domenica 18 novembre 2018

Ghost Army, la più grande messinscena della storia.


Ghost Army, la più grande messinscena della storia.

Nel 1944 gli Alleati, in previsione dello sbarco sulle coste francesi, misero in atto una grandiosa sceneggiata per ingannare i tedeschi, che in tal modo furono colti di sorpresa dallo sbarco in Normandia. Un’operazione di depistaggio così complessa e dettagliata che ha dell’incredibile!

Carro armato gonfiabile usato durante l'Operazione Fortitude

In ogni operazione militare è fondamentale conoscere quanto più possibile il nemico, ma non è meno importante fare in modo che il nemico non sia in gradi di conoscere le nostre intenzioni. Esempio di questo concetto risalgono alla notte dei tempi, quando convivevano storia e leggenda: si dice, stando alla tradizione greca, che di questi aspetti della strategia militare fosse stato un maestro di quell’Odisseo da Itaca che compì la mossa risolutiva del lungo assedio a Wilusa (Troia) circa 3200 anni fa, ricorrendo all’inganno del famoso cavallo contenitore di guerrieri. In tempi molto più vicini a noi, soprattutto durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, tutte le fazioni in conflitto misero in atto complesse misure di mascheramento e inganno: l’esempio più grandioso fu quello compiuto dagli anglo-americani durante la preparazione della prevista invasione dell’Europa con lo sbarco in Normandia. Di questa possibilità gli Alleati cominciarono a parlare durante la Conferenza Arcadia, a Washington, tra il 22 dicembre 1941 e il 14 gennaio 1942. Dopo questo vertice, accanto al British Joint Planning Staff, sorse un organo inter alleato denominato Combined Planning Staff, incaricato di sviluppare i piani d’attacco contro la Germania. gli Stati Uniti, che formalmente erano appena entrati in guerra in risposta all’attacco giapponese del 7 dicembre 1941, formarono a Londra un loro comando militare, l’European Theater o Operations, e tutte le forze americane passarono sotto il controllo di questa struttura, sotto il comando del generale Dwight D. Eisenhower.

United States Army

Il precedente africano: l’operazione Betram.
Durante il secondo semestre del 1942 le forze inglesi con base in Egitto erano in inferiorità rispetto a quelle italo-tedesche in Libia. Bernard Montgomery ritenne fondamentale riuscire a mascherare le reali posizioni delle sue forze e le direttrici d’attacco; per ottenere questi risultati si affidò a Dudley Clarke, un ufficiale il cui nome fu sempre legato alla deception, l’inganno in ambito militare. A questo scopo, dall’agosto al novembre 1942 si svolse l’operazione Bertram, con il dispiegamento di veicoli camuffati e mezzi e armi di legno e di cartone. Vi fu anche l’operazione Canwell, basata su messaggi radio completamente falsi. L’obiettivo era far credere allo Stato Maggiore dell’Asse che lo scontro in campo aperto si sarebbe svolto molto più a sud. lì obiettivo fu raggiunto: il generale tedesco Wilhelm von Thomas, catturato dagli inglesi, disse a Montogmery di aver creduto fino all’ultimo che ci fosse a sud una (inesistente) divisione corazzata britannica.




