martedì 29 gennaio 2019

La bizzarra piramide di Cestio.


La bizzarra piramide di Cestio.
Dove non te l’aspetti, sulla strada che da Roma porta a Ostia, sorge una piramide. A volerla fu Gaio Cestio, ricco politico romano, che convinse i suoi eredi con un ricatto.



Piramide di Caio Cestio
Piramide Cestia.jpg
La Piramide vista da piazzale OstienseUtilizzotombaEpoca12 a.C. circaLocalizzazioneStatoItalia ItaliaComuneRomaDimensioniAltezza36,40 mAmministrazionePatrimonioCentro storico di RomaEnteSoprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di RomaResponsabileRita ParisSito webarcheoroma.beniculturali.itMappa di localizzazione
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La Piramide Cestia in un'incisione di Giovanni Battista Piranesi

Veduta notturna della Piramide Cestia
La Piramide Cestia (o Piramide di Caio CestioSepulcrum Cestii in latino) è una piramide di stile egizio, sita a Roma vicino a Porta San Paolo e al cimitero acattolico, la cui costruzione fu completata nel 12 a.C.



Bastarono 330 giorni, attorno al 12 a.C., per costruire la più famosa piramide romana. Si tratta del sepolcro di Gaio Cestio, uno dei sette epuloni cittadini (i membri del collegio religioso che si occupava di allestire banchetti pubblici e giochi rituali in occasione di particolari festività), il quale, nel testamento, intimò agli eredi di edificare la sua tomba entro quel termine di tempo, pena la perdita di tutto il patrimonio a loro lasciato in eredità.
Alta 36,4 m., con una base quadrata di circa 30 m per lato, la piramide è incastonata come un gioiello nella cinta delle Mura Aureliane, costruite fra il 270 e il 275 per difendere Roma dagli attacchi dei barbari. Proprio per questo motivo, poiché costituiva una sorta di bastione delle mura urbane, la piramide non fu spogliata dei suoi marmi bianchi, come accadde, invece, a molti altri monumenti cittadini.

BLOCCO DI CEMENTO ARMATO. Dal punto di vista costruttivo, le somiglianze fra la Piramide Cestia e le piramidi egizie sono poche. Quella romana non venne edificata con blocchi di pietra sovrapposti, ma fu costruita in calcestruzzo. Al suo interno si trova una camera sepolcrale decorata, alta 4,80 m. e con due lati di 5,95 e 4,10 m. Proprio grazie alla sua struttura, la piramide ha inclinazione decisamente maggiore rispetto a quelle dei faraoni (pur essendo decisamente più piccola delle sue più nobili sorelle), raggiungendo un’altezza che un edificio tradizionale difficilmente avrebbe toccato. Le curiose circostanze della costruzione del monumento ci sono note grazie a un’iscrizione scolpita sul fianco orientale del monumento:

OPVS . APSOLVTVM . EX .
TESTAMENTO . DIEBVS . CCC. XXX ARBITRATVI L . PONTI .
Publii . Filii . Claudia tribu . MELAE . HEREDIS .
 ET POTHI .  Liberti.
Che significa: quest’opera è stata completata per testamento in 330 giorni per disposizione di Lucio Ponzio Mela figlio di Publio della tribù Claudia, erede, e di Potho, libero. Gli eredi, quindi, messi in ambascie dalla possibilità di essere diseredati, si affrettarono a portare a termine i desideri del loro avo: pare addirittura che la tomba fu completata con qualche giorno di anticipo sul previsto. Sempre sulla facciata orientale, oltre che su quella occidentale, sono iscritte le credenziali del defunto, cioè il nome e i titoli di Cestio. La data di costruzione non è indicata chiaramente, ma viene dedotta da alcune circostanze ricostruibili studiando le iscrizioni poste sulle varie parti del monumento. Tra i beneficiari, ed esecutori, del testamento (elencati nel piedistallo di una delle colonne poste agli angoli della piramide), compare Marco Vipsanio Agrippa, politico militare e architetto, nonché genero di Cesare Augusto, di cui aveva sposato la figlia Giulia Maggiore. Agrippa scomparve nel 12 a.C., quindi il monumento deve essere stato certamente costruito prima di quella data. D’altra parte, la dedica di una statua di Cestio, che si trovava all’ingresso del sepolcro, indica che essa fu realizzata vendendo stoffe orientali intessute d’oro che il defunto (alla maniera dei faraoni) avrebbe voluto portarsi nella tomba.
Una disposizione di legge del 18 a.C., che vietava sprechi e sciali, non impedì però agli eredi di adempiere la volontà del morto. La costruzione del monumento deve quindi necessariamente collocarsi fra queste due date.


 La Piramide Cestia in una foto del 1880
Il cimitero dei poeti.

