Esercito Usa
Battaglie, corpi speciali,
armi e mezzi del gigante che ha cambiato il conflitto.
FORZE DI TERRA.
Nel corso della Seconda guerra mondiale le Forze Armate
americane sono state in grado di vincere contemporaneamente su due fronti vasti
e complicati come l’Europa e il Pacifico, dopo aver trionfato anche in Africa e
tenuto a bada il nemico nell’Atlantico. Uno sforzo gigantesco, che ha
comportato l’impiego di una quantità di mezzi militari di terra, di cielo e di
mare al di là di ogni possibile previsione. Tutto ciò è ancora più notevole se
si tiene conto del fatto che l’industria americana ha contribuito in modo
importante anche a sostenere lo sforzo bellico degli alleati, Gran Bretagna e
Unione Sovietica su tutti. C’è però un elemento, spesso trascurato, che più di
ogni altro dà l’idea del miracolo compiuto dagli Stati Uniti: essi entrarono in
guerra molto impreparati, con Forze Armate non organizzate e una disponibilità
di strumenti e mezzi militari irrisoria. In pochi mesi avvenne il grande balzo
che ha portato Washington ad avere un apparato militare vincente e sotto molti
punti di vista ineguagliabile.
UNA SUPERPOTENZA NATA IN QUATTRO ANNI. Fu la repentina sconfitta della Francia a spingere gli
Stati Uniti a introdurre per la prima volta nella loro storia una forma di
coscrizione obbligatoria in tempo di pace (Selective Service Act) con cui,
mettendo sotto controllo federale anche le milizie statali, poterono portare in
breve tempo gli effettivi delle Forze Armate a 1,5 milioni di uomini dagli
appena 170mila che le
formavano prima. Addirittura, dopo la fine della Prima guerra mondiale era
stata smantellata la National Army ,
rimpiazzata da una piccola Regular Army, dagli Organized Reserve Corps e dalle
State Militias. Fu solo nel 1941 che l’Esercito venne riorganizzato in modo
organico con la nascita dell’Army of the United States. Dalle quattro divisioni
del 1939 l’Esercito passò nel 1941
a 28 divisioni per 456mila soldati, più 43mila effettivi
nelle forze corazzate, 308mila in 215 reggimenti
specializzati di artiglieria terreste,
antiaerea, reparti trasmissioni e altre unità di supporto, 120mila uomini in
guarnigioni d’oltreoceano, 46mila effettivi nella difesa dei porti e 167mila
nell’aviazione. Numeri destinati a crescere nel corso degli anni. Da quel
momento, durante il secondo conflitto mondiale, prestarono servizio più di 16
milioni di americani; di questi 290mila morirono in combattimento e 670mila
rimasero feriti, mentre 130mila caddero prigionieri, e in molte migliaia non
tornarono più a casa.
Anche l’apparato industriale fu riconvertito a sostegno
dello sforzo bellico, prima per gli alleati, per i quali in virtù della Legge
Affitti e Prestiti (Lend-Lease Act) furono investiti 45milioni di dollari, e
poi direttamente per le truppe americane. Le armi obsolete furono sostituite in
massa: all’inizio il fucile d’ordinanza era lo Springield 1903, ma a guerra
iniziata fu quasi completamente sostituito dal Garand M1, mentre cominciarono a
diffondersi anche i mitra Thompson e M3 e i mitragliatori di squadra BAR.
Stesso miglioramento fu fatto per le armi pesanti, considerando che prima dell’inizio
del conflitto l’artiglieria era ormai obsoleta mentre l’equipaggiamento
anticarro e antiaereo era quasi inesistente. Per gli americani non fu un cattivo
affare: le industrie cominciarono a produrre a pieno ritmo, la disoccupazione
sparì, il Pil crebbe del 50%. Dal 1939 al 1945 gli americani riuscirono a
produrre 3.200.000 automezzi da trasporto, 88.410 carri armati, 41.170
semicingolati e 82mila trattori e mezzi vari.
Il corpo speciale dei rangers.
