Fermate la straniera.
Quando, nel V secolo a.C.,
gli Ateniesi accusarono Aspasia, volevano colpire Pericle, il suo amante.
Eccola l’amante straniera di
Pericle: che non abbassa lo sguardo neppure sotto gli occhi dei 501 giudici
assiepati intorno a lei. Non ha paura: sa di essere innocente. Chi piange,
invece, è Pericle, il suo uomo, lo stratega della città, il carismatico e
discusso leader del partito democratico ateniese: parla in difesa della sua
amata, perché a una forestiera non è permesso di difendersi da sola in
tribunale. Prima di lui, per un’ora, ha perorato la propria causa, il
commediografo Ermippo, un astioso conservatore che ha accusato l’imputata di
empietà e lenocinio. In parole povere, ha incolpato Aspasia di aver tenuto
comportamenti in contrasto con i precetti religiosi della città e di aver
ricevuto a casa “donne libere, per incontri con Pericle”. La pena potrebbe
essere la morte. Per questo, pur essendo un oratore eccezionale, di fronte alla
possibilità di perdere per sempre la propria compagna Pericle è sopraffatto dal
dolore e termina la sua arringa tra le lacrime. Un araldo invita i giudici a
votare, depositando nelle rispettive urne un sassolino a favore dell’innocenza
o della colpevolezza.
Aspasia e Pericle, di Fulvio Marino - Aneddotica Magazine - Collaborative Blog since 2012
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Decesso: 400 avanti Cristo, Atene, Grecia
Nome completo: Aspasia
PASSIONE SOSPETTA. Presto
conosceremo il verdetto. Ma questo processo, che secondo alcuni storici cambiò
anche la storia della Grecia, chi voleva colpire davvero? Una delle più famose
intellettuali dell’Atene del V secolo a.C. o il suo importantissimo compagno?
La risposta non è scontata: a ben vedere Aspasia era una donna troppo bella,
colta e libera perché gli Ateniesi
potessero accettarla. E, infatti, molti velenosi storiografi sostennero che
fosse emigrata, ventenne, da Mileto (una colonia greca dell’odierna Turchia,
dove era nata intorno al 470 a .C.) per fare fortuna come
etéra, cioè cortigiana ad Atene. “Anche
ammettendo che avesse svolto effettivamente quest’attività, appare difficile
pensare che, dopo l’unione con Pericle, rivesta un ruolo così in vista, avesse
potuto proseguire in una simile pratica”, nota Stefania Giombini, docente
di Storia della legge antica all’Università di Girona (Spagna). C’è da dire poi
che se Pericle non la sposò fu solo a causa di una legge contro i matrimoni tra
cittadini ateniesi e stranieri che lui stesso aveva emanato pochi anni prima.
Li legò però un sentimento così profondo da scatenare il disappunto dei loro
contemporanei. “La baciava
appassionatamente ogni volta che usciva di casa per occuparsi degli affari
pubblici”, riferisce lo scrittore greco Plutarco con malcelato disprezzo.
Era abituato, infatti, alla mancanza di passione né matrimoni ateniesi: più
coinquilini che amanti, i coniugi s’incontravano quasi esclusivamente quando
era necessario per garantirsi una discendenza. Con un’aggravante: per le donne
di Atene la vita si esauriva tutta tra le quattro mura del gineceo. La compagna
di Pericle, invece, poteva uscire come gli uomini, intrattenersi con chi voleva
e soprattutto studiare.
busto di Pericle
OBIETTIVO VERO. Coltissima, secondo
il filosofo greco Giamblico (245-325
a .C.), fu una delle 17 donne ad aver frequentato la scuola filosofica fondata da
Pitagora, si circondò di ragazze da educare. Attorno a lei, inoltre, si
riunirono molti dei più noti pensatori dell’epoca: a dar retta al filosofo
Platone, Aspasia fu addirittura maestra di retorica di Socrate, il famoso
pensatore aveva l’abitudine di presentarsi a casa di Pericle con i suoi
allievi, i suoi amici più intimi e le loro mogli per ascoltarla. E al ricco
ateniese Callia, che cercava “un maestro eccelso” per suo figlio, fece
ovviamente il nome di quella donna che, secondo lo storico ateniese Senofonte,
era “la più adatta per la formazione
delle future spose”. “Senza dubbio fu un’ottima retore, oltre che esperta di
filosofia e politica: supportò anche Pericle, mantenne vivo il suo circolo
culturale, forse lo aiutò a rivedere i discorsi pubblici”, prosegue
Stefania Giombini. Ma le malelingue insinuarono che riuscisse a influenzare il
compagno, detestato dai conservatori e dagli aristocratici per la sua politica,
filo popolare, anche nelle decisioni politiche. E, infatti, Aspasia cominciò a
esser particolarmente odiata negli anni immediatamente successivi all’aspra
guerra contro Samo (440-439 a .C).
