martedì 7 agosto 2018

Scacco al re - il rivoluzionario intuito di Cromwell

SCACCO AL RE

Nel 1688 un colpo di mano mise fine al potere assoluto del re in Inghilterra. E cambiò le sorti dell’Europa.

Oliver Cromwell Gaspard de Crayer.jpg
Ritratto di Oliver Cromwell eseguito da Gaspard de Crayer.
https://it.wikipedia.org/wiki/Oliver_Cromwell
Oggi si dice che i sovrani inglesi “regnano ma non governano”, per far capire che il potere reale è nelle mani del Parlamento. Eppure non è sempre stato così. Se quella d’Inghilterra è stata la prima monarchia parlamentare d’Europa lo dobbiamo a una strana rivoluzione, la Gloriosa rivoluzione inglese del 1688-89, così chiamata perché cambiò il corso della Storia. In poche settimane e senza spargimento di sangue. Prima di queste giornate gloriose (secondo i vincitori) in cui, come ha scritto lo storico britannico George Macaulay Trevelyan, vi fu “la vittoria della legge sul potere arbitrario dei monarchi”, l’Inghilterra conobbe circa un secolo di lotte. Tutto ebbe inizio nel 1603 quando morì la regina Elisabetta I, sovrana che aveva assicurato al suo Paese un’epoca di grande splendore e che aveva cercato con ogni mezzo di evitare lo scontro con le forze parlamentari. Prese il suo posto Giacomo I Stuart, un lontano parente che già era re di Scozia e che soprattutto amava affermare che “i re hanno il potere di muovere i loro sudditi come pezzi degli scacchi”. Il nuovo sovrano, come tutti i colleghi del tempo, si credeva un prescelto da Dio e sopportava a fatica il Parlamento, che però basava i suoi diritti e i privilegi addirittura sulla Magna Charta del 1215. Insomma da quasi quattro secoli nobili e anche ricchi borghesi si erano abituati a far valere la propria opinione e non avevano nessuna intenzione di rinunciarvi per le ambizioni di uno scozzese.


                                                                          Giacomo I Stuart

TUTTI CONTRO TUTTI. A rendere ancora più infuocato il clima politico c’era poi la questione religiosa. La monarchi per diritto divino, che tanto piaceva a Giacomo, era una prerogativa delle nazioni cattoliche. Ma nel regno inglese la religione di Stato era l’anglicanesimo, nato quando il re Enrico VIII, nel 1534, ruppe i rapporti con il papa e si autoproclamò capo della Chiesa inglese. Gli anglicani, per la maggior parte membri dell’aristocrazia, sospettavano che Giacomo Stuart fosse di simpatie papiste, ma seppure a stento, lo sopportavano un po’ per la fedeltà storica alla Corona, un po’ perché temevano che il potere finisse nelle mani della piccola nobiltà e della borghesia (sempre più forte in parlamento) legata al puritanesimo, la variante inglese del calvinismo. L’Inghilterra era dunque una polveriera sociale e religiosa e gli Stuart non erano proprio i più adatti a mantenere calmi gli animi. “Alla lunga un compromesso tra la dinastia regnante e le tanti parti della società inglese a loro avverse non era possibile. Molti Stuart avevano tendenze filo cattoliche lontane dalle convinzioni diffuse tra i ceti importanti dell’Inghilterra. Inoltre avevano la tendenza ad affermare un forte potere centrale in una società dove solo a fatica la Elisabetta aveva mantenuto un equilibrio tra monarchia e Parlamento”, spiega lo storico Adriano Prosperi.


TORIES VS. RIGHIT
Negli anni precedenti la Gloriosa rivoluzione, l’Inghilterra era praticamente spaccata tra due fazioni in lotta tra loro. Da una parte vi erano i cavalieri, i sostenitori dell’autorità del re e della Chiesa anglicana, dall’altra i sostenitori della superiorità del Parlamento e del calvinismo.
Questi erano chiamati ”teste rasate” per l’abitudine di portare i capelli cortissimi e di non indossare elaborate e ricciolute parrucche come facevano i cavalieri.
A partire dagli anni ottanta del Seicento, queste due fazioni cominciarono a essere conosciute con due nomignoli spregiativi: i partigiani del re venivano chiamati dagli avversari Tories,che era l’epiteto dei fuorilegge cattolici hce imperversavano in Irlanda. I fautori del Parlamento erano denominati con spregio Whigs, termine che indicava probavilente i mandriani scozzesi o anche i ladri di cavalli.
Fino ad oggi. Nel corso del ‘700 Tories e Whigs divennero i partiti che dominiaro la storia britannica nei successivi cento cinquant’anni. Dalla prima formazione nacque, nel 1834, l’attuale Partito Conservatore inglese (a volte chiamato ancora Tory)  mentre dai Whigs ebbe origine nel 1859 il Partito Liberale disciolto nel 1988. 
Battle of Marston Moor, 1644.png

La Battaglia di Marston Moor, opera di J. Barker


Cromwell osserva il corpo di Carlo I, dipinto di Paul Delaroche.


