sabato 23 marzo 2019

La grande ribellione di Budicca.


La Britannia arde.
La grande ribellione di Budicca.
Sotto la guida della regina degli iceni Budicca tra il 60 e il 61 d.C.
Sotto la guida della regina degli iceni Budicca, tra il 60 e il 61 d.C., i britanni si ribellarono al recente dominio dei romani, i quali, oltre a essere smodatamente avidi, avevano riservato un trattamento ignobile alla stessa sovrana e alle sue figlie, che erano state stuprate e umiliate. Roma schiacciò la rivolta con una brutale repressione.

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Boudicca
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Regina degli Iceni
In caricaI secolo
PredecessorePrasutago
NascitaBritannia33
Morte60/61
ConsortePrasutago
Boudicca, o Boadicea (33 – 60/61 d.C.), è stata una regina della tribù degli Iceni, popolazione che viveva nell'Inghilterra orientale. Guidò la più grande rivolta anti-romana delle tribù dell'isola.
Il suo nome è stato tramandato in diverse forme, a causa di diverse corruttele presenti in molti manoscritti medioevali. Nel XIX e nel XX secolo la forma più utilizzata era Boadicea, derivata probabilmente da un errore di trascrizione medievale di un manoscritto di Tacito, il cui originale riporta invece BoudiccaBasandosi sull'evoluzione del gallese e dell'irlandese, il linguista Kenneth Jackson ha concluso che il nome originale in brittonico antico dovrebbe essere stato Boudica (IPA: /bɒʊ'diː.ka:/). La parola deriva dalla radice celtica *boudā, che significa "vittoria".[senza fonte]
Le fonti principali sulla vita della regina e sulla sua rivolta provengono dal De vita et moribus Iulii Agricolae di Tacito[1] e dalla Storia Romana di Cassio Dione[2].

Nell’evocativo ritratto di Budicca tracciato per il lettori romani oltre cent’anni dopo la morte della regina guerriera, Cassio Dione scrive che la sovrana riunì sotto di sé un enorme esercito, quantificato dallo storico in 120mila tra uomini e donne. Da una tribuna rialzata, la britanna di sangue nobile parlò ai suoi seguaci esortandoli a prendere le armi. Molto alta e terrificante, con una massa di capelli ramati che le arrivavano sotto la vita, impugnava una lancia e portava una collana d’oro e una tunica colorata sotto un pesante mantello chiuso con una spilla.
Questa è l’unica descrizione dettagliata di una persona britanna del periodo romano che sia arrivata fino a noi. Va però presa con le pinze. Non sappiamo da dove Dione abbia attinto le informazioni e il suo ritratto può essere per buona parte inventato. Non sappiamo da dove Dione abbia attinto le informazioni e il suo ritratto può essere per buona parte inventato. L’autore classico dipinge l’atteggiamento e le sembianze di Budicca – la sua attitudine al comando, il suo incitamento alla battaglia e la sua statura – come inconsueti in una donna secondo lo standard dei romani. La regina impugna una lancia che ne enfatizza l’aspetto marziale, cosa ritenuta poco appropriata per una domina. E le vengono attribuiti capelli sciolti e abiti colorati, che i lettori di Dione avrebbero percepito come culturalmente barbari. La collana, o torque, un monile maestoso, nell’Età del ferro britannica era simbolo di uno status sociale elevato. Questo vivido brano di propaganda romana ha incontrato il favore dei lettori anche in epoche successive, ispirando artisti e poeti nei secoli a venire.