I rangers americani
risalgono al 1756, e anche durante la seconda guerra mondiale diedero il loro
contributo. Furono ricostruiti proprio per quel conflitto, dopo che per
decenni non era stata mantenuta alcuna loro unità. Fu il generale Lucian
Truscott che nel maggio del 1942 ridiede vita a unità specializzate nelal
guerra non convenzionale, ispirandosi ai commando britannici. Il 1°
battaglione Ranger al comando del capitano William Darby fu formato con 600 uomini
in Irlanda e si addestrò duramente presso il severissimo centro dei commando
inglesi in Scozia. Dopo il fallimentare sbarco a Dieppe, in Francia, la prima
operazione rilevante fu lo sbarco in Algeria, di notte, per aprire la strada
alla 1a divisione di fanteria. Vennero allora formati altri due battaglioni
Ranger, impiegati prima in Tunisia, poi in Sicilia, e negli sbarchi di
Salerno e di Anzio, dove riuscirono a impadronirsi del porto. Vennero però
annientati dai tedeschi a Cisterna di Latina. Due nuovi battaglioni Ranger
costituite negli Stati Uniti sbarcarono il 6 giugno
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Armi
e mezzi dell’esercito.
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MK2
TIPO bomba a mano a frammentazione
PESO
ALTEZZA
DIAMETRO
CARICA
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COLT M1911
TIPO Pistola semiautomatica
PESO
LUNGHEZZA
LUNGHEZZA CANNA
CALIBRO
TIRO UTILE 40-
|
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M1917
ENFIELD
TIPO fucile
PESO
LUNGHEZZA
LUNGHEZZA CANNA
CALIBRO 7,62mm
TIRO UTILE
GITTATA MASSIMA
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M24 CHAFFE
TIPO carro armato leggero
EQUIPAGGIO 5
LUNGHEZZA
LARGHEZZA
ALTEZZA 2,77
PESO 18,41 t
VELOCITA’ MAX.
ARMAMENTO 1 cannone M6 da
|
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M4 SHERMAN
TIPO carro armato medio
EQUIPAGGIO 5
LUNGHEZZA 5,84
LARGHEZZA 2,62
PESO 30,3 t
VELOCITA’ MASSIMA
ARMAMENTO 1 CANNONE DA
|
M26 PERSHING
TIPO carro armato pesante
EQUIPAGGIO 5
LUNGHEZZA
LARGHEZZA
PESO 41,7
VELOCITA’ MAX
ARMAMENTO: 1 cannone da
|
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M18 HELLCAT
TIPO Caccia-carri
EQUIPAGGIO 5
LUNGHEZZA
LARGHEZZA
PESO 17, 7
t
VELOCITA’MAX
ARMAMENTO 1 cannone da
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M7 PRIEST
TIPO artiglieria semovente
EQUIPAGGIO 6
LUNGHEZZA
LARGHEZZA
ALTEZZA
PESO 23 t
VELOCITA’ MAX su strada
ARMAMENTO 1 obice da
|
|
M1 THOMPSON
TIPO mitra
PESO
LUNGHEZZA
LUNGHEZZA CANNA
CALIBRO
CADENZA DI TIRO Fino a
1000 colpi al minuto (in base al modello)
TIRO UTILE
50-
|
M1918A2BAR
TIPO mitragliatrice leggera
PESO
LUNGHEZZA 1190mm
LUNGHEZZA CANNA
CALIBRO
CADENZA DI TIRO 300-650
colpi al minuto TIRO UTILE 500-
|
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L’ORGANIZZAZIONE DELLE TRUPPE. Un buon esempio dello sforzo bellico e dei progressi
conseguenti è costituito dalle forze corazzate. Esse nacquero solamente a
cavallo tra il 1940 e il 1941. Dopo Pearl Harbor furono subito disponibili
quattro divisioni corazzate, ma a quell’epoca erano ancora dotate solo di due
modelli minori di cingolati, il carro leggero M2A4 e il carro medio M2A1. Nel
1941 cominciò la produzione del carro intermedio M3 Lee con un cannone da 37
mm
in torretta e uno da 75 mm
in basso. Il mitico tank M4 Sherman entrò in servizio solo nel 1942,ma
contribuì a cambiare le sorti della guerra, mostrando tutta la potenza
dell’apparato industriale statunitense che solo di questo modello produsse
50mila esemplari. La divisione corazzata inizialmente era strutturata sulla
base di una brigata corazzata (due reggimenti di carri leggeri M3, uno di carri
medi M3, basati ciascuno su tre battaglioni tank) con l’aggiunta di un
reggimento di fanteria e uno di artigliere con due gruppi di semoventi da 105 mm . In seguito i tank
furono ridotti a due reggimenti (uno leggero e uno medio) mentre i battaglioni
del reggimento fanteria e i gruppi di artiglieria da 2 diventarono 3. in seguito le divisioni
corazzate furono ulteriormente ridotte di forza, a vantaggio di quelle di
fanteria, tutte a loro volta dotate di battaglioni di carri armati. Divisioni
di fanteria e divisioni corazzate combattevano insieme all’interno dei Corpi
d’Armata, i quali a loro volta erano raggruppati in Armate.
