Luftwaffe verso Raf.
L’eroismo dei piloti
inglesi, l’abilità di quelli tedeschi, la corsa tecnologica ai velivoli
migliori. Ecco la sfida mortale nei cieli che ha segnato in modo decisivo il
conflitto.
Guerra sui cieli d’Inghilterra.
Una vedetta scruta i cieli sul tetto di un edificio a LondraData10 luglio - 31 ottobre 1940Luogospazio aereo del Regno UnitoEsitoI tedeschi rinunciano ad invadere l'Inghilterra
“La battaglia più decisiva della
guerra è stata senz’altro quella d’Inghilterra”.
Fu questa la risposta secca del tedesco Gerd von Rundstedt, che negli anni
precedenti aveva comandato per conto di Hitler l’intero fronte occidentale,
alla domanda che gli era stata posta durante il Processo di Norimberga da un
accusatore russo, che si aspettava l’ennesima consacrazione di Stalingrado. L’ufficiale
nazista però non aveva alcun dubbio: le sorti del conflitto furono decise nei
cieli sopra la Gran Bretagna. L’epico scontro cominciò nell’estate 1940. La
situazione vedeva la Germania trionfante in Europa. La Francia era stata
schiantata e gli inglesi erano stati cacciati dal continente, dopo che avevano
dovuto abbandonare a Dunkerque quasi tutto l’equipaggiamento pesante della fanteria
per cercare di rimpatriare velocemente via mare quello che rimaneva del BEF
(British Expidionary Force) il corpo di spedizione britannico inviato in
Francia e Belgio all’inizio della guerra. Berlino sembrava sul punto di
trionfare, ma nonostante tutto Londra non era intenzionata ad arrendersi.
Hitler, da un lato sperava che essa si convincesse ad accettare una pace che
riconoscesse ai nazisti il dominio sul continente, dall’altra preparava, nel
caso ciò non avvenisse l’operazione Leone Marino, con la quale tentare
l’invasione della Gran Bretagna. L’esercito tedesco era nettamente superiore a
quello britannico, ormai ridotto ai minimi termini, ma il problema era
traghettarlo oltre la Manica. La superiorità della Royal Navy era assoluta e
garantiva la protezione delle sue coste. È per questo che il Fuhrer e il suo
stato maggiore pensarono di risolvere tutto con l’aviazione: ritenevano che
assumendo il controllo dei cieli sarebbe stato gioco facile anche neutralizzare
la Royal Navy. E secondo loro questo avrebbe richiesto al massimo poche
settimane. Fu una valutazione errata, frutto delle informazioni
dell’intelligence, che aveva pesantemente sottostimato non solo la quantità di
velivoli ancora a disposizione della RAF, ma soprattutto la capacità delle industrie
aeronautiche britanniche, che da mesi erano diventate il fulcro dello sforzo
bellico inglese, di sfornarne di nuovi e a un ritmo sostenuto .
La difesa a terra.
Non furono solo i giovanissimi e
audaci piloti inglesi a opporsi all’offensiva aerea tedesca. In realtà la
Gran Bretagna resse il colpo grazie alla lungimiranza di un vecchio e quasi
pensionato generale dell’aviazione, Hugh Dowding, maresciallo dell’aria e
comandante del Fighter Command. Dowding non aveva investito risorse ed
energie solo nei caccia – per quanto li considerasse determinanti – ma aveva
predisposto tutto un complesso e sofisticato sistema di allerta terrestre.
Per prima cosa aveva investito nei recenti radar, con una rete di posizione
in grado di intercettare per tempo l’arrivo dei velivoli avversari. Nel radar
gli impulsi non comparivano ancora su un monitor ma su un oscilloscopio simile
a un elettrocardiogramma. Proprio negli ultimi momenti prima del conflitto,
gli inglesi misero a punto la capacità tecnica di distinguere un velivolo
amico da uno nemico, nonché la possibilità di individuarlo anche a bassa
quota. Le circa trenta stazioni radar della Catena Nazionale (Chain Home),
riferivano tempestivamente i dati raccolto alla Sala Filtro del Comando
Caccia, mentre un Corpo Avvistatori (Observer Corp) capillarmente diffuso sul
territorio si faceva carico di seguire gli spostamenti degli aerei nemici una
volta che questi fossero giunti sopra i cieli britannici. La Sala Operativa
del Comando Caccia smistava le segnalazioni ai Gruppi territoriali, e veniva
deciso quale settore doveva contrastare l’incursione e quanti caccia
bisognava far intervenire. Questi venivano guidati via radio dritti sul bersaglio.
Esisteva anche il servizio di ascolto radio denominata Y, che teneva sotto
controllo il traffico radio tedesco. Non andava tutto perfettamente, e le
strumentazioni erano pioneristiche e piene di limiti, ma nel complesso fu il
miglior sistema di avvistamente dell’epoca e diede certamente un contributo
molto importante all’esito finale della Battaglia d’Inghilterra, con tassi
d’intercettazione del nemico vicino all’80% dei casi.
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Hugh Dowding, comandante del Comando Caccia della RAF.
I DUELLI DELL’ARIA. Per ottenere quanto
Hitler chiedeva, la Lutwaffe schierò un’imponente forza aerea che in quel
momento era numericamente superiore a quella britannica. Essa poteva anche
contare sulle basi aerei dei territori appena occupati in Belgio, Paesi Bassi e
Francia, che offrivano posizioni di partenza molto più vicine agli obiettivi. Per
costringere Londra alla resa, la Luftwaffe si organizzò sulla base di 3
Luftflotte (flotte aeree): la 2a del Feldmaresciallo Kesserling con basi in
Olanda, Belgio e Francia orientale; la 3a del Feldmaresciallo Sperrle con basi
nella Francia nord-occidentale; la 5a del generale Stumpff basata in Norvegia e
Danimarca e destinata a colpire la Scozia e Inghilterra nord-occidentale ma in
grado di fornire solo un contributo minore. Nel corso della battaglia subentrò
un’ulteriore distinzione di compiti: la Luftflotte 3 finì per farsi carico
soprattutto degli attacchi notturni, mentre gli attacchi diurni ricaddero sulla
Luftflotte 2. Erano operativi più di 2mila aeroplani, in maggior parte
bombardieri medi (i tipi principali erano i Dornier Do-17Z, gli Junkers Ju-88°
e gli Heinkel He-11111) o in picchiata (Junkers Ju-87B Stuka), più una
consistente quota di caccia (Messerscmitt BF-109E e Messerscmitt BF-110C)
destinati a proteggere i bombardieri ma anche a distruggere i caccia nemici per
conquistare l’agognata superiorità aerea. La RAF rispondeva con il Fighter
Command, agli ordini di High Dowding, che era stato strutturato su quattro
gruppi suddivisi per aree geografiche: il 10° Group del vicemaresciallo
dell’aria Brand a difendere la regione sudoccidentale dell’Inghilterra, l’11°
Group del vicemaresciallo Park a proteggere Londra e il settore sudorientale,
il 12° e il 13° Group per l’Inghilterra centrale e settentrionale. Nel luglio
1940 il Flight Command disponeva di circa 800 caccia di cui 650 pronti a
combattere. La maggior parte dei 53 squadroni erano equipaggiati con Hawker
Hurricane e Supermarine Spitfire, ma erano presenti ancora vecchi Bristol
Blenheim, Boulton Paul Defiant e Gloster Gladiator. A terra l’Anti-Aircraft Command
schierava 3774 batterie antiaeree, 4410 mitragliere, 8500 riflettori e 1500
palloni di sbarramento. Ma il punto di forza era l’avanzatissima rete radar che
risultò determinante nel favorire la strategia del comandante Hugh Dowding: i
radar britannici infatti erano in grado di avvistare i velivoli per tempo, di
distinguere fra amici e nemici, e di guidare i caccia a colpo sicuro sui
bombardieri nemici evitando di consumare energie e carburante. C’era però un
problema. Nonostante l’industria bellica fornisse ogni settimana nuovi velivoli
i piloti britannici, per quanto eccellenti, erano numericamente pochi. Si fece
ricorso non solo ai volontari stranieri ma anche ai piloti di bombardieri, di
unità addestrative e dell’aviazione di marina.
Gli aerei della Germania.
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MESSERSCMIT BF
110.
Tipo:
caccia pesante, cacciabombardiere.
Equipaggio:
2 (3 nella versione da caccia notturna)
Motore:
2 Daimler-Benz DB 601N (o DB 605A)
Lunghezza:
12,3 m.
Apertura
alare: 16,3 m.
Velocità:
560 km/h
Armamento:
4 mitragliatrici MG 17 da 7,92 mm, 2 cannoni MG FF/M da 20 mm calibro 20 mm
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JUNKERS JU 88.
Tipo:
bombardiere
Equipaggio:
4
Motore:
2 Junkers Jumo 211B-1
Lunghezza:
15,6 m
Apertura
alare: 19,8 m
Velocità:
460 km/h
Armamento:
6 mitragliatrici da 7,92 mm, 2500 kg di bombe
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DORNIER DO 17
Tipo:
bombardiere
Equipaggio:
4 o 5
Motore:
2 Bramo 323P Fafnir
Lunghezza:
15,95 m
Apertura
alare: 18 m
Velocità:
426 km/h
Armamento:
6 mitragliatrici da 7,92 mm, 1000 kg di bombe.
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Gli aerei della Gran Bretagna.
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FAIREY FIREFLY.
Tipo:
caccia imbarcato.
