mercoledì 21 novembre 2018

Sissi imperatrice anticonformista.


Sissi imperatrice anticonformista.

Trasformata lucida osservatrice della sua epoca e andò incontro a una tragica fine. dal cinema nel simbolo della Vienna imperiale, in realtà Sissi  non si adattò mai alla vita di corte. Viaggiatrice instancabile fu una lucida osservatrice della sua epoca e andò incontro a una tragica fine.


Elisabetta di Wittelsbach
Elisabeth of Austria, by Franz Xaver Winterhalter.jpg
L'imperatrice Elisabetta in abito da ballo, dipinto di Franz Xaver Winterhalter, 1865Imperatrice consorte d'Austria
Regina apostolica d'Ungheria
Regina consorte di Boemia
Stemma
In carica24 aprile 1854 – 10 settembre 1898PredecessoreMaria Anna di SavoiaSuccessoreZita di Borbone-ParmaNome completoElisabeth Amalie Eugenie von Wittelsbach, Herzogin in BayernTrattamentoMaestà imperiale e realeAltri titoliDuchessa in BavieraNascitaMonaco di Baviera, 24 dicembre 1837MorteGinevra, 10 settembre 1898Luogo di sepolturaCripta Imperiale, ViennaCasa realeWittelsbachPadreMassimiliano Giuseppe in BavieraMadreLudovica di BavieraConsorteFrancesco Giuseppe I d'AustriaFigliArciduchessa Sofia
Arciduchessa Gisella
Rodolfo, Principe della Corona d'Austria
Arciduchessa Maria ValeriaReligioneCattolicesimo
Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach, nata duchessa in Baviera[1] (in tedesco Elisabeth Amalie Eugenie, Herzogin in BayernMonaco di Baviera24 dicembre 1837 – Ginevra10 settembre 1898), fu imperatrice d'Austriaregina apostolica d'Ungheriaregina di Boemia e di Croazia come consorte di Francesco Giuseppe d'Austria.
Nonostante fosse cresciuta relativamente libera da vincoli sociali e di comportamento normalmente imposti alla nobiltà mitteleuropea del XIX secolo e generalmente insofferente alla disciplina di corte a Vienna, nonché alle politiche imperiali e alle condizioni di vita dei popoli sottoposti alle autorità dell'Impero austro-ungarico, rimase un simbolo della monarchia asburgica, e per tale ragione il 10 settembre 1898 fu uccisa a Ginevra, in Svizzera, dall'anarchico italiano Luigi Lucheni.
Alla figura di Elisabetta fu ispirata una trilogia di film austriaci diretti negli anni cinquanta da Ernst Marischka, in cui Romy Schneider interpretò la duchessina (impropriamente chiamata "principessa") bavarese e poi imperatrice d'Austria, divenuta celebre con il soprannome spurio di "Sissi".[2]


