I califfi Omayyadi
La creazione dell’impero
mussulmano
Dal 661 d.C. l’impero
mussulmano fu governato da una dinastia imparentata con la famiglia di
Maometto. Gli religiosa e di ambizioni assolutiste e dovettero affrontare
continue rivolte prima di essere sconfitti nel 750
d.C.
La facciata della moschea, prospiciente la muṣallā
La Grande Moschea degli Omayyadi (in arabo: جامع بني أمية الكبير, Ğāmi' Banī 'Umayya al-Kabīr), è il principale edificio di culto di Damasco, in Siria. Rappresenta un notevole esempio dell'architettura islamica.
https://it.wikipedia.org/wiki/Grande_Moschea_degli_Omayyadi
La Cupola del Tesoro, del 786.
La Grande Moschea degli Omayyadi (in arabo: جامع بني أمية الكبير, Ğāmi' Banī 'Umayya al-Kabīr), è il principale edificio di culto di Damasco, in Siria. Rappresenta un notevole esempio dell'architettura islamica.
https://it.wikipedia.org/wiki/Grande_Moschea_degli_Omayyadi
La Cupola del Tesoro, del 786.
Nel 657 d.C., nella
località siriana di Siffin, due grandi eserciti mussulmani si studiarono con
grande pazienza. Erano guidati rispettivamente da Alì, il quarto califfo
dell’Islam dopo la morte di Maometto, e dal governatore della Sira Mu’awiya,
che si era ribellato in seguito
all’omicidio del precedente califfo e aveva così dato inizio alla Prima fitna
(guerra civile) dell’Islam. Dopo 77 giorni di attesa, vari tentativi di
negoziazione e qualche scaramuccia, a luglio Alì decise di attaccare. Vedendosi
in difficoltà gli uomini di Mu’awiya appesero alcune pagine del Corano alle
punte delle loro lance: un gesto cui chiedevano di porre fine a quella
battaglia fra musulmani e proponevano di sottoporsi ad un arbitrato.
L’interruzione del conflitto si sarebbe rivelata fatale per Alì, che da quel
momento in poi perse gran parte dei suoi alleati e quattro anni più tardi fu
assassinato. Dopo essersi assicurato l’Egitto, il suo rivale fu proclamato
Califfo a Gerusalemme nel luglio del 660.
Mu’awiya proveniva da una famiglia di mercanti, gli
Ommaydi, che apparteneva alla tribù dei Quraysh, la stessa di Maometto. Suo
padre era stato un acerrimo nemico del profeta, e solo di fronte all’imminenza
della sconfitta aveva accettato di negoziare con lui e di convertirsi insieme
al figlio alla nuova religione. Chi aveva appoggiato Maometto fin dall’inizio
dubitava della sincerità di quella conversione e temeva un ritorno al potere
delle vecchie forze precedenti alla nascita dell’Islam.
Nonostante il sospetto con cui era visto, Mu’awiya sarebbe
passato alla storia come un modello esemplare di capotribù arabo. In
un’occasione dichiarò: “Non uso mai la
voce se posso usare i soldi, né la frusta se posso usare la voce, né la spada
se posso usare la frusta, ma se devo usare la spada, non esito a farlo”.
Riteneva insomma che convincere i propri avversari con il denaro fosse più
conveniente che fare la guerra, ma in caso di necessità era pronto a
combattere.
In verde l'area sotto il controllo del Califfato dei Rāshidūn (ʿAlī b. Abī Tālib), in rosso quella sotto il controllo di Muʿāwiya b. Abī Sufyān e in azzurro quella sotto il controllo di ʿAmr b. al-ʿĀṣconflitto ʿAlī-Muʿāwiya (656-661), altrimenti definibile Fitna dell'assassinio di ʿUthmān (in arabo: فتنة مقتل عثمان, Fitnat maqtal ʿUthmān), o Prima Fitna, costituì la prima guerra civile della storia islamica. Essa esplose quando il governatore della Siria, Muʿāwiya b. Abī Sufyān si ribellò all'autorità del califfo ʿAlī b. Abī Tālib rivendicando il suo diritto alla vendetta nei confronti degli uccisori del precedente califfo e suo parente, ʿUthmān b. ʿAffān, che ʿAlī aveva perseguito con poco vigore. Dietro tutto ciò si stagliava però la questione irrisolta di chi potesse legittimamente rivendicare la suprema carica di califfo della Umma islamica.[1] La disputa frantumò l'unità della Umma e creò una profonda spaccatura che resterà permanente e che sarà alla base della differente concezione dell'Islam degli Sciiti e dei Sunniti, oltre che dei Kharigiti.
Il potere degli Omayyadi.
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660: L’omayyade
Mu’awiya è nominato califfo dell’Islam dopo una guerra civile contro il
quarto califfo Alì, che sarà assassinato nel 661.
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680: Alla morte di
Mu’awiya sale al trono il figlio Yazid. Scoppiano gli scontri fra gli omayyidi
e i loro avversari.
