Mezzo giugno (1942)
Parola d’ordine: affamare
Malta.
Nell’estate 1942 gli alleati
inviarono due convogli in soccorso della popolazione dell’isola, sofferente per
i bombardamenti. Le forze dell’asse cercarono in tutti i modi di impedirlo, con
un grosso impegno dell’Italia.
Giornale Luce - Duelli aerei (Bombardamento di Malta) - 1942
Con il passare dei mesi, nel
pieno ormai delle operazioni del Secondo conflitto mondiale, l’importanza
militare di Malta sullo scacchiere bellico si era andata facendo
progressivamente sempre più evidente. La “portaerei inaffondabile” al centro
del Mediterraneo, come l’aveva definita il premier inglese Winston Churchill,
si era infatti rilevata una spina nel fianco delle forze dell’Asse che
operavano in Africa Settentrionale: dai suoi porti e aeroporti partivano
pericolosi raid per interrompere il flusso di imbarcazioni che quotidianamente
sostenevano lo sforzo bellico contro le truppe britanniche. L’Italia aveva
anche programmato la sua conquista, ma più per ragioni nazionalistiche che per
soddisfare le proprie immediate necessità strategiche. Queste ultime avevano
poi alla fine preso il sopravvento, spingendo lo stesso generale tedesco Erwin
Rommel a sottolineare a pochi mesi dal suo arrivo in Africa nel maggio 1941,
che “senza Malta l’Asse finirà col perdere
l’Africa Settentrionale”. In attesa di organizzare una forza di spedizione
in grado di conquistare la preziosa isola, l’Asse iniziò una duplice, intensa
offensiva articolata nel blocco navale e sottomarino e nel sistematico
bombardamento aereo: se Malta non fosse caduta per fame, sarebbe stata ridotta
in macerie.
Le forze
in campo.
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Forze dell’Asse
2 navi da battaglia
2 incrociatori pesanti
4 incrociatori leggeri
17 cacciatorpediniere
15 sommergibili
497 aerei
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Forze britanniche
2 portaerei
1 nave da battaglia
11 incrociatori leggeri
43 cacciatorpediniere
17 mercantili
Unità ausiliarie
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Perdite italiane
1 nave da battaglia danneggiato
1 incrociatore pesane affondato
1 cacciatorpediniere danneggiato
43 aerei distrutti
Oltre 600 morti
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Perdite britanniche
1 incrociatore leggero affondato
5 incrociatori leggeri danneggiati
5 cacciatorpediniere affondati
3 cacciatorpediniere danneggiati
6 mercantili affondati
3 mercantili danneggiati
1 dragamine affondato
30 aerei distrutti
Otre300 morti e 216 prigionieri
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IL PIANO “HERCULES”. Il più convinto
sostenitore della necessità di conquistare Malta era il comandate in capo del
fronte meridionale tedesco, il maresciallo Albert Kesser, che coordinava anche
le operazioni aereonavali nel Mediterraneo insieme al Comando Supremo italiano,
e sopraintendeva all’afflusso di rinforzi e rifornimenti per l’Afrikakorps, il
contingente tedesco operativo in Nord Africa. Kesserling aveva più volte
sottoposto a Hilter il suo piano, denominato “Hercules” e omologo del piano
italiano “C3”, per l’invasione dell’isola, ma il dittatore tedesco esitava,
rinviava la decisione e prendeva tempo un po’ per la diffidente maturata, dopo
l’esito non particolarmente incoraggiante della conquista di Creta del maggio
1941, verso gli assalti aviotrasportati, che costituivano un dei punti di forza
dell’operazione, e un po’ nella speranza che il suo beniamino Rommel risolvesse
la questioni con una delle sue strepitose avanzate. Nel maggio 1942, infatti,
Rommel aveva iniziato l’offensiva che dai confini della Libia lo avrebbe
portato fino a El-Alamein. Le scorte di rifornimenti accumulate in Libia grazie
ai successi ottenuti con l’assedio di Malta avevano convinto la volpe del
deserto di poter assestare un’ultima spallata ai britannici arrivando fino ad
Alessandria d’Egitto. Per questa impresa, che si rivelerà illusoria, aveva
chiesto e ottenuto i necessari rinforzi aerei, sottraendoli proprio alla
campagna aeronavale dell’isola mediterranea. Peraltro, anche sul fronte
orientale contro i sovietici l’Esercito tedesco si trovava nella necessità di
attingere ai velivoli che la
Lutwaffe aveva schierato nel settore sud, rendendo ormai
impraticabile la capillare copertura aerea dei cieli di Malta che stava
mettendo l’isola in ginocchio.
