venerdì 1 febbraio 2019

L’altra faccia della Mesopotamia.


L’altra faccia della Mesopotamia.
Gli Elamiti, meno noti di Sumeri e Babilonesi, costruirono un regno autonomo con regole precise e una cultura propria. E diedero filo da torcere ai loro vicini più famosi. 



Elam Map-sv.jpg
Dati amministrativiNome completoElamCapitaleSusaAltre capitaliAnshanPoliticaNascita
  • 3200 a.C.
  • 800 a.C.
  • 635 a.C.
Fine
  • 1127 a.C.
  • 640 a.C.
  • 539 a.C.
Causa
Territorio e popolazioneBacino geograficoGolfo PersicoTerritorio originaleGolfo PersicoEvoluzione storicaSucceduto da
Ora parte diIranManuale


“L’Elam ridusse la civiltà di Ur in rovine”, racconta un celebre testo mesopotamico di quasi quattromila anni fa. E se la Mesopotamia fu la culla della civiltà l’Elam fu il suo lato meno conosciuto, ma non per questo poco importante. La civiltà elemita (o elamica) fu in stretta simbiosi con i popoli delle valli del Tigri e dell’Eufrate fin dal sorgere della prima civiltà, nel IV millennio a.C. E c’è chi sostiene abbia preceduto almeno in parte quella sumerica. Insomma, due facce della stessa medaglia.
A est del Tigri dalle pendici dei monti Zagros fino agli altipiani iranici e alle remote aree della Valle dell’Indo siti elanici come Susa e Tepe Malyan (l’antica Anshan) hanno una storia che precede addirittura quella di Uruk, sorta a metà del IV millennio a.C., considerata una delle prime città del mondo. Il primato di Uruk deriva dal fatto che la sua cultura ebbe la forza di estendersi dal cuore della Mesopotamia fino a raggiungere la stessa Susa – la più occidentale e meticcia  delle città elamiche, che si sviluppò fin oltre Alessandro Magno (IV secolo a.C.) – che per un certo periodo divenne colonia di Uruk. Era solo l’inizio di un rapporto altalenante, che ha lasciato il segno in queu territori tra gli attuali Iraq e Iran.

Trattato di alleanza rinvenuto a Susa tra Naram-Sin e Khita (?), un principe di Awan (lingua elamicatrascritta in cuneiformeargilla2250 a.C. ca.; Museo del Louvre)

ORIGINALI. Nei confronti della Mesopotamia non si trattò sempre e solo di un rapporto di sudditanza, anzi a volte fu l’Elam a comandare, di base ci fu uno scambio fecondo. Lo spiega bene Enrico Ascalone, docente dell’università tedesca di Gottingen e direttore del Maips, Multidisciplinary Archeological Italian Project at Shahr: “Gli elaminiti parteciparono a ogni singolo processo di formazione culturale che gene ralmente si attribuisce alla Mesopotamia tra il III e il I millennio a.C. fu il risultato di un percorso simbolico tra la pianura mesopotamica e le alture dell’Elam”. Sono gli stessi Sumeri a raccontare come persino l’invenzione della scritta scaturì dai rapporti commerciali e diplomatici con la ricchissima e potentissima città di Aratta, verosimilmente identificabile proprio con il sito archeologico di Sahhr-i-Sokhta, nell’Iran Occidentale. Secondo il mito, la scrittura cuneiforme fu inventata dal dio Sole per permettere ai Sumeri di scambiare messaggi complessi proprio come il sovrano di Aratta. Gli Elamiti ebbero sempre una lingua e una scrittura proprie, non ancora pienamente mesopotamici e dalle loro politiche espansionistiche. Il sistema di controllo imperiale degli Elamiti riconosceva altresì un duopolio politico, religioso e culturale, rappresentato da una capitale della pianura (Susa, centro anche di grande tradizione religiosa) e una dell’altopiano (Anshan).
Anche sulla linea di successione al trono avevano un metodo tutto loro: il re doveva sposare la propria sorella, unica donna deputata a tramandare la stirpe reale. Tuttavia quando il sovrano moriva il trono passava non al figlio bensì al fratello, che ne ereditava anche la moglie, e sorella, e figli. La religione era simile a quella mesopotamica, ma con divinità specifiche: Inshushinak cioè “il signore di Susa”, detto il “dominatore degli dei”, “il signore del Cielo e della Terra”, “il Proceatore del re”; Khumban e Kiririsha sua moglie “la Signora delle dee”, Nakhkunte dio del sole e della giustizia.


