lunedì 7 gennaio 2019

La Valle dei Re. La tomba più bella.


La Valle dei Re.
La tomba più bella.
Come i suoi predecessori Seti I fu sepolto nella Valle dei Re. La tomba, la prima a essere interamente decorata con splendide pitture murali, fu scoperta da Giovanni Battista Belzoni.

Luxor, Tal der Könige (1995, 860x605).jpg

Valle dei Re
Wadi Biban el-Muluk
(in antico: Ta-sekhet-ma'at)

La Valle dei Re, vista panoramicaCiviltàAntico EgittoUtilizzoNecropoli realeEpocaNuovo Regno (XVI-XI secolo a.C.)

All’inizio del XIX secolo si sapeva ancora molto poco della Valle dei Re, la grande necropoli che i faraoni del Nuovo regno egizio avevano costruito nelle vicinanze della capitale, Tebe. All’epoca erano visibili solamente le entra di 16 tombe. La situazione cambiò radicalmente con l’arrivo in Egitto del celebre esploratore Giovanni Battista Belzoni. Nel 1816 il console generale britannico Henry Salt lo assunse al suo servizio nella speranza che gli procurasse nuovi pezzi per la sua collezione di antichità egizie. Belzoni esaminò la zona di Luxor e poi raggiunse Abu Simbel risalendo il Nilo, mentre raccoglieva un gran numero di sculture e papiri. Ma fu al ritorno a Luxor che fece le grandi scoperte che gli avrebbero assicurato un posto di rilievo nella storia dell’archeologia. Belzoni incentrò il suo interesse nella Valle dei Re. Aveva letto gli storici Diodoro Siculo e Strabone, secondo i quali nella zona c’erano più di quaranta tombe reale, cioè molte di più di quelle trovate fino ad allora, ed era convinto che si potevano raggiungere grandi risultati. L’esploratore studiò attentamente la topografia della valle e in particolare il comportamento del deflusso di acqua piovana sul terreno, in quanto poteva rivelare delle aperture nascoste. Nel giro di pochi mesi trovò otto tombe, anche se solo tre di esse appartenevano ai faraoni: quelle di Ay (il successore di Titankhamon), di Ramses I e di Seti I. La più grande scoperta di Belzoni fu senza dubbio quest’ultima.
Belzoni, vestito in foggia araba, ritratto nel suo libro Narrative of the Operations and Recent Discoveries Within the Pyramids, Temples, Tombs and Excavations in Egypt and Nubia and of a Journey to the Coast of the Red Sea, in search of the ancient Berenice; and another to the Oasis of Jupiter Ammon, Londra, John Murray, 1820

NELLA TOMBA DI SETI I

KV17 - Seti I Schematic.jpg

Isometria, planimetria e alzato di KV17CiviltàAntico EgittoUtilizzoTomba realeEpocaNuovo Regno (XX dinastia)
1902
In qualità di capo del Servizio reperti archeologici dell’Alto Egitto, l’archeologo Howard Carter, noto per aver scoperto la tomba di Tutankhamon, esegue i primi scavi scientifici dell’ipogeo di Seti I
1817
Planimetria schematica della tomba KV17 della Valle dei Re
L’esploratore Giovanni B. Belzoni scopre nella Valle dei Re la tomba del faraone Seti I, della XIX dinastia. Esegue delle copie dei bassorilievi e porta a Londra il sarcofago di calcite del sovrano.
1979
Il progetto di mappatura della Valle dei Re Theban Mapping Project esegue la topografia della tomba di Seti I con grande precisione. La ripeterà tra il 1996 e il 2000.
1828
Jean François Champillion e Ippolito Rossellini organizzano una grande spedizione in Egitto. Tra i compiti che i due studiosi porteranno a termine c’è la copia dei testi e dei rilievi della tomba di Seti I
2007
L’egittologo Zaho Hawass sviluppa un progetto per studiare il misterioso tunnel che parte dalla camera funeraria di Seti I. Nel 2010 viene raggiunta la fine del corridoio, lungo 174 metri, che si rivela incompiuto.



Dettaglio del busto di Seti I da una statua che lo raffigura inginocchiato in atto di adorare una divinità, probabilmente Osiride, in granodiorite. Le braccia sono mancanti. Metropolitan Museum of ArtNew York[7].