Equipaggio:
2
Lunghezza:
11,46 m
Peso:
4052 kg
Motore:
un Rolls-Royce Griffon IIB, motore a V da 12 cilindri raffreddati a liquido.
Velocità:
509 km/h
Armamento:
4 cannoni Hispano-Suiza HS.404 calibro 20 mm, 2 bombe da 454 kg oppure 8
razzi calibro 7,62 cm da 27 kg.
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GLOSTER
GLADIATOR.
Tipo:
aereo da caccia
Equipaggio:
2
Lunghezza:
8,36 m
Apertura
alare: 9,83 m
Peso:
1462 kg
Motore:
un Rolls-Royce Griffon II B, motore a V da 12 cilindri raffreddati a liquido.
Velocità:
509 km/h
Armamento:
4 cannoni Hispano-Suiza HS.404 calibro 20 mm, 2 bombe da 454 kg oppure 8
razzi calibro 7,62 cm da 27 kg.
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BRISTOL
BEAUFIGHTER.
Tipo:
caccia pesante e notturno.
Equipaggio:
2
Lunghezza:
12,6 m
Apertura
alare: 17,65 m
Peso
a vuoto: 7072 kg
Motore:
2 Bristol Hercules radiali 14 cilindri raffreddati ad aria.
Velocità:
515 km/h
Armamento:
1 mitragliatrice Browning 7,7 mm. 4 cannoni Hispano Mk II calibro 20 mm.
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VICKERS
WELLINGTON.
Tipo:
bombardiere medio
Equipaggio:
6
Lunghezza:
19,68 m
Apertura
alare: 26,26 m
Peso:
8417 kg
Motore:
due radiali Bristol Hercules XI, a 14 cilindri
Velocità
max: 378 km/h
Armamento:
8 mitragliatrici da 7,7 mm, 2041 kg di bombe.
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HANDLEY PAGE
HAMPDEN.
Tipo:
bombardiere medio
Equipaggio:
4
Lunghezza:
16,33 m
Apertura
alare: 21,08 m
Peso:
5790 kg
Motore:
2 radiali Bristol Pegasus XVIII
Velocità:
397 km/h
Armamento:
1 mitragliatrice Browning M1919 calibro 7,7 mm, 3-5 Vickers K calibro 7,7 mm
nel muso, una o due in posizione dorsale e ventrale, 1814 kg di bombe.
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Danni a Londra a seguito dei bombardamenti.
UN CONFRONTO SENZA ESCLUSIONE DI COLPI. L’esatta
definizione temporale della Battaglia d’Inghilterra è controversa. Fin
dall’inizio del conflitto c’era stato qualche sporadico attacco tedesco
attraverso la Manica, ma il salto di qualità avvenne dopo la capitolazione
della Francia. Dal 10 luglio 1940 cominciarono con continuità i bombardamenti
della Luftwaffe sul Canale, prendendo di mira tanto il traffico marittimo
quanto le infrastrutture portuali britanniche: in appena un mese furono
affondate circa 40mila tonnellate di naviglio, tanto che i britannici furono
costretti a interrompere la navigazione diurna della Manica. A inizio agosto
Hitler emanò una direttiva che diede priorità assoluta ala distruzione della
Royal Air Force, cominciando in modo sistemati i bombardamenti sul territorio
britannico, con l’obiettivo di distruggere aeroporti e industrie aeronautiche
nonché le postazioni radar. L’inizio dell’attacco ai centri nevralgici
britannici fu fissato per il 13 di quello stesso mese, che venne denominato
Adlertag, “il giorno delle aquile”: ancora una volta le sortite della Luftwaffe
– che superò i 1500 attacchi al giorno – si rivelarono efficaci. La RAF fu
costretta a impegnarsi in acerrimi combattimenti in aria per non essere
distrutta al suolo. Tra il 23 agosto e il 6 settembre la RAF perse 466 aerei,
108 piloti furono uccisi e 128 risultarono dispersi. Anche la Germania stava
subendo perdite molto elevate, specialmente fra i bombardieri, alcuni dei quali
– come gli Stuka – dopo qualche buon risultato iniziale risultarono così
esposti agli attacchi dei caccia da essere ritirati dalla prima linea. Gli
inglesi, però, riuscivano a recuperare e a riparare più mezzi danneggiati di
quanto non facessero i loro nemici, e avevano una produzione industriale di
molto superiore a quella che i tedeschi avevano stimato (le industrie inglesi
arrivarono a produrre 500 caccia al mese), ma per la loro esiguità numerica i
piloti erano costretti a volare continuamente, con poi turni di riposo. Inoltre
il tempo trascorreva, e questo rendeva Hitler e Goring, che della Luftawaffe
era il comandante, assai impazienti.
I piloti stranieri della Raf.
Molti dei piloti che si
guadagnarono gloria durante la Battaglia d’Inghilterra erano stranieri. La
Gran Bretagna era l’ultimo baluardo liberal-democratico rimasto in Europa
contro Hitler, e lì conversero tutti coloro che erano fuggiti dalle nazioni
sconfitte e sottomesse dal Terzo Reich. Molti erano militari e tra loro ce
n’erano anche alcuni provenienti dalle rispettive aviazioni militari
nazionali. Così sotto le insegne della RAF si trovarono in realtà piloti di
almeno 14 nazioni diverse. Molto numerosi erano i polacchi, inquadrati
ufficialmente in una Forza Aerea Polacca, secondo un accordo formale siglato
con il governo polacco in esilio in Gran Bretagna. Quattro squadroni polacchi
entrarono in azione durante la Battaglia d’Inghilterra (alla fine della guerra
gli squadroni polacchi erano diventati dieci) con un organico di 89 piloti, a
cui vanno aggiunti 50 aviatori che combatterono direttamente sotto le insegne
britanniche. Lo Squadrone di caccia 303 “Tadeusz Kosciuszko” ottenne il
maggior numero di vittorie (273) tra tutti gli squadroni impiegati nel corso
di quell’epico scontro. C’erano però anche piloti cecoslovacchi (il miglior
asso alleato nella Battaglia fu il ceco Josef Frantisek, che voleva nelle
file polacche, con 17 abbattimenti confermati), belgi, olandesi, norvegesi e
francesi. Poi arrivarono anche interi reparti di volontari americani, noti
come Squadroni Eagle. Considerevole il contributo fornito dai Paesi del
Commonwealth, in particolare dai canadesi e dagli australiani sia nel 1940
sia nel corso dell’intera guerra.
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BOMBARDAMENTI A TAPPETO. Improvvisamente però
qualcosa fece mutare la strategia tedesca. Probabilmente l’episodio che innescò
il tutto avvenne il 24 agosto del 1940 quando uno stormo di bombardieri del
Terzo Reich colpì per errore Londra. A quel punto il governo britannico,
invertendo una tendenza della sua politica, ordinò un’immediata rappresaglia su
Berlino. All’inizio della guerra, infatti, la Gran Bretagna, guidata allora dal
primo ministro Chamberlain, aveva scelto di non bombardare le città tedesche
per non generare reazioni su quelle inglesi. Churchill, che nel frattempo lo
aveva sostituito alla guida del governo, invece non si fece pregare e ordinò ai
suoi bombardieri (circa 80 fra Hampden e
Wellington) di colpire per rappresaglia la capitale del Reich, anche se il raid
alla fine fu significativo più per l’impatto psicologico che per i risultati.
Il 2 settembre Hitler e Goring cambiarono gli obiettivi dei bombardamenti
privilegiando da quel momento in poi i centri urbani, con lo scopo di minare il
morale della popolazione britannica e costringere gli inglesi alla resa. I
bombardieri tedeschi arrivarono in massa sulla capitale britannica – quasi
mille velivoli nel primo attacco – e cominciarono poi a effettuare puntali
missioni d’attacco ogni notte, quando le difese aeree britanniche erano molto
meno efficaci. Di giorno invece i raid si diradarono e furono limitati a
bombardieri veloci come gli Junkers Ju 88. Le bombe cominciarono a colpire i
civili, ma l’Operazione Leone Marino, che prevedeva uno sbarco in Gran
Bretagna, venne rimandata e Churchill comprese che la tenuta invasione era
ormai sventata. Per questo alcuni storici considerarono il 31 ottobre come la
data di chiusura della Battaglia d’Inghilterra, anche se le incursioni dei
bombardieri tedeschi andarono avanti regolarmente almeno fino al maggio 1941.
Lo scontro ormai si era completamente trasformato non più in un feroce corpo a
corpo nei cieli in vista di un’invasione, ma un continuo susseguirsi di
attacchi notturni che erano ormai bombardamenti strategici, per terrorizzare e
piegare il morale del nemico, senza un fine tatti immediato. Ogni notte in media 200 bombardieri tedeschi
attaccavano la capitale e altri siti inglesi, e in alcuni casi il risultato fu
particolarmente devastanti. Furono colpite Southampton, Birmingham, Liverpool,
Bristol, Plymouth, Portsmouth, Cardiff, Swansea, Belfast, Glasgow e numerosi
altri centri minori. I tedeschi uccisero circa 40mila civili, ne ferirono altri
46mila e danneggiarono oltre un milione di case. Nella notte fra il 14 e il 15
novembre la città di Coventry fu devasta dal passaggio di 469 bombardieri:
centinaia di tonnellate di bombe e circa 30mila spezzoni incendiari rasero al
suolo almeno tre quarti delle sue fabbriche e infrastrutture, distruggendo
oltre quattromila case e uccidendo 1236 civili. Il termine “conventrizzare”
divenne di uso comune per indicare la distruzione di una città, e negli anni
successivi gli spietati bombardamenti inglesi sulla Germania – come nei casi
simbolo di Dresda e Amburgo – furono giustificati come ritorsione per la
tragedia di Coventry.
la città di Coventry dopo i bombardamenti
Ali
italiane sulla Manica.
