I vichinghi gli eroi delle saghe.
I popoli nordici
vantano un tripudio di saghe che narrano le avventure di eroi reali o di
fantasia. Tra il XII e il XIII secolo furono messe per iscritto e sono
pervenute fino ai nostri giorni.
Chi
non conosce le divinità nordiche? Forse non tutte, ma sicuramente le più famose
del pantheon:
Odino, Thor e Loki sono divenuti popolari grazie alle varie rappresentazioni
che ne sono state fatte dall’opera, dai fumetti e dal cinema, mentre gli eroi
vichinghi, ovvero i protagonisti delle saghe che ricostruiscono la storia degli
antichi popoli scandinavi, sono sempre rimaste in secondo piano. Almeno fino a
quando la recente serie Vikings, che ha portato sullo schermo le vicende della
stirpe di Ragnarr Lodbrok, ha risvegliato l’interesse per i personaggi in carne
e ossa.
Gli eroi combattono
nella bruma che unisce in modo misterioso e ancestrale il mondo degli dei e
quello degli uomini, e proprio in virtù di tale unione dobbiamo chiederci se
possiamo considerarli figure umane oppure divine. Questi eroi sono soltanto la
versione umana delle divinità? Fino a che punto costituiscono, nel carattere,
un esemplare perfetto di essere umano? Di sicuro nelle saghe nordiche gli eroi
hanno un ruolo di prototipo, o modello, e per questo sono rappresentati in modo
idealizzato. Non dobbiamo quindi commettere l’errore di considerare le storie
scritte su di loro alla stregua di un semplice racconto biografico. Basta
prendere come esempio la saga dell’ero Sigurdr e della sua stirpe, in cui figura
il già menzionato Ragnarr Lodbrok. Narrata già nel X secolo, viene ripresa in
La Saga dei Volsunghi, e nel suo seguito, la Saga di Ragnarr, redatta, al pri
della precedente, nel XIII secolo. Secondo il racconti, Aslaug – che diventerà
la terza moglie di Ragnarr – nasce dall’uccisore dei draghi Sigurdr e
dall’eroina Brynhlldr, o Brunilde. Le avventure dell’eroe leggendario Ragnarr
avvengono nella Svezia del IX secolo, e in una di queste l’eroe si fa
confezionare uno strano vestito per il quale sarà chiamato “Brache pelose”,
costituito appunto da brache pelose con cui, assieme a un manto di cotone, si
protegge dagli attacchi di un serpente,che poi trapasserà a fil di lancia. Per
questa gloriosa impresa diverrà molto celebre in tutti Paesi scandinavi.
L’epoca delle saghe. |
|
872-930 circa Sotto Harald I Bellachioma, primo re
della Norvegia, molti nobili realizzano delle spedizioni per mare. |
995 Olaf I di Norvegia, le cui gesta
saranno celebrare in molte saghe, sale al trono dopo essersi convertito al cristianesimo.
|
874 Il norvegese Ingolfur Arnason arriva
a Reykjavik, dando così inizio alla colonizzazione dell’Islanda, descritta
nel Landnamabok. |
1000 circa Leif Eriksson giunge in Vinlandia,
forse l’isola di Teranove, com’è raccontato in La Saga di Eril il Rosso. |
930-934 Regno di Erik Ascia Insanguinata.
Uccise quasi tutti i suoi fratelli guadagnandosi il soprannome di fratrum
interfector |
1056 Isleifur Gissurarson diventa il
primo vescovo islandese mezzo secolo dopo l’adozione ufficiale del
cristianesimo. |
Sigaror il Volsungo. Tutti gli eroi
condividono la caratteristica di avere una qualche relazione con gli dei o ne
sono discendenti o possono entrarci in contatto. In molte occasioni le divinità
li favoriscono ma in altre li fanno cadere in disgrazia come nel caso di uno
dei protagonisti di La Saga di Volsunghi: Sigmund, il padre di Sigur. Ormai vecchio
ma ancora valoroso, va in battaglia contro le schiere dei suoi nemici e si
lancia alla carica. Non viene ferito da nessuna delle molte lance e frecce che
gli piovono addosso ma “quando la battaglia
durava già da tempo, si presentò un uomo che indossava un cappello dalla tesa
larga e un mantello blu. Era guercio e in mano reggeva una lancia. Quest’uomo
si diresse verso Sigmund e brandì la lancia contro di lui. Quando il re Sigmund
gli assestò un colpo fermo con la spada, questa, nel colpire la lancia, si
ruppe in due pezzi. Da quel momento cambiò l’esito dello scontro. La buona
stella abbandonò Sigmund e molti dei suoi guerrieri gli morirono davanti.”.
