L’astrologia
nel Medioevo.
Figli
delle stelle.
Prima di dare inizio a
una guerra, fondare un castello o sposare una principessa, il signore chiedeva
il parere dei pianeti. Nonostante la contrarietà della Chiesa, l’astrologia
dettò legge per tutto il Medioevo e anche alcuni secoli dopo.
Oggi
è quasi impossibile convincere astronomi e astrologi a sedersi sullo stesso
divano, a meno che non si voglia accendere un dibattito infuocato che opponga
scienza e superstizione, libero arbitrio e destino. Ma si tratterebbe di una
discussione sterile, perché i punti di partenza sono inconciliabili. Eppure,
anche se a nessuno piace ricordarlo, pochi secoli fa quel divano sarebbe stato
occupato da una sola persona, visto che astrologia e astronomia erano tutt’uno.
Non serve andare molto indietro nel tempo: entrambi gli inventori del metodo
scientifico, Galileo Galilei e Isaac Newton, stilavano ancora oroscopi e si
impegnavano a comprendere l’influenza dei pianeti sulla vita degli uomini. Nel
Medioevo, poi, astronomica e astrologia erano addirittura sino, sia l’nimi.
Come si sa, lo studio delle stelle anche in epoca antichissima, in Estremo e
Medio Oriente, e comprendeva sia la notazione dei movimenti celesti, sia
l’interpretazione del loro impatto sulla vita degli uomini. L’idea che i
transiti planetari (il termine pianeta viene dal greco e significa “vagabondo”)
influissero sulle cose del mondo sembrava ovvio, visto che i grandi mutamenti
stagionali coincidevano perfettamente con il cammino del Sole lungo la fascia
zodiacale,
Guido Bonatti, celebre astronomo italiano del XIII secolo
SIAMO SCHIAVI DEGLI ASTRI? Se stelle e pianeti
agivano sui raccolti, il clima, le migrazioni degli uccelli e la fioritura
delle piante, perché mai non avrebbero dovuto influenzare i regni o i singoli
individui? Poiché questo punto di vista fu sposato anche da Aristotele, il padre
della filosofia della scienza, esso non venne messo in discussione per quasi
duemila anni. Con la diffusione del cristianesimo, però, si aprì un problema
filosofico: come poteva il libero arbitrio, cioè la facoltà propria dell’uomo
di poter scegliere fra il bene e il male, conciliarsi con l’idea degli influssi
astrali, i quali sembravano invece predestinare (e quindi giustificare) ogni
sua mossa, anche la più riprovevole? Il dilemma fu risolto concedendo ai
pianeti la capacità di regolare i ritmi della natura, compresi gli istinti e le
pulsioni umane, ma non le azioni dell’anima, che sfuggiva ai loro influssi in
quanto divina e dunque regolata da un cielo più alto e più vicino a Dio, quello
delle stelle immobili. In tal modo si salvavano capra e cavoli, la Bibbia e
l’intoccabile figura di Aristotele. Il filosofo Isidoro di Siviglia (560-636)
distinse tra un’astrologia naturale, meritevole di essere studiata, e una
superstiziosa, proveniente dal passato pagano e che andava rigettata. Lungo i
secoli, l’astronomia venne perlopiù tollerata dalla Chiesa, ma sempre con
prudenza e sospetto. Al pari di molte altre scienze, il recupero del sapere
antico avvenne per tramite degli studiosi islamici, come il persiano Albumasar
(787-886), i cui lavori vennero tradotti in latino nella Spagna musulmana, e da
lì si diffusero nella Cristianità. Gli
arabi non si limitarono a recuperare nozioni e test idi età ellenistica, ma
svilupparono nuove teorie, perfezionarono le misurazioni tramite strumenti
nuovi, come l’astrolabio, e si dedicarono ai calcoli delle orbite planetarie e
allo studio di singoli corpi celesti: ancora oggi, il vocabolario del cielo è
popolato perlopiù di nomi arabi, da Aldebaran allo zenit.
