L’altra faccia della
Mesopotamia.
Gli Elamiti, meno noti
di Sumeri e Babilonesi, costruirono un regno autonomo con regole precise e una
cultura propria. E diedero filo da torcere ai loro vicini più famosi.
Dati amministrativiNome completoElamCapitaleSusaAltre capitaliAnshanPoliticaNascita
- 3200 a.C.
- 800 a.C.
- 635 a.C.
- 1127 a.C.
- 640 a.C.
- 539 a.C.
- Conquista da parte di Nabuccodonosor I (1127 a.C.)
- Conquista da parte di Assurbanipal (640 a.C.)
- Conquista da parte di Ciro il Grande (539 a.C.)
Ora parte diIranManuale
A est del Tigri dalle
pendici dei monti Zagros fino agli altipiani iranici e alle remote aree della
Valle dell’Indo siti elanici come Susa e Tepe Malyan (l’antica Anshan) hanno
una storia che precede addirittura quella di Uruk, sorta a metà del IV
millennio a.C., considerata una delle prime città del mondo. Il primato di Uruk
deriva dal fatto che la sua cultura ebbe la forza di estendersi dal cuore della
Mesopotamia fino a raggiungere la stessa Susa – la più occidentale e meticcia delle città elamiche, che si sviluppò fin
oltre Alessandro Magno (IV secolo a.C.) – che per un certo periodo divenne
colonia di Uruk. Era solo l’inizio di un rapporto altalenante, che ha lasciato
il segno in queu territori tra gli attuali Iraq e Iran.
Trattato di alleanza rinvenuto a Susa tra Naram-Sin e Khita (?), un principe di Awan (lingua elamicatrascritta in cuneiforme; argilla; 2250 a.C. ca.; Museo del Louvre)
ORIGINALI. Nei confronti della Mesopotamia non
si trattò sempre e solo di un rapporto di sudditanza, anzi a volte fu l’Elam a
comandare, di base ci fu uno scambio fecondo. Lo spiega bene Enrico Ascalone,
docente dell’università tedesca di Gottingen e direttore del Maips,
Multidisciplinary Archeological Italian Project at Shahr: “Gli elaminiti parteciparono a ogni singolo processo di formazione
culturale che gene ralmente si attribuisce alla Mesopotamia tra il III e il I
millennio a.C. fu il risultato di un percorso simbolico tra la pianura
mesopotamica e le alture dell’Elam”. Sono gli stessi Sumeri a raccontare
come persino l’invenzione della scritta scaturì dai rapporti commerciali e
diplomatici con la ricchissima e potentissima città di Aratta, verosimilmente
identificabile proprio con il sito archeologico di Sahhr-i-Sokhta, nell’Iran
Occidentale. Secondo il mito, la scrittura cuneiforme fu inventata dal dio Sole
per permettere ai Sumeri di scambiare messaggi complessi proprio come il
sovrano di Aratta. Gli Elamiti ebbero sempre una lingua e una scrittura
proprie, non ancora pienamente mesopotamici e dalle loro politiche
espansionistiche. Il sistema di controllo imperiale degli Elamiti riconosceva
altresì un duopolio politico, religioso e culturale, rappresentato da una
capitale della pianura (Susa, centro anche di grande tradizione religiosa) e
una dell’altopiano (Anshan).
Anche sulla linea di
successione al trono avevano un metodo tutto loro: il re doveva sposare la
propria sorella, unica donna deputata a tramandare la stirpe reale. Tuttavia
quando il sovrano moriva il trono passava non al figlio bensì al fratello, che
ne ereditava anche la moglie, e sorella, e figli. La religione era simile a
quella mesopotamica, ma con divinità specifiche: Inshushinak cioè “il signore
di Susa”, detto il “dominatore degli dei”, “il signore del Cielo e della
Terra”, “il Proceatore del re”; Khumban e Kiririsha sua moglie “la Signora
delle dee”, Nakhkunte dio del sole e della giustizia.
Susa
Una vista dell'acropoliCronologiaFondazione4200 a.C. circaFine1218Territorio e popolazioneLinguaPersiano anticoLocalizzazioneStato attuale IranLocalitàShush
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Patrimonio dell'umanità | |
Susa (EN) Susa | |
Tipo | Culturali |
Criterio | (i) (ii) (iii) (iv) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 2015 |
Scheda UNESCO | (EN) Scheda (FR) Scheda |
Susa (in persiano: شوش Šuš /ʃuʃ/; in ebraico שׁוּשָׁן Shushān; in greco antico: Σοῦσα /ˈsuːsa/; in siriaco: ܫܘܫ Shush; antico persiano Çūšā), l'odierna Shush, fu la capitale dell'antico regno dell'Elam e, in periodo più tardo, dopo essere stata devastata dal sovrano assiro Assurbanipal nel 646 a.C., divenne residenza imperiale dei Persiani achemenidi.
