sabato 6 aprile 2019

Luftwaffe verso Raf.


Luftwaffe verso Raf.
L’eroismo dei piloti inglesi, l’abilità di quelli tedeschi, la corsa tecnologica ai velivoli migliori. Ecco la sfida mortale nei cieli che ha segnato in modo decisivo il conflitto.

Guerra sui cieli d’Inghilterra.

Battle of britain air observer.jpg

Una vedetta scruta i cieli sul tetto di un edificio a LondraData10 luglio - 31 ottobre 1940Luogospazio aereo del Regno UnitoEsitoI tedeschi rinunciano ad invadere l'Inghilterra

“La battaglia più decisiva della guerra è stata senz’altro quella d’Inghilterra”. Fu questa la risposta secca del tedesco Gerd von Rundstedt, che negli anni precedenti aveva comandato per conto di Hitler l’intero fronte occidentale, alla domanda che gli era stata posta durante il Processo di Norimberga da un accusatore russo, che si aspettava l’ennesima consacrazione di Stalingrado. L’ufficiale nazista però non aveva alcun dubbio: le sorti del conflitto furono decise nei cieli sopra la Gran Bretagna. L’epico scontro cominciò nell’estate 1940. La situazione vedeva la Germania trionfante in Europa. La Francia era stata schiantata e gli inglesi erano stati cacciati dal continente, dopo che avevano dovuto abbandonare a Dunkerque quasi tutto l’equipaggiamento pesante della fanteria per cercare di rimpatriare velocemente via mare quello che rimaneva del BEF (British Expidionary Force) il corpo di spedizione britannico inviato in Francia e Belgio all’inizio della guerra. Berlino sembrava sul punto di trionfare, ma nonostante tutto Londra non era intenzionata ad arrendersi. Hitler, da un lato sperava che essa si convincesse ad accettare una pace che riconoscesse ai nazisti il dominio sul continente, dall’altra preparava, nel caso ciò non avvenisse l’operazione Leone Marino, con la quale tentare l’invasione della Gran Bretagna. L’esercito tedesco era nettamente superiore a quello britannico, ormai ridotto ai minimi termini, ma il problema era traghettarlo oltre la Manica. La superiorità della Royal Navy era assoluta e garantiva la protezione delle sue coste. È per questo che il Fuhrer e il suo stato maggiore pensarono di risolvere tutto con l’aviazione: ritenevano che assumendo il controllo dei cieli sarebbe stato gioco facile anche neutralizzare la Royal Navy. E secondo loro questo avrebbe richiesto al massimo poche settimane. Fu una valutazione errata, frutto delle informazioni dell’intelligence, che aveva pesantemente sottostimato non solo la quantità di velivoli ancora a disposizione della RAF, ma soprattutto la capacità delle industrie aeronautiche britanniche, che da mesi erano diventate il fulcro dello sforzo bellico inglese, di sfornarne di nuovi e a un ritmo sostenuto .


 Bombardieri Heinkel He 111durante la battaglia di Inghilterra.
La difesa a terra.
La mappa mostra le basi inglesi e tedesche e la zona coperta dai radar.

Non furono solo i giovanissimi e audaci piloti inglesi a opporsi all’offensiva aerea tedesca. In realtà la Gran Bretagna resse il colpo grazie alla lungimiranza di un vecchio e quasi pensionato generale dell’aviazione, Hugh Dowding, maresciallo dell’aria e comandante del Fighter Command. Dowding non aveva investito risorse ed energie solo nei caccia – per quanto li considerasse determinanti – ma aveva predisposto tutto un complesso e sofisticato sistema di allerta terrestre. Per prima cosa aveva investito nei recenti radar, con una rete di posizione in grado di intercettare per tempo l’arrivo dei velivoli avversari. Nel radar gli impulsi non comparivano ancora su un monitor ma su un oscilloscopio simile a un elettrocardiogramma. Proprio negli ultimi momenti prima del conflitto, gli inglesi misero a punto la capacità tecnica di distinguere un velivolo amico da uno nemico, nonché la possibilità di individuarlo anche a bassa quota. Le circa trenta stazioni radar della Catena Nazionale (Chain Home), riferivano tempestivamente i dati raccolto alla Sala Filtro del Comando Caccia, mentre un Corpo Avvistatori (Observer Corp) capillarmente diffuso sul territorio si faceva carico di seguire gli spostamenti degli aerei nemici una volta che questi fossero giunti sopra i cieli britannici. La Sala Operativa del Comando Caccia smistava le segnalazioni ai Gruppi territoriali, e veniva deciso quale settore doveva contrastare l’incursione e quanti caccia bisognava far intervenire. Questi venivano guidati via radio dritti sul bersaglio. Esisteva anche il servizio di ascolto radio denominata Y, che teneva sotto controllo il traffico radio tedesco. Non andava tutto perfettamente, e le strumentazioni erano pioneristiche e piene di limiti, ma nel complesso fu il miglior sistema di avvistamente dell’epoca e diede certamente un contributo molto importante all’esito finale della Battaglia d’Inghilterra, con tassi d’intercettazione del nemico vicino all’80% dei casi.

 
Hugh Dowding, comandante del Comando Caccia della RAF.

I DUELLI DELL’ARIA. Per ottenere quanto Hitler chiedeva, la Lutwaffe schierò un’imponente forza aerea che in quel momento era numericamente superiore a quella britannica. Essa poteva anche contare sulle basi aerei dei territori appena occupati in Belgio, Paesi Bassi e Francia, che offrivano posizioni di partenza molto più vicine agli obiettivi. Per costringere Londra alla resa, la Luftwaffe si organizzò sulla base di 3 Luftflotte (flotte aeree): la 2a del Feldmaresciallo Kesserling con basi in Olanda, Belgio e Francia orientale; la 3a del Feldmaresciallo Sperrle con basi nella Francia nord-occidentale; la 5a del generale Stumpff basata in Norvegia e Danimarca e destinata a colpire la Scozia e Inghilterra nord-occidentale ma in grado di fornire solo un contributo minore. Nel corso della battaglia subentrò un’ulteriore distinzione di compiti: la Luftflotte 3 finì per farsi carico soprattutto degli attacchi notturni, mentre gli attacchi diurni ricaddero sulla Luftflotte 2. Erano operativi più di 2mila aeroplani, in maggior parte bombardieri medi (i tipi principali erano i Dornier Do-17Z, gli Junkers Ju-88° e gli Heinkel He-11111) o in picchiata (Junkers Ju-87B Stuka), più una consistente quota di caccia (Messerscmitt BF-109E e Messerscmitt BF-110C) destinati a proteggere i bombardieri ma anche a distruggere i caccia nemici per conquistare l’agognata superiorità aerea. La RAF rispondeva con il Fighter Command, agli ordini di High Dowding, che era stato strutturato su quattro gruppi suddivisi per aree geografiche: il 10° Group del vicemaresciallo dell’aria Brand a difendere la regione sudoccidentale dell’Inghilterra, l’11° Group del vicemaresciallo Park a proteggere Londra e il settore sudorientale, il 12° e il 13° Group per l’Inghilterra centrale e settentrionale. Nel luglio 1940 il Flight Command disponeva di circa 800 caccia di cui 650 pronti a combattere. La maggior parte dei 53 squadroni erano equipaggiati con Hawker Hurricane e Supermarine Spitfire, ma erano presenti ancora vecchi Bristol Blenheim, Boulton Paul Defiant e Gloster Gladiator. A terra l’Anti-Aircraft Command schierava 3774 batterie antiaeree, 4410 mitragliere, 8500 riflettori e 1500 palloni di sbarramento. Ma il punto di forza era l’avanzatissima rete radar che risultò determinante nel favorire la strategia del comandante Hugh Dowding: i radar britannici infatti erano in grado di avvistare i velivoli per tempo, di distinguere fra amici e nemici, e di guidare i caccia a colpo sicuro sui bombardieri nemici evitando di consumare energie e carburante. C’era però un problema. Nonostante l’industria bellica fornisse ogni settimana nuovi velivoli i piloti britannici, per quanto eccellenti, erano numericamente pochi. Si fece ricorso non solo ai volontari stranieri ma anche ai piloti di bombardieri, di unità addestrative e dell’aviazione di marina.


Un fotomontaggio della propaganda nazista mostra un He 111 sui Docks di Londra.


Gli aerei della Germania.

