Messalina
imperatrice lussuriosa.
Moglie
di Claudio, imperatore che succedette a Caligola, si guadagnò la fama di donna
spietata e sessualmente insaziabile. Forse erano solo dicerie, ma la cosa non
impedì che su di lei si abbattesse la damnatio memoriae.
Messalina è stata descritta dagli storici dell'epoca come una donna dissoluta e senza scrupoli, una donna dagli insaziabili appetiti sessuali, pronta a sbarazzarsi dei suoi avversari. Le fonti storiche a cui si fa riferimento, Le vite dei dodici Cesari di Svetonio, soprattutto il libro XI degli Annales di Tacito e in particolare la VI delle Satire di Giovenale:
(LA)
«
Quìd privàta domùs, quid fècerit Èppia, cùras? Rèspice rìvalès divorùm; Claùdius àudi quaè tulerìt. Dormìre virùm cum sènserat ùxor sùmere noctùrnos mèretrìx Augùsta cucùllos aùsa Palàtino et tègetèm praefèrre cubìli lìnquebàt comitè ancìlla non àmplius ùna. Sìc, nigrùm flavò crinèm abscòndente galèro, ìntravìt calidùm veterì centòne lupànar èt cellàm vacuàm atque suàm; tunc nùda papìllis pròstitit aùratis tìtulùm mentìta Lycìscae òstendìtque tuum, gènerosè Britànnice, vèntrem. Èxcepìt blandà intrantès atque aèra popòscit còntinuèque iacèns cunctòrum absòrbuit ìctus. Mòx, lenòne suàs iam dìmittènte puèllas, trìstis abìt et, quòd potuìt tamen, ùltima cèllam claùsit adhùc ardèns rigidaè tentìgine vùlvae, èt lassàta virìs necdùm satiàta recèssit, òbscurisquè genìs turpìs fumòque lucèrnae foèda lupànarìs tulìt ad pùlvinàr odòrem. [5]» | (IT)
«Perché ti preoccupi di una casa privata, di cosa abbia fatto Eppia? [6].
Guarda i rivali degli dei [7]; ascolta Claudio che cosa ha sopportato. Quando la moglie si accorgeva che il marito dormiva, osando l’Augusta meretrice mettersi dei cappucci da notte e preferire al talamo del Palatino una stuoia, lo abbandonava, con non più di una ancella come compagna. Così, mentre una parrucca bionda nasconde i capelli neri, entra nel caldo lupanare dalle tende vecchie e nella stanzetta vuota, tutta per lei; allora nuda con i capezzoli dorati si prostituisce inventando il nome di Licisca e offre, o nobile Britannico [8], il tuo [9] ventre. Accoglie generosa chi entra e chiede il prezzo e di continuo, sdraiata, assorbe i colpi di tutti. Poi, quando il lenone manda via le sue ragazze, triste se ne va e, l’unica cosa che può fare, per ultima chiude la stanza, ardendo ancora per l’eccitazione della sua vulva turgida, e, spossata dagli uomini ma non sazia, se ne va, con le guance scure e sporca per il fumo della lucerna porta l’ignobile odore del lupanare nel talamo nuziale.» |
Messalina
era figlia dei patrizi Messalla Barbato e Domizia Lepida. La sua bisnonna,
Ottavia, era sorella del primo imperatore, Augusto, e nonna materna di Claudio.