Quando le Crociate
portarono i cristiani a stretto contatto con la cultura islamica, l’astrologia
conobbe una nuova fioritura, che raggiunse l’apice del Duecento, tramite la
diffusione di due testi fondamentali: il manuale universitario parigino
Tractatus de Sphaera mundi (1240), e lo Speculim astronomiae, attribuito al
domenicano tedesco Alberto Magno (12061280). Questi affermava che “sotto il nome di astronomia sono comprese
due grandi sapienze”: la prima è lo studio del cielo, l’altra è “la scienza dei giudizi degli astri, che
costituisce il raccordo fra la filosofia naturale e la metafisica”. Per “filosofia naturale”, intendeva quella
che oggi chiameremmo magia, almeno nella sua forma più alta e più colta.
Principio | Aggressività | Passività | Attività | Estetica |
---|---|---|---|---|
Segno | Ariete | Cancro | Leone | Bilancia |
Pianeta | Marte | Luna | Sole | Venere |
Metallo | Ferro | Argento | Oro | Rame |
Colore | Rosso | Bianco | Giallo | Verde |
Organo | Denti | Stomaco | Cuore | Reni |
Pietra | Rubino | Perla | Ambra | Smeraldo |
Animale | Lupo | Granchio | Leone | Usignolo |
Esempio di modello analogico basato sulla corrispondenza tra principi spirituali e manifestazioni materiali: mentre gli oggetti disposti orizzontalmente presentano un'omogeneità esplicita, facilmente riconducibile al concetto che li accomuna, le relazioni intercorrenti dall'alto in basso, evidenziate nei rispettivi colori, si basano su un modello di pensiero più occulto, che ricollega le diverse manifestazioni della realtà a singole qualità o principi originari.[10] |
Quando l'oroscopo era quadrato.
La tecnica per tracciare
l’oroscopo era molto simile a quella odierna, eccetto il fatto che si
ignorava l’esistenza dei pianeti più esterni del sistema solare (Urano,
Nettuno e Plutone) e che, in genere, il tracciato zodiacale non era rotondo,
bensì quadrato, tanto che ancora oggi gli astrologi parlano di quadro
astrale. Ecco le fasi principale dell’operazione:
1.
Tracciare il quadro astrale.
Disegnato il quadro e individuate l’ora e il luogo della
nascita, si consultavano le efemeridi (tabelle astronomiche) per ritracciare
la posizione del sette pianeti, compresi Sole e Luna.
2.
Delimitare le case
astrologiche.
Si calcolava l’ascendente (la posizione apparente del Sole
al momento della nascita) e il medio cielo: da questi due parametri
derivavano le 12 case astrologiche, di ampiezza diversa.
3.
Stabilire le caratteristiche
planetarie.
A seconda del segno e della casa che l’ospitava, ogni
pianeta assumeva che l’ospitava, ogni pianeta assumeva caratteri particolari.
A volte veniva considerata anche la vicinanza di certe stelle fisse (oggi
ignorate dagli astrologi).
4.
Interpretare le relazioni fra
corpi celesti.
Si valutavano i rapporti fra le case e i pianeti:
quadrature (90°) e opposizioni (180°) erano aspetti decisamente negativi;
sestili (60°) e trigoni (120°) positivi; le congiunzioni (0°-10°) erano
ambivalenti.
|
IL SEGNO DEI MEDICI. Le efemeridi islamiche,
tavole che predicevano il movimento dei pianeti, facilitarono lo studio del
rapporto fra i passaggi celesti e la diffusione di gravi malattie, come le
pestilenze. La medicina fu dunque il più importante campo di applicazione
dell’astrologia, ma con l’andare del tempo si formularono previsioni sempre più
varie e approfondite, fino alla compilazione veri e propri oroscopi che
pretendeva no di predire, per filo e per segno, ciò che sarebbe accaduto a una
tale persona, a un certo Stato o in una data particolare. Confortati dal
giudizio del grande filosofo Tommaso d’Aquino (1225-1274), gli astronomi
eludevano i dubbi della Chiesa, affermando che gli astri “inclinano, ma non
obbligano” l’uomo a compiere determinate azioni.
