La battaglia di
Tobruch.
I “topi del deserto”
che sfuggirono alla trappola di Rommel.
nel 1941 gli alleati,
in gran parte australiani, accerchiati nella città libica respinsero tutti gli
attacchi interrompendo la striscia di vittorie dell’asse nella prima fase della
seconda Guerra mondiale.
L'assedio di Tobruch[4][5][6][7][8] fu una operazione di assedio, consistente nell'attacco della cittadina libica, tra le forze delle potenze dell'Asse e le forze alleate, in particolar modo australiane, avvenuto nella campagna del Nord Africa, durante la seconda guerra mondiale. La fortificazione fu occupata dagli alleati il 21 gennaio 1941 cui seguirono nei mesi successivi una serie di offensive e controffensive da ambo le parti[9].
Venne seguita da alcune operazioni degli alleati in Cirenaica, tra cui ricordiamo l'operazione Brevity, l'operazione Battleaxe e l'operazione Crusader. La città fu riconquistata dall'Asse il 21 giugno 1942 con la Battaglia di Ain el-Gazala.
Fanti della 9ª Divisione australiana, Libia, 1941Data31 marzo - 27 novembre 1941LuogoTobruch, LibiaEsitovittoria alleataSchieramenti Comandanti Effettivi
35.000 ? | 27.000[3] |
8.000 | oltre 3.000 tra morti e feriti 941 prigionieri |
Accerchiati
dal nemico e isolati dalla madrepatria, la loro sorte sembrava segnata. I
nazisti li derisero e loro fecero di quello che doveva essere un insulto la
loro bandiera. Passarono alla storia come “i topi nel deserto”, una variegata
guarnigione proveniente da ogni angolo dell’impero britannico ma formata
soprattutto da soldati australiani, che si batterono con fierezza e strenua
resistenza nell’assedio di Tobruch, in Libia, nella lunga e rovente estate
africana del 1941.
UNA FORTEZZA INESPUGNABILE. La città era stata
occupata dagli Alleati nel corso della campagna nel Nord Africa il 21 gennaio
di quell’anno. Si trattava di un porto strategico per i rifornimenti via mare
di uomini, mezzi, carburante e tutto quello che era necessario alle operazioni
militari. Perderlo, avrebbe significato compromettere la campagna nel teatro
che vedeva contrapposti l’esercito britannico a quelli italiano e tedesco, e
che aveva il suo obiettivo ultimo nel contro del Canale di Suez. Consapevoli
dell’importanza di Tobruch. gli inglesi si misero così al lavoro per potenziare
le fortificazioni che gli italiani avevano eretto intorno al porto. In poche
settimane, la città divenne l’avamposto meglio munito della Cirenaica sulla via
che correva lungo il Mediterraneo fino al Cairo. Quando le forze dell’Asse la
raggiunsero, aveva assunto l’aspetto di una enorme fortezza, dotata di ogni
genere di difese. La circondavano tre linee tattiche, la rossa (la più
esterna), la verde (la più interna) e l’azzurra (intermedia), che formavano una
fitta linea di trincee, nidi di mitragliatrice, postazioni anticarro,
reticolati e campi minati. Quaranta cannoni fissi tenevano sotto tiro l’intero
perimetro.
Presidiavano la
fortezza quattro brigate di fanteria australiane, una di fucilieri polacchi,
una motorizzata indiana e quattro reggimenti di mezzi corazzati e artiglieria
britannici. In tutto 30mila soldati, metà dei quali australiani: quella di
Tobruch fu la loro prima grande battaglia del conflitto. Comandava la
guarnigione il generale Leslie Morshead, un veterano della Grande Guerra che in
seguito avrebbe contribuito alla vittoria decisiva sulle forze dell’Asse a El
Alamein. Morshead si era guadagnato presso i suoi sottoposti l’appellativo di
“Ming lo spietato”, dal nome del cattivo della serie a fumetti di Flash Gordon.
