GENI RIVALI
Francesco Borromini, anonimo ritratto giovanile.
Francesco Borromini, nato Francesco Castelli (Bissone, 27 settembre 1599 – Roma, 3 agosto 1667), è stato un architetto italiano operante quasi esclusivamente a Roma, tra i principali esponenti dell'architettura barocca[1].
Gian Lorenzo Bernini, Autoritratto(1623 circa); olio su tela, 38 × 30 cm, Galleria Borghese, Roma
« Huomo raro, ingegno sublime, e nato per disposizione divina, e per gloria di Roma a portar luce al secolo »
|
(Urbano VIII[1]) |
Giovan Lorenzo[2][3] Bernini, meglio conosciuto come Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680), è stato uno scultore, urbanista, architetto, pittore, scenografo e commediografo italiano.
Artista poliedrico e multiforme, Bernini è considerato il massimo protagonista della cultura figurativa barocca. La sua opera conobbe un clamoroso successo e dominò la scena europea per più di un secolo dopo la morte; analogamente, l'influenza di Bernini sui contemporanei e sui posteri fu di enorme portata.
Gian
Lorenzo Bernini e Francesco Borromini, i due grandi artisti che nel Seicento
trasformarono il volto di Roma, non potevano essere più diversi: se Bernini era
socievole, carismatico e mondano, Borromini era invece solitario e introverso.
Una differenza di carattere che, nei loro rapporti di lavoro fianco a fianco,
poi acerrimi nemici, per tutta la vita si contesero i più maestosi cantieri
della Roma barocca, non risparmiandosi umiliazioni e colpi bassi. La loro rivalità
è diventata leggenda.
FIGLI D’ARTE.
Nato a Napoli nel 1598 il Bernini
divenne uno scultore come il padre, Pietro, artista di successo a Roma.
Borromini (vero nome Francesco Castelli), nato a Bissone (Canton Ticino oggi
svizzera) l’anno successivo, fu allievo dell’architetto Carlo Maderno,
direttore dei lavori della Basilica di San Pietro (il più grande cantiere
dell’epoca). Arrivati a Roma ancora giovani, trovarono una città viva e in
continua evoluzione. Nei primi decenni del seicento la città era, infatti, il
centro del mondo, capitale della cultura e culla del Barocco, lo stile
esuberante e fastoso tipico del secolo. Il lavoro certo non mancava, perché
papi, principi e cardinali facevano a gara per costruire edifici sempre più
belli ed esaltare il cattolicesimo trionfante.
Brillante
e disinvolto, Bernini non ci mise molto ad adeguarsi allo stile di vita
lussuoso e spendaccione della città pontificia. Entrò nei giri un po’ snob
dell’elite ecclesiastica e conobbe le persone giuste; tra queste, il cardinale
Maffeo Barberini, che divenne il suo protettore. È stato anche pittore e
commediografo, un artista completo. Più timido e taciturno, Borromini si
sentiva invece un pesce fuor d’acqua in mezzo a tutto quello sfarzo; si rifugiò
sotto l’ala protettrice del suo maestro Maderno e iniziò a lavorare come
operaio nel cantiere a San Pietro. E fu qui che i due artisti si scontrarono la
prima volta.
PRIMO ROUND.
Tutto iniziò nel 1623, anno in cui il
cardinale Barberini fu eletto papa con il nome di Urbano XII. Il pontefice
ordinò al suo pupillo Bernini di progettare un grandioso baldacchino per
incorniciare l’altare di San Pietro. Per realizzarlo Urbano VIII non badò a
spese e fece fondere le travi di bronzo di un antico tempio romano, il
Pantheon. La cosa suscitò un tale scandalo che a Roma si diffuse questo gioco
di parole: “quod non fecerunt Barbari
fecerunt Barberini” quello che non fecero i Barbari lo fecero i Barberini.
