ITTITI
Il potere dei carri da
guerra.
Nel II millennio a.C. nel
Vicino Oriente si diffuse il carro da guerra: una nuova e potente arma che
avrebbe sostenuto l’espansione dei grandi regni con l’impero ittita in Anatolia
o l’Egitto dei faraoni.
Attorno al 1350
a .C. raggiunse la sua massima espansione uno dei più
potenti stati dell’antichità: l’impero ittita, i cui domini comprendevano
l’Anatolia e gran parte della Siria attuale. Il prodigioso sviluppo degli
ittiti fu favorito dal loro potenziale militare, la cui arma più temuta erano i
carri da guerra. L’utilizzo di questi nuovi mezzi caratterizzò il II millennio
a.C., l’era dei grandi regni del Vicino Oriente. Non sorprende affatto, quindi,
che i carri siano menzionati in numerosi passi delle cosiddette “lettere di
Amarna” , ovvero la corrispondenza diplomatica intercorsa tra diversi faraoni
del Nuovo regno e altri sovrani della regione. Per esempio, Amenofi III saluta
il re di Babilonia Kadashman-Enlil I con queste parole: “Io sto bene, spero anche tu. Mi auguro che siano in buona salute anche
la tua casa, le tue mogli, i tuoi figli, i tuoi nobili, i tuoi cavalli, i tuoi
carri e le tue terre. Io sto bene, e stanno bene anche la mia casa, le mie
mogli, i miei figli, i miei nobili, i miei cavalli, i miei carri e i miei tanti
soldati; nelle mie terre tutto è tranquillo”. In un’altra lettera il re
d’Egitto minaccia velatamente un suo vassallo, il principe Ammiya in questo
modo: “Sappi che il re è come il sole nel
firmamento. I suoi soldati e la moltitudine dei suoi carri godono di ottima
salute”.
Fare
la guerra su ruote.
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Sullo Stendardo di Ur sono
raffigurati dei carri sumeri con ruote lignee piene, trainati da quattro
asini e armati di giavellotti che il compagno dell’auriga scagliava sui
nemici.
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1650-
La popolazione asiatica degli
hyksos si insedia nel delta del Nilo e governa una parte dell’Egitto con i
sovrani della XV e XVI dinastia. Si ritiene introduca il carr oda guerra nel
Paese.
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Durante la campagna contro
Megiddo, il faraone Thutmose III si impossessa di 2041 cavalli e quasi mille
carri. In seguito distrugge il regno di Mitanni, aprendo così la strada allo
scontro con gli ittiti.
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Nella
battaglia di Qadestra il faraone Ramses II e il re ittita Muwatalli II
vengono impiegati migliaia di carri. Lo scontro non ha un chiaro vincitore e
sarà seguito da un trattato di pace.
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stendardo di Ur
I PRIMI CARRI. Questi veicoli
esistevano già mille anni prima che i sovrani del Vicino Oriente ne parlassero
con tanto orgoglio nelle loro corrispondenze. L’esemplare più conosciuto è
quello rappresentato nello Stendardo di Ur, un pannello di legno trovato in una
tomba reale della città sumera di omonima e risalente al 2500 a .C.,: ha quattro ruote
piene di un diametro tra i 50 e 80 centimetri e dei cerchi in pelle
probabilmente fissati con chiodi di rame o bronzo. Secondo questa
raffigurazione il carro trasportava un cocchiere e un guerriero armato di
giavellotti. Il mezzo era trainato da una varietà di asino, i cui movimenti non
venivano ancora diretti tramite il morso (una barretta che si introduce
all’interno della bocca), ma con uno strumento molto meno efficiente, ossia un
anello collocato sulla cartilagine nasale.
Di conseguenza i carri erano lenti e poco maneggevoli. La loro funzione
era probabilmente quella di inseguire i nemici: ecco perché sono spesso
rappresentati nell’atto di schiacciare l’avversario. Il carro doveva essere
anche un elemento di prestigio usato nelle parate trionfali e nei riti funebri.
Con il passaggio dal III al II millennio a.C, i carri divennero una delle
principali armi dell’epoca e videro l’introduzione di varie novità: la ruota a
raggi sostituì quella piena, il morso prese posto dell’anello nasale, e gli
asini cedettero il passo a una coppia di cavalli uniti a un timone centrale al
quale era agganciata una piattaforma aperta sul retrol nel corso del II
millennio a.C. l’utilizzo di questi velivoli aumentò drasticamente. Intorno al 1650 a .C., durante l’assedio
della città Ursu, il re ittita Huttusili
I dichiarava di avere 30 carri a fronte degli 80 dei suoi avversari hurriti.
Tre secoli e mezzo più tardi, attorno al 125 a .C., nella battaglia di Qades, l’esercito
ittita Muwatalli II poteva contare su circa 3700 carri, anche si solo 500 ittiti; il resto era messo a
disposizione da 18 stati alleati o vassalli.
carro da guerra ittita
IL NUOVO DISEGNO ITTITA. Gli ittiti svilupparono un nuovo modello di carro
con ruote più leggere, a sei raggi invece di otto. Questo veicolo poteva
trasportare tre soldati, per quanto se ne vedano solo due nei bassorilievi del
grande tempio di Abu Simbel fatto costruire dal faraone Ramses II, l’avversario
di Muwatalli a Qades. Secondo queste rappresentazioni il cocchio ittita
misurava tra i 2,1 e i 2,5
metri di lunghezza. La maggior leggerezza rispetto a
quelli nemici veniva compensata dalla presenza di un terzo passeggero. Oltre
all’auriga e al guerriero c’era uno scudiero che si agganciava agli anelli
posteriori della struttura e ne aumentava così la stabilità durante le manovre.