La campagna contro Budicca, regina degli Iceni, nel 61

La sottomissione dell’isola.
La conquista della Britannia dal 43 (al tempo di Claudio) al 60 (sotto Nerone)
Anche se fu Giulio Cesare il primo generale romano a mettere piede in Gran Bretagna, l’effettiva occupazione dell’isola iniziò quasi cento anni più tardi, sotto l’imperatore Claudio. Nel 43 d.C. sbarcarono quattro legioni agli ordini di Aulo Plauzio, per un totale di 20mila ausiliari e 4 legioni, che riuscirono a sospingere i capi catuvellauni Togodumno e Carataco al di là del Tamigi. Poco dopo giunse sull’isola lo stesso Claudio, con altre truppe, ottenendo la resa di Camulodunum Plauzio proseguì l’avanzata e stabilì il confine settentrionale della nuova provincia, la Britannia. Con Nerone riprese slancio la conquista delle aree occidentali e le legioni raggiunsero l’isola sacra di Anglesey, centro della resistenza dei britanni. L’espansione romana fu facilitata dalla collaborazione di capi tribù locali, come la regina Cartimandua o i re Cogidubrius, e Prasufago. Ma nel 60 d.C., l’umiliazione subita dalla famiglia di Prasulago dopo la  sua morte scatenò una ribellione guidata dalla vedova Budicca.

FOMENTRATICE DELLA RIVOLTA. Nel discorso a lei attribuito da Cassio Dione, Budicca espone le ragioni della rivolta, in prima istanza l’avidità dei romani, che si impossessavano delle terre ed esigevano tributi onerosi. I britanni reagirono infuriandosi, sollevandosi in una resistenza armata che sfociò in un gran numero di vittime su entrambi i fronti e quasi causò la fine della provincia romana. Gli eventi in questione vengono fatti risalire agli anni 60-61 d.C., anche se è probabile che la rivolta fosse già terminata alla fine del 60. Questo è quanto fanno pensare le informazioni ricavate dalle tavolette romane recentemente ritrovate durante gli scavi per la realizzazione del quartier generale di Bloomberg, a Londra, le quali indicano che, all’epoca in cui furono scritte, Londinium era già tornata  a essere un fiorente centro commerciale. Gli scritti di Tacito della fine del primo secolo forniscono ulteriori dettagli sulla rivolta. Egli annota che Budicca era moglie di Prasutago, sovrano del popolo degli iceni. Quando il “re cliente” dell’impero romano morì, lasciò le sue ricchezze e le sue terre alle figlie e all’imperatore Nerone. Tacito scrive che gli amministratori imperiali, però, ignorarono le disposizioni del sovrano deceduto: confiscarono tutto ciò gli era appartenuto e fecero picchiare Budicca e violentare le figlie. Spinti alla rivolta, gli iceni di Budicca si unirono a tribù confinanti come i trino vanti, anch’esse scontente dell’invasore, per ribellarsi ai romani.
Nel 60 d.C., l’idea della Britannia come provincia romana era nuova. La campagna militare  imperiale durava da circa 17 anni, cioè da quando nel 43 d.C. un ingente esercito era approdato nel Kent e aveva riportato un’importante vittoria, che si era conclusa con la resa di undici re britanni a Colchester, nell’Essex. L’imperatore Claudio, predecessore di Nerone, era venuto di persona da Roma per vedere con i suoi occhi la vittoria, accompagnato da membri eminenti del senato romano e un seguito che includeva elefanti da guerra. La popolazione dell’antica Britannia non era unita nella resistenza contro i conquistatori, essendo composta da un gran numero di popoli e tribù indipendenti. Prasutago doveva essere stato nominato sovrano cliente dei romani nella provincia icena dopo l’invasione del 43 d.C. Questo significa che sia lui sia la sua famiglia si consideravano alleati di Roma. Fino al 60 d.C. le legioni romane avevano conquistato gradualmente buona parte della Gran Bretagna meridionale e orientale, dopodiché la rivolta di Budicca, con tutto ciò che comportò, ritardò ulteriori annessioni alla provincia.
Nel 60 d.C. la Britannia era governata da Gaio Svetonio Paolino, console romano, responsabile della gestione del territorio e del suo controllo militare. Tacito racconta che Svetonio marciò contro la roccaforte druida sull’isola sacra di Anglesey, dove si trovò di fronte a donne vestite di nero, che come furie dalla riva opposta lanciavano maledizioni sui soldati romani che tentavano di attraversare le acque. L’attacco all’isola sacra infiammò probabilmente gli animi dei britanni. Comunque il governatore fu costretto a riturare le sue truppe a causa di sviluppi legati alla rivolta di Budicca, nella Britannia meridionale.