Sopra: Urbano VIII. Il papa era un
sostenitore del Bernini e gli commissionò il Baldacchino di San Pietro. (foto
Sotto)
Il Baldacchino, il monumento in bronzo più grande del
mondo, nacque dal sodalizio tra Bernini e Borromini; è alto più di 28 metri e le sue colonne
pesano 369 quintali.
Ad
affiancare Bernini, a San Pietro, c’era un’equipe di collaboratori, fra cui
Borromini, che aveva il modesto incarico di tagliare il marmo per il basamento
del Baldacchino. Anche
se il suo maestro Maderno dirigeva i lavori della basilica, il riservato
Borromini cercava di non mettersi in mostra. Di tutt’altra pasta era fatto il
Bernini, che alle sue eccezionali doti di artista univa quelle dell’uomo di
mondo. Divenne così intimo del papa che, quando Moderno morì nel 1629, ottenne
la direzione del cantiere di San Pietro. Appena avuto l’incarico, Bernini pensò
bene di sfruttare a suo vantaggio le solide competenze di Borromini. Come ha
scritto lo storico dell’arte Filippo Baldinucci in una biografia del Bernini
del 1682, “sapendo che il Borromini aveva
lavorato fortemente per il Maderno se lo attirò con grandi promesse et per
l’architettura lasciva fare tutte le fatiche al Borromini”. Il contributo
di Borromini fu essenziale, giacché fu lui a disegnare la parte superiore del
baldacchino e a curarne la sistemazione nella basilica. Nessuno, però, riconobbe
i suoi sforzi. Tanto meno Bernini, che mai
diede cosa alcuna per le fatiche di tanti anni al Borromino ma solamente bone
parole”, aggiungeva Baldinucci.
Bernini,
inoltre, guadagnava cinque volte di più, anche se in realtà il grosso del
lavoro lo faceva il Borromini che non osava ribellarsi. Nemmeno quando, una
volta terminato il Baldacchino nel 1633, tutto il merito andò al Bernini.
Umiliato, si lasciò scappare “non mi
dispiace che(Bernini) abbia avuto li denarii, mi dispiace che goda l’onor delle
mie fatiche”. Da questa brutta esperienza, però Borromini uscì più forte:
sapeva infatti, che come artista non valeva meno del rivale.
Dopo il
successo del Baldacchino, la carriere di Bernini fu tutta in discesa. Sempre
presente agli eventi mondani dell’alta società (utili per intrecciare rapporti
di lavoro),faceva una vita da gran signore. Favorito di Urbano VIII, guadagnava
cifre colossali e aveva il rispetto dei potenti. Lo schivo Borromini, al
contrario, era tutto casa e lavoro. Covava rancore e in più ce l’aveva con il
mondano rivale perché si sentiva umiliato; aveva infatti ottenuto il suo
incarico successivo, la Chiesa
di Sant’Ivo alla Sapienza (vedi foto sotto), grazie alla raccomandazione del
Bernini, che forse voleva sdebitarsi per l’aiuto che gli aveva dato a San
Pietro.
Il grande architetto Domenico Fontana, oltre a essere imparentato alla lontana con Anastasia Garvo (madre di Francesco), ebbe i natali nel villaggio dirimpettaio a Bissone, ove invece nacque Borromini
PENE D’ARTISTA. Sulla rivalità fra Bernini e Borromini si è ricamato molto.
Secondo una storiella piuttosto curiosa, durante uno degli ennesimi scontri, i
due artisti arrivarono a insultarsi a colpi di scalpello. Nel 1634 su
commissione di Urbano VIII, Bernini costruì un oratorio dedicato ai Re Magi nel
Palazzo di Propaganda Fide, un edificio situato in Piazza di Spagna proprio di
fronte alla casa dello scultore. Questo gioiellino della scultura, però, fu
travolto dalla furia di Borromini. Alla morte di Urbano VIII, il suo successore
Innocenzo X assegnò il cantiere del palazzo al Borromini il quale, si suppone
con grande soddisfazione, nel 1660 distrusse l’oratorio per costruirvi una
nuova cappella. Per sfregio Borromini fece anche scolpire un paio di orecchie
d’asino su una finestra del palazzo, affinché il rivale potesse vederle dalla
sua abitazione. In tutta risposta Bernini realizzò un grosso fallo di pietra
sul cornicione della casa.
