Gli intoccabili dei
Pirenei.
Lebbrosi, eretici o
discendenti da una stirpe maledetta? Quella del popolo dei Cagots, i “reietti
dalla zampa d’oca”, è una storia poco conosciuta, triste e misteriosa, in cui
secoli d’intolleranza e di sospetto portarono un’intera comunità
all’estinzione.
I Cagots costituivano, nei territori a cavallo del confine franco-spagnolo, una parte della popolazione segregata nel Medioevo per motivi ancor oggi abbastanza misteriosi. Rappresentarono un fenomeno atipico e particolarmente singolare. Nel corso dei secoli sono stati vittime di una sorta di razzismo popolare, fortemente radicato a livello locale, in genere condannato sia da parte del clero - perché i Cagots erano cristiani - sia da parte dell'aristocrazia, che aveva un suo buon motivo per condannare gli eccessi dei paesani su cui gravavano corvée e imposte da cui i Cagots erano esentati, essendo dei paria messi al bando della società. La loro sorte infatti può essere paragonata solo con quella degli intoccabilidell'India.
Il fenomeno dei Cagots riguarda soprattutto il sud-ovest della Francia (Guascogna, Paesi Baschi, valli pirenaiche) e il nord della Spagna (Navarra, Aragona). I Cagots sono dei paria che nel Medioevo vivevano su entrambi i lati dei Pirenei e che la superstizione popolare vedeva come oggetto di disprezzo e orrore, in parte ispirata dalla paura viscerale che provavano le popolazioni messe a contatto della lebbra.
Umiliati,
offesi e segregati da tempi immemorabili, poi semplicemente dimenticati. È il
destino vissuto dal popolo dei Cagots, o Crestians. Non furono i soli a essere
discriminati durante il Medioevo ma la loro storia è sconosciuta.
Insediati su un’area
vasta a cavallo dei Pirenei, sul confine tra Francia e Spagna, vennero guardati
con sospetto e rifiutati da tutti per ragioni che ancora ci sfuggono. Diedero
vita a una comunità forzatamente separata, disciplinata da norme severissime. Ma da dove venivano e perché erano segregati?
La loro origine è tutt’altro che chiara. Le prime testimonianze certe di questa
comunità risalgono al 1288, quando i Cagots sono menzionati con tale nome in
una serie di leggi che li riguardano. Tutto però fa pensare che il loro
stanziamento tra il sudovest della Francia (Guascogna, Paesi Baschi e valli
pirenaiche) e il nord della Spagna (Navarra, Aragona) sia molto più antico.
A differenza delle discriminazioni basate sulla razza, la religione, la lingua, che possono essere diffuse da teorici o da politici, questa segregazione è rimasta locale e per lo più arbitraria: la nascita in una famiglia di Cagots era sufficiente a determinare per il resto della vita la condizione di Cagot.
La paura della lebbra è senza dubbio all'origine della discriminazione di questa popolazione messa al bando prima dalla popolazione medievale e poi da quella moderna, facendo la funzione di capro espiatorio per esorcizzare la paura di questa malattia di cui si ignorava l'origine e che all'epoca non si sapeva curare. Li si accusava dunque di avvelenare i pozzi; li si diceva dannosi e malefici, si pretendeva perfino che fossero stregoni, coloro che gravavano con tutti i mali e i vizi, i portatori di tare inverosimili quali l'assenza di lobi alle orecchie, l'avere i piedi e le mani palmati, o di essere gozzuti[9][10]. Fantasmi evidenti della sequenza fisica della lebbra, mentre il gozzo era una malattia tipica delle popolazioni montane prive di iodio nel nutrimento. L'isolamento e la consanguineità infine spiegano dei casi di ritardo mentale in questa popolazione, ma si può supporre che la loro percentuale non fosse molto differente al resto della popolazione locale.
