Stretto di Danimarca.
DUELLO TRA GIGANTI
NELL’ATLANTICO.
Il 23 maggio 1941 due
unità della Krigsmarine affrontarono nei mari settentrionali altrettanti navi
inglesi. Lo scontro arrise ai tedeschi, ma costò loro, poco dopo, la perdita della grande corazzata
Bismark.
la corazzata tedesca bismarck
l'affondamento della Bismarck
affondate la Bismarck
l'affondamento della Graf Spee e della Bismarck
La seconda Guerra mondiale
ripropose alla Germania uno dei dilemmi strategici che durante il primo
conflitto mondiale non era riuscita a risolvere: mettere fuori gioco la Gran Bretagna , ora di nuovo sua
avversaria. La volontà di combattere dei sudditi di Sua Maestà, infatti,
sembrava incrollabile: sarebbero rimasti nel conflitto salvo che non fossero
stati costretti a ritirarsi da condizioni eccezionali. Abortito, con
l’annullamento dell’operazione Seelowe (Leone Marino), il tentativo d’invasione
anfibia del territorio britannico a seguito della sconfitta subita dalla
Luftwaffe nella Battaglia di Inghilterra (10 luglio-31 ottobre 1940), non
rimaneva per i tedeschi altra possibilità che portare i britannici oltre la
soglia della sopportazione, affamandoli e sottraendo loro le risorse che
provenivano dalle nazioni del Commonwealth e, grazie al programma Lend-Lease
(affitti-prestiti), anche dagli Stati Uniti.
L’oceano Atlantico era dunque il
cordone ombelicale tramite il quale la Gran
Bretagna non solo sosteneva il proprio sforzo bellico, ma
praticamente nutriva e teneva in vita la sua popolazione. Come già nella Grande
guerra, per mettere in ginocchio i propri nemici, la Germania avrebbe dunque
dovuto agire in quelle acque così distanti dalla Madrepatria, e contro un
avversario che proprio nella Marina Militare aveva il suo punto di forza,
cercando di interrompere con ogni mezzo il vitale traffico mercantile in quella
via di transito. A differenza di quanto era accaduto durante la Prima guerra mondiale, però
stavolta la Kriegsmarine ,
dopo l’occupazione della Francia nel 1940 da parte di Hitler, aveva il
vantaggio di poter usare gli ottimi porti della costa occidentale francese,
affacciati direttamente sull’Atlantico, e anche di avere sommergibili oceanici capaci dibattere in
lungo e in largo quelle acque in cerca di prede. Gli alti comandi tedeschi, e
in primo luogo il capo della Kriegsmarine, il Grobadmiral (Grandammiraglio)
Erich Raeder, sapevano che, per eseguire al massimo la propria efficacia, la
moderna guerra marittima richiedeva la cooperazione tra forze in tute e tre le
dimensioni: sottomarina, di superficie e aerea.
Il suo più celebre e storico successo si deve, invece, al contributo decisivo all'affondamento della corazzata tedescaBismarck nel maggio del 1941, quando gli aerosiluranti decollati dalla portaerei Ark Royal riuscirono a colpire la nave a poppa, danneggiando irreparabilmente il timone e dando inizio all'agonia della grande corazzata.