Di quest’ultimo sovrano, che regnò dal 41 al 54, Messalina sarebbe diventata la
terza moglie, intorno al 40, quando aveva 15 anni. Da Claudio ebbe due figli:
Ottavia, che sarebbe andata in sposa a Nerone e Britannico. Le fonti lasciano
intendere che Messalina s’improvvisò “censore” della moralità pubblica,
concluse loschi affar pur di ottenere guadagni elevati e fece togliere la
cittadinanza ai suoi nemici personali per darla ad altri. Tutte cose
esecrabili, ma in realtà non esistono prove a suo carico. Non siamo neppure
sicuri che, completamente depilata, gli occhi bistrati con l’antimonio, le labbra
dipinte di un rosso lascivo, seni e capezzoli cosparsi di povere dorata, amasse
prostituirsi nei lupanari dell’Urbe, concedendosi a gladiatori e soldati. Anche
di questo, infatti, la si accusava. Claudio non la dotò mai di alcun titolo:
nemmeno quello di Augusta, che le sarebbe spettato in quanto consorte
dell’imperatore. Anzi, nel 48 Messalina fu costretta a rifugiarsi con la madre
nei giardini di Lucullo con l’ordine di rasi la morte. Si ferì al seno e al
collo, ma non ebbe il coraggio d’infliggersi il colpo fatale, assestatole da un
tribuno su ordine di Claudio stesso. Svetonio narra che l’imperatore, pronto
per consumare il banchetto, abbia chiesto perché la signora non fosse arrivata.
Un liberto gli ricordò che il sole aveva illuminato Roma per due volte da
quando Messalina era stata uccisa per suo volere.
IL PIU’ BELLO DI ROMA. Stando alle voci,
spesso malevole, la domma frequentava i postriboli dell’Urbe e gli angoli più
loschi delle strade romane pur di procurarsi uomini, per cui nutriva un’attrazione
irresistibile. Un giorno conobbe colui che Tacito avrebbe definito “il più bel
giovane di Roma” il console Caio Silio, e promise a se stessa di non
lasciarselo scappare. La moglie del prescelto, Giulia Silana, Era nota per i
tradimenti ai danni del consorte, quindi non costituiva un particolare
ostacolo, anzi, a maggior ragion, la sua infedeltà avrebbe spinto il console
tra le braccia di Messalina. Anche Caio Silio, da parte sua aveva ottime
ragioni per nutrire rancore verso la famiglia imperiale: suo padre era stato
costretto ad ammazzarsi da Tiberio, zio di Claudio e imperatore dal 14 al 37.
Per di più, il console lamentava il fatto che Claudio non l’avesse mai
considerato, nonostante gli anni di servizio militare condotti con onore. Da
parte sua, l’imperatore aveva più di un motivo per detestare Silio. In
particolare lo odiava da quando si era prodotto in una battuta contro di lui in
Senato: mentre Claudio si profondeva in uno dei suoi discorsi, Caio aveva
citati alcuni versi del poeta Orazio, relative alle limpide acque del fiume
Xanto, in cui “Apollo amava intingere le chiome”, per poi passare a parlare del
melmoso fiume Rodano. Silio, a quel punto, ricordando che Claudio era stato
costretto da Caligola (in modo umiliante) a fare il bagno proprio in quel
fiume, aveva aggiunto: “in cui ama intingere le chiome Claudio”. La freddura
aveva fatto esplodere in sonore risate per i senatori: per l’imperatore era
stata una ferita insanabile.
Il divo Claudio.
Claudio era storpio e balbuziente.
La madre Antonia Minore, lo definiva “un mostro d’uomo, non compiuto, ma solo
abbozzato dalla natura”. Nonostante ciò pare che la sua eloquenza fosse
prodigiosa. Per combattere i vuoti di memoria che gli si potevano presentare
nel mezzo di un discorso, gli era stato consigliato di dire “Ahimé ! non
trovo le parole per esprimere la forza dei miei sentimento su questo tema”.
Così aveva tempo di ricposare la mente e ricercare nella memoria ciò che
avrebbe dovuto dire. E le parole tornavano. Tuttavia, peccava d’ingenuità e
Messalina seppe approfittarne. Anche in ambito familiare lo deridevano e,
quando arrivava tardi ai banchetti, veniva fatto girare più volte per la sala alla ricerca di un posto che
nessuno intendeva cedergli. Eppure, la recente critica storiografica l’ha
rivalutato, presentandolo come un abile amministratore, savio legislatore e
buon stratega: la conquista della Britannia avvenne sotto il suo comando. Di
certo era uno smemorato patologico: più di una volta inviò i suoi servi in
casa di un conoscente per invitarlo a un sontuoso banchetto, non ricordando
di averlo fatto uccidere proprio quella mattina.
