Disastro Market
Garden.
Settembre 1944
Arnhem: il d-day
lanciato dall’aria che finì in un disastro.
Market Garden, la più
grande operazione aviotrasportata della Storia.
Paracadutisti sui cieli dei Paesi Bassidurante le prime fasi dell'operazione.Data17 - 27 settembre 1944Luogocorridoio tra Eindhoven e Arnhem, Paesi BassiEsitovittoria tedesca
La
battaglia di Arnhem e l’Operazione Market Garden sono circondate da molta
mitologia, e gli storici che se sono occupati sono caduti spesso nella trappole
del “se soltanto”: se soltanto questa o quell’altra cosa fossero andate
diversamente l’operazione si sarebbe trasformata in un grande successo. Ma tale
“cernita dei difetti” in realtà ottiene solo di distrarre l’attenzione dal
semplice fatto che Market Garden fu un esempio perfetto di come non si dovrebbe
pianificare un’operazione aviotrasportata.
Si trattò di uno dei
peggiori disastri di parte Alleata della Seconda guerra mondiale, immortalato
nel film del 1977 Quell’ultimo ponte (A Bridge Too Far). Il piano, che
prevedeva un attacco simultaneo di paracadutisti e forze di terra che avrebbe
dovuto spezzare le difese tedesche nei Paesi Bassi; ebbe inizio il 17 settembre
1944 e appena una settimana dopo terminò in un disastro con migliaia di morti.
A subire più perdite furono i paracaduti britannici che costituivano
l’avanguardia dell’assalto, durante lo sventurato tentativo di impadronirsi del
ponte della città olandese di Arnhem.
Solo un mese prima,
mentre i tedeschi fuggivano incalzati dalle fasi finali della Battaglia di
Normandia, gli Alleati erano di umore completamente diverso: l’avanzata verso
il Reich procedeva spedita ed era venuto il momento di decidere la mossa
successiva. E fu lì che nacque la malaugurata idea di Market Garden.
Alla base dell’erronea
pianificazione c’erano le ambizioni del feldmaresciallo Bernard Montgomery, che
aveva comandato le forze di terra in Normandia. Il suo obiettivo era prendere
il controllo di tutta la strategia Alleata, e intendeva riuscirci attraversando
per primo la linea del Reno; in tal modo Dwight D. Eisenhower, comandante in
capo della Forza di Spedizione Alleata in Europa, gli avrebbe assegnato anche
il comando delle forze americane e priorità assoluta per i rifornimenti. Per
ottenere ciò Montgomery aveva bisogno della Prima Armata Alleata
Aviotrasportata, che Eisenhower aveva costituito il 2 agosto 1944 ritenendo
servisse un unico ente per coordinare le unità di paracadutisti. Tuttavia, a
dispetto degli sforzi del comandante in capo per mantenere in equilibrio i
rapporti tra gli Alleati, il risultato fu assi metrico: lo staff del generale
americano Lewis Brereton era formato in prevalenza da ufficiali dell’aviazione
degli Stati Uniti, con una sola eccezione britannica costituita dal suo vice,
il tenente generale Frederick “Boy” Browning. La muta antipatia tra Brereton e
Browning– due persone che avevano come unico tratto in comune la vanità – non
aiutava la situazione. Browning era un ufficiale dei Granatieri dall’aspetto
grifagno, sposato con la scrittrice Daphne du Maurier e abituato a darsi arie
da divo del cinema. Non gli mancava il coraggio, ma aveva un carattere
estremamente nervoso e non vedeva l’ora di guidare in azione le unità di
paracadutisti. Le sue malcelate ambizioni, unite ai modi perentori, non gli
conquistarono la simpatia dei comandanti americani. Il 3 settembre Montgomery
si incontrò con il generale Omar Bradley per discutere di un’operazione
aviotrasportata nel sud del Belgio, al di là della Mosa. Bradley voleva che
l’aereo da trasporto truppe in questione venisse impiegato piuttosto per
rifornire di carburante la Terza Armata di Patton e Montgomery accettò di
cancellare l’operazione, ma con un secondo fine in mente: conclusa la vicenda
con Bradley, ordinò un’altra operazione aviotrasportata “allo scopo di mettere
in sicurezza i ponti sul Reno tra Wesel e Arnhem”, che avrebbe dovuto chiamarsi
Operazione Cometa (in linea con le ambizioni di Montogomery di guidare la
penetrazione Alleata in Germania). Inutile dire che, quando si rese conto di
come Montgomery lo aveva giocato, Bradley andò su tutte le furie.