EFFETTO SORPRESA. Nell’impossibilità
di avere velivoli sulle navi, si doveva
almeno ottenere la partecipazione di vascelli di superficie che collaborassero
con gli U-Boot, i sottomarini tedeschi, nella difficile opera d’interdizione
atlantica. Nel porto francese di Brest si trovava già una piccola ma potente
flotta: a renderla ancora più temibile, secondo i piani di Raeder, dovevano
giungere in Germania la corazzata Bismarck e l’incrociatore da battaglia Prinz
Eugen. La rotta prevista per il loro trasferimento dal territorio tedesco alla
Francia era quella più settentrionale, che conduceva attraverso lo stretto di
Danimarca, tra Groenlandia e Islanda. Per evitare il rischio d’intercettazione,
si confidava nell’azione a sorpresa. La squadra sarebbe stata guidata
dall’ammiraglio Gunther Lutjens a bordo della Bismarck, comandata dal capitano
di vascello Ernst Lindermann, mentre il Prinz Eugen era stato posto agli ordini
del capitano di vascello Helmut Brinkmann. Il Servizio Segreto britannico
riuscì comunque ad accertare l’imminente partenza delle due navi, ricevendo poi
conferma del loro ingresso in mare il 21 maggio 1942 grazie all’intercettazione
del messaggio di un avvistamento casuale da parte di una nave svedese. Per
affrontare l’impellente minaccia, i britannici avevano a disposizione nella
base di Scapa Flow le nuove corazzate King George V e Prince of Wales, assieme
all’incrociatore da battaglia Hood, mentre a Gibilterra, a Halifax e in mare si
trovava una potente flotta costituita da 5 corazzate e due portaerei, oltre ad
altri navigli minori e di appoggio. Il 23 maggio la fitta maglia tesa dalla
Royal Navvy riuscì a intercettare la preda: nonostante le pessime condizioni
atmosferiche, che impedivano la ricognizione aerea, gli incrociatori Norfolk e
Suffolk in pattuglia sullo stretto di Danimarca inquadrarono il convoglio
tedesco sugli schermi dei loro radar e, complice una breve schiarita,
stabilirono anche un contatto visivo a distanza ravvicinata con la Bismarck. Sovrastati
dal potere di fuoco della corazzata tedesca, i due incrociatori furono
costretti a sganciarsi, ma ormai l’effetto sorpresa era svanito e la
Royal Navy era pronta ad affrontare la
minaccia con tutte le forze a sua disposizione. Allo sbocco dello Stretto
operava la squadra navale del contrammiraglio Lancelot Holland, costituita
dall’incrociatore da battaglia Hood, comandato dal capitano di vascello Ralph
Kerr (sul quale si trovava lo stesso comandante di squadra), e dalla corazzata
Prince of Wales, comandata dal capitano di vascello John Leach, con 6
cacciatorpediniere di scorta. Il piano di Holland prevedeva che gli
incrociatori Norfolk e Suffolk – che dovevano porsi alle spalle del convoglio
tedesco – ingaggiassero il Prinz Eugen, presumibilmente navigante in coda,
mentre la sua squadra avrebbe affrontato a nave di testa, la più potente
corazzata Bismarck. Holland avrebbe potuto unirsi ai due incrociatori per seguire
a distanza le navi nemiche, attendendo l’arrivo del resto del naviglio che
stava convergendo nell’area, ma ritenne sufficiente la superiorità già
acquisita sui tedeschi e troppo alto il rischio che questi potessero sfilare
tra le maglie della rete che si stava chiudendo attorno a loro e raggiungere la Francia o addirittura
invertire la rotta per tornare in Germania.
Johann Günther Lütjens (Wiesbaden, 25 maggio 1889 – Atlantico, 27 maggio 1941) è stato un ammiraglio tedesco, ufficiale nella Kriegsmarine durante la seconda guerra mondiale. La sua carriera in Marina è durata più di 30 anni. È stato insignito dell'onorificenza della Cavaliere della Croce di Ferro (Ritterkreuz des Eisernen Kreuzes) durante laseconda guerra mondiale; questo riconoscimento, assegnato durante la guerra per azioni di estremo coraggio in battaglia o per funzioni di comando portate a termine con successo, gli venne assegnato per il suo operato durante l'Operazione Weserübung.
Ernst Lindemann (Altenkirchen, 28 marzo 1894 – Nordatlantico, 27 maggio 1941) è stato un militare tedesco.
Capitano di vascello della Marina tedesca, fu l'unico comandante della corazzata Bismark. Morì nell'affondamento della nave il 27 maggio 1941.
INCROCIATORE
DA BATTAGLIA HOOD.