Già nel 1175 a.C. Susa era la capitale del regno elamita e fu al suo interno che il sovrano Shutruk-Nakhunte portò il bottino preso all'antica città di Babilonia, tra cui la famosa pietra di dioritesu cui era stato inciso il codice di Hammurabi, rinvenuta nel 1901 da una missione archeologica francese.
A Susa furono in diversi momenti trasportati idoli delle divinità di paesi nemici conquistati o sottoposti a razzie (questo fu il caso del babilonese Marduk e della dea Inanna di Uruk, secondo la consueta orgogliosa usanza di impadronirsi anche del loro apparato religioso). Già verso il 1150 a.C., secondo lo studioso statunitense Richard Frye, Elam entrò in una profonda crisi istituzionale e sarà solo dal VII secolo a.C. che il nome della città tornerà ad essere citata nei testi, riferita a un piccolo dominio ostile all'Assiria.[1]
Nel 636 a.C. Susa fu tuttavia saccheggiata e la sua ziggurat, che costituiva il simbolo religioso e nazionale più appariscente, fu rasa al suolo mentre le divinità elamite furono portate ad Assur, capitale imperiale dei vincitori.
Fu poi conquistata da Alessandro Magno nella sua spedizione contro l'Impero achemenide ma, a differenza di Persepoli, non fu saccheggiata.
La Ziqqurat, ascensore divino.
Quattromila anni fa, in
Mesopotamia, si costruivano maestosi torri che permettevano agli dèi di
scendere sulla terra. Le innalzarono anche gli Elamiti.
Le rovine di Ur; sullo sfondo è visibile lo Ziggurat di Ur
Ricostruzione digitale della Ziggurat originaria, prima delle opere di ricostruzione
IL GIOIELLO DI UR. La più
imponente ra le ziqqurat conosciute è la “torre di Ur”. Realizzata 4mila anni
fa sui resti della città sumera di Ur (oggi in Iraq), aveva una base di 63 x
42 metri ed era alta in origine 26 metri, su tre piani. Proprio grazie ai
suoi resti, gli storici sono riusciti a ricostruire la strutte delle altre
ziqqurat.
La ziggurat di Ur (in sumero: Etemenniguru, "casa dalle fondamenta imponenti") è un monumento religioso situato nell'area sacra della città di Ur, in Bassa Mesopotamia, nei pressi dell'odierna Nassiriya. È tra le ziggurat sumere meglio conservate.
Risalente al III millennio a.C., fu ricostruita più volte nel corso della storia, mantenendo complessivamente una struttura basata su tre terrazze a gradoni collegate tra loro da gradinate e unite al terreno da un'ampia rampa d'accesso frontale. Fungeva da luogo sacro, da magazzino per le scorte alimentari e, forse, da osservatorio astronomico.
È stata dichiarata, nel 2016, Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, insieme ad altri luoghi rappresentativi della cultura sumera, nell'ambito delle Ahwar dell'Iraq meridionale.[1]
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DIPLOMATICI. I sovrani elamiti sono meno famosi
di quelli babilonesi o assiri, ma non per questo furono meno potenti, anzi. Le
prime notizie certe su un pericoloso attacco degli Elamiti alla potente città
sumera di Lagash risalgono all’inizio del III millennio a.C. E, sempre in quel
millennio (verso la metà) furono in contrasto con gli Accadi, fondatori di
quello che è considerato il primo impero al mondo. La versione accadica è che i
re Sargon il Grande (2335-2279 a.C.) e Naram-Sin (2254-2218 a.C) sottomisero il
regno di Elam, trasformandolo in una provincia. In realtà se la predominanza
accadica è certa, la sottomissione degli altipiani iranici non è affatto
scontata: tra i più antichi documenti diplomatici conservati al mondo c’è
proprio un trattato, voleva dire che gli Elamiti erano ancora un regno
indipendente.