A metà degli anni cinquanta il cinema ha trasformato l’imperatrice Elisabetta d’Austria nel simbolo di una Vienna che vibrava a ritmo di valzer. In realtà Sissi fu una persona molto controversa, e venne accusata dai settori più conservatori delle corti europee di essere irresponsabile e stravagante. Il grande schermo non ha fatto cenno ad alcuni tratti dell’imperatrice messi in risalto, invece, da rigorose biografie successive: la tendenza all’anoressia e alla vigoressia, il carattere tormentato, l’amore per la cultura classica e l’attività poetica. Elisabetta era uno spirito delicato e lucido, che ben prima del suo entourage comprese di trovarsi di fronte alla fine di un’epoca. Ma era anche una donna profondamente infelice, condannata a vivere una vita che non voleva e obbligata a sopportare continue tragedie, che culminarono con la morte del figlio, il principe ereditario Rodolfo, avvenuta nel casino di caccia di Mayerling.
Soprannominata Sissi, Elisabetta era la quarta di dieci figli di Massimiliano Giuseppe duca di Baviera e della principessa Ludovica, figlia del re Massimiliano I di Baviera. Nata a Monaco il 24 dicembre del 1837, crebbe a Possenhofen, sulle rive del lago di Starnberg, a stretto contatto con la natura e in un ambiente libero e disinibito, che condizionò il suo carattere così come quello dei fratelli. La sorella Elena – elegante, discreta, molto religiosa ed estremamente indisciplinata – sembrava la candidata idonea al trono imperiale. Almeno questo pensavano sua madre e sua zia Sofia, genitrice dell’imperatore Francesco Giuseppe. Ecco perché nel 1853 le due sorelle decisero di far incontrare i rispettivi figli a Bad Ischl, residenza estiva degli Asburgo-Lorena, per organizzare il fidanzamento. Inizialmente Elena sarebbe dovuta andare a Ischl da sola con la madre, ma all’ultimo momento si decise che le avrebbe accompagnate anche Elisabetta. Uscita con il cuore spezzato da uno sfortunato amore in gioventù, Sissi stava attraversando una delle prime crisi depressive che l’avrebbero accompagnata nel corso degli anni, e la famiglia pensò che quel viaggio potesse aiutarla a riprendersi. Nessuno si aspettava ciò che avvenne in seguito. Quando Francesco Giuseppe vide la cugina Elisabetta, che ricordava ancora bambino, e si rese conto che ormai era una giovane donna attraente, slanciata, con il volto delicatamente ovale, i tratti regolare e una splendida chioma castana, capì all’istante che sarebbe diventata sua moglie. L’imperatore aveva appena compiuto ventitré anni ed era un uomo adulto che sapeva quello che voleva. Sissi invece era un’adolescente, lusingata dalle attenzioni del cugino ma abbastanza intelligente da cogliere le differenze di interessi e di temperamento che li separavano. Però sapeva anche che Francesco Giuseppe non avrebbe accettato un rifiuto. La verità è che non era l’unica a pensare che quel matrimonio non sarebbe stato conforme ai canoni della corte imperiale. A cominciare dall’arciduchessa Sofia, tutti cercarono di convincere l’imperatore a desistere dal suo proposito. Era evidente che quella giovane donna non aveva la stoffa dell’imperatrice. Non aveva mai accettato il rigido protocollo di corte, non sapeva muoversi negli ambienti sociali, e i suoi sedici anni non lasciavano sperare che fosse capace di assumere le responsabilità richieste dalla corona. Fu tutto inutile. L’imperatore scrisse al cugino Alberto d’Asburgo-Teschen di essere perdutamente innamorato; il solenne matrimonio si celebrò il 24 aprile 1854 nella chiesa di sant’Agostino a Vienna. Una volta che i coniugi si furono stabiliti presso la residenza della Hofburg, Elisabetta si rese conto che i suoi timori non erano infondati. La famiglia imperiale non aveva nulla a che vedere con l’ambiente in cui era cresciuta. L’etichetta di corte rendeva impossibile qualsiasi gesto di spontaneità o di intimità. La giovane imperatrice  si sentiva completamente sola in un ambiente  cui non era legata né dal punto di vista affettivo né da quello intellettuale. Le sue dame di compagnia, scelte all’interno dell’alta nobiltà, erano di età avanzata e terribilmente conservatrici.  Inoltre l’arciduchessa Sofia criticava senza sosta le abitudini della nuora, il suo modo di vestire, il suo comportamento e le sue inclinazioni. Certo, Francesco Giuseppe era innamorato di Sissi come il primo giorno, ma era troppo occupato per poterle dedicare del tempo, e in quei primi anni di matrimonio la sua autoritaria madre divenne un vero e proprio incubo per la moglie.
Era tale l’influenza dell’arciduchessa che, quando, a un anno dalle nozze, Elisabetta partorì la primogenita Sofia, la suocera si occupò personalmente della bambina, ritenendo che l’imperatrice fosse incapace di prendersene cura. La storia si ripeté nel 1856, quando nacque la secondogenita Gisella, ma in questo caso Elisabetta riuscì a imporsi: poco dopo il parto ottenne che entrambe le Nella primavera del 1857 si scontrò nuovamente con la suocera, che non voleva che le bambine accompagnassero i genitori in un viaggio in Ungheria. Sissi difese le sue ragioni con insolita fermezza, ma non aveva fatto i conti con l’insalubrità di alcune regioni ungheresi. Le conseguenze furono tragiche: la piccola Sofia contrasse una terribile dissenteria che la portò alla morte il 29 maggio 1857. Elisabetta era schiacciata dai sensi di colpa e si sentiva una madre irresponsabile. Lasciò che la suocera tornasse a occuparsi dell’educazione di Gisella e cadde in una profonda depressione, che non superò neppure alla nascita del figlio Rodolfo, il 21 agosto 1858. Su consiglio dei medici andò a Madera, dove apparentemente si riprese. Qualche mese dopo tornò a Vienna, ma lo scontro con la realtà fu terribile.
