La Valle dei Re.
La tomba più bella.
Come i suoi
predecessori Seti I fu sepolto nella Valle dei Re. La tomba, la prima a essere
interamente decorata con splendide pitture murali, fu scoperta da Giovanni
Battista Belzoni.
Valle dei Re
Wadi Biban el-Muluk
(in antico: Ta-sekhet-ma'at)
Wadi Biban el-Muluk
(in antico: Ta-sekhet-ma'at)
La Valle dei Re, vista panoramicaCiviltàAntico EgittoUtilizzoNecropoli realeEpocaNuovo Regno (XVI-XI secolo a.C.)
All’inizio
del XIX secolo si sapeva ancora molto poco della Valle dei Re, la grande
necropoli che i faraoni del Nuovo regno egizio avevano costruito nelle
vicinanze della capitale, Tebe. All’epoca erano visibili solamente le entra di
16 tombe. La situazione cambiò radicalmente con l’arrivo in Egitto del celebre
esploratore Giovanni Battista Belzoni. Nel 1816 il console generale britannico
Henry Salt lo assunse al suo servizio nella speranza che gli procurasse nuovi
pezzi per la sua collezione di antichità egizie. Belzoni esaminò la zona di
Luxor e poi raggiunse Abu Simbel risalendo il Nilo, mentre raccoglieva un gran
numero di sculture e papiri. Ma fu al ritorno a Luxor che fece le grandi
scoperte che gli avrebbero assicurato un posto di rilievo nella storia
dell’archeologia. Belzoni incentrò il suo interesse nella Valle dei Re. Aveva
letto gli storici Diodoro Siculo e Strabone, secondo i quali nella zona c’erano
più di quaranta tombe reale, cioè molte di più di quelle trovate fino ad
allora, ed era convinto che si potevano raggiungere grandi risultati.
L’esploratore studiò attentamente la topografia della valle e in particolare il
comportamento del deflusso di acqua piovana sul terreno, in quanto poteva
rivelare delle aperture nascoste. Nel giro di pochi mesi trovò otto tombe, anche
se solo tre di esse appartenevano ai faraoni: quelle di Ay (il successore di
Titankhamon), di Ramses I e di Seti I. La più grande scoperta di Belzoni fu
senza dubbio quest’ultima.
Belzoni, vestito in foggia araba, ritratto nel suo libro Narrative of the Operations and Recent Discoveries Within the Pyramids, Temples, Tombs and Excavations in Egypt and Nubia and of a Journey to the Coast of the Red Sea, in search of the ancient Berenice; and another to the Oasis of Jupiter Ammon, Londra, John Murray, 1820
NELLA TOMBA DI SETI I
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Isometria, planimetria e alzato di KV17CiviltàAntico EgittoUtilizzoTomba realeEpocaNuovo Regno (XX dinastia)
1902
In qualità di capo del Servizio
reperti archeologici dell’Alto Egitto, l’archeologo Howard Carter, noto per
aver scoperto la tomba di Tutankhamon, esegue i primi scavi scientifici
dell’ipogeo di Seti I
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1817
Planimetria schematica della tomba KV17 della Valle dei Re
L’esploratore Giovanni B. Belzoni
scopre nella Valle dei Re la tomba del faraone Seti I, della XIX dinastia.
Esegue delle copie dei bassorilievi e porta a Londra il sarcofago di calcite
del sovrano.
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1979
Il progetto di mappatura della Valle
dei Re Theban Mapping Project esegue la topografia della tomba di Seti I con
grande precisione. La ripeterà tra il 1996 e il 2000.
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1828
Jean François Champillion e Ippolito
Rossellini organizzano una grande spedizione in Egitto. Tra i compiti che i
due studiosi porteranno a termine c’è la copia dei testi e dei rilievi della
tomba di Seti I
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2007
L’egittologo Zaho Hawass sviluppa un
progetto per studiare il misterioso tunnel che parte dalla camera funeraria
di Seti I. Nel 2010 viene raggiunta la fine del corridoio, lungo 174 metri,
che si rivela incompiuto.
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Dettaglio del busto di Seti I da una statua che lo raffigura inginocchiato in atto di adorare una divinità, probabilmente Osiride, in granodiorite. Le braccia sono mancanti. Metropolitan Museum of Art, New York[7].
