lunedì 18 febbraio 2019

I ratti di Tobruch


La battaglia di Tobruch.
I “topi del deserto” che sfuggirono alla trappola di Rommel.
nel 1941 gli alleati, in gran parte australiani, accerchiati nella città libica respinsero tutti gli attacchi interrompendo la striscia di vittorie dell’asse nella prima fase della seconda Guerra mondiale.

L'assedio di Tobruch[4][5][6][7][8] fu una operazione di assedio, consistente nell'attacco della cittadina libica, tra le forze delle potenze dell'Asse e le forze alleate, in particolar modo australiane, avvenuto nella campagna del Nord Africa, durante la seconda guerra mondiale. La fortificazione fu occupata dagli alleati il 21 gennaio 1941 cui seguirono nei mesi successivi una serie di offensive e controffensive da ambo le parti[9].

Venne seguita da alcune operazioni degli alleati in Cirenaica, tra cui ricordiamo l'operazione Brevity, l'operazione Battleaxe e l'operazione Crusader. La città fu riconquistata dall'Asse il 21 giugno 1942 con la Battaglia di Ain el-Gazala.

9 Div Tobruk(AWM 020779).jpg
Fanti della 9ª Divisione australiana, Libia, 1941Data31 marzo - 27 novembre 1941LuogoTobruch, LibiaEsitovittoria alleataSchieramenti Comandanti Effettivi
35.000 ?27.000[3]
Perdite
8.000oltre 3.000 tra morti e feriti
941 prigionieri
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Accerchiati dal nemico e isolati dalla madrepatria, la loro sorte sembrava segnata. I nazisti li derisero e loro fecero di quello che doveva essere un insulto la loro bandiera. Passarono alla storia come “i topi nel deserto”, una variegata guarnigione proveniente da ogni angolo dell’impero britannico ma formata soprattutto da soldati australiani, che si batterono con fierezza e strenua resistenza nell’assedio di Tobruch, in Libia, nella lunga e rovente estate africana del 1941.

UNA FORTEZZA INESPUGNABILE. La città era stata occupata dagli Alleati nel corso della campagna nel Nord Africa il 21 gennaio di quell’anno. Si trattava di un porto strategico per i rifornimenti via mare di uomini, mezzi, carburante e tutto quello che era necessario alle operazioni militari. Perderlo, avrebbe significato compromettere la campagna nel teatro che vedeva contrapposti l’esercito britannico a quelli italiano e tedesco, e che aveva il suo obiettivo ultimo nel contro del Canale di Suez. Consapevoli dell’importanza di Tobruch. gli inglesi si misero così al lavoro per potenziare le fortificazioni che gli italiani avevano eretto intorno al porto. In poche settimane, la città divenne l’avamposto meglio munito della Cirenaica sulla via che correva lungo il Mediterraneo fino al Cairo. Quando le forze dell’Asse la raggiunsero, aveva assunto l’aspetto di una enorme fortezza, dotata di ogni genere di difese. La circondavano tre linee tattiche, la rossa (la più esterna), la verde (la più interna) e l’azzurra (intermedia), che formavano una fitta linea di trincee, nidi di mitragliatrice, postazioni anticarro, reticolati e campi minati. Quaranta cannoni fissi tenevano sotto tiro l’intero perimetro.

Presidiavano la fortezza quattro brigate di fanteria australiane, una di fucilieri polacchi, una motorizzata indiana e quattro reggimenti di mezzi corazzati e artiglieria britannici. In tutto 30mila soldati, metà dei quali australiani: quella di Tobruch fu la loro prima grande battaglia del conflitto. Comandava la guarnigione il generale Leslie Morshead, un veterano della Grande Guerra che in seguito avrebbe contribuito alla vittoria decisiva sulle forze dell’Asse a El Alamein. Morshead si era guadagnato presso i suoi sottoposti l’appellativo di “Ming lo spietato”, dal nome del cattivo della serie a fumetti di Flash Gordon. Insomma, un osso duro, tanto per i suoi soldati quanto per i nemici, come si accorsero presto le truppe agli ordini del generale tedesco Erwin Rommel, la “volpe del deserto”, che nell’aprile 1941, nel corso dell’offensiva che aveva permesso di riconquistare le vaste porzioni di territorio perse dagli italiani l’anno prima, arrivarono a ridosso di Tobruch e la cinsero d’assedio da ogni lato della terraferma. La guarnigione che vi si era asserragliata ricevette l’ordine di tenere il porto per almeno due mesi: il tempo necessario per organizzare e inviare rinforzi dall’Egitto o dalla Grecia. Gli uomini sotto il comando di Morshead fecero molto di più. Resistettero per sette mesi, fino alla fine di ottobre, quando l’Asse si rassegnò a mollare la presa.