Deluso
dalla resa francese alla Germania che aveva lasciato l’Italia praticamente a
bocca asciutta, Mussolini volle riconquistare la sua parte di prestigio
partecipando alla Battaglia d’Inghilterra. All’epoca la Regia Aeronautica era
considerata la sesta aviazione nel mondo, con un numero di velivoli superiore
anche quello di Germania e Gran Bretagna. Ma in realtà si trattava di
velivoli arretrati e scadenti, con una rilevante presenza di antiquati
biplani con rivestimenti in tela cerata. Nell’agosto 1940 iniziò a prendere
forma il Corpo Aereo Italiano (CAI) agli ordini del generale Corso Fougier,
che per ottobre fu schierato nelle basi aeree in Belgio e fu inquadrato nel
2° di Kesserling. Ne facevano parte due reparti bombardieri (13° e 43°
Stormo) con 75 bombardieri Fiat BR20/M, un reparto caccia (56° stormo) con 50
Fiat CR42 e 48 Fiat G50 bis, una squadriglia da ricognizione (172°
Squadriglia autonoma) con 5 ricognitori Cant Z 1007, e alcuni velivoli da
trasporti e collegamento. La Battaglia d’Inghiltera tappeto, era ormai nella fase dei bombardamenti a
tappeto, e al CAI vennero assegnati obiettivi nella zona sud-est
dell’Inghilterra. La prima missione si svolse il 24 ottobre sulla zona
portuale di Harwick e l’idroscalo di Fellxstone. Subito si dimostrò la totale
inadeguatezza delle flotte aeree italiane, lente e con modesti carichi di
bombe. I caccia G50 – in teoria i più moderni – non avevano un’autonomia che
permettesse loro di compiere azioni sul territorio inglese. I CR42 tenevano a
volte testa ai caccia britannici grazie alle abilità acrobatiche tradizionali
della scuola italiana dell’epoca, ma erano nettamente inferiori ai rivali
come mezzi e anche nelle tattiche adottate. Si continuò a combattere fino
all’inverno, con le condizioni meteo che andavano peggiorando. Così il CAI fu
richiamato in Italia il 2 gennaio 1941. Il bilancio finale fu fallimentare:
il 50% dei velivoli era stato perso (36 velivoli distrutti, di cui il 26 per
incidenti) o danneggiato, e i morti erano stati 34, di cui 14 in
combattimento e gli altri 20 a causa di malfunzionamento. I piloti italiani
abbatterono circa 20 aerei nemici e i bombardieri in 315 ore di volo
lanciarono sull’Inghilterra 54 tonnellate di bombe.
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LA GERMANIA MOLLA LA PRESA. Nel frattempo però le
mire di Hitler avevano cominciato a rivolgersi altrove. Pur non essendo
riuscito ad eliminare la fastidiosa spina nel fianco costituita dalla Gran
Bretagna, decise di aprire un secondo fronte contro quello che riteneva
l’obiettivo principale della sua guerra: la conquista dell’Unione Sovietica.
nel 1941 così la Luftwaffe, dopo lo smacco subito contro gli inglesi ebbe modo
di dare ancora prova al mondo delle sue incredibili potenzialità favorendo
l’avanzata in profondità delle truppe del Terzo Reich in territorio russo. La
Battaglia d’Inghilterra aveva però fatto capire a tutti che i tedeschi non
erano imbattibili. Tra il 1° luglio e il 31 ottobre 1940 la Luftwaffe aveva
perso 1789 aerei, dei quali 1385 in combattimento (600 erano caccia Bf-109E e
235 Bf 110) e quasi 3mila aviatori. Alla RAF le cose non erano andate tanto
meglio in termini numerici (1603 aerei persi e 537 preziosi piloti) ma la sua vittoria strategica era evidente.
Già il 20 agosto Winston Churchill, in un indimenticabile discorso in
Parlamento, aveva celebrato l’eroismo di chi si stava battendo nella Battaglia
d’Inghilterra: “La gratitudine di ogni
casa della nostra isola, del nostro Impero, e in verità di tutto il mondo, va
agli aviatori britannici, che sfidando tutte le probabilità, affrontando
instancabilmente una sfida incessante e una estremo pericolo, stanno invertendo
le sorti della guerra con la loro prodezza e la loro tenacia. Mai, nella storia
dei conflitti umani, tanti hanno dovuto tanto a così pochi”.
Un lungo braccio di ferro.
La
RAF nel 2018 ha compiuto cento anni. È infatti la più anziana tra le aviazioni
militari autonome, essendo stata costituita il 1° aprile 1918, sul finire della
Prima guerra mondiale. All’epoca tutte le potenze belligeranti disponevano di
forze aeree e la Germania aveva annoverato tra i propri ero il Barone Rosso e
la sua leggendaria squadriglia del Circo Volante, ma la Raf – a seguito di uno
studio elaborato da Jan Smuts e pertanto noto come rapporto Smuts – fu la prima
a essere strutturata in forza autonoma con la fusione tra i precedenti Royal
Flying Corpos e Royal Naval Air Service, che fino ad allora erano stati alle
dipendenze di Esercito e Marina. In tal modo all’epoca divenne la maggior forza
aerea del mondo. Il quartier generale venne collocato nell’Ex Hotel Cecil di Londra. Con la fine
del conflitto la RAF venne ridimensionata ma rimase attiva in Inghilterra così
come in numerose regioni dell’impero britannico. Furono poi gli anni Trenta a
rappresentare l’età dell’oro dell’aviazione a livello globale, e anche la RAF
non perse l’occasione di rilanciarsi. Peraltro con lo scoppio della Seconda
guerra mondiale essa si rafforzò notevolmente assumendo il controllo di
squadroni aerei dei diversi Paesi del Commonwealth (la Royal Canadian Air Force
contribuì con più di 30 squadre al servizio della RAF, e quasi un quarto del
personale del bombardamento erano canadesi, mentre circa il 9% del personale
che ha prestato servizio con la RAF in Europa e nel Mediterraneo erano stati
distaccati dalla Royal Australian Air Force), di piloti stranieri volontari
provenienti soprattutto dalle nazioni occupate dai nazisti (durante la
Battaglia d’Inghilterra un elevato numero di piloti arriva da Polonia,
Norvegia, Cecoslovacchia, Belgio, Olanda e Francia) e dagli Stati Uniti. Allo
scoppio della guerra la RAF era strutturata in 4 comandi: Fighter Command
(comando di caccia), Bomber Command (Comando bombardieri), Coastal Command
(comando costiero) e Training Command (comando addestramento). I bombardieri
inglesi non ebbero un ruolo rilevante nella prima fase della guerra, dato che
Londra, tra l’invasione tedesca della Polonia e quella della Francia preferì
non provocare la Germania con i bombardamenti. Quando poi la Francia cadde e
Berlino ebbe comode basi di partenza per i suoi bombardieri verso le isole
britanniche, a quel punto i protagonisti da parte inglese potevano essere solo
i caccia, che dovevano difendere lo spazio aereo britannico, mentre i
bombardieri praticamente rimanevano quasi sempre a terra. Ma essi si fecero
trovare pronti quando Londra reagì con le campagne di bombardamento
dell’Europa: a quel punto, nella seconda fase della guerra, i potenti
quadrimotori (su cui, a differenza dei tedeschi, saggiamente avevano puntato i
britannici) divennero una spietata minaccia per le città del Vecchio Continente
e contribuirono in modo determinante – insieme ai bombardieri americani – a
destrutturare la rete di infrastrutture e industrie del Terzo Reich.
In azione all’inizio della guerra.
Le forze aeree
tedesche furono coinvolte in tutte le maggiori azioni armate dalla nascita
del regime nazista. Già nel 1936 unità della caccia e una di bombardieri in
picchiata presero parte all’azione di occupazione e militarizzazione della
Renania, occupata dai francesi a seguito dell’Armistizio del 1918. Sempre nel
1936 alcune unità furono inviate in Spagna a sostegno dei nazionalisti di
Franco, dove si scontrarono, con ottimi risultati, anche con i velivoli
inviati dai sovietici per appoggiare il fronte avverso, quello dei
Repubblicani. La Luftwaffe fu mobilitata anche per l’annessione di Austria,
Sudeti e Cecoslovacchia, ma in quelle occasioni diede sfoggio di potenza pur
senza ingaggiare alcuno scontro aereo. All’invasione della Polonia nel
settembre 1939 parteciparono circa 520 caccia, 800 bombardieri, 340 Ju87 e
250 aerei da trasporto. Non raggiunsero l’obiettivo di distruggere al suolo
l’aviazione polacca ma ottennero comunque in pochi giorni la superiorità
aerea. Inoltre fornirono un supporto decisivo alle truppe sul terreno.
Durante la campagna la dello stesso anno la Luftwaffe registrò la perdita di 285 aerei, dei quali
126 abbattuti da caccia polacchi. In seguito la forza aerea fu impiegata
massicciamente nel 1940 per l’invasione della Norvegia, dove oltre ai
bombardamenti, fu vitale l’impiego dei velivoli per aviotrasportare le
truppe. Nel maggio dello stesso anno la Luftwaffe partecipò all’invasione di
Belgio, Paesi Bassi e Francia con le Luftflotte 2 e 3 schierando 1100
bombardieri a medio raggio e 400 Stuka scortati da 1200 tra Bf 109 e Bf 110.
