Francia contro Francia.
È una questione di cui i
Francesi non amano sentir parlare, avendo il mito della gloriosa
Resistence, ma metà Francia era nazista,
e lottava con convinzione contro l’altra metà, che si opponeva all’invasore
tedesco. Fu vera guerra civile, e lasciò profonde ferite anche se oggi
opportunamente dimenticate.
la mappa della Francia dopo l'armistizio
Adolf Hitler si era già tolto la vita nel suo bunker, ma
fuori dal palazzo della Cancelleria a Berlino, nei primissimi giorni del maggio
1945, la battaglia ancora infuriava. A opporre un’ultima estrema resistenza,
per non arrendersi ai soldati dell’Armata Rossa, furono soprattutto gli uomini
della 33° Divisione delle Waffen SS, la Charlemagne : indossavano le divise tedesche, ma
erano 300 francesi, volontari arruolati per combattere nei ranghi delle forze
armate naziste. Il 24 aprile questo pugno di uomini venne richiamato dalla
periferia di Berlino per contribuire alla difesa della capitale dall’assalto
delle immense forze sovietiche. Cominciò così la loro breve epopea, che invece di
portarli verso la salvezza, fece sì che si stringessero sempre più intorno al
cuore della capitale di Hitler, fino a diventarne gli estremi difensori.
La
maggior parte di loro cadde in battaglia ma alcuni sopravvissero. Tuttavia, le
loro traversie non erano certo finite con la caduta del Terzo Reich. Sfuggiti
ai russi attraverso i tunnel della metropolitana, una dozzina di uomini si
arrese agli americani. Tutto sommato una buona sorte, ma solo finché non
sopraggiunse la 2a Divisione corazzata francese, comandata dal generale
Leclerc. Consci dei rischi che questo comportava per loro, le SS francesi
tentarono la fuga, ma l’8 maggio furono ripresi a Karlstein. A quel punto il
generale Leclerc chiese perché indossassero la divisa delle Waffen SS, ma essi
replicarono sprezzanti: “E voi perché
indossate quelle americane?”. Inutile dire che furono fucilati sul posto
dai loro connazionali.
Hitler a Parigi
La nostra battaglia per la Nuova Francia Socialista - Come ci amano!(manifesto francese del governo di Vichy).
Con governo di Vichy, regime di Vichy, Repubblica di Vichy e ufficialmente Stato Francese (État Français) si indica comunemente lo Stato che governò la parte meridionale della Francia dopo l'invasione tedesca nella seconda guerra mondiale (1940-1944), con l'eccezione della zona di Mentone (occupata dall'Italia) e della costa atlantica, governata dalle autorità tedesche.
Nel corso della seconda guerra mondiale mantenne la sua neutralità militare, ma non politica, vista la dipendenza dai nazisti. Il nome di Stato francese era contrapposto a quello di Repubblica Francese, ovvero la Terza Repubblicaestintasi con l'armistizio del 1940. Ufficialmente indipendente, in realtà era uno Stato satellite del Terzo Reich. Il nome ufficiale dello Stato è ormai decaduto dall'uso comune e nel dopoguerra si è diffusa la definizione regime di Vichy o Francia di Vichy. Seguì la Terza Repubblica (Troisième République) e precedette il Governo provvisorio della Repubblica francese (GPRF - Gouvernement provisoire de la République française).
UNA MILIZIA NAZIFASCITA DI 30MILA UOMINI.
un volontario francese
La 33. Waffen-Grenadier-Division der SS Charlemagne (französische Nr. 1) e Charlemagne Regiment sono nomi collettivi usati per le unità francesi di volontari nella Wehrmacht e successivamente nelle Waffen-SS durante laSeconda guerra mondiale.