Anche le divisioni di fanteria subirono diverse
ristrutturazioni nel corso della guerra. Costituite inizialmente da due brigate
di due reggimenti ciascuna, furono poi reimpostate sulla base di tre reggimenti
di fanteria, supportati da quattro battaglioni di artiglieria e da altre unità
di supporto (ricognizione, genio, sanità). In seguito vennero aggiunti
battaglioni autonomi di carri armati, insieme a cannoni senza rinculo, mortai
pesanti, proiettili a razzo (bazooka), cannoni anti-carri. Una organizzazione
caratteristica delle forze americane erano i Combat Command, sezioni nate nel 1942 in cui erano suddivise
le divisioni in modo che ciascuno fosse formata dai diversi tipi di truppe e
potesse così agire come una forza autonoma. Non c’era una strutturazione fissa
di queste unità tattiche, che venivano messe insieme secondo le necessità. Alla
base di tutto poi c’era la squadra di fanti, che era costituita da dodici
uomini, di solito armati di undici fucili Garand (che fornivano un’ottima
potenza di fuoco) e di una mitragliatrice automatica.
Un’arma
in più: le razioni k.
un esempio delle razioni K
Uno degli strumenti che permisero ai
soldati americani di combattere al meglio furono le celebri Razioni K. Esse
nacquero dalla ricerca di una razione militare poco ingombrante che i
paracadutisti potessero portare con sé, ma presto viene estesa a tutti i
militari, perché le truppe potevano rimanere per giorni lontane dal raggio della
logistica dei rifornimenti.
C’erano diversi menù e tutti stavano in
pochissimo spaio. La confezione era pensata per essere impermeabile e
resistente a -20 gradi. Era divisa in tre pacchetti comprendeva cibo in
scatola, cioccolata, biscotti, caffè solubile, latte in barrette, formaggio
in scatola, chewing gum, caramelle e inoltre sigarette, tavolette per
purificare l’acqua, apriscatole e carta igienica, che era parte del set di
igiene personale, accompagnato dal set per il cucito. A cinque mesi
dall’entrata in guerra, gli Stati Uniti avevano già distribuito un milione di
Razioni K e raggiunsero i 100 milioni nel 1944.
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IL PRIMATO DELLA LOGISTICA. Alla fine del 1943 Washington schierava 17 divisioni in Europa per una forza
complessiva di 1,4 milioni di uomini e 13 divisioni nel Pacifico per 913mila
effettivi. Nel settembre 1944 le divisioni in Europa erano diventate 40 (di cui
6 in
Italia). Nel maggio 1945 si raggiunse l’apice con l’impiego contemporaneo di 68
divisioni di fanteria, 16 corazzate, 5 aviotrasportate e una da montagna (anche
questa, la Decima ,
costituita a guerra iniziata perché prima non era compresa nei piani degli
americani). Questa crescita esponenziale dell’Esercito statunitense diede
risultati visibili nell’efficienza che dimostrò sul campo di battaglia:a guerra
vinta il soldato americano era ormai considerato insuperabile, ma in realtà
prima della partecipazione al conflitto era del tutto inesperto e dalla
bellicosità tutta da testare. Uno degli elementi che contribuì a far funzionare
al meglio questa macchina da guerra nuova ed enorme fu il suo apparato
logistico: gli americani riservarono gli uomini migliori non al fronte di
battaglia ma alle strutture di supporto, e nel 1944 ben due milioni di persone
erano impiegate nei servizi amministrativi, logistici e di comunicazione. Ogni
tre uomini impiegati nei reparti combattenti, altri due erano impiegati nei
servizi logistici. Anche per questo gli Stati Uniti fecero ampio ricorso alle
ausiliarie femminili, oltre centomila nel solo Esercito, il cui contributo fu
determinante.