Camulodunum, la città odiata.
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Battaglia di Camulodunum
Parte della rivolta di Boudica
Essex UK map.svg posizione
L'area generale in cui si pensa che la battaglia abbia avuto luogo, vicino a Camulodunum .
Data60 o 61 d.C.
Posizione
sito sconosciuto, vicino a Camulodunum
RisultatoVittoria britannica
belligeranti
impero romanoIceni , Trinovantes e altretribù britanniche
Comandanti e leader
Quintus Petillius CerialisBoudica
Unità coinvolte
Legio IX HispanaNessuna
Forza
2.500Sconosciuto, forse 10.000 +
Vittime e perdite
c. 2.000Sconosciuto
La Battaglia di Camulodunum , conosciuta anche come il massacro della Nona Legione , fu la principale vittoria militare degli Iceni e dei loro alleati su un esercito romano organizzato durante la rivolta di Boudica contro l'occupazione romana della Britannia. Un grande vexillation della Legio IX Hispana fu distrutto dai ribelli. Durante il tentativo di liberare la coloniaassediata di Camulodunum ( Colchester , Essex ), i legionari della Legio IX Hispana guidati da Quinto Petillius Cerialis, sono stati attaccati da un'orda di tribù britanniche, guidate dagli Iceni. Probabilmente l'80% dei soldati romani sono stati uccisi nella battaglia. L'evento è registrato dallo storico Tacito nei suoi Annali . [1]
Tacito racconta che i legionari veterani insediatisi a Camulodunum (l’odierna Colchester) suscitavano l’odio dei trinovanti – la  popolazione che occupava quel territorio – perché “li cacciavano dalle loro case e li allontanavano dai loro campi, chiamandoli prigionieri e schiavi”. I britanni vedevano il grande tempio della colonia dedicata all’imperato Claudio “come la fortezza della dominazione eterna”, tanto più che l’élite autoctona era costretta a spendere ingenti somme per il culto imperiale. I ribelli assalirono la colonia, che non era protetta da mura e aveva solo un piccolo contingente militare. Inoltre, per mancanza di lungimiranza, non erano stati scavati fossati né erette palizzate, e gli anziani, le donne e i bambini non erano stati portati in un luogo sicuro. I romani si rifugiarono nel tempio di Claudio, che forse era ancora in costruzione e cadde dopo due giorni di assedio.


A FERRO E FUOCO. I britanni lanciarono l’attacco contro Camulodunum, la colonia romana a Colchester. L’insediamento era il principale simbolo culturale dell’occupazione romana in Britannia, dove Claudio aveva accettato la resa dei re locali nel 43 d.C. Camulodunum era stata la più importante base militare romana fino al 50 d.C., quando la fortezza era stata rimpiazzata da una colonia romana: una città con case ed edifici pubblici e industriali, frequentati da commercianti. Lì era stato costruito il massiccio e imponente tempio in pietra in stile classico romano consacrato al culto dell’imperatore Claudio, per commemorarne la conquista. I seguaci di Budicca incendiarono l’edificio distruggendolo completamente, senza lasciare in piedi nemmeno una pietra. E decapitarono la statua bronzea dell’imperatore, che probabilmente si trovava esposto in un luogo pubblico, come il foro di Camulodunum. La testa fu ritrovata nel 1907 nell’Alde, un fiume del Suffolck a 60 chilometri da Colchester, ed è ora in mostra al British Museum. Dopo avere sconfitto l’unità dell’esercito romano inviata a proteggere la colonia, i britanni si spostarono a occidente, verso Londinium. Rapidamente costruito sulle rive del Tamigi, l’insediamento romano dell’attuale Londra era il secon
do centro urbano più importante della provincia imperiale in via di sviluppo. Svetonio Paolino e i suoi soldati marciarono sulla città, ma decisero di non dare battaglia ai britanni in quel luogo. Gli abitanti fuggirono prima che l’insediamento fosse attaccato.
Tacito racconta anche che Verulamium, la città romana sviluppatasi vicino a St. Albans, nell’Hertforshire, subì lo stesso destino. Se Camulodunum era una colonia di cittadini romani e Londinium il porto principale della provincia (con una popolazione che includeva molti commercianti d’oltremare), Verulamium era una città “indigena”, un insediamento in cui i britanni alleati dei romani stavano costruendo un nuovo centro urbano sui modelli di quelli imperiali. A Londinium, Camulodunum e Verulamium gli archeologici hanno scoperto spessi strati di bruciato risalente al 60 d.C., una testimonianza della furiosa reazione britanna alla dominazione romana. Tacito scrive del barbaro trattamento riservato agli abitanti di queste città dai rivoltosi, osservando che si stimava che a Londinium, Camulodunum e Verulamium fossero stati uffici un totale di 70mila tra romani e abitanti della provincia.

