Ragnar Lothbrok.
Il guerriero imbattibile.
Uccideva serpenti giganteschi, saccheggiava su scala epica,
rideva in faccia alla morte … È lui l’archetipo del guerriero vichingo. Vi
raccontiamo la storia di una delle più grandi leggende del mondo norreno:
Ragnar Lothbrok.
Ragnarr Loðbrók | |
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Ragnar Loðbrók in un'illustrazione delle Cronache di Norimberga del 1495. | |
Re di Svezia | |
In carica | prima metà del IX secolo – 865 |
Predecessore | Sigurðr Hringr |
Successore | Sigurðr ormr í auga, Eysteinn Beli |
Re di Danimarca | |
Nome completo | Ragnarr Sigurðsson Loðbrók |
Morte | Northumbria, 865 |
Dinastia | Casato di Munsö |
Padre | Sigurðr Hringr |
Consorte | Hlaðgerðr (Lathgertha, la Skjaldmær), Aslaug (figlia di Sigurðr Fáfnisbani), Þóra borgarhjörtr (figlia di Herrauðr) |
Figli | Hastein (Aflingus, Afflengo), Björn Ragnarsson(Bielmonte di Ragnarr), Friðleifr (Fridlevus), Agnarr (Agnerus), Eiríkr Väderhatt (Ericus ventosus pilleus), Rathbarthus, Dunvatus, Ívarr inn beinlausi (Ivarus), Björn járnsíða (Biornus), Hvítserkr (Withsercus), Rögnvaldr (Regnaldus), Sigurðr ormr í auga(Sywardus), Ubbe, Ingjald il Bianco, Halfdan Ragnarsson, Hrolf Ragnalvalsson |
Religione | norrena |
Ragnarr Sigurðsson, detto anche Ragnarr Loðbrók ("Ragnarr Brache di Cuoio"), o Ragnar Lodbrok o Lothbrok (... – 865), è un re semi-leggendario che avrebbe regnato su Svezia e Danimarca nella seconda metà del IX secolo; tuttavia non vi sono fonti documentali certe che ne attestino l'esistenza.
Pensate
all’immagine più tipica che possa venirvi in mente di un guerriero vichingo:
feroce razziatore, implacabile in battaglia, pagano sempre pronto ad alzare un
corno di birra e a ridere in faccia alla morte. È molto probabile che abbiate pensato a Ragnar
Lothbrok. Le sue avventure sembrano la sceneggiatura di un blockbuster
hollywoodiano: figlio del re di Danimarca e Svezia, combatté contro immensi
serpenti, conquistò buona parte della Scandinavia e terrorizzò la popolazione
delle Isole Britanniche. Molti – se non tutti – degli episodi della sua storia
sono puramente leggendari, prodotto dell’immaginazione dei cronisti norreni, ma
ciò non ha affatto impedito alla sua figura di proiettare una vasta ombra su
tutta l’Europa settentrionale durante l’era vichinga, tanto che la sua fama,
grazie ai poemi medievali e ai lamenti funebri in suo onore al celeberrimo
telefilm Vikings, è tutt’altro che spenta oggi, a più di mille anni di
distanza. In termini di pura epicità la sua leggenda è ben difficile da
superare. Persino le sue tre mogli erano personaggi straordinari, ciascuna a
modo proprio. La prima era Thora, che Ragnar corteggiò uccidendo un serpente
gigantesco. La seconda era Lathgertha, una temibile donna guerriera che lo
seguì spesso in battaglia. E la terza era Aslaug, figlia di Sigurd il Volsungo
(ossia Sigfrido) e della guerriera Brunilde, altri due famosissimi personaggi
della letteratura norrena.
Da queste tre spose
Ragnar ebbe almeno otto figli, tra cui si ricordano Ivar Senza-Ossa, Bjorn
Fiachi-di-Ferro, Sigurd Occhio-di-Serpente e Ubbe. Divennero tutti guerrieri
famosi e con le loro saghe personali assicurarono al nome del padre una fama
perpetua, ben oltre il momento della sua morte.
