mercoledì 1 agosto 2018

La battaglia delle Midway

La battaglia delle Midway (1942)

Un duro colpo all’impero del sol levante.
La battaglia al largo dell’atollo del pacifico vide l’inaspettato trionfo della flotta americana su quella, più esperta e agguerrita dei nipponici. Il bilancio per il Giappone fu tremendo: oltre alle 4 portaerei fiore all’occhiello della marina, perse centinaia dei suoi migliori piloti.
Collage Battle Midway.jpg
Da in alto a sinistra proseguendo in senso orario: caccia giapponesi Mitsubishi A6M"Zero", le portaerei Hiryu e USS Yorktown in fiamme, e caccia Grumman F4F Wildcat sul ponte della USS Hornet



L’8 dicembre 1941, all’indomani dell’attacco giapponese a Pearl Harbor, il presidente americano Franklin Delano Roosevelt aveva fatto alla Nazione una promessa: “Non importa quanto impiegheremo a punire questa aggressione premeditata: il popolo americano nella sua giusta potenza prevarrà con una vittoria assoluta”. Le Forze Armate statunitensi erano ora chiamate a mantenerla. E gli americani, furiosi e sfiduciati, avevano bisogno di una scossa spettacolare che certificasse a loro stessi, prima ancora che al Giappone e al resto del mondo, l’orgoglio ritrovato e una ferrea volontà di riscossa. Gli alti comandi giapponesi, intanto, dibattevano da tempo su come proseguire il conflitto. In seno all’esercito l’opinione più diffusa era quella che si dovesse insistere ad ampliare e rafforzare il cuneo che era stato inserito tra gli americani e i loro alleati del Commonwealth grazie alla conquista del Sud-Est asiatico, eventualmente spingendosi fino all’Australia o minacciando l’India. La Marina nipponica, nella persona dell’autorevole ammiraglio Isoroku Yamamoto, chiedeva invece che venisse ripresa l’iniziativa nel Pacifico centrale. A sciogliere ogni dubbio in merito fu proprio la risposta americana all’attacco a Pearl Harbor: un raid sul Giappone di pura valenza dimostrativa e di scarsa efficacia distruttiva, effettuato da 16 bombardieri. Durante l’azione i piloti americani, guidati dal tenente colonnello James H. Doolittle risparmiarono cavallerescamente la residenza imperiale, un facile bersaglio al centro di Tokyo, ma era evidente a tutti che la vita dell’imperatore giapponese Hirohito era alla loro mercé, se solo avessero voluto andare fino in fondo. Esercito e Marina concordarono sulla necessità di evitare che una minaccia di tale portata potesse ripetersi, e convennero che ciò potesse essere ottenuto solo allontanando ulteriormente a est gli americani. Decisero quindi di attaccare il nemico nel Pacifico centrale, e l’obbiettivo scelto fu l’atollo di Midway, che della potenza americana rappresentava l’estrema propaggine occidentale.


James H Doolittle.jpg

James Harold Doolittle, detto Jimmy (Alameda14 dicembre 1896 – Pebble Beach27 settembre 1993), è stato ungenerale e aviatore statunitense. Dopo una brillante carriera come aviatore, pilota competitivo e istruttore, si distinse come ufficiale superiore delle United States Army Air Forces durante la seconda guerra mondiale.




