giovedì 9 agosto 2018

un duello per l'India - come l'India andò agli inglesi

Un duello per l’India.
Il 1757 è l’anno di nascita dell’India britannica. Ecco come gli inglesi spazzarono via le ambizioni dei francesi.

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il Generale Robert Clive

Maggior generale Robert Clive, primo Barone Clive di Plassey (Market Drayton29 settembre 1725 – Londra22 novembre 1774), fu pari d'Irlanda e governatore del Bengala. Conosciuto anche col cognome di Clive d'India, fu uno tra i principali ufficiali inglesi che stabilirono la supremazia politica e militare della Compagnia britannica delle Indie orientali nel Bengala. Assieme a Warren Hastings egli è considerato una delle figure chiave per la creazione del British Raj. Egli fu inoltre un membro Tory del Parlamento di Gran Bretagna.

Robert Clive, 1st Baron Clive by Nathaniel Dance, (later Sir Nathaniel Dance-Holland, Bt).jpg
Ritratto eseguito da Nathaniel Dance. Sullo sfondo è visibile la Battaglia di Plassey, uno dei suoi più grandi trionfi militari in India.
Quel 23 giugno del 1757, l’afa che preannunciava l’arrivo dei monsoni rendeva l’aria irrespirabile. Le truppe britanniche al comando di Robert Clive, funzionario della Compagnia delle Indie Orientali dalle insospettate doti militari, si erano accampati nei boschi di manghi intorno al villaggio di Plassey, a 150 km. da Calcutta. Era un contingente esiguo , appena 3mila uomini con otto piccoli cannoni, ma pronto a combattere contro l’esercito franco-indiano del nawab Siraj ud-Daula, forte di 50mila soldati e una quarantina di cannoni. Gli esiti di quella battaglia sembravano scondati, finché non si scatenò una pioggia torrenziale che bagnò la polvere dei francesi ma non quella degli inglesi, che Clive aveva fatto proteggere con teli impermeabili. L’artiglieria del nawab era fuori uso, mentre il fuoco inglese non dava tregua alle linee franco-indiane. A far de finitamente pendere la bilancia a favore degli inglesi, fu però un tradimento, quello del principale comandante indiano, Mir Jafar, che ritirò i suoi uomini provocando il tracollo dell’armata indiana e la fuga di Siraj. Clive in poche ore spazzò via la resistenza dei reparti superstiti e degli artiglieri francesi. Soltanto in seguito si scoprì che Jafar si era accordato con Clive per allontanare le truppe al momento decisivo, ottenendo in cambio di diventare il nuovo nawab di un governo fantoccio degli inglesi.
Quel giorno nasceva l’impero indiano di Sua Maestà e Robert Clive diventava un eroe, come spiegò Thomas Macaulay, grande storico dell’epoca vittoriana. La battaglia di Plassey aveva consegnati ai britannici “il più bel gioiello della corona”.
 

Il piano della battaglia di Plassey, combattuto 23 giugno 1757 dal colonnello Robert Clive, contro il Nawab del Bengala. Raffigurazione del campo di battaglia, con le spiegazioni di movimenti di truppe.

CENERI DI UN IMPERO. La contesa tra Francia e Inghilterra in quell’area era cominciata in realtà circa vent’anni prima, quando si era sbriciolato l’Impero moghul e si erano svincolati i principi indiani del Carnatico, la regione dell’India Meridionale che oggi coincide con lo Stato del Karnataka. Se prima gli europei si erano contesi il favore dei potenti imperatori islamici della dinastia moghul e dei ricchissimi nawab (presto italianizzati in nababbi) indiani, ora le Compagnie delle Indie Orientali francese e britannica si facevano una concorrenza spietata. Quella inglese era più antica, più ricca e aveva radici profonde nella vita indigena. Ma i francesi avevano fondato basi militari e portuali nel Bengala, andando a ostacolare gli inglesi nel commercio delle spezie e del cotone. La compagnia francese rafforzò il suo controllo sul Carnatico stringendo alleanze con i governanti locali: le truppe al comando del governatore generale Joseph Dupleix riuscirono a conquistare il territorio di Madrax (l’attuale Chennai) e a impossessarsi anche di sei provincie del Deccan, ma furono i britannici ad avere la meglio, grazie alla loro flotta che sventò gli ambiziosi progetti di Dupleix.
Con il trattato d’Aquisgrana che nel 1748 mise fine alla Guerra di successione austriaca che aveva coinvolto mezza Europa, gli inglesi ottennero di nuovo il controllo di Madras e di lì a poco il tito di nawab del Carnatico andò al loro alleato Muhammad Alì Walajah.