Le mura della città romana, Head Street fino alla porta Balkerne 3.JPG
Mura della città romana di Colchester

LA RIVOLTA SEDATA. Svetonio Paolino preparò il suo piano di battaglia per affrontare i ribelli di Budicca. In una valle protetta alle spalle da una foresta decise di schierare un esercito di circa 10mila soldati della quattordicesima e ventesima legione, supportati da ausiliari. I romani erano in netta ed evidente minoranza rispetto ai britanni, i quali a loro volta erano talmente sicuri della vittoria da sistemare le proprie famiglie sui carri con vista sul sito della battaglia. E’ possibile che tra i guerrieri di Budicca ci fossero delle donne. Tacito narra che la regina si aggirava per il campo su una biga, incoraggiando i seguaci: “Passava davanti a loro proclamando che era già abitudine che i britanni lottassero al comando di donne, ma che in quell’occasione non si trattava di vendicare il suo regno e la sua fortuna, nonostante lei fosse figlia di grandi genitori, ma la sua libertà perduta, il suo corpo sfinito dai colpi, il pudore delle sue figlie schiacciato”. Insomma, la regina si presentava come l’ennesima vittima dei romani e incitava i suoi guerrieri ricordandogli che in precedenza avevano sconfitto la legione che era venuta in aiuto a Camulodunum e che loro erano molto di più rispetto ai nemici. “Bisognava vincere, oppure morire. Questa era la sua decisione quanto donna: se gli uomini volevano vivere come schiavi, affari loro”.
Il luogo esatto in cui si sarebbe svolta la battaglia tra l’esercito di Svetonio Paolino e i seguaci di Budicca è stato oggetto di molte speculazione, ma del sito non si è mai trovato traccia. È probabile che la battaglia sia avvenuta da qualche parte nelle Midland inglesi, mentre i britanni, saccheggiata Verulamium, si accingevano a spostarsi verso qualche altra città romana.
La descrizione di Tacito fa pensare che i seguaci di Budicca non fossero molto organizzati per gli standard romani. I britanni utilizzavano le biche proprio come avevano già fatto un secolo prima, all’epoca delle campagne d’invasione di Giulio Cesare, nel 55 e 54 a.C. Sappiamo anche che nella società dell’Età del ferro britannica le persone di status elevato si facevano a volte seppellire distese in questi carri da battaglia (frammenti di allestimento di bighe sono stati trovati durante alcuni scavi archeologici nello Yorkshire orientale, dove questo tipo di sepoltura era una tradizione). In ogni caso, l’enorme superiorità numerica dei ribelli venne sconfitta dalla disciplina dei soldati dell’impero. Si calcola che nella battaglia siano stati uccisi 80mila tra uomini e donne, e altri ancora feriti.
Tacito riporta che, dopo la battaglia, Budicca si avvelenò. E a seguito della vittoria, probabilmente, le truppe romane raccolsero tutte le armi rotte, seppellendo i nemici morti in grandi fosse o bruciandone i corpi. I loro morti furono verosimilmente cremati. L’unica traccia della battaglia potrebbero essere grandi fosse piene di scheletri smembrati, e forse un giorno questo sito verrà trovato. Il resoconto della battaglia finale di Budicca trasmessoci da Cassio Dione è alquanto diverso. Lo storico racconta che la regina si ammalò e morì, e che ebbe una cerimonia di sepoltura molto elaborata. Generazioni di archeologi, dal XVI al XIX secolo, hanno cercato il luogo di sepoltura della guerriera in svariate località, tra cui Stonehenge e la stazione di Charing Cross. Dei rituali funerari del popolo di Budicca, gli iceni, abbiamo poche testimonianze. In generale si sa che nella Gran Bretagna dell’Età del ferro, moti cadaveri, invece di essere cremati o sepolti, ernano posti in luoghi specifici dove venivano disseccati dagli elementi.
Le rappresaglie romane per la ribellione dei britanni furono severe, e Tacito narra di insediamenti devastati dal fuoco e dalle spade. Anche se è stato difficile trovare prove archeologiche della azioni dei romani dopo la sconfitta di Budicca, scavi recenti a Londra hanno localizzato una fortificazione a Plantation Place, costruita come base per le truppe fatte arrivare in aiuto a Svetonio Paolino dalla Germania, nell’ambito della sua campagna per restaurare l’ordine nella provincia. Anche le tavolette trovate durante gli scavi fatti nel terreno dell’edificio Bloomberg a Londra testimoniano che, nel decennio successivo alla rivolta, le unità militari romane passavano dal porto ripristinato di Londinium. Una lettera dell’autunno del 62 d.C. facente riferimento a una consegna di prodotti da trasportare da Verulamium a Londinium indica che dopo la sua distruzione da parte dei ribelli il mercato della città era stato prontamente ricostruito. In ogni caso il forte impatto di questi scontri sulla Gran Bretagna ritardò l’avanzata romana di almeno un decennio.