Si supponeva emanassero un odore nauseabondo e alcuni documenti li descrivono a volte bassi e bruni di colorito olivastro, talvolta alti e con gli occhi azzurri. In realtà non si evidenzia chiaramente alcuna origine razziale omogenea o particolare, e nulla li distingueva dal resto della popolazione.
Segregazione e discriminazioni[modifica | modifica wikitesto]
Sui Cagots pesarono numerose prescrizioni, alcune solo in forma orale, ma altre trascritte nei «fors» (leggi) di Navarra e del Béarn del XII e XIII secolo.
Essi dovevano portare un segno distintivo, generalmente una zampa d'oca ritagliata da una stoffa rossa e cucita sulle vesti (a Marmande nel 1396, il regolamento precisa che i Gahets dovranno portare, cucito sulla loro biancheria, sul lato sinistro, un segno di stoffa rosso, lungo una mano e largo tre dita)[11]. Non avevano un patronimico: solo un prenome seguito dalla menzione «Chrestians» o «Cagot» figurava sui loro atti di battesimo, e le cerimonie religiose che li riguardavano si svolgevano generalmente a notte fonda[12]. Alla loro morte, erano sepolti in un settore separato del cimitero o in un cimitero a parte. Erano autorizzati a sposarsi solo tra loro. Benché cristiani, erano relegati in fondo alle chiese, nelle quali potevano entrare solo attraverso porte speciali molto basse, per obbligarli a curvarsi all'ingresso; a loro era riservata un'acquasantiera speciale. Essi infine vivevano in quartieri speciali, spesso antichi lebbrosari. Non dovevano camminare a piedi nudi (cosa abituale per i poveri) e in alcune regioni dovevano segnalare la loro presenza con una raganella di legno. Non era loro risparmiata alcuna umiliazione.
Vivendo come proscritti pesavano su loro un gran numero di interdizioni dettate dalla superstizione: alcuni mestieri erano loro vietati, generalmente tutti quelli che avevano relazione con elementi ritenuti capaci di trasmettere la lebbra, come la terra, il fuoco e l'acqua (che dovevano attingere a fontane loro riservate). Non erano quindi mai coltivatori. Egualmente erano loro vietati i mestieri che avevano rapporti con l'alimentazione. Non dovevano portare alcun oggetto tagliente, quindi né armi né coltelli, ma curiosamente li si trova a esercitare professioni come il chirurgo e gli si riconoscono volentieri doti di guaritori. Le donne erano spesso ostetriche; fino al XV secolo le donne Cagots ebbero addirittura l'esclusiva di tali attività. Essi erano invece autorizzati a maneggiare il legno, per cui erano frequentemente carpentieri o muratori, taglialegna o bottai. Se gli strumenti di tortura erano di legno, cosa frequente nei paesi e nei villaggi, potevano essere boia o falegnami, costruttori di bare o affossatori, funzioni che certo non miglioravano la loro immagine, né per conseguenza la loro sorte. Le professioni che esercitarono più spesso furono quelle di intrecciatori di vimini, di cordai e di tessitori. Pagati in natura, non ricevevano salario e costituivano quindi una manodopera a buon mercato. Furono, di conseguenza, esentati dalle imposte, almeno fino al regno di Luigi XIV, quando nel Béarn contavano 2500 anime[12]. Essi riscattarono allora, con lo strumento finanziario che compensava le imposte a cui erano stati esentati, il loro «affrancamento» per decreto reale.
Queste condizioni di vita li facevano spesso dipendere dalla carità pubblica, in particolare da quella della Chiesa e delle fondazioni destinate a soccorrere i bisogni dei lebbrosi ritornati dalle Crociate.
