La Britannia arde.
La grande ribellione di
Budicca.
Sotto la guida della
regina degli iceni Budicca tra il 60 e il 61 d.C.
Sotto la guida della
regina degli iceni Budicca, tra il 60 e il 61 d.C., i britanni si ribellarono
al recente dominio dei romani, i quali, oltre a essere smodatamente avidi,
avevano riservato un trattamento ignobile alla stessa sovrana e alle sue
figlie, che erano state stuprate e umiliate. Roma schiacciò la rivolta con una
brutale repressione.
Boudicca | |
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Regina degli Iceni | |
In carica | I secolo |
Predecessore | Prasutago |
Nascita | Britannia, 33 |
Morte | 60/61 |
Consorte | Prasutago |
Boudicca, o Boadicea (33 – 60/61 d.C.), è stata una regina della tribù degli Iceni, popolazione che viveva nell'Inghilterra orientale. Guidò la più grande rivolta anti-romana delle tribù dell'isola.
Il suo nome è stato tramandato in diverse forme, a causa di diverse corruttele presenti in molti manoscritti medioevali. Nel XIX e nel XX secolo la forma più utilizzata era Boadicea, derivata probabilmente da un errore di trascrizione medievale di un manoscritto di Tacito, il cui originale riporta invece Boudicca. Basandosi sull'evoluzione del gallese e dell'irlandese, il linguista Kenneth Jackson ha concluso che il nome originale in brittonico antico dovrebbe essere stato Boudica (IPA: /bɒʊ'diː.ka:/). La parola deriva dalla radice celtica *boudā, che significa "vittoria".[senza fonte]
Le fonti principali sulla vita della regina e sulla sua rivolta provengono dal De vita et moribus Iulii Agricolae di Tacito[1] e dalla Storia Romana di Cassio Dione[2].
Nell’evocativo
ritratto di Budicca tracciato per il lettori romani oltre cent’anni dopo la
morte della regina guerriera, Cassio Dione scrive che la sovrana riunì sotto di
sé un enorme esercito, quantificato dallo storico in 120mila tra uomini e
donne. Da una tribuna rialzata, la britanna di sangue nobile parlò ai suoi
seguaci esortandoli a prendere le armi. Molto alta e terrificante, con una
massa di capelli ramati che le arrivavano sotto la vita, impugnava una lancia e
portava una collana d’oro e una tunica colorata sotto un pesante mantello
chiuso con una spilla.
Questa è l’unica
descrizione dettagliata di una persona britanna del periodo romano che sia
arrivata fino a noi. Va però presa con le pinze. Non sappiamo da dove Dione
abbia attinto le informazioni e il suo ritratto può essere per buona parte
inventato. Non sappiamo da dove Dione abbia attinto le informazioni e il suo
ritratto può essere per buona parte inventato. L’autore classico dipinge
l’atteggiamento e le sembianze di Budicca – la sua attitudine al comando, il
suo incitamento alla battaglia e la sua statura – come inconsueti in una donna
secondo lo standard dei romani. La regina impugna una lancia che ne enfatizza
l’aspetto marziale, cosa ritenuta poco appropriata per una domina. E le vengono
attribuiti capelli sciolti e abiti colorati, che i lettori di Dione avrebbero
percepito come culturalmente barbari. La collana, o torque, un monile maestoso,
nell’Età del ferro britannica era simbolo di uno status sociale elevato. Questo
vivido brano di propaganda romana ha incontrato il favore dei lettori anche in
epoche successive, ispirando artisti e poeti nei secoli a venire.
La sottomissione dell’isola.