Le forze in campo
FORZE AMERICANE: 3 portaerei, 7 incrociatori pesanti, 1 incrociatore leggero, 15 cacciatorpediniere, 233 aerei imbarcati, 127 aerei basati a Midway, 16 sottomarini.
DANNI E PERDITE AMERICANE: 1 portaerei affondata (Yorktown), 1 cacciatorpediniere affondato, circa 150 aerei distrutti, 307 uomini uccisi.
FORZE GIAPPONESI: 4 portaerei, 2 corazzate, 2 incrociatori pesanti, 1 incrociatore leggero, 12 cacciatorpediniere, 248 aerei imbarcati, 16 idrovolanti.
DANNI E PERDITE GIAPPONESI: 4 portaerei affondate,  (Akagi, Kaga, Soryu, Hiryu), 1 incrociatore pesante affondato, 1   incrociatore pesante danneggiato, 248 aerei distrutti, 305 uomini uccisi, 37 prigionieri
Il piano di Yamamoto.
Yamamoto-Isoroku.jpg
La strategia dell’ammiraglio Yamamamoto era forse eccessivamente complessa e disperdeva il suo naviglio su un’area troppo vasta, ma dal punto di vista giapponese era indubbiamente un buon piano. Pur preparato frettolosamente dopo il raid di Doolitle, era comunque ben strutturato e assicurava una considerevole superiorità locale. Nell’area della battaglia principale, secondo le previsioni Yamamoto avrebbe contrapposto 4 portaerei, 4 portaerei leggere, 7 corazzate, 16 incrociatori e 46 cacciatorpediniere contro solo 3 portaerei, 8 incrociatori e 15 cacciatorpediniere avversari. La disparità di forze sembrava schiacciante solo nel numero di ponti portaerei, aerei disponibili e sottomarini vi era una sostanziale disparità. Nonostante gli inconvenienti e gli imprevisti verificatosi, durante l’esecuzione del piano, sembrava che Yamamotho avesse in mano tutte le carte per vincere. Indubbiamente se la Kido Butalavesse avuto una ricognizione maggiore e più efficiente, oltre a un po’ di fortuna, la battaglia avrebbe potuto essere diversa.

Le principali navi da battaglia.

PORTAEREI YORKTOWN (USA)
TIPO: portaerei classe Yorktown
ENTRATA IN SERVIZIO:  1937
DISLOCAMENTO A PIENO CARICO: 25900 tonnellate
VELOCITA’ MASSIMA: 32 nodi
LUNGHEZZA: 230 metri
LARGHEZZA: 33 metri
ARMAMENTO: 8 cannoni bivalenti calibro 5, in-38, 16 da 1,1 in-75, 24 da 20 mm.
AEREI IMBARCATI: 90
USS Yorktown (CV-5) anchored in Hampton Roads on 30 October 1937.jpg
PORTAEREI AKAGI (GIAPPONE)
TIPO: portaerei derivate classe Amagi.
ENTRATA IN SERVIZIO: 1927
DISLOCAMENTO A PIENO CARICO: 42000 tonnellate
VELOCITA’ MASSIMA: 31 nodi
LUNGHEZZA: 261 metri
LARGHEZZA: 31 metri
ARMAMENTO: 10 cannoni da 20 cm., 6 da 12, 12 da 12,7 e 14 da 2,5 cm
AEREI IMBAJapanese aircraft carrier Akagi 01.jpgRCATI: 68
INCROCIATORE MIKUMA (GIAPPONE)
TIPO: incrociatore pesante classe Mogami
ENTRATA IN SERVIZIO: 1923
DISLOCAMENTO A PIENO CARICO: 11200 tonnellate
VELOCITA’ MASSIMA: 37 nodi
LUNGHEZZA: 190 metri
LARGHEZZA: 29,72 metri
ARMAMENTO: 15 cannoni da 15,5 cm, 4 da 12 cm, 8 da 25 mm, 12 lanciasiluri da 610 mm.
CORAZZATURA: 100-140 mm cintura, 25 mm torrette.
Mikuma.jpg
La battaglia in breve.
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La conquista da parte dei giapponesi dell’atollo di Midway avrebbe spinto più a est la flotta americana, allontanando il pericolo di incursioni aeree sul Giappone. Preso di sorpresa dall’attacco nemico, l’ammiraglio americano Cheser Nimitz sarebbe stato costretto ad intervenire, esponendosi al duplice attacco delle portaerei del vice ammiraglio Nagumo e delle navi da battaglia dell’ammiraglio Yamamotho.  Mimitz, però, era informato dei piani della Marina giapponese, grazie alla decrittazione del codice JN25: non si fece ingannare da una manovra diversiva contro le isole Aleutine, e anzi predispose la sua flotta ad una battaglia contro il nemico diviso. L’inefficace ricognizione delle flotte giapponesi e la difettosa comunicazione  tra i due comandanti agevolo’ il contrattacco americano, rovesciando l’effetto sorpresa e infliggendo gravisse perdite alla forza di Nagumo, non tanto e non solo materiali:  con le portaerei in fiamme perirono infatti i migliori piloti della marina giapponese.  

