venerdì 18 gennaio 2019

Ezzelino il figlio del Diavolo.


Ezzelino il figlio del Diavolo.
Passato alla Storia come esempio di tiranno pazzo e sanguinario, in realtà Ezzelino da Romano non fu peggiore di tanti despoti contemporanei. Ma la leggenda che lo condanna è dura a morire.

“Ezzelino immanissmimo tiranno,che fia creduto figlio del demonio, Farà, troncando i sudditi, tal danno, E distruggendo il bel paese Ausionio, che pietosi appo lui stati saranno Mario, Silla, Neron, Caio ed  Antonio”. (Ludovico Ariosto).


Ezzelino III da Romano o Ecelino da Romano
EzzIII.jpg
1194 – 1259
SoprannomeIl terribile
Nato aOnara
Morto aSoncino
Cause della morteferite in battaglia
Luogo di sepolturasconosciuto, molto probabilmente Soncino
Dati militari
Forza armataMercenari
ArmaAlabardaspadamazza ferrata
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Ezzelino III da Romano o Ecelino da Romano, (Onara25 aprile 1194 – Soncino27 settembre 1259) è stato un condottiero e politico italiano, signore della Marca Trevigiana. Appartenente alla famiglia germanica degli Ezzelini, era il figlio primogenito di Ezzelino II il Monaco e fratello di Alberico da Romano e di Cunizza da Romano.
da Romano
Stemma Ezzelini.jpg

Arpone
mostra
Figli
Ecelo I († dopo il 1091)
mostra
Figli
Alberico I (?)
mostra
Figli
Ezzelino I († dopo il 1180)
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Figli
Ezzelino II († 1235)
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Figli
Ezzelino III (1194-1259)
mostra
Figli
Alberico II († 1260)
mostra
Figli
Cristofano dell'Altissimo, Ritratto di Ezzelino, 1552-1568 ca
Fu politico e condottiero ghibellino, alleato di Federico II di Svevia. Audace, astuto e valoroso, la sua decisione e volontà di dominio sfociarono in atti di spietatezza e crudeltà, in massima parte nella parabola discendente successiva alla morte del suo alleato nel 1250. Nelle cronache posteriori gli vennero dati appellativi come "feroce" e "terribile", anche se molte delle nefandezze attribuitegli sono frutto di leggende.[1]

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Sono molte le lapidi che costellano le mura di Padova, per la maggior parte esse sono opera del conte Carlo Leoni, erudito e acceso risorgimentalista che lasciò un cospicuo patrimonio di epigrafi sulla storia patria, non del tutto attendibili ma sempre appassionate, fra tutte una ricorda il momento più buio nella vicenda millenaria della città, la signoria del terribile Ezzelino da Romano nel XIII secolo: “Tu Ezzelino / spavento d’Italia / d’ogni scelleratezza / abominevole esempio / novello Falaride / del genere umano / mostro e tiranno / nella tua infamia, maledetto / vivrai immortale”. È opinione comune che in questo caso, forse, Leoni non esagerò: la leggendaria crudeltà di Ezzelino ci è stata tramandata attraverso i secoli da testimoni, cronisti e perfino illustri poeti come Dante e Ludovico Ariosto. Eppure, oltre la leggenda nera, che accompagna la figura e le gesta del condottiero, signore della Marca Trevigiana, stanno alcuni fatti storici. Per esempio: Ezzelino è riconosciuto da tutti come il più valoroso guerriero e il più fine politico dell’epoca, coltre che come uno dei più potenti signori d’Italia, e forse fu proprio quest’ultimo dato a pesare in modo definitivo sulla demonizzazione del personaggio. Così com’è oscura la fama di Ezzelino, sono oscure anche le sue origini. Gli innumerevoli cronisti e storici che si sono occupati di lui non riescono a trovare un accordo sul tema: secondo alcuni, avo di Ezzelino fu un Alberico d’Olanda sceso in Italia al seguito dell’imperatore Ottone III si finire del X secolo, secondo altri, fu forse in Ecelino il Balbo inviato nella penisola dall’imperatore Enrico III all’inizio dell’XI secolo. Ma l’ipotesi più probabile sembra quella che pone come capostipite della casata un Ecelo venuto in Italia al seguito di Corrado II il Salico, incoronato a Milano re d’Italia nel 1026 e poi a Roma imperatore nel 1027° Pavia,  Tornato nuovamente nella pianura padana insieme a Corrado, che doveva presiedere un sinodo nel 1036, Ecelo chiese all’imperatore di potersi fermare; e ottenne da questi sia il permesso sia i feudi di Onara e Romano, nel territorio di Padova.

