Quando la Chiesa era
governata da tre papi
Quello passato alla
Storia come il grande scisma d’Occidente fu una scandalosa vicenda in cui il
soglio di Pietro fu conteso tra le grandi potenze, strumento di lotta politica
in cui si scontrarono ambizioni personali e bramosie di potere. Con grande
vergogna per la fede di Cristo.
il palazzo dei papi ad Avignone.
Il
26 giugno del 1409, l’arcivescovo di Milano, il francescano Pietro Filargis
conosciuto come Pietro di Candia per la sua nascita sull’isola di Creta, viene
eletto papa da un concilio convocato a Pisa, e prende il nome di Alessandro V.
E’ il terzo papa che regna sulla cristianità Occidentale. Insieme a lui ci sono
Gregorio XII e Benedetto XI. Tre papi che rivendicano contemporaneamente la
propria legittimità a governare la Chiesa, che sta vivendo una crisi
drammatica. I fedeli ne sono scossi e turbati. Le lotte politiche, e in
particolare il ruolo che la Francia gioca nel controllo del papato, le
ambizioni delle grandi famiglie nobiliari, le bramosie personali, lacerano la
cristianità. A poco valgono le voci che richiamo la Chiesa alla purezza
evangelica e il ritorno alla propria missione originaria. Il Concilio di Pisa e
l’elezione del terzo papa regnante sono il punto più alto del dramma, iniziato
oltre un secolo prima. All’origine c’è il fallimento della politica
universalistica e teocratica di Bonifacio VIII e l’emergere della potenze degli
Stati nazionali. Non è più il tempo di un mondo che ruota attorno ai due Soli –
secondo la definizione dantesca – l’imperatore e il papa, che governano spesso
in conflitto tra loro, la dimensione temporale e quella spirituale. Ora ci sono
i nuovi e ambiziosi re degli Stati nazione. La Francia è la potenza più forte e
il suo re Filippo il Bello, è il più temerari. È lui che infligge a Bonifacio VIII
(nel settembre del 1303) quello che è passato alla Storia come lo “schiaffo di
Anagni”: un umiliante ceffone pubblico che costringe il pontefice alla
sottomissione alla monarchia francese.
Pietro Filargo O.Min.
cardinale di Santa Romana Chiesa Incarichi ricopertiVescovo di Piacenza
Vescovo di Brescia
Vescovo di Vicenza
Vescovo di Novara
Arcivescovo di Milano
Cardinale presbitero dei Santi XII Apostoli
Antipapa della Chiesa cattolica Nato1339 a Neapoli od a Candia LomellinaNominato vescovo5 ottobre 1386 da papa Urbano VIElevato arcivescovo17 maggio 1402 da papa Bonifacio IXCreato cardinale12 giugno 1405 da papa Innocenzo VIIDeceduto3 maggio 1410 a Bologna Manuale
Alessandro V, nato Pietro Filargo e detto anche Pietro di Candia (Neapoli, 1339 circa – Bologna, 3 maggio 1410), è stato un cardinale e arcivescovo cattolico italiano, eletto papa il 26 giugno 1409 dal Concilio di Pisa, ma attualmente considerato un antipapa.
Se Alessandro V e Giovanni XXIII siano da considerare papi legittimi o antipapi rimane ancora materia di dibattito tra i canonisti. Fino al 1947 Alessandro V era compreso nella lista dei papi: infatti, il papa successivo che prese il nome di Alessandro venne numerato come VI, Alessandro VI (1492-1503), segno che Filargo era riconosciuto come papa legittimo. Invece l'ordinale dell'altro papa dell'obbedienza pisana, Giovanni XXIII, fu poi ripreso da Angelo Roncalli: segno di una mutata sensibilità, maturata soprattutto dopo la proclamazione del dogmadell'infallibilità papale.