MESSERSCMIT BF 110.
Bundesarchiv Bild 101I-377-2801-013, Flugzeug Messerschmitt Me 110.jpg
Tipo: caccia pesante, cacciabombardiere.
Equipaggio: 2 (3 nella versione da caccia notturna)
Motore: 2 Daimler-Benz DB 601N (o DB 605A)
Lunghezza: 12,3 m.
Apertura alare: 16,3 m.
Velocità: 560 km/h
Armamento: 4 mitragliatrici MG 17 da 7,92 mm, 2 cannoni MG FF/M da 20 mm calibro 20 mm
JUNKERS JU 88.
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Tipo: bombardiere
Equipaggio: 4
Motore: 2 Junkers Jumo 211B-1
Lunghezza: 15,6 m
Apertura alare: 19,8 m
Velocità: 460 km/h
Armamento: 6 mitragliatrici da 7,92 mm, 2500 kg di bombe

DORNIER DO 17
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Tipo: bombardiere
Equipaggio: 4 o 5
Motore: 2 Bramo 323P Fafnir
Lunghezza: 15,95 m
Apertura alare: 18 m
Velocità: 426 km/h
Armamento: 6 mitragliatrici da 7,92 mm, 1000 kg di bombe.
Gli aerei della Gran Bretagna.
FAIREY FIREFLY.
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Tipo: caccia imbarcato.
Equipaggio: 2
Lunghezza: 11,46 m
Peso: 4052 kg
Motore: un Rolls-Royce Griffon IIB, motore a V da 12 cilindri raffreddati a liquido.
Velocità: 509 km/h
Armamento: 4 cannoni Hispano-Suiza HS.404 calibro 20 mm, 2 bombe da 454 kg oppure 8 razzi calibro 7,62 cm da 27 kg.
GLOSTER GLADIATOR.
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Tipo: aereo da caccia
Equipaggio: 2
Lunghezza: 8,36 m
Apertura alare: 9,83 m
Peso: 1462 kg
Motore: un Rolls-Royce Griffon II B, motore a V da 12 cilindri raffreddati a liquido.
Velocità: 509 km/h
Armamento: 4 cannoni Hispano-Suiza HS.404 calibro 20 mm, 2 bombe da 454 kg oppure 8 razzi calibro 7,62 cm da 27 kg.
BRISTOL BEAUFIGHTER.

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Tipo: caccia pesante e notturno.
Equipaggio: 2
Lunghezza: 12,6 m
Apertura alare: 17,65 m
Peso a vuoto: 7072 kg
Motore: 2 Bristol Hercules radiali 14 cilindri raffreddati ad aria.
Velocità: 515 km/h
Armamento: 1 mitragliatrice Browning 7,7 mm. 4 cannoni Hispano Mk II calibro 20 mm.
VICKERS WELLINGTON.
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Tipo: bombardiere medio
Equipaggio: 6
Lunghezza: 19,68 m
Apertura alare: 26,26 m
Peso: 8417 kg
Motore: due radiali Bristol Hercules XI, a 14 cilindri
Velocità max: 378 km/h
Armamento: 8 mitragliatrici da 7,7 mm, 2041 kg di bombe.
HANDLEY PAGE HAMPDEN.

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Tipo: bombardiere medio
Equipaggio: 4
Lunghezza: 16,33 m
Apertura alare: 21,08 m
Peso: 5790 kg
Motore: 2 radiali Bristol Pegasus XVIII
Velocità: 397 km/h
Armamento: 1 mitragliatrice Browning M1919 calibro 7,7 mm, 3-5 Vickers K calibro 7,7 mm nel muso, una o due in posizione dorsale e ventrale, 1814 kg di bombe.
                                                    
Danni a Londra a seguito dei bombardamenti.
                                                    
UN CONFRONTO SENZA ESCLUSIONE DI COLPI. L’esatta definizione temporale della Battaglia d’Inghilterra è controversa. Fin dall’inizio del conflitto c’era stato qualche sporadico attacco tedesco attraverso la Manica, ma il salto di qualità avvenne dopo la capitolazione della Francia. Dal 10 luglio 1940 cominciarono con continuità i bombardamenti della Luftwaffe sul Canale, prendendo di mira tanto il traffico marittimo quanto le infrastrutture portuali britanniche: in appena un mese furono affondate circa 40mila tonnellate di naviglio, tanto che i britannici furono costretti a interrompere la navigazione diurna della Manica. A inizio agosto Hitler emanò una direttiva che diede priorità assoluta ala distruzione della Royal Air Force, cominciando in modo sistemati i bombardamenti sul territorio britannico, con l’obiettivo di distruggere aeroporti e industrie aeronautiche nonché le postazioni radar. L’inizio dell’attacco ai centri nevralgici britannici fu fissato per il 13 di quello stesso mese, che venne denominato Adlertag, “il giorno delle aquile”: ancora una volta le sortite della Luftwaffe – che superò i 1500 attacchi al giorno – si rivelarono efficaci. La RAF fu costretta a impegnarsi in acerrimi combattimenti in aria per non essere distrutta al suolo. Tra il 23 agosto e il 6 settembre la RAF perse 466 aerei, 108 piloti furono uccisi e 128 risultarono dispersi. Anche la Germania stava subendo perdite molto elevate, specialmente fra i bombardieri, alcuni dei quali – come gli Stuka – dopo qualche buon risultato iniziale risultarono così esposti agli attacchi dei caccia da essere ritirati dalla prima linea. Gli inglesi, però, riuscivano a recuperare e a riparare più mezzi danneggiati di quanto non facessero i loro nemici, e avevano una produzione industriale di molto superiore a quella che i tedeschi avevano stimato (le industrie inglesi arrivarono a produrre 500 caccia al mese), ma per la loro esiguità numerica i piloti erano costretti a volare continuamente, con poi turni di riposo. Inoltre il tempo trascorreva, e questo rendeva Hitler e Goring, che della Luftawaffe era il comandante, assai impazienti.

I piloti stranieri della Raf.
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Molti dei piloti che si guadagnarono gloria durante la Battaglia d’Inghilterra erano stranieri. La Gran Bretagna era l’ultimo baluardo liberal-democratico rimasto in Europa contro Hitler, e lì conversero tutti coloro che erano fuggiti dalle nazioni sconfitte e sottomesse dal Terzo Reich. Molti erano militari e tra loro ce n’erano anche alcuni provenienti dalle rispettive aviazioni militari nazionali. Così sotto le insegne della RAF si trovarono in realtà piloti di almeno 14 nazioni diverse. Molto numerosi erano i polacchi, inquadrati ufficialmente in una Forza Aerea Polacca, secondo un accordo formale siglato con il governo polacco in esilio in Gran Bretagna. Quattro squadroni polacchi entrarono in azione durante la Battaglia d’Inghilterra (alla fine della guerra gli squadroni polacchi erano diventati dieci) con un organico di 89 piloti, a cui vanno aggiunti 50 aviatori che combatterono direttamente sotto le insegne britanniche. Lo Squadrone di caccia 303 “Tadeusz Kosciuszko” ottenne il maggior numero di vittorie (273) tra tutti gli squadroni impiegati nel corso di quell’epico scontro. C’erano però anche piloti cecoslovacchi (il miglior asso alleato nella Battaglia fu il ceco Josef Frantisek, che voleva nelle file polacche, con 17 abbattimenti confermati), belgi, olandesi, norvegesi e francesi. Poi arrivarono anche interi reparti di volontari americani, noti come Squadroni Eagle. Considerevole il contributo fornito dai Paesi del Commonwealth, in particolare dai canadesi e dagli australiani sia nel 1940 sia nel corso dell’intera guerra. 

BOMBARDAMENTI A TAPPETO. Improvvisamente però qualcosa fece mutare la strategia tedesca. Probabilmente l’episodio che innescò il tutto avvenne il 24 agosto del 1940 quando uno stormo di bombardieri del Terzo Reich colpì per errore Londra. A quel punto il governo britannico, invertendo una tendenza della sua politica, ordinò un’immediata rappresaglia su Berlino. All’inizio della guerra, infatti, la Gran Bretagna, guidata allora dal primo ministro Chamberlain, aveva scelto di non bombardare le città tedesche per non generare reazioni su quelle inglesi. Churchill, che nel frattempo lo aveva sostituito alla guida del governo, invece non si fece pregare e ordinò ai suoi bombardieri (circa 80  fra Hampden e Wellington) di colpire per rappresaglia la capitale del Reich, anche se il raid alla fine fu significativo più per l’impatto psicologico che per i risultati. Il 2 settembre Hitler e Goring cambiarono gli obiettivi dei bombardamenti privilegiando da quel momento in poi i centri urbani, con lo scopo di minare il morale della popolazione britannica e costringere gli inglesi alla resa. I bombardieri tedeschi arrivarono in massa sulla capitale britannica – quasi mille velivoli nel primo attacco – e cominciarono poi a effettuare puntali missioni d’attacco ogni notte, quando le difese aeree britanniche erano molto meno efficaci. Di giorno invece i raid si diradarono e furono limitati a bombardieri veloci come gli Junkers Ju 88. Le bombe cominciarono a colpire i civili, ma l’Operazione Leone Marino, che prevedeva uno sbarco in Gran Bretagna, venne rimandata e Churchill comprese che la tenuta invasione era ormai sventata. Per questo alcuni storici considerarono il 31 ottobre come la data di chiusura della Battaglia d’Inghilterra, anche se le incursioni dei bombardieri tedeschi andarono avanti regolarmente almeno fino al maggio 1941. Lo scontro ormai si era completamente trasformato non più in un feroce corpo a corpo nei cieli in vista di un’invasione, ma un continuo susseguirsi di attacchi notturni che erano ormai bombardamenti strategici, per terrorizzare e piegare il morale del nemico, senza un fine tatti immediato. Ogni notte in media 200 bombardieri tedeschi attaccavano la capitale e altri siti inglesi, e in alcuni casi il risultato fu particolarmente devastanti. Furono colpite Southampton, Birmingham, Liverpool, Bristol, Plymouth, Portsmouth, Cardiff, Swansea, Belfast, Glasgow e numerosi altri centri minori. I tedeschi uccisero circa 40mila civili, ne ferirono altri 46mila e danneggiarono oltre un milione di case. Nella notte fra il 14 e il 15 novembre la città di Coventry fu devasta dal passaggio di 469 bombardieri: centinaia di tonnellate di bombe e circa 30mila spezzoni incendiari rasero al suolo almeno tre quarti delle sue fabbriche e infrastrutture, distruggendo oltre quattromila case e uccidendo 1236 civili. Il termine “conventrizzare” divenne di uso comune per indicare la distruzione di una città, e negli anni successivi gli spietati bombardamenti inglesi sulla Germania – come nei casi simbolo di Dresda e Amburgo – furono giustificati come ritorsione per la tragedia di Coventry.
la città di Coventry dopo i bombardamenti