Donna
Olimpia Pamphili
FONTE DELLA DISCORDIA. L’opera di Piazza
Navona era già stata assegnata dal pontefice al Borromini, che aveva già
costruito una conduttura d’acqua e una vasca ovale per poi installare la sua
fontana. Ma questo non impedì al Bernini di presentare a Donna Olimpia un
bozzetto molto più elaborato di quello di Borromini. Impressionata dal
progetto, la nobildonna convinse Innocenzo X ad affidare l’incarico al Bernini:
nel giro di qualche anno lo scultore diede vita a uno dei suoi capolavori: la Fontana dei Quattro Fiumi.
Attorno a questa vicenda circola
ancora oggi una leggenda secondo cui la statua che personifica il Rio della
Plata, realizzata dall’allievo Francesco Baratta, fu costruita apposta con un
braccio alzato verso la Chiesa
di Sant’Agnese in Agone del Borromini, quasi a volerla sostenere. Presunto
messaggio in codice: l’edificio del Borromini è così mal realizzato da
rischiare il crollo. Che si tratti di una bufala lo dicono le date: la Chiesa di Sant’Agnese fu
costruita a partire dal 1652 quando la fontana del Bernini esisteva già
(1648-1651)
La facciata su Piazza Navona
Per
rispondere alle provocazioni di Bernini, sembra che Borromini abbia voluto
realizzare la statuetta di Sant’Agnese, con
la mano al petto e il viso girato di lato in segno di disprezzo e
preoccupazione per l’opera del suo rivale
GLI ULTIMI FUOCHI. Borromini
ancora una volta incassò e non si lasciò scoraggiare. Negli anni successivi riuscì
ad ottenere incarichi di un certo spessore, fra cui i lavori nella maestosa
Basilica del Laterano. Intanto Bernini era diventato famoso anche all’estero,
tanto che nel 1655 fu invitato a Parigi alla corte del Re Sole per rimodernare
il Louvre, all’epoca palazzo reale. Non poteva però immaginare che la missione
parigina si sarebbe trasformata in un disastro: il suo progetto fu criticato
dai ministri del re e fu rifiutato. L’artista tornò a Roma sconfitto: la sua
epoca d’oro era finita. Messo da parte come uno straccio vecchio dai nuovi
papi, morì nel 1680.
Borromini non ebbe modo di
rallegrarsi di questa disfatta: poiché all’epoca dei fatti era già morto. E in
un modo drammatico. Tutti i bocconi amari che aveva dovuto ingoiare,
soprattutto per colpa del Bernini, lo avevano consumato e, caduto in
depressione, non ne uscì più. Nell’estate del 1966 decise di farla finita: dopo
aver dato alle fiamme i suoi disegni, frutto di un’intera vita di fatiche artistiche
si trafisse con una spada. Sopravvisse ancora un giorno ma la ferita era troppo
profonda: si spense all’indomani fra atroci dolori.
Gian
Lorenzo Bernini è sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
Il celeberrimo artista, morto nel 1680, riposa nella semplicissima tomba di famiglia posta in un gradino sul lato destro dell’altare maggiore.
L’iscrizione significa “La nobile famiglia Bernini qui aspettala
Resurrezione “.
Il celeberrimo artista, morto nel 1680, riposa nella semplicissima tomba di famiglia posta in un gradino sul lato destro dell’altare maggiore.
