martedì 22 gennaio 2019

Caterina II la zarina tedesca.


Caterina II la zarina tedesca.
Liberatasi con un colpo di Stato di un marito odioso e crudele, una giovane straniera diventa la più illuminata imperatrice nella storia della Russia. L’avventura di una donna straordinaria, sensuale ed energica, che cercò di condurre un Paese immenso fuori dal Medioevo.


Caterina II
Екатерина II
Catherine II by F.Rokotov after Roslin (c.1770, Hermitage).jpg
Imperatrice e Autocrate di Tutte le Russie
Stemma
In carica9 luglio 1762 –
17 novembre 1796Incoronazione12 settembre 1762PredecessorePietro IIISuccessorePaolo IImperatrice consorte di Tutte le RussieIn carica5 gennaio 1762 –
9 luglio 1762PredecessoreEkaterina SkavronskayaSuccessoreSofia Dorotea di WürttembergNome completoEkaterina Alekseevna II di Russia
Екатерина II АлексеевнаAltri titoliPrincipessa di Anhalt-Zerbst
Granduchessa di Russia
NascitaStettino, 2 maggio 1729MorteSan Pietroburgo, 17 novembre 1796Luogo di sepolturaCattedrale di S. Pietro e Paolo a San PietroburgoDinastiaRomanovPadreCristiano Augusto di Anhalt-ZerbstMadreGiovanna di Holstein-GottorpConsortePietro III di RussiaFigliPaolo Petrovič Romanov, Anna Petrovna Romanova e Aleksej Grigor'evič BobrinskijFirmaCatherine the Great (signature).png
Ekaterina II Alekseevna di Russia (in russoЕкатерина II Алексеевна?traslitteratoEkaterina II AlekseevnaStettino2 maggio 1729 – Carskoe Selo17 novembre 1796), conosciuta come Caterina la Grande, fu imperatrice di Russia dal 1762 alla morte. Fu uno dei più significativi esempi di dispotismo illuminato.
Nata a Stettino, Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst venne data in sposa, sedicenne, all'erede al trono dell'Impero russo, il granduca Pietro Fëdorovič, futuro Pietro III di Russia. Con un colpo di Stato detronizzò il marito (che fu in seguito assassinato), alla fine della Guerra dei sette anni. Sotto il suo regno, l'Impero russo accrebbe la sua potenza e visse uno dei periodi di maggior riconoscimento a livello europeo.


A Settino, nel dicembre del 1743, i festeggiamenti del Natale fervevano nella residenza del generale prussiani Cristiano Augusto, principe di Anhalt-Zerbst. Ma l’allegra atmosfera natalizia fu rovinata dall’arrivo di una staffetta, giunta al galoppo da Berlino con un invito inatteso e che non sarebbe stato possibile rifiutare: il precettore del granduca Carlo Pietro Ulrico di Hostein-Gottorp, erede al trono di Russia, invitava la principessa Giovanna Elisabetta Holsteing-Gottorp (moglie del generale) a mettersi subito in viaggio con la figlia Sofia per raggiungere la corte imperiale russa. Quella convocazione inaspettata celava, sotto l’aspetto forma di un onore, la sostanza indiscutibile di un ordine perentorio, che avrebbe sconvolto per sempre la vita della quattordicenne Sofia. Una vita finora trascorsa tranquilla nella dimora paterna, dove la ragazzina era nata il 2 maggio 1729. Battezzata come Sofia Augusta Federica, la principessina di Anhalt-Zerbst era cresciuta intelligente e vivace. Tutt’altro che bella, per lei si pensò perfino a un futuro in convento; ma era tanto curiosa e avida di sapere che le fu impartita un’educazione raffinata e di altissimo livello, pari a quella del fratello minore Guglielmo Cristiano Federico. Nulla, comunque lasciava presagire che Sofia potesse abbandonare il mondo della piccola nobiltà prussiana cui apparteneva la famiglia.
L’invito imperiale fu un vero fulmine a ciel sereno, anche per la fretta inconsueta con cui si organizzarono i preparativi: benché ridotti al minino, non fu comunque possibile partire prima del 12 gennaio 1744, quando le due principesse lasciarono la Prussia alla vota di San Pietroburgo, capitale dell’Impero di Russia, dove giunsero alla fine del mese dopo un viaggio lungo e disagevole. Pochi giorni dopo, il 9 febbraio, Giovanna e la figlia furono ammesse al cospetto dell’imperatrice Elisabetta e di suo nipote, promesso sposo di Sofia e futuro imperatore Pietro III.
L’accoglienza fu sontuosa e la zarina dimostrò subito tutta la sua benevolenza alla principessina, ma questo non bastò a compensare la profonda delusione provata da Sofia: l’erede al trono era gracile, di aspetto malsano, deturpato dal vaiolo e penosamente ignorante. Inoltre, come Sofia avrebbe scoperto più tardi, si dilettava a torturare piccoli animali ed era, per giunta, impotente.

