Un duello per l’India.
Il 1757 è l’anno di nascita dell’India britannica. Ecco
come gli inglesi spazzarono via le ambizioni dei francesi.
il Generale Robert Clive
Maggior generale Robert Clive, primo Barone Clive di Plassey (Market Drayton, 29 settembre 1725 – Londra, 22 novembre 1774), fu pari d'Irlanda e governatore del Bengala. Conosciuto anche col cognome di Clive d'India, fu uno tra i principali ufficiali inglesi che stabilirono la supremazia politica e militare della Compagnia britannica delle Indie orientali nel Bengala. Assieme a Warren Hastings egli è considerato una delle figure chiave per la creazione del British Raj. Egli fu inoltre un membro Tory del Parlamento di Gran Bretagna.
Ritratto eseguito da Nathaniel Dance. Sullo sfondo è visibile la Battaglia di Plassey, uno dei suoi più grandi trionfi militari in India.
Quel 23 giugno del 1757, l’afa che preannunciava l’arrivo
dei monsoni rendeva l’aria irrespirabile. Le truppe britanniche al comando di
Robert Clive, funzionario della Compagnia delle Indie Orientali dalle
insospettate doti militari, si erano accampati nei boschi di manghi intorno al
villaggio di Plassey, a 150
km . da Calcutta. Era un contingente esiguo , appena
3mila uomini con otto piccoli cannoni, ma pronto a combattere contro l’esercito
franco-indiano del nawab Siraj ud-Daula, forte di 50mila soldati e una
quarantina di cannoni. Gli esiti di quella battaglia sembravano scondati,
finché non si scatenò una pioggia torrenziale che bagnò la polvere dei francesi
ma non quella degli inglesi, che Clive aveva fatto proteggere con teli
impermeabili. L’artiglieria del nawab era fuori uso, mentre il fuoco inglese
non dava tregua alle linee franco-indiane. A far de finitamente pendere la
bilancia a favore degli inglesi, fu però un tradimento, quello del principale
comandante indiano, Mir Jafar, che ritirò i suoi uomini provocando il tracollo
dell’armata indiana e la fuga di Siraj. Clive in poche ore spazzò via la
resistenza dei reparti superstiti e degli artiglieri francesi. Soltanto in
seguito si scoprì che Jafar si era accordato con Clive per allontanare le
truppe al momento decisivo, ottenendo in cambio di diventare il nuovo nawab di
un governo fantoccio degli inglesi.
Quel giorno nasceva l’impero indiano di Sua Maestà e Robert
Clive diventava un eroe, come spiegò Thomas Macaulay, grande storico dell’epoca
vittoriana. La battaglia di Plassey aveva consegnati ai britannici “il più bel gioiello della corona”.
Il piano della battaglia di Plassey, combattuto 23 giugno 1757 dal colonnello Robert Clive, contro il Nawab del Bengala. Raffigurazione del campo di battaglia, con le spiegazioni di movimenti di truppe.
CENERI DI UN IMPERO. La contesa tra Francia e Inghilterra in
quell’area era cominciata in realtà circa vent’anni prima, quando si era
sbriciolato l’Impero moghul e si erano svincolati i principi indiani del
Carnatico, la regione dell’India Meridionale che oggi coincide con lo Stato del
Karnataka. Se prima gli europei si erano contesi il favore dei potenti
imperatori islamici della dinastia moghul e dei ricchissimi nawab (presto
italianizzati in nababbi) indiani, ora le Compagnie delle Indie Orientali
francese e britannica si facevano una concorrenza spietata. Quella inglese era
più antica, più ricca e aveva radici profonde nella vita indigena. Ma i
francesi avevano fondato basi militari e portuali nel Bengala, andando a
ostacolare gli inglesi nel commercio delle spezie e del cotone. La compagnia
francese rafforzò il suo controllo sul Carnatico stringendo alleanze con i
governanti locali: le truppe al comando del governatore generale Joseph Dupleix
riuscirono a conquistare il territorio di Madrax (l’attuale Chennai) e a
impossessarsi anche di sei provincie del Deccan, ma furono i britannici ad
avere la meglio, grazie alla loro flotta che sventò gli ambiziosi progetti di
Dupleix.
Con il trattato d’Aquisgrana che nel 1748 mise fine alla Guerra di
successione austriaca che aveva coinvolto mezza Europa, gli inglesi ottennero
di nuovo il controllo di Madras e di lì a poco il tito di nawab del Carnatico
andò al loro alleato Muhammad Alì Walajah.
Dagli affari alla conquista.