La RAF dal canto suo mise in campo circa 600 caccia che si affiancavano alle
aviazioni olandese, belga e francese, le quali non ressero all’urto nazista.
I caccia tedeschi si rivelarono superiori ai loro avversari e anche agli
Hurricane britannici, ma comunque in dieci giorni la Luftwaffe perse un
quinto dei suoi velivoli, 547 aerei, dal 3 settembre 1939 al 25 giugno 1940 i
tedeschi persero 1428 aerei, distrutti per opera delle aviazioni polacca,
francese, belga, olandese e britannica. La Francia comunque fu sconfitta, ma
l’aviazione tedesca non riuscì a impedire l’evacuazione a Dunkerque,
contrariamente a quanto Goring aveva promesso a Hitler.
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LA TENACIA DEI PILOTI
DELLA RAF. Per quanto riguarda i caccia, fino al
1940 il Flighter Command dipendeva dal maresciallo dell’Aria sir Hugh Dowding,
a cui si devono molte delle decisioni che hanno determinato la vittoria inglese
nei cieli: fu lui a organizzare la rete di radar che risultò determinante, fu
sempre lui a opporsi al governo in merito all’invio di ulteriori caccia in
Francia quando la situazione era già compromessa, fu ancora lui a promuovere la
produzione massiccia dei caccia monoplano Hurricane e Spitfire, in modo che
Londra si trovasse a respingere l’attacco tedesco. I caccia erano stati
impegnati già sui teatri di guerra del fronte occidentale, dove pur non essendo
comportati male avevano subito il complessivo strapotere della Germania che con la sua rapida avanzata attraverso
Belgio, Olanda e Francia toglieva loro il terreno sotto i piedi, anzi… benzina
dai motori. Londra aveva schierato sul continente 600 caccia, soprattutto
Hurricane, ma ebbe un tasso altissimo di perdite, che a un certo punto toccò i
venti al giorno. Gli aerei britannici agivano lontano dalle loro basi, mentre i
tedeschi ebbero il vantaggio del terreno e comunque dimostrarono il grande
valore di alcuni loro caccia, su tutti il Messerschmitt Bf-109. Più o meno gli
stessi aerei che si erano scontrati in Francia – dai Bf-109 e Bf-110 agli
Spitfire e Hurricane – si ritrovarono a combattere pochi mesi dopo si cieli
inglesi, ma stavolta i britannici godevano di diversi vantaggi, pur trovandosi
in inferiorità numerica. In primo luogo combattevano “in casa”, cosa che
richiedeva una minore autonomia di volo, che rappresentò invece il principale
problema dei velivoli tedeschi; in secondo luogo avevano la possibilità di
atterrare in qualunque posto per riparare l’aereo, salvando l’equipaggio che
inoltre avrebbe potuto cavarsela anche lanciandosi con il paracadute perché non
sarebbe finito in territorio nemico, a differenza dei tedeschi che se abbattuti
o anche solo seriamente danneggiati erano destinati se non alla morte quanto
meno a essere catturati e messi dietro le sbarre. Importantissima fu poi la
capacità di produzione industriale britannica, gravemente sottostimata dal
Terzo Reich, Hitler e il suo Stato Maggiore avevano considerato di doversi
confrontare con un numero limitato di caccia e con un’entrata in linea di circa
350 velivoli di vario tipo al mese; invece grazie ai preveggenti programmi di
Dowding gli inglesi riuscirono a produrre ben mille aerei al mese di cui circa
500 di essi erano caccia moderni. Infine
sempre Dowding aveva regalato alla Gran Bretagna una rete difensiva che si
rivelò determinante, quella dei radar. Il radar non era affatto sconosciuto
alle altre potenze, ma solo la Gran Bretagna l’aveva reso operativo in modo da
intercettare l’arrivo di stormi avversari contro cui guidare via radio i propri
caccia. A differenza dei tedeschi, poi, i britannici godevano di un comando
unificato e ben coordinato che permise di ottimizzare l’uso delle forze.
Lo
stesso criterio fu poi seguito nel prosieguo della guerra, quando invece il
ruolo principale fu assunto dal Bomber Command. Una volta respinto l’attacco
tedesco all’Inghilterra, approfittando del fatto che le forze tedesche si erano
rivolte contro l’Unione Sovietica, gli inglesi (e gli americani che nel
frattempo si erano uniti alla lotta) misero a frutto la minor pressione per
riorganizzarsi e lanciare il contrattacco. A quel punto la RAF schierò i propri
possenti bombardieri quadrimotore per attaccare di notte le postazioni tedesche
in Europa e presto ebbe il supporto anche del VII Bomber Command fu in grado di svolgere raid notturni su
vasta scala, che coinvolsero talvolta fino a 1000 aerei alla volta, utilizzando
un numero crescente di bombardieri come l’Hasndley Page Halifax e l’Avro
Lancaster. Adesso però erano i velivoli alleati a dover sorvolare il territorio
ostile , facendo i conti con i caccia nemici e con la contraerea, e non potendo
avere il supporto dei propri caccia, che inizialmente non disponevano di
autonomia sufficiente per allontanarsi troppo dalle basi di partenza in Gran
Bretagna. Problema che si attenuò notevolmente con l’arrivo dei caccia
americani Mustang e con lo sbarco in Normandia, che offriva basi sul continente
accorciando il periodo di volo. È assolutamente evidente che l’impiego alleato
dei bombardamenti strategici sull’Europa diede un contributo decisivo per la
sconfitta finale della Germania.
I mezzi della Germania.
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Junkers
JU 86
Tipo: bombardiere D
Equipaggio: 4
Lunghezza: 17,87 m
Apertura alare: 22,50 m
Motore: 2 Junkers Jumo 205 C-4 diesel
a pistoni contrapposti e raffreddati a liquido
Velocità max: 300 km/h
Armamento: 3 mitragliatrici MG 15
calibro 7,92 mm, 1000 kg di bombe
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Henschel
HS 123
Tipo: aereo da attacco al suolo e
bombardiere notturno.
Equipaggio: 1
Lunghezza: 8,33 m
Apertura alare: 10,50 m
Motore: un radiale BMW 132Dc
Velocità Max: 340 km/h
Armamento: 2 mitragliatrici MG. 17
7,92 mm o 2 cannoni MG FF 20 mm, fino a 450 kg di bombe
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Dornier
Do 18
Tipo: idrovolante
Equipaggio: 5
Lunghezza: 19,23 m
Apertura alare: 23,70 m
Motore: 2 Junkers Jumo 205C
Velocità max: 250 km/h
Armamento: 2 mitragliatrici MG 15
calibro 7,92
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Focke
Wulf FW 200
Tipo: ricognitore a lungo raggio e
bombardiere
Equipaggio: 5
Lunghezza: 23,45 m
Apertura alare: 32,85 m
Peso; 17005 kg
Motore: 4 Bmw-Bramo 323R radiali a 9
cilindri raffreddati ad aria
Velocità max: 360 km/h
Armamento: 5 mitragliatrici MG 131 calibro
13 mm 1000 kg di bombe
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Junkers
JU 52
Tipo: aereo da trasporto
Equipaggio: 3
Motori: 3 da 775 cv
Lunghezza: 18,90 m
Apertura alare: 23,23 m
Velocità: 277 km/h
Armamento: 2 mitragliatrici da 7,92 mm
Capacità: 18 soldati
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I mezzi della Gran Bretagna.