truppe australiane a Tobruch
                                         
Le forze australiane che si fecero onore a Tobruch.
La principale componente della guarnigione Alleata che difendeva Tobruch era la 9a divisione australiana, formata da tre brigate. A essa si unì un altro reparto proveniente dalla stessa remota colonia dell’impero britannico: la 18a brigata della settima divisione, nota come “la Settima silenziosa” per la scarsa risonanza data ai suoi successi rispetto a quella ottenuta da altre unità dello stesso esercito; a Tobruch la 18a brigata perse quasi 700 uomini fra morti, feriti e caduti in mano nemica. Inviata in Cirenaica nel marzo del 1941, la 9a divisione era formata, oltre alle unità di fanteria, da quattro reggimenti di artiglieri, cinque compagnie di genieri e altre unità: in tutto, tra i 16 e i 18 mila uomini. Nel corso dell’assedio si registrarono più di 3mila perdite (650 caduti, 1597 feriti e 917 prigionieri).  Dopo aver combattuto in entrambe le battaglia di El Alamein, rientrò in patria per poi essere rischiarata tra il 1943 e il 1944 in Nuova Guinea e (nel 1945) nella campagna del Borneo; fu sciolta un anno dopo la fine della guerra. Nel corso del conflitto, la 9a divisione australiana collezionò una serie di primati. Fu una delle poche unità degli Alleati che presero parte alle operazioni belliche sia nel Mediterraneo che nel Pacifico e, fra le forze imperiali australiane (AIF), quella impegnata complessivamente per più tempo in prima linea; inoltre è una sorta di gloria militare nazionale, con il maggior numero di decorazioni, tra cui ben sette Victoria Cross, la più alta onorificenza militare per il valore conferita dall’impero britannico. Con il comportamento. Con il comportamento mostrato sul campo di battagli, i “topi” australiani strapparono l’ammirazione tanto dei comandanti Alleati, come il generale Montogomery, quanto di quelli dell’Asse, compreso Rommel.