La Gran Principessa Caterina dipinta nel 1745 da Louis Caravaque.

Visse d’arte.
A San Pietroburgo sul lungofiume del Palazzo sorge l’Ermitage. Il nome indica l’imponente complesso architettonico che comprende il Palazzo d’Inverno, i tre edifici del Piccolo, Grande e Nuovo Ermitage, e il Teatro dell’Ermitage. L’enorme struttura fu iniziata da Elisabetta di Russia a metà Settecento, sviluppata da Caterina e portata a termine dai suoi successori in pieno Ottocento. Sincera appassionata d’arte, Caterina radunò nel Piccolo Ermitage una quantità enorme di capolavori provenienti da tutta Europa, facendosi quasi il simbolo della cultura illuministica di cui era appassionata sostenitrice. Trovarono così posto nel palazzo, oltre a più di duemila dipinti, anche statue, stampe, monete, medaglie, pietre preziose, minerali e naturalmente libri. Con l’ampliarsi delle collezioni fu necessario costruire altri edifici, e la vcollezione di Caterina divenne ufficialmente museo imperiale grazie al figlio, lo zar Paolo I.
Visse d’amore.
Le voci sullo sfrenato appetito sessuale di Caterina cominciarono a correre mentre lei era ancora in vita, alimentate dalla disinvoltura con cui la zarina esibiva le sue conquiste maschili, senza farne mistero. I suoi detrattori giunsero a conteggiare quasi 300 amanti, profondendosi in dettagliati resoconti delle più varie perversioni praticate da Caterina. In realtà sembra che gli amanti accreditati fossero una ventina: nulla di scandaloso per la mentalità moderna, ma certo un’eccezione per i costumi dell’epoca, che consideravano l’abbandono agli eccessi sessuali normale per un uomo, ma molto ardito per una donna, benché imperatrice.
Gli storici ancora Tsarskoe-Selo: un locale privatissimo, arredato con mobili, oggetti e dipinti espliciti, destinato ai piaceri più o meno proibiti della sovrana. Forse fu censurato dal regime sovietico, forse saccheggiato durante la Seconda guerra mondiale o forse più semplicemente mai esistito.