La saga non rivela l’identità del misterioso personaggi, ma il pubblico
dell’epoca poteva facilmente riconoscervi il dio Odino.
La Saga dei Volsunghi e
quella di Ragnarr Lodbrok fanno parte di un sottogenere delle saghe conosciuto
come “saghe dei tempi antichi”. Gli eventi di questi racconti leggendari o
mitico-eroici si svolgono spesso in luoghi remoti e immaginari. Le gesta sono
accompagnate da descrizioni di oggetti magici e creature fantastiche, così da
suscitare nel lettore moderno l’impressione di trovarsi davanti a un racconto
di finzione. Eppure sicuramente molte delle saghe combinano questi elementi
fittizi e soprannaturali con dati storici. Oggi abbiamo a disposizione una
trentina di saghe leggendarie che sviluppano la propria trama prima della
colonizzazione dell’Islanda nel IX secolo.
Donne che preferiscono la guerra. Nel suo Gesta Danorum, il cronista
medievale Saxo Grammaticus, descriveva cosi le skjalmzer, o fanciulle
guerriere vichinghe: “Anticamente tra i
danesi ci furono donne che, trasformando la bellezza in modi da uomo,
consacravano quasi tutti i momenti del loro tempo alle pratiche militari ….
Quelle che possedevano o forza di carattere o una taglia fisica adeguata
cercavano le lotte invece dei baci … consegnavano alla disciplina delle lance
le mani che avrebbero dovuto porre sui telati e si esponevano ai dardi che
avrebbero potuto far cadere a terra con il loro fascino”. |
Sigurdr e il drago. La Saga dei Volsunghi racconta
come l’eroe Siguror decise d’intraprendere un viaggio alla ricerca del drago
Fafnir per ucciderlo e toglierlo ‘l’elmo del terrore’. Addentratosi in un
bosco incontrò un vecchio che gli consigliò di scavare molte buche e
nascondersi in una di quelle finché non fosse comparso il mostro. “Quando il drago giunse strisciando per
andare a bere, tutta la terra si mise a tremare cosicché pure la terra
attorno a lui tremava. Soffiava veleno davanti a sé, ma Sigoror non si
spaventò né ebbe paura dello strepito. Quando il drago passò sopra la buca in
cui si trovava, Siguror gli assestò un colpo con l a spada all’altezza della
scapola sinistra conficcandogliela fino all’impugnatura. Allora Siguror uscì
fuori dalla buca e tirò con la spada. Aveva le braccia insanguinate fino alle
spalle. Ferito a morte, il drago cominciò a dar colpi con la testa e la coda”. |
La maga e l’eroe. Dopo essersi scontrato con il re
Hringr il guerriero Bosi finì incatenato dentro una segreta in attesa della
morte. La notte prima della sua esecuzione giunse una vecchia maga, Busta che
gli recitò una maledizione: “Che troll
ed elfi / e norne fattucchiere / abitanti giganti della montagna / brucino le
tue stanze / che ti odino i giganti delle brine / che i cavalli ti lascino a
piedi / che la paglia ti pizzichi / e che le tormente ti facciano impazzire /
e povero te / a meno che tu faccia la mia volontà”. Poi recitò altre
strofe e concluse con questi versi: “I
cani ti morderanno fino a farti morire, e che la tua anima sprofondi
all’inferno”. Nel manoscritto sono presenti anche una serie di rune che
sicuramente avevano l’effetto di stregare chiunque le guardasse. |
Ragnarr Lodbrok, storia e
leggenda. Reso popolare dalla serie Vikings,
Ragnarr Lodbrok fu forse una figura storica. Alcuni autori hanno posto le sue
avventure in relazione con le incursioni vichinghe nei territori del
Northumbria, nella parte occidentale dell’attuale Gran Bretagna, verso la
fine dell’VIII secolo. Secondo altri studiosi il suo personaggio può
ispirarsi a Reginheri, un guerriero che serviva alla corte del re Horik I di
Danimarca (827-854). Gli Annali di Xanten dicono di lui che “saccheggiava i cristiani e i luoghi
santi, e si specifica che morì nell’845, vittima di un castigo divino per i