Dagli affari alla conquista.
La presenza britannica in India ebbe inizio alla fine del XVI secolo, quando la regina Elisabetta I concesse la patente regia per la costruzione della Compagnia delle Indie Orientali, cui fu garantito il monopolio dei commerci inglesi delle spezie nell’estremo Oriente. Formalmente era una società per azioni composta da investitori che compravano quote di spedizioni commerciali, ma in breve tempo divenne una delle prime multinazionali della Storia, dotata anche di un esercito e di una flotta privati al servizio di Londra.
 Anche Francia e Olanda avevano istituito compagnie simili per i commerci d’oltremare in altre parti del mondo, dall’America all’Africa. Ma per assicurarsi i profitti in terre lontane, straniere e spesso ostili, era necessario conquistarsi partner e permessi. E poiché tutte le compagnie europee erano in competizione per gli stessi mercati, i loro rappresentanti si davano da fare con i governanti locali per migliorare la loro posizione con promesse, favori e mazzette, senza disdegnare l’uso della violenza.


La bandiera d'origine della Compagnia con nell'angolo la croce di San Giorgio


l'India dopo la battaglia di Plassey

BRACCIO DI FERRO. Mentre al sud infuriava la battaglia tra francesi e britannici per la supremazia, a nord, nel Bengala, la più ricca provincia del vecchio impero moghul, un nuovo ostacolo si frapponeva al commercio britannico. Il nawab Suraj-ud-Daula, alleato con i francesi, aveva iniziato una politica antibritannica. Nel 1756, appena salito al potere aveva attaccato Calcutta, avamposto della compagnia nella regione, catturando un centinaio di soldati che morirono quasi tutti nelle sue sovraffollate prigioni, talmente terribili da essere soprannominate “il buco nero di Calcutta”.
Per vendicare le perdite e recuperare il controllo della città, la compagnia britannica incaricò il colonnello Robert Clive di riconquistarla, prima di risalire a nord e imporsi sui francesi nella decisiva battaglia di Plassey, nel giugno dello stesso anno. “Non è un caso se il 1757 è considerato convenzionalmente l’anno d’inizio della storia dell’India britannica. Con la battaglia di Plassey la Compagnia delle Indie Orientali si affermò vittoriosamente e irrevocabilmente come potenza militare e di governo nei domini moghul. Plassey ebbe un’importanza fondamentale per la compagnia, perché permise di coniugare le conquiste territoriali con il commercio”, spiega la studiosa americana Maya Jasanoff, autrice del libro La Compagnia delle Indie (edizione il Saggiatore).

L'imperatore mughal Shah Alam II, prigioniero della Compagnia britannica delle Indie orientali, 1781

NUOVO ASSETTO.  La vittoria di Clive arrestò l’espansione francese nel Bengala: le sue truppe si imposero su un territorio più vasto dell’intera Gran Bretagna e la struttura del potere moghul fu definitivamente spazzata via insediando un sovrano fantoccio manovrato dalla compagnia. Alcuni anni dopo Clive consolidò inoltre la propria vittoria ottenendo dall’imperatore il diwani, ovvero il diritto di riscuotere il getti fiscale del Bengala. Ormai la compagnia britannica delle Indie Orientali non era solo una società mercantile, ma assunse di atto anche la funzione di Stato. I possedimenti britannici in India erano poi destinati a ingrandirsi a dismisura al termine della Guerra dei Sette anni (1756-1763), quella che è considerata da alcuni storici la primissima guerra mondiale e che assegnò agli inglesi il resto dell’impero coloniale francese.
“Le ambizioni francesi in India continuarono per decenni a covare sotto la cenere. Invece di mettere fine alla rivalità franco-britannica o far pendere l’ago della bilancia definitivamente a favore della Gran Bretagna, la Guerra dei Sette anni aprì un nuovo capitolo nella storia dei due imperi, portando a focalizzare l’attenzione sull’Oriente come luogo di brame imperialistiche”. Conclude Jasanoff.

IRRIDUCIBILI. La Francia cercò ancora a lungo di ostacolare l’espansione britannica in India, dapprima alleandosi con i governanti dei regni di Mysore che non volevano sottomettersi ai britannici, poi con l’ultima battaglia della Rivoluzione Americana, che nel 1783 impegnò la flotta inglese e quella francese a Cuddalore, nelle Indie Orientali. Con il Trattato di Versailles – che quell’anno stesso concluse il conflitto – i britannici consolidarono la propria supremazia sugli antichi rivali d’oltremare e fecero diventare l’India il pilastro geopolitico del loro impero in Oriente. Alla fine del ‘700 Londra regnava ormai sull’intera India Orientale e Meridionale, da Bombay a Madras, dal Bengala all’Orissa.


Articolo in gran parte di Riccardo Michelucci pubblicato su Focus storia n. 141, altri testi e foto da Wikipedia.

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