Susa
Royal City and Acropolis Tepes.jpg
Una vista dell'acropoliCronologiaFondazione4200 a.C. circaFine1218Territorio e popolazioneLinguaPersiano anticoLocalizzazioneStato attualeIran IranLocalitàShush
UNESCO white logo.svg Bene protetto dall'UNESCO
UNESCO World Heritage Site logo.svg Patrimonio dell'umanità
Susa
(ENSusa
TipoCulturali
Criterio(i) (ii) (iii) (iv)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2015
Scheda UNESCO(ENScheda
(FRScheda

Capitello raffigurante due tori nell'Apadana (la sala delle udienze) del palazzo di Dario
Susa (in persiano: شوش Šuš /ʃuʃ/; in ebraico שׁוּשָׁן Shushān; in greco antico: Σοῦσα /ˈsuːsa/; in siriaco: ܫܘܫ Shush; antico persiano Çūšā), l'odierna Shush, fu la capitale dell'antico regno dell'Elam e, in periodo più tardo, dopo essere stata devastata dal sovrano assiro Assurbanipal nel 646 a.C., divenne residenza imperiale dei Persiani achemenidi.
Già nel 1175 a.C. Susa era la capitale del regno elamita e fu al suo interno che il sovrano Shutruk-Nakhunte portò il bottino preso all'antica città di Babilonia, tra cui la famosa pietra di dioritesu cui era stato inciso il codice di Hammurabi, rinvenuta nel 1901 da una missione archeologica francese.
A Susa furono in diversi momenti trasportati idoli delle divinità di paesi nemici conquistati o sottoposti a razzie (questo fu il caso del babilonese Marduk e della dea Inanna di Uruk, secondo la consueta orgogliosa usanza di impadronirsi anche del loro apparato religioso). Già verso il 1150 a.C., secondo lo studioso statunitense Richard Frye, Elam entrò in una profonda crisi istituzionale e sarà solo dal VII secolo a.C. che il nome della città tornerà ad essere citata nei testi, riferita a un piccolo dominio ostile all'Assiria.[1]
Nel 636 a.C. Susa fu tuttavia saccheggiata e la sua ziggurat, che costituiva il simbolo religioso e nazionale più appariscente, fu rasa al suolo mentre le divinità elamite furono portate ad Assur, capitale imperiale dei vincitori.
Fu poi conquistata da Alessandro Magno nella sua spedizione contro l'Impero achemenide ma, a differenza di Persepoli, non fu saccheggiata.


La Ziqqurat, ascensore divino.
Quattromila anni fa, in Mesopotamia, si costruivano maestosi torri che permettevano agli dèi di scendere sulla terra. Le innalzarono anche gli Elamiti.

Ur-Nassiriyah.jpg
Le rovine di Ur; sullo sfondo è visibile lo Ziggurat di Ur


Ricostruzione digitale della Ziggurat originaria, prima delle opere di ricostruzione

IL GIOIELLO DI UR. La più imponente ra le ziqqurat conosciute è la “torre di Ur”. Realizzata 4mila anni fa sui resti della città sumera di Ur (oggi in Iraq), aveva una base di 63 x 42 metri ed era alta in origine 26 metri, su tre piani. Proprio grazie ai suoi resti, gli storici sono riusciti a ricostruire la strutte delle altre ziqqurat.
La ziggurat di Ur (in sumeroEtemenniguru, "casa dalle fondamenta imponenti") è un monumento religioso situato nell'area sacra della città di Ur, in Bassa Mesopotamia, nei pressi dell'odierna Nassiriya. È tra le ziggurat sumere meglio conservate.
Risalente al III millennio a.C., fu ricostruita più volte nel corso della storia, mantenendo complessivamente una struttura basata su tre terrazze a gradoni collegate tra loro da gradinate e unite al terreno da un'ampia rampa d'accesso frontale. Fungeva da luogo sacro, da magazzino per le scorte alimentari e, forse, da osservatorio astronomico.

