La donna che muoveva Papi e imperatori.
Ereditò un territorio vastissimo e seppe governarlo da sola per
40 anni, in un momento storico a dir poco burrascoso. Cuore e cervello: una
delle più grandi donne potere che la Storia abbia conosciuto.
(LA)
«Corde pio flagrans Mathildis lucida lampas.
Arma voluntatem, famulos, gazam proprianque,
excitat, expendit, instigat, proelia gessit.
Singula si fingam, quae fecit nobilis ista,
carmina sic crescens, sunt ut numero sine stelle.»
(IT)Arma voluntatem, famulos, gazam proprianque,
excitat, expendit, instigat, proelia gessit.
Singula si fingam, quae fecit nobilis ista,
carmina sic crescens, sunt ut numero sine stelle.»
«Matilde, splendente fiaccola che arde in cuore pio.
Aumentò in numero armi, volontà e vassalli,
Il proprio principesco tesoro profuse, causò e condusse battaglie.
Se dovessi citare ad una ad una le opere compiute da questa nobile signora,
i miei versi aumenterebbero a tal punto da divenire innumerevoli come le stelle.»
(Donizone, Vita Mathildis, libro II, prologo II)Aumentò in numero armi, volontà e vassalli,
Il proprio principesco tesoro profuse, causò e condusse battaglie.
Se dovessi citare ad una ad una le opere compiute da questa nobile signora,
i miei versi aumenterebbero a tal punto da divenire innumerevoli come le stelle.»
Matilde di Canossa | |
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Ritratto della Grancontessa Matilde di Canossa | |
Contessa di Mantova | |
In carica | 1052 – 1115 |
Predecessore | Bonifacio di Canossa |
Successore | (Mantova libero comune) |
Margravio di Toscana Duchessa di Spoleto | |
In carica | 1076 – 1115 |
Predecessore | Goffredo il Gobbo |
Successore | Guido Guerra II |
Viceregina d'Italia | |
In carica | 1110 – 1115 |
Incoronazione | maggio 1111 da Enrico V[1] |
Predecessore | carica creata |
Successore | carica abolita |
Nascita | Mantova, 1046 |
Morte | Bondeno di Roncore, 24 luglio 1115 |
Sepoltura | Roma |
Luogo di sepoltura | Basilica di San Pietro in Vaticano |
Dinastia | Canossa |
Padre | Bonifacio di Canossa |
Madre | Beatrice di Lotaringia |
Coniugi | Goffredo il Gobbo Guelfo V |
Figli | Beatrice
Guido Guerra (adottivo)
|
Religione | Cattolicesimo |
Firma |
Matilde di Canossa | |
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Affresco raffigurante Matilde di Canossa | |
marzo 1046 – 24 luglio 1115 | |
Nato a | Mantova ? |
Morto a | Bondeno di Roncore |
Luogo di sepoltura | dal 1645 Basilica di San Pietro in Vaticano |
Religione | cattolica |
Dati militari | |
Paese servito | Stato Pontificio |
Anni di servizio | 1076-1115 |
Guerre | Lotta per le investiture |
Battaglie | |
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La Grancontessa Matilde di Canossa, o Mathilde, o più correttamente Matilde di Toscana (in latino: Mathildis, in tedesco: Mathilde von Tuszien; Mantova (?), marzo 1046 – Bondeno di Roncore, 24 luglio 1115), fu contessa, duchessa, marchesa e vicaria imperiale e vice regina d'Italia.
Matilde fu una potente feudataria ed ardente sostenitrice del papato nella lotta per le investiture; personaggio di assoluto primo piano in un'epoca in cui le donne erano considerate di rango inferiore, arrivò a dominare tutti i territori italici a nord dello Stato Pontificio.
Nel 1076 entrò in possesso di un vasto territorio che comprendeva la Lombardia, l'Emilia, la Romagna e – come duchessa / marchesa – la Toscana, e che aveva il suo centro a Canossa, nell'Appennino reggiano. Fra il 6 e l'11[2] maggio 1111 fu incoronata con il titolo di Vicaria Imperiale-Vice Regina d'Italia dall'imperatore Enrico V, presso il Castello di Bianello (Quattro Castella, Reggio Emilia)[3].