Il ritmo della vita di corte, le formalità dell’etichetta e l’incomprensione di cui era oggetto da parte dell’ambiente circostante le risultarono insostenibili, e la sua prostrazione arrivò al punto di far temere seriamente per la sua vita. Le venne nuovamente prescritto di lasciare il paese, e questa volta scelse Corfù, dove iniziò il suo idillio con la cultura classica greca e sviluppò il suo amore per il Mediterraneo. Ristabilitasi perfettamente, rientrò nella capitale austriaca nell’agosto del 1862.
Cominciò allora una nuova tappa della sua vita. Elisabetta era maturata e si trovava all’apice della sua bellezza, che assunse toni leggendari. Raggiunse con Francesco Giuseppe un accordo secondo svolto le sue mansioni di imperatrice, ma si sarebbe ritagliata uno spazio dove coltivare la propria individualità. Ciò non significava che volesse restare al margine delle questioni di stato. sebbene parte integrante dell’impero, in quel periodo l’Ungheria lottava per riconquistare i privilegi ancestrali e le prerogative costituzionali soppressi da Vienna in risposta alla rivolta nazionalista e liberale del 1848. Elisabetta nutriva simpatia per gli aristocratici ungheresi ribelli, che continuavano a lottare e non permettevano alle menti conservatrice dell’impero di adagiarsi sugli allori. Il desiderio di conoscere a fondo quel Paese e la sua cultura la spinsero ad avvalersi dei servizi di Ida von Ferenczy, una giovane ungherese che divenne lettrice dell’imperatrice e sua migliore amica. Grazie a lei Elisabetta conobbe il bel Gyula Andrassy, un colonnello dell’esercito magiaro di idee profondamente liberali, con cui entrò subito in simpatia. Tra i due nacque una profonda amicizia, che trasformò l’imperatrice in una paladina della causa ungherese, rendendola così ancora più invisa alla corte viennese. Ciononostante, se l’Ungheria non si separò dall’impero fu proprio grazie a Sissi. Dopo la sconfitta di Sadowa, quando gli eserciti prussiani marciavano verso Vienna, Elisabetta decise di rifugiarsi con i figli nella capitale ungherese. La fiducia dimostrata dall’imperatrice verso i magiari in quella fase molto delicata fece desistere i ribelli da ogni tentazione insurrezionali sta. Poco dopo Andrassy e l’imperatore negoziarono i presupposto che consentirono al territorio ungherese di riconquistare la sua condizione di stato costituzionale e sancirono la nascita dell’impero austro-ungarico, formato da due Paesi diversi, ma uniti sotto un’unica corona. L’8 giugno del 1867 Francesco Giuseppe ed Elisabetta furono solennemente incoronati re costituzionali di Ungheria nella chiesa di Mattia a Buda (che pochi anni dopo sarebbe diventata Budapest). In segno di riconoscenza gli ungheresi donarono ai coniugi il castello barocco di Godollo, situato nelle vicinanze della capitale. Lì, un anno dopo, nacque la loro ultimogenita, l’adorata arciduchessa Maria Valeria. Da allora Elisabetta trascorse lunghi periodi a Godollo con i figli, dividendo le sue giornate tra battute di caccia, lunghe passeggiate a cavallo e interminabili ore di lettura. In seguito, quando Giselle si sposò e Rodolfo iniziò la sua formazione militare, Sissi riprese a viaggiare in compagnia di Maria Valeria, ormai grande a sufficienza da seguirla. Dal 1874, usando il nome di contessa di Hohenembs per garantirsi un certo anonimato, visitò con la figlia varie località del Mediterraneo, le isole britanniche e buona parte dell’Europa Centrale.
La nascita di Maria Valeria aveva segnato l’inizio di una nuova tappa per la coppia imperiale. Nonostante le differenze di carattere, tra Elisabetta e Francesco Giuseppe c’era un rapporto cordiale e amichevole che, malgrado non si potesse definire passionale, era basato su un affetto sincero e una profonda generosità. È vero che nel 1885 Katharina Schratt, attrice del Burgtheater, entrò nella vita dell’imperatore, ma lo fece con il consenso di Elisabetta, che la chiamava affettuosamente “l’amica”. Sissi amava davvero quell’attrice, aveva lunghe conversazioni con lei e Francesco Giuseppe e sapeva che quella donna dava a suo marito la vicinanza e il trasporto che lei non aveva mai potuto offrirgli.
Maria Valeria si fidanzò nel 1888. Il prescelto fu l’arciduca Francesco Salvatore d’Asburgo-Lorena, un candidato che non convinceva troppo l’imperatore ma che aveva l’appoggio di Elisabetta, ferma sostenitrice del diritto dei figli a sposarsi per amore. In quel periodo l’imperatrice osservava impotente il progressivo deterioramento del matrimonio del principe ereditario Rodolfo con Stefania del Belgio. La giovane, che Sissi aveva sempre ritenuto arrivista e ambiziosa, aveva una posizione conservatrice e tradizionalista che la collocava agli antipodi del suo colto, liberale e poco convenzionale marito. Elisabetta non nascondeva la sua preoccupazione, e i suoi oscuri presentimenti vennero confermati quando Rodolfo e l’amante Maria Vetsera furono trovati morti nel casino di caccia di Mayerling.