La lenta lotta dei Cagots verso l'integrazione
PUNITI DA DIO E DAGLI UOMINI. Alcuni storici
ritengono che il loro primo nucleo fosse formato da gruppi di musulmani e dai
loro alleati scampati alla battaglia di Poiters , vinta nel 732 dai Franchi di
Carlo Martello contro i mori di Abd-Ar-Rahman, provenienti dalla Spagna. I
superstiti, sbandati, si sarebbero diretti in parte verso la Linguadoca, in
parte sarebbero tornati indietro verso i Pirenei e qui avrebbero costruito una
prima colonia di Cagots, di cui quelli medievale, ormai cristianizzati, erano i
discendenti. Per altri studiosi, invece, si tratterebbe di ciò che restava dei
Visigoti sconfitti, sempre dai Franchi nel 507 a Vouillé e ricacciati verso la
Spagna. Poiché i Visigoti erano cristiani di confessione ariana, dichiarata
eretica perché negava la natura divina di Cristo, questi Chrestians, com’erano
anche chiamati, sarebbero stati segregati a causa della loro fede. Secondo
altri ancora, quelle lande impervie furono da sempre ricettacolo di banditi,
reietti, diseredati, cadetti senza terra, eretici e rifugiati cacciati da tutti
i regni d’Europa; fra loro abbondavano gli appartenenti a una categoria vista
da tutti con terrore: i lebbrosi. Una delle etimologie più accreditate, infatti,
fa derivare il nome Chrestians da crestias, che nel dialetto del Béarn
significava proprio lebbroso. Questi malati erano allontanati dalle città e
obbligati a portare un campanello e una veste speciale per segnalare la loro
presenza, oppure costretti a vivere nei lebbrosiari. A loro era proibito
intrattenere qualsiasi rapporta con la gente sana, dovevano abbandonare la
famiglia (se il coniuge non voleva divorziare, anche per lui o per lei scattava
la “morte al mondo”) ed erano tacciati di nefandezze di ogni sorta. Chiunque
fossero e qualunque fosse la loro origine, una cosa è certa: sia al di qua che
al di là dai Pirenei, i Cagots venivano considerati da tutti quanti intoccabili
e come tali erano oggetto di disprezzo e repulsione.
Un
popolo tanti nomi.
I
Cagots vengono chiamati dalle fonti con molti nomi diversi, a seconda delle
epoche e dei luoghi. Prima del Cinquecento, erano noti come Chrestians
(“ariani”, dalla confessione adottata in età tardo antica da alcune genti di
origine germanica come i Goti, e dichiarata eretica nel 325, o Crestias (in
dialetto lebbroso); in età moderna, il termine per designarli era invece
Gézitans dal personaggio libico Ghiezi, il servitore del profeta Eliseo,
divenuto lebbroso a causa della sua cupidigia. Solo a partire dal 1288, e poi
diffusamente dal 1550, compare il termine Cagots, forse da “cans goths” cioè
“cani goti”, oppure dalla stessa radice indoeuropea che ha dato in greco la
parola kakos, gramo, da cui deriva anche il tardo latino “cagare”, con il
significato che tutti conosciamo.
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IL MESTIERE DEL SANGUE. Della
loro emarginazione sono testimonianze eloquenti le leggi applicate tra il XII e
il XIII secolo in Navarra e nel Béarn, che obbligavano i Cagots a indossare un
contrassegno a forma di “zampa d’oca” ritagliato da una stoffa rossa, “lungo
una mano e largo tre dita”, cucito sulla parte sinistra (a titolo di confronto:
le prostitute portavano un contrassegno giallo, mentre gli ebrei nel tardo
Medioevo la stella di Davide). Naturalmente tutto ciò contribuì, come un
circolo vizioso, ad alimentare la diffidenza verso i Cagots e a far sì che
fossero assimilati a tutte le altre categorie di esclusi. Non avevano diritto
nemmeno a un patronimico o a un cognome: sui registri di battesimo compare solo
il nome seguito dalla “definizione d’infamia”, Chrestians o Cagost. Esistevano
anche precise disposizioni per quanto riguardava la loro vita quotidiana e le
relazioni sociali: a differenza degli altri cristiani, potevano celebrare i
riti religiosi solo di notte, in fondo alla chiesa, entrando attraverso una
porta molto bassa che li costringeva a inginocchiarsi. Dovevano anche servirsi
di acquasantiere speciali. Nemmeno la morte serviva a migliorarne lo status,
visto che riposavano in un settore del cimitero dedicato, separato dagli altri.