LA SEPOLTURA DEL FARAONE. Il 10 ottobre 1817 gli uomini di Belzoni trovarono la tomba di Ramses I, la KV16. Si trattava di un sepolcro di dimensioni ridotte, lungo appena 29 metri, le cui decorazioni murali erano state gravemente danneggiate da infiltrazioni e allagamenti, ma al cui interno furono rinvenuti un sarcofago e alcuni frammenti del corredo funebre. Belzoni osservò che a pochi metri dall’ingresso del sepolcro c’era un piccolo avvallamento in cui l’acqua piovana penetrava con facilità. Il 17 ottobre ordinò di procedere allo scavo del sito. Prima della fine della giornata fu rinvenuto un blocco di pietra che sembrava indicare la presenza di una tomba. Il giorno seguente gli operai riuscirono a raggiungere l’entrata dell’ipogeo, situata a quasi sei metri di profondità e ostruita dai detriti. Dopo diverse ore di lavoro apparve una splendida decorazione che prefigurava una magnificenza della tomba. Balzoni definì quello uno dei giorni più fortunati della sua vita: “Possono figurarsi la gioia, ond’io fui preso penetrando per primo fra tutti (...) in un monumento che era stato perduto per gli uomini, e che da me veniva allora ritrovato così ben conservato, che si sarebbe potuto credere finito poco prima della nostra entrata”. Per quanto non lo sapesse ancora, aveva appena scoperto la tomba di Seti I, la prima nella Valle dei Re a essere decorata integralmente, dal corridoio iniziale fino alla camera sepolcrale. L’esploratore avanzò una cinquantina di metri all’interno dell’ipogeo, fino a raggiungere un pozzo profondo che gli impedì di proseguire. Al di là del pozzo vi era una parete sulla quale era stato praticato un foro e da cui pendeva una corda, lasciata probabilmente dai ladri migliaia di anni prima. Dopo aver acquistato assi di legno e funi, il giorno successivo Belzoni fece ritorno alla tomba in compagnia del segretario di Salt, William Beechey. Superato il pozzo e attraversata la breccia sul muro, i due arrivarono a una stanza con quattro pilastri e riccamente adornata di dipinti parietali. Sulla sinistra, c’era una grande scala che portava a un corridoio oltre il quale la tomba sembrava proseguire: “Di mano in mano che ci inoltravamo riconoscemmo che tali pitture diventarono più perfette”. Alla fine raggiunsero la camera sepolcrale, dove poterono ammirare il magnifico soffitto astronomico (una rappresentazione del firmamento). La sala era circondata da varie stanze laterali, in alcune delle quali c’erano statue di legno con un foro circolare si dorso, certamente per riporvi papiri, anche se questi erano scomparsi ormai da secoli. Nella camera funeraria li attendeva il famoso sarcofago in calcite del faraone: “L’Europa non ricevette mai dall’Egitto un pezzo antico della stessa magnificenza”, scriveva entusiasta Belzoni. Il sarcofago era vuoto e privo del coperchio, di cui Belzoni non ritrovò che pochi frammenti. Era ricoperto di geroglifici e disegni ed era talmente sottile che “ponendo il lume dietro una parete di esso appariva trasparente”. Al di sotto del sarcofago c’era una scala che dalla camera sepolcrale conduceva a un lungo e misterioso sotterraneo. Gli uomini ne percorsero un centinaio di metri, ma il rischio di possibili frane li fece desistere dall’impresa prima che riuscissero a capire dove portasse.


Sala del sarcofatgo 


Il faraone costruttore.

schema della tomba in un disegno di Karl Richard Lepsius

Seti I morì nel 1279 a.C., al termine di quasi undici anni di regno durante i quali aveva consolidato la sua dinastia e rafforzato il ruolo dell’Egitto sulla scena internazionale, in Nubia e in Asia. Il faraone avviò numerosi progetti di costruzione all’interno del Paese come il suo tempio e il suo monumento funebre ad Abido, l’ampliamento del tempio di Amon a Karnak e, naturalmente, la sua tomba , uno dei più bei monumenti del suo genere.
La Tomba KV17. La sepoltura di Seti è un ipogeo, cioè una tomba sotterranea. È composta da sette corridoi e dieci camere che si estendono per un totale di 137 m. (senza contare il tunnel che prosegue per altri 174 m.). è disposta lungo un asse rettilineo e non a gomito, com’era invece usuale sotto la dinastia precedente.