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Boulton
Paul Defiant
Tipo: cacciabombardiere
Equipaggio: 2
Motore: 1 Rolls Royce Merlin III
Lunghezza: 11,99 m
Apertura alare: 10,77 m
Velocità: 480 km /h
Armamento: 4 mitragliatrici Browning
da 7,7 mm
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Hawpoker
Typhoon
Tipo: cacciabombardiere
Equipaggio: 1
Lunghezza: 9,74 m
Apertura alare: 12,67 m
Peso: 4013 kg
Motore: un Naiper Sabre Mk.IIC, 24
cilindri ad H raffreddati a liquido
Velocità max: 663 km/h
Armamento: 4 cannoni Hispano Suiza
HS.404 calibro 20 mm, 908 kg di bombe oppure 8 razzi calibro 80 mm
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Fairey
Sworfish
Tipo: aerosilurante imbarcato
Equipaggio: 2
Lunghezza: 10,87
Peso: 1900 kg
Motore: un radiale Bristol Pegasus
HIM.3
Velocità max: 224 km/h
Armamento: 1 mitragliatrice Vickers
calibro 7,7 mm in caccia, una Lewis o Wickers K calibro 7,7 mm posteriore,
680 kg di bombe o 680 kg di mine o un siluro da 760 kg
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Blackburn
Skua
Equipaggio: 2
Lunghezza: 10,80 m
Apertura alare: 14,1 m
Peso: 2490 kg
Motore: Bristol Perseus XII
Velocità max: 360 km/h
Armamento: 1 mitragliatrice Vickers
calibro 7,7 mm, una Lewis o Vickers K calibro 7,7 mm posteriore, 680 kg di
bombe o 680 kg di mine o un siluro da 760 kg
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Bristol
Beaufort
Tipo: aereosilurante
Equipaggio: 4
Lunghezza: 13,59 m
Apertura alare: 17,63 m
Peso: 5945 kg
Motore: due Bristol Taurus VI radiale
a 14 cilindri, raffreddata ad aria
Velocità max: 418 km/h
Armamento: 5-7 mitragliatrici Vickers
K e Browning 7,7 mm Mark II, 680 kg di bombe oppure un siluro da 728 kg
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PILOTI SUPER-ADDESTRATI. Avere
ragione della Luftwaffe non fu però un gioco da ragazzi. Protagonisti delle
prime vittorie tedesche sul continente, essa si dimostrò un’arma avanzata, imponente
e capaci quasi sempre di fare la differenza. E pensare che la Luftwaffe pochi
anni prima neanche esisteva: rispetto alla RAF era una specie di ultima
arrivata. La crescita dell’Aviazione tedesca era stata repentina: il Trattato
di Versailles alla conclusione della Prima guerra mondiale precludeva alla
Germania la possibilità di sviluppare una forza aerea. I tedeschi però
cercarono di aggirare questi vincoli – anche lavorando all’estero – e già nel
1926 si creò un nucleo segreto di aereonautica, con i piloti militari
addestrati sui voli civili. Nel 1933 – giunto Hitler al potere – i nazisti
crearono una Luftwaffe clandestina, che vide la luce ufficialmente nel marzo
1935, con a capo Hermann Goring, l’asso della Grande guerra, che oltre a essere
il numero 2 di Hitler rimase ministro dell’Aviazione e comandante
dell’Oberkommando der Luftwffe (OKL Alto comando della forza aerea) fino agli
ultimi giorni del Secondo conflitto mondiale. L’OKL e il
Reichsluftfahrtministerium (RLM – Ministero dell’Aria) erano al vertice della
gerarchia e avevano il controllo della ricerca, della produzione e della
manutenzione dell’aeronautica tedesca. La Germania riversò su di essa tutto il
meglio della progettistica e dell’innovazione tecnologica. In poco tempo essa divenne
il fiore all’occhiello dell’apparato militare nazista: era l’arma più
politicizzata, il gioiello di regime. Nel settembre 1939 la Luftwaffe era
composta da quattro flotte aerea da 1250 velivoli, mentre altre quattro furono
costituite nel corso della Seconda guerra mondiale, una delle quali destinata
alla difesa aerea della Germania. una squadriglia (Staffel) era composta da
dodici velivoli. Tre o quattro squadriglie formavano un gruppo (Gruppe), con
tre gruppi si strutturava uno stormo (Geschwader) di circa 125 velivoli. Gli
stormi venivano aggregati in Fliegerkorps o in Flieger-Division. All’inizio
della Seconda guerra mondiale, questi numeri facevano della Luftaffwe
l’aeronautica militare più rilevante al mondo.
Il confronto sul
mare.
Aerei inglesi e
tedeschi svolsero un ruolo importante anche sul mare, ma in questo campo le
due aviazioni furono molto differenti. La Gran Bretagna infatti all’inizio
della guerra aveva ripristinato il comando navale autonomo dalla RAF, il
Fleet Air Arm, che disponeva inizialmente di un paio di centinaia di
velivoli, in particolare aerosiluranti specializzati negli attacchi alle
navi, e in seguito aerei in grado di individuare e bombardare i sottomarini
tedeschi. il numero di aerei disponibili crebbe fino a 3700 con 72mila uomini
di personale e 56 aeroporti posizionati in tutto il mondo, grazie al vasto
impero coloniale. Ma la principale caratteristica dall’aviazione navale
britannica era che essa si imperniava su una cinquantina di portaerei. Di
contro la Germania non ne aveva neanche una (in realtà una fu messa in
costruzione ma non entrò mai in servizio). Gli aerei dell’aviazione navale
britannica furono protagonisti di molte azioni importanti, tra cui
l’affondamento o il danneggiamento grave delle possenti corrazzate tedesche,
prima fra tutte la Bismarck, che fu affondata dopo che l’intera flotta
britannica le aveva dato la caccia, risolta con successo grazie alla
ricognizione aerea. Un altro ruolo importante per gli aerei marini inglesi fu
il sostegno ai convogli oceanici nell’individuare e ove possibile attaccare
gli u-boot tedeschi, la principale minaccia ai rifornimenti britannici. Dal
canto suo anche la Luftwaffe disponeva sotto il proprio comando di
Seeluftstreitkrafte (forze aeree navali). Esse dipendevano direttamente
dall’aviazione pur agendo in collaborazione con la Marina. I circa 300 aerei
marittimi con cui i tedeschi iniziarono la guerra erano destinati soprattutto
ad azioni di perlustrazione a lungo raggio e di posamine. Alcuni velivoli,
come il Focke-Wulf Fw 200 Condor, erano in grado di procedere autonomamente
ad azioni pur limitate di bombardamento navale. Le unità aereo-navali
tedesche giocarono un ruolo importante nell’invasione della Norvegia nel
1940, poi furono impiegate soprattutto per colpire i convogli artici con i
rifornimenti per l’Urss e ancor di più – dopo l’insuccesso della Battaglia
d’Inghilterra – per impedire l’arrivo dei convogli sulle coste atlantiche
dell’Europa e della Gran Bretagna. Gli aerei dovevano soprattutto segnalarli
agli u-boot, ma spesso andavano anche all’attacco. Un lungo e costante duello
aereo si ebbe sopra il Golfi di Biscaglia: questa era una rotta obbligata per
i sottomarini, per cui spesso si vedevano scontri tra velivoli britannici
come i Mosquito in caccia dei battelli nazisti, e aerei tedeschi che dovevano
difendere i propri commilitoni che combattevano in mare.
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UNA VISIONE TATTICA
INNOVATIVA. Inizialmente, dalla Guerra civile in
Spagna (Hitler aveva inviato la Legione Condor a dare manforte alle forze
nazionaliste di Francisco Franco) fino all’invasione della Francia, l’aviazione
tedesca fu impiegata soprattutto a supporto delle forze di terra sul campo di
battaglia, svolgendo egregiamente il proprio compito all’interno della
Blitzkrieg, la guerra lampo composta dall’azione coordinata di mezzi corazzati,
fanteria meccanizzata e bombardieri tattici. Si mise in mostra in particolare
il nuovo bombardiere in picchiata Ju87 Sturzkampfflugzeug, detto Stuka. Esso
bene incarnava il compito che la dottrina militare aerea tedesca assegnava alle
forze dell’aria: intervenire sul campo di battaglia a sostegno dell’azione
delle truppe di terra. Nonostante la devastazione provocata dalla Legione
Condor e dagli aerei italiani sulla città di Guerenica, durante la Guerra
Civile spagnola, il bombardamento non era in cima ai pensieri dei comandante
tedeschi. tutto cambiò dopo la sconfitta della Francia, quando tutto il peso
del conflitto ricadde sulla Luftwaffe. L’unico nemico rimasto in quell’estate
del 1940 era la Gran Bretagna, con cui era impossibile competere sul mare,
perché possedeva la più grande flotta militare del mondo, e nessun sbarco sulle
sue coste era possibile prima che gli aerei tedeschi avessero preso il
controllo quantomeno del Canale della Manica e delle acque circostanti. Così si
pensò di piegare l’Inghilterra con i bombardamenti: fu il primo esempio
dell’impiego massiccio dell’aviazione per provare a distruggere l’apparato
industriale del nemico, mettere fuori gioco le sue basi e minare il morale
della popolazione. Una storia di fattori impedirono la vittoria tedesca, così
Hitler rinunciò all’invasione delle isole britanniche e riversò gran parte delle
sue forze – anche quelle aeree – nell’attacco all’Unione Sovietica. La
Luftwaffe dovette fare i conti con l’emergere di problemi di cui si aveva avuto
l’avvisaglia già negli anni precedenti. Il primo fu la scelta di rinunciare,
come caldeggiato soprattutto da Ernst Udet, capo dell’ufficio tecnico della
Luftwaffe, ai grandi bombardieri strategici a vantaggio di quelli tattici, che
sono utilizzati per attaccare truppe e mezzi in prossimità del campo di
battaglia, quelli strategici sono pensati per inoltrarsi in profondità nel
territorio nemico e fare più danni possibile con il loro imponente carico di
bombe. La Germania così si trovò sprovvista di quei potenti quadrimotori a
lungo raggio e dal carico imponente di bombe che furono invece tra le armi più temibili
degli Alleati. Un secondo limite insormontabile posto all’aviazione nazista era
quello delle carenze industriali: la mancanza di materie prime e i limiti della
produzione industriale impedirono alla Germania di restare ala passo con la
gigantesca produzione di velivoli degli Stati Uniti, dell’Unione Sovietica e
persino della Gran Bretagna. Infine non vanno trascurati gli errori strategici
della leadership. Hitler riponeva grande fiducia nella forza aerea e Goring non
fece che alimentare le aspettative del Fuhrer senza poi essere in grado di
mantenere le promesse. Accadde in diverse occasioni tra le più celebri e
determinanti fasi del conflitto. Quando poi si trattò di difendersi dagli
attacchi a tappeto dei bombardieri angloamericani, e dall’aviazione sovietica
che partendo dal fronte orientale si riversava sempre più in profondità nel cuore
del Terzo Reich, la Luftwaffe continuò a distinguersi per valore e abilità, e
anche per tecnologia ma i numeri e le circostanze strategiche erano ormai
troppo sfavorevoli ai tedeschi perché qualsiasi tipo di difesa aerea potesse
essere davvero efficace e potesse contribuire a prevenire la sconfitta finale.
Così alla fine fu la solidità e l’affidabilità della RAF a prevalere e a
garantire al proprio Paese il miglior contributo alla vittoria finale.