Insomma, un osso duro, tanto per i suoi soldati quanto per i nemici, come si
accorsero presto le truppe agli ordini del generale tedesco Erwin Rommel, la
“volpe del deserto”, che nell’aprile 1941, nel corso dell’offensiva che aveva
permesso di riconquistare le vaste porzioni di territorio perse dagli italiani
l’anno prima, arrivarono a ridosso di Tobruch e la cinsero d’assedio da ogni
lato della terraferma. La guarnigione che vi si era asserragliata ricevette
l’ordine di tenere il porto per almeno due mesi: il tempo necessario per
organizzare e inviare rinforzi dall’Egitto o dalla Grecia. Gli uomini sotto il
comando di Morshead fecero molto di più. Resistettero per sette mesi, fino alla
fine di ottobre, quando l’Asse si rassegnò a mollare la presa.
truppe australiane a Tobruch
Le forze australiane che si fecero
onore a Tobruch.
La principale componente della
guarnigione Alleata che difendeva Tobruch era la 9a divisione australiana,
formata da tre brigate. A essa si unì un altro reparto proveniente dalla
stessa remota colonia dell’impero britannico: la 18a brigata della settima
divisione, nota come “la Settima silenziosa” per la scarsa risonanza data ai
suoi successi rispetto a quella ottenuta da altre unità dello stesso
esercito; a Tobruch la 18a brigata perse quasi 700 uomini fra morti, feriti e
caduti in mano nemica. Inviata in Cirenaica nel marzo del 1941, la 9a
divisione era formata, oltre alle unità di fanteria, da quattro reggimenti di
artiglieri, cinque compagnie di genieri e altre unità: in tutto, tra i 16 e i
18 mila uomini. Nel corso dell’assedio si registrarono più di 3mila perdite
(650 caduti, 1597 feriti e 917 prigionieri).
Dopo aver combattuto in entrambe le battaglia di El Alamein, rientrò
in patria per poi essere rischiarata tra il 1943 e il 1944 in Nuova Guinea e
(nel 1945) nella campagna del Borneo; fu sciolta un anno dopo la fine della
guerra. Nel corso del conflitto, la 9a divisione australiana collezionò una
serie di primati. Fu una delle poche unità degli Alleati che presero parte
alle operazioni belliche sia nel Mediterraneo che nel Pacifico e, fra le
forze imperiali australiane (AIF), quella impegnata complessivamente per più
tempo in prima linea; inoltre è una sorta di gloria militare nazionale, con
il maggior numero di decorazioni, tra cui ben sette Victoria Cross, la più
alta onorificenza militare per il valore conferita dall’impero britannico.
Con il comportamento. Con il comportamento mostrato sul campo di battagli, i
“topi” australiani strapparono l’ammirazione tanto dei comandanti Alleati,
come il generale Montogomery, quanto di quelli dell’Asse, compreso Rommel.
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QUEL NOME DIVENTATO LEGGENDA. In quel lungo
periodo furono costante bersaglio di attacchi sferrati con mezzi corazzati,
cannonate di artiglieria e bombardamenti aerei. Tutto questo in condizioni
ambientali proibitive, con un caldo insopportabile di giorno, notti gelide e
tempeste di sabbia in estate. Le forze difensive si appostarono per chilometri
intorno alla città in buche scavate nel terreno arido o sfruttando cavità e
crepacci, in sterminate pietraie prive di vegetazione e infuocate dal sole del
deserto africano. L’isolamento via terra rendeva obbligatoria per i
rifornimenti e l’evacuazione dei feriti la via del mare, che però poteva essere
sfruttata in relativa sicurezza soltanto di notte, quando il buio la celava ai
mirini dei cannoni e degli aerei italiani e tedeschi. l’Asse poteva contare su
una netta superiorità aerea, dal momento che l’avamposto di Tobruch disponeva
di pochi apparecchi e le altri basi Alleate erano distanti.
L’esito dell’assedio
appariva scontato. Per Berlino, la caduta della città era soltanto questione di
tempo. Le cose, invece, andarono diversamente. E il merito fu di che per tutti
erano i “topi di Tobruch”. Ad affibbiare quel nomignolo fu Lord Haw-Haw (signor
sghignazzo), al secolo William Youce, uno speaker britannico al servizio della
propaganda nazista. Nele sue trasmissioni, Joyce si riferiva ai soldati della
guarnigione come a “quei poveri topi del deserto di Tobruch”, probabilmente per
il fatto che sotto i bombardamenti si
celavano in rifugi e gallerie che avevano scavato nel terreno, mentre nei contrattacchi
cercavano di procurarsi gli equipaggiamenti abbandonati dal nemico in ritirata.