LA SEPOLTURA DEL FARAONE. Il 10 ottobre 1817 gli
uomini di Belzoni trovarono la tomba di Ramses I, la KV16. Si trattava di un
sepolcro di dimensioni ridotte, lungo appena 29 metri, le cui decorazioni
murali erano state gravemente danneggiate da infiltrazioni e allagamenti, ma al
cui interno furono rinvenuti un sarcofago e alcuni frammenti del corredo
funebre. Belzoni osservò che a pochi metri dall’ingresso del sepolcro c’era un
piccolo avvallamento in cui l’acqua piovana penetrava con facilità. Il 17
ottobre ordinò di procedere allo scavo del sito. Prima della fine della
giornata fu rinvenuto un blocco di pietra che sembrava indicare la presenza di
una tomba. Il giorno seguente gli operai riuscirono a raggiungere l’entrata
dell’ipogeo, situata a quasi sei metri di profondità e ostruita dai detriti.
Dopo diverse ore di lavoro apparve una splendida decorazione che prefigurava
una magnificenza della tomba. Balzoni definì quello uno dei giorni più
fortunati della sua vita: “Possono
figurarsi la gioia, ond’io fui preso penetrando per primo fra tutti (...) in un
monumento che era stato perduto per gli uomini, e che da me veniva allora
ritrovato così ben conservato, che si sarebbe potuto credere finito poco prima
della nostra entrata”. Per quanto non lo sapesse ancora, aveva appena
scoperto la tomba di Seti I, la prima nella Valle dei Re a essere decorata
integralmente, dal corridoio iniziale fino alla camera sepolcrale. L’esploratore
avanzò una cinquantina di metri all’interno dell’ipogeo, fino a raggiungere un
pozzo profondo che gli impedì di proseguire. Al di là del pozzo vi era una
parete sulla quale era stato praticato un foro e da cui pendeva una corda,
lasciata probabilmente dai ladri migliaia di anni prima. Dopo aver acquistato
assi di legno e funi, il giorno successivo Belzoni fece ritorno alla tomba in
compagnia del segretario di Salt, William Beechey. Superato il pozzo e
attraversata la breccia sul muro, i due arrivarono a una stanza con quattro
pilastri e riccamente adornata di dipinti parietali. Sulla sinistra, c’era una
grande scala che portava a un corridoio oltre il quale la tomba sembrava
proseguire: “Di mano in mano che ci
inoltravamo riconoscemmo che tali pitture diventarono più perfette”. Alla
fine raggiunsero la camera sepolcrale, dove poterono ammirare il magnifico
soffitto astronomico (una rappresentazione del firmamento). La sala era
circondata da varie stanze laterali, in alcune delle quali c’erano statue di legno
con un foro circolare si dorso, certamente per riporvi papiri, anche se questi
erano scomparsi ormai da secoli. Nella camera funeraria li attendeva il famoso
sarcofago in calcite del faraone: “L’Europa
non ricevette mai dall’Egitto un pezzo antico della stessa magnificenza”,
scriveva entusiasta Belzoni. Il sarcofago era vuoto e privo del coperchio, di
cui Belzoni non ritrovò che pochi frammenti. Era ricoperto di geroglifici e
disegni ed era talmente sottile che “ponendo
il lume dietro una parete di esso appariva trasparente”. Al di sotto del
sarcofago c’era una scala che dalla camera sepolcrale conduceva a un lungo e
misterioso sotterraneo. Gli uomini ne percorsero un centinaio di metri, ma il
rischio di possibili frane li fece desistere dall’impresa prima che riuscissero
a capire dove portasse.
Sala del sarcofatgo
Il faraone costruttore.
schema della tomba in un disegno di Karl Richard Lepsius
Seti I morì nel 1279 a.C., al
termine di quasi undici anni di regno durante i quali aveva consolidato la
sua dinastia e rafforzato il ruolo dell’Egitto sulla scena internazionale, in
Nubia e in Asia. Il faraone avviò numerosi progetti di costruzione
all’interno del Paese come il suo tempio e il suo monumento funebre ad Abido,
l’ampliamento del tempio di Amon a Karnak e, naturalmente, la sua tomba , uno
dei più bei monumenti del suo genere.
La Tomba KV17. La sepoltura di
Seti è un ipogeo, cioè una tomba sotterranea. È composta da sette corridoi e
dieci camere che si estendono per un totale di 137 m. (senza contare il
tunnel che prosegue per altri 174 m.). è disposta lungo un asse rettilineo e
non a gomito, com’era invece usuale sotto la dinastia precedente.
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LO STUDIO DELLA TOMBA DI SETI I. Un anno dopo la
scoperta di Belzoni una grave
inondazione danneggiò la tomba, ormai priva della protezione dei detriti che in
precedenza ne ostruivano l’entrata. Per risolvere il problema, nel 1825 James
Borton portò a termine la costruzione dei muretti che era stata iniziata dallo
stesso Belzoni. Tra il 1828 e il 1829 la spedizione franco-toscana di
Champillion e Rossellini copiò i testi e le immagini dalla tomba, e tra il 1902
e il 1903 Howard Carter eseguì al suo interno dei lavori di consolidamento,
iniziato da Barsanti dieci anni più tardi. Negli anni venti Harry Burton
fotografò l’intera decorazione dell’ipogeo, e le sue immagini hanno in seguito
costituito la base del lavoro di Erik Horning, che nel 1991 ne ha trascritto
tutti i testi funebri.
