improvviso: catapultata nella ricca
capitale bizantina, Irene fu accolta con tutti gli onori da un pomposo corteo e
poco dopo sposò Leone. In principio il rapporto fu ottimo e ad appena nove mesi
dal matrimonio la giovane diede alla luce un erede cui fu imposto il nome di
Costantino, in onore del nonno. A corte Irene si ambientò con discrezione e
quando nel 775 il marito salì al trono, divenne a tutti
gli effetti la donna più importante dell’impero. Di carattere mite e conciliante, Leone
proseguì le sue campagne paterne contro Arabi e Bulgari, dichiarando
co-reggente il figlioletto per cementare il consenso.
Doveva però fare i conti con
l’annoso problema dell’iconoclastia, che da secoli tormentava Bisanzio. “Il
Concilio di Hieria nel 764 aveva condannato come eresia
il culto delle icone religiose perseguitando chi le possedeva, e anche in
questo campo Leone seguì la politica iconoclasta di Costantino V”, spiega l’esperto.
“A Bisanzio c’erano tuttavia importanti gruppi che continuavano ad adorare le
immagini sacre in clandestinità; lo stesso facevano larghi strati della
popolazione delle province”,
NUOVA VITA.
Il primo novembre 768 la vita di quella
timida ragazzina di provincia cambiò d’improvviso: catapultata nella ricca
capitale bizantina, Irene fu accolta con tutti gli onori da un pomposo corteo e
poco dopo sposò Leone. In principio il rapporto fu ottimo e ad appena nove mesi
dal matrimonio la giovane diede alla luce un erede cui fu imposto il nome di
Costantino, in onore del nonno. A corte Irene si ambientò con discrezione e
quando nel settecentosettantacinque il marito salì al trono, divenne a tutti
gli effetti la donna più importante dell’impero. Di carattere mite e conciliante, Leone
proseguì le sue campagne paterne contro Arabi e Bulgari, dichiarando
co-reggente il figlioletto per cementare il consenso.
Doveva però fare i conti con
l’annoso problema dell’iconoclastia, che da secoli tormentava Bisanzio. “Il
Concilio di Hieria nel 754 aveva condannato come eresia
il culto delle icone religiose perseguitando chi le possedeva, e anche in
questo campo Leone seguì la politica iconoclasta di Costantino V”, spiega l’esperto.
“A Bisanzio c’erano tuttavia importanti gruppi che continuavano ad adorare le
immagini sacre in clandestinità; lo stesso facevano larghi strati della
popolazione delle province”,
L’imperatrice
rappresentata sulla pala d’oro della Basilica di San Marco a Venezia
DETERMINATA. Farsi rispettare per la nuova
imperatrice non fu facile. A nemmeno due mesi da quando aveva assunto la
reggenza per conto del figlioletto dovette sventare un complotto da parte
dell’establishment, riluttante ad accettare una donna al vertice del potere. Ma
fin da subito dimostrò un sangue freddo e una risolutezza da far invidia ai
suoi predecessori maschi, arrestando ed esiliando i responsabili. Consolidato
il comando, ottenne discreti risulta in politica estera pacificando i confini
orientali e schiacciando le tribù slave che insidiavano le frontiere
balcaniche.
In barba ai rigidi schemi
dell’epoca, si recò persino a visitare le truppe al fronte, gesto che nessuna
imperatrice aveva mai osato prima, e tentò di imbastire un accordo con i
Franchi pianificando le nozze tra Costantino e Rotrude, figlia del re Carlo
Magno.
NOZZE IMPOSSIBILI
Mentre Irene governava come
reggente del figlio, in Europa Occidentale si faceva strada Carlo Magno,
potente re dei Franchi. Con lui l’imperatrice tentò un approccio diplomatico
pianificando le nozze tra Costantino e Rotrude (figlia di Carlo). L’accordo
però fallì in seguito alle tensioni scoppiate nei domini italiani, nei quali
gli interessi Bizantini e Franchi finirono per cozzare.
NUOVO IMPERO? Nell’802 le cose
sembrarono prendere una piega diversa. Con l’aiuto di papa Leone III, che
aveva incoronato Carlo imperatore due anni prima, parve di nuovo
concretizzarsi l’idea di un matrimonio, questa volta direttamente tra Irene e
Carlo. Il pontefice riteneva formalmente vacante il trono occupato da Irene e
il suo progetto, che avrebbe potuto riunire di nuovo in un unico impero
Oriente e Occidente, fu vanificato solo per una questione di tempo: pochi
giorni dopo l’arrivo a Costantinopoli degli ambasciatori franchi con la
proposta di matrimonio, l’imperatrice fu infatti detronizzata.