suoi sacrilegi”. Lagertha da scudiera a sposa. Saxo Grammatica racconta che
Ragnarr Lodbrok giunse in Norvegia con il proposito di vendicare le mogli del
re defunto oltraggiate da Fre, a quel tempo sovrano in Svizia. Molte di
queste donne si unirono alla sua lotta. Tra loro figurava Lagertha, “donna esperta nella guerra che portando
nel corpo di vergine un coraggio virile, lottava per prima tra i più
agguerriti, con i capelli sciolti sulle spalle”. Una volta compiuta la
sua missione ed eliminato il re di Svezia, Ragnarr pretese la giovane in
sposa, ma riuscì a conquistarla solo dopo aver ucciso con le proprie mani un
orso e un cane che erano a guardia della sua stanza. |
Aslaug, la principessa contadina. Un’altra delle compagne di Ragnarr
fu Aslaug. I genitori, Siguror e Brynhildr, morirono quando lei aveva appena
tre anni, per cui venne adottata dallo zio Heimer. La Saga di Ragnarr
racconta che Heimer fece costruire un’enorme arpa per nascondervi Aslaug, “E quando la bambina piangeva, lui suonava
l’arpa e lei taceva, perché Heimer era molto abile nelle arti”. Heimer la
consegnò poi a una coppia di contadini, che la chiamarono Kraka. In tale
stato l’avrebbe trovata Ragnarr tempo dopo. Innamoratosi di lei, la portò su
una barca e la fece diventare sua concubina, finché ne scoprì l’ascendenza
reale. |
Gli altri protagonisti. Le più di 130 saghe conservatesi
sino a oggi, e scritte principalmente in Islanda, raccontano la storia di
numerose eroine ed eroi come Egill, Ragnar Lodbrok, gli amici Bosi e
Herrauor, o altri qui menzionati. Freydis Eiriksdottir la figlia di
Erik il Rosso, era nella spedizione che giunse in Vinlandia durante il X
secolo. Si fece notare per la bravura nella lotta contro gli skraelingjar, i
nativi, com’è scritto in la Saga di Erik il Rosso. Per spaventare i nemici
Freyds batté l’elsa della spada contro il suo petto nudo. Oddr l’arciere, protagonista di La
saga di Oddr l’arciere, possedeva delle frecce magiche con cui aveva
sconfitto numerosi nemici. Morì inciampando nel cranio di un cavallo dal
quale era strisciato fuori un serpente che lo morse. Così si compì la
profezia formulata anni prima, al momento della sua nascita. Grettir il forte era un eroe
intrepido e sempre di malumore. Il suo leggendario coraggio lo portò ad
affrontare il draugr Glam, un non-morto che massacrava il popolo di una
valle. Prima di morire, Glam maledisse Grettir alla luce della luna e quella
fu la causa delle sue posteriore sventure. |
La saga della fanciulla guerriera. È
il caso di La Saga di Hervor, la cui trama può essere collocata durante le
battaglie tra goti e unni nel IV secolo. L’eroina Hervor, come Brynhildr, è una
skjaldmaer ovvero una fanciulla
guerriera. La Saga di Hervor, l’unica a contenere nel titolo il nome di una
donna, venne scritta nel XIII secolo e narra la vita dell’eroina e di tutta la
sua stirpe. La protagonista è descritta come una ragazza di grande bellezza e
dalla forza pari a quella degli uomini. Ben presto si esercita nel tiro con l’arco,
nello scudo e nella spada, che nelle mansioni femminili, quali tessere e
cucire. Dopo aver indossato i panni di un uomo ed essersi fatta chiamare
Hervard, assume il comando di un gruppo di vichinghi per recarsi presso la
tomba del padre Angantyr, un berserkr, o guerriero devoto a Odino. Qui recita
la Hervararkvida, il Canto di Hervor, esortando il padre ad alzarsi e a
consegnarli Tyrfing, la spada che le spetta in eredità e che era stata forgiata
e maledetta dai nani Dvalinn e Dulinn. La saga ha ispirato J.R.R. Tolkein per
la creazione di personaggi e situazioni della Terra di Mezzo in Il Signore
degli anelli: ne è un esempio Eowyn, la principessa del regno di Rohan.