Mappa dell'Europa Nord-Occidentale nel 1944 - Operazioni del 21º Gruppo di Armate dal 15 settembre al 15 dicembre
Un piano sbagliato in
partenza.
Il piano dell'operazione Market Garden nel suo complesso
Lo sbarco di Normandia era
avvenuto da appena tre mesi quando gli anglo-americani tentarono
un’incursione in profondità nel territorio olandese occupato dai tedeschi per
superare di slancio il Reno e invadere la Germania, con l’intento di
accelerare di molto la conclusione della guerra. Il compito più importante fu
affidato alle divisioni aviotrasportate, in particolare alla 1a divisione
aviotrasportata britannica (supportata dalla Brigata Paracadutisti polacca),
alla 82a e alla 101a statunitensi. Esse dovevano impossessarsi dei ponti sui
fiumi Mosa, Waal e Reno, in attesa di essere raggiunte via terra dalle truppe
corra zatte. Il piano prevedeva che i paracadutisti assumessero di fatto il
controllo di un centinaio di chilometri dell’autostrada 69 per permettere il
transito delle truppe alleate verso la Germania. Alla fine però, quella
divenne per tutti l’autostrada dell’inferno. Tutto prese il via la mattina di
domenica 17 settembre quando circa 35mila uomini, partiti dall’Inghilterra
meridionale furono paracadutati sugli obiettivi (Market Garden è stata la più
massiccia operazione di truppe
aviotrasportate della storia) o arrivarono sul teatro delle operazioni a
bordo di alianti Waco CG-4 Hadrian, cominciando a prendere terra in Olanda
verso mezzogiorno. Le forze alleate si trovavano in superiorità numerica
rispetto a quelle tedesche, ma la reazione di queste ultime andò molto oltre
le aspettative, e i generali Model e Student riuscirono a organizzare con
grande rapidità la difesa dei punti strategici. Mentre i paracadutisti
americani, soprattutto grazie all’effetto sorpresa riuscirono a occupare
quasi tutti i ponti loro assegnati nella zona sud dell’autostrada, tra
Eindhoven, Veghel e Grave, per i britannici le cose andarono in modo diverso,
soprattutto a Anrhem. Qui i paracadutisti della 1a divisione britannica erano
stati lanciati con molta poca precisione ed erano atterrati a diversi
chilometri dagli obiettivi (il ponte principale si trovava nel centro di
Arnhem). Nonostante questo erano convinti di cogliere di sorpresa le poche
truppe di retroguardia, ma invece nei sobborghi della città si trovarono
davanti i carri armati nemici: si trattava di due divisioni corazzate di SS
di cui l’intelligence alleata aveva praticamente perso le tracce. I parà
britannici non disponevano di armamento pesante, ma solo di fucili,
mitragliatori e cannoni leggeri e quindi si trovarono alla mercé del nemico.
Un piccolo gruppo riuscì ugualmente a occupare il ponte, ma il grosso delle
truppe britanniche era diviso e sotto assedio. Prima di arrendersi i
paracadutisti sul ponte resistettero quattro giorni, mentre il resto della
divisione rimaneva circondata tra la
periferia della città e il fiume. A quel punto fu lanciata in loro soccorso
la Brigata polacca, che però era priva di armi sufficienti a rompere
l’assedio e finì nella bolgia pagando anch’essa un prezzo altissimo in vite
umane. Il 25 settembre il comando alleato diede l’ordine di ritirarsi. Nelle
ore successive i parà provarono a riattraversare il fiume, ma solo in pochi
ci riuscirono: alla fine i caduti furono 1500, contando feriti e prigionieri
le perdite arrivarono a quasi ottomila uomini. Le attese forze di terra
dell’Operazione non erano riuscite a raggiungerli. Il 30° Corpo corazzato
britannico aveva raggiunta prima la 101a divisione Usa a Eindhoven, e poi, il
19 settembre, l’82a, che era impegnata da giorni in aspri combattimenti fra
la città di Nimega e l’altura di Groesbeek. Qui inglesi e americani insieme
riuscirono a conquistare il ponte cittadino, ma una volta attraversato si
accorsero che le truppe avrebbero dovuto avanzare per chilometri su una
strada leggermente sopraelevata e
strettissima, sulla quale la fila di carri armati e fanti alleati
diventava un perfetto bersaglio per l’artiglieria tedesca. Così nessuno poté
raggiungere Arnhem per ricongiungersi alla 1a divisione aviotrasportata
britannica, che fu decimata. Non avendo potuto conquistare tutti i ponti
l’operazione era di fatto fallita. Alla fine il costo di vite umane fu
esorbitante: gli alleati persero sul campo migliaia di soldati. A cura di
Osvaldo Baldacci.