La Grancontessa (magna comitissa) Matilde è certamente una delle figure più importanti e interessanti del Medioevo italiano: vissuta in un periodo di continue battaglie, di intrighi e scomuniche, seppe dimostrare una forza straordinaria, sopportando anche grandi dolori e umiliazioni e mostrando un'innata attitudine al comando. La sua fede nella Chiesa di quel tempo le valse l'ammirazione e il profondo amore di tutti i suoi sudditi.
Quando
Bonifacio di Canossa e Beatrice di Lotaringia scelsero il nome Matilde per la
loro terzogenita certo non immaginavano quanto fosse profetico. Perché
l’origine germanica e il significato del nome (da Macht, forza e Hild,
battaglia) finirono sulle spalle di una donna che avrebbe sempre combattuto con
estrema energia. Sarebbe infatti passata alla Storia come paladina antitedesca,
nella sua lotta contro gli imperatori germanici, e per quel capolavoro di
mediazione politica noto ai più come “umiliazione di Canossa”. Ma, al di là di
una lettura superficiale della sua vicenda, Matilde fu molto meno antigermanica
di quanto la nostra tradizione storica e letteraria voglia far credere.
Quarant’anni di potere pressoché assoluto a cavallo tra l’XI e il XII secolo,
in un territorio vastissimo e complicato con quello dell’Italia
centrosettentrionale, sono un’infinità di tempo. La vita di Matilde è una vera
impresa storica, fatto di vittorie sui campi di battaglia nei tempi di guerra,
di conquiste sociali nei giorni di pace, di mediazioni e affermazioni politiche
nel turbolento vortice che spazzava l’Italia, dovuto al duello tra l’autorità
del papa e quella dell’imperatore. Nella sua esistenza concitata Matilde
impersonò vari ruoli feudali: fu contessa, marchesa, duchessa e viceregina
d’Italia (incoronata dall’imperatore Enrico V nel 1111). Una donna di grande
intelligenza, che seppe adattarsi ai frangenti della Storia per creare un vasto
consenso e governare incontrastata per moltissimi anni.
Matilde nacque,
probabilmente nel 1045 o nel 1046, in una famiglia di origine longobarda,
fortemente legata all’Impero. La stirpe dei Canossa era riuscita a scalare i
gradini della politica e ad accrescere via via l’importanza dei titoli
nobiliare e la quantità dei possedimenti grazie alla fedeltà dimostrata negli
anni alla causa imperiale. Una famiglia di grandi funzionari laici al totale
servizio dell’imperatore che, oltretutto, si era anche legata a lui con una
serie di rapporti di parentela. La casa di Canossa aveva così collezionato,
verso la fine dell’XI secolo, territori assai variegati, che partivano dalle
terre di Mantova e si estendevano fino ai confini settentrionali del Lazio.
L’ascesa al potere di Matilde è imprevista e certamente non voluta: nel 1076,
questa trentenne si ritrova a essere l’unica erede della famiglia. Morto da
tempo il padre Bonifacio, e defunti in giovanissima età il fratello Federico e
la sorella Beatrice, quando il primo marito (il nobile francese Goffredo il
Gobbo viene assassinato e anche la madre Beatrice di Lorena venne a mancare,
Matilde si ritrova a governare da sola. E ciò proprio nel momento in cui le
tensioni tra papato e impero sfociano in un aperto e duro contrasto. Della sua
infanzia, sappiamo poco o nulla: le cronache del tempo si concentrano sul
legittimo erede, il primogenito Federico, morto, come l’altra sorella Beatrice,
nel 1053, in circostanze misteriose o comunque sconosciute (secondo lo storico
della lotta per le investiture, Bonizone di Sutri, fu una morte voluta,
probabilmente per avvelenamento). Matilde visse un’infanzia gioiosa nel
castello di Canossa: il maniero era teatro di feste sontuose, ma anche (almeno
stando al suo biografo, il monaco benedettino Donizone) di un’educazione certo
non comune per le bambine d’epoca.
La
castellana.