Ali italiane sulla Manica.
Deluso dalla resa francese alla Germania che aveva lasciato l’Italia praticamente a bocca asciutta, Mussolini volle riconquistare la sua parte di prestigio partecipando alla Battaglia d’Inghilterra. All’epoca la Regia Aeronautica era considerata la sesta aviazione nel mondo, con un numero di velivoli superiore anche quello di Germania e Gran Bretagna. Ma in realtà si trattava di velivoli arretrati e scadenti, con una rilevante presenza di antiquati biplani con rivestimenti in tela cerata. Nell’agosto 1940 iniziò a prendere forma il Corpo Aereo Italiano (CAI) agli ordini del generale Corso Fougier, che per ottobre fu schierato nelle basi aeree in Belgio e fu inquadrato nel 2° di Kesserling. Ne facevano parte due reparti bombardieri (13° e 43° Stormo) con 75 bombardieri Fiat BR20/M, un reparto caccia (56° stormo) con 50 Fiat CR42 e 48 Fiat G50 bis, una squadriglia da ricognizione (172° Squadriglia autonoma) con 5 ricognitori Cant Z 1007, e alcuni velivoli da trasporti e collegamento. La Battaglia d’Inghiltera tappeto,  era ormai nella fase dei bombardamenti a tappeto, e al CAI vennero assegnati obiettivi nella zona sud-est dell’Inghilterra. La prima missione si svolse il 24 ottobre sulla zona portuale di Harwick e l’idroscalo di Fellxstone. Subito si dimostrò la totale inadeguatezza delle flotte aeree italiane, lente e con modesti carichi di bombe. I caccia G50 – in teoria i più moderni – non avevano un’autonomia che permettesse loro di compiere azioni sul territorio inglese. I CR42 tenevano a volte testa ai caccia britannici grazie alle abilità acrobatiche tradizionali della scuola italiana dell’epoca, ma erano nettamente inferiori ai rivali come mezzi e anche nelle tattiche adottate. Si continuò a combattere fino all’inverno, con le condizioni meteo che andavano peggiorando. Così il CAI fu richiamato in Italia il 2 gennaio 1941. Il bilancio finale fu fallimentare: il 50% dei velivoli era stato perso (36 velivoli distrutti, di cui il 26 per incidenti) o danneggiato, e i morti erano stati 34, di cui 14 in combattimento e gli altri 20 a causa di malfunzionamento. I piloti italiani abbatterono circa 20 aerei nemici e i bombardieri in 315 ore di volo lanciarono sull’Inghilterra 54 tonnellate di bombe.  

LA GERMANIA MOLLA LA PRESA. Nel frattempo però le mire di Hitler avevano cominciato a rivolgersi altrove. Pur non essendo riuscito ad eliminare la fastidiosa spina nel fianco costituita dalla Gran Bretagna, decise di aprire un secondo fronte contro quello che riteneva l’obiettivo principale della sua guerra: la conquista dell’Unione Sovietica. nel 1941 così la Luftwaffe, dopo lo smacco subito contro gli inglesi ebbe modo di dare ancora prova al mondo delle sue incredibili potenzialità favorendo l’avanzata in profondità delle truppe del Terzo Reich in territorio russo. La Battaglia d’Inghilterra aveva però fatto capire a tutti che i tedeschi non erano imbattibili. Tra il 1° luglio e il 31 ottobre 1940 la Luftwaffe aveva perso 1789 aerei, dei quali 1385 in combattimento (600 erano caccia Bf-109E e 235 Bf 110) e quasi 3mila aviatori. Alla RAF le cose non erano andate tanto meglio in termini numerici (1603 aerei persi e 537 preziosi piloti)  ma la sua vittoria strategica era evidente. Già il 20 agosto Winston Churchill, in un indimenticabile discorso in Parlamento, aveva celebrato l’eroismo di chi si stava battendo nella Battaglia d’Inghilterra: “La gratitudine di ogni casa della nostra isola, del nostro Impero, e in verità di tutto il mondo, va agli aviatori britannici, che sfidando tutte le probabilità, affrontando instancabilmente una sfida incessante e una estremo pericolo, stanno invertendo le sorti della guerra con la loro prodezza e la loro tenacia. Mai, nella storia dei conflitti umani, tanti hanno dovuto tanto a così pochi”.

Un lungo braccio di ferro.
La RAF nel 2018 ha compiuto cento anni. È infatti la più anziana tra le aviazioni militari autonome, essendo stata costituita il 1° aprile 1918, sul finire della Prima guerra mondiale. All’epoca tutte le potenze belligeranti disponevano di forze aeree e la Germania aveva annoverato tra i propri ero il Barone Rosso e la sua leggendaria squadriglia del Circo Volante, ma la Raf – a seguito di uno studio elaborato da Jan Smuts e pertanto noto come rapporto Smuts – fu la prima a essere strutturata in forza autonoma con la fusione tra i precedenti Royal Flying Corpos e Royal Naval Air Service, che fino ad allora erano stati alle dipendenze di Esercito e Marina. In tal modo all’epoca divenne la maggior forza aerea del mondo. Il quartier generale venne collocato  nell’Ex Hotel Cecil di Londra. Con la fine del conflitto la RAF venne ridimensionata ma rimase attiva in Inghilterra così come in numerose regioni dell’impero britannico. Furono poi gli anni Trenta a rappresentare l’età dell’oro dell’aviazione a livello globale, e anche la RAF non perse l’occasione di rilanciarsi. Peraltro con lo scoppio della Seconda guerra mondiale essa si rafforzò notevolmente assumendo il controllo di squadroni aerei dei diversi Paesi del Commonwealth (la Royal Canadian Air Force contribuì con più di 30 squadre al servizio della RAF, e quasi un quarto del personale del bombardamento erano canadesi, mentre circa il 9% del personale che ha prestato servizio con la RAF in Europa e nel Mediterraneo erano stati distaccati dalla Royal Australian Air Force), di piloti stranieri volontari provenienti soprattutto dalle nazioni occupate dai nazisti (durante la Battaglia d’Inghilterra un elevato numero di piloti arriva da Polonia, Norvegia, Cecoslovacchia, Belgio, Olanda e Francia) e dagli Stati Uniti. Allo scoppio della guerra la RAF era strutturata in 4 comandi: Fighter Command (comando di caccia), Bomber Command (Comando bombardieri), Coastal Command (comando costiero) e Training Command (comando addestramento). I bombardieri inglesi non ebbero un ruolo rilevante nella prima fase della guerra, dato che Londra, tra l’invasione tedesca della Polonia e quella della Francia preferì non provocare la Germania con i bombardamenti. Quando poi la Francia cadde e Berlino ebbe comode basi di partenza per i suoi bombardieri verso le isole britanniche, a quel punto i protagonisti da parte inglese potevano essere solo i caccia, che dovevano difendere lo spazio aereo britannico, mentre i bombardieri praticamente rimanevano quasi sempre a terra. Ma essi si fecero trovare pronti quando Londra reagì con le campagne di bombardamento dell’Europa: a quel punto, nella seconda fase della guerra, i potenti quadrimotori (su cui, a differenza dei tedeschi, saggiamente avevano puntato i britannici) divennero una spietata minaccia per le città del Vecchio Continente e contribuirono in modo determinante – insieme ai bombardieri americani – a destrutturare la rete di infrastrutture e industrie del Terzo Reich.

In azione all’inizio della guerra.
Le forze aeree tedesche furono coinvolte in tutte le maggiori azioni armate dalla nascita del regime nazista. Già nel 1936 unità della caccia e una di bombardieri in picchiata presero parte all’azione di occupazione e militarizzazione della Renania, occupata dai francesi a seguito dell’Armistizio del 1918. Sempre nel 1936 alcune unità furono inviate in Spagna a sostegno dei nazionalisti di Franco, dove si scontrarono, con ottimi risultati, anche con i velivoli inviati dai sovietici per appoggiare il fronte avverso, quello dei Repubblicani. La Luftwaffe fu mobilitata anche per l’annessione di Austria, Sudeti e Cecoslovacchia, ma in quelle occasioni diede sfoggio di potenza pur senza ingaggiare alcuno scontro aereo. All’invasione della Polonia nel settembre 1939 parteciparono circa 520 caccia, 800 bombardieri, 340 Ju87 e 250 aerei da trasporto. Non raggiunsero l’obiettivo di distruggere al suolo l’aviazione polacca ma ottennero comunque in pochi giorni la superiorità aerea. Inoltre fornirono un supporto decisivo alle truppe sul terreno. Durante la campagna la dello stesso anno la Luftwaffe  registrò la perdita di 285 aerei, dei quali 126 abbattuti da caccia polacchi. In seguito la forza aerea fu impiegata massicciamente nel 1940 per l’invasione della Norvegia, dove oltre ai bombardamenti, fu vitale l’impiego dei velivoli per aviotrasportare le truppe. Nel maggio dello stesso anno la Luftwaffe partecipò all’invasione di Belgio, Paesi Bassi e Francia con le Luftflotte 2 e 3 schierando 1100 bombardieri a medio raggio e 400 Stuka scortati da 1200 tra Bf 109 e Bf 110. La RAF dal canto suo mise in campo circa 600 caccia che si affiancavano alle aviazioni olandese, belga e francese, le quali non ressero all’urto nazista. I caccia tedeschi si rivelarono superiori ai loro avversari e anche agli Hurricane britannici, ma comunque in dieci giorni la Luftwaffe perse un quinto dei suoi velivoli, 547 aerei, dal 3 settembre 1939 al 25 giugno 1940 i tedeschi persero 1428 aerei, distrutti per opera delle aviazioni polacca, francese, belga, olandese e britannica. La Francia comunque fu sconfitta, ma l’aviazione tedesca non riuscì a impedire l’evacuazione a Dunkerque, contrariamente a quanto Goring aveva promesso a Hitler.