I DUE CONVOGLI. L’allentamento della
pressione su Malta fu immediatamente notata dal Quartier Generale alleato che
pensò di approfittarne per mandare al martiorato popolo maltese e alla ormai
esangue guarnigione dell’isola i rifornimenti di cui avevano disperato bisogno.
L’operazione prevedeva l’invio
contemporaneo di due convogli: uno denominato “Harpoon”, sarebbe partito da
Gibilterra con 6 mercantili, e il secondo denominato “Vigorous”, avrebbe invece
preso avvio da Alessandria con altri 11 mercantili. Con due convogli da
affrontare contemporaneamente, anche la flotta italiana e il suo appoggio aereo
avrebbero dovuto dividersi, consentendo alle navi di scorta ai convogli stessi
di fronteggiare un numero di nemici inferiori. Il convoglio Harpoon, al comando
del viceammiraglio Alban Curteis – responsabile della forza di copertura a
distanza con la corazzata Malaya, le portaerei Argus e Eagle, gli incrociatori
Kenya, Charybdis e Liverpool – insieme al capitano di vascello Cecil Campbell
Hardy – incaricato della scorta ravvicinata con l’incrociatore antiaereo Cairo
e i cacciatorpediniere Beduin, Marne, Matchless, Ithuriel e Partridge – lasciò
Gibilterra l’11 giugno, ma il 12 l’Alto Comando della Regia Marina italiana
(Supermarina) era già informato della sua partenza, predisponendosi ad
intercettarlo con una squadra comandata dall’ammiraglio Alberto Da Zara. Anche
il convoglio Vigorous, guidato dal contrammiraglio Philip Vian, partì da
Alessandria l’11 giugno, ma a scaglioni, per riunirsi in alto mare il 13: non
ebbe migliore fortuna perché anch’esso venne individuato immediatamente, e una
squadra italiana, condotta dall’ammiraglio Angelo Iachino, salpò dal porto di
Taranto per intercettarla verso le 13,00 del 14 giugno. Al comando di Iachino
c’erano le navi da battaglia Littorio e Vittorio Veneto, gli incrociatori
leggeri Giuseppe Garibaldi eEmanuele Filiberto Duca d’Aosta, scortati da dodici
cacciatorpediniere. Cinque ore dopo, alle 18,00 un ricognitore britannico
avvistò la formazione italiana allertando il comando della Royal Navy. Il
convoglio Vigorous, che nel frattempo si era ridotto perché due dei suoi
mercantili erano stati affondati da bombardieri tedeschi, venne informato della
minaccia incombente: continuando su quella rotta, alle 7 del mattino del 15 giugno avrebbe incontrato la flotta
italiana in condizioni di netta inferiorità con 8 incrociatori leggeri e 25
cacciatorpediniere britannici contro 2 corazzate, 4 incrociatori e 12
cacciatorpediniere italiani. Vigorous proseguì con cautela, confidando nella
protezione della propria aviazione fino
all’una di notte, ma poi fu costretto a manovrare per cercare di evitare lo
scontro.
Una
vittoria dimezzata.
Nella
Battaglia di Mezzo giugno le armi italiane e tedesche ottennero la vittoria e
gli stessi britannici non ebbero difficoltà ad ammetterlo. Malta non era
stata rifornita e i britanni avevano perso un incrociatore, tre
cacciatorpediniere e due mercantili avendo provocato l’affondamento del Treno
e danni minori alla Littorio. Nuovi convogli da Alessandria d’Egitto
partirono solo quando l’Ottava Armata riuscì a conquista
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Le navi dello scontro
incrociatore Trento
Corazzata Malaya
portaerei Eagle
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Incrociatore Trento (Italia)
Tipo: incrociatore pesante classe Trento
Entrata in servizio: 1929
Dislocamento a pieno carico: 13548 tonnellate
Velocità massima: 35 nodi
Lunghezza:
Armamento:
Corazzatura:
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Corazzata MalaYa (inglese)
Tipo: corazzata classe Queen Elizabeth
Entrata in servizio: 1916
Dislocamento a pieno carico: 33790 tonnellate
Velocità massima: 24 nodi
Lunghezza:
Larghezza:
Armamento:8 cannoni da
Corazzatura:
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Portaerei Eagle (inglese)
Tipo:portaerei classe Eagle
Entrata in servizio: 1924
Dislocamento a pieno carico: 22200 tonnellate
Velocità massima: 24 nodi
Lunghezza:
Larghezza:35 metri
Armamento:9 cannoni da
Aerei imbarcati: 25-30
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Il
controverso destino dell’invasione di Malta.