Gli
uomini della Charlemagne (che arrivò a contare più di 7000 soldati) non furono certo gli
unici francesi a schierarsi con i tedeschi. A parte gli oltre 300 mila francesi
arruolati a forza (soprattutto in Alsazia e Lorena), furono decine di migliaia
a indossare volontariamente la divisa della Wehrmacht o delle SS, andando a
costituire la maggior forza di volontari d’Europa. Alcuni si limitarono a
generici compiti di tutela della Francia, come i 7000 artiglieri che si
arruolarono nelle batterie antiaeree delle celebri FlaK o i 3200 marinai che
entrarono nella flotta tedesca con compiti di gestione e difesa dei porti
francesi. Altri invece sposarono l’ideologia nazifascista e servirono con
grande zelo la causa di Hitler: 2500 militarono nella temibile organizzazione
nazista Todt, 180 entrarono fra i commando scelti (i Brandenburg), più di 6000
(ma a candidarsi furono 13500) partirono per la campagna di Russia con la Légione des Volontaires
Français (Lvf), 2500 costituirono la Brigade Frankreich
delle SS. A questi uomini che vestirono la divisa tedesca, vanno aggiunti
soprattutto i 30mila che fecero parte della Milice, la milizia nazifascista che
si occupava di garantire l’ordine in Francia, dando la caccia ai partigiani e
agli ebrei. Il tutto senza contare le centinaia di migliaia di uomini che
rimasero in servizio nelle forze militari di polizia nominalmente francesi nei
territori occupati, a Vichy o nelle colonie. Numeri che dimostrano come la
storia della Francia nemica ad oltranza dei nazisti e infine vincitrice della
Seconda guerra mondiale racconti solo una parte della verità. Ed è la versione
che più fece comodo trasmettere nel dopoguerra, tanto da garantire a Parigi un
posto fra i membri permanenti delle nascenti Nazioni Unite, come se fosse
uscita dal conflitto come indomita vincitrice, anziché sconfitta in modo
umiliante.
È pur vero che la Francia aveva iniziato le ostilità dichiarando
guerra alla Germania ed é altrettanto vero che l’ostinata resistenza di
personaggi come Charles de Gaulle e altri come lui, unitamente al ruolo svolto
dai partigiani francesi, offrì l’occasione per rivendicare la “coerenza” dei
transalpini (rientrato a Parigi nel 1944, Charles de Gaulle negò che si fosse
mai interrotta la legittimità del governo preesistente all’invasione del 1940,
tanto da sedersi sul tavolo dei vincitori). Ma non è affatto vero che quella fu
l’unica Francia. Moltissimi francesi infatti accettarono senza troppi problemi
la dominazione tedesca: scrittori come Louis-Ferdinand Céline, Drieu La Rochelle e Robert
Brasillach (che poi venne fucilato) si affiancarono agli invasori, mentre altri
intellettuali – compresi Jean Paul Sarte e Simone de Beauvoir – si lodarono in
quanto resistenti, ma del loro contributo negli anni bui non c’è traccia. Molti
altri francesi, legati a fazioni di estrema destra, andarono oltre,
schierandosi entusiasticamente dalla parte dei vincitori e collaborando
attivamente a tutte le loro attività – anche le più spietate – tanto in
Francia, quanto nelle operazioni militari. Si può affermare senza timore di
essere smentiti che in oltralpe ci fu una vera e propria guerra civile, non
meno feroce e sanguinaria di quella che travagliò l’Italia dopo l’8 settembre
del ’43.
Spiga il professor Gustavo Corni dell’Università di Trento: “Dopo il 1945 De Gaulle ha imposto una
narrazione dominata dall’idea di una Francia liberata e vincitrice, un’immagine
che è riuscita a cancellare tutto quanto era davvero avvenuto in Francia, dove
è rimasta una forte ritrosia a prendere atto della guerra civile. La sindrome
di Vichy è stata rimossa. La verità è che la Francia era divisa. Ci furono lotte e sconti in
patria e nelle colonie, ma anche collaborazione politica e culturale molto
forte con i tedeschi. Fu l’esito di una spaccatura in due in un Paese
tradizionalista e monarchico, e di un altro rivoluzionario e repubblicano
cominciata nel 1789, proseguita attraverso l’Ottocento, sospesa col
nazionalismo condiviso della Prima guerra mondiale e ripresa con virulenza
negli anni Trenta e poi con l’invasione tedesca della Seconda guerra mondiale.
In molti, in fondo, ritenevano che la collaborazione fosse il male minore
rispetto alla prospettiva di una Francia repubblicana e rivoluzionaria”.
I bambini maledetti.
Quattro anni di
occupazione tedesca della Francia lasciarono il segno. Anche sotto la forma
di 200mila bambini nati da relazioni fra soldati tedeschi e ragazze francesi.
Il loro non è stato un destino facile, e meno che mai quello delle loro
madri. Venivano chiamati enfants de la honte (bambini della vergogna), e per
decenni sono vissuti nascondendo la loro origine. Esempio die queste storie è
quella di Simone Touseau, 23enne interprete negli uffici tedeschi.