AVIAZIONE.
Per quanto la guerra aerea sia stata
essenziale per la vittoria finale, gli Stati Uniti nel 1941 neanche avevano una
Aeronautica militare. La specifica Arma autonoma fu creata solo nel 1947.
Durante il conflitto i reparti aerei rimasero sotto il comando di entità
distinte: l’Aviazione dell’Esercito, quella della Marina e quella dei Marines.
Nel 1939 queste forze erano ancora poco temibili, anche se gli americani
avevano portato avanti il settore ricerca, così che quando decisero di scendere
in campo furono in grado di fornire al loro enorme settore industriale modelli
avanzati ed efficienti da mettere in produzioni in grandi numeri. E ce n’era
davvero bisogno: nel 1939, quando Hitler invase la Polonia e mentre il
Giappone conduceva già la
Guerra in Cina, l’Aviazione dell’Esercito (United States Army
Air Force) disponeva di appena 20mila uomini e 2400 aerei, fra i quali il
comparto bombardieri che prevedeva i Douglas B-18, bimotori dalle scarse
prestazioni. Ma già nel biennio successivo, prima di Pearl Harbor, Washington
aveva portato il personale della sua aviazione a 152mila effettivi, iniziando a
far entrare in linea velivoli di ben altro livello, come i bombardieri
quadrimotore B-17 Flying Fortress, che saranno assoluti protagonisti in Europa.
un B18 in volo
I fanti volanti delle divisioni aviotrasportate.
Members of the 551st Parachute Infantry Regiment on patrol in the French Alps during World War II.
Una delle immagini
chiave della Seconda guerra mondiale è quella dei paracadutisti americani che
atterrano in Francia nelle ore precedenti lo Sbarco in Normandia. Eppure
anche nei confronti dei parà l’attrazione statunitense fu tardiva. Washington
fu una delle ultime potenze a sviluppare corpi aviotrasportati, solo dopo che
quelli tedeschi si erano distinti con azioni eclatanti all’inizio della
guerra. L’Airbone Command venne istituito il 21 marzo 1942: dividendo l’82a
divisione di fanteria motorizzata vennero create l’82a e la 101a
aviotrasportate. Vennero istituiti prima i PIB (Parachute Infantry
Battalion). Il 550° AIB (Airborne Infantry Battalion) fu invece la prima
unità statunitense preparata per il dispiegamento tramite alianti, trainati in
volo da aeroplani da trasporto e sganciati in prossimità delle zone di
atterraggio. Quando finalmente i parà americani furono pronti per raggiungere
i fronti di guerra (prima in Nord Africa, poi in Sicilia e infine in
Inghilterra in vista del D-Day), una divisione paracadutisti era strutturata
su una forza di 8400 uomini divisa in PIR (reggimenti di paracadutisti) e GIR
(reggimenti trasportati a bordo di alianti, in inglese Glider) ed era dotata di era
dotata di equipaggiamenti e veicoli più leggeri rispetto alle divisioni
tradizionali. Le divisioni aviotrasportate (che alla fine furono sei,
operarono diversi lanci importanti: dopo
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UNA INEGUAGLIBILE CAPACITA’
PRODUTTIVA. L’aviazione
di Marina nel frattempo disponeva di 5200 aeroplani (compresi quelli da
addestramento), con 5900 piloti e 8 portaerei. I modelli di aereo imbarcati
all’inizio del conflitto erano soprattutto il Douglas SBD Dauntless, il
Brewster F2A Buffalo e il Grumman Hellcat che si fecero valere soprattutto sul
fronte del Pacifico. Fronte dove l’attacco giapponese di Pearl Harbor costò
agli americani più di un terzo degli aerei dispiegati inizialmente a oriente,
garantendo così alcuni mesi di dominio dei cieli ai velivoli giapponesi,
superiori anche per efficacia. Poi, però, anche nell’aria fu la grande capacità
industriale degli Stati Uniti a farla da padrona rendendo presto clamorosa la
loro superiorità. Basta un dato: gli americani persero in guerra ben 53mila velivoli (quasi quanti altre
importanti nazioni ne avevano prodotti) ma ne costruirono quasi 300mila (di cui
un terzo fornito agli alleati), fra i quali 45mila nuovi caccia. L’organizzazione
dell’aviazione dell’Esercito (USA AF) aveva l’elemento base negli squadroni,
che radunati in tre o quattro formavano un gruppo. Dal 7 dicembre 1941 (attacco di Pearl
Harbor) al settembre 1945 furono attivi 1226 squadroni da combattimento, e vennero
schierati fino a 269 gruppi da combattimento, con un picco di 243 gruppi impegnati in operazioni nel 1945. i gruppi
erano sotto il comando di strutture chiamate Forze Aeree, che arrivarono a
essere 16, distribuite nelle varie parti del mondo.