Tuttavia nel Medioevo
scandinavo vennero redatti altri tipi di saghe nelle quali gli eroi non provengono
dai poemi antichi e in cui le gesta non hanno luogo in scenari mitici. All’interno
di tali testi raramente appaiono essere sovrannaturali, e gli dei non vengono
quasi menzionati. Chi sono allora, e come sono, questi eroi che non affondano
le loro radici nel mondo mitologico?
Una risposta ce la
possono dare le quaranta islendingasogur, o Saghe degli Islandesi, giunte sino
a noi. I loro protagonisti vivono nell’intervallo di tempo compreso tra la
colonizzazione dell’Islanda, nel IX secolo, e l’adozione del cristianesimo, due
secoli più tardi. Non a caso questo periodo è conosciuto come l’epoca delle
saghe, la maggior parte dei personaggi e molti degli eventi descritti sono
fedeli alla realtà storica e, poiché le saghe vengono messe per iscritto nei
secoli XIII e XIV ma si riferiscono a fatti risalenti perfino a tre secoli
prima, sono state paragonate ai romanzi storici. Possiamo inoltre notare come
gli autori abbiano verosimilmente cercato ricostruire la storia in modo tale
che il pubblico la percepisse come verosimile, e per questo nei testi abbondano
genealogie e racconti biografici: molte saghe iniziano proprio con la
descrizione dettagliata degli antenati del protagonista, con dati sui sovrani,
riferimenti alle colonizzazioni di nuovi territori e alle battaglie che qui si
combatterono.
Tali saghe, inoltre,
possono strutturarsi attorno alla vita di un individuo, come nel caso di La
Saga di Egill Skallagrimsson, La Saga di Gisli Sursson o la Saga di Grettor
Asmundarson, ma possono anche includere diverse generazioni della stessa
famiglia o degli abitanti di un luogo, come nel caso di La Saga degli abitanti
della Valle dei Salmoni o di La Saga degli uomini di Eyr. Cionostate,i
protagonisti continuano ad apparire come modelli idealizzati di comportamento e
per questo sono inevitabilmente condannati, come gli eroi mitici delle saghe
leggendarie, a un tragico destino.
Fratelli di sangue. Gli autori di queste saghe
hanno ben a cuore il fondo storico della vicenda. E, infatti, il prologo di La
Sagadi Bosi e Herraudr ci avverte che la storia narrata non è un mero racconto
volto a intrattenere, bensì l’esposizione di eventi realmente accaduti. La storia
ripercorre le avventure di Bosi e del fratello di sangue Herraudr, due giovani
guerrieri in lotta contro il padre del secondo, il re Hringr. Nel testo sono
particolarmente interessanti le scene erotiche, che non compaiono altrove. In una
di queste, Bosi si rivolge ad una donna con una curiosa metafora dell’ambito
metallurgico: “Voglio indurire il mi
guerriero al tuo fianco. È giovane e non è ancora stato forgiato, e un
guerriero deve essere temprato al più presto”. Lei gli chiede dove sia
questo guerriero e lui glielo mostra, guidandola con la mano. La giovane si
ritrae domandandogli perché porti con sé un oggetto duro quanto un albero. Lui risponde
che si ammorbidirà nel buco oscuro, e così rimangono a intrattenersi tutta la
notte. Assieme alla descrizione di questo tipo di divertimenti notturni,
appaiono anche delle formule magiche.
I protagonisti delle
saghe incarnano l’onore, la forza fisica e il coraggio; sono alti, di robusta costituzione
e forti. Non solo: tutti hanno partecipato a molte spedizioni e battaglie, e
quindi sono uomini celebri dall’enorme ricchezza. La Saga di Egill
Skallagrimsson, scritta nel XIII secolo, ci offre questa precisa ed esaurente descrizione
del protagonista: “I tratti di Egill
richiamavano l’attenzione. Fronte estesa, ciglia folte, naso corto ma
incredibilmente piatto, scucchia lunga, mento grande come la mandibola, collo
massiccio e spalle più ampie di qualsiasi altro uomo, capelli grigi come quelli
di un lupo, e spessi, anche se era rimasto ben presto calvo; mentre era seduto,
come scritto prima, un sopracciglio scendeva fino al mento, e l’altro s’inarcava
fino alla radice dei capelli: Egill era olivastro, con gli occhi neri”.