L’immagine la mostra poco
dopo la liberazione rasata a zero, umiliata e derisa da una folla feroce,
insieme a un’altra donna a cui toccò lo stesso destino. Il figlio che ebbe da
un occupante tedesco da grande ha
dovuto andarsene a vivere lontano dalla sua città, celando le sue origini e
il suo passato. Come molti altri che hanno preferito nascondere la loro
ascendenza per cercare, non sempre con successo, di evitare discriminazioni.
Molte delle loro madri erano state, in tutto il Paese, vittime dei carnavals
moches (brutti carnevali), come venivano chiamati i cortei improvvisati per
esporle al pubblico ludibrio e rasate a zero. Alcune erano state sostenitrici
del nazi-fascismo, altre si erano solo innamorate di un giovane straniero. Ma
non furono perdonate.
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FRANCESI CONTRO FRANCESI
ANCHE NELLE COLONIE. In
effetti, mentre le possenti armate tedesche marciavano su Parigi, molti
francesi da un capo all’altro della Francia metropolitana e delle colonie, si
trovarono di fronte nella difficile scelta di che cosa fare col nemico in casa,
se continuare un’estrema opposizione (che a quel punto pareva difficile) o se
limitare i danni collaborando con il vincitore nell’attesa di un futuro
migliore. Fu questa la scelta di uomini come il generale Philippe Pétain, eroe
della Grande Guerra, disposto ad assumersi il ruolo di diventare il presidente
di un governo vassallo della Germania. Una scelta molto criticata, ma che va
inquadrata nel contesto di quello sconvolgente momento storico e nella
necessità di preservare la
Francia dagli orrori degli altri Paesi invasi dalla Wermacht,
tanto che già negli anni successivi circolava il detto secondo il quale: De
Gaulle era la spada, Pétain lo scudo. Con l’armistizio egli ottenne infatti
delle condizioni dure, ma mitigate: il regime di Vichy (ufficialmente Etat
Français), che fu il governo instaurato nel Sud del Paese, mentre il Nord
restava sotto occupazione tedesca, rimaneva un governo indipendente e che, per
quanto riguarda il conflitto in corso, riuscì a farsi considerare neutrale
senza affiancarsi apertamente con il Reich. E infatti, a livello
internazionale, fu questo livello a essere riconosciuto, tranne che da Londra,
e non quello autoproclamato in esilio dalla Francia libera di De Gaulle, il
quale ebbe gran difficoltà a far valere il suo pensiero in patria: nel luglio
1940 solo 7000 francesi
si erano arruolati con le forze della Francia Libera. Inoltre, Vichy conservava
il controllo delle colonie e della flotta, evitando così che essa fosse
consegnata ai nazisti che l’avrebbero volentieri utilizzata contro la Gran Bretagna. Per Pétain una
Francia sottomessa, ma con una certa autonomia era meglio di una Francia
schiacciata dal tallone brutale dei vincitori.
Colonie e flotta erano due temi molto caldi che videro
alcuni dei più eclatanti episodi della guerra civile che contrappose in quegli
anni i francesi. Le colonie, ad esempio, scelsero ciascuna con chi schierarsi,
a seconda del contesto geopolitico in cui si trovavano, e soprattutto delle
tendenze della propria classe dirigente. Inizialmente fu solo una minoranza dei
possedimenti che scelse la
Francia antinazista: l’Africa equatoriale e il Camerun già
nell’autunno del 1940, la Nuova Caledonia ,
e solo in seguito Polinesia e Guayana. Molte invece preferirono rimanere con
Vichy, a patto di non doversi consegnare ai tedeschi. Tra queste l’Indocina,
che in seguito venne affidata ai giapponesi, il Madagascar, che fu poi occupato
dagli inglesi, e il Nord Africa, che sarebbe diventato in seguito protagonista.
E inoltre la Siria
e il Libano,dove la contrapposizione fra le due anime della Francia assunse i
connotati di una vera e propria guerra: quando il governo filo Vichy nel 1941
si dimostrò disponibile a concedere le proprie basi in Medio Oriente ai
nazisti, gli inglesi decisero di attaccare la
Siria. De Gaulle doveva scegliere: stare o
meno al fianco di una aggressione inglese a territori francesi? Optò per
affiancarsi agli Alleati e così 6000 dei suoi soldati combatterono insieme ai
britannici contro i 40mila francesi del Levante. Le ostilità furono intense e
durarono dall’8 giugno al 24 luglio: gli scontri fratricidi costarono 2000
morti francesi fra le due parti, e alla fine i lealisti di Siria pretesero di
arrendersi solo agli inglesi e non ai gollisti. Oltre 30000 di loro, inoltre,
chiesero e ottennero di tornare al fianco della Francia di Vichy, piuttosto che
unirsi a De Gaulle.
