L’ultima missione dell’Hunley.
Durante la guerra di secessione americana, il sommergibile sudista Hunley fu il primo di sempre ad affondare una nave nemica. Cambiò la storia navale.
La CSS H. L. Hunley[3] era un battello appartenente alla Marina degli Stati Confederati d'America, che lo impiegò nel corso della guerra di secessione.
Primo esempio di sommergibile a trovare impiego con successo nel corso di un conflitto, prese il nome dal suo progettista, Horace Lawson Hunley. Attualmente è conservato presso il Warren Lasch Conservation Center diCharleston all'interno di una vasca appositamente progettata e riepita con acqua dolce per favorirne la conservazione.
Tutti fermi al loro posto, in quello spazio angusto che era diventato la loro bara. Sono stati trovati così i nove uomini del sottomarino Hunely, inabissatosi nel 1864 e recuperato solo nel 2000 nelle acque di fronte al porto della cittadina di Charleston, nella Carolina del Sud. All’equipaggio, nel 2014, sono stati dedicati funerali pubblici con tutti gli onori. D’altronde scrissero con la loro morte un capitolo importante della Storia. La loro infatti fu la prima missione vittoriosa di un sottomarino. Ma torniamo all’inizio della vicenda: già nel 1863 la Guerra di secessione americana era giunta agli sgoccioli. Le forze dell’Unione erano in vantaggio e assediavano Charleston mentre un blocco marittimo al largo della Carolina impediva i rifornimenti bellici ai confederati sudisti che opponevano un’accanita resistenza. Che però non bastava: occorreva un’arma segreta. Poteva diventarlo la macchina subacquea a cui stavano lavorando a Mobile, in Alabama, due soci di un’officina meccanica, Baxter Watson e James McClintock, e un avvocato della Louisiana, Horace Lawson Hunley. Dopo un paio di prototipi finiti male, si unirono al lavoro anche i tenenti William Alexander e George Dixon. Il nuovo prototipo fu chiamato Hunley, proprio in onore di Horace Lawson, uno dei suoi sponsor più accaniti. In primavera, in gran segreto, un treno lo trasportò a Charleston
Horace Hunley
MACCHINA INFERNALE. Ma di che cosa si trattava esattamente? Un cilindro piuttosto rudimentale, in ferro corazzato, lungo circa 12 metri e con una linea slanciata. Per l’equipaggio solo una cabina alta 1,20 e larga uno. La riserva d’aria (che dava un’autonomia di 120 ore, anche se non rimase mai sott’acqua più di 25 minuti) era garantita da un mantice che la aspirava da due tubi metallici utilizzabili in prossimità della superficie, mentre la navigazione era affidata a un comandate che si orientava bussola alla mano. La propulsione era rappresentata da un albero a gomito azionato da otto uomini e dotato di un grande volano che contribuiva a mantenere la velocità: ci si muoveva a 4 nodi (7,5 km . h). A rendere letale questo sottomarino era un’asta di 6 metri con una sommità una carica esplosiva, ovvero un barilotto di rame riempito con 61 kg di polvere da sparo, che andava agganciata con un rampone allo scafo di una nave e veniva azionata tramite un cavo che si srotolava mentre il sottomarino si allontanava dall’imbarcazione nemica. Più facile a dirsi che a farsi: quando il generale Pierre Gustave Toutant de Beauregard, responsabile della difesa di Charleston, diede il suo assenso all’utilizzo dell’Hunley al comando, il mezzo sembrò quasi inutilizzabile. I primi tentativi andarono a vuoto, poi per ben due volte, nell’agosto e nell’ottobre del 1863 (in quest’ultimo caso lo stesso Hunley prese il comando), il sottomarino affondò e dovette essere recuperato: nessuno era sopravissuto, nemmeno Hunley. Questo però non scoraggiò il tenente George Dixon, deciso a prendere il comando Beauregard volle che fosse chiaro a tutti che quella dell’Hunley poteva essere una missione suicida. I volontari comunque non mancarono.
Lt. George Dixon's gold coin on display at the Warren Lasch Conservation Center, where the Hunley is being restored
IN AZIONE. L’occasione giusta si presentò il 17 febbraio 1864, quando la nave da guerra unionista Housatonic si posizionò a sole quattro miglia dalla costa: non erano troppe da percorrere con la sola forza delle braccia dei marinai. Erano le 8,45 quando John Crosby, l’ufficiale di guardia dell’Housatonic, suonò l’allarme dopo aver avvistato qualcosa sulla superficie del mare. Dixon, al timone, si avvicinò al pelo dell’acqua per prendere la mira e puntare verso l’obbiettivo l’asta che sporgeva dalla pura dello scafo e sulla cui sommità si trovava la carica. I tentativi dei nordisti di fermare il misterioso oggetto in avvicinamento furono vani e il sottomarino Huney squarciò lo scafo dell’Housatonic affondando per la prima volta nella storia una nave nemica. La missione era compiuta, ma senza lieto fine: il sottomarino finì infatti, con l’inabissarsi trascinando con sé l’intero equipaggio.
ONDA D’URTO. Come morirono questi uomini sprezzanti del pericolo? Le ipotesi avanzate sono state molte: per anossia (mancanza d’ossigeno), per avvelenamento da anidride carbonica presente in quantità massicce a causa dello sforzo compiuto o per qualche problema tecnico? Nel 2017, un team di ricercatori ha ricostruito la dinamica dei fatti utilizzando alcuni modellini e ha avanzato la tesi che ad ucciderli sia sta l’onda d’urto dell’esplosione da loro stessi provocata, all’impatto con l’ Housatonic: un’onda d’urto che avrebbe colpito i marinai a una velocità di 30 metri al secondo spappolandone i tessuti molli. L’Hunley era stato il primo sottomarino ad avere successo in un’azione militare. Ma nessuno del suo equipaggio si era nemmeno reso conto che nel giro di 5 minuti la Housatonic era colata a picco. Erano già tutti morti, ognuno al proprio posto.
Articolo di Anita Rubini e Emilio Vitaliano pubblicato su Focus Storia n. 139 altri testi e immagini da
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