Erano
obbligati a sposarsi tra loro e, quando uscivano dal ghetto in cui erano
segregati, dovevano segnalare la loro presenza con una raganella, o tritrac di
legno, che facendo rumore annunciava il loro passaggio, permettendo alla gente
di evitarli. Come altre comunità emarginate, per esempio gli ebrei, venivano
esclusi da molti mestieri, in quanto si temeva che potessero offrir loro
l’occasione di propagare qualche contagio: quindi, niente lavori agricoli e
nessun contatto con il cibo. Viceversa, venivano avviati ai mestieri
generalmente impediti ai cristiani, perché avevano a che fare con alcuni tabù
diffusi, come ad esempio quello del sangue: tra loro troviamo quindi medici e
cerusici (chirughi), e lavori associati alla stregoneria, per via della
capacità di maneggiare le erbe a scopo curativo. Le donne dei Cagots erano le
sole a poter esercitare la professione di ostetrica. Con il tempo, tale
comunità si specializzò nelle attività che avevano a che fare con la lavorazione
del legno: carpentieri o muratori, taglialegna o bottai, boia e becchini, ma
anche intrecciatori di vimini, cordai e tessitori. Pagati in natura e mai in
denaro, costituivano una manodopera a buon mercato.
Un’esistenza
ai margini, dura, al limite della sopravvivenza; non stupisce che dovessero
ricorrere alla carità pubblica o all’elemosina come gli ultimi tra gli ultimi,
i mendicanti. Il loro aspetto, stando alle fonti, incuteva timore, anche se le
descrizioni non possono far risalire a un solo tipo antropologico: a volte
erano alti, biondi e con gli occhi chiari, altre volte bassi, bruni e di
colorito olivastro. Erano inoltre attribuite loro deformità gravi, dal nanismo
all’assenza di lobi alle orecchie, dai piedi palmati al gozzo. Malattie e deformazioni
in parte certamente riconducibili alla dura segregazione, all’obbligo di
matrimoni tra consanguinei (causa di tare ereditarie) e alla difficile vita
trascorsa in ambito montano.
Figli di Lucifero?
Una scrittrice
italiana ha recentemente dedicato un libro al mistero dei Cagots, proponendo
nuove tesi sulla loro origine.
Di Enrica
Perucchietti,
scrittrice, autrice di
I figli di Lucifero. Il segreto perduto della stirpe dei Cagots, Ed. L’Età
dell’Acquario.
Rimane ancora qualcosa
del miserabile popolo dei Cagots nelle valli dei Pirenei. Hanno vissuto, per
centinaia di anni, isolati da tutti coloro che si vantavano di avere sangue puro
ed erano stati, per tutto questo tempo, oppressi da crudeli editti locali. Erano
davvero, com’erano comunemente noti, la Razza Maledetta. Nel 1855 Elizabeth Gaskell
dava alle stampe un breve saggio sulla persecuzione secolare dei Cagots tra i
monti a cavallo di Francia e Spagna, definendo questo gruppo di persone la “razza
maledetta”. Marchiati con un simbolo di infamia, come lo erano ebrei,
lebbrosi e saraceni, i Cagots vennero perseguitati per secoli, fino alla loro
apparente estinzione, e costretti a vivere in condizioni atroci. Erano veri e
propri reietti dell’Occidente cristiano. Le loro tracce sembrano spegnersi
verso la metà del secolo scorso, dopo aver vissuto anche gli orrori del campo
di concentramento nazista di Gurs, in Francia, dove vennero rinchiusi per
poter essere studiati dal Governo collaborazionista di Vichy.