LA TENACIA DEI PILOTI DELLA RAF. Per quanto riguarda i caccia, fino al 1940 il Flighter Command dipendeva dal maresciallo dell’Aria sir Hugh Dowding, a cui si devono molte delle decisioni che hanno determinato la vittoria inglese nei cieli: fu lui a organizzare la rete di radar che risultò determinante, fu sempre lui a opporsi al governo in merito all’invio di ulteriori caccia in Francia quando la situazione era già compromessa, fu ancora lui a promuovere la produzione massiccia dei caccia monoplano Hurricane e Spitfire, in modo che Londra si trovasse a respingere l’attacco tedesco. I caccia erano stati impegnati già sui teatri di guerra del fronte occidentale, dove pur non essendo comportati male avevano subito il complessivo strapotere della Germania  che con la sua rapida avanzata attraverso Belgio, Olanda e Francia toglieva loro il terreno sotto i piedi, anzi… benzina dai motori. Londra aveva schierato sul continente 600 caccia, soprattutto Hurricane, ma ebbe un tasso altissimo di perdite, che a un certo punto toccò i venti al giorno. Gli aerei britannici agivano lontano dalle loro basi, mentre i tedeschi ebbero il vantaggio del terreno e comunque dimostrarono il grande valore di alcuni loro caccia, su tutti il Messerschmitt Bf-109. Più o meno gli stessi aerei che si erano scontrati in Francia – dai Bf-109 e Bf-110 agli Spitfire e Hurricane – si ritrovarono a combattere pochi mesi dopo si cieli inglesi, ma stavolta i britannici godevano di diversi vantaggi, pur trovandosi in inferiorità numerica. In primo luogo combattevano “in casa”, cosa che richiedeva una minore autonomia di volo, che rappresentò invece il principale problema dei velivoli tedeschi; in secondo luogo avevano la possibilità di atterrare in qualunque posto per riparare l’aereo, salvando l’equipaggio che inoltre avrebbe potuto cavarsela anche lanciandosi con il paracadute perché non sarebbe finito in territorio nemico, a differenza dei tedeschi che se abbattuti o anche solo seriamente danneggiati erano destinati se non alla morte quanto meno a essere catturati e messi dietro le sbarre. Importantissima fu poi la capacità di produzione industriale britannica, gravemente sottostimata dal Terzo Reich, Hitler e il suo Stato Maggiore avevano considerato di doversi confrontare con un numero limitato di caccia e con un’entrata in linea di circa 350 velivoli di vario tipo al mese; invece grazie ai preveggenti programmi di Dowding gli inglesi riuscirono a produrre ben mille aerei al mese di cui circa 500 di essi erano caccia moderni.  Infine sempre Dowding aveva regalato alla Gran Bretagna una rete difensiva che si rivelò determinante, quella dei radar. Il radar non era affatto sconosciuto alle altre potenze, ma solo la Gran Bretagna l’aveva reso operativo in modo da intercettare l’arrivo di stormi avversari contro cui guidare via radio i propri caccia. A differenza dei tedeschi, poi, i britannici godevano di un comando unificato e ben coordinato che permise di ottimizzare l’uso delle forze.
Lo stesso criterio fu poi seguito nel prosieguo della guerra, quando invece il ruolo principale fu assunto dal Bomber Command. Una volta respinto l’attacco tedesco all’Inghilterra, approfittando del fatto che le forze tedesche si erano rivolte contro l’Unione Sovietica, gli inglesi (e gli americani che nel frattempo si erano uniti alla lotta) misero a frutto la minor pressione per riorganizzarsi e lanciare il contrattacco. A quel punto la RAF schierò i propri possenti bombardieri quadrimotore per attaccare di notte le postazioni tedesche in Europa e presto ebbe il supporto anche del VII Bomber Command  fu in grado di svolgere raid notturni su vasta scala, che coinvolsero talvolta fino a 1000 aerei alla volta, utilizzando un numero crescente di bombardieri come l’Hasndley Page Halifax e l’Avro Lancaster. Adesso però erano i velivoli alleati a dover sorvolare il territorio ostile , facendo i conti con i caccia nemici e con la contraerea, e non potendo avere il supporto dei propri caccia, che inizialmente non disponevano di autonomia sufficiente per allontanarsi troppo dalle basi di partenza in Gran Bretagna. Problema che si attenuò notevolmente con l’arrivo dei caccia americani Mustang e con lo sbarco in Normandia, che offriva basi sul continente accorciando il periodo di volo. È assolutamente evidente che l’impiego alleato dei bombardamenti strategici sull’Europa diede un contributo decisivo per la sconfitta finale della Germania.

I mezzi della Germania.

Junkers JU 86
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Tipo: bombardiere D
Equipaggio: 4
Lunghezza: 17,87 m
Apertura alare: 22,50 m
Motore: 2 Junkers Jumo 205 C-4 diesel a pistoni contrapposti e raffreddati a liquido
Velocità max: 300 km/h
Armamento: 3 mitragliatrici MG 15 calibro 7,92 mm, 1000 kg di bombe
Henschel HS 123
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Tipo: aereo da attacco al suolo e bombardiere notturno.
Equipaggio: 1
Lunghezza: 8,33 m
Apertura alare: 10,50 m
Motore: un radiale BMW 132Dc
Velocità Max: 340 km/h
Armamento: 2 mitragliatrici MG. 17 7,92 mm o 2 cannoni MG FF 20 mm, fino a 450 kg di bombe
Dornier Do 18
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Tipo: idrovolante
Equipaggio: 5
Lunghezza: 19,23 m
Apertura alare: 23,70 m
Motore: 2 Junkers Jumo 205C
Velocità max: 250 km/h
Armamento: 2 mitragliatrici MG 15 calibro 7,92
Focke Wulf FW 200
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Tipo: ricognitore a lungo raggio e bombardiere
Equipaggio: 5
Lunghezza: 23,45 m
Apertura alare: 32,85 m
Peso; 17005 kg
Motore: 4 Bmw-Bramo 323R radiali a 9 cilindri raffreddati ad aria
Velocità max: 360 km/h
Armamento: 5 mitragliatrici MG 131 calibro 13 mm 1000 kg di bombe
Junkers JU 52
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Tipo: aereo da trasporto
Equipaggio: 3
Motori: 3 da 775 cv
Lunghezza: 18,90 m
Apertura alare: 23,23 m
Velocità: 277 km/h
Armamento: 2 mitragliatrici da 7,92 mm
Capacità: 18 soldati

I mezzi della Gran Bretagna.
Boulton Paul Defiant
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Tipo: cacciabombardiere
Equipaggio: 2
Motore: 1 Rolls Royce Merlin III
Lunghezza: 11,99 m
Apertura alare: 10,77 m
Velocità: 480 km /h
Armamento: 4 mitragliatrici Browning da 7,7 mm
Hawpoker Typhoon
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Tipo: cacciabombardiere
Equipaggio: 1
Lunghezza: 9,74 m
Apertura alare: 12,67 m
Peso: 4013 kg
Motore: un Naiper Sabre Mk.IIC, 24 cilindri ad H raffreddati a liquido
Velocità max: 663 km/h
Armamento: 4 cannoni Hispano Suiza HS.404 calibro 20 mm, 908 kg di bombe oppure 8 razzi calibro 80 mm




Fairey Sworfish
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Tipo: aerosilurante imbarcato
Equipaggio: 2
Lunghezza: 10,87
Peso: 1900 kg
Motore: un radiale Bristol Pegasus HIM.3
Velocità max: 224 km/h
Armamento: 1 mitragliatrice Vickers calibro 7,7 mm in caccia, una Lewis o Wickers K calibro 7,7 mm posteriore, 680 kg di bombe o 680 kg di mine o un siluro da 760 kg
Blackburn Skua
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Equipaggio: 2
Lunghezza: 10,80 m
Apertura alare: 14,1 m
Peso: 2490 kg
Motore: Bristol Perseus XII
Velocità max: 360 km/h
Armamento: 1 mitragliatrice Vickers calibro 7,7 mm, una Lewis o Vickers K calibro 7,7 mm posteriore, 680 kg di bombe o 680 kg di mine o un siluro da 760 kg
Bristol Beaufort
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Tipo: aereosilurante
Equipaggio: 4
Lunghezza: 13,59 m
Apertura alare: 17,63 m
Peso: 5945 kg
Motore: due Bristol Taurus VI radiale a 14 cilindri, raffreddata ad aria
Velocità max: 418 km/h
Armamento: 5-7 mitragliatrici Vickers K e Browning 7,7 mm Mark II, 680 kg di bombe oppure un siluro da 728 kg