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DIVORZIO E MATRIMONIO. Le doti seduttive di
Messalina fecero capitolare Silio che divorziò da Giulia. A dirla tutta, il
console era attratto dalla moglie dell’imperatore, ma sapeva anche che, se si
fosse sottratto alla sua corte, sarebbe stato eliminato con una condanna a
morte per futili motivi. Ottenuto ciò che voleva, Messalina intendeva convolare
a nuove nozze con Silio dopo aver divorziato a sua volta, ma nello stesso tempo
voleva continuare a tenere sott’occhio il trono, per sottrarlo a Claudio e fare
in modo che Silio diventasse imperatore. Per riuscire nel suo intento, escogitò
un piano ingegnoso. Una mattina fece una confessione al marito: terrorizzata da
sogni terribili, si era rivolta agli indovini, i quali le avevano rivelato che
l’uomo legato a lei dal vincolo del matrimonio era destinato a morte violenta
entro un mese. Perché ciò non accadesse (suggerì Messalina) occorreva fare una
cosa: ripudiarla e tenerla lontana finché non fosse terminato il periodo
previsto dal vaticinio, per poi risposarla. Ma Claudio le ricordò che la legge
impediva a un uomo di legarsi nuovamente alla moglie che aveva ripudiato, a
meno che questa, nel frattempo, non avesse contratto un nuovo matrimonio e poi
divorziato. Messalina rispose: “Dove sta
il problema? Troverò un uomo che, dopo il tuo ripudio, mi sposi e resti mio
marito per il tempo necessario. Quindi divorzierò e noi due potremo risposarci”.
L’imperatore approvò lo stratagemma e iniziò a proporre possibili mariti, ma
alla fine, a suo parere, l’unico nome plausibile era quello di Caio Silio. La donna
si presentò così come vittima sacrificale: avrebbe immolato se stessa in quel
rito tragicomico, da cui la sua fama sarebbe uscita disonorata. Ma pur di
salvare il suo Claudio era disposta a sopportare qualsiasi cosa. Quello stesso
giorno, l’imperatore ripudiò la moglie che, attrice consumata, si gettò ai suoi
piedi implorandolo di non farlo. Per tutta risposta Claudio, con la sua
proverbiale eloquenza, pronunciò un discorso sulla fine dell’amore e dei giorni
felici, di cui rimane solo la memoria. Dopodiché compì un gesto di generosità
inaudita: concesse alla ex moglie una lauta dote, in modo da poter accedere a
un nuovo matrimonio con onore e sostanze. Messalina cominciò allora, in cuori
suo, a progettare il passo successivo: avrebbe ordito un piano per indebolire
il potere di Claudio e far disertare coloro che, già corrotti da lei, avrebbero
acclamato imperatore Caio Silio.
La spietata meretrice.
L’influenza di Messalina su
Claudio era notevole: egli pendeva dalle sue labbra e l’assecondava in tutto,
eliminando chiunque non le fosse gradito (la cui unica colpa, era spesso,
quella di non aver ceduto alle sue profferte amorose). Si racconta, per
esempio, che un liberto, d’accordo con lei, raccontò a Claudio di aver
sognato che un noto personaggio, Appio Silano, stava ordendo una congiura ai
suoi danni. Messalina disse di aver fatto lo stesso sogno. Nel medesimo istante
l’ignaro Silano giungeva nelle stanze dell’imperatore: per ammazzarlo,
naturalmente, dissero i due. E così Silano fu ucciso. La crudeltà di
Messalina non aveva limiti: pare avesse provato a far eliminare anche Nerone,
figlio di Agrippina (poi quarta moglie di Claudio), perché temeva che potesse
ostacolare l’ascesa di suo figlio Britannio (e non sbagliava). Assoldò alcuni
sicari, i quali però alla fine si astennero dal compiere il delitto poiché,
entrati nella camera del ragazzo, videro un serpente eretto presso il suo
letto.