La presenza britannica in
India ebbe inizio alla fine del XVI secolo, quando la regina Elisabetta I
concesse la patente regia per la costruzione della Compagnia delle Indie
Orientali, cui fu garantito il monopolio dei commerci inglesi delle spezie
nell’estremo Oriente. Formalmente era una società per azioni composta da
investitori che compravano quote di spedizioni commerciali, ma in breve tempo
divenne una delle prime multinazionali della Storia, dotata anche di un
esercito e di una flotta privati al servizio di Londra.
Anche Francia e Olanda avevano istituito compagnie
simili per i commerci d’oltremare in altre parti del mondo, dall’America
all’Africa. Ma per assicurarsi i profitti in terre lontane, straniere e
spesso ostili, era necessario conquistarsi partner e permessi. E poiché tutte
le compagnie europee erano in competizione per gli stessi mercati, i loro
rappresentanti si davano da fare con i governanti locali per migliorare la
loro posizione con promesse, favori e mazzette, senza disdegnare l’uso della
violenza.
La bandiera d'origine della Compagnia con nell'angolo la croce di San Giorgio
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l'India dopo la battaglia di Plassey
BRACCIO DI FERRO. Mentre al sud infuriava la battaglia tra
francesi e britannici per la supremazia, a nord, nel Bengala, la più ricca
provincia del vecchio impero moghul, un nuovo ostacolo si frapponeva al
commercio britannico. Il nawab Suraj-ud-Daula, alleato con i francesi, aveva
iniziato una politica antibritannica. Nel 1756, appena salito al potere aveva attaccato Calcutta,
avamposto della compagnia nella regione, catturando un centinaio di soldati che
morirono quasi tutti nelle sue sovraffollate prigioni, talmente terribili da
essere soprannominate “il buco nero di Calcutta”.
Per vendicare le perdite e recuperare il controllo della
città, la compagnia britannica incaricò il colonnello Robert Clive di
riconquistarla, prima di risalire a nord e imporsi sui francesi nella decisiva
battaglia di Plassey, nel giugno dello stesso anno. “Non è un caso se il 1757 è considerato convenzionalmente l’anno
d’inizio della storia dell’India britannica. Con la battaglia di Plassey la Compagnia delle Indie
Orientali si affermò vittoriosamente e irrevocabilmente come potenza militare e
di governo nei domini moghul. Plassey ebbe un’importanza fondamentale per la
compagnia, perché permise di coniugare le conquiste territoriali con il
commercio”, spiega la studiosa americana Maya Jasanoff, autrice del libro La Compagnia delle Indie
(edizione il Saggiatore).
L'imperatore mughal Shah Alam II, prigioniero della Compagnia britannica delle Indie orientali, 1781
NUOVO ASSETTO. La vittoria di Clive arrestò l’espansione francese nel
Bengala: le sue truppe si imposero su un territorio più vasto dell’intera Gran
Bretagna e la struttura del potere moghul fu definitivamente spazzata via
insediando un sovrano fantoccio manovrato dalla compagnia. Alcuni anni dopo
Clive consolidò inoltre la propria vittoria ottenendo dall’imperatore il
diwani, ovvero il diritto di riscuotere il getti fiscale del Bengala. Ormai la
compagnia britannica delle Indie Orientali non era solo una società mercantile,
ma assunse di atto anche la funzione di Stato. I possedimenti britannici in
India erano poi destinati a ingrandirsi a dismisura al termine della Guerra dei
Sette anni (1756-1763), quella che è considerata da alcuni
storici la primissima guerra mondiale e che assegnò agli inglesi il resto
dell’impero coloniale francese.
“Le ambizioni francesi in
India continuarono per decenni a covare sotto la cenere. Invece di mettere fine
alla rivalità franco-britannica o far pendere l’ago della bilancia
definitivamente a favore della Gran Bretagna, la Guerra dei Sette anni aprì
un nuovo capitolo nella storia dei due imperi, portando a focalizzare
l’attenzione sull’Oriente come luogo di brame imperialistiche”. Conclude Jasanoff.
IRRIDUCIBILI. La
Francia
cercò ancora a lungo di ostacolare l’espansione britannica in India, dapprima
alleandosi con i governanti dei regni di Mysore che non volevano sottomettersi
ai britannici, poi con l’ultima battaglia della Rivoluzione Americana, che nel
1783 impegnò la flotta
inglese e quella francese a Cuddalore, nelle Indie Orientali. Con il Trattato
di Versailles – che quell’anno stesso concluse il conflitto – i britannici
consolidarono la propria supremazia sugli antichi rivali d’oltremare e fecero
diventare l’India il pilastro geopolitico del loro impero in Oriente. Alla fine
del ‘700 Londra regnava ormai sull’intera India Orientale e Meridionale, da
Bombay a Madras, dal Bengala all’Orissa.
Articolo in gran parte di Riccardo Michelucci pubblicato su
Focus storia n. 141, altri testi e foto da Wikipedia.
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