King Charles I after original by van Dyck.jpg
Carlo I Stuart (Dunfermline19 novembre 1600 – Londra30 gennaio 1649) è stato re d'InghilterraScoziaIrlanda eFrancia[4] dal 27 marzo 1625 fino alla sua morte, avvenuta il 30 gennaio (o il 9 febbraio, secondo il calendario inglese[5]) 1649 per decapitazione.

IL RE “PERDE” LA TESTA. La polveriera, infatti, esplose. A dar fuoco alle polveri, fu il figlio di Giacomo, Carlo I, salito al trono nel 1625. Il nuovo sovrano sciolse a più riprese il Parlamento fino a che si trovò a fronteggiare una grande ribellione parlamentare guidata da mercanti, artigiani, piccoli signori rurali e puritani, che come tutti i calvinisti erano fieri avversi di ogni autorità chesi proclamasse eletta da Dio, fosse il papa o il re. I ribelli trionfarono grazie al genio militare di Oliver Cromwell (1599-1658) che sconfisse i realisti sul campo di battaglia (a Marston Moor) e fece decapitare Carlo I per tradimento nel 1649. Per la prima volta in Europa un monarca veniva condanato a morte per volontà del popolo. Ma Cromwell si spinse oltre: liquidò la monarchia e trasformò l’Inghilterra in una repubblica di cui lui era padre e padrone
King Charles II by John Michael Wright or studio.jpg

ritratto di Carlo II
Carlo II Stuart (Londra29 maggio 1630 – Londra6 febbraio 1685) è stato re d'InghilterraScoziaIrlanda e Francia[1]dal 30 gennaio 1649 (de iure) o dal 29 maggio 1660 (de facto), al 6 febbraio 1685.


IL RITORNO DEGLI STUART. Alla morte di Cromwell, stanchi del clima plumbeo imposto dal  puritanesimo di Stato, gli inglesi richiamarono dopo qualche tempo gli Stuart (1660), perché anche buona parte del Parlamento era convinta che solo la monarchia potesse garantire stabilità alla nazione. Ed effettivamente all’inizio le cose andarono bene, anche perché Carlo II, figlio del sovrano fatto decapitare da Cromwell, era più amante degli agi che della lotta. Venne chiamatono non a caso Merry monarch, il re allegro, per la sua passione per le feste di corte, i letterati e gli artisti, le donne. Fu un momento gaudente, quello che gli storici chiamano l’etàdella Restaurazione inglese,m Carlo II rimaneva uno Stuart e sotto le ceneri dei suoi modi concilianti covava l’invidia verso quello che accadeva nella vicina Francia, dove suo cugino Luigi XVI aveva imbrigliato la nobiltà, sciolto le assemblee parlamentari e si faceva chiamare il Re Sole. Le tensioni aumentarono col passare degli anni: il sovrano non aveva figli legittimi e avrebbe passato la corona al fratello Giacomo, di indole autoritaria e papista convinto. “Nello scontro in atto la componente religiosa era fondamentale. La società inglese era percorsa da correnti di pensiero e scelte di fede radicali e in aperto conflitto fra di loro. Queste trovarono un compromesso solo dopo una lotta sanguinosa, anche perché la religione comportava visioni del monto e della società, progetti sociali e politici molto diversi”, spiega ancora Prosperi.
La maggioranza degli inglesi temeva che un sovrano cattolico avrebbe gettato l’Inghilterra tra le braccia del papa, considerato da anglicani e calvinisti l’incarnazione dell’Anticristo, oppure che avrebbe fatto il gioco delle grandi potenze cattoliche del continente in primis la Francia. I membri del Parlamento più vicini alla borghesia e calvinismo si riunirono allora attorno al 1678 in una fazione denominata Whig e cercarono di opporsi all’elezione di Giacomo in tutti i modi, anche ricorrendo a dei sicari. Alla fine passò la linea dei Tories, la fazione del Parlamento vicino all’aristocrazia e all’anglicanesimo: meglio un re, seppur cattolico, piuttosto che l’anarchia sociale e religiosa che potevano portare i Whig. Fu un errore, perché ima volta salito sul trono Giacomo II si comportò con la grazia di un elefante in un negozio di cristalleria. Nel giro di tre anni con la sua politica filo-papale e il suo autoritarismo riuscì a scontentare tutti: i Tories, i Whigs e anche i cattolici inglesi che erano fedeli al papa fino a che il papa se ne stava a Roma e non ficcava il naso dei loro affari. Quando nel 1688 Giacomo ebbe il tanto da lui sospirato erede maschio, la prospettiva che si perpetuasse una dinastia cattolica sul trono inglese riunì sotto la stessa bandiera i Tories e i Whigs. Con un colpo di mano inatteso offrirono la corona d’Inghilterra al campione del calvinismo europeo, l’olandese Guglielmo d’Orange marito di Maria Stuart, figlia di Giacomo II ma di fede protestante. Guglielmo era il grande rivale di Luigi XIV e intravide la possibilità di separare definitivamente l’Inghilterra dalla Francia. .