I mezzi dell’aviazione USA.
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BOEING B-17 FLYING FORTRESS
TIPO Bombardiere
EQUIPAGGIO 10
MOTORI 4 radiali
WrightR-1820
LUNGHEZZA
APERTURA ALARE
VELOCITA’
ARMAMENTO 13
mitragliatrici Browining M2 da
|
NORTH AMERICAN B-25
MITCHELL
TIPO Bombardiere
strategico
EQUIPAGGIO 6
MOTORI 2 radiali
Wright R-2600-29 Cyclone
LUNGHEZZA
APERTURA ALARE
VELOCITA’
ARMAMENTO 13
mitragliatrici da
|
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CONSOLIDATED B-24
TIPO Bombardiere
strategico
EQUIPAGGIO 8-10
MOTORI 4 Pratt &
Whitney R-1830-65
LUNGHEZZA 27,6
APERTURA ALARE
VELOCITA’
ARMAMENTO 10
mitragliatrici browning M2 da
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REPUBLIC B47
THUNDERBOIT
TIPO Caccia
bombardiere
EQUIPAGGIO 1
MOTORI Radiale Pratt
& Whitney R-2800 con turbocompressore
LUNGHEZZA
APERTURA ALARE
VELOCITA’
ARMAMENTO 8
mitragliatrici da 12, 7mm, 2 calibro
|
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DOUGLAS SBD-3
DAUNTLESS
TIPO Caccia
bombardiere
EQUIPAGGIO 2
MOTORI Radiale a 9
cilindri Wright Cyclone
LUNGHEZZA
APERTURA ALARE
VELOCITA’
ARMAMENTO 2
mitragliatrici frontali calibro
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DOUGLAS TBD-1
DEVASTATOR
TIPO Aereosilurante
EQUIPAGGIO 3
MOTORI Radiale Pratt
& Whitney R-1830-64 Twind Wasp
LUNGHEZZA
APERTURA ALARE
VELOCITA’
ARMAMENTO 2
mitragliatrici Browning M1919 calibro
|
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GRUMMAN F4F – 3
WILDCAT
TIPO Caccia imbarcato
EQUIPAGGIO 1
MOTORI Radiale Pratt
& Whitney R-1830-76
LUNGHEZZA
APERTURA ALARE
VELOCITA’
ARMAMENTO 4
mitragliatrici Browning calibro
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ALIANTE AIRSPEED HORSA
TIPO Aliante da
trasporto
EQUIPAGGIO 2
CAPACITA’ 25 soldati
LUNGHEZZA
APERTURA ALARE
PESO CARICO
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YOUGHT F4U CORSAIR
Una squadriglia di F4U-1D Corsair di base a Iwo Jima nel 1945
TIPO Caccia imbarcato
EQUIPAGGIO 1
MOTORI Radiale Pratt
& Whitney R-2800-32 W
LUNGHEZZA
APERTURA ALARE
VELOCITA’
ARMAMENTO 4 cannoncini
da
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C-53 SKYTROOPER
TIPO Aereo trasporto
EQUIPAGGIO4
CAPACITA’ 28
paracadutisti
MOTORI 2 Pratt &
Whitney R-1830-
LUNGHEZZA
APERTURA ALARE
VELOCITA’
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A CIASCUN FRONTE LA
SUA TATTICA. Per l’America i due fronti di guerra
rimasero radicalmente distinti, e questo riguardò anche le tattiche che vennero
applicate. In Europa le basi aeree erano terrestri e si collocavano in Gran
Bretagna a nord e in Nord Africa a Sud, per poi spostarsi in Francia e in
Italia con il progredire delle campagne militari. Da quelle basi partivano
soprattutto i bombardieri, i quali tempestarono i bersagli sul continente con
il preciso obiettivo di disarticolare e distruggere l’apparato industriale ed