Il carattere di Egill è
irritabile e violento. A dodici anni pochi uomini lo superano in possanza e
altezza. È un grande guerriero, ma anche un magnifico poeta. I suoi versi
scaldici – dal non egli scaldi, o skald, i poeti guerriei delle corti
scandinave . sono vere e proprie opere d’arte. Skalla-Grimir, il padre, è anche
lui poeta oltre che fabbro, mentre il nonno viene chiamato Kveldulfr, “il lupo
della sera”: è un uomo molto saggio che di sera va in collera e, grazie ai
poteri magici, può cambiare aspetto a suo piacimento. Egill si salva recitando
il poema Hofuolausn (Riscatto della testa) davanti al re Erik Ascia Insanguinata.
Tuttavia non muore in battaglia ma a 80 anni, e questo comporta un grande
disonore. L’autore della saga racconta che, in vecchiaia, Egill si muove con
difficoltà, la vista gli viene meno e cos’ l’udito, e le donne lo prendono in
giro.
Coppie di eroi. Nella descrizione del fisico e
delle abilità di certi eroi delle saghe compare un chiaro contrappunto tra
fratelli. In La Saga di Bosi e Herraudr il protagonista Bosi è corpulento,
moro, non troppo bello e rude, ma abile con le parole. Al contrario, suo
fratello Smid non è massiccio ma affascinante e pieno di risorse. Anche il La
Saga di Egill Skallagrimsson risulta evidente il contrasto tra i fratelli Egill
e porolfr: Egill eredita il carattere del padre, Skalla-Grimr, e del nonno. Entrambi
sono mori, brutti e dal temperamento irritabile; il fratelli Porolfr, invece, acquisisce
il proprio carattere dalla famiglia
della madre: è generoso, coraggioso, allegro e molto popolare. Come se non
bastasse, a differenza di Egill, porolfr è un giovane di bell’aspetto. Quando Egill
inizia a crescere, sin da subito appare chiaro che diventerà brutto e moro come
il padre; è, però piuttosto intelligente, e già bambino ha composto le sue
prime poesie. Molti eroi della saghe sono di fatto grandi poeti. Un esempio è
proprio Egill, che dopo la morte dei figli recita il Sonatorrek, con i vertici
scaldici più belli della poesia norrena: “Amara
pena mi stringe la gola, / pigra è la lingua, / bilancia del canto / Più non
riesco dal fondo del cuore / il mio tesoro di strofe a evocare”. Le saghe
degli islandesi sono scritte come se fossero storie, e non solo perché includono
genealogie e dati storici, ma anche per la trama, più centrata sull’azione e il
racconto degli eventi. L’intreccio ripete quasi sempre la stessa sequenza: il
protagonista abbandona la Norvegia per un litigio con il re e si stabilisce in
Islanda, dove nascono conflitti per terre o eredità a causa di assassinii che
devono essere puniti. La concatenazione delle vendette finisce quasi sempre in
un bagno di sangue e il protagonista viene dichiarato utlagi, o proscritto. Da quel
momento è costretto a nascondersi perché perseguitato e chiunque può dargli la
morte.
L’eroe tragico. L’eroe delle saghe deve morire in
battaglia. Come già indicato, è per lui un enorme disonore morire da vecchio,
al pari Egill, o per malattia, poiché significa che l’eroe non si è battuto con
coraggio e ha evitato lo scontro pur di non soccombere. La Saga di Gisli
Sursson descrive il prototipo di una morte eroica: i nemici di Gisli,
proscritto, hanno trovato il suo nascondiglio e si preparano ad ucciderlo. L’eroe
è attaccato da dodici uomini che lo feriscono con la lancia in più parti del
corpo, ma lui si difende valorosamente, senza mai retrocedere, e nessuno degli
assalitori ne uscirà illeso. Gli altri lo attaccano con forza ancora maggiore e
uno di loro lo colpisce in modo tale da fargli uscire le viscere. Gisli però se
le riprende e le infila dentro la camicia, tenendole ferme con il cordone dei
pantaloni. Poco prima di morire recita dei versi e dà un ultimo colpo di spada
a uno dei nemici. Infine soccombe agli assalitori, spirando in combattimento. Tra
la cronaca e il romanzo, le saghe plasmarono in questo modo l’immaginario dei
guerrieri nordici della Scandinavia proprio nel momento in cui questi
scomparivano dal primo piano della storia.
Articolo di Ines Garcia
Lopez, università di Barcellona pubblicato su Storica National Geographic n.
123 – altri testi e immagini da Wikipedia.
Nessun commento:
Posta un commento