truppe britanniche durante l'assedio di Tobruch

QUEL NOME DIVENTATO LEGGENDA. In quel lungo periodo furono costante bersaglio di attacchi sferrati con mezzi corazzati, cannonate di artiglieria e bombardamenti aerei. Tutto questo in condizioni ambientali proibitive, con un caldo insopportabile di giorno, notti gelide e tempeste di sabbia in estate. Le forze difensive si appostarono per chilometri intorno alla città in buche scavate nel terreno arido o sfruttando cavità e crepacci, in sterminate pietraie prive di vegetazione e infuocate dal sole del deserto africano. L’isolamento via terra rendeva obbligatoria per i rifornimenti e l’evacuazione dei feriti la via del mare, che però poteva essere sfruttata in relativa sicurezza soltanto di notte, quando il buio la celava ai mirini dei cannoni e degli aerei italiani e tedeschi. l’Asse poteva contare su una netta superiorità aerea, dal momento che l’avamposto di Tobruch disponeva di pochi apparecchi e le altri basi Alleate erano distanti.
L’esito dell’assedio appariva scontato. Per Berlino, la caduta della città era soltanto questione di tempo. Le cose, invece, andarono diversamente. E il merito fu di che per tutti erano i “topi di Tobruch”. Ad affibbiare quel nomignolo fu Lord Haw-Haw (signor sghignazzo), al secolo William Youce, uno speaker britannico al servizio della propaganda nazista. Nele sue trasmissioni, Joyce si riferiva ai soldati della guarnigione come a “quei poveri topi del deserto di Tobruch”, probabilmente per il fatto che  sotto i bombardamenti si celavano in rifugi e gallerie che avevano scavato nel terreno, mentre nei contrattacchi cercavano di procurarsi gli equipaggiamenti abbandonati dal nemico in ritirata. Presi in trappola proprio come … topi, gli australiani andavano fieri di quella definizione e ne fecero un motivo d’onore, al punto di indossare medaglioni raffiguranti quegli animali: il materiale fu ricavato dai resti di un bombardiere della Lutwaffe che avevano abbattuto con i cannoni sottratti ai tedeschi. E quando Radio Berlino bollò le vecchie navi da guerra inviate a soccorrerli “un ammasso di scarti di ferro”, gli stessi australiani le ribattezzarono “la flottiglia degli scarti di ferro”. Il morale, insomma, rimaneva alto, come la voglia di scherzare. Anche se non c’era alcun motivo. L’Afrika Korps disponeva del doppio delle forze, oltre al vantaggio psicologico di una serie di vittorie che sembrava non aver fine.
Il primo assalto sferrato dai tedeschi all’alba del 10 aprile in direzione del porto di Tobruch fu respinto dai cannoni e dai fucilieri inglesi. Le forze attaccanti persero anche il loro comandante, il generale Hierinch von Prittwitz und Gaffron, morto nell’esplosione della sua auto, saltata su una mina. L’indomani, l’ultima via di collegamento verso Est fu tagliata fuori: l’isolamento della città era completo. I “topi”, però, non avevano alcuna intenzione di arrendersi. Il 13 aprile respinsero il primo attacco su vasta scala. Soldati tedeschi armati di mortai e mitragliatrici riuscirono a penetrare di notte nelle difese, ma furono ributtati indietro dal contrattacco condotto da uno sparuto gruppo di australiani a colpi di granate e baionette. Il giorno dopo la 21a Panzer-Division perse 17 carri e l’8° battaglione mitraglieri ben 1100 dei suoi 1400 uomini, compreso il comandante, il colonnello Gustav Ponath. Non ebbero successo neppure divisioni italiane. Rommel decise allora di sospendere gli attacchi via terra in attesa dell’arrivo della 15a Panzer-Division e di intensificare i bombardamenti aerei con Stuka, Me 110 e He 111, contro cui i cinque aerei della Raf rimasti a Tobruch potevano fare ben poco.
Cannoni e mine posizione dai generi australiani (i cosiddetti “digger”) ebbero la meglio sui Panzer anche il 30 aprile, ma i tedeschi riuscirono a conquistare l’altura di Ras El Madauur. Un contrattacco della 9a divisione australiana nella notte del 3 maggio fu respinto da reparti delle divisioni Ariete e Treno. Andarono a un fallimento anche l’operazione “Brevity” lanciata dagli inglesi il 15 nella zona di Sollum – dove i bersaglieri del 12° battaglione dell’”Ariete” respinsero l’avanguardia dei corrazzati nemici – e un altro attacco alleato tentato tra il 2 e il 3 agosto. Se prendere Tobruch era impossibile, lo era anche tentare di liberarla dalla morsa dell’Asse.
In seguito, assecondando le tattiche aggressive dei loro comandanti che non volevano limitarsi a vendere cara la pelle stando sulla difensiva, gli assediati presero l’iniziativa, con sortite volte a sorprendere e fiaccare gli avversari. Le ricognizioni permettevano di raccogliere informazioni sulle posizioni italo-tedesche, anche attraverso la cattura di prigionieri da interrogare; le incursioni, condotte quasi sempre con il favore delle tenebre, seguivano la semplice direttiva di procurare più danni possibile senza farsi catturare.