Castello di Bianello, luogo di incoronazione a Viceregina d'Italia
La
memoria di Matilde, nell’intero territorio che governò, è legata ancora oggi
ai suoi moltissimi castelli. La maggior parte si trova in provincia di Reggio
Emilia ed è visitabile. Ognuno ha una storia da raccontare: il Castello di
Sarzano, a Casina, conserva la bella Torre del Cassero che domina la valle,
Montecchio mantiene le anguste prigioni, mentre Rossena regala una vista
mozzafiato dall’alto del suo sperone di roccia vulcanica rossa. Carpineti, a
800 metri ospitò papa Gregorio VII al culmine dello scontro con l’imperatore
Enrico IV, a cui seguirono l’abboccamento al maniero di Bianello e il celebre
episodio di Canossa. Il paradosso è che proprio quest’ultimo castello, che
rese proverbiale la frase “andare a Canossa” come sinonimo di umiliazione e
perdono, oggi sia poco più che un rudere.
Castello di Bianello
|
i possedimenti di Matilde
DALLA PRIGIONE AL TRONO. Siamo nel 1052,
Bonifacio viene ucciso a tradimento, probabilmente da un vassallo, durante una
battuta di caccia. La madre Beatrice, rimasta sola a dover crescere tre bambini
piccoli e ad amministrare un piccolo impero, cerca protezione sposando il suo
parente Goffredo il Barbuto, duca di Lotaringia, bellicoso uomo d’arme più
volte ribellatosi al potere dell’imperatore. Il matrimonio è pericoloso per il
trono imperiale, perché per Goffredo la tentazione di costituirsi un regno
personale al di qual delle Alpi è troppo forte. Questo nonostante il fatto che
egli abbia promesso pubblicamente di vivere il matrimonio con Beatrice in modo
casto, per un dominio che si estende dal cuore dell’Impero (la sua Lotaringia)
fino a vaste e ricche porzioni d’Italia (i feudi di Canossa). L’imperatore
Enrico III, durante il soggiorno italiano per l’elezione del nuovo papa Vittore
II, volle approfittarne per risolvere anche la questione dei suoi vassalli
Beatrice e Goffredo , novelli sposi senza il suo consenso. Potrebbe
semplicemente invalidare l’unione, ma approfittando di un’insurrezione popolare
che ha costretto Goffredo il Barbuto a scappare da Firenze, risolve di prendere Beatrice e la figlioletta Matilde e portarle in Germania. la prigionia
tedesca delle due donne dura solo un anno: alla morte di Enrico possono tornare
a Canossa, rientrando in possesso dei loro territori. Oltre alla promessa di
castità, Goffredo e Beatrice avevano già predisposto il futuro matrimonio di
due dei loro figli, Matilde e Goffredo il Gobbo, in modo da consolidare anche
in futuro la dinastia e il dominio. Le nozze vengono anticipate al 1069, per
l’improvvisa malattia che porta Goffredo alla morte, Matilde accorre al
capezzale del patrigno e futuro suocero e poi, seppur riluttante, rimane in
Lorena con il marito che l’accordo politico le ha regalato. Se di regalo si può
parlare, visto che Goffredo, seppur onesto e coraggioso è pur sempre gobbo e
minato dalla gotta.
Goffredo il gobbo
Gli
itinerari.
Da
circa trent’anni, il comune di Reggio Emilio e la Comunità montana
dell’Appennino Reggiano sono impegnati nel diffondere il progetto del
“Sentiero Matilde”, un itinerario di trekking semplice dal punto di vista
tecnico ma molto affascinante sotto quello storico e ambientale. Il percorso
porta dallo sblocco dell’Enza, la zona dove l’esercito di Matilde sconfisse
definitivamente le truppe imperiali di Enrico IV, nel cuore del dominio dei
Canossa. Il Sentiero Matilde permette di scoprire l’antico sistema di
comunicazione, quello difensivo basato su castelli e case-torri (Cavandola,
Monchioo, Sorchio e Riana) oltre alla bellezza di un territorio integro dove
ammirare, per esempio, le antiche sorgenti solforose di Quara, il ponte a
schiena d’asino di Cadignano e i gessi del fiume Secchia.