Caterina II con le insegne imperiali di Russia

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UN MATRIMONIO MAI CONSUMATO. Era chiaro che quel bizzarro accordo matrimoniale doveva essere frutto della ragione di Stato. e infatti ne era stato artefice Federico il Grande di Prussia: preoccupato di tutelare la propria politica espansionistica, aveva pensato di mettere al fianco dello zar; anch’egli per metà tedesco, una principessa germanica, così da tenere sotto controllo le ambizioni territoriali russe e indirizzare la politica zarista in senso antiasburgico e antifrancese.
Sofia non era al corrente di queste complicate manovre di potere, né poteva sospettare di essere soltanto una pedina sullo scacchiere politico continentale; ma intelligente e pratica  com’era, comprese che non le sarebbe stato possibile cambiare il corso degli avvenimenti e decise di fare buon viso a cattivo gioco. Per prima cosa s’impegnò a farsi benvolere dai futuri sudditi, tuffandosi nello studio della lingua e della cultura russa. Voleva calarsi nella mentalità slava, così diversa da quella prussiana. Le circostanze l’aiutarono: caduta gravemente malata, scelse di avere al suo fianco un pope anziché un prete luterano, conquistandosi immediatamente le simpatie del popolo russo e avviando così il processo di conversione alla religione ortodossa. Finalmente, il 28 giugno 1745, nella cappella imperiale di Golovinskij Dvorec, Sofia abbracciò ufficialmente la fede locale e, nella stessa occasione, adottò il nuovo nome di Caterina Alekseevna. Sofia Augusta Federica non esisteva più. Il giorno seguente fu celebrato il fidanzamento di Caterina e Pietro, che convolarono a nozze neppure due mesi più tardi.
Il matrimonio fu celebrato il 21 agosto, nella cattedrale di Nostra Signora di Kazan’, Caterina, emozionata e raggiante nel suo splendido abito broccato d’argento, la testa coronata di diamanti, vi fece il suo ingresso trionfale, acclamata dal popolo. La cerimonia nuziale, officiata secondo il rito ortodosso, durò tre ore; fu seguita da un meraviglioso ballo di corte, al termine del quale la futura zarina venne accompagnata nelle sue stanze per attendervi il marito. Invano. Più interessato a ubriacarsi insieme ai suoi amici, il granduca la raggiunse solo molte ore dopo, malfermo sulle gambe e in preda ai fumi dell’alcol, incapace di soddisfare le aspettative della giovane sposa. Nei dieci giorni che seguirono, Caterina affrontò con il sorriso sulle labbra e la morte nel cuore i sontuosi festeggiamenti per le nozze: dietro lo sfarzo di quell’apparato, intuiva la desolazione che la attendeva e che avrebbe avvelenato quei suoi primi anni a corte.
Il granduca Pietro non consumò mai il matrimonio. Le sue uniche attenzioni per Caterina consistevano in insulti e umiliazioni di ogni tipo, anche in pubblico. In privato, giunse addirittura a farle trovare animali morti nel letto. Un’altra donna, probabilmente non avrebbe resistito, ma Caterina era forte, lungimirante e determinata. Per anni cercò altrove svaghi e distrazioni, dedicandosi soprattutto ai libri e allo studio, ma senza disdegnare gli uomini. D’altronde, era stata proprio l’imperatrice Elisabetta a suggerirle, pragmaticamente, di prendersi un amante, poiché i rapporti con il granduca erano inesistenti ed era tassativo mettere al mondo al mondo un erede. Fu sempre Elisabetta, pare, a richiamare la sua attenzione sul “bel Sergio”, il ciambellano ventiseienne Sergej Saltykov, uno degli uomini più avvenenti della corte. Caterina non si fece pregare, e nel 1754 diede alla luce Pavel Petrovic, futuro zar con il nome di Paolo I.

Carlo Pietro Ulrico di Holstein-Gottorp, successivamente Pietro III di RussiaПётр III Фёдорович /'pʲɔtr 'trʲɛtʲi 'fʲɔdʌrʌviʧ/ (Kiel21 febbraio 1728 – Ropša17 luglio 1762), è stato zar di Russia per sei mesi, nel 1762.