Il Bill of Rights prevedeva:
·                    La libertà di parola e discussione in Parlamento[1].
·                    Il divieto del re di abolire leggi o imporre tributi senza il consenso del Parlamento.
·                    Libere elezioni per il Parlamento.
·                    Il divieto del re di mantenere un esercito fisso in tempo di pace senza il consenso del Parlamento.
·                    Rifiuto di sottostare ad un possibile re cattolico.
·                    Che il parlamento dovesse essere frequentemente riunito.
·                    Che il re non potesse perseguitare i suoi sudditi per motivi religios


Guglielmo II


FU VERA GLORIA? Il 5 novembre 1688 Guglielmo sbarcò  sul suolo inglese con un esercito di 12 mila uomini. Ma non vi fu battaglia: le milizie di Giacomo si sciolsero come neve al sole e lo Stuart non trovò di meglio che fuggire in Francia. Così il condottiero olandese poté, senza colpo ferire, fare il suo ingresso a Londra il 18 dicembre e il 13 febbraio diventare Guglielmo III, sovrano d’Inghilterra unitamente alla consorte Maria. Prima però l’augusta coppia dovette accettare di sottomettersi a una serie di patti imposti dal Parlamento e raccolti nel cosi detto Bill of Rights, la carta dei diritti. Tra le altre cose, venne sancita la fine del tradizionale principio della regalità per diritto divino e i sovrani si impegnarono a non sospendere le leggi approvate dal Parlamento, a non reclutare eserciti senza il consenso parlamentare e a garantire la libera elezione dei parlamentari. In seguito fu anche decisa l’esclusione dei cattolici dalla linea di successione al trono.
La Gloriosa rivoluzione era finita, il Parlamento aveva vinto. Ma fu vera gloria? “Certamente, anche se i cambiamenti furono lenti e progressivi il compromesso raggiunto tra monarchia e Parlamento nel 1688-89 affidò al gioco delle forze sociali e delle opzioni politiche, attraverso la rappresentanza parlamentare, l’evoluzione successiva delle forme di governo”. Afferma ancora Prosperi. A livello europeo l’assolutismo perse definitivamente la sua sponda inglese e questo indebolì i piani di egemonia continentale di Luigi XIV, rafforzando le posizioni di chi si opponeva al principio di autorità in politica e nella religione. La Gloriosa rivoluzione pose le base per i rivolgimenti che caratterizzarono l’Europa nel Settecento e ci ha trasmesso un lascito enorme, come conclude Prosperi: “Arriva da là la tradizione del parlamentarismo e anche quella della tolleranza che oggi consideriamo patrimonio del nostro continente”. Un patrimonio glorioso appunto.  

La fine dei re taumaturghi
Nonostante il suo potere sia stato sempre conteso dal Parlamento, dal Medioevo il sovrano inglese godeva di molte prerogative tipiche delle monarchie di diritto divino. Per molti dei suoi sudditi il suo potere derivava da Dio e quindi il re possedeva la facoltà di guarire le malattie in modo miracoloso. Anche i monarchi inglesi erano come i corrispettivi francesi, re taumaturghi, cioè guaritori.
Il tocco delle scrofole. Dovevano quindi prestarsi al rituale “Tocco delle scrofole”, le lesioni cutanee legate a una forma di tubercolosi molto diffusa in epoca medievale e nella prima era moderna. Guglielmo III , educato in ambiente calvinista, considerava il rituale della guarigione miracolosa una superstizione ereditata dal cattolicesimo e non volle prestarsi al rito. Alla sua morte, nel 1702, la regina Anna ripristinò il rituale, che però fu poi abolito nel 1714. con l’ultima degli Stuart moriva così anche una delle ultime vestigia della monarchia antica, un rituale che rimase in uso solo in Francia fino alla Rivoluzione francese del 1789.

Intanto nel mondo
Isole Britanniche            Altri Paesi                       Società e cultura
1603 muore la regina Elisabetta I e Giacomo, re di Scozia diventa re d’Inghilterra con il nome di Giacomo I. finisce il regno di Tudor e inizia quello degli Stuard.
1600 Nella Repubblica di San Marino viene pubblicato lo Statuto delle Leges Statutae Sancti Marini: è una delle Costituzioni più antiche del mondo.
1600 il fisico inglese William Gilbert conia il termine elettricità.
1605 Congiura delle polveri: fallito tentativo da parte di un gruppo di cattolici inglesi e di Guy Fakes contro re Giacomo I d’Inghilterra, evento oggi ricordato con la Guy Fawkes Night (o Bonfire Nights)
1618 Inizia la guerra dei Trent’anni.