Hathor accoglie Seti IMuseo del Louvre (parte distaccata da Champollion


LO STUDIO DELLA TOMBA DI SETI I. Un anno dopo la scoperta di Belzoni  una grave inondazione danneggiò la tomba, ormai priva della protezione dei detriti che in precedenza ne ostruivano l’entrata. Per risolvere il problema, nel 1825 James Borton portò a termine la costruzione dei muretti che era stata iniziata dallo stesso Belzoni. Tra il 1828 e il 1829 la spedizione franco-toscana di Champillion e Rossellini copiò i testi e le immagini dalla tomba, e tra il 1902 e il 1903 Howard Carter eseguì al suo interno dei lavori di consolidamento, iniziato da Barsanti dieci anni più tardi. Negli anni venti Harry Burton fotografò l’intera decorazione dell’ipogeo, e le sue immagini hanno in seguito costituito la base del lavoro di Erik Horning, che nel 1991 ne ha trascritto tutti i testi funebri.
Dal 1978 il Theban Mapping Project sta portando avanti una sistematica attività di mappatura della Valle dei Re; la topografia della tomba di Seti I è stata eseguita con grande precisione nel 1979 e poi ripetuta tra il 1996  il 2000. Da parte sua, l’American Research Center in Egitto ha effettuato dei lavori di conservazione e restauro che hanno permesso di riportare alla luce i vivaci colori originali dei bassorilievi dipinti. L’ultimo intervento archeologico sulla tomba è stato realizzato dal famoso egittologo Zahi Hawass tra il 2007 e il 2010, ed è servito a risolvere l’enigma del tunnel trovato da Belzoni nella camera sepolcrale.

 COMPOSIZIONE DELLA TOMBA DI SETI I.


Seti I dinanzi ad Osiride, frammento di colonna.

L’INGRESSO E I PRIMI CORRIDOI.
La tomba KV 17 è formata da una serie di cunicoli e camere che scendono fino alla sala del sarcofago. Tutti questi spazi rappresentano l’attraversamento dell’oltretomba che il defunto compie in compagnia del Sole (il dio Ra) dopo il tramonto, durante le dodici ore della notte, come descritto nell’Amduat o Libro della camera nascosta. Nel corso del viaggio Ra (o il faraone defunto) affronta vari pericoli, che supera grazie ai testi magici iscritti sulle pareti. Le decorazioni rievocano le tappe di questa traversata notturna. Al termine del primo tratto di scale si susseguono tre corridoi che conducono alla cosiddetta sala del pozzo. Nel primo corridoio è raffigurato il sovrano che saluta il dio Ra-Horakhty (una divinità nata tra la fusione di Ra e Horus) e sono riportati i testi delle Litanie di Ra, una raccolta di invocazioni e preghiere rivolte al dio solare. Sul soffitto compaiono degli avvoltoi con le ali spiegate – che rappresentano la dea Nekhbet – su uno sfondo stellato.
Il secondo corridoio è decorato con immagini delle Litanie che illustrano le 75 forme di Ra. Più avanti è raffigurata la terza ora dell’Amduat. In fondo al corridoio appaiono il dio dalla testa di cane Arubi e le dee Iside, sulla parete sinistra e Nefti, su quella destra. Nel terzo corridoio si trovano la quarta e la quinta ora di Amduat, rispettivamente sulla destra e sulla sinistra. Nella sala del pozzo il sovrano viene ricevuto da diverse divinità.
La rinascita di Ra. Alcune composizione religiose dell’ipogeo sono incentrate sul viaggio nell’oltretomba del dio solare Ra e dei suoi accompagnatori. Lungo il cammino la divinità affronta ogni notte nuovi ostacoli. Nell’Amduat il percorso notturno del sole è suddiviso in dodici ore.
 
camera

LA SALA DEI QUATTRO PILASTRI. Sulle pareti della sala dei quattro pilastri si trovano varie scene del Libro delle porte, un testo funerario raffiguranti per la prima volta nella camera sepolcrale della tomba di Horemheb,  l’ultimo sovrano della XVIII dinastia. Questo scritto narra del viaggio del defunto attraverso l’oltretomba e ogni ora della notte è associata a una porta presieduta da una divinità. La quinta e la sesta ora sono raffigurare rispettivamente sulla parete sinistra e destra della stanza. Su ogni lato dei quattro pilastri appare Seti I in compagnia di un dio, per esempio sul primo pilastro è accanto a Harsiesi (la rappresentazione di Horus in quanto figlio di Iside) e a Ptag il soffitto presenta una decorazione a stelle.
Sul fondo si trova la scena del sepolcro di Osiride in cui il faraone accompagnato da Horus, viene ricevuto da Osiride e dalla dea dell’Ovest. Questa pittura segna un cambiamento nella simbologia presente nella tomba; se nei corridoi iniziali i temi sono di natura solare, a partire da qui assumono invece delle connotazioni ctonie (legate cioè all’oltretomba) e osiriache (connesse al rito funebre e al giudizio delle anime). Dal punto di vista architettonico, la suddivisione si riflette nello sdoppiamento dell’asse della tomba. Una porta sulla destra conduce alla sala dei due pilastri, con decorazioni incompiute sulla sinistra c’è una scala che va ai livelli inferiori. 
LE PITTURE INCOMPIUTE. Le decorazioni della sala dei due pilastri sono realizzate in inchiostro nero su intonaco bianco, senza policromie né rilievi, la stanza fu battezzata da Belzoni “Sala dei disegni”. Vi sono raffigurate la nona, la decima e l’undicesima ora dell’Amduat, mentre su ognuno dei due pilastri è ritratto il faraone in compagnia di una divinità.