Figlio di Anna Petrovna Romanova, a sua volta figlia dello zar Pietro I e di Caterina I di Russia, e del duca Carlo Federico di Holstein-Gottorp, fu chiamato in Russia dall'imperatrice Elisabetta, sorella di sua madre, proclamato suo erede (1742), e fatto sposare (1745) a Sofia Augusta Federica di Anhalt-Zerbst (la futura Caterina II).
Ammiratore del militarismo prussiano e tenacemente attaccato al Luteranesimo, rimase sempre estraneo alla Russia e alla società russa: una politica estera poco attenta agli interessi russi, la riforma in senso prussiano dell'esercito, e soprattutto il suo carattere, gli inimicarono la guardia imperiale e la moglie, Caterina II di Russia, pochi mesi dopo l'insediamento lo estromise dal potere facendolo imprigionare[1].
Coronation portrait of Peter III of Russia -1761.JPG
ritratto di Pietro III


Donna in un mondo di uomini.
Prima trascurata dalla madre, che le preferiva il fratello minore, poi strappata alla sua famiglia e al suo paese per sposare un uomo violento che le ispirava soltanto repulsione: non c’è da stupirsi se Caterina, appena preso il potere, facesse di tutto per comportarsi proprio come quegli uomini che avevano deciso il corso della sua vita.
“Ha l’anima di Bruto e il fascino di Cleopatra”, disse di lei il filosofo illuminista Denis Diderot, e non si sbagliava. Donna costretta a vivere in un mondo di uomini, non avendo trovato nel marito né un amante né un complice ricercò ossessivamente quelle qualità nelle figure maschili che la circondavano, con una predilezione per gli uomini capaci di darle un senso di protezione: come il generale Suvorov, amico forse fin troppo intimo; o come un altro generale, l’amatissimo generale Potemkin.


Museo dell'Ermitage
Hermitage logo.svg
Hemitage-exterior.jpg
UbicazioneStatoRussia RussiaLocalitàSan PietroburgoIndirizzolungoneva del Palazzo, 34CaratteristicheTipopitturasculturaFondatoriCaterina II di RussiaApertura1764DirettoreMichail Borisovič e Luca Lo RussoVisitatori2 898 562[1] (2013)
Sito webModifica dati su Wikidata · Manuale

Il Palazzo d'Inverno con la Colonna di Alessandro



UN FIGLIO DAL “BEL SERGIO”. Ancora una volta, le circostanze furono dalla sua parte. Era già da qualche tempo che il granduca si dava da fare con diverse cortigiane: si era talmente invaghito di una di esse da voler ripudiare Caterina per sposarla. La maternità, invece, mise Caterina al sicuro. Benché il marito non l’avesse mai neppure sfiorata, lei aveva comunque partorito un maschio, garantendo così la successione al trono imperiale, e questo la rendeva intoccabile. Il “bel Sergio”, Caterina non lo considerò mai soltanto un amante, ma l’uomo capace di starle accanto e di offrirle quel sostegno e quel conforto che non le era stato dato di trovare nel granduca Pietro. Dopo di lui, però, Caterina ebbe molti altri uomini. Non se ne conosce il numero preciso, ma gli storici sembrano concordare sul numero di venti, giudicato attendibile; le malelingue parlano di 56, e c’è chi favoleggiò di 289, senza contare i racconti boccacceschi sull’insaziabilità di Caterina, frutto della fantasia dei suoi detrattori. Certo è che dagli appartamenti privati della futura zarina passò la migliore nobiltà del tempo, come Stanislao Pontatowski, probabile padre della secondogenita di Caterina, la piccola Anna, morta ancora in fasce. Molti anni dopo, quando la loro relazione era ormai un ricordi, Caterina, ormai imperatrice, lo fece eleggere re di Polonia. O uomini come Grigorij Orlov, ufficiale d’artiglieria e figlio del governatore di Novgorod: durante un soggiorno a San Pietroburgo fu notato dalla granduchessa, che ne fece il suo favorito. Il 5 gennaio 1762, la zarina Elisabetta morì dopo lunga malattia e sul trono di Russia salì il granduca Pietro con il nome di Pietro III. Inviso a gran parte della nobiltà e del popolo per le sue stravaganze, il nuovo zar promosse una politica filo prussiana che gli attirò crescenti antipatie. Con grande accortezza, Caterina aveva da tempo intessuto relazioni con gli oppositori del granduca, e si affrettò a ordire una cospirazione contro il marito, affidandone la guido al suo amante Orlov. Il 9 luglio 1762, tre reggimenti della guardia imperiale guidati da Grigorij Orlov si sollevarono contro Pietro III e lo costrinsero ad abdicare. Il deposto zar venne imprigionato nel palazzo di Ropsha, a una cinquantina di chilometri da San Pietroburgo. Qui trovò la morte appena una settimana più tardi, per mano, si dice, di una altro Orlov, Aleksej, fratello di Grigorij. Subito dopo, quegli stessi che avevano acclamato la caduta di Pietro applaudirono all’ascesa di Caterina, che avrebbe regnato sulla Russia con polso di ferro e mente illuminata.

