sabato 12 gennaio 2019

Gli intoccabili dei Pirenei.


Gli intoccabili dei Pirenei.
Lebbrosi, eretici o discendenti da una stirpe maledetta? Quella del popolo dei Cagots, i “reietti dalla zampa d’oca”, è una storia poco conosciuta, triste e misteriosa, in cui secoli d’intolleranza e di sospetto portarono un’intera comunità all’estinzione.


Una processione di Cagots
Cagots costituivano, nei territori a cavallo del confine franco-spagnolo, una parte della popolazione segregata nel Medioevo per motivi ancor oggi abbastanza misteriosi. Rappresentarono un fenomeno atipico e particolarmente singolare. Nel corso dei secoli sono stati vittime di una sorta di razzismo popolare, fortemente radicato a livello locale, in genere condannato sia da parte del clero - perché i Cagots erano cristiani - sia da parte dell'aristocrazia, che aveva un suo buon motivo per condannare gli eccessi dei paesani su cui gravavano corvée e imposte da cui i Cagots erano esentati, essendo dei paria messi al bando della società. La loro sorte infatti può essere paragonata solo con quella degli intoccabilidell'India.
Il fenomeno dei Cagots riguarda soprattutto il sud-ovest della Francia (GuascognaPaesi Baschi, valli pirenaiche) e il nord della Spagna (NavarraAragona). I Cagots sono dei paria che nel Medioevo vivevano su entrambi i lati dei Pirenei e che la superstizione popolare vedeva come oggetto di disprezzo e orrore, in parte ispirata dalla paura viscerale che provavano le popolazioni messe a contatto della lebbra.

Umiliati, offesi e segregati da tempi immemorabili, poi semplicemente dimenticati. È il destino vissuto dal popolo dei Cagots, o Crestians. Non furono i soli a essere discriminati durante il Medioevo ma la loro storia è sconosciuta.
Insediati su un’area vasta a cavallo dei Pirenei, sul confine tra Francia e Spagna, vennero guardati con sospetto e rifiutati da tutti per ragioni che ancora ci sfuggono. Diedero vita a una comunità forzatamente separata, disciplinata da norme severissime.  Ma da dove venivano e perché erano segregati? La loro origine è tutt’altro che chiara. Le prime testimonianze certe di questa comunità risalgono al 1288, quando i Cagots sono menzionati con tale nome in una serie di leggi che li riguardano. Tutto però fa pensare che il loro stanziamento tra il sudovest della Francia (Guascogna, Paesi Baschi e valli pirenaiche) e il nord della Spagna (Navarra, Aragona) sia molto più antico.

Casa dei Cagots a Saint-Savins - cartolina del 1906
A differenza delle discriminazioni basate sulla razza, la religione, la lingua, che possono essere diffuse da teorici o da politici, questa segregazione è rimasta locale e per lo più arbitraria: la nascita in una famiglia di Cagots era sufficiente a determinare per il resto della vita la condizione di Cagot.
La paura della lebbra è senza dubbio all'origine della discriminazione di questa popolazione messa al bando prima dalla popolazione medievale e poi da quella moderna, facendo la funzione di capro espiatorio per esorcizzare la paura di questa malattia di cui si ignorava l'origine e che all'epoca non si sapeva curare. Li si accusava dunque di avvelenare i pozzi; li si diceva dannosi e malefici, si pretendeva perfino che fossero stregoni, coloro che gravavano con tutti i mali e i vizi, i portatori di tare inverosimili quali l'assenza di lobi alle orecchie, l'avere i piedi e le mani palmati, o di essere gozzuti[9][10]. Fantasmi evidenti della sequenza fisica della lebbra, mentre il gozzo era una malattia tipica delle popolazioni montane prive di iodio nel nutrimento. L'isolamento e la consanguineità infine spiegano dei casi di ritardo mentale in questa popolazione, ma si può supporre che la loro percentuale non fosse molto differente al resto della popolazione locale.
Si supponeva emanassero un odore nauseabondo e alcuni documenti li descrivono a volte bassi e bruni di colorito olivastro, talvolta alti e con gli occhi azzurri. In realtà non si evidenzia chiaramente alcuna origine razziale omogenea o particolare, e nulla li distingueva dal resto della popolazione.
Porta riservata ai Cagots nella chiesa di Sauveterre-de-Béarn