LA PRECEDENZA ALL’AFRICA E ALLA SICILIA. Per organizzare il trasferimento, l’alloggiamento e l’addestramento delle forze statunitensi in Europa, il capo di Stato Maggiore dell’esercito americano, generale George Marshall, insieme a Eisenhower, avviarono l’operazione Bolero. Sotto il comando del capo delle forze aeree, generale Henry H. (Hap) Arnold, Bolero partì nell’aprile del 1942 e in meno di un anno portò in Gran Bretagna oltre un milione di militari americani destinati all’invasione (sarebbe più corretto chiamarla contro invasione) dell’Europa.
Durante i primi mesi del 1942 gli Alleati misero in cantiere una serie di piani che prevedevano operazioni più o meno limitate che, tuttavia, non si realizzarono, a parte quella sfortunata quanto inutile del tentativo di sbarco a Dieppe, fortemente voluto da Winston Churchill. Americani e Inglesi non avevano una visione strategica univoca: il progettato sbarco in Francia, cioè in un territorio sotto controllo tedesco e così vicino alla Germania da dove sarebbero potuti arrivare rinforzi con facilità, si presentava come un’impresa titanica. Per questo la Conferenza di Washington del giugno 1942, con lo scopo di riprendere l’iniziativa del Mediterraneo, preferì dare priorità all’attacco al Nord Africa del novembre 1942 (operazione Torch), trampolino per il successivo attacco alle forze dell’Asse direttamente in Italia, con l’occupazione della Sicilia.
Fu durante la conferenza inter alleata chiamata Symbol, tenuta dal 14 al 24 gennaio 1943 a Casablanca, nel Marocco francese , che si stabilì che il più importante passo successivo sarebbe stato un sbarco nell’area della Manica nell’estate del 1944. Quello era il colpo al cuore da portare alla Germania di Hitler, già in difficoltà sui fronti russo e africano. La scelta dell’area nella quale sbarcare fu difficile: geograficamente il punto ideale sarebbe stato attraverso lo stretto di Dover (o passo di Calais) dove la Manica si restringe fino a una larghezza di 50 km, ma era anche l’area nella quale i tedeschi si aspettavano che avvenisse lo sbarco: da quando anche Washington era entrata nel conflitto, si riteneva che un tentativo di invasione su vasta scala dell’Europa continentale sarebbe stato ineluttabile. Gran parte dei vertici tedeschi riteneva che gli Alleati sarebbero sbarcati a Calais.
Bisognava fare in modo che continuassero a crederlo, mentre lo sbarco vero e proprio (quello che sarebbe stato ricordato con D-Day, e che era un aspetto fondamentale della più vasta operzone Overlord), sarebbe avvenuto circa 25’0 km a sud-ovest, sulle spiagge della Normandia, dove la importanza alle operazioni volte ad ingannare il nemico, e lo stesso Churchill ne era un convinto assertore, anche a seguito di successi di questo tipo ottenute in campagne recenti.
Nell’ambito delle esigenze di disinformazione gli aspetti specifici che riguardavano l’invasione dell’Europa da occupare con una traversata in grande stile attraverso la Manica, fu creata l’operazione Fortitude, a sua volta suddivisa in due tronconi (Fortitude North e South): due falsi scenari per simulare i preparativi di invasione della Norvegia e della Francia sbarcando a Calais.



UN COLOSSALE TEATRO AD USO DEI TEDESCHI. Per rendere credibili questi falsi obiettivi fu utilizzato un comando nel castello di Edimburgo, che già nel 1943 era stato sede di un’unità fittizia dello Stato Maggiore dal quale far dipendere delle unità inesistenti. Nulla sarebbe stato lasciato al caso e furono impiegati agenti tedeschi che erano passati dalla parte degli Alleati, nella diffusione di falsi comunicati radio criptici (sapendo che i tedeschi li avrebbero potuti decrittare), oltre alla creazione con cura maniacale e senza risparmio di mezzi di reparti militari fittizi. Una grande operazione militare richiede un colossale impiego di mezzi da muovere in assoluta, finta in questo caso, segretezza. Una simulazione di queste  proporzioni è quasi impossibile da mettere in piedi, capace di ingannare i preparatissimi uffici informazioni militari tedeschi. tra i più importanti agenti sotto copertura vi erano lo spagnolo “Garbo” (Juan Publo Garcia) che operava da Lisbona, il polacco “Brutus” (Roman Czerniawski) e lo iugoslavo “Tricycle (Dusan Popov). L’operazione più importante fu quella di falso sbarco a Calais, la Fortitude South. Il suo punto centrale fu la costituzione del First United States Army Group, appunto quella che poi è diventata universalmente nota come Armata Fantasma (Ghost Army). Qualcosa di simile, anche se su scala meno imponente, fu realizzato per il troncone settentrionale dell’operazione, arrivando a muovere anche la diplomazia per trattare la possibilità di far transitare in Svezia truppe anglo-americane dirette in Norvegia.
La pianificazione di questo vasto apparato fu affidata alla London Controlling Section, un organismo segretissimo incaricato delle operazioni di reception (inganno) che, a sua volta, per ciò che riguardava la Fortitude, ne assegnò la responsabilità allo Sahef, il gruppo di comando del generale Eisenhower, che creò per questo compito una sezione speciale, l’Ops. A capo dell’Ops fu designato il colonnello Noel Wild. Una fitta rete di comandi, di uffici e di sigle coordinati fra loro in perfetto sincronismo.
I problemi non mancarono a livello gestionale, a causa di rivalità, antipatie e diversità di opinione, cosa inevitabile quando vengono chiamati in causa tanti uomini di alto livello e differenti esperienze (si consideri che la collaborazione tra inglesi e americani non è mai stata idilliaca). Per gli aspetti operativi, tutto dipendeva dal generale Bernard Montgomery, il vincitore di El Alamain, e dal suo reparto, il 21st Army Group. Montgomery, che aveva un’esperienza considerevole in questo campo, ed aveva alle proprie dipendenze un reparto specificamente incaricato di reception, al comando del colonnello David Strangeways. I resoconti delle operazioni di reception nel dopoguerra sono stati resi pubblici solo dopo diversi anni e mai completamente, per questo motivo i grandi leader militari non ne poterono parlare in modo approfondito nelle loro memorie. Tra gli artefici di queste operazioni vi era proprio il colonnello Strangeways, che Monty volle alle sue dipendenze; entrambi avevano un carattere che si potrebbe amabilmente definire ruvido, e forse andavano d’accordo proprio per questo. Dopo una serie di scontri verbali anche molto aspri tra l’americano Noel Wild e l’inglese Strangeways, la responsabilità dell’intera operazione fu affidata al secondo.