Cimitero acattolico di Roma
Cimitero Acattolico Roma.jpg
Vista del cimiteroTipocivileConfessione religiosadiverse dalla cattolica o nessunaStato attualein usoUbicazioneStatoItalia ItaliaCittàRomaCostruzionePeriodo costruzione1716Data apertura11 ottobre 1821 (data ufficiale)Tombe famoseJohn KeatsPercy Bysshe ShelleyAntonio GramsciCarlo Emilio GaddaEmilio LussuMappa di localizzazione
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Il cimitero acattolico di Roma (già cimitero degli Inglesi, o anche "cimitero dei protestanti", o nella lingua parlata "cimitero del Testaccio", o "cimitero degli artisti e dei poeti"[1]) si trova a Roma, nel quartiere di Testaccio, vicino a Porta San Paolo, a lato della Piramide Cestia[2].
Ai piedi della Piramide Cestia, dentro il recinto delle Mura Aureliane, sorge il cimitero acattolico di Roma, un tempo chiamato anche cimitero degli inglesi, o cimitero del Testaccio oppure cimitero degli artisti e dei poeti. All’interno dei suoi confini si trovano le tombe di famosi poeti romantici inglesi, come John Keats (1795-1821) e Percy Shelley (1792-1822), ma anche quelle di Antonio Gramsci (1891-1937) e dello scrittore milanese Carlo Emilio Gadda (1893-1973). Fino all’Ottocento il luogo era chiamato “i prati dei romani”. Era un’aerea pubblica, dove si portava il bestiame a pascolare e si conservava il vino. Sotto la Piramide Cestia, i romani dell’epoca andavano anche a divertirsi. Furono gli abitanti non cattolici della città a scegliere questo luogo per le loro sepolture, come testimoniato da una delibera del Sant’Uffizio data 1671. Per le prime sepolture non erano previste lapidi, che cominciarono a essere realizzate solo dopo la metà del Settecento.

 

DECORAZIONI POMPEIANE. La camera sepolcrale vera e propria, con la volta a botte, fu sigillata al momento della sepoltura, come avveniva in Egitto. Si tratta di una stanza dipinta di bianco, con decorazioni in stile pompeiano: sacerdotesse, anfore, immagini della Vittoria alata. Per quanto ben conservata, oggi appare nuda e spoglia. Sulla parete di fondo di doveva trovare il ritratto di Gaio Cestio, ormai scomparso. Al suo posto c’è un buco, praticato forse da cacciatore di tesori. Il sepolcro si trovava lungo la Via Ostiense, che collegava l’Urbe al porto di Ostia, ed era circondato da una recinzione di tufo, oggi visibile in parte. Agli angoli c’erano quattro colonne e due statue du Celso ai lati della porta. La presenza di una piramide a Roma è curiosa (quella di Cestio è la sola rimasta, anche se non fu l’unica), ma risente del gusto esotico dell’epoca, seguito alla conquista romana dell’Egitto avvenuta, per mano di Ottaviano, nel 30 a.C. Nel Medioevo, il popolo identificava la Piramide Cestia con la Meta Remi (cioè “il termine di Remo, inteso come la sua tomba), associandola ad un’altra piramide chiamata invece meta Romuli (la “tomba di Romolo”), molto simile a quella di Cestio e costruita nello stesso periodo. Quest’ultima è esistita almeno fino al 1499, nel rione Borgo (che si trova ai piedi del colle Vaticano ed era sede di sepoltura), ed è riportata sulla pianta della città di Roma disegnata da Alessandro Strozzi nel 1474. Fu demolita nel Cinquecento da papa Alessandro VI Borgia, per aprire la nuova strada di Borgo Nuovo. Anche il poeta trecentesco Francesco Petrarca, per quanto fosse un esperto latinista, indica la Piramide Cestia come il “sepolcro di Remo”, avallando la credenza popolare. Il rimando, anche se fantasioso, alle origini della città e la sua struttura curiosa e bizzarra fecero della sepoltura uno dei monumenti più ammirati dai viaggiatori, soprattutto stranieri. La Piramide Cestia fu immortalata anche in dipinti e incisioni, come quelle celeberrime di Giovan Battista Piranesi, eseguite alla metà del Settecento, in cui sono ben visibili le colonne agli angoli del monumento e le iscrizioni sulla parete volta a est. Nel 1663, papa Alessandro VII fece scavare un’apertura nella piramide, che portò alla scoperta della camera sepolcrale, già visitata dai tombaroli.



La Meta Romuli, tra il Circo di Nerone e il Mausoleo di Adriano, in una ricostruzione di Pirro Ligorio
La Meta Romuli era una piramide che si trovava a Roma, nel quartiere del Borgo vicino alla Basilica di San Pietro in Vaticano e fu denominata anche "Piramide vaticana" o "Piramide di Borgo".


Articolo in gran parte di Eugenio Anchisi pubblicato su Civiltà Romana n. 1 edizioni Sprea. Altri testi e immagini da Wikipedia.

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