Segregazione e discriminazioni[modifica | modifica wikitesto]

Sui Cagots pesarono numerose prescrizioni, alcune solo in forma orale, ma altre trascritte nei «fors» (leggi) di Navarra e del Béarn del XII e XIII secolo.
Essi dovevano portare un segno distintivo, generalmente una zampa d'oca ritagliata da una stoffa rossa e cucita sulle vesti (a Marmande nel 1396, il regolamento precisa che i Gahets dovranno portare, cucito sulla loro biancheria, sul lato sinistro, un segno di stoffa rosso, lungo una mano e largo tre dita)[11]. Non avevano un patronimico: solo un prenome seguito dalla menzione «Chrestians» o «Cagot» figurava sui loro atti di battesimo, e le cerimonie religiose che li riguardavano si svolgevano generalmente a notte fonda[12]. Alla loro morte, erano sepolti in un settore separato del cimitero o in un cimitero a parte. Erano autorizzati a sposarsi solo tra loro. Benché cristiani, erano relegati in fondo alle chiese, nelle quali potevano entrare solo attraverso porte speciali molto basse, per obbligarli a curvarsi all'ingresso; a loro era riservata un'acquasantiera speciale. Essi infine vivevano in quartieri speciali, spesso antichi lebbrosari. Non dovevano camminare a piedi nudi (cosa abituale per i poveri) e in alcune regioni dovevano segnalare la loro presenza con una raganella di legno. Non era loro risparmiata alcuna umiliazione.
Vivendo come proscritti pesavano su loro un gran numero di interdizioni dettate dalla superstizione: alcuni mestieri erano loro vietati, generalmente tutti quelli che avevano relazione con elementi ritenuti capaci di trasmettere la lebbra, come la terra, il fuoco e l'acqua (che dovevano attingere a fontane loro riservate). Non erano quindi mai coltivatori. Egualmente erano loro vietati i mestieri che avevano rapporti con l'alimentazione. Non dovevano portare alcun oggetto tagliente, quindi né armi né coltelli, ma curiosamente li si trova a esercitare professioni come il chirurgo e gli si riconoscono volentieri doti di guaritori. Le donne erano spesso ostetriche; fino al XV secolo le donne Cagots ebbero addirittura l'esclusiva di tali attività. Essi erano invece autorizzati a maneggiare il legno, per cui erano frequentemente carpentieri o muratori, taglialegna o bottai. Se gli strumenti di tortura erano di legno, cosa frequente nei paesi e nei villaggi, potevano essere boia o falegnami, costruttori di bare o affossatori, funzioni che certo non miglioravano la loro immagine, né per conseguenza la loro sorte. Le professioni che esercitarono più spesso furono quelle di intrecciatori di vimini, di cordai e di tessitori. Pagati in natura, non ricevevano salario e costituivano quindi una manodopera a buon mercato. Furono, di conseguenza, esentati dalle imposte, almeno fino al regno di Luigi XIV, quando nel Béarn contavano 2500 anime[12]. Essi riscattarono allora, con lo strumento finanziario che compensava le imposte a cui erano stati esentati, il loro «affrancamento» per decreto reale.
Queste condizioni di vita li facevano spesso dipendere dalla carità pubblica, in particolare da quella della Chiesa e delle fondazioni destinate a soccorrere i bisogni dei lebbrosi ritornati dalle Crociate.