Alessandro V, con Giovanni XXIII Cossa, per cinque secoli fu riconosciuto come papa a tutti gli effetti; infatti, nella basilica di San Paolo Fuori le Mura vi sono i ritratti di ambedue, tra Gregorio XII (1406-1415), il cui pontificato veniva fatto terminare con la deposizione del 1409, e Martino V (1417-1431).
Benedetto XI
IL PAPATO NELLE AVIDE MANI DI FILIPPO IL BELLO. Alla
morte di Bonifacio VIII, viene eletto al soglio di Pietro il domenicano
trevigiano Niccolò di Boccassio, con il nome di Benedetto XI. Regna per soli
otto mesi. La sua morte improvvisa, il 7 luglio del 1304, dà luogo a pesanti
sospetti: ufficialmente viene attribuita a un’indigestione di fichi, ma si
sospetta che sia stato avvelenato per volere di Guglielmo di Nogaret, il
diabolico ministro di Filippo il Bello, perché meno docile del predecessore ai
voleri della monarchia di Francia. Dopo sette secoli, il giallo sulla sua morte
è ancora aperto. È un fatto comunque, che il suo successore sia un francese,
Bertrand de Got, eletto il 5 giugno 1305 con il nome di Clemente V, dopo ben
undici mesi di sede vacante la sua politica è completamente sottomessa a quella
di Parigi: assolve Filippo il Bello per lo schiaffo di Anagni, concede alla
monarchia capetingia la possibilità di imporre un’imposta sul clero; nomina
nove cardinali francesi e, soprattutto, consente a Filippo di mettere le mani
sugli ingenti tesori dei Templari, accusati di ogni nefandezza – idolatria,
eresia, occultismo, sodomia – nasce dalle confessioni estorte sotto tortura ai
membri dell’Ordine in un processo farsa. Una macchina del fango per screditare
l’Ordine e accaparrarsi i suoi immensi tesori. In più, per completare questo
pesante vassallaggio alla monarchia, francese Clemente V trasferisce la sede
del papato Oltralpe, prima nel contado Venassino, poi ad Avignone. Il papa
afferma che si tratta di un spostamento temporaneo, ma non è così. È il 1309 la
corte pontificia prende dimora nella città affacciata sulle rive del Rodano. Ci
rimarrà fino al 1367, dopo quasi 60 anni. Questa scelta lacera la cristianità sconcertata
e umiliata dalla sempre più palese sottomissione del papa al re di Francia. In quel
periodo, tutti i papi sono francesi, così come quasi tutto il collegio
cardinalizio: 113 dei 134 prelati che ricevono la beretta sono nati Oltralpe.
Contro il papato
avignonese e per un rapido ritorno a Roma si levano le voci più ascoltate della
cristianità dell’epoca: dalla religiosa Brigida di Svezia alla terziaria
domenicana Caterina da Siena. Nel 1367, finalmente Urbano V torna a Roma, ma è
costretto a spostarsi di nuovo ad Avignone appena tre anni dopo, sotto la
furente pressione del re di Francia e dei cardinali francesi. Nel 1377,
finalmente, Gregorio XI riporta la corte pontificia nella città eterna. Ma quando
sembra che l’autonomia del papato venga restaurata, così come l’unità della
cristianità, comincia invece la più grave lacerazione mai vissuta dalla Chiesa
(se si esclude lo scisma d’Oriente, avvenuto con la Chiesa ortodossa nel 1504.
Che cosa accade?
Gregorio XI muore qualche mese dopo il suo ritorno a Roma. La lotta per la sua
successione è senza quartiere. Dopo 75 anni, per la prima volta, il conclave si
tenne nuovamente a Roma e i cardinali – sotto la pressione della folla che urla
“Romano lo volemo o almanco italiano” – eleggono un prelato napoletano,
Bartolomeo Prignano, che assume il nome di Urbano VI. È l’aprile del 1378. Il nuovo
papa conferma la scelta di rimanere a Roma. Questa decisione e il rifiuto di
concedere privilegi ai porporati che lo hanno eletto mettono il nuovo papa
subito in contrasto con il collegio cardinalizio, che – riunitosi a Fondi, nei
pressi di Latina – dichiara non valida la nomina di Prignano e sceglie un nuovo
pontefice: Clemente VII, al secolo Roberto di Ginevra, cugino del re di
Francia. È l’inizio del grande scisma.