 AZIONE A SORPRESA. Per quanto convinto che gli Stati uniti fossero stati pericolosamente sottovalutati, l’ammiraglio Yamamoto, che pure era la mente più aperta tra gli alti gradi imperiali nipponici, era giunto alla conclusione che i nemici fossero ormai a un passo dal crollo morale: la nuova offensiva sarebbe stata dunque l’occasione decisiva per vincere la guerra. Il piano elaborato dal suo staff prevedeva di cogliere gli americani di sorpresa e conquistare Midway con uno sbarco anfibio, in modo da costringere quanto rimaneva della flotta avversaria a esporsi per poi poterla sconfiggere definitivamente nella “Kantai Kessen”, la battaglia decisiva che, negli auspici, li avrebbe finalmente costretti ad accettare una proposta di pace. Di questi due presupposti strategici il primo, l’inerzia americana che avrebbe consegnato alla flotta giapponese l’assoluta iniziativa, si sarebbe dimostrato errato, e avrebbe di conseguenza impedito di mettere alla prova il secondo, la presunta debolezza del morale americano. Ciò che Yamamoto non sapeva, e che nessuno in Giappone sospettava, era che l’Intellingence americana avesse invece decrittato, del codice della Marina imperiale JN25, quanto bastava per conoscere le intenzioni nipponiche. Di più: aveva anche già preso le opportune contromisure. Mentre la flotta giapponese entrava in mare, quella americana guidata dall’ammiraglio Chester Nimitz era infatti già uscita da Pearl Harbor, e stava andandole incontro.
La “Rengo Kantai o la Flotta Combinata” imperiale, era stata suddivisa in due elementi operativi: un gruppo era diretto a nord per effettuare una manovra diversiva tesa a occupare capisaldi nelle isole Aleutine, mentre la componente principale, al comando di Yamamoto, era destinata a compiere l’assalto su Midway. Si trattava di una forza poderosa e a sua volta distinta in tre reparti diversi: il primo riuniva le corazzate e le navi da battaglia ed era preparato a intervenire nel previsto scontro risolutivo contro la flotta americana con tutto il volume di fuoco delle sue artiglierie. Il secondo era la Kido Butai o forza mobile d’attacco comandato dal vice ammiraglio Chuichi Nagumo: qui erano concentrati i due terzi delle portaerei. La Kido Butai, però, era una specie di pugile dotato di un pugno devastante, ma pessimo per incassare i colpi avversari: le sue portaerei possedevano infatti difese antiaeree scadenti e avevano destinato solo pochi velivoli a protezione del convoglio; le navi di scorta, inoltre, erano state schierate in un ampio anello di ricognizione posto assai distante dalle portaerei, anziché cingerle da vicino. L’ultima componente della Rengo Kentai era costituita, infine, dalle forze da sbarco destinate a operare l’assalto anfibio su Midway.
Chuichi Nagumo.jpg

Chūichi Nagumo (南雲忠一 Nagumo Chūichi?Prefettura di Yamagata25 marzo 1887 – Saipan6 luglio 1944) è stato un ammiraglio giapponese, attivo durante la seconda guerra mondiale.

UN ALLARME IGNORATO. Nessuno o quasi nel quartier generale imperiale dubitava che l’Aviazione giapponese avrebbe avuto il tempo di effettuare il bombardamento di Midway, distruggerne in un solo colpo le difese, ritornare sulle portaerei e riarmarsi prima che le portaerei americane, lanciato l’allarme, uscissero da Pearl Harbor e si portassero a una distanza offensiva utile. E quando questi dubbi vennero effettivamente sollevati apparvero pignolerie scolastiche, che vennero subito accantonante. Né destò particolare preoccupazione, come invece avrebbe dovuto, il fatto che la prevista ricognizione aerea di idrovolanti, da condurre su Pearl Harbor allo scopo di accertare o scartare l’eventuale presenza della flotta americana, fu annullata perché il sottomarino incaricato di rifornire i mezzi trovò, a metà strada, punto d’incontro con i suoi velivoli occupato da alcune unità americane: nessuno tuttavia avvisò Yamamoto dell’accaduto. D’altra parte lo stesso ammiraglio non ritenne opportuno verificare se Nagamuno fosse a conoscenza o meno dell’anomala quantità di messaggi urgenti che partivano da Pearl Harbor, e ciò nonostante sapesse benissimo della che gli impianti di radioricezione del suo vice fossero obsoleti e praticamente inutili. La flotta americana, invece, era già in mare e ben informata della dispersione di forze degli avversari, e avrebbe di proposito la manovra diversiva inscenata dai giapponesi sulle Aleutine per concentrare tutte le proprie forze in un’imboscata contro la Kido Butai. Nonostante l’abbondanza di indizi utili a intuire che Midway non sarebbe stata colta di sorpresa, Nagumo proseguì lo stesso nell’esecuzione del piano secondo gli ordini ricevuti.