La giovane Elisabetta, duchessa in Baviera.
Francesco Giuseppe ed Elisabetta (1854).

Una vita costellata di afflizioni.
1837
Elisabetta, figlia del dica Massimiliano e della principessa Ludovica, nasce a Monaco di Baviera. Cresce nel castello di Possenhofen, in un ambiente campestre.
1854
Dopo un anno di fidanzamento sposa il cugino, l’imperatore Francesco Giuseppe nella chiesa di Sant’Agostino a Vienna e diventa imperatrice.

1889
Il figlio di Sissi ed erede al trono Rodolfo muore a Mayerling. L’imperatrice che già non sopporta la corte viennese, intensifica i suoi viaggi.
La Famiglia imperiale al completo a Gödöllő nel 1870. Da sinistra il Principe ereditario Rodolfo, accanto seduto l'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe, al centro l'imperatrice Elisabetta con in braccio l'arciduchessa Maria Valeria, e per ultima l'arciduchessa Gisella.

1898
Mentre passeggia sulle sponde del lago Lemano, a Ginevra, Sissi viene uccisa da un anarchico con una pugnalata al cuore. Imperatrice sarà sepolta nella cripta dei Cappuccini.
Luigi Lucheni colpisce l'imperatrice Elisabetta con una lima.
Luigi Lucheni colpisce l'imperatrice Elisabetta con una lima.
L’amore platonico.

