martedì 26 febbraio 2019

Il tempio greco


Il tempio greco.
In Grecia i santuari non erano semplici luoghi di culto, ma rispecchiavano l’organizzazione sociale delle città e il modo in cui i suoi abitanti concepivano l’universo.
 Il Tempio E o tempio di Era a Selinunte, in Sicilia, è un tempio greco di ordine dorico.

Fu realizzato verso la prima metà del V secolo a.C. sulle fondamenta di edifici più antichi.[1] Si tratta del tempio meglio conservato di Selinunte, anche se il suo attuale aspetto si deve all'anastilosi(ricostruzione) effettuata, tra le polemiche, nel 1959. Consacrato ad Era, si trova sulla collina ad est dell'acropoli della città.
Il tempio, periptero, appartiene al periodo di transizione tra dorico arcaico e periodo classico e presenta un peristilio con sei colonne sul fronte (esastilo) e quindici sui lati lunghi, avendo per conseguenza una disposizione planimetrica insolitamente allungata. La conformazione planimetrica comprende il naos, piuttosto stretto e senza colonnato interno, il pronao, l'adyton con il pavimento rialzato, ed anche l'opistodomo.
Sono presenti diversi accorgimenti ottici, tipici dell'ordine dorico: la forte rastremazione delle colonne, la contrazione angolare, l'ampliamento delle ultime metope.[2]
Il fregio presenta metope figurate databili intorno al 470 a.C. che mostrano l'evoluzione verso lo stile classico, in particolare quelle che rappresentano Zeus ed Era e Artemide ed Atteone.[3]



Selinonte Temple E2.jpg
Selinunte-TempleE-Plan-bjs.png


Dopo il crollo della civiltà micenea attorno al 1100 a.C., la Grecia attraversò una lunga “età oscura”, il Medioevo ellenico, di cui sono rimasti pochi resti materiali. Di fatto, del primo tempio greco conosciuto non restano che alcune tracce sul terreno. Si sa però che fu eretto nell’VIII secolo a Eretria, sull’isola di Eubea, che era dedicato ad Apollo Dafne-foro (portatore di alloro) e che era in legno. Aveva una navata centrale allungata, coperta da un tetto a due spioventi sostenuto da pilastri esterni anch’essi in legno. Significativamente la pianta di questo tempio sembra rifarsi a quella di un edificio pubblico di poco precedente, di cui sono state trovate tracce sulla stessa isola. La dimora della divinità seguiva insomma il modello della casa degli esseri umani.
Duecento anni più tardi, sull’isola di Samo, di fronte alle coste dell’Asia Minore, sorse il primo tempio greco in pietra del quale ci sono giunte tracce. Dedicato a Era, la moglie di Zeus, aveva una struttura simile ai templi arcaici e presentava già quella forma che avrebbe caratterizzato i santuari nel corso della storia: una cella (naos) con la statua del dio, circondata da colonne.
Secondo alcune teorie, il tempio greco di pietra sarebbe stato influenzato dall’architettura religiosa egizia, anch’essa in pietra, ma non ci sono elementi sufficienti ad avvalorare quest’ipotesi. Se è vero che i templi egizi presentano spesso un gran numero di colonne, queste sono generalmente situate all’interno dello spazio sacro, del quale costituiscono la cosiddetta sala ipostila, e non all’interno, come invece avveniva in Grecia. Pertanto è molto probabile che il modello greco – un recinto circondato da colonne – sia frutto di un’evoluzione autonoma. Lo sviluppo di questa struttura non può essere spiegato unicamente tramite la religione e le necessità del culto, ma è strettamente relazionato con le caratteristiche della società e del suo elemento più rilevante, la polis.



Metopa del Partenone raffigurante la lotta tra un Centauro e un Lapita.
La mètopa è un elemento architettonico del fregio dell'ordine dorico dell'architettura greca e romana. Consiste in una formella in pietra, scolpita a rilievo, a seconda dei casi altorilievo o bassorilievo, posta in alternanza con i triglifi. Spessissimo il soggetto rappresentato in una metopa fu il bucranio, ovvero un teschio di bue in bassorilievo.
Le metope scolpite spesso costituivano dei cicli compiuti, come nel caso del Partenone dell'Acropoli di Atene, in cui sono rappresentate scene mitologiche che celebrano la vittoria sui persiani.
Più antiche sono le metope dell'Heraion alla foce del Sele presso Poseidonia, conservate presso il Museo archeologico nazionale di Paestum.