VENDETTA IN BATTAGLIA. Anche la sua dipartita
fu epica quanto il resto della sua esistenza. Mentre combatteva
nell’Inghilterra settentrionale, racconta la sua saga, venne fatto prigionieri
da Aelle re della Northumbria, suo nemico giurato, che tuttavia si accorse ben
presto che le armi convenzionali non erano in grado di uccidere il terribile
vichingo. Lo fece dunque gettare in una fossa di serpenti, ma nemmeno un fato
così funesto bastò ad abbattere lo spirito invincibile di Ragnar: sentendo
avvicinarsi la morte, il vichingo reagì ricordando con piacere le sue più
grandi vittorie e pregustando i festeggiamenti senza fine che lo aspettavano
nel Valhalla, la sede ultraterrena dei guerrieri norreni. Non scordò nemmeno di
giurare vendetta contro il suo uccisore, una promessa poi adempiuta dai suoi
figli, che giunsero a conquistare la Northumbria e uccisero Aelle in battaglia.
Già di per se stessa è
una storia piena di fascino, ma a renderla ancor più interessante è la
possibilità – non la certezza – che a ispirarla siano state le gesta di un
personaggio storico. Per esempio, una delle figure descritte nelle leggende
medievali come “figli di Ragnar” sono persone realmente esistiti: Ivar, Ubbe e
Bjorn, tra gli altri, si possono identificare con altrettanti comandanti
vichinghi attivi in Francia, Inghilterra e Irlanda nella seconda metà del Nono
secolo.
Sappiamo che un
guerriero vichingo di nome Bjorn – che forse ispirò lil personaggio di Bjorn
Fianchi-di-Ferro – razziò la regione della Senna tra l’857 e l’859. Ivar e Ubbe
figurano tra i comandanti del “Grande Esercito Pagano”che calò sull’Inghilterra
nell’865 conquistando la Northumbria e sconfiggendo i re Osberht e Aelle in una
battaglia presso York nell’867, per poi spostarsi verso sud nell’869 e
uccidendo anche il re Edmondo dell’Anglia Orientale. Molti dei loro seguaci si
stabilirono nelle regioni settentrionali e orientali dell’Inghilterra e Ivar
stesso divenne sovrano di un regno vichingo che si allargava sulle due sponde
del Mare d’Irlanda, con roccaforti a Dublino e a York. Secondo le fonti
storiche, Ivar morì a Dublino nell’873, mentre Ubbe cadde in battaglia
nell’878.
Le imprese di questi
guerrieri sono attestate in documenti coevi del Nono secolo, il che ci dà la
relativa certezza che siano persone realmente esistite, ma rimane un problema:
non sappiamo quali rapporti avessero l’uno con l’altro e nessuna delle fonti in
nostro possesso menziona il loro ipotetico padre. Insomma, i figli di Ragnar
parrebbero personaggi storici, ma di lui stesso non possiamo dire praticamente
nulla. Tra gli ispiratori della sua leggenda, il candidato più probabile è un
comandante danese di nome Reginheri, che guidò un assalto contro Parigi
nell’845. Le fonti coeve descrivono la razzia come particolarmente feroce e
riferiscono che Reginheri prese un gran numero di prigionieri e ne fece
uccidere più di cento prima di far ritorno in Danimarca, dove poi morì. Di lui
non sappiamo nient’altro.
Illustrazione di August Malmström.
DUE PERSONE IN UNA. In realtà all’epoca in
cui i cronisti trascrissero queste storie l’interesse generale sembrava puntato
più sui figli di Ragnar che su di lui: Ivar, Ubbe e gli altri erano tra i
guerrieri di maggior successo dell’epoca vichinga e le loro vittorie in
battaglia diedero origine a vere e proprie leggende. Solo dopo la metà
dell’Undicesimo secolo – ossia quasi duecento anni dopo la loro morte –
cominciarono a venir identificati nei testi come “figli di Ragnar Lothbrok”. Un
re danese chiamato Lothbrok è menzionato per la prima volta nel 1070 dallo
storico normanno Guglielmo di Jumièges, che lo indica come il padre di Bjorn
Fianchi-di-Ferro. Pochi anni dopo il cronista Adamo di Brema indicò Ivar “il
più crudele tra tutti i norreni”, come un altro dei figli di Ragnar.
È dunque possibile che
Ragnar e Lothbrok fossero inizialmente due persone diverse. L’origine stessa
del secondo nome è assai dibattuta. Lo studioso islandese Ari Thogilsson, che
scriveva tra il 1120 e il 1133, fu il primo a mettere i due nomi insieme
indicando “Ivar, figlio di Ragna Lothbrok” come l’uccisore del re Edmondo
dell’Anglia Orientale. Quale che fosse l’origine storica di Ragnar, nel
Dodicesimo secolo la sua leggenda personale stava emergendo rapidamente
dall’ombra di quelle dei suoi figli e si stava facendo strada nelle saghe,
nelle cronache e nei poemi delle terre attorno al Mare del Nord. Fu così che su
di lui si intrecciò un complesso e colorito insieme di racconti, ormai ben
lontano da qualunque verosimiglianza storica.