A saldare invece i
rapporti tra Sumeri ed Elamiti furono i matrimoni che però non sempre servirono
a tenere calme le acque. Sulla fine del III millennio a.C. i sumeri della III
dinastia di Ur invasero e sottomisero la Susiana. Ma gli Elamiti non furono da
meno: verso il 2000 a.C. fecero crollare lo Stato di Ur e dopo un lungo assedio
distrussero la possente città, e il re elamico Kutur-Nakhunte assoggettò la
Babilonia. La riscossa babilonese non tardò ad arrivare: nel suo trentesimo
anno di regno, il celebre re Hammurabi sconfisse gli Elamiti estendendo il
proprio impero sull’altopiano iranico. Ma il pendolo della Storia continuava a
muoversi tra est e ovest, sul confine elamico-mesopotamico.
A ogni fase la sua dinastia
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ELAMICI. (IV millennio a.C. – 2350 a.C). Susa fu per un periodo colonia di
Uruk, ma si sviluppò come cultura a sé. Primi rapporti commerciali e
conflittuali con le città numeriche.
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AWAN
(2350-2150 a.C.). Con gli Awan l’Elam fu sottomesso all’impero accadico, ma
senza essere assoggettato del tutto. Con la crisi di questa dinastia persero
importanza centri commerciali come Shahr-i Sokhta
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SIMASHKI
(2150-1900 a.C.). Contemporanea dell’ultima dinastia sumerica di Ur (Ur III).
Nel 2004 a.C. gli Elamiti distrussero la città (e la dinastia) di Ur che fu
successivamente conquistata dai Babilonesi.
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SUKKALMAKH
(1900-1520 a.C.). Con questa dinastia, la regione elamica visse un momento di
grande vivacità e potenza e, a più riprese, riuscì a invadere la Mesopotamia.
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REGNO
MEDIO-ELAMICO (1500-1100 a.C). Emerge la dinastia di Shutrukidi (1200-1100
a.C.) che prende il controllo di gran parte della Mesopotamia. Re Kutur-Nakhun-te
distrugge Babilonia (1155 a.C)
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FILO DA TORCERE. Nel XII secolo a.C.
rappresentò l’apogeo del potere elamita, con sovrani dai nomi scioglilingua
come Shilkak-Inshushinak, Kidin-Khutrudash e Shutruk-Nakhunte. Quest’ultimo
invase, ancora una volta, la Babilonia (1155 a.C) e riportò a Susa un ingente e
prestigioso bottino: è per questo che la celebre stele di Hammurabi (contenente
uno dei codici di leggi più antichi) è stata ritrovata dagli archeologici
proprio a Susa e non in Mesopotamia. Anche la statua del dio supremo di
Babilonia, Marduk, fece parte del bottino e deportata in Elam, come si usava
allora per privare del potere divino i territori nemici.
Lo splendore elamita
durò circa un secolo, poi come sempre arrivò la reazione babilonese. Il principale
vanto del re Nabucodonosor I (quello cui si ispirò secoli dopo Nabucodonosor
II, demolitore del tempio di Salomone) fu infatti proprio l’invasione del regno
di Elam con il ritorno della statua di Marduk, che venne ricondotta in trionfo
a Babilonia.
stele di Hammurabi
Capitale della cultura.
Susa (oggi Sush, sui monti Zagros
del Khuzistan, Iran Occidentale) è il simbolo della civiltà elamica. Forse non
fu la più importante per tutta la durata del regno e nemmeno la più
caratteristica, tuttavia essendo la più vicina alla Mesopotamia fu l’indiscussa
protagonista degli scambi fra le due culture. Oggi Patrimonio dell’Umanità
Unesco, Susa conserva testimonianze archeologiche di diverse città
sovrapposte, esistite tra il V millennio a.C. (secondo la tradizione
persiana, fu la prima città di sempre) e il 1300 d.C. periodo in cui fu la
località importante dei regni elamico, persiano e partico.
BOTTINO. Proprio in questa città
sono stati rinvenuti importanti documenti come il Codice di Hammurabi (I
millennio a.C.), una delle più antiche raccolte di leggi conosciute, e la
stele di Naram-Sin (II millennio a.C.), conservati come trofei dai re elamiti
che avevano conquistato Babilonia e la Mesopotamia.