economico e le infrastrutture dei Paesi dell’Asse. A differenza della Germania,
gli Stati Uniti e i loro alleati non si limitarono all’impiego di bombardieri
medi bimotori, ma fecero grande affidamento sui possenti bombardieri strategici
quadrimotori. Velivoli che, soprattutto all’inizio, dovevano difendersi da
soli, e per questo erano dotati di molte postazioni di mitragliatrici
anti-aeree (da questo il soprannome di “fortezze volanti” attribuito ai B17). Non era un compito facile e gli
equipaggi dei bombardieri – colpiti tanto dalla efficace contraerea tedesca
quanto da caccia di ottima qualità e tecnologicamente avanzati – pagarono un
prezzo altissimo, risultando una delle specialità con la più alta percentuale
di vittime rispetto agli effettivi impiegati. La strategia fu quella dei
bombardamenti a tappeto. In realtà ancora prima dell’entrata in guerra, tra il
1939 e il1940, il presidente Usa Roosevelt si era preoccupato di chiedere a
tutti i belligeranti di non usare l’aviazione come arma di terrore. Ma dopo la
caduta della Francia e la
Battaglia d’Inghilterra cambiò tutto, e la guerra divenne
senza esclusione di colpi. In realtà furono soprattutto i Britannici a spingere
per gli attacchi indiscriminati sulla Germania, anche per fiaccare il morale
dei tedeschi. Dal 1942 il Bomber Command britannico (sostenuto dai bombardieri
americani) abbandonò gli attacchi di precisione per dare il via all’”Operazione
Millennium”, che prevedeva l’impiego di mille bombardieri alla volta sulle
città tedesche. Le tattiche americane prevedevano il volo in formazione,
concentrando la potenza di fuoco difensiva nel 1943 venne introdotta una
specifica formazione a ranghi serrati, che prevedeva l’impiego di 18 squadroni
in volo ravvicinato, che contavano circa 300 grandi bombardieri, i quali
procedevano a gruppi di tre con uno davanti, un secondo a quota più alta e un
terzo a quota più bassa. Ci volevano due o tre ore per preparare la formazione,
e questo dava il tempo ai tedeschi di individuarla, ma poi la potenza di questa
“falange aerea” era devastante.
Una missione per fare “morale” : il raid Doolittle
Il morale a volte più
delle armi. Fu quello che pensarono i comandanti americani quando
progettavano il Raid Doolittle (dal nome del comandante James Harold
Doolittle) su Tokyo. Nel 1942 il Giappone era al massimo della sua potenza,
ma per gli americani c’era da vendicare l’affronto di Pearl Harbor. Per
questo gli Stati Uniti cominciarono a lavorare su bombardieri capaci di
decollare da portaerei, fino a riuscirci. Il 18 aprile, 16 bombardieri B25
decollarono dalla USS Home e, grazie all’effetto sorpresa, intorno a
mezzogiorno e mezza riuscirono a bombardare la capitale giapponese, per poi
atterrare in Cina. I danni materiali arrecati alla città non furono
rilevanti, ma assi più profonda si rivelò la ferita inferta all’orgoglio
imperiale nipponico.