Papa Urbano VI202º papa della Chiesa cattolicaElezione8 aprile 1378Incoronazione18 aprile 1378Fine pontificato15 ottobre 1389Cardinali creativedi Concistori di papa Urbano VIPredecessorepapa Gregorio XISuccessorepapa Bonifacio IX NomeBartolomeo PrignanoNascitaItri, 1318 circaNomina ad arcivescovo22 marzo 1364 da papa Urbano VConsacrazione ad arcivescovo21 marzo 1364MorteRoma, 15 ottobre 1389SepolturaGrotte VaticaneManuale
Urbano VI, nato Bartolomeo Prignano (Itri, 1318 circa – Roma, 15 ottobre 1389), è stato il 202º Papa della Chiesa cattolica dal 1378 alla morte, primo italiano dopo il periodo della cattività avignonese e durante il periodo dello scisma d'Occidente.
Giovanni XXIII.
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Baldasarre Cossa (Coscia)
cardinale di Santa Romana Chiesa Baldassarre Cossa, antipapa Giovanni XXIII Titolo
L'antipapa Giovanni XXIII, nato Baldassarre Cossa (Procida o Ischia, 1370 circa – Firenze, 22 dicembre 1419), è stato un cardinale e vescovo cattolico italiano. Eletto papa nel conclave di maggio 1410 tenutosi a Bologna a seguito del decesso di Alessandro V (eletto da meno di un anno a Pisa, nel giugno del 1409), Giovanni XXIII venne poi dichiarato antipapa, pur se per circa cinque secoli ufficialmente continuò a figurare come un papa legittimo. Durante il periodo del suo pontificato vissero altri due papi (di cui un antipapa) in sedi differenti: Papa Gregorio XII (deposto dal concilio non riconosciuto di Pisa del 1409) a Roma e l'antipapa Benedetto XIII ad Avignone.
Dopo un primo tentativo effettuato con la forza contro Gregorio XII e andato male, per accentrare il suo potere contro la divisione della Chiesa, su pressione dell'imperatore Sigismondo di Lussemburgo, convocò il Concilio di Costanza per trovare una soluzione più diplomatica allo scisma d'Occidente[1]. Quando tuttavia si rese conto che i padri conciliari avevano intenzione di chiedere anche a lui di dimettersi (come agli altri due pretendenti al papato), si diede alla fuga; catturato, venne processato dal Concilio stesso e deposto.
500 anni prima dell’elezione di
Angelo Giuseppe Roncalli, c’è un altro pontefice che assume il nome di
Giovanni XXIII. Si tratta di Baldassare Cossa, nato a Procida (o forse a
Ischia) attorno all’anno 1370. Viene eletto papa dal Concilio di Pisa, nel
maggio del 1410, in seguito alla morte di Alessandro V.
È dunque un pontefice dell’obbedienza
pisana, nel periodo in regnano contemporaneamente tre papi. Su pressione dell’imperatore
Sigismondo di Lussemburgo, Giovanni XXIII convoca il Concilio di Costanza per
mettere fine allo scisma d’Occidente. Quando però capisce che i padri
conciliari gli chiederanno di dimettersi, insieme ala papa romano e a quello
avignonese, abbandona Costanza. Il Concilio lo processa e lo depone il 29
maggio del 1415, dopodiché Baldassarre Cossa verrà imprigionato. Nel 1418
riconosce l’elezione del nuovo papa Martino V, il quale gli concede di
rientrare nel sacro collegio. Muore a Firenze il 22 dicembre del 1419 e viene
sepolto nel battistero della città.