 
La testa di una statua equestre di Claudio trovata nel Suffolk , si ritiene sia stata presa dal Tempio di Claudio durante la rivolta di Boudica. [5] [35]

Londinium, il porto della Britannia.
Modello di Londra nell'85-90 in mostra nel Museo di Londra, raffigurante il primo ponte sul Tamigi.

L’attuale Londra fu fondata poco dopo il 43 d.C., data che segna l’inizio della conquista dell’isola da parte delle truppe di Claudio. Si trovava sulla sponda settentrionale del Tamigi, ed era collegata alla riva opposta da un ponte. Se Camulodunum (l’attuale Colchester, a circa 90 km di distanza) era un’enclave che evidenziava il prestigio dell’impero, Londinium era il centro dell’attività economica. Come Camulodunum, non era protetta da una cinta murario, quindi era una facile preda. Nella Storia romana di Cassio Dione vengono descritte scene terrificanti di donne romane con il seno tagliato e poi infilato in bocca, impalamenti e crudeltà simili. L’inetto e rapace procuratore Catone Deciano, le cui smisurate pretese economiche avevano esasperato gli iceni, fuggì da Londinium per rifugiarsi sul continente.


IL LASCITO DI BUDICCA. I lettori dei racconti sulla rivolta scritto da Casio Dione e da Tacito prendevano in genere le parti degli uni o degli altri. Tacito presenta entrambi i punti di vista, descrivendo le provocazioni alle quali i britannici venivano sottoposti da parte dei conquistatori. Pur essendo membro del senato romano, lo storico non era un ammiratore delle dittature e utilizzò la rivolta per mettere in discussione il modo in cui la provincia era gestita. Entrambi gli autori descrivono, d’altronde, la barbarie dei britanni e in particolare il trattamento disumano che riservavano alle donne e ai bambini prigionieri. Non c’è alcuna indicazione che la ribellione si fosse diffusa tra le popolazioni a sud del Tamigi. Alcune tribù britanne continuarono a collaborare con i romani anche durante la rivolta. Si ritiene, ad esempio, che Cogidubnus, che governò nel sud della provincia, abbia continuato a sostenerli, e che Nerone lo abbia ricompensato per questo aumentando la sua influenza dopo la sconfitta dei britanni e regalandogli il palazzo di Fishbourne, nel West Sussex. È possibile che, senza la lealtà di Cogibudnus, i romani avrebbero perso la Britannia. Non sappiamo se gli eventi scatenati da Budicca abbiano in qualche modo avuto influenza sui britanni, una volta sedata la rivolta. A parte quelle di Tacito e Dione non sono sopravvissute testimonianze scritte che possano informarci al riguardo. Dopo aver ripristinato la propria autorità, i romani ripresero la conquista della Britannia; nell’84 d.C., il governatore Gneo Giulio Agricola aveva già annesso gran parte del nord. I romani non riuscirono però a conquistare le Highland scozzesi, cosicché, alla fine del I secolo, la provincia della Britannia arrivava a comprendere il territorio a sud del Vallo di Adriano.