Dogfight:
duelli all’ultimo sangue.
Gli aerei protagonisti della
battaglia d’Inghilterra.
Con lo sguardo in
su gli inglesi potevano seguire istante per istante i terribili duelli
all’ultimo sangue che avrebbero deciso del destino delle isole britanniche e
quindi del continente europeo. Gli aerei, la cui tecnologia era ormai
sufficientemente avanzata da essere spietatamente letali, giravano
vertiginosamente l’uno intorno all’altro per cercare il punto debole dell’avversario,
come due cani che si azzuffano, tanto che questa modalità di combattimento
divenne nota come Dogfight (lotta fra cani, appunto). La sfida più avvincente
fu quella fra i caccia, divenuti presto un mito. Nomi come Hurricane e Spitfire
da un lato e Me BF 109 e 110 dall’altro
hanno lasciato una traccia profonda nella storia. Ecco le principale
caratteristiche di alcuni di loro.
Hawker
Hurricane (Gran Bretagna)
Il vero protagonista della Battaglia
d’Inghilterra, in cui distrusse più velivoli tedeschi di qualunque altro
aereo inglese, fu l’Hurricane, utilizzato dalla RAF già prima dello scoppio
della guerra. Fu il velivolo più usato fino al 1941 e fu anche il primo
caccia a essere armato con otto mitragliatrici, che gli permettevano di
sparare 10mila pallottole al minuto.
Era più lento ma più robusto dello Spitfire, ed era facile da produrre,
riparare e pilotare. Prodotto alla fine in 14mila esemplari, l’Hurricane fu
utilizzato in moltissimi teatri: era presente in Francia all’inizio del
conflitto, quasi 3000 velivoli furono ceduti all’Unione Sovietica per
sostenere il suo sforzo bellico (ma i russi non amarono molto questo aereo):
combatté in Nord-Africa, fu impiegato anche come caccia bombardiere nel
sud-est asiatico dove tra l’altro un Hurricane procurò l’unica vittoria aerea
all’aviazione indiana; fu in servizio nei Balcani, fu presente come
portaordini in Normandia nel 1944. Il modello MK.II B aveva ben 12 Browning
da 7,7 mm, la versione MK.IIC era all’epoca il monoposto più potentemente
armato, con 4 cannoni Hispano Suiza HS 404 nelle ali, mentre l’MK.IID venne
specializzato nella funzione di anticarro. Alcune centinaia di aerei vennero
modificati nella versione Sea Hurricane per essere imbarcati su navi dalle
quali però potevano decollare ma non atterrare.
Categoria: caccia
Equipaggio: 1
Motore: V12 Rolls Royce Merlin XX
Lunghezza: 9,8 m
Apertura alare: 12, 1 m
Velocità: 544 km/h
Armamento: da 8 a 12 mitragliatrici
Browning da 7,7 mm, da 2 a 4 cannoncini, da 20 mm, 2 bombe da 114 e 227 kg o
8 razzi
Il velivolo aveva il collegamento
radio che fu determinante per assicurare il coordinamento strategico e
tattico. L’abitacolo monoposto dai piloti perché offriva ampia visibilità.
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Supermarine
Spitfire (Gran Bretagna)
Lo Spitfire fu uno degli aerei simbolo
della Seconda guerra mondiale durante la quale venne impiegato in Europa,
Nord-Africa, Australia e Asia. In totale se ne produssero 46 versioni (di cui
22 durante la guerra), 33 terrestri e 13 navali, per più di 20mila esemplari,
e venne utilizzato anche dall’aviazione statunitense. Durante la Battaglia
d’Inghilterra lo Spitfire fu protagonista di statunitense. Durante la
Battaglia d’Inghilterra, lo Spitfire fu protagonista di una sfida all’ultimo
sangue con il tedesco Messerschmitt Bf 109; inizialmente una sfida all’ultimo
sangue, inizialmente tra luglio e ottobre 1940, 242 Spitfire vennero
abbattuti da Bf 109. Poi la produzione di aerei britannici superò le perdite
e i piloti impararono trucchi utili contro i rivali tedeschi. inoltre fu un
vantaggio notevole quello di combattere sul suolo amico, anche perché un
limite dello Spitfire era la poca capienza dei serbatoi, tanto che il
velivolo manifestò i suoi principali problemi quando l’aviazione britannica
passò al contrattacco in teatri lontani dalla madrepatria. Lo Spitfire si
aggiornò continuamente mantenendo prestazioni elevate, ma trovò validi
avversari anche nei caccia italiani Macchi MC 202 e 205 e soprattutto nel
nuovo aereo tedesco Focke-Wolf 190. Fu nel 1942 con il modello Mk IX che lo
Spitfire tornò a conquistare un posto di primo piano nei cieli, grazie a
maggior velocità, maneggevolezza e quota raggiungibile (ben 13000 metri). Lo
Spitfire continuò a esser usato dalla RAF fino al 1957, e inoltre fu molto
utilizzato nel dopoguerra da altri Paesi come Israele, India e Pakistan e da
quelli arabi.
Categoria: caccia
Equipaggio: 1
Motore: Rolls-Royce Merliìn V12
Lunghezza: 9,1 m
Apertura alare: 11,23 m
Velocità: 575 km/h
Armamento: 2 cannoncini Hispano da 20
mm, 4 mitragliatrici Browning da 7,7 mm, 2 bombe da 113 kg
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Messerschmitt
Bf 109 (Germania).
Il
Messerschmitt Bf 109 era entrato in servizio nel 1937, in tempo per prendere
parte alla Guerra civile spagnola. In dieci anni fu uno degli aerei da
bombardamento di cui furono costruiti più esemplari in assoluto, circa
35mila, secondo solo ai 42mila Ilyushin prodotti dai sovietici. Era un caccia
semplice ed efficace monoposto, monomotore, monoplano. Ottenne risultati
eccezionali. Era superiore quasi in tutto allo Spitfire inglese: velocità, accelerazione,
salita a candela cabrata, inoltre il motore a iniezione di benzina permetteva
la picchiata immediata rispetto al tempo di preparazione necessario ai
velivoli con carburatore. Nella Battaglia d’Inghilterra il Me 109 abbatté 580
caccia inglesi Hurricane e Spitfire (contro 310 Me 109 perduti). È anche
stato protagonista di numerosi record nelle battaglie aeree: l’asso recordman
dell’aviazione mondiale, Erich Hartmann, che ha abbattuto 352 aerei, volava
solo su questo tipo di velivolo così come esso fu l’unico modello impiegato
dal JG 52, il reparto aereo più vittorioso della storia dellaviazione.
Categoria:
caccia
Equipaggio: 1
Motore: V12
Daimler-Benz DB601Aa
Lunghezza: 8,6
m
Apertura
alare: 9,8 m
Velocità: 570
km/h
Armamento: 4
mitragliatrici MG17 da 7,92 mm. 1 cannoncino MGFF da 20 mm
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Heinkel
HE 111-H-e (Germania).
La Germania concentrò i suoi sforzi
produttivi su bombardieri a medio raggio e il risultato più celebre fu
prodotto dalla metà degli anni Trenta dalla Heinkel Flugzeugwerke AG a
partire da un aereo passeggeri particolarmente veloce. Lo He 111 era un bimotore
ad ala bassa, caratterizzato da una struttura interamente metallica che per
l’epoca era molto avanzata. Dalla versione P il muso era completamente
vetrato per ampliare la visuale. Poteva portare un carico di due tonnellate
di bombe nella stiva oppure 2,5 tonnellate in due gondole portaborse esterne.
Queste vennero sostituti all’uso del vano interno, che venne destinato a
ospitare serbatoi per aumentarne l’autonomia. Contribuì molto alle prime
vittorie tedesche, dalla Spagna alla Francia, ma già nel 1940 durante la
Battaglia d’Inghilterra si rivelò vulnerabile agli attacchi dei caccia
britannici, a causa di carenze nell’armamento difensivo. L’aereo comunque
continuò a operare fino alla fine della guerra, e fu utilizzato anche per
lanciare armi innovative come i missili V1 e le bombe guidate anti-nave
Henschel Hs 293. Fino al 1944 furono prodotti 7400 He 111, la maggior parte
dei quali nella versione H.
Categoria: bombardiere
Equipaggio: 5
Motore: 2 Junkers Jumo 211 F, 12
cilindri a V rovesciato
Lunghezza: 16,40 m
Apertura alare: 22,60 m
Velocità: 415 km/h
Armamento: fino a 12000 kg di bombe, 6
mitragliatrici MG 14 calibro 7,92 mm, 1 cannone MG FF calibro 20 mm
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Junker
JU 87 Stuka (Germania).
Lo Junker Ju 87 era noto come Stuka
dal tedesco dal tedesco Sturzkampfflugzeug, cioè aereo da combattimento in
picchiata. Era questa infatti la caratteristiche che lo ha reso
indimenticabile tra i velivoli da combattimento degli anni ’30-’40. Il
bombardamento in picchiata si distingueva da quello a grappolo per la sua precisione
che permetteva di colpire bersagli piccoli come un carro armato o una
casamatta. Di tutti i bombardieri da picchiata della Seconda guerra mondiale,
solo lo Stuka era davvero in grado di agire con una perpendicolare perfetta.