ANCHE LA METEOROLOGIA AVEVA LA SUA IMPORTANZA. Per motivi di praticità e credibilità, fu preso come punto di partenza il 1st US Army Group, un comando che in realtà esisteva solo sulla carta, e l’incarico di realizzare materialmente tutti i simulacri di mezzi e di armi e farli muovere fu attribuito al 23rd Headquarters Special Troops, dello Stato Maggiore americano. I militari che lo costituivano furono affiancati da personale ingaggiato tra i civili, come studenti di scuole di belle arti,tecnici del suono di cinema e teatro ed altri provenienti da Hollywood, tutti impegnati a mettere in scienza una rappresentazione il più possibile credibile. L’Armata Fantasma aveva un nucleo di 1100 persone tra responsabili e figuranti, oltre a migliaia di veri soldati impiegati nelle simulazioni. Tra coloro che diedero il loro apporto vi furono il disegnatore di moda Bill Blass, il pittore e scultore Ellsworth Kelly, l’illustratore di libri di ornitologia Arthur Singer, il fotografo Art Kane, il famoso attore cinematografico americano Douglas Fairbanks Jr.
Montgomery, che aveva ottenuto buoni risultati in Africa settentrionale con le tecniche di disinformazione e inganno (a danno di tedeschi e italiani), fu uno dei più convinti proponenti di questa strategia applicata anche sul fronte europeo settentrionale. Eisenhower si fidò del condottiero britannico e ne appoggiò appieno la messa in opera. Furono realizzati dei carri M4 Sherman gonfiabili (pesavano circa 40kg), imitazione di autocarri, semicingolati, anfibi, pezzi d’artiglierkia campale e aeroplani. Si fecero navigare nei fiumi grosse chiatte camuffate da mezzi da mezzi da sbarco e furono allestite installazioni sempre più grandi, fino ad arrivare a interi aeroporti con piste sintetiche posate sommariamente sull’erba e persino innumerevoli divise stese ad asciugare all’aperto, in modo da far pensare che queste strutture fossero abitate da contingenti numerosi.
Alla creazione di queste imponenti scenografie contribuì il 603rd Camouflage Engineering Battalion, un’unità formata inizialmente per progettare mimetismi e camuffamenti nelle grandi operazioni, mentre i laboratori Bell, già all’epoca all’avanguardia nella progettazione di radio e apparati di comunicazione in dotazione all’US Army, si occuparono dell’aspetto denominato Sonic Decepetion (inganno sonoro): registrarono presso le basi dell’US Army ogni tipo di rumore generato dallo spostamento di truppe e carri armati, su nastri che potevano durare fino a 20 minuti. Questi effetti sonori furono diffusi attraverso un sistema di amplificatori di potenza tale da essere udibili fino a 24 km di distanza. Ovviamente la velocità e la direzione del vento giocavano un ruolo importante nella diffusione di questi effetti sonori e perciò i veicoli accessoriati per la sonic reception, soprattutto i semicingolati White, erano sempre scortati da una stazione meteorologica mobile.
L’incarico degli effetti audio fu assegnato alla 3132nd Signal Services Company, che poteva contare sull’assistenza tecnica dei progettisti dei Bell Laboratories. La qualità sonora era data dalle migliori tecnologie disponibili dell’epoca, mentre la gamma di effetti sonori aveva preso in esame ogni tipo di operazione, in modo da applicare ogni volta il suono più realistico. Si arrivò persino a produrre registrazioni differenti del rumore prodotto da uno Sherman mentre si inerpicava su una collina, con frequenze diverse rispetto a quelle prodotte dallo stesso carro durante la marcia in pianura. Tutti si fecero invadere da una maniacale ansia di perfezionismo e nessun dettaglio fu trascurato.