E non fu l’unico episodio di confronto militare. Già nel 1940, in Africa, gli
inglesi decisero di attaccare la flotta francese – che era sotto il controllo
di Vichy e quindi neutrale – nel timore che venisse consegnata ai nazisti. Fu
così che la flotta inglese lanciò l’attacco ad alcune basi navali francesi. Il
centro della flotta si trovava nella baia di Mers el-Kebir, nei sobborghi di
Orano, in Algeria, dove si svolse l’attacco più massiccio. Un’altra spedizione
prese di mira Dakar, in Senegal, e in questo caso un ruolo rilevante fu svolto
dai militanti della Francia Libera guidati da De Gaulle. Non fu una decisione
facile, ma anche a Dakar ci fu uno scontro fratricida, terminato con una delle
poche vittorie militari del regime di Vichy, che oltretutto uscì molto
rafforzato da questi scontri. In Francia i cittadini si indignarono per
l’attacco inglese e per quello che considerarono un tradimento di De Gaulle (e
questo contribuì molto a far accettare il governo di Pétain) costituendo il
punto più basso della sua popolarità e della sua causa: molti militari per
questo motivo non risposero al suo appello del 18 giugno 1940, in cui il generale
esortava i Francesi a opporsi alla Germania di Hitler. Questo appello costituì
la prova indiretta che non tutti i francesi stavano dalla parte della
resistenza antitedesca.
La Strasbourg sotto il fuoco a Mers el-Kebir
Dopo che il primo ministro, Maresciallo Pétain, lo ebbe nominato Ministro della Marina, il 24 giugno l'ammiraglio Darlan inviò ai suoi comandanti un nuovo messaggio cifrato: "Approfitto delle ultime comunicazioni che posso trasmettere in cifra, per farvi conoscere il mio pensiero a questo proposito:
- Le navi da guerra smobilitate debbono restare francesi, con bandiera francese, equipaggio ridotto francese, soggiorno in porto francese metropolitano o coloniale.
- Segrete precauzioni debbono essere prese perché il nemico o lo straniero impadronendosi di una nave con la forza non se ne possa servire.
- Se la commissione di armistizio, incaricata di interpretare i testi, decidesse altrimenti che nel primo paragrafo, al momento dell'esecuzione della nuova decisione, le navi da guerra, secondo un nuovo ordine, saranno condotte negli Stati Uniti oppure sabotate, se non si potesse fare altrimenti per sottrarle al nemico. Le navi rifugiatesi all'estero non dovranno essere impiegate in operazioni di guerra contro la Germania e l'Italia senza un ordine del comandante in capo delle forze marittime francesi. Xavier-377" (Xavier-377 era il nome in codice dell'Ammiraglio Darlan).https://it.wikipedia.org/wiki/Distruzione_della_flotta_francese_a_Mers-el-Kébir
I collaborazionisti.
Questi sono i nomi dei
maggiori collaborazionisti che hanno prestato servizio nelle forze di
occupazione germaniche:
Henri-Philippe-Omar
Pétain (1856-1951)
Generale della Prima
guerra mondiale considerato un eroe, responsabile fra l’altro del fronte francese
nella battaglia di Verdun, fu in seguito ministro della Guerra. Richiamato
come vicepresidente del consiglio quando nel 1940 i tedeschi sfondarono il
fronte francese, sostenne la necessità di un armistizio e assunse – nominato
dal Parlamento – i pieni poteri per trattare con i tedeschi e redigere una
nuova costituzione. Divenne primo ministro e poi presidente dello Stato
francese a Vichy, fino allo sbarco Alleato del 1944. Dopo la liberazione Alleata si costituì: fu processato e in
aula sostenne di essersi sacrificato per
François Darlan
(1881-1942)
Dal 1941 capo del governo
di Vichy, nel 1942 era governatore del Nord Africa e diede ordine di cessare
i combattimenti contro gli Alleati. Passato con gli angloamericani, mantenne
il suo posto ma fu assassinato il 24 dicembre da un militante della Francia
Libera di idee monarchiche.