Grigorij Grigor'evič Orlov (in russoОрлов, Григорий Григорьевич?Mosca6 ottobre 1734 – Mosca13 aprile 1783) era figlio di Grigorij e fratello di Aleksej e di Vladimir; e fu un militare e statista russofavorito dell'imperatrice Caterina II, che lo fece conte nel 1762.

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LA ZARINA ILLUMINATA. Il trono imperiale era maestoso, ma scomodo. A 33 anni, Caterina si trovò a dover governare un Paese immenso e traballante, schiacciato dal peso della vastità geografica e dalla secolare misera che opprimeva il popolo. Forte della sua cultura, Caterina cercò di amministrare il mosaico russo facendo appello a quelle che lei chiamava le sue “stelle polari”, il grande storico latino Tacito e i philosophes illuministi. Di entrambi aveva studiato a fondo le opere, così come quelle di Montesquieu e degli italiani Niccolò Machiavelli e Cesare Beccaria, ai quali si ispirò per varare alcune delle sue numerose riforme in campo giuridico. Il suo regno durò trent’anni, nel corso dei quali mise mano alle leggi, modernizzandole, sfoltì il ricordante apparato burocratico secondo criteri di praticità ed efficienza, razionalizzò il sistema doganale e le tasse, istituì scuole di ogni ordine e grado, riorganizzò orfanotrofi e strutture assistenziali, intraprese grandi opere di bonifica e realizzò infrastrutture; ampliò i porti sul Baltico e sul Mar Nero, incrementandone i traffici, non cessò mai d’impegnarsi per la riunificazione di tutte le terre russe.
Eppure, tra una cosa e l’altra, trovò il tempo per stilare un centinaio di decreti, scrivere opere politiche e storiche, ma anche drammi e persino fiabe ispirate alla tradizione russa. Fece di San Pietroburgo un autentico gioiello, sviluppando il lavoro già intrapreso dal suo predecessore Pietro il Grande, fondatore della città, e mise insieme una delle più magnifiche collezioni d’arte dell’intera Europa. Rompendo una secolare abitudine, lasciò spesso il Palazzo d’Inverno per spostarsi in tutto il Paese, allo scopo di constatare personalmente le condizioni di vita dei sudditi. Questo non le impediva di mostrarsi talvolta spietata, come accadde nel 1775, quando represse nel sangue la rivolta contadina capeggiata dall’avventuriero cosacco Pugacev. L’episodio la scosse, apparendole come il fallimento del suo ostinato tentativo di fare della Russia un Paese moderno e liberale. Da quel momento in poi, si ripiegò su se stessa, badando soltanto a conservare il potere e a mantenere i privilegi della nobiltà, proprio mentre nel resto d’Europa soffiava il vento della Rivoluzione francese.