STATISTA INCOMPRESO. Divenuto signore di Onara, Ecelo sposò la longobarda Gisla, dalla quale ebbe due figli: Alberico, che non lasciò né discendenza né traccia, ed Ezzelo. Quest’ultimo, soprannominato Ezzelino il Balbo, fu crociato in Terrasanta con l’imperatore Corrado III, combattendo a Damasco e a Ascalona nel 1147, ed è considerato il capostipite degli Ezzelini. Le cronache lo descrivono saggio, liberale e “moderatamente truce e orrido” nei confronti di nemici e delinquenti; membro della Lega Lombarda, si batté contro il Barbarossa. Ebbe quattro figli, uno dei quali continuò la dinastia come Ezzelino II. Fu lui a sposare la residenza della casata a Romano, dopo che nel 1199 i padovani avevano raso al suolo il castello di Onara, e da questo momento in poi la dinastia assunse il nome “da Romano”. Dopo una vita di guerre, Ezzelino II decise di ritirarsi in contento, passando così alla storia come Ezzelino il Monaco. Prima, però, si era assicurato la discendenza grazie a tre figli, il primo dei quali sarebbe divenuto tristemente noto per la sua efferatezza. Ezzelino III da Romano, poi “il Terribile” o “il Tiranno”, nacque a Onara nel 1194. Ancora giovanissimo prese parte alle guerre per il contro del vicentino distinguendosi per valore e ardimento, ma anche per spietatezza. Dopo il ritiro del padre in convento, dalla divisione dei possedimenti di famiglia con il fratello Alberico si ritrovò erede dei territori di Bassano e Marostica, nonché di tutti castelli situati sui Colli Euganei.
Abilissimo sia in politica che sul campo di battaglia, Ezzelino III estese gradualmente il suo dominio su larga parte del Veneto anche grazie a un disinvolto cambio di casacca: dapprima simpatizzante della Lega Lombarda come il nonno Ezzelino I, decise in seguito di passare alla parte avversa schierandosi con l’imperatore Federico II di Svevia, che lo nominò vicario imperiale in Lombardia, decretando così la fine delle libertà e delle autonomie comunali. Già podestà e capitano del popolo di Verona dal 1225 al 1230, nel 1236 ricevette da Federico II il governo della città di Vicenza, messa a sacco dalle truppe imperiali, e nel 1237 anche quello di Padova. In anticipo sui tempi, mal compreso e soprattutto inviso al papato, Ezzelino seppe farsi così di un progetto statuale di ampio respiro mirante all’unificazione politica delle numerose realtà della pianura padana e diventando il protagonista indiscusso della storia veneta di quel periodo. Subito dopo, nel 1238, l’imperatore e il suo fedele gettarono le basi di un vero sodalizio politico e privato: Federico diede in sposa a Ezzelino una sua figlia naturale, Selvaggia, e undici anni più tardi Ezzelino avrebbe fatto sposare sua nipote a Enzo di Svevia, re di Sardegna e figlio naturale di Federico II.