Nel corso dei secoli l’immagine della regina guerriera ha conosciuto nuove fortune. Dopo la riscoperta degli scritti di Tacito nel XVI secolo, durante il Rinascimento fu spesso associata  a Elisabetta I d’Inghilterra. E se durante il XVII secolo venne considerata in modo molto più critico come una barbara senza controllo, i vittoriani reinventarono Budicca – o Boadicea, come era conosciuta all’epoca – come una valorosa paladina dell’autonomia della nazione britannica. Durante il XX secolo divenne un’icona per le suffragiste e un simbolo della resistenza al potere imperiale. E per finire, nel 2017, Teresa May è stata soprannominata “la Budicca del Brexit”.
Anche se un paragone tra l’Unione Europea e l’impero romano può considerarsi sbagliato, l’evocazione dimostra la forza che l’immagine di Budicca ancora possiede nella Gran Bretagna di oggi.



La sconfitta dei ribelli.
Non si sa dove si svolse l’ultima battaglia tra le truppe romane e quelle di Budicca. L’ipotesi più accreditata è che fosse avvenuta vicino a Mandeussedum (odierna Manchester), lungo la Watling Street, la strada che collegava la costa con Viroconium, una grande fortezza romana al confine dell’attuale Galles.
1.      Lo scontro. Legionari e ausiliari, protetti dalla foresta riescono a sostenere la carica in massa del nemico, frenadola con il lancio di giavellotti.
2.      L’assalto britannico. Organizzati in contingenti tribali, i britanni assaltano le ordinate difese romane utilizzando anche dei carri.
3.      L’attacco romano. Dopo aver scagliato tutte le lance a disposizione, i legionari partono all’attacco insieme agli ausiliari di fanteria e cavalleria. Le truppe a cavallo travolgono il nemico.
4.      L’inseguimento. Di fronte alla carica nemica, i ribelli iniziano a scappare, ma le vie di fuga sono bloccate dai carri che avevano lasciato nella retroguardia affinché le loro famiglie potessero assistere alla battaglia.
5.      La fine della resistenza. I romani vittoriosi conclusero la giornata con una carneficina, un evento frequente nelle battaglie dell’antichità. Il maggior numero di vittime si registrò durante l’inseguimento del nemico sconfitto. Secondo Tacito “I soldati non risparmiarono la vita neppure alle donne, e i cavalieri feriti dalle lance fecero crescere il cumulo di cadaveri”. Svetonio Paolino intraprese una dura campagna di repressione con il rinforzo di duemila legionari, otto coorti di ausiliari e mille cavalieri inviati dalla Germania da Nerone. Tuttavia subito dopo perse il favore dell’imperatore e fu sostituito dal nuovo capo, Publio Petronio Turpiliano.

Articolo in gran parte di Richard Hingley dell’università di Durham, coautore di Boudica, iron age Warrior Queen pubblicato su Storica National Geographic del mese di novembre 2018 – altri testi e immagini da Wikipedia.

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