Emel'jan Pugačëv
Emel'jan Ivanovič Pugačëv, in russo Емелья́н Ива́нович Пугачёв, /jɪmʲɪˈʎjan ɪˈvanəvɪʧ puɡʌˈʧɔf/, a volte chiamato in italiano Emiliano Pugaciòf (1740/1742 – Mosca10 gennaio 1775), fu un pretendente al trono dell'Impero russo e guidò una grande insurrezione cosacca (Крестьянское восстаниеKrest'janskoe vosstanie) durante il regno di Caterina II (1762-1796). Aleksandr Puškin scrisse una notevole storia della ribellione e riportò alcuni degli eventi nel suo romanzo La figlia del capitano (Капитанская дочка) (1836).
Spirito ribelle, rude, può essere classificato come un inconscio populista ante litteram; il suo odio contro la zarina, come pure i suoi metodi feroci, rappresentavano, in fondo, un'esasperata protesta contro un sistema che per colonizzare territori semidesertici vi trasportava con la forza masse di servi della gleba; ed era anche l'accorata difesa dei derelitti, dall'assolutismo zarista non temperato da un apparente riformismo.


Assassina dei due Zar?
Tra le molti luci della vita e del regno di Caterina spiccano alcune ombre, che offrirebbero un ritratto molto diverso da quello della sovrana illuminata tramandatoci dalla tradizione. Una riguarda la morte del marito Pietro III, deposto nel luglio del 1762, subito incarcerato e spirato dopo una settimana. Secondo la versione ufficiale, Pietro morì di colite emorragica, ma alcuni storici sostengono che fu fatto assassinare dalla stessa Caterina.
L’altra è la vicenda di Ivan IV, salito al trono il 28 ottobre 1740, quando aveva soltanto due mesi, e zar per un anno sotto la reggenza di Anna Leopoldovna. Il colpo di stato di Elisabetta lo condannò al carcere, dove crebbe in un regime di detenzione durissima, migliorata brevemente da Pietro III, la situazione di Ivan peggiorò nuovamente finché nel 1764, nel corso di un mai chiarito tentativo di fuga, fu ucciso dalle guardie (qualcuno pensa per ordine di Caterina). Incolpevole, aveva passato tutta la vita dietro le sbarre.


GLI ANNI DEL TRAMONTO. I suoi ultimi anni furono inquieti, intrisi di malinconia, nonostante gli amanti che si susseguivano senza posa, dal luogotenente Aleksandr Vasilchikov al giovanissimo Aleksandr Zavadovsky e il diplomatico e letterato tedesco Friedrich Melchior von Grimm. L’ultimo di questi uomini fu anche il suo grande amore, forse l’unico della sua vita: Grigorj Aleksandrovic Potemkin, reso famoso, un secolo dopo, dall’incrociatore che avrebbe portato il suo nome. Audace combattente e astuto negoziatore, capace di destreggiarsi con abilità tanto sui campi di battaglia quanto negli intrighi di palazzo, rubò il cuore della passionale zarina. Si dice, ma non è provato, che nel 1774 Caterina lo sposasse in segreto. Soltanto la morte pose fine al loro amore, nel 1791, quando Potemkin fu stroncato da una violenta polmonite nel corso di un viaggio in Ucraina. La zarina gli sopravvisse cinque anni, quando fu colta da un ictus. Il 17 novembre 1796 moriva così Caterina la Grande, che aveva regalato alla Russia la sua età dell’oro.



Potëmkin in un ritratto del 1847.
Grigorij Aleksandrovič Potëmkin (in russoГриго́рий Алекса́ндрович Потёмкин?Smolensk24 settembre 1739 – Mykolaïv16 ottobre 1791) è stato un militare e politico russo.


Articolo in gran parte di Alessandra Colla pubblicato su Conoscere la Storia n. 48. Altri testi e immagini da Wikipedia.




1 commento:

  1. Antonio Mendoza Wolske Ho letto due biografie di Caterina, nonché quella del nipote Alessandro I. Grande nel bene e nel male: una infanzia freudiana con la madre che la odiava e dopo tentò di sfruttarla; un marito conveniente ma repellente che gli metteva le corna così come lei a lui; due Zar assassinati per incoronarla; amanti a palate; madre denaturata e nonna amorosissima; grande governante, mecenate e collezionista, sponsor di Diderot e di Paisiello. Bellissima da giovane, finì per essere un'anziana sdentata e posseduta dalla lussuria. A questa donna estrema la Russia e il Mondo gli devono molto.

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