Dal 1978 il Theban
Mapping Project sta portando avanti una sistematica attività di mappatura della
Valle dei Re; la topografia della tomba di Seti I è stata eseguita con grande
precisione nel 1979 e poi ripetuta tra il 1996
il 2000. Da parte sua, l’American Research Center in Egitto ha
effettuato dei lavori di conservazione e restauro che hanno permesso di
riportare alla luce i vivaci colori originali dei bassorilievi dipinti.
L’ultimo intervento archeologico sulla tomba è stato realizzato dal famoso
egittologo Zahi Hawass tra il 2007 e il 2010, ed è servito a risolvere l’enigma
del tunnel trovato da Belzoni nella camera sepolcrale.
COMPOSIZIONE DELLA TOMBA DI SETI I.
L’INGRESSO E I PRIMI CORRIDOI.
La tomba KV 17 è
formata da una serie di cunicoli e camere che scendono fino alla sala del
sarcofago. Tutti questi spazi rappresentano l’attraversamento dell’oltretomba
che il defunto compie in compagnia del Sole (il dio Ra) dopo il tramonto,
durante le dodici ore della notte, come descritto nell’Amduat o Libro della
camera nascosta. Nel corso del viaggio Ra (o il faraone defunto) affronta vari
pericoli, che supera grazie ai testi magici iscritti sulle pareti. Le
decorazioni rievocano le tappe di questa traversata notturna. Al termine del
primo tratto di scale si susseguono tre corridoi che conducono alla cosiddetta
sala del pozzo. Nel primo corridoio è raffigurato il sovrano che saluta il dio
Ra-Horakhty (una divinità nata tra la fusione di Ra e Horus) e sono riportati i
testi delle Litanie di Ra, una raccolta di invocazioni e preghiere rivolte al
dio solare. Sul soffitto compaiono degli avvoltoi con le ali spiegate – che
rappresentano la dea Nekhbet – su uno sfondo stellato.
Il secondo corridoio è
decorato con immagini delle Litanie che illustrano le 75 forme di Ra. Più
avanti è raffigurata la terza ora dell’Amduat. In fondo al corridoio appaiono
il dio dalla testa di cane Arubi e le dee Iside, sulla parete sinistra e Nefti,
su quella destra. Nel terzo corridoio si trovano la quarta e la quinta ora di
Amduat, rispettivamente sulla destra e sulla sinistra. Nella sala del pozzo il
sovrano viene ricevuto da diverse divinità.
La rinascita di Ra.
Alcune composizione religiose dell’ipogeo sono incentrate sul viaggio
nell’oltretomba del dio solare Ra e dei suoi accompagnatori. Lungo il cammino
la divinità affronta ogni notte nuovi ostacoli. Nell’Amduat il percorso
notturno del sole è suddiviso in dodici ore.
camera
LA SALA DEI QUATTRO PILASTRI. Sulle pareti
della sala dei quattro pilastri si trovano varie scene del Libro delle porte,
un testo funerario raffiguranti per la prima volta nella camera sepolcrale
della tomba di Horemheb, l’ultimo
sovrano della XVIII dinastia. Questo scritto narra del viaggio del defunto
attraverso l’oltretomba e ogni ora della notte è associata a una porta
presieduta da una divinità. La quinta e la sesta ora sono raffigurare
rispettivamente sulla parete sinistra e destra della stanza. Su ogni lato dei
quattro pilastri appare Seti I in compagnia di un dio, per esempio sul primo
pilastro è accanto a Harsiesi (la rappresentazione di Horus in quanto figlio di
Iside) e a Ptag il soffitto presenta una decorazione a stelle.
Sul fondo si trova la
scena del sepolcro di Osiride in cui il faraone accompagnato da Horus, viene
ricevuto da Osiride e dalla dea dell’Ovest. Questa pittura segna un cambiamento
nella simbologia presente nella tomba; se nei corridoi iniziali i temi sono di
natura solare, a partire da qui assumono invece delle connotazioni ctonie
(legate cioè all’oltretomba) e osiriache (connesse al rito funebre e al
giudizio delle anime). Dal punto di vista architettonico, la suddivisione si
riflette nello sdoppiamento dell’asse della tomba. Una porta sulla destra
conduce alla sala dei due pilastri, con decorazioni incompiute sulla sinistra
c’è una scala che va ai livelli inferiori.
LE PITTURE INCOMPIUTE.