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Carri M4 Sherman del reggimentodelle Irish Guards, comandato dal colonnello Vandeleur, avanzano il 17 settembre sull'unica strada per Nimegatra i relitti di altri Sherman distrutti precedentemente
L’AVIAZIONE ESCLUSA DAI GIOCHI. “Boy” Browing
non era affatto l’unico comandante con una gran voglia di mettere in campo i
paracadutisti e gli alianti: anche i generali americani non vedevano l’ora di
vedere in azione le loro nuove truppe aviotrasportate, e Churchill stesso
auspicava un’operazione che conquistasse del prestigio alla Gran Bretagna.
Un’ondata di ottimismo, alimentata dal rapido avanzare delle truppe dalla
Normandia al Belgio, invase gli Alleati. Disgraziatamente, Montgomery non aveva
intenzione di consultare la RAF per la sua Operazione Cometa, per quanto il War
Office e il Ministero dell’Aria, dopo il caos seguito all’invasione della
Sicilia nel 1943, avessero stabilito di comune accordo che la pianificazione di
questo genere di operazioni dovesse sempre essere guidata dall’aviazione. In
passato Montgomery era arrivato a definire uno smidollato il generale d’armata
aerea Leigh-Mallory quando quest’ultimo aveva pronosticato il fallimento delle
operazioni di paracadutisti durante l’assalto in Normandia.
Il 9 settembre 1944 il
comandante della Brigata Paracadutisti Polacca Indipendente, il maggior
generale Sosabowski, si unì a Roy Urquhart della Prima Divisione
Aviotrasportata per discutere dell’Operazione Cometa con Browning. Sosaboski
dichiarò : “Signore sono assai spiacente,
ma questa missione non ha alcuna possibilità di successo”. E proseguì
definendo un suicidio tentare un’impresa del genere con forze così ridotte.
Browning reagì offendendosi a morte.
In Belgio il generale
Dempsey, comandante della Seconda Armata Britannica, era arrivato alle stesse
identiche conclusioni di Sosabowski, e il generale Horrocks del Trentesimo
Corpo (che in seguito avrebbe giocato un ruolo fondamentale nell’Operazione
Market Garden) confermò che una testa di ponte sul Canale Alberto nel Belgio
nord-orientale sarebbe stata duramente contrastata dal nemico. La mattina dopo
Dempsey si recò al quartier generale di Montgomery e riuscì a convincerlo che,
così com’era, l’Operazione Cometa era troppo fragile: per farla funzionare
sarebbero servite almeno tre divisioni aviotrasportate, idea che a Montgomery
piacque perché avrebbe messo sotto il suo comando altre due divisioni
aviotrasportate americane, l’Ottantaduesima e la Centounesima. Sfortunatamente
per Dempsey, però, Montgomery brandì anche un comunicato appena arrivato da
Londra, che segnalava che le prime V2 erano piovute su territorio inglese dopo
essere state lanciate dalle zone attorno ad Amsterdam e Rotterdam. A
Montgomery, che aspettava solo un pretesto per muovere verso nord attraverso
Arnhem (mentre Dempsey avrebbe preferito muovere verso est), non serviva altro
per autogiustificarsi.