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NUOVO MONDO. Era però ormai sorta una nuova
potenza, l’Assiria. Così, ironia della sorte, i due secolari rivali nel I
millennio si ritrovarono spesso alleati contro il nemico del Nord. Invano però,
perché in battaglia vinsero quasi sempre gli Assiri anche sugli altipiani
iranici. Fu l’attacco decisivo sul fiume Ulai, del re assiro Assurbanipal a
Susa, nel 646 a.C. circa, a porre fine al millenario regno elamita. Ma non
tutto era perduto. Successivamente gli imperatori persiani, Ciro (640-580 a.C.)
e Dario (522-486 a.C.), fecero di Susa la loro capitale invernale ed Eorodoto
raccontano che volevano bere solo l’acqua del fiume di Susa. Dalla capitale
elamita inoltre, partiva la Strada dei re, una delle prime grandi arterie che,
dopo 2500 chilometri costellati da più di 100 stazioni di posta per il cambio
dei cavalli, giungeva a Sardi in Asia Minore. Fu a Susa che poi Alessandro
Magno (336-323 a.C.) proclamò la fusione tra le culture greche e asiatiche,
attraverso il matrimonio con la figlia del persiano Dario III e unendo in
matrimonio diecimila ufficiali macedoni con donne elamite, persiane e mesopotamiche.
Così Elam divenne culla della civiltà ellenistica e di un nuovo mondo.
Marduk, dio poliade di Babilonia, in una immagine proveniente da un sigillo cilindrico in lapislazzuli risalente al IX secolo a.C., e dedicato al dio dal re babilonese Marduk-zâkir-šumi (regno: c. 854-819 a.C.). Secondo l'iscrizione che accompagna il manufatto, esso doveva comporsi in oro ed essere appeso alla statua del dio posta nel tempio di Marduk, l'Esagila, a Babilonia. Fu rinvenuto nei resti di una casa di un artigiano di monili del periodo partico. Marduk è qui accompagnato dal serpente-drago con corna Mušhuššu (lett. "Serpente terribile"). Con la mano sinistra regge il listello e la corda, strumenti della giustizia. Il suo corpo e adornato da simboli astrali.
Il nome Marduk è attestato già in antiche fonti sumeriche (ad esempio nella Lista degli dèi rinvenuta ad Abu Salabikh) nella forma di d amar.UD (o AMAR.UTU) nel probabile significato di "Giovane toro del dio Sole" o "Giovane discendente del dio Sole", il segno AMAR può indicare infatti ambedue i significati, mentre UD/UTU sta a significare il dio Sole). Ma il nome con cui viene più frequentemente indicato tale dio in lingua accadica, e quindi assira e babilonese, è Bēl (bēlu; resa del sumerico: en), col significato di "Signore". Con il poema teogonico e cosmogonico dell'Enûma Eliš, risalente al X secolo a.C. egli assurge a guida dell'intero Universo. Nella pietà religiosa babilonese egli possiede un ruolo preminente e fondamentale.
Il nome Marduk è attestato già in antiche fonti sumeriche (ad esempio nella Lista degli dèi rinvenuta ad Abu Salabikh) nella forma di d amar.UD (o AMAR.UTU) nel probabile significato di "Giovane toro del dio Sole" o "Giovane discendente del dio Sole", il segno AMAR può indicare infatti ambedue i significati, mentre UD/UTU sta a significare il dio Sole). Ma il nome con cui viene più frequentemente indicato tale dio in lingua accadica, e quindi assira e babilonese, è Bēl (bēlu; resa del sumerico: en), col significato di "Signore". Con il poema teogonico e cosmogonico dell'Enûma Eliš, risalente al X secolo a.C. egli assurge a guida dell'intero Universo. Nella pietà religiosa babilonese egli possiede un ruolo preminente e fondamentale.
«O Marduk guerriero, la cui ira è (come) il diluvio,
ma il cui perdono è quello di un padre misericordioso.
Parlare senz'essere ascoltato mi ha privato del sonno,
gridare senz'avere risposta mi ha tormentato:
mi ha fatto svanire le forze del cuore,
mi ha incurvato come se fossi un vecchio.
O Marduk, grande signore, dio misericordioso,
gli uomini, per quanti essi sono,
chi li può comprendere nella loro realtà?
(Anche) tra i non negligenti, chi non si è (mai) reso colpevole? Chi è colui che comprende le vie di un dio?
Che io possa badare a non commettere colpe!
Che io possa incessantemente cercare le sedi della vita!
L'umanità è destinata dagli dèi ad operare nella maledizione,
a sostenere la mano divina (che pesa) sull'uomo.»(Preghiera penitenziale a Marduk, a mano alzata (šu-íl-lá), 1-16. Testo cuneiforme: King, BMS, n.41; Ebeling, LKA n.61. Trascrizione e traduzione Ebeling AGH 72-75 eSAHG 298-300. Traduzione in italiano diLuigi Cagni)
Articolo in gran parte
di Aldo Bacci pubblicato su Focus storia n. 144 altri testi e immagini da
Wikipedia.
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