Anche se fu Giulio Cesare il primo
generale romano a mettere piede in Gran Bretagna, l’effettiva occupazione
dell’isola iniziò quasi cento anni più tardi, sotto l’imperatore Claudio. Nel
43 d.C. sbarcarono quattro legioni agli ordini di Aulo Plauzio, per un totale
di 20mila ausiliari e 4 legioni, che riuscirono a sospingere i capi
catuvellauni Togodumno e Carataco al di là del Tamigi. Poco dopo giunse
sull’isola lo stesso Claudio, con altre truppe, ottenendo la resa di
Camulodunum Plauzio proseguì l’avanzata e stabilì il confine settentrionale
della nuova provincia, la Britannia. Con Nerone riprese slancio la conquista
delle aree occidentali e le legioni raggiunsero l’isola sacra di Anglesey,
centro della resistenza dei britanni. L’espansione romana fu facilitata dalla
collaborazione di capi tribù locali, come la regina Cartimandua o i re
Cogidubrius, e Prasufago. Ma nel 60 d.C., l’umiliazione subita dalla famiglia
di Prasulago dopo la sua morte scatenò
una ribellione guidata dalla vedova Budicca.
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FOMENTRATICE DELLA RIVOLTA. Nel discorso a lei
attribuito da Cassio Dione, Budicca espone le ragioni della rivolta, in prima
istanza l’avidità dei romani, che si impossessavano delle terre ed esigevano
tributi onerosi. I britanni reagirono infuriandosi, sollevandosi in una
resistenza armata che sfociò in un gran numero di vittime su entrambi i fronti
e quasi causò la fine della provincia romana. Gli eventi in questione vengono
fatti risalire agli anni 60-61 d.C., anche se è probabile che la rivolta fosse
già terminata alla fine del 60. Questo è quanto fanno pensare le informazioni
ricavate dalle tavolette romane recentemente ritrovate durante gli scavi per la
realizzazione del quartier generale di Bloomberg, a Londra, le quali indicano
che, all’epoca in cui furono scritte, Londinium era già tornata a essere un fiorente centro commerciale. Gli
scritti di Tacito della fine del primo secolo forniscono ulteriori dettagli
sulla rivolta. Egli annota che Budicca era moglie di Prasutago, sovrano del
popolo degli iceni. Quando il “re cliente” dell’impero romano morì, lasciò le
sue ricchezze e le sue terre alle figlie e all’imperatore Nerone. Tacito scrive
che gli amministratori imperiali, però, ignorarono le disposizioni del sovrano
deceduto: confiscarono tutto ciò gli era appartenuto e fecero picchiare Budicca
e violentare le figlie. Spinti alla rivolta, gli iceni di Budicca si unirono a
tribù confinanti come i trino vanti, anch’esse scontente dell’invasore, per
ribellarsi ai romani.
Nel 60 d.C., l’idea
della Britannia come provincia romana era nuova. La campagna militare imperiale durava da circa 17 anni, cioè da
quando nel 43 d.C. un ingente esercito era approdato nel Kent e aveva riportato
un’importante vittoria, che si era conclusa con la resa di undici re britanni a
Colchester, nell’Essex. L’imperatore Claudio, predecessore di Nerone, era
venuto di persona da Roma per vedere con i suoi occhi la vittoria, accompagnato
da membri eminenti del senato romano e un seguito che includeva elefanti da
guerra. La popolazione dell’antica Britannia non era unita nella resistenza
contro i conquistatori, essendo composta da un gran numero di popoli e tribù
indipendenti. Prasutago doveva essere stato nominato sovrano cliente dei romani
nella provincia icena dopo l’invasione del 43 d.C. Questo significa che sia lui
sia la sua famiglia si consideravano alleati di Roma. Fino al 60 d.C. le
legioni romane avevano conquistato gradualmente buona parte della Gran Bretagna
meridionale e orientale, dopodiché la rivolta di Budicca, con tutto ciò che
comportò, ritardò ulteriori annessioni alla provincia.
Nel 60 d.C. la
Britannia era governata da Gaio Svetonio Paolino, console romano, responsabile
della gestione del territorio e del suo controllo militare. Tacito racconta che
Svetonio marciò contro la roccaforte druida sull’isola sacra di Anglesey, dove
si trovò di fronte a donne vestite di nero, che come furie dalla riva opposta
lanciavano maledizioni sui soldati romani che tentavano di attraversare le
acque. L’attacco all’isola sacra infiammò probabilmente gli animi dei britanni.