Caricatura di "Bay"
Middleton di Théobald Chartran su Vanity Fair, giugno 1883
In varie occasioni si rumoreggiò di una storia tra Sissi e il conte ungherese Andrassy, che secondo alcuni era il padre di Maria Valeria – un fatto chiaramente smentito dalla genetica, vista la somiglianza dell’arciduchessa con l’imperatore – Altre voci attribuirono a Elisabetta una relazione con il cavallerizzo britannico William George Bay Middleton. Attorno al 1875, durante uno dei suoi numerosi viaggi nelle isole britanniche, Sissi conobbe Middleton, con cui condivideva la passione per i cavalli. Il carattere di Elisabetta e la sua sottile avversione per il sesso, chiaramente esplicitata in alcune poesie, non permettono di azzardare che il loro rapporto andasse oltre la semplice amicizia. Ma per evitare possibili scandali, Sissi decise di troncare ogni contatto con il nobiluomo inglese, che morì nel 1892 durante una competizione ippica.
La fine di un sogno.
Il giorno in cui fu annunciato il fidanzamento tra Francesco Giuseppe ed Elisabetta di Baviera, la madre di quest’ultima, Ludovica dichiarò: “La notizia mi da una gioia immensa, ma allo stesso tempo mi turba il fatto che mia figlia,così giovane e inesperta, si trovi di fronte a una simile responsabilità!”. Poco dopo il matrimonio, Sissi confessava in una poesia tutta la delusione di trovarsi improvvisamente rinchiusa nel palazzo imperiale a Vienna:
“Mai avessi lasciato la strada che mi avrebbe condotta alla libertà! Mai mi fossi perduta imboccando la via della vanagloria. Mi sono destata in un carcere con le braccia avvinte da penose catene. Più mi struggo nel desiderio di te, più tu, libertà, mi abbandoni. Mi sono risvegliata da un’ebbrezza che aveva imprigionato la mia anima, e maledico invano quel momento in cui ti ho perso, libertà”.
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il palazzp imperiale di  Vienna
Un difensore inatteso: il kaiser Guglielmo II
Non tutte le teste coronate europee deploravano il carattere mutevole di Sissi e il suo scarso attaccamento alle responsabilità di corte. Il kaiser Guglielmo II scrisse di lei: “Non ho mai avuto particolari rapporti con l’imperatrice, ma so da mio nonno e da mia madre, che la conoscevano bene, che la gente ne aveva un’opinione sbagliata. Entrambi la considerava una donna dotata di grande dignità, profondità intellettuale e sensibilità, e si rammaricavano che i suoi connazionali non l’avessero capita. Mia madre era dell’opinione che l’imperatrice avesse vissuto in gioventù un’amara disillusione nei confronti della società austriaca (…). Mio nonno ripeteva spesso quanto ne ammirasse la capacità di comprensione e l’acuto giudizio, che le valsero tutto il suo rispetto.
Culto della bellezza, dentro e fuori.
Sissi aveva un grande amore per lo studio, che la spinse a imparare il greco moderno e l’ungherese e tradurre Shakespeare in tedesco e greco. Ma aveva un’ossessione fuori dal comune anche per il suo aspetto fisico, forse dovuto all’ansia di dover comparire in pubblico o a una consapevole strategia. La sua parrucchiera Fanny Angerer dedicava due o tre ore al giorno a pettinare i lunghi capelli castani, che lavava con una miscela di uova e cognac. Del suo guardaroba si occupava un celebre stilista dell’epoca l’inglese Charles Frederick Worth. Per mantenersi snella, Sissi si fece costruire una palestra in tutte le residenze in cui abitò e seguiva una dieta rigorosa e salutare come indica la sua passione per i succhi di frutta. Aveva un unico difetto: i denti rovinati, che cercava di nascondere comprendoni la bocca quando parlava.