Per cinque secoli, la legittimità
dell’elezione di Giovanni XXIII, pur messa in discussione, non viene mai
negata. Solo nel 1947 il suo nome è cancellato dall’annuario pontificio, e
Baldassare Cossa considerato un antipapa. Cosicché, il 28 ottobre del 1958,
al momento della sua elezione, Angelo Giuseppe Roncalli può scegliere
liberamente il nome di Giovanni XXIII. E forse questa scelta ha un
significato di rottura con il passato.
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Alberico da Barbiano Conte di Cuneo In carica1385 –
1409PredecessoreAlidosio da BarbianoSuccessoreLodovico da BarbianoTrattamentoConteAltri titoliGonfaloniere della Chiesa
Gran Connestabile del Regno di NapoliNascitaBarbiano, 1349MorteCortona, 26 aprile/11 maggio 1409DinastiaDa BarbianoPadreAlidosio da BarbianoMadre?Coniugi?
Beatrice da PolentaFigliLodovico
Manfredo
Lippa
GiovannaReligioneCattolicesimo
Alberico da Barbiano | |
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1349 – 1409 | |
Soprannome | Il Grande |
Nato a | Barbiano |
Morto a | Cortona |
Cause della morte | Pielonefrite |
Luogo di sepoltura | Castello di Pieve del Vescovo, Perugia |
Dati militari | |
Forza armata | Mercenari |
Grado | Condottiero |
Guerre | Guerra degli otto santi ed altre |
Battaglie | Battaglia di Marino, Battaglia di Casalecchio ed altre |
Comandante di | Compagnia di San Giorgio |
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Alberico da Barbiano, detto Il Grande (Barbiano, 1349 – Cortona, 26 aprile/11 maggio 1409), è stato un condottiero e capitano di ventura italiano.
Fu conte di Cuneo e signore di Castel Bolognese, Conversano, Cotignola, Dozza, Giovinazzo, Granarolo, Lugo, Montecchio Emilia, Nogarole Rocca, Tossignano e Trani.
DUE CHIESE CHE SI SCOMUNICANO A VICENDA. Da
questo momento ci sono due papi – uno a Roma, l’altro a Avignone – che si
scomunicano reciprocamente e cercano il sostegno dei diversi regni europei. Con
il papa romano, invece, sono la monarchia d’Inghilterra e l’imperatore
germanico. I due papi nominano ciascuno i propri cardinali, che, a loro volta,
eleggono, il proprio pontefice. Per 40
anni si va avanti così: un papa e un altro collegio cardinalizio ad Avignone. Ognuno
dei due può contare sul sostegno di alcuni ordini religiosi, università e
grandi personalità in odore di santità. È una spaccatura che attraversa l’intera
Chiesa. In alcune diocesi, ad esempio, ci sono contemporaneamente vescovi
appartenenti all’una o all’altra obbedienza. Uno scandalo inimmaginabile per la
cristianità.
Per mettere fine a
questa intollerabile vergogna, i cardinali di entrambi i campi convocano, nel
1409, il Concilio di Pisa, che però – come abbiamo raccontato – non solo non
mette fine alla divisione, ma la complica ulteriormente. Infatti, viene eletto
un nuovo pontefice, Alessandro V, ma gli altri due – il romano Gregorio XII e l’avignonese
Benedetto XIII – rifiutano di farsi da parte. Quindi, a questo punto, i papi sono
tre, uno a Roma, uno ad Avignone e uno a Pisa. Tre pontefici che si accusano l’un
l’altro di essere scismatici ed eretici. Ognuno di loro può contare sulla
propria corte e sulla sua rete di alleanze internazionali. È una situazione
drammatica e surreale che si trascina per altri 5 anni.