Le dimore degli immortali.
VIII Secolo a.C.
A Eretia, sull’isola di Eubea, viene costruito il primo tempio greco conosciuto. È
VI secolo a.C.
Sull’isola di Samo compare il primo tempio greco in pietra di cui sono giunte tracce. È consacrato al culto di Era, moglie di Zeus.
500 a.C. circa.
A Selinunte (Sicilia) inizia la costruzione del tempio “G”, dedicato ad Apollo o a Zeus. È uno dei più grandi della Magna Grecia.
450 a.C.
Consacrazione del tempio di Zeus a Olimpia, che diventerà il modello dei templi di ordine dorico del Peloponneso.
447 a.C.
Inizia la costruzione del Partenone, tempio dorico dedicato ad Atena e voluto da Pericle, leader della democrazia ateniese.
438 a.C.
Durante le feste panatenee viene inaugurato il Partenone, pur ancora privo di alcuni elementi della decorazione scultorea.
421-406 a.C.
Nell’Acropoli di Atene viene realizzato l’Eretteo, tempio di ordine ionico dedicato all’omonimo sovrano mitologico dell’Attica.

Attica 06-13 Athens 50 View from Philopappos - Acropolis Hill.jpg


Vista panoramica dell'Acropoli di AteneCiviltàAntica Grecia




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Il Partenone (in greco antico Παρθενών Parthenṓn /partʰe'nɔ:n/, in greco moderno Παρθενώνας Parthenṓnas /parθe'nɔnas/) è un tempio greco, octastilo, periptero[1] di ordine dorico che sorge sull'acropoli di Atene, dedicato alla dea Atena.

È il più famoso reperto dell'antica Grecia[2]; è stato lodato come la migliore realizzazione dell'architettura greca classica e le sue decorazioni sono considerate alcuni dei più grandi elementi dell'arte greca. Il Partenone è un simbolo duraturo dell'antica Grecia e della democrazia ateniese ed è universalmente considerato uno dei più grandi monumenti culturali del mondo.



IL TEMPIO E LA CITTA’.  La statua della divinità era sempre situata all’interno dell’edificio sacro, che era la casa del dio. Per questo il tempio era anche chiamato oikos, termine che indica la dimora e, per estensione, la famiglia. Il culto si svolgeva invece su un altare esterno, posto davanti alla facciata. Questo suddivideva il tempio in due aree distinte. Da un lato c’era la cella della divinità, in cui poteva entrare unicamente il personale addetto ai riti per lavare e vestire la statua sacra, e le cui porte erano sempre chiuse perché nessun altro potesse accedervi. Dall’altro, un’area porticata e colonnata che circondava la zona sacra ed era aperta a tutti.
Il santuario greco, quindi, consiste in uno spazio privato e chiuso, circondato da uno spazio pubblico.  La cella che ospita la divinità – o la sia rappresentazione terrena – non ha praticamente aperture, è una specie di luogo oscuro e segreto che appartiene esclusivamente agli dei. Invece il portico circostante è della collettività, e i suoi membri possono deambularvi liberamente. In questo senso si può dire che il santuario ha due proprietari, ognuno dei quali possiede una parte specifica dell’edificio: la polis controlla il portico, aperto ai cittadini, mentre la divinità domina la cella. Da un certo punto di vista lo spazio pubblico del tempio rappresenta i cittadini intesi come collettività. I cittadini (uomini liberi di più di 30 anni)  di una città-stato come Atene sono uguali tra loro: hanno gli stessi diritti e doveri e svolgono le medesime funzioni. Sono pertanto come le colonne del santuario, identiche ed equidistanti. Questa ripartizione del tempio tra la cella della divinità e il portico corrisponde alla struttura della polis, generalmente suddivisa in una città bassa e in una alta fortificata, l’acropoli, dov’erano situati gli spazi sacri. La città bassa era nelle mani della comunità e aveva il centro della sua vita sociale nell’agorà, la piazza pubblica in cui si svolgeva il mercato, si concludevano accordi commerciali e si discuteva di politica e di filosofia. Invece l’acropoli  era dedicata al culto religioso. A differenza di quanto avveniva nella città mesopotamica, che apparteneva interamente agli dei, in Grecia le divinità risiedevano nel loro piccolo spazio separato da quello degli umani. In questo modo il tempio è espressione dell’organizzazione sociale della polis. Situato in cima all’acropoli, visibile da ogni punto della città, il santuario rende manifesta la presenza degli dei, indifferenti alla sorte dei mortali che si affannano ai loro piedi nella città bassa, attorno all’agorà. Ma allo stesso tempo testimonia l’autonomia degli esseri umani, che si prendono cura degli dei ma vivono indipendentemente da loro. Il tempio è la dimora della divinità, ma ricorda ai cittadini che la polis è loro.

