domenica 5 maggio 2019

Guerra ai negrieri.


Guerra ai negrieri.
Gli inglesi furono i primi ad approvare nel 1807 una legge che proibiva la deportazione e il commercio di schiavi dall’Africa. Ecco come ci arrivarono.


Contratto di acquisto di uno schiavo stipulato a Lima nel 1794
La tratta atlantica degli schiavi africani si riferisce al commercio di schiavi di origine africana attraverso l'Oceano Atlantico fra il XVI e il XIX secolo. La pratica di deportare schiavi africani verso le Americhe, talvolta con la collaborazione di mercanti locali, fu un elemento fondamentale della nascita e dello sviluppo delle colonie europee del Sud e Centro-America prima e del Nord-America poi.
Nella sua storia delle tratte negriere dal titolo "Les traites negrières. Essai d' histoire globale", Olivier Pétré-Grenouilleau ricorda che, oltre alla tratta atlantica, vi furono una tratta africana e una tratta orientale.
A causa della tratta e delle sue conseguenze morirono da due a quattro milioni di africani; molti afroamericani e africani chiamano questo fenomeno black holocaust oppure olocausto africano o si riferiscono a questo olocausto con il nome maafa (in lingua swahili: «disastro», o "avvenimento terribile", "grande tragedia")[1].


L’Impero britannico fu una delle principali potenze schiaviste dell’Età moderna, eppure fu grazie alle sue temute cannoniere se, nel corso dell’Ottocento, la schiavitù venne progressivamente abolita in tutto il mondo. Durante il XIX secolo, infatti, mentre diventava la prima superpotenza globale, l’Inghilterra adottò la causa abolizionista come uno dei pilastri della propria politica estera. Fu una vera crociata internazionale per la libertà a cui partecipò anche la Royal Navy, sostenuta dal Palamento e da una vasta mobilitazione popolare che partì dai quaccheri inglesi e nordamericani.


Medaglione ufficiale della Società Britannica contro lo Schiavismo, 1795

LA TRATTA ATLANTICA. Nel 1772 l’economista Adama Smith calcolò che su una popolazione mondiale di 775 milioni di individui solo 33 milioni erano liberi. Nel continente europeo la schiavitù era stata a poco a poco abolita nel Medioevo, ma con l’estendersi delle piantagioni nelle Americhe era diventata un nuovo business internazionale. Ne fecero le spese donne, uomini e bambini africani, prima catturati da razziatori arabi, o da tribù nemiche, e poi venduti ai negrieri europei. La tratta atlantica durò tre secoli, da metà Cinquecento a metà Ottocento, durante i quali furono deportate 11 milioni di persone.
Il sistema raggiunse il suo apice nel Settecento e vide la partecipazione di Inghilterra, Francia, Olanda, Spagna, Portogallo e persino Svezia e Danimarca. Un sistema simile era in uso da secoli nei regni arabi e turchi. Solo a fine 700, con la diffusione delle idee di libertà e uguaglianza dell’illuminismo francese e del protestantesimo inglese, si formò la concezione che la schiavitù fosse un crimine esecrabile.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Ceppi utilizzati per incatenare gli schiavi.
«"E queste cose vengono commesse e sono giustificate da uomini che professano di amare il loro prossimo come se stessi, che credono in Dio e pregano che la sua volontà sia fatta sulla terra! Fa bollire il sangue e tremare il cuore pensare che noi inglesi e i nostri discendenti americani con il loro millantato grido di libertà, siamo stati e continuiamo ad essere tanto colpevoli
(Charles DarwinViaggio di un naturalista intorno al mondo (1839)[1].)



I numeri della tratta:
9,6 milioni di Africani deportati nelle Americhe sopravvissuti al viaggio per mare.
11 milioni imbarcati sulle navi.
20 milioni di prigionieri dei razziatori.
27233 spedizioni negriere.
18 mesi di lavoro: questo il valore di uno schiavo nelle piantagioni ai Caraibi.
3 secoli la durata della tratta atlantica, da metà Cinquecento a metà Ottocento.
…………
La tratta orientale: 17 milioni di Africani schiavi nei regni aravi e turchi.
…………
La tratta africana: 14 milioni di Africani schiavi di altri africani
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Gli schiavisti: Spagnoli, Olandesi, Inglesi (fino al 1808), Francesi, Portoghesi.
…………
La crociata contro la schiavitù:
9 navi da guerra impiegate contro i negrierià1635 spedizioni negriere intercettate.
160mila prigionieri liberati, 1.8% del Pil investimenti pubblici nella lotta alla schiavitù dal 1806 al 1863.
20 milioni di sterline: indennizzi ai proprietari inglesi per la liberazione degli schiavi.