1609. Galileo Galilei mette a punto il primo telescopio.
1625 Carlo I diventa re d’Inghilterra.
1620 I Padri Pellegrini puritani, costretti a lasciare l’Inghilterra per sfuggire alle persecuzioni religiose, sbarcano nel Massachusetts.
1632 Galilei pubblica il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo i ncui sostiene le tesi di Copernico. Nel 1633 la Chiesa cattolica inserisce il testo nell’indice dei libri proibiti.
1629 Carlo I scioglie il Parlamento e non lo convoca più per dodici anni . in questo periodo governa come sovrano assoluto.
1625 Gli olandesi fondano nella baia di Manhattan Nuova Amsterdam. Un quarantennio dopo passerà definitivamente in mano inglese e prenderà il nome di Nuova York
1640 I gesuiti importano per la prima volta in Europa dal Perù la corteccia di china, da cui si ricava il chinino. Per secoli sarà l’unica cura efficace della malaria.
1642 Lo scontro tra Carlo I e il Parlamento, nuovamente convocato, diventa guerra aperta. Inizia la Prima rivoluzione inglese.
1648 Pace delle Vestfalia e fine della Guerra dei Trent’anni.
1643 Toricelli invencta il barometro.
1649 Decapitazione di Carlo I. per la prima volta in Europa un monarca viene giustiziato per volere del popolo. Il Parlamento abolisce la monarchia e proclama la repubblica (Commonwealth)
1652 Gli olandesi fondano Città del Capo.
1660 Viene restaurata la monarchia. Sul trono sale Carlo II Stuart, figlio di Carlo I, inizia l’epoca per la Restaurazione.inglese
1682 La Louisiana diventa una colonia francese.
1698 Il padovano Bartolomeo Cristofori inventa il fortepiano, antenato del pianoforte.
1685 Giacomo II succede a Carlo II
1683 I Turchi assediano Vienna. L’assedio fallisce e l’esercito turco viene sconfitto. L’evento segna la fine dell’espansione turco-ottomana cominciata quattro secoli prima.
1703 Lo zar Pietro il Grande fonda San Pietroburgo
1688 inizia la Gloriosa rivoluzione.
1700 muore Carlo II, ultimo degli Asburgo di Spagna. Inizia la Grande guerra del Nord tra Svezia e Impero Russo per il controllo del Mar Baltico. Termina nel 1721 con la vittoria russa.
1711 Joseph Addison in Gran Bretagna pubblica il giornale The Spectator
1689 Maria Stuart e Guglielmo d’Orange diventano sovrani inglesi e accettano i limiti imposti al loro potere dal Bill of Rights.
1701 la Prussia diventa regno.
1714 Fahrenheit fabbrica il primo termometro a mercurio.
1702 Anna Stuart diventa regina d’Inghilterra.
1708 Muore Carlo Ferdinando Gonzaga e finisce l’indipendenza del ducato di Mantova.

1707 con l’Atto di Unione, Inghilterra e Scozia diventano un unico stato: nasce la Gran Bretagna.
1713 Finisce la Guerra di successione spagnola. La Gram Bretagna ottiene il monopolio della tratta degli schiavi.

1714 Alla marote della regina Anna si estingue la dinastia degli Stuart.


Articolo in gran parte d Roberto Roveda pubblicato su Focus Storia n. 138. immagini e altri testi da Wikipedia
Il rivoluzionario intuito di Cromwell

Al suo battesimo del fuoco vinse una battaglia che già appariva persa e negli scontri successivi avrebbe mutato il volto della Gran Bretagna. Lo fece cambiando le concezioni militari dell’epoca. Ecco perché l’innovativa armata che prese il nome di “new model army” rappresenta l’atto di nascita degli eserciti moderni.
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Battaglia di Nasebey

Il 14 giugno del 1645, nei pressi del villaggio di Nasebey nel Northamptonshire, contea d’Inghilterra centrale, una di fronte all’altra erano schierate due visioni inconciliabili della società inglese: i diritti inalienabili del re, da una parte, e i potenti interessi del Parlamento dall’altra. E solo una avrebbe potuto prevalere. La prima fase della sanguinosa Guerra civile inglese (1642-46), episodio chiave della storia britannica, era a una svolta. A contendersi la vittoria c’erano le truppe realiste di Carlo I Stuart e le forze parlamentari, le Roundhead (Teste Rotonde), guidate da Oliver Cromwell. E quest’ultimo, nonostante disponesse di un numero di uomini superiore, non poteva certo dormire sonni tranquilli: quel giorno era al comando di un esercito diverso dal solito, messo insieme pochi mesi prima e, soprattutto, nato dalle ceneri di reparti che fino ad allora avevano dimostrato ben poca efficienza. Non potremmo mai sapere se fosse sicuro che la “rivoluzione militare”, a seguito di una drastica riforma da lui fortemente caldeggiata, avrebbe dato i frutti sperati. Solo il responso inappellabile del campo di battaglia era in grado di farlo. Sebbene schierasse veterani ben addestrati e motivati, per loro era pur sempre una sorta di battesimo del fuoco, e il minimo errore, la più piccola distrazione, avrebbe potuto tramutarsi in un disastro. Ma non fallirono. Nonostante la fanteria di Carlo fosse stata sul punto di vincere , proprio l’abilità degli Ironside, la cavalleria guidata da Cromwell in persona, riuscì a capovolgere l’esito dello scontro.
Un loro fulmineo attacco a fianchi delle truppe realiste cambiò il corso della battaglia e della guerra. Naseby, senza se e senza ma, è da considerarsi la consacrazione di un nuovo paradigma di esercito, passato alla storia come “New model Army” o, come i contemporanei lo definirono nell’immediato, New Modelled, che non pochi studiosi anglosassoni hanno identificato come la data di nascita del moderno esercito inglese.