Presi in trappola proprio come … topi, gli australiani andavano fieri di quella
definizione e ne fecero un motivo d’onore, al punto di indossare medaglioni raffiguranti
quegli animali: il materiale fu ricavato dai resti di un bombardiere della
Lutwaffe che avevano abbattuto con i cannoni sottratti ai tedeschi. E quando
Radio Berlino bollò le vecchie navi da guerra inviate a soccorrerli “un ammasso
di scarti di ferro”, gli stessi australiani le ribattezzarono “la flottiglia
degli scarti di ferro”. Il morale, insomma, rimaneva alto, come la voglia di
scherzare. Anche se non c’era alcun motivo. L’Afrika Korps disponeva del doppio
delle forze, oltre al vantaggio psicologico di una serie di vittorie che
sembrava non aver fine.
Il primo assalto
sferrato dai tedeschi all’alba del 10 aprile in direzione del porto di Tobruch
fu respinto dai cannoni e dai fucilieri inglesi. Le forze attaccanti persero
anche il loro comandante, il generale Hierinch von Prittwitz und Gaffron, morto
nell’esplosione della sua auto, saltata su una mina. L’indomani, l’ultima via
di collegamento verso Est fu tagliata fuori: l’isolamento della città era
completo. I “topi”, però, non avevano alcuna intenzione di arrendersi. Il 13
aprile respinsero il primo attacco su vasta scala. Soldati tedeschi armati di
mortai e mitragliatrici riuscirono a penetrare di notte nelle difese, ma furono
ributtati indietro dal contrattacco condotto da uno sparuto gruppo di
australiani a colpi di granate e baionette. Il giorno dopo la 21a
Panzer-Division perse 17 carri e l’8° battaglione mitraglieri ben 1100 dei suoi
1400 uomini, compreso il comandante, il colonnello Gustav Ponath. Non ebbero successo
neppure divisioni italiane. Rommel decise allora di sospendere gli attacchi via
terra in attesa dell’arrivo della 15a Panzer-Division e di intensificare i
bombardamenti aerei con Stuka, Me 110 e He 111, contro cui i cinque aerei della
Raf rimasti a Tobruch potevano fare ben poco.
Cannoni e mine
posizione dai generi australiani (i cosiddetti “digger”) ebbero la meglio sui
Panzer anche il 30 aprile, ma i tedeschi riuscirono a conquistare l’altura di
Ras El Madauur. Un contrattacco della 9a divisione australiana nella notte del
3 maggio fu respinto da reparti delle divisioni Ariete e Treno. Andarono a un
fallimento anche l’operazione “Brevity” lanciata dagli inglesi il 15 nella zona
di Sollum – dove i bersaglieri del 12° battaglione dell’”Ariete” respinsero l’avanguardia
dei corrazzati nemici – e un altro attacco alleato tentato tra il 2 e il 3
agosto. Se prendere Tobruch era impossibile, lo era anche tentare di liberarla
dalla morsa dell’Asse.
In seguito, assecondando
le tattiche aggressive dei loro comandanti che non volevano limitarsi a vendere
cara la pelle stando sulla difensiva, gli assediati presero l’iniziativa, con sortite
volte a sorprendere e fiaccare gli avversari. Le ricognizioni permettevano di
raccogliere informazioni sulle posizioni italo-tedesche, anche attraverso la
cattura di prigionieri da interrogare; le incursioni, condotte quasi sempre con
il favore delle tenebre, seguivano la semplice direttiva di procurare più danni
possibile senza farsi catturare.
Gli assedianti italiani e tedeschi.
I difensori di Tobruch si trovarono
di fronte alcuni dei migliori reparti dell’Asse, come la 15a divisione panzer dell’Africa Korps. Nella primavera
del 1941 ne facevano parte 45 Panzer II, 71 Panzer III, 20 Panzer IV e 10
Panzerbefegkswagen (carri comando). L’anno seguente la divisione partecipò
alla presa della città e alla successiva avanzata fino a El Alamein. In soli
tre mesi, dal maggio al luglio 1942, distrusse 845 carri, 151 autoblindo e
altri 130 veicoli nemici. Fu poi sacrificata in retroguardia durante la
ritirata fino al confine tra Libia e Tunisia, dove nel febbraio del 1943, con
un contrattacco, contribuì alla vittoria nella battaglia del passo di Kasserine.