PILOTI SUPER-ADDESTRATI. Avere ragione della Luftwaffe non fu però un gioco da ragazzi. Protagonisti delle prime vittorie tedesche sul continente, essa si dimostrò un’arma avanzata, imponente e capaci quasi sempre di fare la differenza. E pensare che la Luftwaffe pochi anni prima neanche esisteva: rispetto alla RAF era una specie di ultima arrivata. La crescita dell’Aviazione tedesca era stata repentina: il Trattato di Versailles alla conclusione della Prima guerra mondiale precludeva alla Germania la possibilità di sviluppare una forza aerea. I tedeschi però cercarono di aggirare questi vincoli – anche lavorando all’estero – e già nel 1926 si creò un nucleo segreto di aereonautica, con i piloti militari addestrati sui voli civili. Nel 1933 – giunto Hitler al potere – i nazisti crearono una Luftwaffe clandestina, che vide la luce ufficialmente nel marzo 1935, con a capo Hermann Goring, l’asso della Grande guerra, che oltre a essere il numero 2 di Hitler rimase ministro dell’Aviazione e comandante dell’Oberkommando der Luftwffe (OKL Alto comando della forza aerea) fino agli ultimi giorni del Secondo conflitto mondiale. L’OKL e il Reichsluftfahrtministerium (RLM – Ministero dell’Aria) erano al vertice della gerarchia e avevano il controllo della ricerca, della produzione e della manutenzione dell’aeronautica tedesca. La Germania riversò su di essa tutto il meglio della progettistica e dell’innovazione tecnologica. In poco tempo essa divenne il fiore all’occhiello dell’apparato militare nazista: era l’arma più politicizzata, il gioiello di regime. Nel settembre 1939 la Luftwaffe era composta da quattro flotte aerea da 1250 velivoli, mentre altre quattro furono costituite nel corso della Seconda guerra mondiale, una delle quali destinata alla difesa aerea della Germania. una squadriglia (Staffel) era composta da dodici velivoli. Tre o quattro squadriglie formavano un gruppo (Gruppe), con tre gruppi si strutturava uno stormo (Geschwader) di circa 125 velivoli. Gli stormi venivano aggregati in Fliegerkorps o in Flieger-Division. All’inizio della Seconda guerra mondiale, questi numeri facevano della Luftaffwe l’aeronautica militare più rilevante al mondo.

Il confronto sul mare.
Aerei inglesi e tedeschi svolsero un ruolo importante anche sul mare, ma in questo campo le due aviazioni furono molto differenti. La Gran Bretagna infatti all’inizio della guerra aveva ripristinato il comando navale autonomo dalla RAF, il Fleet Air Arm, che disponeva inizialmente di un paio di centinaia di velivoli, in particolare aerosiluranti specializzati negli attacchi alle navi, e in seguito aerei in grado di individuare e bombardare i sottomarini tedeschi. il numero di aerei disponibili crebbe fino a 3700 con 72mila uomini di personale e 56 aeroporti posizionati in tutto il mondo, grazie al vasto impero coloniale. Ma la principale caratteristica dall’aviazione navale britannica era che essa si imperniava su una cinquantina di portaerei. Di contro la Germania non ne aveva neanche una (in realtà una fu messa in costruzione ma non entrò mai in servizio). Gli aerei dell’aviazione navale britannica furono protagonisti di molte azioni importanti, tra cui l’affondamento o il danneggiamento grave delle possenti corrazzate tedesche, prima fra tutte la Bismarck, che fu affondata dopo che l’intera flotta britannica le aveva dato la caccia, risolta con successo grazie alla ricognizione aerea. Un altro ruolo importante per gli aerei marini inglesi fu il sostegno ai convogli oceanici nell’individuare e ove possibile attaccare gli u-boot tedeschi, la principale minaccia ai rifornimenti britannici. Dal canto suo anche la Luftwaffe disponeva sotto il proprio comando di Seeluftstreitkrafte (forze aeree navali). Esse dipendevano direttamente dall’aviazione pur agendo in collaborazione con la Marina. I circa 300 aerei marittimi con cui i tedeschi iniziarono la guerra erano destinati soprattutto ad azioni di perlustrazione a lungo raggio e di posamine. Alcuni velivoli, come il Focke-Wulf Fw 200 Condor, erano in grado di procedere autonomamente ad azioni pur limitate di bombardamento navale. Le unità aereo-navali tedesche giocarono un ruolo importante nell’invasione della Norvegia nel 1940, poi furono impiegate soprattutto per colpire i convogli artici con i rifornimenti per l’Urss e ancor di più – dopo l’insuccesso della Battaglia d’Inghilterra – per impedire l’arrivo dei convogli sulle coste atlantiche dell’Europa e della Gran Bretagna. Gli aerei dovevano soprattutto segnalarli agli u-boot, ma spesso andavano anche all’attacco. Un lungo e costante duello aereo si ebbe sopra il Golfi di Biscaglia: questa era una rotta obbligata per i sottomarini, per cui spesso si vedevano scontri tra velivoli britannici come i Mosquito in caccia dei battelli nazisti, e aerei tedeschi che dovevano difendere i propri commilitoni che combattevano in mare.

UNA VISIONE TATTICA INNOVATIVA. Inizialmente, dalla Guerra civile in Spagna (Hitler aveva inviato la Legione Condor a dare manforte alle forze nazionaliste di Francisco Franco) fino all’invasione della Francia, l’aviazione tedesca fu impiegata soprattutto a supporto delle forze di terra sul campo di battaglia, svolgendo egregiamente il proprio compito all’interno della Blitzkrieg, la guerra lampo composta dall’azione coordinata di mezzi corazzati, fanteria meccanizzata e bombardieri tattici. Si mise in mostra in particolare il nuovo bombardiere in picchiata Ju87 Sturzkampfflugzeug, detto Stuka. Esso bene incarnava il compito che la dottrina militare aerea tedesca assegnava alle forze dell’aria: intervenire sul campo di battaglia a sostegno dell’azione delle truppe di terra. Nonostante la devastazione provocata dalla Legione Condor e dagli aerei italiani sulla città di Guerenica, durante la Guerra Civile spagnola, il bombardamento non era in cima ai pensieri dei comandante tedeschi. tutto cambiò dopo la sconfitta della Francia, quando tutto il peso del conflitto ricadde sulla Luftwaffe. L’unico nemico rimasto in quell’estate del 1940 era la Gran Bretagna, con cui era impossibile competere sul mare, perché possedeva la più grande flotta militare del mondo, e nessun sbarco sulle sue coste era possibile prima che gli aerei tedeschi avessero preso il controllo quantomeno del Canale della Manica e delle acque circostanti. Così si pensò di piegare l’Inghilterra con i bombardamenti: fu il primo esempio dell’impiego massiccio dell’aviazione per provare a distruggere l’apparato industriale del nemico, mettere fuori gioco le sue basi e minare il morale della popolazione. Una storia di fattori impedirono la vittoria tedesca, così Hitler rinunciò all’invasione delle isole britanniche e riversò gran parte delle sue forze – anche quelle aeree – nell’attacco all’Unione Sovietica. La Luftwaffe dovette fare i conti con l’emergere di problemi di cui si aveva avuto l’avvisaglia già negli anni precedenti. Il primo fu la scelta di rinunciare, come caldeggiato soprattutto da Ernst Udet, capo dell’ufficio tecnico della Luftwaffe, ai grandi bombardieri strategici a vantaggio di quelli tattici, che sono utilizzati per attaccare truppe e mezzi in prossimità del campo di battaglia, quelli strategici sono pensati per inoltrarsi in profondità nel territorio nemico e fare più danni possibile con il loro imponente carico di bombe. La Germania così si trovò sprovvista di quei potenti quadrimotori a lungo raggio e dal carico imponente di bombe che furono invece tra le armi più temibili degli Alleati. Un secondo limite insormontabile posto all’aviazione nazista era quello delle carenze industriali: la mancanza di materie prime e i limiti della produzione industriale impedirono alla Germania di restare ala passo con la gigantesca produzione di velivoli degli Stati Uniti, dell’Unione Sovietica e persino della Gran Bretagna. Infine non vanno trascurati gli errori strategici della leadership. Hitler riponeva grande fiducia nella forza aerea e Goring non fece che alimentare le aspettative del Fuhrer senza poi essere in grado di mantenere le promesse. Accadde in diverse occasioni tra le più celebri e determinanti fasi del conflitto. Quando poi si trattò di difendersi dagli attacchi a tappeto dei bombardieri angloamericani, e dall’aviazione sovietica che partendo dal fronte orientale si riversava sempre più in profondità nel cuore del Terzo Reich, la Luftwaffe continuò a distinguersi per valore e abilità, e anche per tecnologia ma i numeri e le circostanze strategiche erano ormai troppo sfavorevoli ai tedeschi perché qualsiasi tipo di difesa aerea potesse essere davvero efficace e potesse contribuire a prevenire la sconfitta finale. Così alla fine fu la solidità e l’affidabilità della RAF a prevalere e a garantire al proprio Paese il miglior contributo alla vittoria finale.