L’ATOLLO O LA FLOTTA? Le difese americane dell’atollo erano in effetti allertate, agguerrite e pronte a reagire. Verso le 07,15 del 4 giugno 1942 i bombardieri della Kido Butai tornarono da una prima incursione su Midway comunicando a Nagumo di avere incontrato una resistenza inattesa: era necessario almeno un secondo bombardamento per assicurare alle forze da sbarco una qualche probabilità di successo. Il comandante giapponese diede allora immediatamente ordine di armare gli aerei presenti sui suoi vascelli con bombe da attacco al suolo in previsione di un secondo bombardamento, ma a scompaginare i suoi piani giunse un altro messaggio: uno degli 8 ricognitori che esploravano il mare attorno alla sua flotta era partito con 45 minuti di ritardo e aveva avvistato una potente flotta nemica con almeno una portaerei, in rapido avvicinamento da est. Nagumo aveva ora una immediata decisione da prendere: doveva scegliere su quale dei due obiettivi, se l’atollo o la flotta dove lanciare i suoi aerei. Decisi di rispettare la dottrina e anziché lanciare un attacco contro le portaerei nemiche, attese il ritorno dei suoi velivoli, ordinando che nel frattempo quelli attualmente sul ponte sostituissero il proprio carico bellico in funzione antinavale. La decisione sarebbe stata errata, ma forse non sarebbe cambiato nulla perché le portaerei americane erano in realtà tre e, i loro aerei ormai già in volo e prossimi a compiere un devastante attacco.

ROGO APOCALITTICO. Il 4 giugno, primo giorno della battaglia, gli aerei della Kido Butai appena rientrati dal primo bombardamento su Midway furono sorpresi dagli americani sul ponte mentre erano in fa se di rifornimento: la maggior parte dei caccia difensivi giapponese era infatti al momento concentrata contro gli aereo siluranti americani e si trovava lontana dalle sue portaerei, che quindi si presentavano inermi di fronte al nemico. vi piombarono sopra in  picchiata tre squadriglie di bombardieri Dauntless A-24 “Banshee”, che ebbero vita facile nel colpire i velivoli indifesi, tra i tubi flessibili del carburante serpeggianti in mezzo alle gambe degli addetti al rifornimento e bombe e siluri impilati disordinatamente ovunque. Il bombardamento americano provocò un grande rogo che carbonizzò, contando anche i successivi attacchi, quattro portaerei nipponiche, insieme ai velivoli e ai loro esperti e insostituibili piloti. Gli americani, invece persero solo la portaerei Yorktown, distrutta il 6 giugno dai siluri di un sommergibile: per Yamamoto fu una doppia beffa perché credeva di averla già messa fuori combattimento due giorni prima durante il primo attacco, mentre invece i marinai americani l’avevano riattata a tempo di record, dando così l’illusione ai giapponesi di aver affondato due portaerei nemiche anziché una sola.
La battaglia decisiva che l’ammiraglio nipponico aveva voluto e cercato ebbe quindi una fine diversa da quella immaginata: ormai priva della maggior parte della sua forza aerea, dopo qualche velleitario contrattacco la flotta superstite tornò sconfitta in Giappone. Soltanto l’imperatore Hirohito e un ristrettissimo numero di alti ufficiali della Marina vennero informati circa la reale entità della disfatta subita nelle acque di Midway. I superstiti delle unità coinvolte nella battaglia furono prontamente dispersi a presidiare sperdute isole del Pacifico, impedendo loro qualunque contatto con i familiari o con il personale di altre unità. Per alcuni giorni persino gli alti comandi dell’Esercito furono tenuti all’oscuro del disastro, mentre alla popolazione giapponese la battaglia di Midway venne addirittura spacciata per l’ennesima esaltante vittoria ottenuta dal Sol Levane nella Seconda guerra mondiale.


Articolo in gran parte di Nicola Zatti pubblicato su LE GRANDI BATTAGLIE NAVALI, altri testi e immagini da Wikipedia.       

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