Un altro elemento importante di questo aereo è che gli ingegneri tedeschi lo
dotarono di un congegno automatico per porre fine alla picchiata dopo lo
sganciamento della bomba e riportarlo in quota: il rischio era che la
velocità facesse svenire il pilota facendo schiantare al suolo il velivolo,
come accadde a un’intera squadriglia durante la guerra civile in Spagna. I
primi modelli risalgono al 1934 e avevano un motore Rolls Royce, che a causa
della guerra venne poi soppiantato dal tedesco
Junkers Jumo. L’aereo divenuto leggendario accrebbe la sua capacità di impatto psicologico sul morale del nemico dotandosi di sirene che ululavano durante la picchiata: chiamate trombe di Gerico, secondo alcuni furono un’idea di Hitler.
Categoria: bombardiere in picchiata e
cacciabombardiere
Equipaggio: 2
Motore: V12 Junkers 211 Da
Lunghezza: 11 m
Apertura alare: 13,8 m
Velocità: 400 km/h
Armamento: 3 mitragliatrici MG-17 da
7,9 mm, una MG 15 da 7,9 mm, 500-1800 kg di bombe.
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Il contrattacco inglese
sull’Europa tedesca.
Rovine della Kaiser-Wilhelm-GedächtniskircheData18 novembre 1943 - 31 marzo 1944[1]
Se l’idea tedesca
di piegare l’Inghilterra con i bombardamenti fu il primo esempio dell’impiego
strategico massiccio dell’aviazione, per provare a distruggere l’apparato
industriale del nemico, mettere fuori gioco le sue basi militari e minare il
morale della sua popolazione, tale strategia fu poi ritorta dagli Alleati
contro la Germania applicandola all’ennesima potenza. Nel 1941 lo scambio degli
attacchi aerei fu da entrambe le parti ancora relativamente sopradico, ma dal
1942 – quando entrarono in gioco su entrambi i fronti aerei sempre più possenti
e avanzati e tecnologie che progredivano rapidamente – gli Alleati cominciarono
sull’Europa una campagna di bombardamenti a tappeto che non ha uguali nella
storia per durata, numero di mezzi impiegati da una parte e dall’altra, effetti
distruttivi e quantità di vittime. Per la RAF – affiancata a quel punto
dall’impegno più consistente nel corso della guerra, tale da far passare in
secondo piano (per entità ma non per eroismo) la Battaglia d’Inghilterra. Anche
per la Luftwaffe si trattò di uno sforzo immenso, che coinvolse fino all’ultimo
uomo tanto in cielo quanto nella difesa anti-aerea, e spinse gli scienziati a
mettere in campo ogni innovazione possibile per provare (invano) a contrastare
il potere industriale anglo-americano. Fu così che i tedeschi compresero il
gravissimo errore fatto nel non sviluppare bombardieri pesanti quadrimotori,
capaci di missioni a lungo maggio, e cercarono di rimediare facendo entrare in
azione i primi aerei militari jet della storia, in grado di preoccupare
seriamente i nemici anche quando l’esito complessivo della guerra sembrava
ormai segnato. La sfida tra RAF e Luftwaffe quindi continuò senza esclusione di
colpi fino all’ultimo giorno del conflitto. Ormai però l’inerzia della guerra
si completamente invertita.
Flak, la contraerea tedesca.
Una relazione del Quartier Generale Supremo delle Forze di
spedizioni alleate nel gennaio 1945 registra che nel 1943 la Flak era stato
responsabile del 33% dei bombardieri persi e del 66% di quelli danneggiati,
mentre nell’estate 1944 i danni subiti dagli squadroni aerei Alleati erano da
attribuire per almeno due terzi alla contraerea. La Flak era organizzata in
divisioni. Alcune erano mobili e appoggiavano l’avanzata terrestre, utilizzando
soprattutto cannoni semoventi con quattro canne da 20 millimetri. I comandi
fissi erano invece posti a difesa delle città e delle basi aeree.
Inizialmente, per difendere i centri urbani, la Luftwaffe si affidò a 2 Flak
Abtellung (battaglioni da 3 batterie da 88 mm e 2 batterie leggere) per sito.
Quando gli attacchi crebbero di intensità si passò alle Grossbatterien
(batterie rinforzate), strutturate su 18 pezzi da 8,8 cm o 12 di calibro
minore. I cannoni più potenti erano inseriti in apposite torri fortificate
(Flaktume). Per quanto riguarda la quota raggiunta dalla contraerea, i pezzi
da 20 mm erano efficaci fino a 2500 m, quelli da 37 mm fino a 4000, gli 88
fino a 8000 metri di altudine, i 105 mm fino a 12800 metri (solo 4 colpi al
minuto) e infine i 128 mm arrivano a sparare proiettili di 26 chiki fino a
14800 metri di altezza.
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LA PAROLA ALLE BOMBE. Per
la Royal Air Force a questo punto era il Bomber Command ad aver assunto il
ruolo guida. I caccia inglesi infatti si trovarono nella stessa situazione di
quelli tedeschi nel 1940: la loro autonomia era troppo limitata per poter
fornire una reale protezione ai bombardieri nelle incursioni in profondità nel
continente. Ma i britannici e gli americani potevano contare su bombardieri
così possenti e in numero così ingente che si difendevano da soli, al costo si
di perdite gravissime, ma comunque rimanendo sempre in grado di ferire a morte
gli obiettivi tedeschi. dal maggio 1942 il Bomber Command fu in grado di
avviare ripetute missioni d’attacco ripetute missioni d’attacco sull’Europa
impiegando centinaia di velivoli alla volta, spesso più di mille. Dalla metà di
quell’anno entrarono in gioco in numero crescente i bombardieri quadrimotori
Handley Page Haliax e Avro Lancaster, e poi arrivò il supporto americano con i
B-17 Flying Fortress nonché con i caccia P-15 Mustang, gli unici in grado per
autonomia di fornire un supporto come scorta ai bombardieri fin sulla Germania.
Nel 1943 il leader britannico Churchill, quello statunitense Roosevelt e quello
francese De Gaulle misero nero su bianco la strategia che avrebbe
contraddistinto le operazioni aeree da quel momento in poi: campagne di
bombardamenti a tappeto sul Terzo Reich, dando la priorità alla distruzione dei
centri strategici della Luftwaffe (dagli aeroporti alle fabbriche di aeroplani)
in modo da conquistare l’assoluto dominio del cielo. Come è noto il contributo
americano a queste operazioni fu preponderante, soprattutto in termini di
produzione industriale, ma la RAF rimase assoluta protagonista in questa sua
prolungata sfida con la Luftwaffe. Fu il maresciallo dell’aria britannico
Arthur Harris a propugnare la strategia di fare tabula rasa in Germania con i
bombardamenti a tappeto, mettendo a tacere qualsiasi scrupolo morale. Gli americni
si accodarono a questa linea, ma ai bombardieri statunitensi venne assegnato
soprattutto il compito di colpire obiettivi selezionati come industrie,
infrastrutture, basi militari e nodi di comunicazione, mentre furono gli
inglesi e i piloti del Commonwealth a prendere di mira le città cercando
vendetta per quanto era stato fatto dai nazisti durante la Battaglia
d’Inghilterra e usando l’arma del terrore per piegare” i tedeschi. Una tattica
controversa che costò molte accuse all’aviazione britannica, ma che all’epoca
non fu vissuta come un peso dai piloti, molti dei quali provenivano dalle città
che erano state ferite dalle bombe tedesche:”Quando
ci dissero che avremmo colpito obiettivi civili e non militari la notizia fu
salutata con un grido di entusiasmo", raccontò un pilota RAF, mentre
un altro testimoniò: “Sentivamo di essere
coinvolti in una dannata battaglia per la sopravvivenza e che dovevano
eseguire, senza troppi scrupoli, il compito per cui eravamo stati selezionati
ed equipaggiati”. D’altro canto non erano missioni prive di rischi: il
Bomber Command della RAF per 56mila aviatori, vale a idre più della metà di
coloro che parteciparono alla campagne sull’Europa mentre, mentre l’VIII Air
Force americana perse 26mila aviatori, circa uno su otto. Per quanto riguarda
la Luftwaffe, nel tentativo di opporsi a queste offensive, perse circa 12mila
piloti della caccia diurna tra morti e dispersi in azione, altri 6000 rimasero
feriti, mentre la caccia notturna accusò 3800 piloti o membri dell’equipaggio
morti o dispersi e 1400 feriti. Dopo le prime numerosissime perdite, la RAF
predilesse gli attacchi notturni per sfuggire il più possibile alla caccia
tedesca, mentre gli americani, anche in virtù dello loro migliori tecnologie,
agirono prevalentemente di giorno. Questo per di più permise ai bombardieri
alleati di tenere sotto scacco la Germania “aournd the clock” cioè 24 ore su
24. Tra i bombardamenti più devastanti si ricordano quelli del 1942, con mille
bombardieri, su Colonia, Essen e Brema. Nella notte tra il 27 e il 28 luglio
1943 fu quasi rasa al suolo la città portuale di Amburgo: 735 bombardieri
pesanti della RAF sganciarono in un’ora 2326 tonnellate di bombe incendiarie.