Nel 1414 viene
convocato un altro concilio, a Costanza, che fortunatamente riesce a sbrogliare
la complicata matassa. Questa è la soluzione che – dopo tre anni di trattative –
viene trovata: il papa pisano Giovanni XXIII (succeduto ad Alessandro V) e
quello avignonese Benedetto XII vengono deposti; mentre il romano Gregorio XII
rinuncia spontaneamente alla tiara. A questo punto, l’11 novembre del 1417,
viene eletto un nuovo papa. È l’italiano Oddone Colonna, che, in onore del
santo che si commemora nel giorno della sua elezione, assume il none di Martino
V.
LA GRANDE RIFORMA DELLA CHIESA CHE NON CI FU. Finisce
così la più grave lacerazione della cristianità occidentale, passata alla
Storia come il grande scisma d’Occidente. Una vicenda in cui l’elezione del
pontefice diviene strumento della lotta politica tra le grandi potenze,
espediente per concretizzare le ambizioni personali e le varie bramosie di
potere e denaro. Per evitare che tutto questo possa ripetersi, il Concilio di
Costanza approva una riforma in cui l’autorità del papa viene subordinata a
quella del Concilio, che funzionerebbe, in caso di necessità, come organo di
controllo. È una riforma di portata formidabile. Se fosse stata attuata avrebbe
dato il via ad una nuova Storia della Chiesa, meno incentrata sulla figura e
sul potere del papa. Ma la riforma rimane lettera morta.
Il nuovo papa Martino V
– eletto a maggio del 1418 – riafferma la superiorità del pontefice sul
Concilio. Il papa conserva autorità e potere indiscussi e indiscutibili. La sua
elezione continuerà a essere per secoli al centro di intrighi e bramosie, che
con la fede non hanno nulla a che fare. Lo
si vedrà nei decenni successivi, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del
Cinquecento, quando il papato si trasformerà in un vero e proprio principato
rinascimentale e il soglio di Pietro sarà conteso dalle grandi famiglie dell’epoca.
Basta scorrere l’elenco dei pontefici per accorgersene: Pio II e Pio III
Piccolomini, Sisto IV e Giulio II della Rovere; Innocenzo VIII Cybo, Alessandro
VI Borgia, Leone X e Clemente VII dè Medici.
Superato il grande
scisma d’Occidente, vanificata la riforma del Concilio di Costanza, il papato
rafforzerà la propria autorità politica: accentramento del potere, crescita
dell’apparato burocratico e fiscale, esaltazione della figura del principe,
fasto della corte, mecenatismo artistico e nepotismo saranno le caratteristiche
della nuova epoca rinascimentale.
Concilio di CostanzaConcilio ecumenico delle Chiese cristianeData1414-1418Accettato dacattolici (XVI)Concilio precedenteConcilio di Vienne, il Concilio di Pisa non è stato riconosciutoConcilio successivoConcilio di Basilea, Ferrara e Firenze, il Concilio di Siena non è stato riconosciutoConvocato daantipapa Giovanni XXIII, confermato da papa Gregorio XIIPresieduto daRe dei RomaniSigismondoPartecipanti600Argomentiscisma d'occidenteDocumenti e pronunciamentifine dello Scisma d'Occidente, condanna di Jan Hus, elezione di papa Martino V
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Papa Martino V | |||
Durata | Dal 6 aprile 1414 all'11 novembre 1418[1] | ||
Luogo | Cattedrale di Costanza, Costanza | ||
Partecipanti | 600 | ||
Scrutini | ? | ||
Decano | Antonio Correr | ||
Camerlengo | Pietro di Foix | ||
Segretario del conclave | Jean Allarmet de Brogny[2] | ||
Veto | Re dei RomaniSigismondo[3] | ||
Eletto | Martino V (Oddo Colonna) | ||
Articolo in gran parte di Antonello Carvigiani, giornalista ed esperto di Storia, pubblicato su BBC History del mese di settembre 2018. Altri testi e immagini da wikipedia.
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