Comunque il governatore fu costretto a riturare le sue truppe a causa di
sviluppi legati alla rivolta di Budicca, nella Britannia meridionale.
Camulodunum, la città odiata.
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Battaglia di Camulodunum | |||||||
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Parte della rivolta di Boudica | |||||||
L'area generale in cui si pensa che la battaglia abbia avuto luogo, vicino a Camulodunum . | |||||||
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belligeranti | |||||||
impero romano | Iceni , Trinovantes e altretribù britanniche | ||||||
Comandanti e leader | |||||||
Quintus Petillius Cerialis | Boudica | ||||||
Unità coinvolte | |||||||
Legio IX Hispana | Nessuna | ||||||
Forza | |||||||
2.500 | Sconosciuto, forse 10.000 + | ||||||
Vittime e perdite | |||||||
c. 2.000 | Sconosciuto |
La Battaglia di Camulodunum , conosciuta anche come il massacro della Nona Legione , fu la principale vittoria militare degli Iceni e dei loro alleati su un esercito romano organizzato durante la rivolta di Boudica contro l'occupazione romana della Britannia. Un grande vexillation della Legio IX Hispana fu distrutto dai ribelli. Durante il tentativo di liberare la coloniaassediata di Camulodunum ( Colchester , Essex ), i legionari della Legio IX Hispana guidati da Quinto Petillius Cerialis, sono stati attaccati da un'orda di tribù britanniche, guidate dagli Iceni. Probabilmente l'80% dei soldati romani sono stati uccisi nella battaglia. L'evento è registrato dallo storico Tacito nei suoi Annali . [1]
Tacito racconta che i legionari
veterani insediatisi a Camulodunum (l’odierna Colchester) suscitavano l’odio
dei trinovanti – la popolazione che
occupava quel territorio – perché “li cacciavano dalle loro case e li allontanavano
dai loro campi, chiamandoli prigionieri e schiavi”. I britanni vedevano il
grande tempio della colonia dedicata all’imperato Claudio “come la fortezza
della dominazione eterna”, tanto più che l’élite autoctona era costretta a
spendere ingenti somme per il culto imperiale. I ribelli assalirono la
colonia, che non era protetta da mura e aveva solo un piccolo contingente
militare. Inoltre, per mancanza di lungimiranza, non erano stati scavati
fossati né erette palizzate, e gli anziani, le donne e i bambini non erano
stati portati in un luogo sicuro. I romani si rifugiarono nel tempio di
Claudio, che forse era ancora in costruzione e cadde dopo due giorni di
assedio.
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A FERRO E FUOCO. I britanni lanciarono
l’attacco contro Camulodunum, la colonia romana a Colchester. L’insediamento
era il principale simbolo culturale dell’occupazione romana in Britannia, dove
Claudio aveva accettato la resa dei re locali nel 43 d.C. Camulodunum era stata
la più importante base militare romana fino al 50 d.C., quando la fortezza era
stata rimpiazzata da una colonia romana: una città con case ed edifici pubblici
e industriali, frequentati da commercianti. Lì era stato costruito il massiccio
e imponente tempio in pietra in stile classico romano consacrato al culto
dell’imperatore Claudio, per commemorarne la conquista. I seguaci di Budicca
incendiarono l’edificio distruggendolo completamente, senza lasciare in piedi
nemmeno una pietra. E decapitarono la statua bronzea dell’imperatore, che
probabilmente si trovava esposto in un luogo pubblico, come il foro di
Camulodunum. La testa fu ritrovata nel 1907 nell’Alde, un fiume del Suffolck a
60 chilometri da Colchester, ed è ora in mostra al British Museum. Dopo avere
sconfitto l’unità dell’esercito romano inviata a proteggere la colonia, i
britanni si spostarono a occidente, verso Londinium. Rapidamente costruito
sulle rive del Tamigi, l’insediamento romano dell’attuale Londra era il secon
do
centro urbano più importante della provincia imperiale in via di sviluppo.