Memoriale in ricordo del commercio schiavista africano (Benin)

MOVIMENTO DI OPINIONE. Protagonisti di questa presa di coscienza furono i quaccheri, una setta cristiana puritana attiva in Inghilterra e in Nord America: già a metà secolo avevano imposto ai loro 90mila fedeli di liberare i propri schiavi. Tra il 1775 e il 1787 le associazioni abolizioniste nelle colonie americane e in Inghilterra si moltiplicarono, e iniziarono ad aprire anche ad altre confessioni. Il centro del movimento era Clapham, un quartiere di Londra, da cui il soprannome dato ai primi abolizionisti “santi di Clapham”. Fra questi, i più famosi furono il politico William Wilberforce e gli intellettuali Thomas Clarkson e Granville Sharp. Come prima mossa chiesero la messa al bando del commercio degli schiavi. Ma l’obiettivo richiedeva tanto l’appoggio dell’opinione pubblica quanto quello della politica. Fu così che prese forma il primo movimento per i diritti umani della Storia, basato su tre attività principali: i comizi pubblici, la raccolta di firme per le leggi di iniziativa popolare e il boicottaggio dei prodotti coloniali. Nel 1787 le petizioni raccolsero 60mila adesioni, nel 1792 ben 390mila. Furono pubblicate memorie di ex schiavi, affissioni di manifesti con immagini choc di navi negriere e distribuiti medaglioni con l’effige di un africano in catene e lo slogan “Non sono anch’io un uomo e un fratello?”. Poi, nel 1791, grazie al boicottaggio commerciale, il consumo dello zucchero crollò del 50%, e finalmente gli abolizionisti ebbero il sostegno del Parlamento. Nel 1807 fu approvata una legge che proibiva alle navi e ai sudditi inglesi di commerciare schiavi: dal 1° gennaio 1808 l’Inghilterra era fuori dalla tratta (in realtà era stata preceduta dalla Danimarca nel 1792, ma il ruolo danese era comunque marginale). Passo successivo: fare rispettare il divieto. Nel 1808 venne creato il West African Squadron: una flotta della Royal Navy con il compito di pattugliare le coste africane e intercettare i trafficanti. La base era Freetown,  nell’attuale Sierra Leone, colonia fondata dai britannici proprio per ospitare gli africani liberati. E qui aveva sede anche il tribunale internazionale dove si processavano i negrieri arrestati.
Secondo il lavoro di ricostruzione dello storico inglese David Eltis, dal 1808 al 1867 furono intercettate 1635 navi e liberati 160mila prigionieri, 96mila dei quali si stabilirono in Sierra Leone. Le operazioni navali furono integrate anche da sbarchi di Marines: uno dei più celebri fu quello che distrusse il forte del negriero spagnolo Pedro Blanco sul Rio Gallinas, nell’attuale Liberia, che permise la liberazione di oltre 800 schiavi.

Illustrazione di una spedizione schiavista (1866).

Verso la libertà.
Schiavi su una nave negriera araba intercettata nel 1869 dalla Royal Navy
1775 I quaccheri nordamericani fondano la Pennsylvania Abolition Society.
1787 I quaccheri inglesi fondano la Society for the Abolition of the Slace Trade.
1792 La Danimarca abolisce la tratta.
1793 La Francia rivoluzionaria abolisce la schiavitù nelle colonie ai Caraibi.
1802 Napoleone la ripristina.
1807 L’Inghilterra abolisce la tratta nell’Atlantico.
1808 Creazione del West Africa Squadron.
1826 Gli Stati Uniti equiparano la tratta a un atto di pirateria.
1826 L’Olanda abolisce la tratta.
1833 L’Inghilterra abolisce la schiavitù.
1815-1839 Il Portogallo abolisce la tratta.
1841 La tratta diventa illegale anche nell’oceano Indiano.
1845 Potenziamento del West African Squadron.
1848 Francia e Danimarca aboliscono la schiavitù.
1857 L’impero ottomano abolisce la tratta a eccezione dell’Hijaz (La Mecca e Medina)
1862 Gli Stati Uniti escono definitivamente dalla tratta.
1863 L’Olanda abolisce la schiavitù.
1865 Gli Usa aboliscono la schiavitù.
1845-1866 La Spagna abolisce la tratta.
1867 Intercettata l’ultima nave negriera nell’Atlantico, diretta a Cuba.
1869 Il Portogallo abolisce la schiavitù.
1886 La Spagna abolisce la schiavitù.
1888 Il Brasile abolisce la schiavitù, ultimo paese occidentale a farlo.