COME NASCE UNA LEGGENDA. Ma è proprio qui che cominciano a sorgere legittimi dubbi sulla malvagità di Ezzelino, per almeno due motivi: il primo è che all’epoca le crudeltà erano la norma, anche se pensarlo ripugna alla nostra sensibilità. Nel 1223, per esempio, il monaco frà Giovanni da Vicenza, inviato da papa Gregorio IX a Verona per pacificare i signori della Marca, in soli tre giorni mandò al rogo sessanta tra i migliori cittadini veronesi accusati di eresia. L’altro motivo sta nella scelta ghibellina di Ezzelino, che gli attirò ben presto la riprovazione e la condanna di tutta la parte guelfa, con il conseguente e comprensibile ricorso a ogni mezzo per screditarlo. Così, se il cronista di corte di Ezzelino, Gerardo Maurisio, lo descrive come “cavaliere discreto e sapiente, di costume e scienza prestante”, il cronista Gugliemo Ventura riporta che “questo crudelissimo tiranno, questo mostro del genere umano, questa peste del mondo, era orrido di aspetto, dal parlare sgradevole, terribile ai suoi occhi di vipera, superbo ed orgoglioso nel camminare, sempre fremente d’ira, riempiva tutti di spavento, non solamente colle parole, ma anche col semplice sguardo”.
È dunque verosimile, sostiene la storiografia recente, che Ezzelino fosse più violento della media, ma si stenta un po’ a credere a tutte le nefandezze che gli vengono attribuite: decine di migliaia di morti, prigioni rigurgitanti di reclusi, migliaia di mutilati che “si aggiravano per la Lombardia chiedendo pietà” dopo essersi stati privati dal tiranno degli occhi, delle mani, dei piedi o degli attributi virili. La tradizione popolare sosteneva che si cibasse una sola volta al giorno, ma di bambini, e che il suo pasto prediletto fosse la carne di prete; del resto lo stesso cronista Salimbene de Adam conclude il racconto delle sue infamie dicente che “come Gesù volle avere al mondo uno che gli somigliasse e mandò San Francesco d’Assisi, altrettanto pretese di fare il Diavolo, e mandò Ezzelino”. Allo stesso modo non sappiamo con esattezza neanche quale fosse il suo aspetto fisico: gigantesco secondo alcuni, basso e deforme secondo altri: in ogni caso nero e peloso, provvisto, come riferisce il letterato Benvenuto da Imola, “di un lungo pelo sul naso che quando montava il collera si rizzava, e tutti scappavano alla sua presenza”.

UNA FINE INGLORIOSA. Ma subito dopo il matrimonio con la figlia dell’imperatore, e anzi proprio per questo, l’astro di Ezzelino cominciò a declinare: nel giorno di Giovedì Santo del 1239, infatti, senza alcun preavviso, papa Gregorio IX lanciò una solenne scomunica contro Federico II e tutti i suoi partigiani, nobili e popolo, Ezzelino compreso, denunciando quest’ultimo come “nemico di Dio e della Chiesa”. Né l’imperatore né Ezzelino, beninteso, rinunciarono alle loro pretese territoriali, che anzi proseguirono pressoché ininterrotte fino al 1250, quando la morte di Federico II lasciò Ezzelino da solo contro papato e Lega Lombarda, schierati insieme contro la potenza imperiale. Mentre la posizione di Ezzelino diventava sempre più critica, nel 1254 papa Alessandro IV sferrò l’attacco decisivo con una nuova scomunica, in cui Ezzelino veniva definito “assetato di sangue”, “nemico del genere umano” e “di animo belluino”. La crociata lanciato dal pontefice era solo apparentemente diretta contro gli eretici della Marca, ma in realtà mirava a togliere di mezzo una volta per tutte l’ultimo ostacolo sulla strada del potere papale e guelfo. Gli scontri tra le due fazioni si protrassero fino al 16 settembre 1259, quando Ezzelino, gravemente ferito, fu preso prigionieri a Cassano d’Adda. Si tentò di prestargli soccorso, ma la leggenda vuole si strappasse lui stesso le bende, negando anche a se stesso la pietà sempre negata agli altri. Morì l’8 ottobre, maledetto in morte come fin vita: e forse a torto.

Articolo in gran pare di Alessandra Colla pubblicata su Conoscere la storia, edizione Sprea del bimestrale n. 48 altri testi e immagini da Wikipedia.

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