La lenta lotta dei Cagots verso l'integrazione



PUNITI DA DIO E DAGLI UOMINI. Alcuni storici ritengono che il loro primo nucleo fosse formato da gruppi di musulmani e dai loro alleati scampati alla battaglia di Poiters , vinta nel 732 dai Franchi di Carlo Martello contro i mori di Abd-Ar-Rahman, provenienti dalla Spagna. I superstiti, sbandati, si sarebbero diretti in parte verso la Linguadoca, in parte sarebbero tornati indietro verso i Pirenei e qui avrebbero costruito una prima colonia di Cagots, di cui quelli medievale, ormai cristianizzati, erano i discendenti. Per altri studiosi, invece, si tratterebbe di ciò che restava dei Visigoti sconfitti, sempre dai Franchi nel 507 a Vouillé e ricacciati verso la Spagna. Poiché i Visigoti erano cristiani di confessione ariana, dichiarata eretica perché negava la natura divina di Cristo, questi Chrestians, com’erano anche chiamati, sarebbero stati segregati a causa della loro fede. Secondo altri ancora, quelle lande impervie furono da sempre ricettacolo di banditi, reietti, diseredati, cadetti senza terra, eretici e rifugiati cacciati da tutti i regni d’Europa; fra loro abbondavano gli appartenenti a una categoria vista da tutti con terrore: i lebbrosi. Una delle etimologie più accreditate, infatti, fa derivare il nome Chrestians da crestias, che nel dialetto del Béarn significava proprio lebbroso. Questi malati erano allontanati dalle città e obbligati a portare un campanello e una veste speciale per segnalare la loro presenza, oppure costretti a vivere nei lebbrosiari. A loro era proibito intrattenere qualsiasi rapporta con la gente sana, dovevano abbandonare la famiglia (se il coniuge non voleva divorziare, anche per lui o per lei scattava la “morte al mondo”) ed erano tacciati di nefandezze di ogni sorta. Chiunque fossero e qualunque fosse la loro origine, una cosa è certa: sia al di qua che al di là dai Pirenei, i Cagots venivano considerati da tutti quanti intoccabili e come tali erano oggetto di disprezzo e repulsione.



Un popolo tanti nomi.
I Cagots vengono chiamati dalle fonti con molti nomi diversi, a seconda delle epoche e dei luoghi. Prima del Cinquecento, erano noti come Chrestians (“ariani”, dalla confessione adottata in età tardo antica da alcune genti di origine germanica come i Goti, e dichiarata eretica nel 325, o Crestias (in dialetto lebbroso); in età moderna, il termine per designarli era invece Gézitans dal personaggio libico Ghiezi, il servitore del profeta Eliseo, divenuto lebbroso a causa della sua cupidigia. Solo a partire dal 1288, e poi diffusamente dal 1550, compare il termine Cagots, forse da “cans goths” cioè “cani goti”, oppure dalla stessa radice indoeuropea che ha dato in greco la parola kakos, gramo, da cui deriva anche il tardo latino “cagare”, con il significato che tutti conosciamo.