GRANDE DISPIEGAMENTO DI MEZZI E DI INVENTIVA. I servizi di controspionaggio britannico erano consapevoli della presenza in Inghilterra di agenti tedeschi e per ingannarli furono creati anche distintivi da applicare alle uniformi dei soldati, arrivando a prevedere variazioni per le singole e inesistenti compagnie.
Vi era, infine, un aspetto tipico di questo tipo di guerra: le comunicazioni. Il personale dell’armata fantasma fece frequenti telefonate ad amici e familiari, seguendo un preciso copione. Come spiegò molti anni dopo la fine della guerra il colonnello Harry Reeder, comandante della Ghost Army: “Una settimana fingevamo di essere soldati della 75th Infantry Division, quella dopo ci identificavamo con la 9th Armored Division. In questo modo si dava anche l’idea che i soldati americani mobilitati per lo sbarco a Calais facessero parte di un organico molto esteso”. Contrariamente a quanto si ritenne a lungo, la Ghost Army non fu dissolta dopo il D-Day ma continuò ad operare anche in Francia, sempre con l’obiettivo di attirare la reazione tedesca lontano dalle vere posizioni degli Alleati. Le idee da applicare in fase di simulazione nascevano giorno dopo giorno, grazie anche a una buona dose di improvvisazione. “All’epoca non esistevano manuali, regolamenti o precise istruzioni in questo campo”, racconta il colonnello Clifford Simenson, del 23rd HQST. Lungo il percorso dalla Normandia a Brest furono schierati oltre 50 simulacri gonfiabili di carri armati e altri mezzi. Di notte furono simulati anche colpi di artiglieria, mediante artifici esplosivi e, durante tre notti, i tedeschi risposero, sparando 20-25 colpi contro le presunte posizioni dell’artiglieria nemica. Non vi sono, invece, rapporti di attacchi contro i veicoli-civetta ma è difficile dire se i tedeschi si fossero accorti dell’inganno o, semplicemente, non si fossero mai trovati nelle circostanze idonee per un’azione di contrasto.
Le vicende dell’Armata Fantasma furono totalmente de-scretate solo nel 1996 e da allora ci si è chiesto se i risultati di quest’operazione fossero stati commisurato allo sforzo sostenuto: la fase più difficile di tutta l’Overlord, cioè lo sbarco, aveva avuto successo, ma certamente le forze tedesche nel giugno 1944 erano già molto provate, soprattutto dalla campagna sul fronte russo, e, in ogni caso, in Normandia non operarono certamente al meglio delle loro capacità (la Wermacht, inarrestabile nella guerra-lampo, non si rivelò altrettanto efficace nella guerra di contenimento e di  difesa). Ma anche a non voler credere alla necessità di una campagna di simulazione di queste proporzioni, resta l’acquisizione di un’esperienza straordinaria, che sarà utile in futuro in circostanze analoghe, seguendo un protocollo preciso senza dover ricorre alla fantasia e all’improvvisazione. Quello che è certo è che dopo l’operazione Overlord nessun belligerante crederà più ai propri occhi e alle proprie orecchie.



Articolo in gran parte di Nico Sgarlato (giornalista e saggista storico) pubblicato su BBC History del mese di settembre 2018. Altri testi e immagini da Wikipedia       

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