Svetonio Paolino e i suoi soldati marciarono sulla città, ma decisero di non
dare battaglia ai britanni in quel luogo. Gli abitanti fuggirono prima che
l’insediamento fosse attaccato.
Tacito racconta anche
che Verulamium, la città romana sviluppatasi vicino a St. Albans,
nell’Hertforshire, subì lo stesso destino. Se Camulodunum era una colonia di
cittadini romani e Londinium il porto principale della provincia (con una
popolazione che includeva molti commercianti d’oltremare), Verulamium era una
città “indigena”, un insediamento in cui i britanni alleati dei romani stavano
costruendo un nuovo centro urbano sui modelli di quelli imperiali. A Londinium,
Camulodunum e Verulamium gli archeologici hanno scoperto spessi strati di
bruciato risalente al 60 d.C., una testimonianza della furiosa reazione
britanna alla dominazione romana. Tacito scrive del barbaro trattamento
riservato agli abitanti di queste città dai rivoltosi, osservando che si
stimava che a Londinium, Camulodunum e Verulamium fossero stati uffici un
totale di 70mila tra romani e abitanti della provincia.
Mura della città romana di Colchester
LA RIVOLTA SEDATA. Svetonio Paolino
preparò il suo piano di battaglia per affrontare i ribelli di Budicca. In una
valle protetta alle spalle da una foresta decise di schierare un esercito di
circa 10mila soldati della quattordicesima e ventesima legione, supportati da
ausiliari. I romani erano in netta ed evidente minoranza rispetto ai britanni,
i quali a loro volta erano talmente sicuri della vittoria da sistemare le
proprie famiglie sui carri con vista sul sito della battaglia. E’ possibile che
tra i guerrieri di Budicca ci fossero delle donne. Tacito narra che la regina
si aggirava per il campo su una biga, incoraggiando i seguaci: “Passava davanti a loro proclamando che era
già abitudine che i britanni lottassero al comando di donne, ma che in
quell’occasione non si trattava di vendicare il suo regno e la sua fortuna,
nonostante lei fosse figlia di grandi genitori, ma la sua libertà perduta, il
suo corpo sfinito dai colpi, il pudore delle sue figlie schiacciato”.
Insomma, la regina si presentava come l’ennesima vittima dei romani e incitava
i suoi guerrieri ricordandogli che in precedenza avevano sconfitto la legione
che era venuta in aiuto a Camulodunum e che loro erano molto di più rispetto ai
nemici. “Bisognava vincere, oppure morire.
Questa era la sua decisione quanto donna: se gli uomini volevano vivere come
schiavi, affari loro”.
Il luogo esatto in cui
si sarebbe svolta la battaglia tra l’esercito di Svetonio Paolino e i seguaci
di Budicca è stato oggetto di molte speculazione, ma del sito non si è mai
trovato traccia. È probabile che la battaglia sia avvenuta da qualche parte
nelle Midland inglesi, mentre i britanni, saccheggiata Verulamium, si
accingevano a spostarsi verso qualche altra città romana.
La descrizione di Tacito
fa pensare che i seguaci di Budicca non fossero molto organizzati per gli
standard romani. I britanni utilizzavano le biche proprio come avevano già
fatto un secolo prima, all’epoca delle campagne d’invasione di Giulio Cesare,
nel 55 e 54 a.C. Sappiamo anche che nella società dell’Età del ferro britannica
le persone di status elevato si facevano a volte seppellire distese in questi
carri da battaglia (frammenti di allestimento di bighe sono stati trovati
durante alcuni scavi archeologici nello Yorkshire orientale, dove questo tipo
di sepoltura era una tradizione). In ogni caso, l’enorme superiorità numerica
dei ribelli venne sconfitta dalla disciplina dei soldati dell’impero. Si
calcola che nella battaglia siano stati uccisi 80mila tra uomini e donne, e altri
ancora feriti.