Particolare di Sopedet, dea della costellazione di Sirio.


Raffigurazione di Imiduat, divinità minore residente in una caverna dell'Oltretomba.


Particolare della dea Iside che allarga le ali a proteggere il re defunto.


I CORRIDOI CHE PORTANO ALL’ANTICAMERA. La scala che parte dal lato sinistro della sala dei quattro pilastri conduce a un nuovo corridoio sui cui muri è raffigurato Seti I davanti a una tavola di offerte. Sulla parete sinistra si trovano una successione di testi e immagini legati al rituale dell’apertura della bocca, una cerimonia in cui si pronunciavano una serie di formule che permettevano al defunto di recuperare le facoltà di un essere vivente; la raffigurazione di questo rito è una novità che caratterizza l’ipogeo di Seti I e non è presente nelle altre tombe della Valle dei Re. Sulla parete destra compaiono scene della Litania dell’Occhio di Horus, un altro testo funebre dell’epoca, insieme a una lista di offerte.
Il corridoio successivo inizia con una serie di scalini su cui sono raffigurati dei serpenti alati protettori. Come nel caso della zona precedente, le pareti sono decorate con scene della cerimonia dell’apertura della bocca e della Litania dell’Occhio di Horus.
Segue l’anticamera dove spiccano il soffitto stellate e le pareti con la raffigurazione del re davanti a varie divinità sormonta da un fregio kheker. La policromia di questa sala fu gravemente danneggiata da Belsoni, che ne copiò i rilievi tramite degli stampi di cera che rovinarono i colori originali.


 
una parte del soffitto astronomico

DENTRO LA CAMERA FUNERARIA. A partire dalla tomba di Amenofi II, che aveva governato l’Egitto più di un secolo prima, tutte le camere funerarie della Valle dei Re sono disposte su due livelli. Nel caso dell’ipogeo di Seti, al livello superiore della sala ci sono sei pilastri, su cui è rappresentato il faraone accanto a qualche divinità (Geb, Ptah-Sokar, Anubi, Thot, Osiride, Shu Ra-Horakhty) o ad altre figure (come lunaute o le anime di Buto e Nekhen), oppure con un amuleto. Sulle pareti si trovano scene della seconda, della terza e della quarta ora del Libro delle porte. Nella parte inferiore della camera sepolcrale erano probabilmente situate le cappelle e le bare del faraone.
È qui che Belzoni rinvenne il sarcofago di calcite. Le pareti della stanza sono decorate con la prima, la seconda e la terza ora dell’Amduat; le scene della prima ora sono dominate da una raffigurazione della dea Iside alata. In questo livello inferiore si trova anche la cosiddetta nicchia di Osiride, che rappresenta Osiride Khentimentiu sottoposto al rituale dell’apertura della bocca da parte di Anubi, dio della mummificazione. Il soffitto astronomico della camera raggiunge i sei metri di altezza e costituisce una novità architettonica nella Valle dei Re, per la sua forma a cupola che simboleggia la volta celeste. La decorazione su sfondo blu è costituita da liste di pianeti, decani (serie di stelle utilizzate per conteggiare le ore notturne) e costellazioni meridionali e settentrionali. Al centro della stanza c’è una scala che conduce all’inizio di un lungo tunnel.


Particolare di una parete e del soffitto astronomico

IL SARCOFAGO DI SETI I. Il sarcofago di calcite traslucida ritrovato da Giovani Battista Belzoni fu portato in Inghilterra nel 1821 a bordo dell’HMS Diana. Henry Salt voleva venderlo al British Museum, ma le 2000 sterline da lui richieste furono considerate eccessive. Nel 1824 fu acquistato da sir John Soane, che ne fece il pezzo più prezioso della sua collezione. Il sarcofago è decorato con scene del libro delle porte. Sulla base compaiono un’immagine della dea del cielo Nut e i capitoli 72 e 89 del libro dei morti.


La mummia di Seti I fu scoperta nel 1881 nel nascondiglio di Deir el-Bahari, in buone condizioni. Oggi è conservata al Museo Egizio del Cairo.



Articolo in gran parte di José Lull istituto di studi del Vicino Oriente Antico Università autonoma di Barcellona pubblicato su Storica National Geographic del mese di ottobre 2018. Altri testi e immagini da wikipedia.

Nessun commento:

Posta un commento

I vichinghi, gli eroi delle sagre.

  I   vichinghi gli eroi delle saghe. I popoli nordici vantano un tripudio di saghe che narrano le avventure di eroi reali o di fantasia. ...