IL MESTIERE DEL SANGUE. Della loro emarginazione sono testimonianze eloquenti le leggi applicate tra il XII e il XIII secolo in Navarra e nel Béarn, che obbligavano i Cagots a indossare un contrassegno a forma di “zampa d’oca” ritagliato da una stoffa rossa, “lungo una mano e largo tre dita”, cucito sulla parte sinistra (a titolo di confronto: le prostitute portavano un contrassegno giallo, mentre gli ebrei nel tardo Medioevo la stella di Davide). Naturalmente tutto ciò contribuì, come un circolo vizioso, ad alimentare la diffidenza verso i Cagots e a far sì che fossero assimilati a tutte le altre categorie di esclusi. Non avevano diritto nemmeno a un patronimico o a un cognome: sui registri di battesimo compare solo il nome seguito dalla “definizione d’infamia”, Chrestians o Cagost. Esistevano anche precise disposizioni per quanto riguardava la loro vita quotidiana e le relazioni sociali: a differenza degli altri cristiani, potevano celebrare i riti religiosi solo di notte, in fondo alla chiesa, entrando attraverso una porta molto bassa che li costringeva a inginocchiarsi. Dovevano anche servirsi di acquasantiere speciali. Nemmeno la morte serviva a migliorarne lo status, visto che riposavano in un settore del cimitero dedicato, separato dagli altri.
Erano obbligati a sposarsi tra loro e, quando uscivano dal ghetto in cui erano segregati, dovevano segnalare la loro presenza con una raganella, o tritrac di legno, che facendo rumore annunciava il loro passaggio, permettendo alla gente di evitarli. Come altre comunità emarginate, per esempio gli ebrei, venivano esclusi da molti mestieri, in quanto si temeva che potessero offrir loro l’occasione di propagare qualche contagio: quindi, niente lavori agricoli e nessun contatto con il cibo. Viceversa, venivano avviati ai mestieri generalmente impediti ai cristiani, perché avevano a che fare con alcuni tabù diffusi, come ad esempio quello del sangue: tra loro troviamo quindi medici e cerusici (chirughi), e lavori associati alla stregoneria, per via della capacità di maneggiare le erbe a scopo curativo. Le donne dei Cagots erano le sole a poter esercitare la professione di ostetrica. Con il tempo, tale comunità si specializzò nelle attività che avevano a che fare con la lavorazione del legno: carpentieri o muratori, taglialegna o bottai, boia e becchini, ma anche intrecciatori di vimini, cordai e tessitori. Pagati in natura e mai in denaro, costituivano una manodopera a buon mercato.
Un’esistenza ai margini, dura, al limite della sopravvivenza; non stupisce che dovessero ricorrere alla carità pubblica o all’elemosina come gli ultimi tra gli ultimi, i mendicanti. Il loro aspetto, stando alle fonti, incuteva timore, anche se le descrizioni non possono far risalire a un solo tipo antropologico: a volte erano alti, biondi e con gli occhi chiari, altre volte bassi, bruni e di colorito olivastro. Erano inoltre attribuite loro deformità gravi, dal nanismo all’assenza di lobi alle orecchie, dai piedi palmati al gozzo. Malattie e deformazioni in parte certamente riconducibili alla dura segregazione, all’obbligo di matrimoni tra consanguinei (causa di tare ereditarie) e alla difficile vita trascorsa in ambito montano.

Figli di Lucifero?
Una scrittrice italiana ha recentemente dedicato un libro al mistero dei Cagots, proponendo nuove tesi sulla loro origine.
Di Enrica Perucchietti,
scrittrice, autrice di I figli di Lucifero. Il segreto perduto della stirpe dei Cagots, Ed. L’Età dell’Acquario.