Posizione delle colonne.

tempio di Atena Nike 
L’elemento essenziale dei templi greci è la naos, ovverosia la cella che ospita la statua della divinità (qui sopra si può vedere quella di Atena Nike nell’Acropoli di Atene). Le varie tipologie di tempio si distinguono in base alla disposizione delle colonne che circondano la cella: anfiprostilo se ha un porti davanti e dietro la cella, periptero se è circondato sui quattro lati. 
UNA NAVE PER GLI IMMORTALI. A volte si è contrapposto il modello del tempio greco a quello delle chiese cristiane. In queste ultime l’edificio è organizzato attorno a uno spazio centrale che conduce all’altare e in cui le persone possono circolare liberamente, a differenza di quanto avviene nel tempio greco. Gli edifici religiosi cristiani si configurano così come un luogo di accoglienza, in cui mortali e immortali trovano un punto di incontro e di condivisione dei valori. La chiesa, in quanto spazio che non rifiuta nessun essere vivente e in cui tutti si sentono protetti, diventa una riproduzione dell’Eden biblico e dell’arca dell’alleanza, la cassa in cui erano conservate le tavole della legge che Dio consegnò a Mosè; o della stessa arca di Noè. Non è quindi casuale che questo luogo di sovrapposizione tra l’umano e il divino abbia in alcuni casi la forma di un’imbarcazione rovesciata. Ma la metafora navale non è esclusiva del santuario cristiano. Anche il tempio greco presenta delle similitudini con una barca. L’immagine è resa ancora più evidente dalle file di colonne che lo circondano, simili a remi. Va notato che nell’antica Grecia i remi, per il loro modo rapido e sincronizzato di muoversi al di sopra dei flutti marini, erano spesso paragonati a uno stormo di uccelli migratori, come le gruche che guidavano i marinai, e il termine che designa lo spazio porticato del tempio greco, pteron, significa “ala”.
Si può vedere allora il tempio greco come una nave che supera lo spazio invalicabile tra immortali e mortali. È un’imbarcazione solida come una roccia, che sebbene sembri fluttuare nell’aria – soprattutto quando riverbera alla luce del sole, al di sopra delle nebbie umide che coprono la cittò inferiore e il suo porto – è in realtà saldamente ancorato per l’eternità. Gli edifici, come le barche, hanno bisogno di essere ormeggiati perché le correnti del tempo e dell’oblio non li trascinino via. E la nave di pietra è così solida e inamovibile da trasmettere sicurezza a quelle creature effimere che sono gli uomini. Il passaggio degli esseri umani sulla terra è fugace, ma il tempio è progettato e costruito per ispirare un senso di protezione di fronte alla precarietà dell’esistenza. Quella nave attraccata sopra la città ha la sua ancora nel cosmo. Anticamente gli architetti  disponevano i templi secondo la posizione di pianeti, stelle o costellazioni particolarmente luminosi (come Venere, la Stella polare o le Pleiadi) e li orientavano in basi ai punti cardinali. Il mondo greco non faceva eccezione in tal senso, e i suoi santuari avevano una corrispondenza con l’ordine cosmico.