Dempsey fece chiamare
Browning, e in appena due ore misero assieme un nuovo piano. Marke Garden
consisteva in due parti: “Market” era l’operazione aviotrasportata con cui
l’Ottantaduesima e la Centounesima americane avrebbero conquistato i punti di
attraversamento dei fiumi e dei canali da Eindhoven a Nimega e i due ponti più
grandi d’Europa, quello sulla Mosa e quello sul fiume Waal; la Prima Divisione
Britannica Aviotrasportata e la brigata polacca sarebbero invece atterrate nei
pressi di Arnhem per impadronirsi dell’importante ponte stradale sul Basso
Reno. Nel contempo, la parte “Garden” dell’operazione sarebbe stata affidata
principalmente al Trentesimo Corpo di Horrcks, i cui carri armati avrebbero
guidato la carica verso nord con l’obiettivo di ricongiungersi ai paracadutisti
su una singola strada circondata da una distesa di campi inondati interrotta
solo da qualche macchia di bosco e da qualche piantagione.
Montgomery si recò
all’aeroporto di Bruxelles per parlare con Eisenhower. Fu il celebre incontro
in cui quest’ultimo interruppe la sequenza di lamentele dell’altro mettendogli
una mano sul ginocchio e dicendogli: “Monty,
non puoi rivolgerti a me in questo modo. Sono il tuo superiore”. Eisenhower ricordò a Montgomery di avergli
già garantito il supporto della Prima Divisone Alleata Aviotrasportata, ma
questo non provocò che una vaga menzione dell’Operazione Market Garden.
Eisenhower stava seguendo la pratica standard dell’esercito degli Stati Uniti:
una volta raggiunto l’accordo generale su una strategia, non era sua intenzione
interferire ulteriormente.
Quando Montgomery fece
ritorno al suo quartier generale tattico Dempey aveva già fissato assieme a
Browning le linee di massima dell’operazione, come recita il suo diario.
L’emozione di Browning era palpabile mentre inviava la parola in codice Now dal
quartier generale di Dempsey a quello della Prima Divisione Alleata
Aviotrasportata presso Sunninghill Park: era il segnale che convocava una
riunione di pianificazione per quella sera. Senza dubbio Brereton si risentì
del fatto che Montgomery non avesse neppure tentato di consultarlo
sull’argomento: Eisenhower aveva ordinato che il piano venisse condiviso con l’aviazione,
ma Montgomerty ignorò deliberatamente l’ordine.
Un C-47 Dakota al decollo con un aliante Waco CG-4A Haig al traino il 17 settembre 1944
Gli otto protagonisti
dell’operazione.
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Eisenhower e
Montgomery.
Il capitano e
la cheerleader.
Per
Eisenhower, comandante in capo delle forze Alleate, non era affatto facile
lavorare con l’ostinato eroe di El Alamein, Montgomery. Il primo arrivò
persino a progettare di destituire l’accordo dopo l’operazione Goodwood,
parte della campagna in Normandia, salvo poi rinunciare all’idea di per
timore di una cattiva reazione della Gran Bretagna.
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Browning.
Il falco della
battaglia.
Il
vicecomandante britannico della Prima Armata Alleata Aviotrasportata non
vedeva l’ora di guidare le sue truppe sul campo di battaglia e spinse molto
perché l’Operazione Market Garden venisse messa in atto.
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Brereton.
L’aviatore
messo da parte.
Nel
pianificare l’Operazione Market Garden, Montgomery non si prese la briga di
consultare il superiore americano di Browning né alcun altro membro
dell’aviazione.
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Sosaboski.
Il polacco
senza peli nella lingua.
Il
comandante dei paracadutisti polacchi avvertì che l’Operazione Market Garden
sarebbe stata un fallimento, ma ottenne solo di scatenare l’ira e la ripicca
dei comandanti britannici.
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Dempsey.
Il
pianificatore.
Il
comandante della Seconda Armata Britannica contribuì a organizzare
l’operazione, pur ritenendo che il piano avesse molte falle.
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Urquhart.
Lo scettico
ligio al dovere.
Urquahart
riteneva l’Operazione Market Garden “una missione suicida”, ma diede il suo
meticoloso contributo alla sua messa in pratica.