L’imperatore Federico
II di Svevia (1194-1250), monarca di vastissima cultura e attorniato da saggi
di tutt’e tre le religioni monoteiste, riponeva la massima fiducia negli
astrologi, tanto da richiedere un consulto prima di sposare Isabella d’Inghilterra,
così come faceva in vista delle campagne militari. Alla fine, il papa volle
porre un freno a questa pratica, che puzzava sempre più di paganesimo, Islam,
cabala ebraica e predestinazione. Emanò pertanto due condanne, nel 1270 e 1277,
che censuravano il determinismo degli astri e miravano a riportare l’insegnamento accademico nel solco della
dottrina cristiana. D’altra parte, anche nei momenti d’oro dell’astrologia non
mancarono studiosi che ne contestarono apertamente le pretese facoltà
divinatorie.
Ma era una battaglia
persa, perché gli oroscopi stava diventando sempre più popolari, specie nelle
classi colte e ricche. Dante Alighieri vedeva nello studio vedeva nello studio
degli astri una straordinaria occasione per interpretare le sfere celesti, cioè
la gerarchia delle intelligenze angeliche più vicine a Dio. Nei secoli
successive, il diffondersi dell’Umanesimo iniettò nuove dosi di pensiero
“magico” nella cultura europea, recuperandolo dai filosofi tardo-antichi che
ora venivano tradotti direttamente dal greco.
Un vocabolario celestiale.
La scienza astrologica fu talmente
popolare che parecchi suoi vocaboli entrarono nel lessico comune per restarvi
fino a oggi, benché con accezioni diverse. La parola “disastro” deriva dalla
posizione malevola di un pianeta, mentre si chiamava “contrasto” l’opposizione,
sempre negativa, fra due corpi celesti. Quando si parla di “congiuntura”
favorevole, ci si rifà a un assembramento di astri. Una febbre epidemica
viene ancora detta “influenza”, in ricordo dell’azione esercitata dalle
stelle nella sua diffusione, così come le “malattie veneree” erano quelle
propagate dal pianeta Venere. Avere un “ascendente” su una certa persona
significa guardarla, proprio come fa l’astro che governa la prima casa
dell’oroscopo, il quale esercita il suo “influsso” (altro vocabolo entrato
nel lessico comune).
|
NON SOLO OROSCOPI. A differenza di magia e
alchimia, anch’esse discipline in pieno rigoglio, l’astronomia godeva del
grande vantaggio di essere insegnata nelle università. Parte della pittura di
corte italiana del Quattrocento è talmente intrisa di simbolismi zodiacali che
la sua interpretazione richiede una chiave astrologica. Per esempio, il
Capricorno appare molto spesso in dipinti e sculture della corte medicea di
Firenze, a partire da Cosimo (1389-1464). Giorgio Vasari ce ne spiega la
ragione: “Segno appropriato dagli Astrologi
alla grandezze de’ Principi illustri e ascendente loro; come fu di Augusto;
come è ancora del Duca Cosimo nostro”. Ciascuna delle signorie italiane
contava sul consiglio del suo bravo astrologo, a cui era affidati compiti
precisi. Anzitutto doveva prevedere le catastrofi e i pericoli per lo Stato,
tenendo d’occhi i transiti dei pianeti più nefasti, specialmente Marte e
Saturno. Gli era richiesto anche di calcolare il momento più favorevole ad
alleanze, guerre, inaugurazioni, feste, fidanzamenti e matrimoni, per
intraprendere i quali si attendeva il verificarsi di una certa posizione
astrale, ritenuta particolarmente favorevole. Inoltre, doveva redigere gli
oroscopi, valutando il tema natale dei neonati, o quello della pretendente alla
mano dell’erede al trono, da comparare con l’oroscopo del principe per
valutarne le affinità. Infine, veniva consultato per capire la natura delle
malattie e suggerire i rimedi più adatti, in virtù dello stretto legame che si
credeva esistere tra astronomia e fisiologia umana. Infatti, segni zodiacali e
pianeti, erano distribuiti nei quattro elementi (Fuoco, Aria, Terra, Acqua), il
cui equilibrio garantiva la sanità del corpo e della mente, secondo un
principio ancora comune a molte “medicine tradizionali” oggi in voga, come
l’ayurvedica o la cinese. Insomma, pianete e stelle dettavano legge in quasi
tutte le attività umane, e ciò garantiva prestigio alla scienza astrologica. Ma
c’era anche l’altra faccia della medaglia: una previsione errata poteva costare
il discredito (e qualche volta, perfino la vita) all’imprudente indovino della
volta celeste.
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