Molti Ateniesi erano convinti che, per compiacere la sua amante, Pericle avesse
fatto votare al popolo la spedizione navale contro i Samesi che si erano
rifiutati di sospendere la guerra con Mileto (la madrepatria di Aspasia). Ce
n’era abbastanza per intervenire contro quella rivoluzionaria che, in una data
compresa tra il 438 e il 433 a .C.,
fu trascinata in tribunale, “Per i
detrattori, Aspasia era un modello femminile da demonizzare: il suo
comportamento meritava di essere esposto alla gogna e ciò può aver avuto un
peso nell’accusa a suo carico. Ma quest’aspetto rimane secondario, a mio
parere, rispetto all’attacco rivolto, attraverso di lei, a Pericle. Il processo
ad Aspasia, come quelli organizzati nello stesso periodo contro lo scultore
Fidia e il filosofo Assagora, entrambi appartenenti al Circolo pericleo e a lui
molto cari, furono chiaramente processi politici che miravano a colpire lo
stratego. Egli aveva fatto della cultura il suo punto d’onore (sappiamo quanto
denaro pubblico investì nell’arricchimento estetico e culturale di Atene):
perciò attaccare, i suoi intellettuali di riferimento era un modo per
contrastare indirettamente a lui. Ancora di più nel caso di Aspasia, la sua
compagna amatissima oltre che emblema della sua politica culturale”, nota
l’esperta.
SENTENZA FINALE. Come
si usava ad Atene, durante la fase istruttoria non ci furono indagini, né
udienze preliminari o perizie: il magistrato accolse l’accusa, convocò le parti
e ripose i documenti, le leggi e le testimonianze presentate dai contendenti in
una cassetta di legno, fino alla data del dibattimento. All’alba del giorno del
processo, i 501 giudici furono estratti a sorte tra i membri dell’Eliea, una
giuria popolare formata da 6000 Ateniesi. E ora siamo di nuovo lì, sotto i loro
occhi.
“Assolta”,
fu il verdetto. Aspasia e Pericle tirarono un sospiro di sollievo. Ma questo
dibattimento, che alcuni storici moderni ritengono avvenuto solo tra le pagine
di una commedia scritta da Ermippo, stando a quel che racconta Plutarco ebbe
comunque una grossa conseguenza: lo scoppio della Guerra del Peloponneso. “Il processo contro Aspasia, al pari di
quelli celebrati contro Fidia e Assagora, richiamò Pericle all’attenzione, alla
circospezione e a trovare strategie di difesa rispetto agli attacchi che gli
erano mossi. Plutarco ci dice che lo stratego temeva un processo e che la
guerra potesse essere l’occasione giusta per distogliere l’attenzione pubblica.
In parte questo può essere comprensibile, anche se la guerra trovava le sue
premesse nelle congiunture storiche e in quello spirito di supremazia su cui
Atene aveva costruito la sua forza e la sua storia”, finisce l’esperto. Uno
spirito e una forza non troppo diversi da quelli che Pericle aveva trovato
nella sua amata straniera.
L’empio Socrate.
Chi va con lo zoppo impara a zoppicare si dice. E,
in effetti, poteva essere stato allievo di Aspasia non portò molta fortuna
proprio come il suo maestro di oratoria, anche il filosofo Socrate venne,
infatti, processato nel
la Guerra
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Quando toccò a Frine.
Mnesarete, figlia di Epicle, meglio conosciuta col soprannome di Frine è stata un'etera dell'antica Grecia. Celebre per la sua bellezza, poco tempo dopo la sua morte fu indicata dal commediografo Posidippo come "l'etera di gran lunga più celebre". Wikipedia
processo a Frine
Straniera (era nata a Tespe, in Beozia) e di umili
origini, grazie alla sua incredibile bellezza e a un certo spirito
imprenditoriale Frine (360-
la Grecia
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Articolo in gran parte di Maria
Leonarda Leone pubblicato su Focus Storia n. 140. Altri testi e immagini da Wikipedia.
Alina Veneri Se Pericle tirò un sospiro di sollievo dopo l'assoluzione di Aspasia, avrebbe anche dovuto pentirsi per aver fatto approvare la legge sulla cittadinanza ateniese che aveva reso impossibile il matrimonio fra lui e la donna. Perché in precedenza le regole non erano così severe: Milziade aveva ascendenze tracie per parte materna e così pure altri uomini politici ateniesi prima della legge ipernazionalista promulgata proprio da Pericle. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso...
RispondiEliminaAlberto Zama
Alberto Zama Oh, finalmente, diciamolo. Pericle passa per il campione di ogni democrazia passata, presente e futura, solo perché Tucidide gli ha messo in bocca quel celebre discorso che, per quanto formalmente splendido, è falso come l'ottone. E grazie a quello ci dimentichiamo le leggi nazionaliste, la politica imperialistica e le fortissime responsabilità dello scoppio della guerra del Peloponneso.
Giuseppe Lozza
Giuseppe Lozza ma era inevitabile che facesse così: i Greci si odiavano fra loro e la "democrazia" soltanto una parola
Giuseppe Lozza
Giuseppe Lozza e comunque Pericle era già regolarmente sposato con un'altra donna