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711: Gli omayydi
iniziano la conquista dell’Europa in al-Andalus. Saranno fermati solo nella
battaglia di Poiters (732).
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715-743: l’impero
omayyade, con la sua amministrazione arabizzata e islamizzata, si estende
dall’India alla penisola iberica.
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744: si succedono tre
califfi, generando un periodo di instabilità. Marwan II sale al trono ma
scoppia una nuova guerra civile.
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750: Marwan II muore
in battaglia in Egitto. Diventa califfo al-Saffah, della nuova dinastia
abbaside che regnerà fino al 1258.
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La gestione delle relazioni con le tribù era affidata ad
appositi funzionari. Alle comunità non musulmane, che rappresentavano la
maggioranza della popolazione del giovane impero islamico, fu concesso di
conservare le proprie strutture. Queste svolgevano una funzione intermediaria
con il potere omayyade, come nel caso dei rabbini e dei vescovi. Grazie alla
notevole capacità nel gestire le tribù e le sue grandi abilità nel campo della
politica tribale, Mu’awiya riuscì a garantire a suo figlio la successione al
trono. si trattava di un fatto inedito: la tradizione in vigore fino ad allore
prevedeva che il califfo fosse letto da un’assemblea di notabili. Con l’ascesa
al potere di Yazid I nel 680, gli omayadi diedero vita alla prima dinastia
della storia dell’Islam.
Il minareto di ʿĪsā, edificato da al-Walid I sui resti della prima moschea di Damasco, costruita da Muʿāwiya b. Abī Sufyān.
Muʿawiya ibn Abi Sufyan, in arabo: معاوية بن أبي سفيان, Muʿāwiya ibn Abī Sufyān (La Mecca, 603 – Damasco, 18 aprile680), fu il primo califfo omayyade. Dopo la morte del califfo Ali ibn Abi Talib, regnò dalla capitale Damasco sul nascente impero arabo dal 661 al 680.
La
donna che irrise il califfo.
A differenza dei suoi contemporanei il
califfo Mu’awiya non aveva un grande harem. Preferiva i piaceri della tavola
a quelli sessuali, al punto che molti ironizzarono sulla sua grassezza. Tra loro ci fu anche una delle sue mogli,
Maysun, una cristiana dell’importante tribù dei Kalb. Nota per la sua
intelligenza e per la sua eloquenza, la madre del futuro califfo Yazid I
compose un poema sulla virtù della vita beduina nel deserto, che diceva di
preferire al lusso della vita di corte. Questi versi non avrebbero destato
particolari attenzioni se non fosse stato per l’ultima frase: “Preferirei essere stuprata da uno dei
miei magri cugini che da quell’asino obeso”. Si dice che dopo aver
ascoltato questo verso Mu’awiya, accecato dall’umiliazione, ripudiò la
moglie.
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Da
Al-Andalus alla frontiera cinese.
Come i loro predecessori, i califfi omayyadi
fondarono tutti i loro rapporti con le altre popolazione sul principio della
Jihad, la guerra santa, che era alla base della loro espansione. A occidente
sottomisero il Maghreb e conquistarono la penisola iberica, mentre a oriente
occuparono l’Afghanistan e la regione del Sindh (nell’attuale Pakistan). Le
loro bandiere sventolavano da al-Andalus (
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DISSIDENZE INTERNE. I primi a ribellarsi al potere omayyade furono i
sostenitori di Alì, il califfo assassinato. Sotto la guida di Husain, figlio di
Alì, si scontrarono con un distaccamento di Yazid nella celebre battaglia di
Kerbela, ma vennero sconfitti. Lo stesso Husain vi trovò la morte. Questo
evento viene ricordato ancor oggi dagli sciiti (i seguaci di Alì)nella
festività annuale dell’Ashura. Nel mondo musulmano si stava diffondendo il
malcontento verso lo stato creato dagli omayyadi, ormai più simile al vecchio
modello bizantino che al califfato ideale prospettato dalla dottrina di
Maometto. Alcuni discendenti dei compagni del profeta, guidati da Abd Allah ibn
al-Zubayr, insorsero contro il califfo e si asserragliarono nelle città sante
di Medina e La Mecca. Gli
abitanti di Medina protestarono simbolicamente contro gli omayyadi gettando a
terra turbanti, mantelli e sandali. Yazid rispose a tale sfida dimostrando di
non avere alcun rispetto per quei luoghi sacri: Medina fu saccheggiata per tre
giorni; La Mecca
venne invece sottoposta a un duro assedio, durante il quale il santuario fu
distrutto a colpi di catapulta e la
Ka ’ba rimase accidentalmente danneggiata da un incendio.
Yazid
non riuscì quindi a placare la ribellione e alla sua morte improvvisa, nel 683,
si inaugurò un periodo di instabilità conosciuto come Seconda fitna. Il mondo
musulmano era lacerato: Ibn al-Zubayr governava su un territorio che andava
dall’Arabia all’Egitto, mentre il nuovo califfo Abd a-Malik ormai controllava
solo la Siria. Al-Malik
assediò nuovamente La Mecca
nel 691, deciso a chiudere i conti con Ibn al-Zubayr e con i suoi sostenitori.