Tacito riporta che,
dopo la battaglia, Budicca si avvelenò. E a seguito della vittoria,
probabilmente, le truppe romane raccolsero tutte le armi rotte, seppellendo i
nemici morti in grandi fosse o bruciandone i corpi. I loro morti furono
verosimilmente cremati. L’unica traccia della battaglia potrebbero essere
grandi fosse piene di scheletri smembrati, e forse un giorno questo sito verrà
trovato. Il resoconto della battaglia finale di Budicca trasmessoci da Cassio
Dione è alquanto diverso. Lo storico racconta che la regina si ammalò e morì, e
che ebbe una cerimonia di sepoltura molto elaborata. Generazioni di archeologi,
dal XVI al XIX secolo, hanno cercato il luogo di sepoltura della guerriera in
svariate località, tra cui Stonehenge e la stazione di Charing Cross. Dei
rituali funerari del popolo di Budicca, gli iceni, abbiamo poche testimonianze.
In generale si sa che nella Gran Bretagna dell’Età del ferro, moti cadaveri,
invece di essere cremati o sepolti, ernano posti in luoghi specifici dove
venivano disseccati dagli elementi.
Le rappresaglie romane
per la ribellione dei britanni furono severe, e Tacito narra di insediamenti
devastati dal fuoco e dalle spade. Anche se è stato difficile trovare prove
archeologiche della azioni dei romani dopo la sconfitta di Budicca, scavi
recenti a Londra hanno localizzato una fortificazione a Plantation Place,
costruita come base per le truppe fatte arrivare in aiuto a Svetonio Paolino
dalla Germania, nell’ambito della sua campagna per restaurare l’ordine nella
provincia. Anche le tavolette trovate durante gli scavi fatti nel terreno
dell’edificio Bloomberg a Londra testimoniano che, nel decennio successivo alla
rivolta, le unità militari romane passavano dal porto ripristinato di
Londinium. Una lettera dell’autunno del 62 d.C. facente riferimento a una
consegna di prodotti da trasportare da Verulamium a Londinium indica che dopo
la sua distruzione da parte dei ribelli il mercato della città era stato
prontamente ricostruito. In ogni caso il forte impatto di questi scontri sulla
Gran Bretagna ritardò l’avanzata romana di almeno un decennio.
La testa di una statua equestre di Claudio trovata nel Suffolk , si ritiene sia stata presa dal Tempio di Claudio durante la rivolta di Boudica. [5] [35]
Londinium, il porto della Britannia.
L’attuale Londra fu fondata poco dopo
il 43 d.C., data che segna l’inizio della conquista dell’isola da parte delle
truppe di Claudio. Si trovava sulla sponda settentrionale del Tamigi, ed era
collegata alla riva opposta da un ponte. Se Camulodunum (l’attuale
Colchester, a circa 90 km di distanza) era un’enclave che evidenziava il
prestigio dell’impero, Londinium era il centro dell’attività economica. Come
Camulodunum, non era protetta da una cinta murario, quindi era una facile
preda. Nella Storia romana di Cassio Dione vengono descritte scene
terrificanti di donne romane con il seno tagliato e poi infilato in bocca,
impalamenti e crudeltà simili. L’inetto e rapace procuratore Catone Deciano,
le cui smisurate pretese economiche avevano esasperato gli iceni, fuggì da
Londinium per rifugiarsi sul continente.