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UNA DONNA SOLA AL COMANDO. Conscia e rispettosa
dei suoi doveri Matilde convive con il marito, rimane incinta e, tra il 1070 e
il 1071, partorisce una bambina che però sopravvive solo pochi giorni. È circondata
dall’ostilità della corte lotaringia, che l’accusa di essere portatrice di
malocchio per non aver adempiuto al dovere di ogni nobildonna medievale, ossia
regalare al marito un figlio maschio così da garantirgli la prosecuzione della
stirpe. Inoltre, è provata nel corpo e nello spirito da un parto che l’ha
portata vicino alla morte. Così, Matilde fugge da quell’ambiente ostile e
rientra a Canossa. L’anno dopo il marito viene ucciso in un’imboscata notturna,
trafitto alle natiche da una spada mentre espleta un bisogno corporale. Di lì a
poco muore anche la madre Beatrice. Matilde si ritrova sola e inaspettatamente,
al potere. ha 30 anni, e il futuro appare decisamente incerto: una famiglia
fedele da sempre all’imperatore e un territorio enorme, eterogeneo, frammentato
e molto vicino (geograficamente e non solo) a Roma e al papa. In più, come se
non bastasse, il dominio dei Canossa rappresenta una realtà istituzionale molto
giovane e strutturalmente fragile che non si fonda su una tradizione consolidata
(a parte la Marca di Toscana), ma su annessioni continue e frammentate di tipo
feudale.
L’alleanza tra gli
imperatori e la stirpe dei Canossa era andata indebolendosi già con Bonifacio,
padre di Matilde. Questa famiglia, venuta su quasi dal nulla, era diventata
troppo potente, sicché prima l’imperatore Corrado II e poi Enrico III avevano
cercato di ridimensionarne i territori. Oltretutto, Matilde è anche nipote, in
linea materna, di papa Stefano IX. La sua ascesa coincide con la vicenda che la
consacrerà alla Storia e che chiarirà la posizione di relativa equidistanza
della Grancotessa (questa è il più celebre e inusuale tra i suoi tanti titoli
feudali) dalle due massime autorità: l’incontro di Canossa. È il gennaio 1017 e
da quasi un lustro si trascina la lotta per le investiture (si tratta di
decidere a chi spetta la nomina dei vescovi) tra papa Gregorio VII e
l’imperatore Enrico IV. Lo scontro ha già portato il pontefice a scomunicare
Enrico e il sovrano a dichiarare deposto il papa. Matilde aspetta le due
massime autorità del mondo cristiano, che sono state convinte a raggiungere il
castello di Canossa, dove imperatore dovrà cercare di ottenere il perdono
papale. Ma a caro prezzo: quella che diventerò celebre come l’”umiliazione di
Canossa” costa a Enrico IV tre giorni di attesa fuori dal portone del maniero,
in ginocchio e con il capo cosparso di cenere, mentre il freddo, il vento e la
neve stringono la dimora in un abraccio invernale. Alla fine, anche grazie alla
mediazione di Matilde, Gregorio VII si decide a ricevere l’imperatore revocando
la scomunica. A partire da questa preziosa opera diplomatica, Matilde comincia
a schierarsi sempre più apertamente con il papa. Enrico IV, infatti, dopo aver
incassato il perdono, riprende la lotta contro l’autorità della Chiesa e lo fa
con una serie di discese armate in Italia. Il vasto territorio della casa di
Canossa, vero e proprio corridoio che attraversa la penisola, è invaso
ripetutamente dall’esercito imperiale. Le prime discese (dal 1801 e 1088) vengono
respinte a fatica dai vassalli di Matilde; ma nel 1092 la vittoria della
Grancontessa è totale: i soldati dell’imperatore rimangono stretti a tenaglia
nell’Appennino reggiano, dove Matilde si è arroccata con le sue forze armate e
vengono annientati. La leggenda vuole che la stessa Matilde abbia preso parte
agli scontri guidando un corpo scelto di soldati.
Nel 1105, Enrico IV
viene costretto all’abdicazione in favore del suo secondogenito Enrico V, che
ritenne conveniente intrattenere ottimi rapporti con la Grancontessa. Intanto,
Matilde si concentra ad ampliare e a rafforzare il suo feudo: costruisce
chiese, cattedrali e abbazie, promuove l’edificazione di ricoveri per poveri e
malati, contribuisce all’affermazione dell’Università di Bologna, la prima d’Europa.
Affresco raffigurante Matilde di Canossa
L’imperatore
umiliato.
L’umiliazione
di Enrico IV a Canossa, nel gennaio del 1077, fu un episodio pittoresco, ma
non determinante, della guerra fredda fra pontefice e imperatore nota come
lotta per le investiture.