Le ragioni della guerra.
Per comprendere la ragione della guerra fratricida che dilaniò le isole britanniche a cavallo del XVII secolo è necessario tener conto dell’antagonismo tra Carlo I e il Parlamento e della profonda sfiducia che regnava tra le due istituzioni. Nel 1628, alla richiesta del sovrano di poter disporre di nuovi fondi per appoggiare la guerra contro la Spagna, i parlamentari rifiutarono compatti, contrattaccando. Denunciando le continue illegalità del re, gli chiesero di firmare la Petizione dei Diritti  con la quale si pretendeva che ogni futura imposizione fiscale fosse approvata dal Parlamento stesso. Ma non solo. Dovevano essere dichiarati illegali anche gli arruolamenti forzati, gli arresti immotivati e i prestiti forzosi. Il re rispose in maniera drastica, sciogliendo l’Assemblea in meno di un mese. Un vuoto che sarebbe durato ben dieci anni, durante i quali Carlo continuò impunemente a imporre nuovi tributi, grazie all’appoggio del clero della Chiesa anglicana. Sostegno non disinteressato, che comportò scelte religiose impopolari. Da cui la strenua lotta contro i puritani in Inghilterra e il tentativo di diffondere l’Anglicanesimo nella Scozia calvinista. Il risultato fu una larga sollevazione e una serie di disordini che imposero l’invio di un esercito, per il cui sostentamento furono imposte nuove tasse. Fu la goccia che fece traboccare il vaso: nel 1642 la guerra civile divampò in tutto il Paese con i realisti da una parte e  i parlamentaristi (o Rhoundheads, Teste Rotonde, come erano chiamati dagli avversari per via dei capelli corti) dall’altra. In un primo momento sembrò che la monarchia potesse schiacciare i rivali, ma fu solo un fuoco di paglia: il nuovo esercito ideato da Cromwell cambiò il corso degli eventi militari e con essi la futura storia della Gran Bretagna. 
Moschetto a pietra focaia.
Rispetto ai moschetti a miccia impiegati dalla fanteria, a partire dalla metà del XVII secolo incominciarono a diffondersi anche quelli a pietra focaia. Ecco come funzionavano. La piastra del meccanismo di scatto alloggiava il cane, tra le cui morse era fissata la pietra focaia, e uno scodellino per contenere la polvere da sparo. Per armare il moschetto era necessario utilizzare una cartuccia di carta, il cui contenuto, una volta strappata la sommità, veniva svuotato nella canna dell’arma, insieme  a una palla di piombo: dopodiché si sfilava la martellina e si armava il cane. Il pezzo era quindi pronto per far fuoco. Tirando il grilletto, il cane, abbassandosi, sfregava la martellina e generava scintille, che dallo scodellino si propagavano alla culatta, facendo esplodere la polvere grossa nella canna che faceva partire il colpo.
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Naseby, analisi tattica.
FASE I. Il 14 giugno 1645, presso la cittadina di Naseby (Inghilterra centrale), 7600 uomini di re Carlo I fronteggiano l’esercito di Cromwell, forte di 12mila uomini (è la prima battaglia del New Model Army), adottando uno schieramento speculare: la fanteria disposta su due linee al centro e reparti di cavalleria sulle ali. La destra dello schieramento parlamentare è occupata dagli Ironside guidati da Cromwell , la sinistra da quelli di Ireton, mentre i dragoni di Okey sono posizionati sull’estrema sinistra, nascosti dietro un filare di alberi che ne occulta la vista. Sono i realisti a dare inizio allo scontro per primi.
FASE 2. La cavalleria realista di Langdale attacca gli Ironside, ma viene respinta e vinta. Allo stesso tempo quella di Rupert, supportata da un distaccamento della guardia, carica Ireton e lo sconfigge, obbligandolo alla ritirata. Al centro, invece, la fanteria di Astley attacca Skippon; sebbene la prima linea, sotto pressione, sia costretta ad arretrare, la seconda riesce a contenere il nemico, nonostante subisca molte perdite. La battaglia sembra volgersi a favore dei realisti, ma in maniera irresponsabile la cavalleria di Ruper si allontana dal combattimento per attaccare l’accampamento delle forze parlamentari più a su. È un errore madornale che muta il corso dello scontro.
FASE 3. Senza il supporto della cavalleria, la fanteria di Astley, fino a quel momento in vantaggio, si trova in grave difficoltà. Cromwell, radunati i suoi uomini, si avventa sul fianco destro del nemico mettendolo ancora più in crisi. A segnale convenuto, poi, anche i dragoni di Okey escono dal loro nascondiglio per caricare il fianco sinistro, rimasto indifeso. Attaccati su tre lati, gli uomini di Astley vengono rapidamente messi alle strette e costretti alla fuga. Il ritorno di Rupert è  tardivo e non può mutare l’esito dello scontro. Tra le fila realiste si contano mille morti e 5mila prigionieri, a fronte dei soli 400, tra morti e feriti di Cromwell. 
Le loro più grandi battaglie.
Naseby
Il 14 giugno 1645, presso il villaggio di Naseby, nell’Inghilterra centrale, l’esercito realista, guidato da Carlo I, si scontra con le forze parlamentari che schierano per la prima volta su campo un nuovo modello di esercito, dopo le sconfitte patite nei primi anni di guerra. Il rapporto di forze è a loro favore: oltre 13mila uomini contro poco più di 7mila. Eppure l’agguerrita fanteria realista riesce, in virtù di una maggiore esperienza, a mettere in difficoltà l’avversario, che rischia di essere travolto. L’intervento della cavalleria guidata da Cromwell, però, con un attacco ai fianchi riesce a ribaltare l’esito dello scontro e, con esso, della prima fase della guerra.
Drogheda.
Massacre at Drogheda.jpeg