Sulla scia delle
ricerche dello storico tedesco e ufficiali delle SS Otto Rabn, infatti,
alcuni scienziati del Reich intendevano analizzare il sangue di un popolo
forse discendente dai catari (che si pensavano essere stati custodi del Sacro
Graal), e prima ancora da misteriose tribù ariane. Durante i tumulti della
Rivoluzione Francese i Cagots cercarono di distruggere tutti i documenti
della loro ascendenza reietta, vi riuscirono solo in parte, lasciando così
che sopravvissero le dicerie introno alla loro origine.
È qui che le ipotesi
si moltiplicano con l’avvicendarsi di studiosi che videro in loro i
discendenti dei saraceni, degli albigesi, degli ebrei, oppure di comunità di
lebbrosi, stregoni,
maghi o iniziati,
figli di Caino o di Lucifero. È quello che l’autrice di questo articolo ha
ipotizzato nel libro I FIGLI DI LUCIFERO. IL SEGRETO PERDUTO DELLA STIRPE DEI
CAGOTS (L’età dell’acquario) scritto con Paolo Battistel. Nessuno può
affermare come e quando si sia diffusa l’idea che i Cagots fossero una razza
maledetta, e che per questo motivo portassero il marchio dell’infamia.
Tuttavia dalle
leggende emergono dettagli che gli storici sembrano non aver preso in
considerazione e che delineano i Cagots come gli eredi di un antico sapere,
iniziati a un culto segreto legato presumibilmente alle grotte che erano
costretti ad abitare. Esse tramando l’eco dei culti di fertilità rivolti a
una divinità particolarmente zoomorfa, spodestata dal cristianesimo, di cui l’autrice
parla anche nel libro IL DIO CORNUTO (Uno editori), scritto sempre insieme a
Paolo Battistel.
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UN PAPA PER AMICO. A
partire dal Cinquecento, le comunità dei Cagots della Navarra iniziarono a
protestare con sempre maggior forza per i soprusi di cui erano vittime, e nel
1514 si rivolsero a papa Leone X. Il pontefice rispose con una bolla, che
impose di “trattarli con benevolenza al pari degli altri fedeli”. Anche l’imperatore
Carlo V si spese in oloro favore, ma le paure secolari non si cancellano con un
documento, seppure proveniente dalle massime
autorità. Le restrizioni rimasero, benché nei secoli successivi molti processi
intentati contro i Cagots vennero da loro vinti grazie all’appoggio del clero e
dei principi. Con il tempo, la segregazione lasciò il passa alla lenta
integrazione. Che si compì solo con la Rivoluzione Francese. Dalla fine della
Seconda guerra mondiale, non esiste più uomo o donna che possa essere
considerato come un discendente diretto dei Cagots.
Il marchio dell’infamia.
IL 7 MARZO 1407, Carlo VII di Francia rinnovò le antiche
ordinanze, ormai cadute in disuso, che precisavano che le persone chiamate
capots, casots, cagots, o chrestians dovevano portare marchi distintivi sulle
vesti. Dieci giorni dopo, il decreto venne adottato anche dal duca di Berry,
luogotenente del re in Linguadoca e Guaiana: anche qua u reuettu avevano
smesso di portare il segno della loro infamia, rendendosi pericolosi per la
sopravvivenza della popolazione normale. Nel 1460, Gaston de Béarn, principe
di Navarra, fu invitato a fare lo stesso. Il 14 maggio 1578, e poi ancora l’11
dicembre 1592, anche il parlamento di Bordeaux prescrisse chei i Cagots di
Casteljaloux, Capbreton e di Espelette portassero un segnale rosso sul petto
a forma di piede d’anatra. L’editto fu esteso al territorio di Labourt e, nel
1604, a quello di Soule.
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Articolo
in gran parte di Riccardo Larcheri pubblicato su Medioevo misterioso edizioni
Sprea numero extra 7. Altri testi e immagini da wikipedia.
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