Entrambi
si ritenevano in diritto di nominare i visecovi delle diocesi imperiali, ma
quando Enrico scelse Tedaldo per la cattedra di Milano, Gregorio VII minacciò
di toglierli il titolo. L’imperatore, che grazie alle investiture si
assicurava la fedeltà dei nobili, non credette al ricatto e il papa lo scomunico.
A Canossa, per intercessione di Matilde e di Ugo di Cluny, fu perdonato, ma
la lotta proseguì ed Enrico fu scomunicato di nuovo nel 1080, dopo aver nominato
un antipapa.
Di questa
e di altre vicenda parla il De princibus canusinis, opera del monaco
Donizone.
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Un’epoca di donne speciali.
Sepolcro Onore e Gloria d'Italia di Matilde di Canossa in San Pietro in Vaticano, opera di Gian Lorenzo Bernini
Forse non è un caso che l’XI e il
XII secolo abbiano conosciuto donne dalle capacità eccezionali. In un periodo
di transizione fatto di grandi difficoltà, figure come quella di Matilde,
seppero emergere dimostrando il proprio valore. Oltre alle quattro citate qui
sotto, ricordiamo la poetessa Rosvita Adelaide del Vasto (moglie di Ruggero d’Altavilla)
e la donna medico Trotula de Ruggiero.
SICHELGAITA. Moglie di Roberto il
Guiscardo, si dedicò allo studio della medicina e dell’erboristeria nella
Scuola medica salernitana.
ELEONORA. Sposa di due sovrani
(Luigi VII di Francia ed Enrico II d’Inghilterra) fu patrona dei poeti e
donna indipendente e libera.
ELOISA. Badessa e amante del grande
filosofo Pietro Abelardo, era una donna coltissima: conosceva il greco, il
latino e l’ebraico.
ILDEGARDA. Badessa musicista, medico
e consigliera di Federico Barbarossa, è la più giovane di queste donne, nata
nel 1098.
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Guelfo con Matilde di Canossa
UNA FAMA DEGNA DI BOCCACCIO. Da anni sta cercando di
dare continuità alla stirpe, e per questo, nel 1088, convola a nuove nozze con
Guelfo V. anche stavolta si tratta di un matrimonio politico, celebrato al solo
scopo di cercare di infittire le alleanze familiari. Mentre lei è una donna
matura, Guelfo ha solo 19 anni, ma è così grasso e flaccido che passerà alla
Storia con il soprannome poco lusinghiero di Guelfo il Pingue.
L’unione si rivela un
nuovo fallimento e accende la miccia alla satira e alle maldicenze. Le ricostruzioni
di fantasia si sprecano e qualcuno (come Cosma di Praga, autore della Storia
dei Boemi) si toglie lo sfizio di metterle nero su bianco, eternando così
racconti boccacceschi. Si sussurra di come la Grancotessa abbia inviato migliaia
di armati al confine della Longovardia per accogliere il giovane dica e di come
lo abbia ricevuto con tutti gli onori, organizzando una festa nuziale di 120 giorni
con uno sfarzo senza paragoni. Ma si racconta anche delle due prime notti di
matrimonio, durante le quali il duca avrebbe rifiutato il letto nuziale, e
della terza, in cui Matilde si sarebbe presentata nuda dinnanzi al giovane
sposo, e di fronte alla sua ostinata recalcitranza, sarebbe esplosa
insultandolo e picchiandolo.
Al di là degli aneddoti
piccanti, il fatto che in Europa girassero novelle su Matilde è la riprova
della sua grande risonanza. Non sappiamo se i fatti narrati partissero o meno da
episodi reali, ma è senz’altro vero che Guelfo e Matilde moriranno senza
lasciare eredi. Nella notte del 24 luglio 1115, dopo aver pregato un’ultima
volta davanti alla cappelletta di S. Giacomo a Bondanazzo di Reggiolo nella
bassa padana (dove si era trasferita da alcuni mesi, in preda alla gotta),
Matilde muore. Pochissimi anni dopo, nel 1122 l’imperatore Enrico V e papa
Callisto II pongono fine alla lotta per le investiture, stipulando il
concordato di Worms.
Articolo in gran parte
di Federico Goglio pubblicato su Medioevo Misterioso extra n. 7. Altri testi e
immagini da Wikipedia.
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