Rodolfo d'Asburgo-Lorena
Mayerling10.jpg
Erede al trono d'Austria
Stemma
In carica21 agosto 1858 –
30 gennaio 1889
PredecessoreFerdinando Massimiliano d'Asburgo-Lorena
SuccessoreCarlo Ludovico d'Asburgo-Lorena
Nome completoRudolf Franz Karl Joseph von Habsburg-Lorraine
Altri titoliArciduca d'Austria
NascitaLaxenburgImpero austriaco21 agosto 1858
MorteMayerlingAustria-Ungheria30 gennaio 1889
Luogo di sepolturaCripta ImperialeVienna
DinastiaCasato d'Asburgo-Lorena
PadreFrancesco Giuseppe I d'Austria
MadreElisabetta di Baviera
ConsorteStefania del Belgio
FigliArciduchessa Elisabetta Maria d'Austria
Rodolfo d'Asburgo-LorenaArciduca d'Austria e Principe della Corona d'AustriaUngheria e Boemia (Vienna21 agosto 1858 – Mayerling30 gennaio 1889), arciduca d'Austria Principe ereditario d'AustriaUngheria e Boemia era figlio di Francesco Giuseppe I Imperatore d'Austria, Ungheria e Boemia e di sua moglie ed imperatrice Elisabetta.
Avrebbe dovuto essere l'erede al trono di Francesco Giuseppe, ma la sua morte, avvenuta per suicidio insieme alla sua amante, la baronessa Maria Vetsera, nel casino di caccia di Mayerling, nel 1889, lo impedì, destando scalpore in tutto il mondo e alimentando voci di cospirazione internazionale.


L’IMPERATRICE ERRANTE. Tutto sembrava indicare che Rodolfo avesse sparato alla donna per poi suicidarsi. La versione ufficiale parlò di un disordine mentale dell’erede al trono, ma il sospetto del crimine di stato continuò ad aleggiare su quanto accaduto a Mayerling quel 30 gennaio del 1889. Dopo la morte del figlio, Elisabetta divenne l’ombra di sé stessa. Cominciò a fuggire da tutto ciò  che avesse a che fare con la corte viennese, che accusava di aver provocato indirettamente il suicidio di Rodolfo. Perpetuamente vestita a lutto, iniziò a viaggiare con frenesia e senz’alcuna meta, sempre nascosta dietro un grande ventaglio, uno pseudonimo o un velo che la illudevano di passare inosservata. Quando tornava a Vienna, l’imperatrice non voleva più alloggiare alla Hofburg, ma preferiva starsene da sola a Hermesvilla, un palazzo fatto costruire da Francesco Giuseppe nel Lainzer Tiergarten per offrire una residenza più confortevole alla sua nobile famiglia. L’8 settembre del 1898, durante uno dei numerosi viaggi, Elisabetta soggiornò presso l’hotel Beau-Rivage di Ginevra. Due giorni più tardi, mentre si apprestava a raggiungere il battello che l’avrebbe portata a Montreaux, si imbatté causalmente in un altro passeggero. Senti un forte colpo al petto e svenne.
Morì quel pomeriggio stesso. L’uomo che aveva incrociato era l’anarchico italiano Luigi Lucheni, che le aveva piantato una lima trasformata in pugnale molto vicina al cuore. Nessuno riuscì a convincere l’imperatore a lasciar riposare Elisabetta dove lei stessa aveva scelto, ovvero sulle rive del Mediterraneo, a Corfù o a Itaca. La sua condizione di imperatrice d’Austria-Ungheria richiedeva che fosse sepolta nella solenne cripta dei Cappuccini, in quella Vienna che non aveva mai amato e da cui non era mai stata compresa.




tomba di Elisabetta

Articolo in gran parte di Maria Pilar Queraly del Hierro storica e autrice di La sombra de Sissi pubblicato su Storica National Geographic del mese di settembre 2018. Altri testi e foto da Wikipedia.   

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