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Williams.
Il comandante
dei trasporti aerei.
Il
generale dell’USAAF sollevò obiezioni su alcuni punti chiave del piano, ma
Browning non ne fece parola con Montgomery.
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LA RIUNIONE FATALE. Alle sei del
pomeriggio, nella sala conferenze di Siuninghill Park si radunarono ventisette
ufficiali superiori. Tra loro non c’erano né Urquhart né Sosaboski: nessuno dei
due era stato invitato. Browning presentò il progetto delineato assieme a
Dempsey, usando una tabella oraria dei voli basata su un’operazione precedente
e implicando – cosa del tutto falsa – che la missione avesse il beneplacito di
Eisenhower. Brereton e il suo stato maggiore in privato lo definirono
“nient’altro che lo zoppicante scheletro di un piano”.
Si decise innanzi tutto
che avrebbe dovuto essere un’operazione diurna perché le forze aeree di
supporto potessero “eliminare in anticipo
le postazioni sui fianchi”. Poi Brereton diede la parola al maggior
generale William del Nono Comando Trasporto Truppe, i cui commenti
probabilmente fecero a Browning l’effetto di una granata in faccia. Gran parte
dei presupposti su cui lui e Dempesy aveva lavorato il giorno prima vennero
gettati all’aria: “Il programma di lancio
va modificato. La distanza in questione non permette di impiegare trasporti
doppi, ma solo trasporti singoli”. Il che significava che ogni trasporto
avrebbe potuto caricare soltanto la metà degli alianti previsti, e dato che le
giornate di metà settembre erano corte e le mattine nebbiose, Williams escluse
che si potessero fare due trasporti al giorno. Simili cambiamenti avrebbero
comportato un lasso di tempo di tre giorni per lanciare tutte le divisioni
aviotrasportate, dando per scontato un tempo atmosferico ottimale per il volo.
Anche il maggior numero di truppe d’assalto da schierare a terra il primo
giorno rispetto all’Operazione Cometa era da escludersi: metà delle forze
sarebbe dovuta rimanere indietro per fare la guardia alle aree di atterraggio
in attesa dei trasporti successivi, perché i tedeschi, una volta comprese le intenzioni
degli Alleati, avrebbero certamente concentrato truppe e batterie antiaeree su
quelle aree. È possibile che la dura posizione di Williams contenesse una
traccia di ripicca contro Montgomery, reo di non aver consultato in anticipo
l’aviazione, ma il vero problema era la strenua volontà di quest’ultimo di
imporre agli altri un piano mal concepito. In una riunione successiva gli
ufficiali dell’aviazione americana imposero le loro scelte sulle aree di
atterraggio, con la priorità principale di avvicinarsi e allontanarsi evitando
sempre le batterie tedesche. William rifiutò anche l’idea di far prendere il
controllo dei ponti più importanti da squadre d’assalto avanzate formate da
alianti (uno degli elementi fondamentali dell’Operazione Cometa). Considerate
le batterie antiaeree schierate a difesa degli obiettivi chiave, ossia i ponti
di Arnhem e Nimega, il Comando Trasporto Truppe intendeva mantenere una buona
distanza di sicurezza. Arnhem, poi, presentava una ulteriore minaccia: il campo
di aviazione della Luftwaffe situato a Deelen, appena a nord della città
principale. In conclusione la divisione britannica sarebbe dovuta atterrare
nettamente più a ovest e per raggiungere il ponte le sarebbe servita una marcia
a terra di dieci-dodici chilometri attraverso una città di non piccole
dimensioni. Insomma l’elemento vitale di ogni missione aviotrasportata, ossia
la sorpresa, sarebbe stato escluso in partenza.
Model e Harmel al quartier generale della SS-Panzerdivision "Frundsberg", in una immagine scattata pochi giorni dopo la fine della battaglia (4 ottobre)
Mappa delle zone di lancio della 1ª Divisione aviotrasportata ad Arnhem
UN’IDEA MAL CONCEPITA. L’operazione Market
Garden era, molto francamente, un pessimo piano sotto qualunque punto di vista:
tutti i problemi successivi derivarono da questo. Montgomery non aveva mostrato
alcun interesse per i problemi pratici inerenti un’operazione aviotrasportata,
né si era preso del tempo per studiare le precedenti (e spesso caotiche)
missioni in Nordafrica, in Sicilia e nella penisola di Cotentin in Normandia.