Dogfight: duelli all’ultimo sangue.
Gli aerei protagonisti della battaglia d’Inghilterra.

Con lo sguardo in su gli inglesi potevano seguire istante per istante i terribili duelli all’ultimo sangue che avrebbero deciso del destino delle isole britanniche e quindi del continente europeo. Gli aerei, la cui tecnologia era ormai sufficientemente avanzata da essere spietatamente letali, giravano vertiginosamente l’uno intorno all’altro per cercare il punto debole dell’avversario, come due cani che si azzuffano, tanto che questa modalità di combattimento divenne nota come Dogfight (lotta fra cani, appunto). La sfida più avvincente fu quella fra i caccia, divenuti presto un mito. Nomi come Hurricane e Spitfire da un lato e Me BF 109  e 110 dall’altro hanno lasciato una traccia profonda nella storia. Ecco le principale caratteristiche di alcuni di loro.

Hawker Hurricane (Gran Bretagna)
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Il vero protagonista della Battaglia d’Inghilterra, in cui distrusse più velivoli tedeschi di qualunque altro aereo inglese, fu l’Hurricane, utilizzato dalla RAF già prima dello scoppio della guerra. Fu il velivolo più usato fino al 1941 e fu anche il primo caccia a essere armato con otto mitragliatrici, che gli permettevano di sparare 10mila  pallottole al minuto. Era più lento ma più robusto dello Spitfire, ed era facile da produrre, riparare e pilotare. Prodotto alla fine in 14mila esemplari, l’Hurricane fu utilizzato in moltissimi teatri: era presente in Francia all’inizio del conflitto, quasi 3000 velivoli furono ceduti all’Unione Sovietica per sostenere il suo sforzo bellico (ma i russi non amarono molto questo aereo): combatté in Nord-Africa, fu impiegato anche come caccia bombardiere nel sud-est asiatico dove tra l’altro un Hurricane procurò l’unica vittoria aerea all’aviazione indiana; fu in servizio nei Balcani, fu presente come portaordini in Normandia nel 1944. Il modello MK.II B aveva ben 12 Browning da 7,7 mm, la versione MK.IIC era all’epoca il monoposto più potentemente armato, con 4 cannoni Hispano Suiza HS 404 nelle ali, mentre l’MK.IID venne specializzato nella funzione di anticarro. Alcune centinaia di aerei vennero modificati nella versione Sea Hurricane per essere imbarcati su navi dalle quali però potevano decollare ma non atterrare.
Categoria: caccia
Equipaggio: 1
Motore: V12 Rolls Royce Merlin XX
Lunghezza: 9,8 m
Apertura alare: 12, 1 m
Velocità: 544 km/h
Armamento: da 8 a 12 mitragliatrici Browning da 7,7 mm, da 2 a 4 cannoncini, da 20 mm, 2 bombe da 114 e 227 kg o 8 razzi
Il velivolo aveva il collegamento radio che fu determinante per assicurare il coordinamento strategico e tattico. L’abitacolo monoposto dai piloti perché offriva ampia visibilità.
Supermarine Spitfire (Gran Bretagna)
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Lo Spitfire fu uno degli aerei simbolo della Seconda guerra mondiale durante la quale venne impiegato in Europa, Nord-Africa, Australia e Asia. In totale se ne produssero 46 versioni (di cui 22 durante la guerra), 33 terrestri e 13 navali, per più di 20mila esemplari, e venne utilizzato anche dall’aviazione statunitense. Durante la Battaglia d’Inghilterra lo Spitfire fu protagonista di statunitense. Durante la Battaglia d’Inghilterra, lo Spitfire fu protagonista di una sfida all’ultimo sangue con il tedesco Messerschmitt Bf 109; inizialmente una sfida all’ultimo sangue, inizialmente tra luglio e ottobre 1940, 242 Spitfire vennero abbattuti da Bf 109. Poi la produzione di aerei britannici superò le perdite e i piloti impararono trucchi utili contro i rivali tedeschi. inoltre fu un vantaggio notevole quello di combattere sul suolo amico, anche perché un limite dello Spitfire era la poca capienza dei serbatoi, tanto che il velivolo manifestò i suoi principali problemi quando l’aviazione britannica passò al contrattacco in teatri lontani dalla madrepatria. Lo Spitfire si aggiornò continuamente mantenendo prestazioni elevate, ma trovò validi avversari anche nei caccia italiani Macchi MC 202 e 205 e soprattutto nel nuovo aereo tedesco Focke-Wolf 190. Fu nel 1942 con il modello Mk IX che lo Spitfire tornò a conquistare un posto di primo piano nei cieli, grazie a maggior velocità, maneggevolezza e quota raggiungibile (ben 13000 metri). Lo Spitfire continuò a esser usato dalla RAF fino al 1957, e inoltre fu molto utilizzato nel dopoguerra da altri Paesi come Israele, India e Pakistan e da quelli arabi.
Categoria: caccia
Equipaggio: 1
Motore: Rolls-Royce Merliìn V12
Lunghezza: 9,1 m
Apertura alare: 11,23 m
Velocità: 575 km/h
Armamento: 2 cannoncini Hispano da 20 mm, 4 mitragliatrici Browning da 7,7 mm, 2 bombe da 113 kg
Messerschmitt Bf 109 (Germania).
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Il Messerschmitt Bf 109 era entrato in servizio nel 1937, in tempo per prendere parte alla Guerra civile spagnola. In dieci anni fu uno degli aerei da bombardamento di cui furono costruiti più esemplari in assoluto, circa 35mila, secondo solo ai 42mila Ilyushin prodotti dai sovietici. Era un caccia semplice ed efficace monoposto, monomotore, monoplano. Ottenne risultati eccezionali. Era superiore quasi in tutto allo Spitfire inglese: velocità, accelerazione, salita a candela cabrata, inoltre il motore a iniezione di benzina permetteva la picchiata immediata rispetto al tempo di preparazione necessario ai velivoli con carburatore. Nella Battaglia d’Inghilterra il Me 109 abbatté 580 caccia inglesi Hurricane e Spitfire (contro 310 Me 109 perduti). È anche stato protagonista di numerosi record nelle battaglie aeree: l’asso recordman dell’aviazione mondiale, Erich Hartmann, che ha abbattuto 352 aerei, volava solo su questo tipo di velivolo così come esso fu l’unico modello impiegato dal JG 52, il reparto aereo più vittorioso della storia dellaviazione.
Categoria: caccia
Equipaggio: 1
Motore: V12 Daimler-Benz DB601Aa
Lunghezza: 8,6 m
Apertura alare: 9,8 m
Velocità: 570 km/h
Armamento: 4 mitragliatrici MG17 da 7,92 mm. 1 cannoncino MGFF da 20 mm
Heinkel HE 111-H-e (Germania).
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La Germania concentrò i suoi sforzi produttivi su bombardieri a medio raggio e il risultato più celebre fu prodotto dalla metà degli anni Trenta dalla Heinkel Flugzeugwerke AG a partire da un aereo passeggeri particolarmente veloce. Lo He 111 era un bimotore ad ala bassa, caratterizzato da una struttura interamente metallica che per l’epoca era molto avanzata. Dalla versione P il muso era completamente vetrato per ampliare la visuale. Poteva portare un carico di due tonnellate di bombe nella stiva oppure 2,5 tonnellate in due gondole portaborse esterne. Queste vennero sostituti all’uso del vano interno, che venne destinato a ospitare serbatoi per aumentarne l’autonomia. Contribuì molto alle prime vittorie tedesche, dalla Spagna alla Francia, ma già nel 1940 durante la Battaglia d’Inghilterra si rivelò vulnerabile agli attacchi dei caccia britannici, a causa di carenze nell’armamento difensivo. L’aereo comunque continuò a operare fino alla fine della guerra, e fu utilizzato anche per lanciare armi innovative come i missili V1 e le bombe guidate anti-nave Henschel Hs 293. Fino al 1944 furono prodotti 7400 He 111, la maggior parte dei quali nella versione H.
Categoria: bombardiere
Equipaggio: 5
Motore: 2 Junkers Jumo 211 F, 12 cilindri a V rovesciato
Lunghezza: 16,40 m
Apertura alare: 22,60 m
Velocità: 415 km/h
Armamento: fino a 12000 kg di bombe, 6 mitragliatrici MG 14 calibro 7,92 mm, 1 cannone MG FF calibro 20 mm
Junker JU 87 Stuka (Germania).
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Lo Junker Ju 87 era noto come Stuka dal tedesco dal tedesco Sturzkampfflugzeug, cioè aereo da combattimento in picchiata. Era questa infatti la caratteristiche che lo ha reso indimenticabile tra i velivoli da combattimento degli anni ’30-’40. Il bombardamento in picchiata si distingueva da quello a grappolo per la sua precisione che permetteva di colpire bersagli piccoli come un carro armato o una casamatta. Di tutti i bombardieri da picchiata della Seconda guerra mondiale, solo lo Stuka era davvero in grado di agire con una perpendicolare perfetta. Un altro elemento importante di questo aereo è che gli ingegneri tedeschi lo dotarono di un congegno automatico per porre fine alla picchiata dopo lo sganciamento della bomba e riportarlo in quota: il rischio era che la velocità facesse svenire il pilota facendo schiantare al suolo il velivolo, come accadde a un’intera squadriglia durante la guerra civile in Spagna. I primi modelli risalgono al 1934 e avevano un motore Rolls Royce, che a causa della guerra venne poi soppiantato dal tedesco
Junkers Jumo. L’aereo divenuto leggendario accrebbe la sua capacità di impatto psicologico sul morale del nemico dotandosi di sirene che ululavano durante la picchiata: chiamate trombe di Gerico, secondo alcuni furono un’idea di Hitler.
Categoria: bombardiere in picchiata e cacciabombardiere
Equipaggio: 2
Motore: V12 Junkers 211 Da
Lunghezza: 11 m
Apertura alare: 13,8 m
Velocità: 400 km/h
Armamento: 3 mitragliatrici MG-17 da 7,9 mm, una MG 15 da 7,9 mm, 500-1800 kg di bombe.