Le versioni più
complete della sua storia – sulle quali si basano in genere le riproposizioni
moderne del personaggio – si trovano nella Ragnars saga Loobrokar (saga di
Ragnar Lothbrok), scritta in norreno antico in Islanda nel Tredicesimo secolo,
e nelle opere dello storico danese Sassone Grammatico, che scriveva tra il 1188
e il 1208. Entrambi le varianti mescolano elementi provenienti da fonti
disparate sia orali sia scritte, un procedimento da cui emergono storie assai
lunghe, elaborate e contraddittorie. Lo stesso dettaglio che Ragnar avesse avuto
tre mogli potrebbe essere un tentativo di combinare tre leggende diverse.
VERSIONI SUCCESSIVE. Più che la vita
effettiva dei guerrieri norreni del Nono secolo, le storie di cui stiamo
parlando ci mostrano come erano percepiti i vichinghi in Scandinavia in epoche
tarde. A Sassone Grammatico questi personaggi interessavano in quanto antenati
della casa reale di Danimarca, mentre i cronisti islandesi volevano attirare
l’attenzione dei lettori sul periodo della dominazione scandinava sulle Isole
Britanniche. Con il passare del tempo, poi, la leggenda continuò a incorporare
nuovi elementi e finì per legarsi a un altro celebre cielo di leggende norrene,
quello dei Volsunghi (oggi noto come la storia che ispirò il Ciclo wagneriano
dell’Anello del Nibelungo). Il nostro
guerriero vichingo ebbe fortuna con il pubblico anche fuori dalla Scandinavi:
più o meno nello stesso periodo in cui circolavano in patria, le sue storie
andavano diffondendosi anche in Inghilterra, dove lui e i suoi figli apparivano
perlopiù in leggende connesse alla morte di re Edmondo, che nel frattempo era
divenuto uno dei più popolari santi anglosassoni.
Una cronaca del
Tredicesimo secolo racconta che Ragnar stava pescando in mare, senza intenzioni
bellicose, quando fece naufragio sulle coste del Norflok e venne portato alla
corte di Edmondo. I due divennero buoni amici e questo provocò la gelosia di
uno dei cacciatori del re, che uccise il vichingo e poi fece sapere ai suoi
figli che l’assassino era Edmondo. Questa versione della leggenda sembra voler
fornire a Ivar e Ubbe un motivo per abbattere Edmondo, implicando che non si
trattò di un atto insensato di brutalità vichinga. Qui Ragnar è presentato in
una luce positiva, un personaggio decisamente diverso dal feroce guerriero
della tradizione norrena. Da ciò possiamo dedurre che alcuni abitanti
dell’Inghilterra occidentale si ritenessero discendenti degli invasori danesi
del Nono secolo e non li vedessero solo come nemici della loro terra?
Probabilmente non lo sapremo mai, è un’ipotesi affascinante.
Entro la fine del
Medioevo il nome di Ragnar era ben noto in tutta la Scandinavia e le Isole
Britanniche, ma fu solo nei secoli Sedicesimo e Diciaessettesimo – quando gli
studiosi cominciarono a riscoprire i testi scritti in norreno antico e le opere
di Sassone Grammatico – che nacque la versione moderna del personaggio. Nel
1636 lo studioso danese Olaus Wormius tradusse in latino l’antico poema norreno
Krakumal, che ebbe subito grande successo in Gran Bretagna e divenne famoso in
inglese come il Lamento funebre di Ragnar Lothbrok. Al pubblico del Diciassettesimo
secolo un testo del genere sembrava aprire un’emozionante finestra su un’antica
cultura selvaggia e circondata di fascino pagano, con le sue immagine romantiche
di eroi vichinghi desiderosi solo di gloria, spargimenti di sangue e di poter
festeggiare per sempre nel Valhalla al fianco degli dèi. Senza volerlo, poi, la
traduzione di Wormius aggiunse un altro strato alla legge: un riferimento
poetico a un corno potorio – la curva superficie dei crani (animali) – venne
frainteso dai lettori, e si diffuse l’idea che i vichinghi brindassero nei
teschi dei propri nemici. Un’immagine impressionante che, per quanto
storicamente del tutto falsa, ogni tanto si incontra ancora oggi.