Pierre Laval (1883-1945)
Fu per quattro volte
primo ministro di Francia. Dal 18
aprile 1942 al 20 agosto 1944 – quando i nazisti avevano bisogno di un uomo
più affidabile – fu il capo del governo di Vichy. Era il maggior sostenitore
della politica collaborazionista con
la fucilazione di Pierre Laval
Jospeh Darnand (1897-1945)
Valoroso combattente
della Grande Guerra, militò nei movimenti fascisti francesi, e partecipò a un
complotto contro
Fernand de Brinon
(1888-1947)
La prova che alcuni
francesi non si limitarono a subire l’occupazione tedesca sta nella vita
politica di Fernad de Brinon. Nazista fin dal 1933, allo scoppio della guerra
fu inglobato dal governo francese guidato da Paul Reynaud, ma con
l’armistizio divenne un leader politico collaboratore dei nazisti. Quando
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Le Forze francesi
dell’Interno.
All’inizio del 1944 De Gaulle riuscì in un miracolo: fino
ad allora i movimenti di resistenza francesi erano divisi, sparpagliati, in
competizione fra loro, scollegati. Ma poi i maggiori otto raggruppamenti furono
fusi nelle Forces Françaises de l’Intérieur (Ffi ovvero Forze francesi
dell’interno), il cui comando fu assunto dal generale Joseph Marie Pierre
Koenig, un alsaziano che si era già distinto guidando le forze della Francia
Libera nelle battaglie di Bir Hakeim. Nonostante questo, i comandanti Alleati
non diedero molto credito ai maquisards, come venivano chiamati i partigiani
francesi. Essi però risultarono fondamentali nelle opere di sabotaggio, e
ancor più in quelle di intelligence: nel solo maggio 1944 – che precedette lo
sbarco in Normandia – giunsero dalla Francia in Inghilterra ben 700 rapporti
radiotelegrafici e 3000 rapporti scritti. Fra il giugno e l’agosto 1944
alcune centinaia di migliaia di francesi militavano, seppur ormai
perifericamente, nelle difese tedesche rispetto all’invasione Alleata, e
altre centinaia di migliaia erano invece attive con
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L’AUTOAFFONDAMENTO DELLA
FLOTTA FRANCESE A TOLONE.
la fine della flotta francese a Tolone
Negli anni seguenti però le forze della Francia Libera
crebbero a fianco degli Alleati e
presero possesso di sempre maggiori territori (ad esempio il Nord
Africa, dove nel 1942 l’operazione Torch erano sbarcati gli angloamericani e le
forze locali erano passate dalla loro parte sotto la guida di François Dralan:
un voltafaccia clamoroso, visto che erano uno dei massimi esponenti di Vichy).
Persa l’Africa, Germania e Italia decisero di occupare la Francia meridionale
tradendo il governo collaborazionista, e fu in questo modo, che per reazione,
molti francesi passarono definitivamente dalla parte della causa gollista. Fu
in quelle circostanze che avvenne il celebre episodio di Tolone: benché in
precedenza i britannici non si fossero fidati, gli ammiragli di Vichy furono di
parola, e quando il 12 novembre 1942 nella base navale si presentarono i
tedeschi per requisire la flotta, essi preferirono autoaffondarla. Così
aprirono le valvole di allagamento e piazzarono le cariche esplosive: colarono
a picco decine di navi, tra cui tre corazzate, sette incrociatori e dodici
sommergibili. Una perdita immane per la Germania di Hitler. Ma non tutti i francesi erano
di questa pasta: l’inasprirsi della situazione bellica fece sì che anche sul
territorio francese le cose precipitassero. Nella primavera 1943 la resistenza
si strutturò e i dirigenti di Vichy iniziarono a diventare bersagli odiati
quanto i tedeschi. Si moltiplicarono le manifestazioni e gli attentati. A
fronte di un’azione sempre più insistente dei partigiani francesi (che con i
loro sabotaggi svolsero un ruolo importante di appoggio allo sbarco in
Normandia), anche le forze repressive del fascismo francese diventarono sempre
più attive e spietate. Esse furono incarnate principalmente dai volontari della
Milice a cui era delegata la sicurezza interna.