Le vittime furono oltre 40mila. Un escamotage che permise agli inglesi di
arrivare quasi indenni sull’obiettivo fu l’introduzione delle “windows”
(finestre), cioè strisce di foglie di alluminio che gli aerei rilasciavano in
volo per ingannare radar e contraerea nemici. Nel frattempo, infatti, anche i
tedeschi si erano dotati di strumenti radar che li aiutavano a intercettare gli
attaccanti e a puntare il fuoco contro di essi. Per trovare un evento ancora
più devastante bisogna arrivare al 14 febbraio 1945, con il famigerato
bombardamento di Dresda, considerato il corrispettivo di Coventry ma
all’ennesima potenza. Furono decine di migliaia le vittime dell’attacco aereo
alleato che distrusse completamente la città. delle quasi 4000 tonnellate di
bombe sganciate sul capoluogo sassone, più della metà erano bombe incendiarie
dall’effetto devastante. Dal novembre 1943 al marzo 1944 ondate di centinaia di
bombardieri cercarono di colpire anche Berlino. In 16 incursioni aeree i
britannici persero 500 velivoli e 2700 membri degli equipaggi, con un tasso di
abbattimento superore alle loro altre operazioni. La capitale del Reich fu
piegata solo quando venne raggiunta dall’avanzata sovietica.
I
mezzi della Germania
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FOCKE-WULF
FW 190
Tipo: caccia
Equipaggio: 1
Motore: un radiale BMW 8010-2
Lunghezza: 8,95 m
Apertura alare: 10,51 m
Velocità: 6566 km/h
Armamento: 2 mitragliatrici MG 131 da
13 mm, 4 cannoni MG 151 da 20 mm, 1 bomba da 500 kg.
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MESSERSCHMITT
ME 410
Tipo: caccia pesante
Equipaggio: 2
Lunghezza: 12,48 m
Apertura alare: 16,35 m
Peso: 7528 kg
Motore: 2 Daimler-Benz DB 603 motore a
12 cilindri a Vinvertita, raffreddato a liquido
Velocità max: 623 km/h
Armamento: 2 mitragliatrici MG 131 da
13 mm (sparanti all’indietro), 2 mitragliatrici MG 17 da 7,92 mm, 4 cannoni
MG 151 calibro 20 mm
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Heinkel
HE 177 Greif.
Tipo: bombardiere pesante
Equipaggio: 6
Lunghezza: 22 m
Apertura alare: 36 m
Peso: 34600 kg
Motore: 2 Daimler-Benz DB 610 A/B
Velocità Max: 54° km/h
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Junkers
JU 188
Tipo: bombardiere medio
Equipaggio: 4
Lunghezza: 14,94 m
Apertura alare: 22 m
Peso 9860 kg
Motore: 2 BMW 801 D-2, motore radiale
a 14 cilindri
Velocità max: 499 km/h
Armamento: 2 mitragliatrici MG 131
calibro 13 mm, 1 mitragliatrice MG 17 calibro 7.92 mm, 1 cannone MG 151/20
calibro 20 mm. 3000 kg di bombe
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Arado
AR 234
Tipo: bombardiere jet
Equipaggio: 1
Lunghezza: 12,64 m
Apertura alare: 14,1 m
Peso: 5200 kg
Motore: 2 turbogetto Junkers Jumo 004B
Velocità max: 740 km/h
Armamento: 2 cannoni MG 151/20 da 20
mm nella sezione di cvoda, 2000 kg di bombe
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Messerschmitt
Me 262 A
Tipo: caccia Jet
Equipaggio: 1
Motore: 2 turbojet Junkers Jumo 004B
Lunghezza: 10,6 m
Apertura alare: 12,5 m
Velocità: 870 km/h
Armamento: 4 cannoncini
Rheinmetall-Borsig MK 108 da 30 mm
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I
MEZZI DELLA GRAN BRETAGNA
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Short
S.29 Stirling
Tipo: bombardiere pesante
Equipaggio: 8
Lunghezza: 26,59 m
Apertura alare: 30,20 m
Peso: 19595 kg
Motore: 4 radiali Bristol Hercules XVI
Velocità max: 435/h
Apertura alare: 30,20 m
Peso: 19595 kg
Motore: 4 radiali Bristol Hercules XVI
Velocità max: 455
Armamento: 8 mitragliatrici da 7,7 mm,
6350 kg di bombe
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Avro
683 Lancaster
Tipo: bombardiere pesante
Equipaggio: 7
Lunghezza: 26,59 m
Apertura alare: 30,20 m
Peso: 19595 kg
Motore: 4 radiali Bristol Hercules XVI
Velocità max: 435 km/h
Armamento: 8 mitragliatrici da 7,7 mm,
6350 kg di bombe
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Handley
683 Lancaster
Tipo: bombardiere pesante
Equipaggio: 7-8
Lunghezza: 21,82 m
Apertura alare: 31,09 m
Peso: 17345 kg
Motore: 4 Bristol Hercules XVI
Velocità max: 454 km/h
Armamento: 8 mitragliatrici Browning
da 7,7 mm e una Vickers K da 7,6 mm
sul muso, 5897 kg di bombe
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Gloster meteor
Tipo: caccia jet
Equipaggio: 1
Lunghezza: 13,59 m
Apertura alare: 11,33 m
Motore: 2 turbogetti Rolls-Royce
Derwent 8
Velocità max: 750 km/h
Armamento: 4 cannoni Hispano da 20 mm
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UN FUOCO DI SBARRAMENTO. Le
difese tedesche erano infatti di buon livello. I caccia tedeschi inflissero
gravi danni alle formazioni di bombardieri alleati: il Bf 109 si dimostrò
ancora una volta uno dei migliori velivoli militari dell’intera guerra, mentre
i Bf 110 – che avevano fallito in Inghilterra – risultarono invece eccellenti
come caccia difensivi e notturni. Essi in particolare adottarono un
accorgimento molto utile: le armi furono montate per sparare verso l’alto, in
modo da colpire da sotto i bombardieri, soprattutto gli inglesi, che a
differenza di quelli americani non avevano mitragliatrici sul ventre. Era
inoltre entrato in linea l’FW 190 un altro ottimo caccia che sorprese i piloti
avversari e ottenne numerosi successi. Inoltre le ultime speranze tedesche furono
riposte nell’entrata in guerra del primo jet da combattimento della storia,
l’Me 262. Molto più veloci degli altri velivoli, e pesantemente armato, fu in
grado di infliggere perdite ai bombardieri Alleati. Questo nonostante avesse
un’autonomia limitata e fosse molto vulnerabile in fase di decollo e
atterraggio. Prima della fine della guerra comunque la Luftwaffe fece in tempo a
far entrare in servizio altri aerei a reazione, il bombardiere Arado Ar 234 e
il caccia Heinkel He 162.
I
maggiori risultati difensivi i tedeschi li ottennero però con contraerea, la
Flak. Tutte le principali città industriali della Germania nel 1944 erano
protette da batterie contraeree. In genere mentre di giorno contro le massicce
formazioni di bombardieri americani i cannoni antiaerei potevano utilizzare un
intenso fuoco di sbarramento, di notte contro i bombardieri britannici (che
attaccarono singolarmente in modo autonomo) i cannoni dovevano essere puntati
contro ogni singolo bersaglio. In compenso i bombardieri della RAF volavano a
una quota inferiore rispetto ai 7000 dei B17), e di conseguenza ai proiettili
anti-aerei era richiesta una gittata minore. Ma colpire un bombardiere era
tutt’altro che facile: secondo alcune stime ogni abbattimento di un
quadrimotore costò ai tedeschi 5500 colpi di contraerea; per un
cacciabombardiere occorreva invece sparare ben 80mila colpi. Per quanto
riguarda le operazioni d’attacco della Luftwaffe, esse divennero sempre più
sporadiche. Dal gennaio 1944 venne tentata l’Operazione Stambecco, più di
quattro mesi di offensiva notturna contro la Gran Bretagna meridionale, con
l’impiego di centinaia di bombardieri prelevati dagli altri fronti (He 177, He
111, Ju 88, Ju 188, Do 277 e Me 410 e 25 cacciabombardieri Fw 190). Londra
tornò ad essere colpita e vennero appiccati diversi incendi alla capitale
britannica, ma nulla di paragonabile a quello che stavano subendo le città
tedesche. La campagna non ebbe l’effetto sperato da Hitler e dal suo Stato
Maggiore. Stesso risultato per il colpo di coda finale tentato dall’aviazione
tedesca: l’Operazione Bodenplatte, del gennaio 1945, che aveva l’obiettivo di
cogliere di sorpresa gli Alleati distruggendo a terra quanti più aerei
possibili e danneggiando le loro piste di atterraggio. La Luftwaffe mise
insieme tutto quello che le era rimasto, un migliaio di velivoli che andavano
dai vecchi bombardieri ai nuovi caccia a reazione Me 262. Dal punto di vista
tattico l’operazione riuscì. Vennero colpiti 17 aeroporti, e vennero distrutti
alcune centinaia di velivoli. Ma alla fine l’Operazione Bodenplatte risultò
controproducente. La Luftwaffe infatti perse un numero elevato di aerei da
combattimento (circa 300) che, a differenza degli anglo-americani, non era in
grado di sostituire. Fu così che l’ultimo migliaio di velivoli rimanenti furono
impiegati nell’estrema quanto vana difesa di Berlino nell’aprile seguente. Dopo
sei anni di guerra, lo strapotere tecnologico della Luftwaffe era stato
annichilito, e la RAF che nel 1940 sembrava alle corde risultò vincente nel
duello più difficile della sua storia, contribuendo in modo determinate
all’esito finale della Seconda guerra mondiale.
Aerei Republic P-47 Thunderbolt statunitensi distrutti dagli attacchi aerei tedeschi sull'aeroporto di Metz-Frescaty.Data1º gennaio 1945
Articolo
in gran parte di Osvaldo Baldacci pubblicato Storie di Guerre e guerrieri, n.
21 Sprea Editori. Altri testi e immagini da Wikipedia.
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