L’UOMO DEL COMPROMESSO.
Quarant’anni fa le Brigate Rosse
facevano ritrovare il cadavere di Aldo Moro, presidente della Dc. Chi era e che
ruolo aveva avuto nella politica italiana?
Enrico Berlinguer e
Aldo Moro protagonisti del compromesso storico
Enrico Berlinguer (pron. Berlinguèr, AFI: [berliŋˈɡwɛr][1], ; Sassari, 25 maggio 1922 – Padova, 11 giugno 1984) è stato un politico italiano.
Attivo nell'antifascismo sardo, nel 1943 si iscrisse al Partito Comunista. Nel dopoguerra fu tra i principali artefici della ricostituzione della sua organizzazione giovanile, la FGCI, che guidò fino al 1956. Nel 1962 entrò nella segreteria del PCI e divenne responsabile della sezione esteri. Eletto segretario generale del partito nel 1972, mantenne tale ruolo fino alla prematura scomparsa, avvenuta dopo un malore sopraggiunto durante un comizio.
Aldo Romeo Luigi Moro, noto semplicemente come Aldo Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio1978) è stato un politico, accademico e giurista italiano, segretario politico e presidente del consiglio nazionale dellaDemocrazia Cristiana. Tra i fondatori della Democrazia Cristiana e suo rappresentante alla Costituente, ne divenne segretario (1959) e presidente (1976). Fu più volte ministro; cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri, guidò governi di centro-sinistra (1963-68), promuovendo nel periodo 1974-76 la cosiddetta strategia dell'attenzione verso ilPartito Comunista Italiano[1]. Fu rapito il 16 marzo 1978 e ucciso il 9 maggio successivo dalle Brigate Rosse[1
Era il 9 maggio del 1978 quando, in via Caetani, a Roma, in
una Renault 4 rossa venne ritrovato il cadavere del presidente della Democrazia
Cristiana, Aldo Moro. Il politico era stato rapito il 16 marzo da un commando
di brigatisti rossi in via Fani, dove furono uccisi i cinque uomini della sua
scorta. Moro, tenuto prigioniero per 55 giorni, fu poi ucciso e successivamente
fatto ritrovare in una strada del ghetto ebraico, a pochi passi dalla sede del
Partito comunista e della Democrazia Cristiana. Un luogo simbolico? A giudicare
dal momento storico si direbbe di sì.
Dopo decenni di indagini, 5 processi e 2 commissioni di
inchiesta oltre a quella attualmente in essere, il caso Moro è ancora oggi uno
dei più controversi della nostra storia recente e secondo alcuni studiosi il
mistero della sua fine non ha permesso di capire fino in fondo la sua figura
storica. Ma chi era Moro e quale è stato il suo contributo alla politica
dell’allora ancora giovane e fragile democrazia italiana?
Via
Fani a Roma pochi minuti dopo l'agguato delle Brigate Rosse
SCALATA VELOCE. Di origine pugliesi, il futuro segretario della Dc
era nato, secondo dei 5 figli, nel 1916 a Maglie, paese del Salento, uno di quelli
in cui trionfa il barocco leccese. La strada della sua casa di famiglia oggi
porta il nome di quei tragici eventi: “Caduti di via Fani”.
Il
cammino di Moro, laureatosi a soli 22 anni in giurisprudenza a Bari, sembrava
segnato fin dai tempi dell’università:aveva una buona capacità dialettica, dote
particolarmente indicata per un ruolo pubblico. Entrato infatti giovanissimo
nella Federazione degli universitari cattolici (Fuci), su indicazione di
Giovanni Battista Montini, futuro pontefice con il nome di Papa PaoloVI ( a cui
avrebbe scritto anche durante il sequestro) ne divenne molto presto presidente
nazionale. Per capire il momento storico in cui mosse i primi passi in
politica, basti pensare che nel 1938, quando divenne dottore in legge, il
partito di cui fece arte in seguito non esisteva ancora. Lui stesso partecipò
alle riunioni clandestine nel 1942,
in pieno regime fascista, con Alcide De Gasperi e Mario
Scelba, che portarono poi alla fondazione della Democrazia Cristiana. (19 marzo
1943). E da allora la sua carriera fu fulminante. A soli 30 anni sedeva già
nell’Assemblea Costituente che, nel 1946, dopo la guerra, ebbe il compito di
redigere la Costituzione
della neonata Repubblica. Moro fu parlamentare per sette legislature, cinque
volte presidente del Consigli e Ministro degli Esteri, dell’Istruzione e della
Giustizia, oltre che segretario e presidente del suo partito.
La
celebre foto del presidente Moro sequestrato dalle Brigate
Rosse
NUOVO CORSO. Ma la sua personalità politica ebbe modo di
rivelarsi diversi anni dopo la Costituente.
Nel 1960 il governo del democristiano Fernando Tambroni, un
ex fascista finito nella Dc, ottenne la fiducia con l’appoggio dei missini.
Contestatissimo e osteggiato dalle sinistre, il governo vacillò in seguito a
quelli che sono ricordati come “i fatti di Genova del 30 giugno”. Una
manifestazione, indetta dalla Camera del lavoro nel capoluogo ligure per
protestare contro l’annunciato congresso dell’Msi in città, finì in scontri
aperti con la polizia. Subito dopo manifestazioni e disordini scoppiarono in
molte altre città (con gravi conseguenze a Reggio Emilia, dove la polizia
uccise 5 operai.). Così, dopo l’inevitabile caduta del governo Tambroni (a
luglio) e il crescente malcontento del
Paese, Moro si convinse che fosse necessario un nuovo corso politico: era il
momento di dare più spazio alla sinistra, ai socialisti. Nonostante i malumori
nel partito, al congresso di Napoli del1962 passò la linea di Moro, l’unico che
in quel momento sembrava capace di gestire il complicato scenario sociale. Il
nuovo corso politico si concretizzò nel 1963 con un governo guidato proprio da
Moro, che prevedeva la presenza del Partito Socialista (PSI) e dei
socialdemocratici (Psdi). Al segretario socialista Pietro Nenni fu affidata la
vicepresidenza. La formula del governo di centro-sinistra dette buoni frutti,
sia con i tre governi Moro sia con i successivi.