Una rappresentazione del XIX secolo del massacro di Drogheda del 1649
Dopo la vittoria delle truppe parlamentari, in netta inferiorità nella battaglia di Rathmines (2 agosto  1649), il 3 settembre, Cromwell assedia Drogheda con un corpo di spedizione di 12mila uomini. A difendere le mura della città ci sono 2500 realisti al comando di Arthur Aston. Dopo un pesantissimo bombardamento che apre molte brecce nelle difese, l’11 settembre le truppe parlamentari entrano in città: è un massacro e i pochi difensori che rifiutano di arrendersi vengono trucidati. È  l’episodio chiave della conquista dell’Irlanda da parte di Cromwell.
Dunbar.
Cromwell at Dunbar Andrew Carrick Gow.jpg
Oliver Cromwell durante la battaglia di Dunbar
Il 3 settembre 1650 le forze realiste di Carlo II, al comando di David Leslie, vengono affrontate e severamente sconfitte dal New Model Army di Cromwell in una battaglia campale presso la località di Dunbar, in Scozia. Come numero di effettivi gli eserciti si equivalgono (12mila i primi, 11mila i secondi), ma è la capacità di manovra delle truppe parlamentari ad avere successo: la fanteria in linea attacca frontalmente, mentre le furiose cariche della cavalleria sulla destra hanno la meglio sulla controparte scozzese, che viene respinta. E quando anche la fanteria realista viene sopraffatta, il resto dell’esercito, ormai in piena crisi, è costretto a una rotta precipitosa.
Worcester.
Battle of Worcester.jpg
Oliver Cromwell durante la battaglia
La terza fase della Guerra civile inglese viene decisa nella battaglia di Worcester (3 settembre 1651), in territorio inglese, come conseguenza di una fallita invasione pianificata da Carlo II. Quel giorno il New Model Army di Cromwell, forte di 31mila uomini, fronteggia un nemico in netta inferiorità numerica (16mila uomini), composto per lo più da soldati delle Highlands scozzesi, attestato nei dintorni della città. Sebbene le forze realiste combattano bene e con coraggio, in alcuni casi mettendo in seria difficoltà il nemico, alla lunga le manovre di Cromwell hanno la meglio. I realisti, costretti a ritirarsi all’interno dell’abitato, vengono attaccati da tre posizioni diverse e sono senza via di scampo. Solo nella notte migliaia di uomini riescono a fuggire, per gli altri non c’era più nulla da fare.