Il suo capo dell’intelligence, il brigadiere Bill Williams, espresse la
situazione in questi termini: “Conquistare
Arnhem sarebbe dipeso da uno studio del terreno che Monty non aveva fatto
quando prese la sua decisione in merito”. Di fatto Montgomery rifiutò
ostinatamente di prestare ascolto agli olandesi che lo avvertivano che
dispiegare il Trentesimo Corpo in quella singola strada sopraelevata tra i
campi sarebbe stato impossibile.
Al di là di ogni altra
questione, il punto era che una missione del genere poteva avere successo solo
in assenza di qualunque imprevisto. La probabilità che i tedeschi facessero
saltare in aria il ponte sul fiume Waal a Nimega quasi non venne discussa: ma,
se lo avessero fatto davvero – e non averlo fatto rappresentò un errore
insolito per i tedeschi – il Trentesimo Corpo non sarebbe mai riuscito a
raggiungere in tempo la 1a divisione ad Arnhem. Di giorno in giorno i difetti
del piano divennero sempre più evidenti, ma Browning rifiutò di suggerire a
Montgomery di tornare sui propri passi. Il 12 settembre Sosabowski venne
informato che li alianti a lui assegnati erano stati diminuiti di numero e che
avrebbe dovuto lasciare indietro tutta la sua artiglieria: le sue armi
anticarro sarebbero state schierate sulla sponda opposta del fiume rispetto
alla posizione dei suoi uomini. Due giorni dopo fece presente che la testa di
ponte che lui e i suoi avrebbero dovuto mantenere si estendeva su oltre
quindici chilometri di terreno accidentato e che esisteva dunque la possibilità
che la sua brigata dovesse atterrare direttamente in territorio nemico. Se i
britannici non fossero riusciti a prendere il ponte, i polacchi sarebbero
rimasti bloccati dal lato sbagliato del fiume.
I comandanti di brigata
britannici, per conto loro, non sollevarono mai critiche cos’ accese,
principalmente per non volevano sopportare un’altra cancellazione: il loro
unico desiderio era chiudere la faccenda una per tutte. Nelle opinioni del
brigadiere Hicks, che comandava la Prima Brigata Aerosbarco, l’operazione
Market Garden sembrava perlomeno avere più possibilità di tanti piani
assolutamente folli che l’avevano preceduta.
Il generale di brigata
Jim Gavin dell’Ottantaduesimo Aviotrasportato si dichiarò allibito che Urquhart
avesse accettato aree di atterraggio così lontane dall’obiettivo principale, ma
si sentì dire da Browning stesso che il vero obiettivo sarebbe stato mettere in
sicurezza l’altura di Groesbeek, a sud-est di Nimega, che sovrastava il
Reichswald, un vasto tratto di foresta a cavallo del confine la Germania in cui
si sarebbero potuti nascondere dei carri armati. Se i tedeschi si fossero
impadroniti di Groesbeek, era il ragionamento di Browning, la loro artiglieria
avrebbe potuto impedire al Trentesimo Corpo di raggiungere Nimega. In questo modo il ponte stradale fu declassato
a obiettivo secondario, anche perché la Prima Divisione Alleata Aviotrasporta
si era rifiutata di mettere in campo le squadre d’assalto di alianti.
Montgomery fece
orecchio da mercante anche quando il quartier generale di Eisenhower espresse
il timore che lo schieramento tedesco fosse troppo forte, dato che ad Arnehm si
trovavano le Divioni Panzer SS Hohenstaufen e Frundsberg, per quanto con solo
tre carri armati Panther in servizio e meno di seimila uomini in totale. Ma si
trattava comunque di forze sufficienti a formare un nucleo a cui si sarebbero
potute agganciare altre unità di minore esperienza. In ultima analisi gli
Alleati mancarono di considerare la rapidità e la determinazione straordinarie con
cui era capace di reagire la macchina militare tedesca; la maggior parte dei
carri armati che le truppe Alleate dovettero affrontare durante Market Garden
non era presente all’inizio dell’operazione, ma era giunta fulmineamente sul
posto grazie ai treni Blitztransport tedeschi.