Kingsway Street, strada principale de La Valletta, a Malta, pesantemente bombardata (1 maggio 1942).
L’invasione di Malta,
ovvero l’Operazione Herkules 1940-1942) tedeschi e l’Operazione C3 per la
supermarina, era programmata verso la metà del mese di luglio del 1942 per
dare il tempo necessario ad addestrare le truppe destinate all’impresa, tra
le quali anche la 185° divisione
Folgore. Erwing Rommel aveva sostenuto l’invasione di Malta fino al punto di
chiedere a Hitler l’incarico di guidarla , rendendo disponibile a destinar
per l’impresa anche truppe dell’Afrikakorps.
Hermann Goering, capo delal
Luftwaffe, si oppose però al progetto, temendo che si sarebbe trasformato in
un’altra catastrofe per i suoi paracadutisti, come era già accaduto a Creta:
una preoccupazione tra l’altro condivisa anche da Hitler. Albert Kesselring
promosse instancabilmente “Unternehmen Herkules”, ma anche lui alla fine
dovette arrendersi quando divenne evidente che troppe unità aeree e di terra,
compresa la stessa Folgore, erano state dirottate per sostenere la spinta di
Rommel in Egitto, annullando così ogni possibilità di successo.
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VITTORIA ITALIANA. Nel frattempo, al largo della
Sardegna a partire dalle 09.00 del 14 giugno, anche il convoglio Harpoon era
stato attaccato da sommergibili e aerei italiani: un mercantile venne affondato
e l’incrociatore Liverpool, danneggiato, dovette rientrare sotto scorta a
Gibilterra. Per intercettare il convoglio britannico, la Settima Divisione
al comando dell’Ammiraglio Da Zara, era salpata dal porto di Cagliari a
lle 16,30 del 13 giugno. Era
composta dagli incrociatori Eugenio di Savoia e Montecuccoli, e da 7 cacciatorpediniere che però si
ridussero a 5 – Alfredo Oriani, Ascari, Premuda, Ugolino Vivaldi e Lanzerotto
Maloncello, perché due furono costretti a rientrare per avarie al motore. Alle
05,30 del 15 giugno, 25
miglia a sud-ovest di Pantelleria, le due flotte si
avvistarono reciprocamente. Nove minuti dopo iniziò il combattimento: la scorta
britannica contro il convoglio italiano dopo 3 ore, alle 8,30, l’ammiraglio Da
Zara, convito di aver conseguito una grande vittoria, ruppe il contatto,
lasciando le navi nemiche danneggiate al’intervento distruttivo dell’aviazione.
La sua decisione di abbandonare il combattimento di Pantelleria fu quantomeno
prematura: sarebbe infatti emerso in seguito che nello scontro a fuoco tra le
due formazioni gli italiani avevano danneggiato gravemente solo i
cacciatorpediniere inglesi Bedouin e Partriddge, e centrato con un colpo da 152 mm l’incrociatore Cairo,
lesionandolo in modo lievo. Nel pomeriggio le navi britanniche furono
sottoposte ad altri attacchi aerei e nella notte ebbero la sfortuna di
incappare in un esteso campo minato al largo di Malta: solo due mercantili alla
fine riuscirono a raggiungere l’isola. Da parte italiana, invece, si lamentò il
danneggiamento del cacciatorpediniere Vivaldi, costretto a rientrare alla base,
mentre idue incrociatori avevano subito un colpo ciascuno, registrando scarsi
danni. Lo scontro di Pantelleria fu considerato come una vittoria italiana,
tuttavia non essendo portato fino in fondo non poteva in alcun modo essere
considerato risolutivo. L’operazione britannica, dal canto suo, aveva ottenuto
il parziale successo di ar arrivare a Malta due mercantili con il loro carico,
costituito non solo da beni materiali, ma soprattutto dal supporto morale per
il proseguimento del conflitto.
Articolo in gran parte di Nicola Zotti pubblicato su Le
grandi battaglie navali, edizione Sprea, altri testi e articoli da Wikipedia.
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