TAGLIO NETTO CON IL PASSATO. Ma le cose non erano sempre andate così bene. Mancanza di convinzioni, poca professionalità e scarsa determinazione in battagli, per non parlare della limitata incisività degli alti ufficiali di comando, convinti che fosse preferibile venire a patti con i realisti, erano queste le principali accuse rivolte da Cromwell alle truppe degli eserciti parlamentari, dopo le magre figure conseguite nei primi anni di guerra. Non era il solo a pensarla così. Il 2 luglio 1644 William Waller, comandate in capo delle forze di stanza a Londra, rimase di sasso quando i suoi uomini si rifiutarono di lasciare la contea per seguirlo in battaglia e scrisse: “fintantoché questo è il solo esercito a cui si può aspirare di comandare, sarà praticamente impossibile riuscire a fare qualcosa d’importante” . E su questa intrinseca debolezza era necessario agire prontamente, nella speranza di dare una svolta al conflitto. E ciò avvenne. Il 4 febbraio 1645, dopo varie interpellanze e trascinanti discorsi. Gran parte delle unità militari disponibile, a parte due distaccamenti territoriali da utilizzare a livello di guarnigione locale furono soppresse e riorganizzate in una struttura più efficiente che, negli anni a seguire, avrebbe cambiato radicalmente il modo di combattere degli eserciti britannici.
Ma in che cosa consisteva questa innovazione? Anche se non tutte le idee di Cromwell furono coronate da successo, la sua impostazione di base era formare  una nuova classe di soldati: prima di tutto cercò di arruolare uomini (sia tra la truppa sia tra gli ufficiali) fermamente convinti della causa che stavano per intraprendere e sorretti da principi religiosi e morali affini a quelli per cui lui combatteva. E il risultato fu un rigido regolamento disciplinare infarcito di precetti religiosi di matrice calvinista: una sorta di catechismo militare, che faceva apparire il nuovo soldato un guerriero al servizio del volere di Dio. Non si trattava più di mercenari ma di truppe ben pagate e sottoposte a severa disciplina, in cui la pratica del saccheggio, almeno in teoria, era proibita e severamente punita. Un’altra novità fu il potenziamento delle rete logistica, per cui il Parlamento inglese si faceva carico sia del vitto sia dell’equipaggiamento.(in precedenza spettava al soldato dotarsi di cibo, armi e munizioni) dei suoi uomini. le divise, inoltre per quanto possibile furono standardizzate, ricorrendo a una giubba di colore rosso, in netto contrasto con quella dei realisti (blu o gialla, a seconda dell’evenienza).

Corazza ed elmo in dotazione alla cavalleria parlamentare - Museo di West Gate, Canterbury.

UN ESERCITO MODERNO. Anche a livello operativo furono fatti dei passi in avanti. La concezione di una forza militare da impiegare solo in ambito locale fu rapidamente superata. Si imponeva la necessità di una truppa ben addestrata, snella e mobile da utilizzare in ogni teatro di combattimento quando se ne fosse presentata l’occorrenza. Sulla carta l’esercito di Cromwell era costituito da un contingente valutabile intorno alle 22mila unità, ben bilanciato tra reparti montati e appiedati. Ma era la cavalleria il suo punto di forza, tanto da essere considerata un vero reparto d’élite: undici reggimenti (ognuno formato da sei squadroni) di cavalieri costituiti da 200 effettivi ciascuno (per un totale di 6600) e uno di dragoni che passò dagli iniziali 1000 uomini ai successivi 1200, suddivisi in compagnie da 100 uomini. La cavalleria pesante (i famosi Ironside) era equipaggiata all’Harquebusier, con un’armatura a piastre per il busto, collocata sopra una giacca in pelle, che forniva una certa protezione contro i colpi da taglio, e un tipico elmo “a cappellina” con un visore a grata e paraguance. A differenza delle truppe di corazzieri degli altri eserciti, questi cavalieri prediligevano l’uso del moschetto e potevano sparare stando in sella. Sui campi di battaglia un reggimento era suddiviso in tre squadroni. La loro disciplina era superiore a quella della controparte realista e l’addestramento era finalizzato ad avere un ruolo centrale nelle dinamiche del combattimento: ciò significava che potevano caricare, spezzare la formazione nemica, raggrupparsi e caricare nuovamente un altro obiettivo. Le compagnie di dragoni, invece, avevano uniformi simili a quelle dei moschettieri, sebbene indossassero lunghe ghette per proteggere le gambe in corsa. Erano armati con fucili tipo “Snaphance” a pietra focaia piuttosto che con i moschetti con otturatore a miccia della fanteria. I dragoni erano pesanti come forza di fanteria a cavallo in grado di intervenire rapidamente in ogni punto della battaglia per fornire supporto di fuoco dove necessario e, all’occorrenza, smontare da cavallo per unirsi agli altri reparti appiedati. Il loro compito era spazzare la prima linea dei moschettieri nemici, operare di pattuglia, avanscoperta e, talvolta, come nella battaglia di Naseby, in manovre d’attacco ai fianchi.
Altrettanto ben ragionato era il ruolo della fanteria vera e propria. Furono creati 12 reggimenti di 1200 effettivi ciascuno, per un totale di 14400 uomini, suddivisi a loro volta in 10 compagnie: sette di un centinaio di uomini (più ufficiali e specialisti), tre, invece di 200.i soldati erano suddivisi in moschettieri e picchieri (che dovevano supportarsi uno con l’altro), secondo un rapporto che Cromwell stabilì in due a uno, anche se non fu quasi mai rispettato. I picchieri, in base agli standard dell’epoca, rappresentavano l’ossatura della formazione in linea, in genere disposti al centro. Erano dotati di elmo, corpetto in metallo a piastre (indossato sopra una blusa in pelle), scarselle a protezione delle gambe, una picca e la spada. I moschettieri invece erano privi di armatura, anche se potevano indossare l’elmo; il loro armamento era un moschetto con otturatore a miccia e una bandoliera sul petto con il necessario per ricaricare l’arma. Cosa a parte, rispetto a cavallerie e fanteria, erano i reparti d’artiglieria: nel corso del tempo ne furono create alcune unità, per lo più impiegando canoni catturati al nemico. oltre agli artiglieri, erano presenti anche due compagnie di fucilieri preposti alla difesa dei pezzi.