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LE NOZZE DELLA VERGOGNA. Claudio aveva promesso
che sarebbe stato presente, come pontefice, alle nozze di Messalina e Silio. Sennonché,
mentre si trovava a Ostia per presenziare all’inaugurazione di un granaio,
ricevette un messaggio da Calpurnia, la sua cortigiana più fedele. Gli riferiva
che Messalina aveva preso marito senza attenderlo: aveva anticipato in segreto
le nozze, in modo da farla coincidere con l’inaugurazione del granaio ostiense
ed essere sicura che Claudio fosse lontano. Stando a Tacito, la donna aveva
sposato Silio nel pieno rispetto del rituale, ossia alla presenza di un
officiante, con tanto di libagioni e sacrifici agli dei. Aveva poi offerto agli
invitati un lauto banchetto, ispirato ai più sfrenati costumi dionisiaci: attorno
alle tavole imbandite, quantità enormi di uva erano state messe sotto i torchi,
il vino scorreva a fiumi e la stessa sposa, indossando una corta tunica che le
lasciava scoperto il seno, si era abbandonata alla frenesia di danze orgiastiche
agitando un tirso (bastone con una pigna alla sommità, tipico dei seguaci del
dio Dionisio), abbracciando e baciando più volte il novello sposo. Infine, si
era poi ritirata con lui nell’alcova. Era stato, insomma, un vero matrimonio e
non certo una pantomima per esorcizzare i risvolti tragici di un vaticinio. Inizialmente
Claudio non vide nulla di strano in quelle nozze, convinto di aver
semplicemente memorizzato male la data. Ma Narciso, un liberto che risiedeva
presso Calpurnia e aveva intuito i piani di Messalina, gli riferì che tutti, a
Roma, sapevano che sua moglie aveva contratto nozze vere e legittime con Silio.
Questo, per Claudio, si
sarebbe rivelato uno smacco insopportabile al cospetto del popolo, che avrebbe
cominciato a parteggiare per la nuova coppia. Gli occhi del sovrano finalmente
si aprirono; nominato Narciso comandante della sua guardia, fece ritorno a
Roma, dopo aver coperto a piedi, in brevissimo tempo, le 18 miglia che separano
l’Urbe da Ostia.
Mentre ancora si
svolgeva il banchetto nuziale, un invitato, un certo Vezio Valente, salì sulla
cima di un pino, dicendo che lì lo attendeva una driade (una ninfa degli
alberi). Tutti, ridendo, gli rivolsero battute licenziose. Ma fu quello che
vide dalla sommità dell’albero a sconvolgere Vezio: il luccichio delle corazze
delle guardie che si avvicinavano. Avendo inteso che quei soldati portavano la
vendetta dell’imperatore, lanciò l’allarme. Chi poté fuggì all’istante, mentre
Silio si recò nel foro fingendo indifferenza. Senza vergogna Messalina tentò di
convincere Claudio che c’era stato un equivoco: quello appena celebrato era un
matrimonio finto e temporaneo. Ma Narciso gli rivelò i nomi di tutti gli uomini
con cui l’ex moglie lo aveva tradito: erano ben 160. Sebbene all’imperatore non
fossero sfuggite alcune scappatelle, portare sulla testa le corna di così tanti
uomini era davvero troppo. Messalina cercò di rifugiarsi nei giardini di
Lucullo, dove fu giustiziata dopo il falli suicidio. In seguito, su di le si
abbatté la damantio memoriae: il suo nome fu eliminato da atti e monumenti: le
sue statue vennero distrutte. Anche il bel Casio Silio venne giustiziato.
Claudio, stanco di
delusioni coniugali, dichiarò che mai più avrebbe preso moglie; invece, solo
pochi mesi dopo, sposò Agrippina, madre del suo successore al trono Nerone. La dinastia
Giulio-Claudia, inaugurata da Augusto, si avviava a chiudersi in tragedia.
Articolo in gran parte
di Ivo Flavio Abela pubblicato su Civiltà Romana n. 2 Sprea editori. Altri testi
e immagini da Wikipedia.
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