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NUOVO
CORSO. Ma la mossa più radicale fu attuata in campo
religioso: con l’aiuto del patriarca di Costantinopoli Tarasio e di papa
Adriano, Irene promosse nel 787 la convocazione del secondo
Concilio di Nicea (il primo si era tenuto nel 325) con lo scopo di ripristinare
il culto delle icone
L’obbiettivo era ambizioso,
eppure proprio quando sembrava soccombere di fronte all’opposizione di parte
del clero e dell’esercito, Irene la spuntò, allontanando dalla capitale le
truppe di simpatie iconoclaste con la scusa di una spedizione militare e
deponendo vescovi ostili. Grazie a questa mossa fu in seguito dichiarata santa,
e ancora oggi è venerata nelle Chiese orientali. Pur casta e devota, Irene non
riuscì a controllare la propria
sconfinata ambizione e commise errori imperdonabili. Primo fra tutti far
fuori i brillanti generali nominati dal suocero e circondarsi di eunuchi infidi
e spesso incapaci. “La sostituzione di molti ufficiali, dovuta alle loro
simpatie iconoclaste, si rivelò disastrosa”, precisa lo storico. “Le successive
guerre segnarono brucianti sconfitte per mano di Longobardi, Bulgari e Arabi”.
La volontà di esercitare un controllo assoluto la spinse a non risposarsi per
timore di finire sottomessa a un marito e distrusse anche il rapporto con il
figlio. Fallito il tentativo di farlo sposare con Rotrude, Irene lo costrinse
ad impalmare Maria di Amnia, che più tardi sarà ripudiata dal giovane
suscitando un enorme scandalo.
Il secondo concilio di Nicea fu convocato nel 787, su richiesta di papa Adriano I, dall'imperatrice d'Oriente Irene l'Ateniana, per deliberare sul culto delle immagini (iconodulia). È il VII Concilio ecumenico, riconosciuto dalla Chiesa cattolica, dalle Chiese ortodosse, dai luterani e dai vetero-cattolici.
FIGLICIDA. Frustato per
l’atteggiamento opprimente della madre, a 19 anni Costantino tentò di assumere il
comando dell’impero (che gli toccava di diritto), pagando lo sgarro con
un’umiliante fustigazione. Ma poco dopo, con l’appoggio dell’esercito ottenne
il posto che gli spettava. “Irene fu trasferita in un palazzo periferico ed
esclusa dal governo”, chiarisce Bergamo. “Costantino però rimarrà succube della
madre, tanto da riavvicinarsi a lei”. Nei sette anni in cui regnò scontentò
tutti e Irene ne approfittò per strappargli la corona. Il giovane cercò di
fuggire, ma fu arrestato e morì poco dopo.
SOLA. a
45 anni, Irene poteva così placare la sua ambizione, assumento il titolo di basileus, fino a quel momento riservato
agli uomini. con un gesto plateale, il lunedì di Pasqua del
settecentonovantasette sfilò per le vie di Costantinopoli su un carro d’oro
trainato da quattro cavalli bianchi, distribuendo monete alla folla. A nulla
valsero i tentativi di ingraziarsi il popolo. “Con elargizioni smodate e diverse tasse sui
commerci il bilancio imperiale cadde nel baratro”, spiega l’esperto. E in
politica estera le cose non andarono meglio: le armate bizantine non riuscirono
a fermare le incursioni arabe. Sempre più isolata, nellì’802 Irene fu vittima
dell’ennesima congiura, questa volta ordita da Niceforo (un dignitario che era
stato tra i più fidati), che le soffiò il trono. Stanca e sfiduciata, l’imperatrice
accettò il suo destino e andò in esilio nell’isola di Lemno, dove prese i voti.
Ormai logorata e forse pentita
per la morte del figlio, si spense poco dopo. In segno di rispetto la sua salma
fu traslata nella chiesa dei Santissimi Apostoli a Costantinopoli. La città che
l’aveva stregata da adolescente, segnando la sua ascesa e la sua caduta, le
riconobbe così il posto per cui aveva lottato per tutta la vita: accanto agli
altri imperatori.
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