Panorama of the west pediment of the temple of Aphaia in the Glyptothek Munich n1.jpg

Frontoni di Egina sono due complessi scultorei che decoravano il tempio di Afaia nell'isola di Egina in Attica. In marmo pario, sono considerati tra i capolavori della scultura greca arcaica a un passo dallo stile severo e sono entrambi conservati nella Gliptoteca di Monaco di Baviera.

L’Eretteo, un complesso unico.
vista frontale della loggia con le Cariatidi. 
Nell’Acropoli sono conservate le rovine dell’Eretteo, dedicato al leggendario primo re dell’Attica. Il santuario sorge nei pressi del luogo dove, secondo il mito, Poseidone e Atena si sfidarono per il controllo della regione. Poseidone colpì il suolo con il suo tridente e fece sgorgare una fonte d’acqua salata; ma Atena si impose piantando il primo ulivo. Il tempio fu costruito tra il 421 e il 406 a.C. approfittando di una parentesi di pace nella Guerra del Pelponneso, che vedeva fronteggiarsi Atene e Spata. Di ordine ionico, l’edificio riunisce varie costruzioni precedenti dedicate al culo di Atena Poliade – il cui tempio era stato distrutto dai persiani nel 480 a.C., durante l’occupazione di Atene – e di Poseidone, Eretteo ed Efesto (che secondo il mito era il padre di Eretteo). Le cariatidi, sei colonne a forma di fanciulle, potrebbero rappresentare le sei figlie del mitologico sovrano.
I tre ordini, o stili, greci.
Ordini dorico, ionico e corinzio.
Gli storici dell’arte definiscono ordini i diversi stili architettonici, che si distinguono essenzialmente per la disposizione degli elementi fondamentali – le colonne, i capitelli e la trabeazione (ovvero la struttura al di sopra delle colonne) – e per le relative proporzioni. I due ordini di base dell’architettura greca erano il dorico e lo ionico, sorti tra il VII e o VI secolo a.C. Il terzo ordine, il corinzio, era una variante dello ionico apparsa nel IV secolo a.C. Il dorico e lo ionico proseguirono per tutta l’antichità classica, anche se con alcune variazioni delle proporzioni, in particolare dell’altezza e del diametro delle colonne, che si fecero a mano a mano più sottili, mentre la trabeazione divenne più leggera. Lo stile corinzio si differenzia dagli altri due in quanto utilizza elementi naturali, come le foglie d’acanto nei capitelli.

IL TEMPIO E L’UNIVERSO. La facciata principale del tempio, dov’era situata l’entrata, era rivolta a est. Così, quando le porte del santuario si aprivano, i raggi del sole nascente illuminavano il volto della divinità, permettendole di entrare in contatto con sé stessa. Anche le prime chiese cristiane erano orientate secondo i punti cardinali, ma l’ingresso era rivolto a ovest, affinché la luce dell’alba, penetrando attraverso le vetrate del coro, orientate a est, investisse il viso dei fedeli che procedevano verso l’altare. Questa disposizione e il ruolo giocato dalla luce evidenziano una differenza essenziale tra tempio cristiano e greco; il primo è la dimora di tutti gli umani; il santuario pagano ospita invece la divinità, e le persone non vi hanno accesso, a eccezione di re e sacerdoti. I templi greci non erano collegato al cosmo solo tramite i punti cardinali, ma avevano con esso una connessione matematica più profonda. Nella costruzione di un tempio l’importante non erano le dimensioni dei vari elementi ma le specifiche relazioni che questi intrattenevano tra di loro, come per esempio i rapporti tra l’altezza, la larghezza e la lunghezza di una sala, o tra l’altezza delle colonne e la loro distanza reciproca. Tutti i componenti architettonici dovevano attenersi a queste proporzioni. Nel caso del Partenone, la relazione tra larghezza e  lunghezza della cella contenente la grande statua della dea Atena era di 3 a 4. Tali relazioni si ritrovano anche nella musica, nella quale gli intervalli armonici tra le note emesse da due corde dipendono dal rapporto tra le rispettive lunghezze. Di fatto, le colonne che circondavano la cella del tempio rievocavano le corde tese di uno strumento, pronte a vibrare per mano di un divino musicista.
Per i greci le proporzioni musicali rimandava a loro volta alle distanze tra i corpi celesti : il sole, la luna, la terra, gli altri pianeti allora conosciuti (Saturno, Giove, Marte, Mercurio e Venere) e la fascia delle stelle fisse. Se le posizioni degli astri erano governate dagli stessi rapporti che erano alla base della musica, allora i movimenti dei corpi celesti dovevano produrre armonie, la cosiddetta “musica delle sfere”.
E i templi, che seguivano lo stesso modello di proporzioni, rappresentavano un’immagine perfetta del cielo. Erano un’immagine in scala ridotta dell’universo. Il santuario greco replicava il cosmo e allo stesso tempo si situava in esso, orientandosi secondo i punti cardinali.