La rapidità dei carri (che a volte si spostavano di notte) permetteva agli
ittiti di compiere attacchi a sorpresa dagli effetti potenzialmente letali. Se
sui carri ittiti si utilizzavano le lance, tra i contingenti nemici l’arma più
diffusa era l’arco composito, realizzato con lamine di corno e vari tipi di
legname. Con la sua portata di circa 200 metri e una frequenza di tiro tra i 6 e i10
proiettili al minuto, l’arco era molto più efficace della lancia o del
giavellotto. Ma indipendentemente dalle armi presenti a bordo, il carro era
utilizzato più per inseguire i nemici che per condurre degli attacchi veri e
propri, anche se è probabile che in alcuni casi aiutasse la fanteria a rompere
le file nemiche. Su un terreno favorevole poteva raggiungere una velocità di 16 chilometri
all’ora. Per dotarsi di battaglioni di carri lo stato doveva disporre di
ingenti risorse. Servivano ampi arsenali per custodire i veicoli (di solito
smontati), grandi stalle per i cavalli e reti commerciali attive per procurarsi
i vari tipi di legname. Il carro del XV secolo a.C. ritrovato a Tebe nella
tomba Rosellini ha il timone e il mozzo in legno di olmo, l’asse e i raggi
delle ruote in legno di rovere, e il gavello (l’anello esterno delle ruote) e
il telaio in legno di frassino. Per non appesantire il veicolo di solito non si
usavano i metalli. Le giunzioni dei vari elementi, compresi i raggi, erano
realizzate con strisce di betulla o di cuoio bagnato. I gavelli delle ruote erano
ricoperti da una fascia di pelle inumidita, che diventava più compatta mano a
mano che si asciugava e fungeva da battistrada. L’asse delle ruote
particolarmente lungo, poteva raggiungere i 2,5 metri , forniva una
maggiore stabilità, soprattutto in curva. La piattaforma per i passeggeri era
leggera e misurava circa un metro di larghezza e mezzo metro di profondità ed
era ricoperta di pelli e adornata con
metalli preziosi.
Rilievo di Ramses II nella battaglia di Kadesh
UOMINI E CAVALLI. Nei
vari regni dell’epoca si sviluppò un’aristocrazia militare di guerrieri che
combattevano sui carri, come i maryannu del regno di Mitanni. Questi soldati
godevano di una posizione politica e sociale privilegiata: ricevevano in
usufrutto dei terreni con cui mantenersi, che potevano lasciare in eredità ai
propri figli ma non vendere. Grazie a queste risorse erano in grado di
provvedere alle spese per il carro, i cavalli e l’auriga. Gli ufficiali, che
nella Babilonia del tempo prendevano il nome di shakrumash, potevano
trasmettere il carro e la professione stessa ai propri figli, indipendente dal
fatto che questi fossero in grado di guidarli o meno. Il cavallo era il
principale animale da traino, anche se inizialmente molti sovrani preferivano
usare delle bestie più lente, e quindi meno pericolose, quando prendevano parte
alle marce trionfali. In una lettera al re di Mari, risalente attorno al 1775 a .C., si legge: “Non
voglia il mio signore montare un cavallo; salga piuttosto su un carro trainato
da emioni (asini selvatici) più consono al suo ruolo di re”. Disporre di
buoni cavalli era la preoccupazione di ogni monarca. L’imperatore ittita
Hattusili III chiedeva a Kadashman-Enlil I, re di Babilonia: “Inviami dei cavalli, degli stalloni giovani
e grandi, perché quelli che mi ha mandato tuo padre erano belli ma piccoli, e
in ogni caso sono invecchiati” . Va notato che i destrieri dell’epoca erano
di dimensioni ridotte rispetto a quelli odierni: raggiungevano un’altezza
massima di 1,5 metri
al garrese. Si tratta di animali costosi, come di mostra la lettera rabbiosa
che il re di Qatna scriveva a Ishme-Dagan I, sovrano di Ekallatum, tra il 1780
e il 1740 a .C.:
“Sei un grande monarca; mi hai chiesto
quattro cavalli e te li ho inviati. E adesso tu mi mandi solo 20 mine (circa 10
chili) di stagno. Non hai forse ricevuto da me tutto? Come osi mandarmi questa
misera quantità di stagno? Se non mi avessi mandato nulla, mi sarei infuriato
di meno, per gli dei di mio padre!”. A partire dal XV secolo a. C. fanno la
loro comparsa le corazze a scaglie di bronzo per proteggere i guerrieri sui
carri e i rispettivi animali. I cavalli ittiti raffigurati nei bassorilievi
della grande sala del tempio di Ramses II ad Abu Simbel non hanno una vera e
propria armatura, ma c’è un’immagine in cui indossano una banda a placche di
metallo, detta sariam. Questa protezione poteva raggiungere i 27 chili di peso,
stando all’esemplare rinvenuto a Kamid el-Loz, nell’odierno Libano. Il crollo
dell’impero ittita e della sua capitale Hattusa, avvenne attorno al 1190 a .C. in seguito alle
incessanti lotte interne per il trono e alle invasioni degli enigamatici popoli
del mare, che sconvolsero l’intero Mediterraneo orientale.
Articolo in gran parte di Luis Alberto Ruiz Cabrero,
Università Complutense di Madrid, pubblicato su Storica National Geographic del
mese di luglio 2018. altri testi e immagini da wikipedia.
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