Dopo la resa in Nord Africa, con i suoi resti fu costituita in Sicilia la 15a
Panzergrenadier-Division, che combatté
sul fronte italiano fino al 1944 e in seguito sul fronte occidentale.
Gli italiani schieravano la 132a divisione corazzata Ariete e la 102a divisione
motorizzata Trento. La prima era formata dal 32° reggimento carristi (montato
su carri M13/40), dall’8° reggimento bersaglieri (un battaglione di
motociclisti e due autotrasportati), dal 132° reggimento di artiglieria
corazzata (con in dotazione obici da 75/27 Mod. 1906), dalla 132a compagnia mista del Genio, da una sezione
Sanità e una Sussistenza, un autoreparto e due sezioni carabinieri. Sbarcata
in Libia all’inizio del 1941, dopo Tobruch vinse (ma con gravi perdite) la
battaglia di Bir el Gobi; riorganizzata, nel 1942 prese parte alla
controffensiva italo-tedesca e alla conquista di Tobruch. Uscita distrutta
dalla seconda battaglia di El Alamein, fu ricostruita nel 1943 come 135a divisione
corazzata Ariete II e nei giorni successivi all’8 settembre si distinse nella
difesa di Roma dai tedeschi. la divisione Trento nel 1942 era composto da due
reggimenti di fanteria, uno di bersaglieri, uno di artiglieria motorizzata,
un battaglione misto Genio, una sezione Sanità, quattro di motorizzazione e
tre di carabinieri. Dopo numerose battaglie sul fronte africano, già decimata
a El Alamein, fu annientata a Bir el Abd il 4 novembre 1942. Il suo 7° reggimento
bersaglieri fu fra quelli che spinsero Rommel a riconoscere che se “il
soldato tedesco ha stupito il mondo, il bersagliere italiano ha stupito il
soldato tedesco”.
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IL RITIRO OSTEGGIATO DA CHURCHILL. Nel
frattempo, fra i vertici militari australiani si fece strada l’idea di ritirare
il contingente a Tobruch per riunire tutte le forze di quel Paese in Medio Oriente,
sotto un unico comando. Erano di questa opinione sia il generale Thomas Blamey,
comandante della II forza imperiale australiana in cui era inquadrata la 9a divisione,
sia il governo. Dal canto suo, il generale Claude Auchinleck, a capo del
Comando per il Medio Oriente al Cairo, seppure d’accordo in linea di principio,
non nascondeva le difficoltà dell’operazione, che avrebbe richiesto per lungo
tempo numerose e veloci navi da guerra, da impiegare per di più solo nelle
notti senza luna, quando tutti gli sforzi erano concentrati a organizzare l’operazione
“Crusader”, l’offensiva britannica che alla fine dell’anno avrebbe rotto – ma solo
temporaneamente – l’assedio di Tobruch e che avrebbe segnato il primo, vero
successo dell’esercito britannico contro le forze tedesche dall’inizio della
guerra. Nonostante la contrarietà di Churchill, il ritiro degli australiani fu
avviato sulla base dei rapporti del quartier generale australiano, secondo cui
i superstiti erano in grave sofferenza, dopo aver perso 3mila uomini fra morti
e feriti, oltre a 941 caduti prigionieri.
Per trasferire le
migliaia di soldati nelle notti di luna nuova furono necessari due mesi e l’impiego
della Royal Navy. Tra settembre e ottobre gli australiani furono rimpiazzati,
insieme agli indiani, dalla brigata polacca Caroathian e dalla 70a divisione di
fanteria britannica, dotata di una brigata di carri armati e di una d’artiglieria
contraerea; quest’ultima permise una difesa assai più efficace dai
bombardamenti aerei.
La prima battaglia di Tobruch
si concluse alla fine di novembre con un nulla di fatto. La città era comunque
destinata a cadere nelle mani dell’Asse nell’anno seguente, dopo la battaglia
di Aub el-Gazala. Ma a difenderla non c’erano più i “topi”.
Articolo in gran parte
di Andrea Accorsi pubblicato su storie di guerre e guerrieri n. 21 – altri testi
e immagini da Wikipedia.
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