                         Bellezza e occhio umano.
Le proporzioni dei templi greci rispecchiavano l’armonia dell’universo, e la matematica si poneva al servizio di questi rapporti armonici per evitare che fossero rovinati dall’imperfezione dell’occhio umano; gli architetti del Partenone, per esempio, calcolarono attentamente la curvatura da imprimere alla facciata del tempio per compensare la distorsione prospettica che fa apparire concave le lunghe superficie piane.

IN TERRA COME IN CIELO. Se il cielo e il tempio erano strettamente relazionati, quest’ultimo non poteva essere una struttura chiusa o isolata, ma doveva aprirsi alla vota celeste. Ecco perché era delimitato da colonne e non da pareti continue. Il santuario era organizzato secondo gli stessi rapporti che regolavano il firmamento e mirava a renderli manifesti. Da questo punto di vista era del tutto logico e comprensibile ritenere che la divinità dimorasse nel tempio, proprio come abitava nel cosmo. L’architettura sacra offriva un’immagine chiara e comprensibile del mondo, dissipava timori e incertezze, era uno specchio capace di svelare l’universo e di fugare l’ignoranza di fronte ai movimenti celesti. In definitiva, era una chiave per capire gli enigmi del cosmo.

Il tempio di Zeus a Olimpia.


L’area del santuario di Olimpia nel Peloponneso ospitava le famose gare di atletica che si tenevano ogni quattro anni in onore di Zeus. Durante i giochi i greci interrompevano ogni conflitto per permettere ad atleti e spettatori di raggiungere liberamente la città. Qui furono costruiti due imponenti templi dorici: uno dedicato a Zeus, terminato nel 456 a.C. e uno a sua moglie Era, risalente alla fine del VII secolo a.C.

ORDINE MATEMATICO PER ZEUS. Il progetto dell’edificio è opera dell’architetto Libone di Elide. Il tempio, largo quasi 27 metri e lungo 64, è di tipo esastilo, cioè con 6 colonne sui lati corti e 13 su quelli lunghi. Questo rapporto non è arbitrario, ma corrisponde alla formula 2-n + 1 dove n è il numero di colonne: 2.6 colonne anteriori + 1 = 13 colonne laterali.
Le dimensioni di ogni elemento dell’edificio sono un multiplo di un modulo di base, costituito dalla distanza tra gli assi di due colonne. Il frutto di questi calcoli sono delle proporzioni perfette che ne fanno un esempio di tempio dorico canonico.
LA STATUA PIU’ AFFASCINANTE. La statua di Zeus era crisoelefantina, cioè in oro e avorio, ed era alta più di 12 metri senza contare la base. Conclusa da Fidia nel 433 o nel 432 a.C., era considerata una delle sette meraviglie dell’antichità. La cella che la ospitava misurava quasi 13 metri di lunghezza per 29 metri di larghezza, ed era suddivisa in tre parti da due file di 7 colonne cisascuna, sormontate da una seconda fila di colonne.

 Articolo in gran parte di Pedro Azara università  politecnica della Catalogna,Scuola tecnica superiore di Architettura di Barcellona pubblicato da Storica National Geographic del mese di novembre 2018. Altri testi e immagini da Wikipedia.
   

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