Il contrattacco inglese sull’Europa tedesca.
 Gedächtniskirche1.JPG

Rovine della Kaiser-Wilhelm-GedächtniskircheData18 novembre 1943 - 31 marzo 1944[1]

Se l’idea tedesca di piegare l’Inghilterra con i bombardamenti fu il primo esempio dell’impiego strategico massiccio dell’aviazione, per provare a distruggere l’apparato industriale del nemico, mettere fuori gioco le sue basi militari e minare il morale della sua popolazione, tale strategia fu poi ritorta dagli Alleati contro la Germania applicandola all’ennesima potenza. Nel 1941 lo scambio degli attacchi aerei fu da entrambe le parti ancora relativamente sopradico, ma dal 1942 – quando entrarono in gioco su entrambi i fronti aerei sempre più possenti e avanzati e tecnologie che progredivano rapidamente – gli Alleati cominciarono sull’Europa una campagna di bombardamenti a tappeto che non ha uguali nella storia per durata, numero di mezzi impiegati da una parte e dall’altra, effetti distruttivi e quantità di vittime. Per la RAF – affiancata a quel punto dall’impegno più consistente nel corso della guerra, tale da far passare in secondo piano (per entità ma non per eroismo) la Battaglia d’Inghilterra. Anche per la Luftwaffe si trattò di uno sforzo immenso, che coinvolse fino all’ultimo uomo tanto in cielo quanto nella difesa anti-aerea, e spinse gli scienziati a mettere in campo ogni innovazione possibile per provare (invano) a contrastare il potere industriale anglo-americano. Fu così che i tedeschi compresero il gravissimo errore fatto nel non sviluppare bombardieri pesanti quadrimotori, capaci di missioni a lungo maggio, e cercarono di rimediare facendo entrare in azione i primi aerei militari jet della storia, in grado di preoccupare seriamente i nemici anche quando l’esito complessivo della guerra sembrava ormai segnato. La sfida tra RAF e Luftwaffe quindi continuò senza esclusione di colpi fino all’ultimo giorno del conflitto. Ormai però l’inerzia della guerra si completamente invertita.

Flak, la contraerea tedesca.  
Una relazione del Quartier Generale Supremo delle Forze di spedizioni alleate nel gennaio 1945 registra che nel 1943 la Flak era stato responsabile del 33% dei bombardieri persi e del 66% di quelli danneggiati, mentre nell’estate 1944 i danni subiti dagli squadroni aerei Alleati erano da attribuire per almeno due terzi alla contraerea. La Flak era organizzata in divisioni. Alcune erano mobili e appoggiavano l’avanzata terrestre, utilizzando soprattutto cannoni semoventi con quattro canne da 20 millimetri. I comandi fissi erano invece posti a difesa delle città e delle basi aeree. Inizialmente, per difendere i centri urbani, la Luftwaffe si affidò a 2 Flak Abtellung (battaglioni da 3 batterie da 88 mm e 2 batterie leggere) per sito. Quando gli attacchi crebbero di intensità si passò alle Grossbatterien (batterie rinforzate), strutturate su 18 pezzi da 8,8 cm o 12 di calibro minore. I cannoni più potenti erano inseriti in apposite torri fortificate (Flaktume). Per quanto riguarda la quota raggiunta dalla contraerea, i pezzi da 20 mm erano efficaci fino a 2500 m, quelli da 37 mm fino a 4000, gli 88 fino a 8000 metri di altudine, i 105 mm fino a 12800 metri (solo 4 colpi al minuto) e infine i 128 mm arrivano a sparare proiettili di 26 chiki fino a 14800 metri di altezza.

LA PAROLA ALLE BOMBE. Per la Royal Air Force a questo punto era il Bomber Command ad aver assunto il ruolo guida. I caccia inglesi infatti si trovarono nella stessa situazione di quelli tedeschi nel 1940: la loro autonomia era troppo limitata per poter fornire una reale protezione ai bombardieri nelle incursioni in profondità nel continente. Ma i britannici e gli americani potevano contare su bombardieri così possenti e in numero così ingente che si difendevano da soli, al costo si di perdite gravissime, ma comunque rimanendo sempre in grado di ferire a morte gli obiettivi tedeschi. dal maggio 1942 il Bomber Command fu in grado di avviare ripetute missioni d’attacco ripetute missioni d’attacco sull’Europa impiegando centinaia di velivoli alla volta, spesso più di mille. Dalla metà di quell’anno entrarono in gioco in numero crescente i bombardieri quadrimotori Handley Page Haliax e Avro Lancaster, e poi arrivò il supporto americano con i B-17 Flying Fortress nonché con i caccia P-15 Mustang, gli unici in grado per autonomia di fornire un supporto come scorta ai bombardieri fin sulla Germania. Nel 1943 il leader britannico Churchill, quello statunitense Roosevelt e quello francese De Gaulle misero nero su bianco la strategia che avrebbe contraddistinto le operazioni aeree da quel momento in poi: campagne di bombardamenti a tappeto sul Terzo Reich, dando la priorità alla distruzione dei centri strategici della Luftwaffe (dagli aeroporti alle fabbriche di aeroplani) in modo da conquistare l’assoluto dominio del cielo. Come è noto il contributo americano a queste operazioni fu preponderante, soprattutto in termini di produzione industriale, ma la RAF rimase assoluta protagonista in questa sua prolungata sfida con la Luftwaffe. Fu il maresciallo dell’aria britannico Arthur Harris a propugnare la strategia di fare tabula rasa in Germania con i bombardamenti a tappeto, mettendo a tacere qualsiasi scrupolo morale. Gli americni si accodarono a questa linea, ma ai bombardieri statunitensi venne assegnato soprattutto il compito di colpire obiettivi selezionati come industrie, infrastrutture, basi militari e nodi di comunicazione, mentre furono gli inglesi e i piloti del Commonwealth a prendere di mira le città cercando vendetta per quanto era stato fatto dai nazisti durante la Battaglia d’Inghilterra e usando l’arma del terrore per piegare” i tedeschi. Una tattica controversa che costò molte accuse all’aviazione britannica, ma che all’epoca non fu vissuta come un peso dai piloti, molti dei quali provenivano dalle città che erano state ferite dalle bombe tedesche:”Quando ci dissero che avremmo colpito obiettivi civili e non militari la notizia fu salutata con un grido di entusiasmo", raccontò un pilota RAF, mentre un altro testimoniò: “Sentivamo di essere coinvolti in una dannata battaglia per la sopravvivenza e che dovevano eseguire, senza troppi scrupoli, il compito per cui eravamo stati selezionati ed equipaggiati”. D’altro canto non erano missioni prive di rischi: il Bomber Command della RAF per 56mila aviatori, vale a idre più della metà di coloro che parteciparono alla campagne sull’Europa mentre, mentre l’VIII Air Force americana perse 26mila aviatori, circa uno su otto. Per quanto riguarda la Luftwaffe, nel tentativo di opporsi a queste offensive, perse circa 12mila piloti della caccia diurna tra morti e dispersi in azione, altri 6000 rimasero feriti, mentre la caccia notturna accusò 3800 piloti o membri dell’equipaggio morti o dispersi e 1400 feriti. Dopo le prime numerosissime perdite, la RAF predilesse gli attacchi notturni per sfuggire il più possibile alla caccia tedesca, mentre gli americani, anche in virtù dello loro migliori tecnologie, agirono prevalentemente di giorno. Questo per di più permise ai bombardieri alleati di tenere sotto scacco la Germania “aournd the clock” cioè 24 ore su 24. Tra i bombardamenti più devastanti si ricordano quelli del 1942, con mille bombardieri, su Colonia, Essen e Brema. Nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1943 fu quasi rasa al suolo la città portuale di Amburgo: 735 bombardieri pesanti della RAF sganciarono in un’ora 2326 tonnellate di bombe incendiarie. Le vittime furono oltre 40mila. Un escamotage che permise agli inglesi di arrivare quasi indenni sull’obiettivo fu l’introduzione delle “windows” (finestre), cioè strisce di foglie di alluminio che gli aerei rilasciavano in volo per ingannare radar e contraerea nemici. Nel frattempo, infatti, anche i tedeschi si erano dotati di strumenti radar che li aiutavano a intercettare gli attaccanti e a puntare il fuoco contro di essi. Per trovare un evento ancora più devastante bisogna arrivare al 14 febbraio 1945, con il famigerato bombardamento di Dresda, considerato il corrispettivo di Coventry ma all’ennesima potenza. Furono decine di migliaia le vittime dell’attacco aereo alleato che distrusse completamente la città. delle quasi 4000 tonnellate di bombe sganciate sul capoluogo sassone, più della metà erano bombe incendiarie dall’effetto devastante. Dal novembre 1943 al marzo 1944 ondate di centinaia di bombardieri cercarono di colpire anche Berlino. In 16 incursioni aeree i britannici persero 500 velivoli e 2700 membri degli equipaggi, con un tasso di abbattimento superore alle loro altre operazioni. La capitale del Reich fu piegata solo quando venne raggiunta dall’avanzata sovietica.