A tale scopo non esitò a distruggere la
Ka ’ba, accrescendo così il mito dell’empietà degli omayyadi.
Damasco,
la grande capitale del califfato.
Nel XIV secolo il viaggiatore Ibn Battuta
restò affascinato dalla città scelta dagli omayyadi come capitale del loro
immenso impero. Così la descrisse: Damasco è il paradiso d’Oriente (…)
Agghindata di fiori di piante odorose (…) I giardini la circondano come
l’alone che cinge la luna e sembrano petali tutto intorno a un fiore. La sua
terra è a tal punto piena d’acqua che quasi desidera aver sete, e poco ci
manca che anche i sassi aspri e duri dicano: percuoti col piede la terra: ne
sgorgherà acqua fresca buona per lavarti e bere. Poi la moschea che è la più
grandiosa al mondo, la più magnifica dal punto di vista architettonico, la
più squisita per grazia (…) dove una volta c’erano la casa di Mu’awiya ibn
Abo Sufan e quelle della sua gente. E i damasceni fanno a gara nel costruire
moschee e zawiya, madrase e santuari
(…). Lo straniero si trova a proprio agio: non deve mai perdere la dignità e
gli si evita tutto quanto potrebbe avvilire il suo orgoglio.
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Un’oasi
di sensualità nel deserto.
Un affresco proveniente da Quṣayr ʿAmra, conservato alPergamonmuseum di Berlino https://it.wikipedia.org/wiki/Qusayr_Amra
Costruito all’inizio dell’VIII secolo,
Qusayr Amara è situato im mezzo al deserto, a
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L’EFFIGE DEL CALIFFO. Nonostante la cattiva reputazione di cui godeva la
dinastia, i governi di al-Malike del figlio, al-Walid (705-715), intensificarono gli sforzi per islamizzare e arabizzare il
califfato, come testimonia il caso dell’unificazione monetaria. Al posto della
moneta bizantina e sasanide, in uso fino ad allora, ne venne coniata una nuova,
con l’immagine del califfo, la guida spirituale e militare dell’islam. Questa
effige sarebbe stata poi sostituita da iscrizioni in arabo, nel rispetto del
divieto (derivato da un’interpretazione del Corano) di rappresentare figure
umane. La nuova valuta si basava comunque sul precedente modello bizantino: il
denario aureo che divenni il dinar, la dracma d’argento fu sostituita dal
dirham e il follis di bronzo dal fels, denominazioni che sarebbero state
utilizzate anche dai governi musulmani successivi. Analogamente l’arabo sostituì
il greco nei documenti ufficiali. In ambito pubblico si rafforzò il primato
dell’islam sulle religioni preesistenti, a partire dal cristianesimo, ai cui
adepti fu proibito di fare processioni o esporre croci in pubblico.
Nonostante i vari tentativi di soffocare la ribellione,
alla fine del 749 Marwan perse la strategica città di Kufa; l’anno seguente fu
sconfitto sulle sponde del Grande Zab, un affluente del Tigri e fuggì con un
gruppo ridotto di seguaci in Egitto, dove fu ben presto raggiunto dai suoi
avversari. Di fronte alla notevole sproporzione delle forze in campo, Marwan
rese onore al vecchio spirito beduino: guidò un’ultima disperata carica di
cavalleria e morì in uno scontro corpo a corpo, non prima di aver ucciso
svariati nemici. A cinque anni di distanza dalla sconfitta degli omayyadi, uno
degli ultimi sopravvissuti della dinastia sbarcò nel porto di Almunécar
(Spagna) dopo aver affrontato un viaggio lungo e pericoloso dalla Palestina al
Maghreb. Abd al-Rahman ibn Mu’awiya riuscì a conquistare il potere in al-Andalus (la Spagna musulmana)
approfittando delle dispute tribali, analogamente a quanto aveva fatto in Siria
il suo omonimo antenato. A migliaia di chilometri da Damasco, il destino stava
offrendo agli omayyadi una nuova opportunità
Mosaici della grande moschea.
L’IMMAGINE DEL PARADISO?
La moschea fu fatta costruire da al-Walid, il conquistatore della Spagna. Il
califfo ricorse ad abili artigiani cristiani, forse inviati dall’imperatore
di Costantinopoli, che decorarono con mosaici in stile bizantino i muri dei
portici attorno al cortile e le pareti della cupola del tesoro. Le immagini
raffigurate sono tipiche dell’arte romana e bizantina: un corso d’acqua
circondato da grandi alberi tra i quali sorgono edifici a varie forme. Forse
questi paesaggi assumono anche un particolare carattere religioso: si
tratterebbe di rappresentazioni del paradiso, molto frequenti nel Corano,
caratterizzate da elementi come giardini, fiumi, latte e miele.
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Articolo in gran parte di Vincente Millàn Torres, storico
specialista di letteratura islamica pubblicato su Storica National Geographic
del mese di luglio 2018 altri testi e foto da wikipedia
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