La fama del Lamento
funebre crebbe al punto che ne Diciannovesimo secolo, quando in Gran Bretagna e
in America si diffuse a macchia d’olio la moda dei vichinghi, Ragnar divenne
uno dei personaggi più famosi delle leggende norrene. Da allora la sua storia è
stata re immaginate molte volte in romanzi, film e più di recente, in una serie
televisiva di grande successo. Le storie di Ragnar e dei suoi figli si
continuano a raccontare da quasi mille anni, e persino oggi vengono intessute
nuove leggende sue quei personaggi che rappresentano per noi il vero archetipo
del guerriero vichingo.
Serpenti, canzoni e brache pelose.
Tre delle più celebri imprese di
Ragnar.
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AMORE
E VELENO. Una delle leggende su Ragnar spiega come si guadagnò il soprannome
di “Lothbrok” durante il corteggiamento della sua prima moglie, Thora.
Quest’ultima era la figlia di un eminente capo vichingo e un giorno suo padre
le regalò un piccolo serpente, che lei tenne come animaletto da compagnia. La
bestia, però crebbe a dismisura fino a trasformarsi in un mostro enorme e
velenoso che cominciò a terrorizzare la regione.
Il
padre di Thora promise di dare in sposa la figlia a chiunque fosse riuscito a
uccidere il serpente. Venutolo a sapere, Ragnar decise di tentare e, per
proteggersi dal veleno della bestia, si infilò brache di lana rese rigide e
impermeabili da uno strato di pece. Così equipaggiato affrontò il mostro, lo
uccise e reclamò la mano di Thora, ricevendo il soprannome di “Lothbrok”,
ossia “brache pelose”.
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FIGLI
VENDICATIVI. Quando Ragnar fu fatto prigioniero in battaglia da Aelle re
della Northumbria, quest’ultimo lo fece gettare in una fossa di serpenti.
Mentre le bestie lo azzannavano il vichingo intonò una canzone di sfida in
cui elencava le sue maggiori vittorie e si rallegrava per il suo imminente
ingresso nel Valhalla. “Con gioia berrò birra al fianco degli dèi sulle alte
panche. La speranza di vivere è terminata: ora è tempo di morire ridendo”.
Narra la leggenda che, quando i suoi figli ricevettero la notizia della sua
morte, le reazioni di ciascuno indicarono chi fosse il pericoloso tra loro:
Sigurd si tagliò con un coltello senza accusare alcun dolore; Hvutserk, che
stava giocando a un gioco da tavolo quando udì la notizia, strinse in pugno
uno dei pezzi del gioco fino a farsi sanguinare la mano; ma solo Ivar riuscì
a mantenere sufficiente controllo da poter chiedere ulteriori dettagli sulla
morte del padre. In seguito partì assieme ai suoi fratelli per portare
vendetta e conquistò la Northumbria.
"Hyngwar", il nome di Ívarr Ragnarsson nel manoscritto catalogo "Harley MS 2278" (XV secolo) - ed. in Hervey F [a cura di] (1907), Corolla Sancti Eadmundi = The garland of Saint Edmund, king and martyr, Londra, John Murray, OL 11080612W.
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LA
FIGLIA DELL’UCCISORE DI DRAGHI. Un giorno, mentre Ragnar percorreva le coste
della Norvegia, alcuni dei suoi uomini andarono in cerca di provviste in una
fattoria dove viveva un’anziana coppia di contadini con una figlia di grande
bellezza, Kraka. Quando gli uomini gli riferirono la cosa, Ragnar mandò a
dire alla ragazza di volerla incontrare sulla sua nave, ma per metterla alla
prova stabilì delle condizioni impossibili da soddisfare: Kraka doveva venire
da lui né nuda né vestita, né affamata né sazia e né sola, né accompagnata.
La ragazza rifletté attentamente sul da farsi e trovò la soluzione
all’enigma: si presentò a Ragnar coperta solo con una rete da pesca e con il
suoi lunghi capelli, dopo aver assaggiato del cibo ma senza averlo mangiato
tutto, e in compagnia di un cane. Colpito, Ragnar ne fece la sua sposa e solo
a quel punto scoprì che non si trattava di una figlia di contadini: il vero
nome della ragazza era Aslaug ed era la figlia di Sigurd il Volsungo,
celeberrimo uccisore di draghi.
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Articolo in gran parte
di Eleanor Parker (storica inglese esperta del mondo vichingo) pubblicato su
BBC HISTORY del mese di ottobre 2018 – altri testi e immagini da Wikipedia.
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