TATTICHE E FORMAZIONI. Il New Model Army, dal punto di vista tattico, si rivelò fin da subito un esercito innovativo e moderno.  Utilizzava la tattica del ’Pike and Shot’ (un muro di lance dietro cui era possibile fare fuoco con moschetti e archibugi) mutata da innovativi modelli in voga presso gli eserciti svedesi, spagnoli o fiamminghi. Nello specifico si richiedeva ai reparti di fanteria una rapida avanzata verso il nemico, mentre i fucilieri facevano fuoco a rotazione, mantenendo una formazione in linea piuttosto che a quadrato o in colonna. Anche se inizialmente abbastanza limitato, con il tempo divenne essenziale anche l’apporto dell’artiglieria per scardinare le formazioni avversarie. La cavalleria, invece, secondo tattiche in suo presso polacchi e svedesi, era ideata come massa d’urto per attacchi frontali, ai fianchi o manovre d’aggiramento.
Com’era disposto il New Model Armyu battaglia?  Di norma, come dimostrato a Naseby, la fanteria era posizionata al centro dello schieramento, disposta su due linee profonde, con i reparti a cavallo disposti sulle ali. I picchieri, che dettavano la velocità di spostamento dell’esercito, in fase difensiva erano in grado di erigere un muro di lance contro le unità di cavalleria nemica per permettere ai moschettieri di ricaricare le loro armi. In chiave offensiva, invece, ingaggiavano la controparte avversaria in un mortale confronto di spinta, finché uno dei due contendenti collassava. Tutto questo a livello teorico e in scontri campali con un avversario speculare. Non mancarono eccezioni, come durante i combattimenti della campagna d’Irlanda, quando l’esercito di Cromwell fu costretto a rinunciare alla picca per far fronte a un nemico che si affidava alla guerriglia.

QUASI UNA DITTATURA. Il New Model Army rappresentò l’arma vincente del Parlamento inglese nell’intero corso della guerra civile. Se Naseby fu il punto di svolta della prima fase della prima fase delle ostilità, nel prosieguo (1648-51), quando il conflitto si allargò all’Irlanda e alla Scozia, il suo ruolo fu altrettanto determinante, nonostante si siano verificati casi di ammutinamenti per questioni economiche (la paga spesso non veniva corrisposta se non dopo mesi) o politiche. In Irlanda il confronto con le truppe realiste, alleatesi alla Confederazione cattolica locale, fu contraddistinto dalla clamorosa vittoria nella battaglia di Rathmines (7 aprile 2649), nonostante la forte inferiorità numerica, e dalla conquista della piazzaforte strategica di Drogheda (11 settembre). Mentre la campagna irlandese era ancora in pieno svolgimento, un esercito parlamentare fu trasferito anche in territorio scozzese per fronteggiare la grave minaccia portata dalle lezione al trono di Carlo II (Carlo I era stato condannato a morte e decapitato il 30 gennaio 1649) e riuscì a  ottenere una schiacciante vittoria nella battaglia di Dunbar (3 settembre 1650), replicata poi a Inverkeithing il 20 luglio 1951. l’ultimo atto della guerra si consumò pochi mesi dopo: il 3 settembre Cromwell portò al trionfo le sue truppe nello scontro di Worcester. Evento d’importanza chiave, che pose fine al conflitto e costrinse Carlo II a riparare in esilio per nove lunghi anni. Sarebbe tornato in patria solo nel 1660 a seguito della Restaurazione monarchica e la sua nomina a sovrano. Nel frattempo, la situazione politiche nelle isole della Manica era cambiata drasticamente. Cromwell era morto e con lui si era concluso quel complesso periodo della storia britannica che viene ricordato come Protettorato (1653-59), ovvero l’assoggettamento del Parlamento da parte di Cromwell che era stato nominato Lord Protettore del Paese. La sua eredità però non si perse: molti reggimenti furono incorporati nel nuovo esercito di Carlo II in qualità di reparti della Guardia, ma soprattutto la sua grande efficienza avrebbe plasmato il futuro esercito britannico.

Articolo in gran parte di Antonio Ratti pubblicato su STORIE DI GUERRE E GUERRIERI. Altri testi e foto da Wikipedia



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