Chiunque avesse un
minimo di esperienza di missioni aviotrasportate avrebbe potuto dire che le
zone di atterraggio, stabilite dodici chilometri a ovest di Arnehm, avrebbero
l’effetto sorpresa. Il maggior generale Richard Gale, che aveva comandato la
Sesta Divisione Aviotrasportata durante il D-Day, avvertì Browning che senza
squadre d’assalto avanzate l’operazione sarebbe fallita clamorosamente, e che
lui stesso non aveva intenzione di aderirvi a quelle condizioni. Browning non
fu d’accordo e ordinò a Gale di non parola della cosa con nessuno per non
danneggiare il morale.
Il 19 settembre, gli alleati tentarono l'attraversamento del canale Mosa-Schelda a Lilla-St. Hubert con delle imbarcazioni d'assalto
UN’OPERAZIONE SUICIDA. Urquhart poté fare ben
poco per sistemare l’altro problema fondamentale. Quando la Prima Brigata
Paracadutisti avesse iniziato la sua marcia verso il ponte, la Prima Brigata
Aerosbarco di Hicks sarebbe dovuta rimanere a sorvegliare l’area di atterraggio
in attesa della Quarta Brigata di Hackett, il che avrebbe lasciato a Urquhart
una singola brigata per conquistare il suo obiettivo primario, e la sua
divisione sarebbe rimasta spaccata con uno spazio molto vasto tra le due metà.
E come se tutto ciò non bastasse, i suoi addetti alle comunicazioni non erano
affatto certi che le radio potessero funzionare su distanze così grandi.
Urquhart non menzionò alcuna personale opposizione al piano né nei suoi
rapporti né nel libro che scrisse dopo la guerra, ma non era nel suo carattere
smuovere le acque e contraddire la versione dei fatti che si diffuse in
seguito, e che vedeva Arnhem come un rischio che era valsa la pena correre.
Tuttavia, secondo l’aiutante di Broning, il capitano Eddie Newbury, il 15
settembre Urquhart si presentò nell’ufficio di Browning, marciò fino alla
scrivania di quest’ultimo e gli disse: “Signore,
mi avete ordinato di pianificare questa operazione e io l’ho fatto. Ora
desidero informarla che ritengo si tratti di un suicidio”.
E i timori di chiunque
nutrisse dubbi su Market Garden si concretizzarono bene presto. Un unico
battaglione della Prima Divisione Aviotrasportata riuscì ad arrivare fino al
ponte di Nimega e fu in grado di tenere soltanto il suo settore settentrionale.
A Nimega l’Ottantaduesima Aviotrasportata non ebbe la forza di mantenere
intatto il suo fianco lungo il confine tedesco e nello stesso tempo prendere il
ponte sul Waal prima dell’arrivo – in grave ritardo – della Divisione Corazzata
della Guardia. A quel punto il battaglione al ponte di Arnehm era stato
schiacciato e il 25 settembre i resti malconci della Prima Aviotrasportata a
Oosterbeek dovettero evacuare la riva meridionale del Basso Reno. Dei circa
10600 uomini stanziati a nord del Reno vennero lasciati indietro 7900 fra morti,
feriti e prigionieri. Gli olandesi, poi non dovettero contare solo 3600 caduti
e quasi 20000 feriti gravi nei combattimenti, ma anche subire la rappresaglia
dei tedeschi per aver aiutato le truppe Alleate, più di 200000 civili si
ritrovarono senza un tetto, le loro case saccheggiate e distrutte. I Paesi
Bassi settentrionali vennero deliberatamente ridotti in carestia e quello che
seguì rimase noto come l’inverno della fame. I morti di inedia furono circa
18000, e restano senza dubbio loro le principali vittime della disastrosa
pianificazione dell’Operazione Market Garden.
Articolo in gran parte
di Antony Beevoir uno dei più importanti storici viventi della seconda guerra
mondiale pubblicato su BBC History del mese di ottobre 2018 altri testi e
immagini da Wikipedia.
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