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IL LASCITO DI BUDICCA. I lettori dei racconti
sulla rivolta scritto da Casio Dione e da Tacito prendevano in genere le parti
degli uni o degli altri. Tacito presenta entrambi i punti di vista, descrivendo
le provocazioni alle quali i britannici venivano sottoposti da parte dei
conquistatori. Pur essendo membro del senato romano, lo storico non era un ammiratore
delle dittature e utilizzò la rivolta per mettere in discussione il modo in cui
la provincia era gestita. Entrambi gli autori descrivono, d’altronde, la
barbarie dei britanni e in particolare il trattamento disumano che riservavano
alle donne e ai bambini prigionieri. Non c’è alcuna indicazione che la ribellione
si fosse diffusa tra le popolazioni a sud del Tamigi. Alcune tribù britanne
continuarono a collaborare con i romani anche durante la rivolta. Si ritiene,
ad esempio, che Cogidubnus, che governò nel sud della provincia, abbia
continuato a sostenerli, e che Nerone lo abbia ricompensato per questo
aumentando la sua influenza dopo la sconfitta dei britanni e regalandogli il
palazzo di Fishbourne, nel West Sussex. È possibile che, senza la lealtà di
Cogibudnus, i romani avrebbero perso la Britannia. Non sappiamo se gli eventi
scatenati da Budicca abbiano in qualche modo avuto influenza sui britanni, una
volta sedata la rivolta. A parte quelle di Tacito e Dione non sono
sopravvissute testimonianze scritte che possano informarci al riguardo. Dopo aver
ripristinato la propria autorità, i romani ripresero la conquista della
Britannia; nell’84 d.C., il governatore Gneo Giulio Agricola aveva già annesso
gran parte del nord. I romani non riuscirono però a conquistare le Highland
scozzesi, cosicché, alla fine del I secolo, la provincia della Britannia
arrivava a comprendere il territorio a sud del Vallo di Adriano.
Nel corso dei secoli l’immagine
della regina guerriera ha conosciuto nuove fortune. Dopo la riscoperta degli scritti
di Tacito nel XVI secolo, durante il Rinascimento fu spesso associata a Elisabetta I d’Inghilterra. E se durante il
XVII secolo venne considerata in modo molto più critico come una barbara senza
controllo, i vittoriani reinventarono Budicca – o Boadicea, come era conosciuta
all’epoca – come una valorosa paladina dell’autonomia della nazione britannica.
Durante il XX secolo divenne un’icona per le suffragiste e un simbolo della
resistenza al potere imperiale. E per finire, nel 2017, Teresa May è stata
soprannominata “la Budicca del Brexit”.
Anche se un paragone
tra l’Unione Europea e l’impero romano può considerarsi sbagliato, l’evocazione
dimostra la forza che l’immagine di Budicca ancora possiede nella Gran Bretagna
di oggi.
La
sconfitta dei ribelli.
Non
si sa dove si svolse l’ultima battaglia tra le truppe romane e quelle di
Budicca. L’ipotesi più accreditata è che fosse avvenuta vicino a Mandeussedum
(odierna Manchester), lungo la Watling Street, la strada che collegava la
costa con Viroconium, una grande fortezza romana al confine dell’attuale
Galles.
1.
Lo
scontro. Legionari e ausiliari, protetti dalla foresta riescono a sostenere
la carica in massa del nemico, frenadola con il lancio di giavellotti.
2.
L’assalto
britannico. Organizzati in contingenti tribali, i britanni assaltano le ordinate
difese romane utilizzando anche dei carri.
3.
L’attacco
romano. Dopo aver scagliato tutte le lance a disposizione, i legionari
partono all’attacco insieme agli ausiliari di fanteria e cavalleria. Le truppe
a cavallo travolgono il nemico.
4.
L’inseguimento.
Di fronte alla carica nemica, i ribelli iniziano a scappare, ma le vie di
fuga sono bloccate dai carri che avevano lasciato nella retroguardia affinché
le loro famiglie potessero assistere alla battaglia.
5.
La
fine della resistenza. I romani vittoriosi conclusero la giornata con una
carneficina, un evento frequente nelle battaglie dell’antichità. Il maggior
numero di vittime si registrò durante l’inseguimento del nemico sconfitto.
Secondo Tacito “I soldati non risparmiarono la vita neppure alle donne, e i cavalieri
feriti dalle lance fecero crescere il cumulo di cadaveri”. Svetonio Paolino
intraprese una dura campagna di repressione con il rinforzo di duemila
legionari, otto coorti di ausiliari e mille cavalieri inviati dalla Germania
da Nerone. Tuttavia subito dopo perse il favore dell’imperatore e fu
sostituito dal nuovo capo, Publio Petronio Turpiliano.
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Articolo in gran parte
di Richard Hingley dell’università di Durham, coautore di Boudica, iron age
Warrior Queen pubblicato su Storica National Geographic del mese di novembre
2018 – altri testi e immagini da Wikipedia.
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