I mezzi della Germania
FOCKE-WULF FW 190
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Tipo: caccia
Equipaggio: 1
Motore: un radiale BMW 8010-2
Lunghezza: 8,95 m
Apertura alare: 10,51 m
Velocità: 6566 km/h
Armamento: 2 mitragliatrici MG 131 da 13 mm, 4 cannoni MG 151 da 20 mm, 1 bomba da 500 kg.
MESSERSCHMITT ME 410

Tipo: caccia pesante
Equipaggio: 2
Lunghezza: 12,48 m
Apertura alare: 16,35 m
Peso: 7528 kg
Motore: 2 Daimler-Benz DB 603 motore a 12 cilindri a Vinvertita, raffreddato a liquido
Velocità max: 623 km/h
Armamento: 2 mitragliatrici MG 131 da 13 mm (sparanti all’indietro), 2 mitragliatrici MG 17 da 7,92 mm, 4 cannoni MG 151 calibro 20 mm

Heinkel HE 177 Greif.
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Tipo: bombardiere pesante
Equipaggio: 6
Lunghezza: 22 m
Apertura alare: 36 m
Peso: 34600 kg
Motore: 2 Daimler-Benz DB 610 A/B
Velocità Max: 54° km/h
Junkers JU 188
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Tipo: bombardiere medio
Equipaggio: 4
Lunghezza: 14,94 m
Apertura alare: 22 m
Peso 9860 kg
Motore: 2 BMW 801 D-2, motore radiale a 14 cilindri
Velocità max: 499 km/h
Armamento: 2 mitragliatrici MG 131 calibro 13 mm, 1 mitragliatrice MG 17 calibro 7.92 mm, 1 cannone MG 151/20 calibro 20 mm. 3000 kg di bombe        
Arado AR 234
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Tipo: bombardiere jet
Equipaggio: 1
Lunghezza: 12,64 m
Apertura alare: 14,1 m
Peso: 5200 kg
Motore: 2 turbogetto Junkers Jumo 004B
Velocità max: 740 km/h
Armamento: 2 cannoni MG 151/20 da 20 mm nella sezione di cvoda, 2000 kg di bombe














Messerschmitt Me 262 A
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Tipo: caccia Jet
Equipaggio: 1
Motore: 2 turbojet Junkers Jumo 004B
Lunghezza: 10,6 m
Apertura alare: 12,5 m
Velocità: 870 km/h
Armamento: 4 cannoncini Rheinmetall-Borsig MK 108 da 30 mm

I MEZZI DELLA GRAN BRETAGNA
Short S.29 Stirling
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Tipo: bombardiere pesante
Equipaggio: 8
Lunghezza: 26,59 m
Apertura alare: 30,20 m
Peso: 19595 kg
Motore: 4 radiali Bristol Hercules XVI
Velocità max: 435/h
Apertura alare: 30,20 m
Peso: 19595 kg
Motore: 4 radiali Bristol Hercules XVI
Velocità max: 455
Armamento: 8 mitragliatrici da 7,7 mm, 6350 kg di bombe
Avro 683 Lancaster
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Tipo: bombardiere pesante
Equipaggio: 7
Lunghezza: 26,59 m
Apertura alare: 30,20 m
Peso: 19595 kg
Motore: 4 radiali Bristol Hercules XVI
Velocità max: 435 km/h
Armamento: 8 mitragliatrici da 7,7 mm, 6350  kg di bombe
Handley 683 Lancaster
Vista dell'aereo
Tipo: bombardiere pesante
Equipaggio: 7-8
Lunghezza: 21,82 m
Apertura alare: 31,09 m
Peso: 17345 kg
Motore: 4 Bristol Hercules XVI
Velocità max: 454 km/h
Armamento: 8 mitragliatrici Browning da 7,7 mm e una Vickers K da 7,6  mm sul muso, 5897 kg di bombe
Gloster meteor
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Tipo: caccia jet
Equipaggio: 1
Lunghezza: 13,59 m
Apertura alare: 11,33 m
Motore: 2 turbogetti Rolls-Royce  Derwent 8
Velocità max: 750 km/h
Armamento: 4 cannoni Hispano da 20 mm

UN FUOCO DI SBARRAMENTO. Le difese tedesche erano infatti di buon livello. I caccia tedeschi inflissero gravi danni alle formazioni di bombardieri alleati: il Bf 109 si dimostrò ancora una volta uno dei migliori velivoli militari dell’intera guerra, mentre i Bf 110 – che avevano fallito in Inghilterra – risultarono invece eccellenti come caccia difensivi e notturni. Essi in particolare adottarono un accorgimento molto utile: le armi furono montate per sparare verso l’alto, in modo da colpire da sotto i bombardieri, soprattutto gli inglesi, che a differenza di quelli americani non avevano mitragliatrici sul ventre. Era inoltre entrato in linea l’FW 190 un altro ottimo caccia che sorprese i piloti avversari e ottenne numerosi successi. Inoltre le ultime speranze tedesche furono riposte nell’entrata in guerra del primo jet da combattimento della storia, l’Me 262. Molto più veloci degli altri velivoli, e pesantemente armato, fu in grado di infliggere perdite ai bombardieri Alleati. Questo nonostante avesse un’autonomia limitata e fosse molto vulnerabile in fase di decollo e atterraggio. Prima della fine della guerra comunque la Luftwaffe fece in tempo a far entrare in servizio altri aerei a reazione, il bombardiere Arado Ar 234 e il caccia Heinkel He 162.
I maggiori risultati difensivi i tedeschi li ottennero però con contraerea, la Flak. Tutte le principali città industriali della Germania nel 1944 erano protette da batterie contraeree. In genere mentre di giorno contro le massicce formazioni di bombardieri americani i cannoni antiaerei potevano utilizzare un intenso fuoco di sbarramento, di notte contro i bombardieri britannici (che attaccarono singolarmente in modo autonomo) i cannoni dovevano essere puntati contro ogni singolo bersaglio. In compenso i bombardieri della RAF volavano a una quota inferiore rispetto ai 7000 dei B17), e di conseguenza ai proiettili anti-aerei era richiesta una gittata minore. Ma colpire un bombardiere era tutt’altro che facile: secondo alcune stime ogni abbattimento di un quadrimotore costò ai tedeschi 5500 colpi di contraerea; per un cacciabombardiere occorreva invece sparare ben 80mila colpi. Per quanto riguarda le operazioni d’attacco della Luftwaffe, esse divennero sempre più sporadiche. Dal gennaio 1944 venne tentata l’Operazione Stambecco, più di quattro mesi di offensiva notturna contro la Gran Bretagna meridionale, con l’impiego di centinaia di bombardieri prelevati dagli altri fronti (He 177, He 111, Ju 88, Ju 188, Do 277 e Me 410 e 25 cacciabombardieri Fw 190). Londra tornò ad essere colpita e vennero appiccati diversi incendi alla capitale britannica, ma nulla di paragonabile a quello che stavano subendo le città tedesche. La campagna non ebbe l’effetto sperato da Hitler e dal suo Stato Maggiore. Stesso risultato per il colpo di coda finale tentato dall’aviazione tedesca: l’Operazione Bodenplatte, del gennaio 1945, che aveva l’obiettivo di cogliere di sorpresa gli Alleati distruggendo a terra quanti più aerei possibili e danneggiando le loro piste di atterraggio. La Luftwaffe mise insieme tutto quello che le era rimasto, un migliaio di velivoli che andavano dai vecchi bombardieri ai nuovi caccia a reazione Me 262. Dal punto di vista tattico l’operazione riuscì. Vennero colpiti 17 aeroporti, e vennero distrutti alcune centinaia di velivoli. Ma alla fine l’Operazione Bodenplatte risultò controproducente. La Luftwaffe infatti perse un numero elevato di aerei da combattimento (circa 300) che, a differenza degli anglo-americani, non era in grado di sostituire. Fu così che l’ultimo migliaio di velivoli rimanenti furono impiegati nell’estrema quanto vana difesa di Berlino nell’aprile seguente. Dopo sei anni di guerra, lo strapotere tecnologico della Luftwaffe era stato annichilito, e la RAF che nel 1940 sembrava alle corde risultò vincente nel duello più difficile della sua storia, contribuendo in modo determinate all’esito finale della Seconda guerra mondiale.
Y-34 Metz Airfield - Destroyed P-47s Operation Bodenplatte.jpg


Aerei Republic P-47 Thunderbolt statunitensi distrutti dagli attacchi aerei tedeschi sull'aeroporto di Metz-Frescaty.Data1º gennaio 1945


Articolo in gran parte di Osvaldo Baldacci pubblicato Storie di Guerre e guerrieri, n. 21 Sprea Editori. Altri testi e immagini da Wikipedia.

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