Rimane ancora qualcosa del miserabile popolo dei Cagots nelle valli dei Pirenei. Hanno vissuto, per centinaia di anni, isolati da tutti coloro che si vantavano di avere sangue puro ed erano stati, per tutto questo tempo, oppressi da crudeli editti locali. Erano davvero, com’erano comunemente noti, la Razza Maledetta. Nel 1855 Elizabeth Gaskell dava alle stampe un breve saggio sulla persecuzione secolare dei Cagots tra i monti a cavallo di Francia e Spagna, definendo questo gruppo di persone la “razza maledetta”. Marchiati con un simbolo di infamia, come lo erano ebrei, lebbrosi e saraceni, i Cagots vennero perseguitati per secoli, fino alla loro apparente estinzione, e costretti a vivere in condizioni atroci. Erano veri e propri reietti dell’Occidente cristiano. Le loro tracce sembrano spegnersi verso la metà del secolo scorso, dopo aver vissuto anche gli orrori del campo di concentramento nazista di Gurs, in Francia, dove vennero rinchiusi per poter essere studiati dal Governo collaborazionista di Vichy.   
Sulla scia delle ricerche dello storico tedesco e ufficiali delle SS Otto Rabn, infatti, alcuni scienziati del Reich intendevano analizzare il sangue di un popolo forse discendente dai catari (che si pensavano essere stati custodi del Sacro Graal), e prima ancora da misteriose tribù ariane. Durante i tumulti della Rivoluzione Francese i Cagots cercarono di distruggere tutti i documenti della loro ascendenza reietta, vi riuscirono solo in parte, lasciando così che sopravvissero le dicerie introno alla loro origine.
È qui che le ipotesi si moltiplicano con l’avvicendarsi di studiosi che videro in loro i discendenti dei saraceni, degli albigesi, degli ebrei, oppure di comunità di lebbrosi, stregoni,
maghi o iniziati, figli di Caino o di Lucifero. È quello che l’autrice di questo articolo ha ipotizzato nel libro I FIGLI DI LUCIFERO. IL SEGRETO PERDUTO DELLA STIRPE DEI CAGOTS (L’età dell’acquario) scritto con Paolo Battistel. Nessuno può affermare come e quando si sia diffusa l’idea che i Cagots fossero una razza maledetta, e che per questo motivo portassero il marchio dell’infamia.
Tuttavia dalle leggende emergono dettagli che gli storici sembrano non aver preso in considerazione e che delineano i Cagots come gli eredi di un antico sapere, iniziati a un culto segreto legato presumibilmente alle grotte che erano costretti ad abitare. Esse tramando l’eco dei culti di fertilità rivolti a una divinità particolarmente zoomorfa, spodestata dal cristianesimo, di cui l’autrice parla anche nel libro IL DIO CORNUTO (Uno editori), scritto sempre insieme a Paolo Battistel.

UN PAPA PER AMICO. A partire dal Cinquecento, le comunità dei Cagots della Navarra iniziarono a protestare con sempre maggior forza per i soprusi di cui erano vittime, e nel 1514 si rivolsero a papa Leone X. Il pontefice rispose con una bolla, che impose di “trattarli con benevolenza al pari degli altri fedeli”. Anche l’imperatore Carlo V si spese in oloro favore, ma le paure secolari non si cancellano con un documento, seppure proveniente dalle massime autorità. Le restrizioni rimasero, benché nei secoli successivi molti processi intentati contro i Cagots vennero da loro vinti grazie all’appoggio del clero e dei principi. Con il tempo, la segregazione lasciò il passa alla lenta integrazione. Che si compì solo con la Rivoluzione Francese. Dalla fine della Seconda guerra mondiale, non esiste più uomo o donna che possa essere considerato come un discendente diretto dei Cagots.

Il marchio dell’infamia.
IL 7 MARZO 1407, Carlo VII di Francia rinnovò le antiche ordinanze, ormai cadute in disuso, che precisavano che le persone chiamate capots, casots, cagots, o chrestians dovevano portare marchi distintivi sulle vesti. Dieci giorni dopo, il decreto venne adottato anche dal duca di Berry, luogotenente del re in Linguadoca e Guaiana: anche qua u reuettu avevano smesso di portare il segno della loro infamia, rendendosi pericolosi per la sopravvivenza della popolazione normale. Nel 1460, Gaston de Béarn, principe di Navarra, fu invitato a fare lo stesso. Il 14 maggio 1578, e poi ancora l’11 dicembre 1592, anche il parlamento di Bordeaux prescrisse chei i Cagots di Casteljaloux, Capbreton e di Espelette portassero un segnale rosso sul petto a forma di piede d’anatra. L’editto fu esteso al territorio di Labourt e, nel 1604, a quello di Soule.


Articolo in gran parte di Riccardo Larcheri pubblicato su Medioevo misterioso edizioni Sprea numero extra 7. Altri testi e immagini da wikipedia.

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