Gli assedianti italiani e tedeschi.
I difensori di Tobruch si trovarono di fronte alcuni dei migliori reparti dell’Asse, come la 15a  divisione panzer dell’Africa Korps. Nella primavera del 1941 ne facevano parte 45 Panzer II, 71 Panzer III, 20 Panzer IV e 10 Panzerbefegkswagen (carri comando). L’anno seguente la divisione partecipò alla presa della città e alla successiva avanzata fino a El Alamein. In soli tre mesi, dal maggio al luglio 1942, distrusse 845 carri, 151 autoblindo e altri 130 veicoli nemici. Fu poi sacrificata in retroguardia durante la ritirata fino al confine tra Libia e Tunisia, dove nel febbraio del 1943, con un contrattacco, contribuì alla vittoria nella battaglia del passo di Kasserine. Dopo la resa in Nord Africa, con i suoi resti fu costituita in Sicilia la 15a  Panzergrenadier-Division, che combatté sul fronte italiano fino al 1944 e in seguito sul fronte occidentale.
Gli italiani schieravano la 132a  divisione corazzata Ariete e la 102a divisione motorizzata Trento. La prima era formata dal 32° reggimento carristi (montato su carri M13/40), dall’8° reggimento bersaglieri (un battaglione di motociclisti e due autotrasportati), dal 132° reggimento di artiglieria corazzata (con in dotazione obici da 75/27 Mod. 1906), dalla 132a  compagnia mista del Genio, da una sezione Sanità e una Sussistenza, un autoreparto e due sezioni carabinieri. Sbarcata in Libia all’inizio del 1941, dopo Tobruch vinse (ma con gravi perdite) la battaglia di Bir el Gobi; riorganizzata, nel 1942 prese parte alla controffensiva italo-tedesca e alla conquista di Tobruch. Uscita distrutta dalla seconda battaglia di El Alamein, fu ricostruita nel 1943 come 135a divisione corazzata Ariete II e nei giorni successivi all’8 settembre si distinse nella difesa di Roma dai tedeschi. la divisione Trento nel 1942 era composto da due reggimenti di fanteria, uno di bersaglieri, uno di artiglieria motorizzata, un battaglione misto Genio, una sezione Sanità, quattro di motorizzazione e tre di carabinieri. Dopo numerose battaglie sul fronte africano, già decimata a El Alamein, fu annientata a Bir el Abd il 4 novembre 1942. Il suo 7° reggimento bersaglieri fu fra quelli che spinsero Rommel a riconoscere che se “il soldato tedesco ha stupito il mondo, il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco”.
  
IL RITIRO OSTEGGIATO DA CHURCHILL. Nel frattempo, fra i vertici militari australiani si fece strada l’idea di ritirare il contingente a Tobruch per riunire tutte le forze di quel Paese in Medio Oriente, sotto un unico comando. Erano di questa opinione sia il generale Thomas Blamey, comandante della II forza imperiale australiana in cui era inquadrata la 9a divisione, sia il governo. Dal canto suo, il generale Claude Auchinleck, a capo del Comando per il Medio Oriente al Cairo, seppure d’accordo in linea di principio, non nascondeva le difficoltà dell’operazione, che avrebbe richiesto per lungo tempo numerose e veloci navi da guerra, da impiegare per di più solo nelle notti senza luna, quando tutti gli sforzi erano concentrati a organizzare l’operazione “Crusader”, l’offensiva britannica che alla fine dell’anno avrebbe rotto – ma solo temporaneamente – l’assedio di Tobruch e che avrebbe segnato il primo, vero successo dell’esercito britannico contro le forze tedesche dall’inizio della guerra. Nonostante la contrarietà di Churchill, il ritiro degli australiani fu avviato sulla base dei rapporti del quartier generale australiano, secondo cui i superstiti erano in grave sofferenza, dopo aver perso 3mila uomini fra morti e feriti, oltre a 941 caduti prigionieri.
Per trasferire le migliaia di soldati nelle notti di luna nuova furono necessari due mesi e l’impiego della Royal Navy. Tra settembre e ottobre gli australiani furono rimpiazzati, insieme agli indiani, dalla brigata polacca Caroathian e dalla 70a divisione di fanteria britannica, dotata di una brigata di carri armati e di una d’artiglieria contraerea; quest’ultima permise una difesa assai più efficace dai bombardamenti aerei.
La prima battaglia di Tobruch si concluse alla fine di novembre con un nulla di fatto. La città era comunque destinata a cadere nelle mani dell’Asse nell’anno seguente, dopo la battaglia di Aub el-Gazala. Ma a difenderla non c’erano più i “topi”.

Articolo in gran parte di Andrea Accorsi pubblicato su storie di guerre e guerrieri n. 21 – altri testi e immagini da Wikipedia.

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