È stata dichiarata, nel 2016, Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, insieme ad altri luoghi rappresentativi della cultura sumera, nell'ambito delle Ahwar dell'Iraq meridionale.[1]


DIPLOMATICI. I sovrani elamiti sono meno famosi di quelli babilonesi o assiri, ma non per questo furono meno potenti, anzi. Le prime notizie certe su un pericoloso attacco degli Elamiti alla potente città sumera di Lagash risalgono all’inizio del III millennio a.C. E, sempre in quel millennio (verso la metà) furono in contrasto con gli Accadi, fondatori di quello che è considerato il primo impero al mondo. La versione accadica è che i re Sargon il Grande (2335-2279 a.C.) e Naram-Sin (2254-2218 a.C) sottomisero il regno di Elam, trasformandolo in una provincia. In realtà se la predominanza accadica è certa, la sottomissione degli altipiani iranici non è affatto scontata: tra i più antichi documenti diplomatici conservati al mondo c’è proprio un trattato, voleva dire che gli Elamiti erano ancora un regno indipendente.
A saldare invece i rapporti tra Sumeri ed Elamiti furono i matrimoni che però non sempre servirono a tenere calme le acque. Sulla fine del III millennio a.C. i sumeri della III dinastia di Ur invasero e sottomisero la Susiana. Ma gli Elamiti non furono da meno: verso il 2000 a.C. fecero crollare lo Stato di Ur e dopo un lungo assedio distrussero la possente città, e il re elamico Kutur-Nakhunte assoggettò la Babilonia. La riscossa babilonese non tardò ad arrivare: nel suo trentesimo anno di regno, il celebre re Hammurabi sconfisse gli Elamiti estendendo il proprio impero sull’altopiano iranico. Ma il pendolo della Storia continuava a muoversi tra est e ovest, sul confine elamico-mesopotamico.

A ogni fase la sua dinastia
PHOTO ELAMICI. (IV millennio a.C. – 2350 a.C). Susa fu per un periodo colonia di Uruk, ma si sviluppò come cultura a sé. Primi rapporti commerciali e conflittuali con le città numeriche.
AWAN (2350-2150 a.C.). Con gli Awan l’Elam fu sottomesso all’impero accadico, ma senza essere assoggettato del tutto. Con la crisi di questa dinastia persero importanza centri commerciali come Shahr-i Sokhta
SIMASHKI (2150-1900 a.C.). Contemporanea dell’ultima dinastia sumerica di Ur (Ur III). Nel 2004 a.C. gli Elamiti distrussero la città (e la dinastia) di Ur che fu successivamente conquistata dai Babilonesi.   
SUKKALMAKH (1900-1520 a.C.). Con questa dinastia, la regione elamica visse un momento di grande vivacità e potenza e, a più riprese, riuscì a invadere la Mesopotamia.
REGNO MEDIO-ELAMICO (1500-1100 a.C). Emerge la dinastia di Shutrukidi (1200-1100 a.C.) che prende il controllo di gran parte della Mesopotamia. Re Kutur-Nakhun-te distrugge Babilonia (1155 a.C)

FILO DA TORCERE. Nel XII secolo a.C. rappresentò l’apogeo del potere elamita, con sovrani dai nomi scioglilingua come Shilkak-Inshushinak, Kidin-Khutrudash e Shutruk-Nakhunte. Quest’ultimo invase, ancora una volta, la Babilonia (1155 a.C) e riportò a Susa un ingente e prestigioso bottino: è per questo che la celebre stele di Hammurabi (contenente uno dei codici di leggi più antichi) è stata ritrovata dagli archeologici proprio a Susa e non in Mesopotamia. Anche la statua del dio supremo di Babilonia, Marduk, fece parte del bottino e deportata in Elam, come si usava allora per privare del potere divino i territori nemici.
Lo splendore elamita durò circa un secolo, poi come sempre arrivò la reazione babilonese. Il principale vanto del re Nabucodonosor I (quello cui si ispirò secoli dopo Nabucodonosor II, demolitore del tempio di Salomone) fu infatti proprio l’invasione del regno di Elam con il ritorno della statua di Marduk, che venne ricondotta in trionfo a Babilonia.


stele di Hammurabi


Capitale della cultura.
Susa (oggi Sush, sui monti Zagros del Khuzistan, Iran Occidentale) è il simbolo della civiltà elamica. Forse non fu la più importante per tutta la durata del regno e nemmeno la più caratteristica, tuttavia essendo la più vicina alla Mesopotamia fu l’indiscussa protagonista degli scambi fra le due culture. Oggi Patrimonio dell’Umanità Unesco, Susa conserva testimonianze archeologiche di diverse città sovrapposte, esistite tra il V millennio a.C. (secondo la tradizione persiana, fu la prima città di sempre) e il 1300 d.C. periodo in cui fu la località importante dei regni elamico, persiano e partico.
BOTTINO. Proprio in questa città sono stati rinvenuti importanti documenti come il Codice di Hammurabi (I millennio a.C.), una delle più antiche raccolte di leggi conosciute, e la stele di Naram-Sin (II millennio a.C.), conservati come trofei dai re elamiti che avevano conquistato Babilonia e la Mesopotamia.