Roma, 28
giugno 1977.
Una stretta di mano tra il segretario comunista Enrico
Berlinguer e il
presidente democristiano Aldo Moro, i principali fautori dell'opera di riavvicinamento
tra le rispettive (ed opposte) forze politiche, il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana
Gli anni
della tensione.
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l’anno prima era iniziata
l’occupazione dell’università.
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1969. settembre: inizia il cosiddetto autunno caldo. Proteste
operaie e studentesche in tutta Italia.
Dicembre: una bomba nella Banca
dell’Agricoltura a Milano fa 17
morti e 88 feriti: è l’inizio
di quella
che l’Observer chiamerà la strategia della tensione.
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fuoriusciti della FGCI di Reggio Emilia (fra cui Franceschini e
Gallinari), sanciscono il
passaggio
alla lotta armata: nascono le Brigate Rosse.
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1972. Lotta Continua uccide a Milano il
Commissario Calabresi, indicato come responsabile della
morte
dell’anarchico Pino Pinelli.
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1974. Aprile: le Br rapiscono il giudice
Mario Sossi (liberato il 22 maggio).
Maggio.
Una bomba in piazza della Loggia a Brescia durante una manifestazione
antifascista
uccide 8
persone e fa un centinaio di feriti.
Agosto.
Esplode un ordigno sul treno Italicus, causando 12 morti e 48 feriti.
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sua scorta.
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1977. maggio. A Milano, in una
manifestazione di Autonomia Operaia, viene ucciso a colpi di
arma da
fuoco il vicebrigadiere Antonio Custra.
Novembre.
A Torino agguato delle Br contro Carlo Casalegno, vicedirettore della Stampa.
Morirà
dopo 12 giorni.
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1978. marzo: via Fani a Roma le Br
rapiscono Aldo Moro.
Maggio.
Il cadavere del presidente della Democrazia Cristiana viene ritrovato in via
Caetani.
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COLLABORAZIONE. Tuttavia quelli
erano anni difficili e la società italiana era in fermento. Moro si convinse
allora che fosse necessaria un’altra svolta, questa volta più decisa: bisognava
aprire il dialogo ai comunisti. Era giunto il momento che il partito di
maggioranza prendesse in considerazione la partecipazione del secondo partito
d’Italia per consensi, il Pci, nella gestione del governo. Moro la chiamò la “la strategia dell’attenzione al fine di rendere
possibile, lasciando da parte ambiguità e comodità, il più ampio dialogo in
vista di una nuova e qualificata maggioranza”, affermò a Bari il 15 giugno
1969, durante il congresso regionale della Dc. Nel 1973 il neosegretario del Partito Comunista, Enrico
Berlinguer, propose una collaborazione ai democristiani, trovando un alleato in
Moro e nella sua corrente, i morotei, considerata la sinistra del partito.
Assolutamente contrari erano invece i dorotei sostenuti da Giulio Andreotti.
Vari motivi tuttavia spinsero la politica verso quello che è passato alla
Storia come “compromesso storico” tra Pc e Dc: il timore di una deriva
golpista, dopo il colpo di stato in Cile del 1973 (Allende fu deposto dal generale Pinochet); la paura di
perdere voti a causa della cosiddetta strategia della tensione iniziata nel
1969 con la strage di piazza Fontana a
Milano e proseguita poi nel 1974 con quella di piazza della Loggia a Brescia e
del treno Italicus a Bologna, le agitazioni di piazza e le amministrative del
1975, quando PCI (33%) e Dc (35%) si trovarono a poca distanza. Il 20 marzo
1978 prese vita un esecutiva di compromesso guidato da Giulio Andreotti e
appoggiato dal Pci. Ma quattro giorni prima era successo qualcosa di
drammatico: il presidente della Dc era stato rapito dalle Br.
EPILOGO TRAGICO. Quella organizzazione che andava sotto il nome di
Brigate Rosse, format oasi nel 1970, che all’inizio
fu sottovalutata dall’opinione pubblica e dallo Stato, ora con il rapimento, e
successivamente con l’uccisione di Aldo Moro, faceva paura. Gli anni che
seguirono furono politicamente e socialmente complicati, l’esecutivo del 20
marzo finì dopo un anno e con esso ogni forma di collaborazione tra
democristiani e comunisti. Il compromesso storico naufragò dopo la tragica
morte del suo artefice.
Le memorie dalla prigione.
Il 9 ottobre 1990 un muratore,
durante la ristrutturazione dell’appartamento di via Montenevoso
Missing Queste lettere, alcune recapitate
durante il sequestro, più 7 testamenti e i verbali degli interrogatori a cui
i brigatisti lo sottoposero durante la prigionia, costituiscono il cosiddetto
memoriale Moro. Rispetto al materiale dattiloscritto, ritrovato dopo la morte
di Moro il 1 ottobre 1978, quello del ’90 è più completo (53 pagine in più).
Ma non è ancora tutto. E, nonostante l’arresto tra il ’79 e l’82 di quasi
tutti i brigatisti responsabili del caso Moro, delle carte mancani non si
conosce il destino.
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Articolo in gran parte di Federica Ceccherini e Pino Casamassimam pubblicato su Focus Storia n.139. altri testi e articoli da Wikipedia.
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