L’iscrizione significa “La nobile famiglia Bernini qui aspetta
La tomba di Bernini
La tomba di Borromini
Borromini fu sepolto
nella a chiesa di S.Giovanni dei Fiorentini, situata all'estremità di via Giulia, tra piazza dell'Oro ed il lungotevere dei
Fiorentini, fu costruita per la numerosa comunità fiorentina che viveva in
questa zona
OPERE DI BERNINI: Opere di Gian Lorenzo Bernini in
Italia
OPERE DI BORROMINI Lista delle opere
Chiesa di Sant'Ivo alla
Sapienza - Corso
Rinascimento - Progetto e costruzione
Oratorio de' Filippini - Piazza della Chiesa Nuova 18 -
Progetto e costruzione, Facciata, Sala di Ricreazione e Camino, Portineria,
Residenza dei Cardinali, Biblioteca Vallicelliana, Refettorio Vallicelliano
Chiesa di San Carlo alle
Quattro Fontane - Via
del Quirinale 23 - Progetto e costruzione, Convento, Chiostro
Chiesa di Sant'Agnese in Agone - Piazza Navona - Facciata, Altari fra
i pilastri principali e i balconi, Pianta della Sacrestia, Porte a fianco
dell'altare della Sacrestia
Palazzo Pamphily - Piazza Navona - Decorazione della Galleria
Grande, Finestra "serliana", Copertura della Sala detta del
Palestrina
Palazzo Barberini - Via Barberini 18 - Scala a Chiocciola, Porte
del Salone d'Onore, Finestre laterali accanto al loggiato in facciata, Finestre
del prospetto posteriore
Basilica di San Giovanni in
Laterano - Piazza San
Giovanni in Laterano - Restauro, Sistemazione interna
Battistero di San Giovanni in Laterano - Tomba ceva
Collegio di Propaganda Fide - Via Propaganda Fide 1- Facciata su
via Propaganda Fide, Cappella dedicata ai Re Magi
Chiesa di San Giovanni dei
Fiorentini - Via degli
Acciaioli 2 - Altare maggiore, Cappella Falconieri, Disegno della Cripta dei
Falconieri
Palazzo Falconieri - Via Giulia 1 - Facciata sul Tevere, Erme
con la testa di Falco sulla facciata di via Giulia, Dodici soffitti all'interno
del palazzo
Palazzo Spada - Piazza Capodiferro 13 - Restauro, Galleria
Prospettica, Due Scale a chiocciola
Chiesa di Sant'Agostino - Piazza di Sant'Agostino - Disegno
del Salone del Convento Agostiniano
Basilica di San Pietro - Piazza San Pietro - Parti
architettoniche-ornamentali del Baldacchino in bronzo, Decorazione Loggia della
Cupola del Volto Santo, Piedistallo della Pietà di Michelangelo, Cancello in
ferro della Cappella del SS. Sacramento, Altare di San Leone, Fontane delle
Api: ingresso Sant'Anna della Città del Vaticano
Chiesa di San Girolamo della
Carità - Via S.
Girolamo della Carità 63 - Cappella Spada
Palazzo Carpegna - Piazza Accademia di San Luca 77 - Portale
interno, Scalone a lumaca, Porticato interno, Cortile
Chiesa di Sant'Andrea delle
Fratte - Via
Sant'Andrea delle Fratte 1 - Cupola, Tamburo, Campanile
Chiesa di Santa Maria dei
Sette Dolori - Via
Garibaldi 27 - Progetto e parziale costruzione, Facciata
Chiesa di San Giovanni in Oleo - Via Appia - Tamburo, Calotta
Chiesa di Santa Lucia in Selci - Via in Selci - Cappella
Landi
Palazzo Giustiniani - Via della Dogana Vecchia - Lavori
Monte di Pietà - Piazza del Monte di Pietà - Campa
Articolo in gran parte Di Simone Zimbardi su Focus Storia n. centotrentasette
di marzo. altri testi e Foto da Wikipedia
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