Essi risposero alle azioni della Resistenza con spietate
repressioni e camere di tortura, una dozzina solo a Parigi. Come racconta Corn:
“Il governo collaborazionista vara la sua
Milice Française, francesi incaricati dell’opera di repressione antipartigiana
e della caccia agli ebrei. Uno strumento usato soprattutto in chiave
poliziesca, perché i tedeschi erano molto prudenti a usare in battaglia truppe
regolari francesi, anche se collaborazioniste”. Dopo la fine del conflitto,
il sostituto procuratore gnerale Carrive disse, nella requisitoria contro il
suo capo Joseph Darnand: “I crimini della
Milizia furono queste torture sadiche di cui si stenta a credere che possano
essere state compiute da francesi nei confronti di altri francesi”. Non
meno fero fu, alla fine della guerra, la giustizia sommaria amministrata dai
francesi risultati vincitori. Una giustizia che, in un modo o nell’altro,
mostra ancora una volta l’entità della frattura che si era verificata nel Paese
sotto il dominio nazista: i collaborazionisti dopo il maggio 1945 furono
considerati traditori del Paese e, contro i sopravvissuti, furono istruiti
3112633 processi: i condannati furono 124613 anche se i tre quarti delle
condanne a morte furono commutate in pene detentive. Ma oltre a questo, durante
il periodo più sfrenato delle epurazioni,, ci sarebbe state tra le 20 e le 40
mila esecuzioni sommaria.
D’ altro canto, fu lo stesso Charles de Gaulle (che sarebbe
diventato Presidente della Repubblica) a creare il mito della Francia
vincitrice; in un commosso passo delle sue memorie ammise quella sanguinosa
lacerazione che aveva attraversato la sua amata Francia: “Ancora una volta, nel mezzo di questo dramma nazionale, sangue
francese fu versato da entrambe le parti. La Madrepatria ha dato
testimonianza al meglio dei suoi figli caduti difendendola. Con onore, con
amore, li abbraccia nel suo dolore. Alcuni dei suoi figli però sono caduti sul
fronte opposto. La
Madrepatria approva le loro punizioni, ma piange su quei
figli morti”.
La strage di Oradur.
Movimenti della 2ª divisione corazzata SS Das Reich da Tolosa adOradour-sur-Glane nel periodo tra maggio e giugno del 1944 Otto Weidinger, comandante del 4º reggimento SS panzergrenadier Der Führer, autore nel dopoguerra di testi considerati revisionisti sui reggimenti Der Führer eDer Reich. https://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_Oradour-sur-Glane
In Francia uno dei più
efferati massacri nazisti fu compiuto a Oradour-sur-Glaine, nel Sud del
Paese, il 10 giugno 1944. reparti della 2a divisione corazzata SS Das Reich
operarono una rappresaglia sulla popolazione civile perché alcuni partigiani
avevano ucciso un ufficiale tedesco. Il paese fu bruciato e vennero
sterminate 642 persone, compresi anziani, donne e bambini. Quando nel
1953 fu possibile istruire un processo
sulla strage, davanti al Consiglio di guerra di Bordeaux, vennero accusati 21
uomini, poiché gli altri erano morti in guerra. Ma lo sconcerto in Francia fu
grande quando si scoprì che sotto accusa c’erano 14 francesi (tra cui un
sergente) alsaziani arruolati nelle SS. Di questi, il sergente francese e un
altro imputato furono condannati a morte e gli altri a pene detentive. Ma
un’amnistia salvò tutti, con grande sollievo in Alsazia (dove gli arruolati,
anche a forza, dai tedeschi erano sati moltissimi) e grande sdegno della
regione teatro della strage. Il paese di Oradour restituì per protesta tutte
le onorificenze ricevute in seguito alla strage nazista.
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Articolo in gran parte di Osvaldo Baldacci Ricercatore e
scrittore di storia pubblicato su BBB Historia edizioni Sprea altri testi e
foto da Wikipedia .
La Francia occupata mi ricorda il nord Italia dove venne creata la RSI.
RispondiEliminaNon credo basti questo a dire che metà dei francesi era in favore dell'occupante tedesco. Ma non voglio con questo iniziare una discussione sull'argomento.
Voglio invece raccontare quello che mi ha raccontato qualche giorno fa un olandese, collezionista di oggetti militari che vive a Nizza.
Ha conosciuto un membro della Francereich e ha raccolto la sua testimonianza.
Alla fine della guerra, racconta, ha.dovuto nascondersi per non subire rappresaglie. È stato "invitato" ad entrare nella Legione Straniera dove ha militato anche in Indocina, il Viet Nam.
Una cosa ha particolarmente colpito il mio interlocutore. La confessione da parte dell'anziano ex francereich sulla sua sorpresa quando scoprì, a guerra terminata, cosa avessero programmato i nazisti per sterminare gli ebrei. Ancor oggi si rammarica di non avere saputo.
un grazie a Max Klammer per averlo postato su Facebook