Incendio di un villaggio africano e cattura dei suoi abitanti (12 febbraio del 1859)[45

IL PREZZO DA PAGARE. La lotta alla schiavitù portata avanti dall’Inghilterra ebbe un costo considerevole: in quarant’anni, dal 1808 al 1848, spese circa 21 milioni di sterline. Lo storico americano Seymour Drescher ha calcolato che dal 1806 al 1863 venne investito allo scopo l’1,8% del Prodotto interno lordo del Regno Unito. Per fare un confronto, in tempi più recenti gli aiuti ai Paesi in via di Sviluppo da parte dell’Ocse – dal 1975 al 1996 – sono stati solo lo 0,33% del Pil.
Ovviamente queste spese scatenarono le proteste dei contribuenti, visto che in quel periodo l’Inghilterra aveva un debito pubblico del 225% del Pil. Ma ebbero da ridire anche i regni schiavisti africani. Ecco, per esempio, cosa scriveva nel 1820 uno scoraggiato Osei Bonsus, re degli Ashanti, al funzionario britannico Joseph Dupuis: “Fino a qualche tempo fa al grande re d’Inghilterrra piaceva commerciare molto più di adesso; allora giungevano tante navi, ed esse comperavano avorio, oro e schiavi ma oggi arrivano meno navi e i mercanti comprano soltanto oro e avorio. Ciò mi preoccupa, così ti prego di dirmi sinceramente, amico mio, perché mai il re d’Inghilterra adesso si comporta in questo modo”.

 

Condizioni di trasporto schiavi su una nave negriera

AL CUORE DEL PROBLEMA. La messa al bando della tratta fu un passo fondamentale nella lotta abolizionista. Ma c’era ancora molto lavoro da fare. Prossima mossa: ottenere la cancellazione della schiavitù. Il movimento si rimise in moto con i soliti strumenti e, nel 1833, inondò il Parlamento con 5mila petizioni diverse per un totale di 1 milione e 500mila firma, fra cui una lunga 800 metri firmata da 350 mila donne. Fu l’affondo decisivo: la legge che liberava tutti gli schiavi delle colonie britanniche fu approvata e i proprietari costretti a lasciare andare la loro manodopera ricevettero dal governo un risarcimento di 20 milioni di sterline. Il più potente impero coloniale era uscito dal sistema schiavistico. Ora  toccava agli altri Paesi. Oltre alla Marina, l’Inghilterra schierò la sua altrettanto potente diplomazia per spingere gli altri Stati a firmare trattati per l’abolizione, offrendo cambio ricompense milionarie. Fu una fase complessa che durò decenni, ma alla fine le navi inglesi ottennero il diritto di ispezionare quelle degli altri paesi. Arrivarono persino a minacciare i porti di Rio e Bahia, roccaforti della tratta.
Gli sforzi inglesi furono ripagati: nell’arco di 80 anni tutte le potenze coloniali abolirono la schiavitù. Un risultato incredibile, di cui però gli africani beneficiarono poco:  nel Continente nero il commercio di esseri umani continuava per conto dei re locali.

La corsa all’Africa.
Ai tempi della tratta atlantica il Continente nero era ancora largamente inesplorato, temuto per le malattie, il clima e le bestie feroci, i contatti con gli europei si limitavano ad avamposti commerciali sulla costa, tra cui i più solidi erano i forti portoghesi fondati nel Quattrocento. Trainata dalle rotte delle spezie, l’espansione coloniale europea aveva privilegiato Asia e Americhe. Ma a fine 800 le potenze cominciarono a guardare all’Africa come a una terra di opportunità. Ogni Paese finanziò spedizioni nell’entroterra, risalendo i fiumi a bordo di piroghe. In breve si creò una “corsa all’Africa”, i cui principali sfidanti erano Francia e Inghilterra. E per non arrivare alla guerra, nel 1890 i sovrani europei si riunirono nella Conferenza di Berlino, dove pianificarono la divisione a tavolino del territorio africano in sfere d’influenza. Uno dei pretesti per questo nuovo piano di conquista fu proprio l’impegno contro la schiavitù, endemica in Africa.

PARADOSSI. La marcia trionfale dell’abolizionismo inglese non fu priva di effetti collaterali. Il primo è che lo Slave trade fu sostituito dal Coolie trade, e cioè dall’importazione di lavoratori a contratto da India, Cina e altri Paesi: volontari, certo, ma spinti dall’estrema povertà. La seconda è che la lotta alla schiavitù finì per diventare una giustificazione alla rush for Africa c’erano almeno 10milioni di schiavi, più di quanti ve ne fossero mai stati in tre secoli nelle Americhe: interi regni si basavano sulla cattura e la vendita di prigionieri. Gli occidentali erano inorriditi, fra questi l’esploratore David Livingstone che, nel 1873, invocò l’intervento di “chiunque fosse in grado di sanare questa piaga del mondo”. Le potenze europee non si fecero attendere e, dietro il nobile intento di voler esportare la civiltà (e meno nobilmente attratti dalle enormi ricchezze del continente), sottomisero e si spartirono i regni africani.

Articolo in gran parte di Giorio Zerbinati pubblicato su Focus storia n. 145 – altri testi e articoli da wikipedia.

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