NUOVO MONDO. Era però ormai sorta una nuova potenza, l’Assiria. Così, ironia della sorte, i due secolari rivali nel I millennio si ritrovarono spesso alleati contro il nemico del Nord. Invano però, perché in battaglia vinsero quasi sempre gli Assiri anche sugli altipiani iranici. Fu l’attacco decisivo sul fiume Ulai, del re assiro Assurbanipal a Susa, nel 646 a.C. circa, a porre fine al millenario regno elamita. Ma non tutto era perduto. Successivamente gli imperatori persiani, Ciro (640-580 a.C.) e Dario (522-486 a.C.), fecero di Susa la loro capitale invernale ed Eorodoto raccontano che volevano bere solo l’acqua del fiume di Susa. Dalla capitale elamita inoltre, partiva la Strada dei re, una delle prime grandi arterie che, dopo 2500 chilometri costellati da più di 100 stazioni di posta per il cambio dei cavalli, giungeva a Sardi in Asia Minore. Fu a Susa che poi Alessandro Magno (336-323 a.C.) proclamò la fusione tra le culture greche e asiatiche, attraverso il matrimonio con la figlia del persiano Dario III e unendo in matrimonio diecimila ufficiali macedoni con donne elamite, persiane e mesopotamiche. Così Elam divenne culla della civiltà ellenistica e di un nuovo mondo.
Marduk, dio poliade di Babilonia, in una immagine proveniente da un sigillo cilindrico in lapislazzuli risalente al IX secolo a.C., e dedicato al dio dal re babilonese Marduk-zâkir-šumi (regno: c. 854-819 a.C.). Secondo l'iscrizione che accompagna il manufatto, esso doveva comporsi in oro ed essere appeso alla statua del dio posta nel tempio di Marduk, l'Esagila, a Babilonia. Fu rinvenuto nei resti di una casa di un artigiano di monili del periodo partico. Marduk è qui accompagnato dal serpente-drago con corna Mušhuššu (lett. "Serpente terribile"). Con la mano sinistra regge il listello e la corda, strumenti della giustizia. Il suo corpo e adornato da simboli astrali.
Il nome Marduk è attestato già in antiche fonti sumeriche (ad esempio nella Lista degli dèi rinvenuta ad Abu Salabikh) nella forma di d amar.UD (o AMAR.UTU) nel probabile significato di "Giovane toro del dio Sole" o "Giovane discendente del dio Sole", il segno AMAR può indicare infatti ambedue i significati, mentre UD/UTU sta a significare il dio Sole). Ma il nome con cui viene più frequentemente indicato tale dio in lingua accadica, e quindi assira e babilonese, è Bēl (bēlu; resa del sumerico: en), col significato di "Signore". Con il poema teogonico e cosmogonico dell'Enûma Eliš, risalente al X secolo a.C. egli assurge a guida dell'intero Universo. Nella pietà religiosa babilonese egli possiede un ruolo preminente e fondamentale.

«O Marduk guerriero, la cui ira è (come) il diluvio,
ma il cui perdono è quello di un padre misericordioso.
Parlare senz'essere ascoltato mi ha privato del sonno,
gridare senz'avere risposta mi ha tormentato:
mi ha fatto svanire le forze del cuore,
mi ha incurvato come se fossi un vecchio.
O Marduk, grande signore, dio misericordioso,
gli uomini, per quanti essi sono,
chi li può comprendere nella loro realtà?
(Anche) tra i non negligenti, chi non si è (mai) reso colpevole? Chi è colui che comprende le vie di un dio?
Che io possa badare a non commettere colpe!
Che io possa incessantemente cercare le sedi della vita!
L'umanità è destinata dagli dèi ad operare nella maledizione,
a sostenere la mano divina (che pesa) sull'uomo.»(Preghiera penitenziale a Marduk, a mano alzata (šu-íl-lá), 1-16. Testo cuneiforme: King, BMS, n.41; Ebeling, LKA n.61. Trascrizione e traduzione Ebeling AGH 72-75 eSAHG 298-300. Traduzione in italiano diLuigi Cagni)



Articolo in gran parte di Aldo Bacci pubblicato su Focus storia n. 144 altri testi e immagini da Wikipedia.

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