Le decorazioni della sala dei due pilastri sono realizzate in inchiostro nero
su intonaco bianco, senza policromie né rilievi, la stanza fu battezzata da
Belzoni “Sala dei disegni”. Vi sono raffigurate la nona, la decima e
l’undicesima ora dell’Amduat, mentre su ognuno dei due pilastri è ritratto il
faraone in compagnia di una divinità.
Particolare di Sopedet, dea della costellazione di Sirio.
Raffigurazione di Imiduat, divinità minore residente in una caverna dell'Oltretomba.
I CORRIDOI CHE PORTANO ALL’ANTICAMERA. La
scala che parte dal lato sinistro della sala dei quattro pilastri conduce a un
nuovo corridoio sui cui muri è raffigurato Seti I davanti a una tavola di
offerte. Sulla parete sinistra si trovano una successione di testi e immagini
legati al rituale dell’apertura della bocca, una cerimonia in cui si
pronunciavano una serie di formule che permettevano al defunto di recuperare le
facoltà di un essere vivente; la raffigurazione di questo rito è una novità che
caratterizza l’ipogeo di Seti I e non è presente nelle altre tombe della Valle
dei Re. Sulla parete destra compaiono scene della Litania dell’Occhio di Horus,
un altro testo funebre dell’epoca, insieme a una lista di offerte.
Il corridoio successivo
inizia con una serie di scalini su cui sono raffigurati dei serpenti alati
protettori. Come nel caso della zona precedente, le pareti sono decorate con
scene della cerimonia dell’apertura della bocca e della Litania dell’Occhio di
Horus.
Segue l’anticamera dove
spiccano il soffitto stellate e le pareti con la raffigurazione del re davanti
a varie divinità sormonta da un fregio kheker. La policromia di questa sala fu
gravemente danneggiata da Belsoni, che ne copiò i rilievi tramite degli stampi
di cera che rovinarono i colori originali.
una parte del soffitto astronomico
DENTRO LA CAMERA FUNERARIA. A partire dalla tomba
di Amenofi II, che aveva governato l’Egitto più di un secolo prima, tutte le
camere funerarie della Valle dei Re sono disposte su due livelli. Nel caso
dell’ipogeo di Seti, al livello superiore della sala ci sono sei pilastri, su
cui è rappresentato il faraone accanto a qualche divinità (Geb, Ptah-Sokar,
Anubi, Thot, Osiride, Shu Ra-Horakhty) o ad altre figure (come lunaute o le
anime di Buto e Nekhen), oppure con un amuleto. Sulle pareti si trovano scene
della seconda, della terza e della quarta ora del Libro delle porte. Nella
parte inferiore della camera sepolcrale erano probabilmente situate le cappelle
e le bare del faraone.
È qui che Belzoni
rinvenne il sarcofago di calcite. Le pareti della stanza sono decorate con la
prima, la seconda e la terza ora dell’Amduat; le scene della prima ora sono
dominate da una raffigurazione della dea Iside alata. In questo livello
inferiore si trova anche la cosiddetta nicchia di Osiride, che rappresenta
Osiride Khentimentiu sottoposto al rituale dell’apertura della bocca da parte
di Anubi, dio della mummificazione. Il soffitto astronomico della camera
raggiunge i sei metri di altezza e costituisce una novità architettonica nella
Valle dei Re, per la sua forma a cupola che simboleggia la volta celeste. La
decorazione su sfondo blu è costituita da liste di pianeti, decani (serie di
stelle utilizzate per conteggiare le ore notturne) e costellazioni meridionali
e settentrionali. Al centro della stanza c’è una scala che conduce all’inizio
di un lungo tunnel.
Particolare di una parete e del soffitto astronomico
IL SARCOFAGO DI SETI I. Il sarcofago di calcite
traslucida ritrovato da Giovani Battista Belzoni fu portato in Inghilterra nel
1821 a bordo dell’HMS Diana. Henry Salt voleva venderlo al British Museum, ma
le 2000 sterline da lui richieste furono considerate eccessive. Nel 1824 fu
acquistato da sir John Soane, che ne fece il pezzo più prezioso della sua
collezione. Il sarcofago è decorato con scene del libro delle porte. Sulla base
compaiono un’immagine della dea del cielo Nut e i capitoli 72 e 89 del libro
dei morti.
La mummia di Seti I fu
scoperta nel 1881 nel nascondiglio di Deir el-Bahari, in buone condizioni. Oggi
è conservata al Museo Egizio del Cairo.
Articolo in gran parte
di José Lull istituto di studi del Vicino Oriente Antico Università autonoma di
Barcellona pubblicato su Storica National Geographic del mese di ottobre 2018. Altri
testi e immagini da wikipedia.
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