La HMS Hood nel 1932
L’incrociatore da battaglia Hood era entrato in servizio nel 1920 e
per i successivi 20 anni era stato la nave più potente del mondo, l’orgoglio
della Royal Navy. Con una stazza di 47.430 tonnellate distribuite su
|
IL RUOLO DEL RADAR. Nell’imminenza
dello scontro, il radar giocò un ruolo da protagonista. La decisione presa da
Holland fu, infatti, influenzata contemporaneamente dalle parziali informazioni
acquisite con questo mezzo, ma anche dalla consapevolezza della sua imperfezione, che in caso d’interferenze
o guasti avrebbe potuto permettere ai tedeschi di fuggire. Purtroppo per il
contrammiraglio britannico, i suoi timori si concretizzarono: gli incrociatori
Norfolk e Suffolk persero il contatto con il convoglio nemico per un periodo
breve ma sufficiente a provocare il loro irrimediabile ritardo nel giungere
all’appuntamento dello scontro. Dal lato tedesco, invece, un’avaria al radar
prodiero della Bismarck causò un imprevedibile cambiamento di programma, che
avrebbe avuto una decisiva influenza sul corso della battaglia: per mantenere
la copertura radar, infatti, il Prinz Eugen dovette passare alla testa della
formazione e, contrariamente alle previsioni inglesi, sarebbe così stato
l’incrociatore da battaglia tedesco il primo bersaglio dei cannoni britanni e
non la Bismarck. Alle
05,35.30” del 24 maggio 1941 fu avvistato il fumo proveniente dalle ciminiere
delle navi tedesche in avvicinamento ed esattamente alle 05,52 l’Hood aprì il
fuoco contro il Prinz Eugen, seguito 30” dopo dalla Prince of Wales che prese di mira la Bismarck. Lo scambio a fuoco fu
intensissimo: i tiri si fecero sempre più precisi col passare dei secondi e
alle 5.56 la Prince
of Wales centrò la Bismarck
passandola da parte a parte provocandole una falla da un metro e mezzo, dalla
quale iniziò a perdere carburante e contemporaneamente ad imbarcare acqua. In
quegli stessi attimi anche il Prinz Eugen mise a segno il primo colpo,
centrando l’Hood e facendo esplodere una catasta di munizioni antiaeree. L’Hood
venne colpito altre due volte, senza gravi conseguenze, ma alle 06,00 la Bismarck sparò la sua
quinta salva dalla distanza di 15700 metri con entrambi i suoi due gruppi di
torrette: i primi 4 esplosi dalle coppie
di cannoni delle torrette A e B caddero in acqua, ma la salva successiva sparata
dalle torrette C e D trovò il bersaglio, centrando l’Hood nell’area dell’albero
maestro. Un singolo proiettile da 38
cm della Bismarck penetrò nella stiva facendo esplodere
le riserve di munizioni; estendendo la deflagrazione ai serbatoi di carburante,
provocò un getto di fiamme alto 400 metri . Pochi istanti dopo il “Mighy Hood”,
da oltre 20 anni orgoglio della Royal Navy, esplose spaccandosi in due
tronconi. Erano trascorsi 8 minuti da quando aveva sparato i primi colpi e solo
5 da quando la Bismarck
aveva iniziato a bersagliarla; altri tre e sarebbe affondata portando con sé
1415 uomini del suo equipaggio compresi Holland e Kerr. I superstiti sarebbero
stati solo tre. Il Norfolk era intanto giunto a tiro, ma era ormai troppo tardi
per intervenire nel combattimento; anche la più potente Prince of Wales dovette
sganciarsi a tutta velocità prima che le due navi tedesche potessero
concentrare il fuoco su di lei: tra le 06,02 e le 06,04 venne colpita ben sette
volte ma riuscì comunque a guadagnare distanza grazie alla fitta cortina
fumogena che si lasciava dietro. Sulla Bismarck l’entusiasmo per l’affondamento
dell’Hood era alle stelle, ma i tedeschi volevano inseguire anche la Prince of Wales per darle
il colpo di grazia. Il capitano della nave, Ernst Lindemann, avanzò la proposta
all’ammiraglio Lutjens, ma questo rifiutò, nonostante la decisa insistenza del
suo subordinato: Lutjens aveva infatti ricevuto da Raeder il preciso e
tassativo ordine di evitare inutili combattimenti con la
Royal Navy , specialmente quando ciò poteva
comportare ulteriori danni che avrebbero compromesso la missione della
Bismarck. Interruppe così il combattimento e ordinò di fare rotta a
ovest. La Bismarck
era danneggiata, ma avrebbe potuto mettersi in salvo raggiungendo il porto di
Brest. Invece la scia iridescente di carburante che lasciava dietro di sé la
condannò: il 26 maggio un ricognitore britannico la individuò, segnalandone la
posizione e avviando la spietata caccia che portò al suo affondamento. Nella
notte il siluro di un Swordfish piazzò un colpo decisivo al timone e,
nonostante i frenetici tentativi dell’equipaggio, la Bismarck iniziò a girare
in tondo, condannata dagli attacchi combinati dal mare e dal cielo. Alle 23,40,
l’ammiraglio Lutjens inviò a Berlino il suo ultimo messaggio: “Nave non più manovrabile. Combatteremo fino
all’ultimo colpo. Lunga vita al Fuhrer”. Liendemann e la gran parte dei
2200 uomini del suo equipaggio finirono negli abissi con la nave.
Articolo in gran parte di Nicola
Zotti pubblicato su Le grandi battaglie navali edizioni Sprea. Altri testi e
immagini da Wikipedia.
Nessun commento:
Posta un commento