I B-25 stivati sul ponte di volo dellaHornet durante il viaggio
|
UNA SUPERIORITA’ DECISIVA IN
EUROPA. Gli aerei
americani B-17 e B-24
erano abbastanza armati e veloci da poter compiere azioni diurne (i britannici
invece preferivano attaccare di notte); inoltre disponevano di rudimentali
computer come il sistema di puntamento Norden, che permetteva di colpire
bersagli specifici (o almeno di avvicinarsi loro più di quanto fosse possibile
a chiunque altro per l’epoca). Una ulteriore svolta avvenne alla fine del 1943:
fino ad allora i bombardieri avevano dovuto raggiungere la Germania da soli, mentre
l’introduzione del caccia P51 Mustang a lungo raggio fornì agli stormi di
bombardieri un’eccellente servizio di scorta fin nel cuore dei territori
nemici. Anche gli aerei americani parteciparono alle devastanti incursioni che
colpirono in particolare le città di Amburgo, Dresda e Berlino, benché
l’iniziativa fosse stata britannica. Sul fronte occidentale, per quanto il
ruolo dei bombardieri sia stato predoominante e decisivo, i velivoli
dell’Aviazione furono impiegati anche per le azioni dei paracadutisti nonché
per il fondamentale ruolo di garantire la superiorità aerea in
combattimento,regalando di fatto alle truppe di terra la vittoria. Non ci fu
azione nella riconquista dell’Europa che non vide un ruolo determinante
dell’arma aerea, con i bombardamenti sulle linee nemiche e il supporto dei
caccia. Da Montecassino alla Normandia fu la superiorità aerea a vincere la
guerra.
P-51D del 375th Fighter Squadron, 361st Fighter Group
PORTAEREI PROTAGONISTE NEL
PACIFICO. Sul fronte
del Pacifico, insieme all’USAAF un grande ruolo fu svolto dall’Aviazione della
Marina e dalla componente aerea dei Marines. La grande campagna del Pacifico fu
soprattutto un immenso scontro aeronavale. Nel maggio 1942 si combatté la Battaglia del Mar dei
Coralli, che fu la prima nella quale tutto l’onere fu assunto dagli aerei,
mentre le flotte statunitensi e giapponesi non arrivarono mai a vedersi né a
scambiarsi un colpo di cannone. Da allora in poi fu sempre così, tanto che le
portaerei assunsero un ruolo da assolute protagoniste nella guerra del
Pacifico, mentre scemò l’importanza delle corazzate. Quello di combattere le
navi nemiche e i relativi aerei di scorta fu dunque uno dei ruoli principali
dell’Aviazione a oriente, ma non mancò quello del supporto alle operazioni di
terra, in particolare agli sbarchi che gli americani conducevano di isola in
isola.
I velivoli furono dunque impegnati in fondamentali
operazioni di martellamento delle difese giapponesi, nonché in azioni di
superiorità aerea, attacco al suolo e supporto alle truppe di terra contro le
forze nemiche, spesso composte tanto da fanti di artiglieria trincerata, quanto
di navi e aerei di supporto. Un aspetto da notare è che l’aspetto strategico
delle isole da parte dei comandi americani in base alle piste aeree da occupare
per permettere ai grandi bombardieri americani di estendere il proprio raggio
di azione contro l’aerea controllata dal nemico, fino al Giappone stesso. Anche
a est, infatti, i bombardieri giocarono un ruolo importante. Gli Stati Uniti
condussero sull’arcipelago nipponico una campagna aerea di bombardamenti a
tappeto equivalente e altrettanto devastante di quella perpetrata in Europa
contro la Germania. E
anche stavolta ottennero il risultato voluto, perché il contributo
dell’Aviazione alla vittoria finale della guerra fu determinante attraverso la
distruzione delle infrastrutture nemiche. È poi solo il caso di ricordare che
furono due specialissimi bombardamenti a porre fine al conflitto: nell’agosto
del 1945 due bombardieri B-29 americani sganciarono le bombe atomiche si
Hiroshima e Nagasaki. E cambiò il mondo.
MARINA.
Un’altra flotta USA: i mercantili corazzati liberty.
L’industria americana
diede il meglio di sé nel contribuire alla vittoria con la realizzazione di
naviglio commerciale per i rifornimenti all’Europa. Il bilancio del conflitto
si può anche riassumere in questo dato: per quanto sia stata grande la
determinazione degli U-Boot tedeschi nel colpire i mercantili nemici, gli
Alleati conclusero la guerra con più navi di quante ne avessero all’inizio,
perché gli Stati Uniti ne produssero una quantità immensa. La flotta
mercantile statunitense passò dalle 4268 navi del 1942 alle 12875 navi del 1945. Parte del merito
andò alle navi Liberty, navi mercantili realizzate con la tecnica della
prefabbricazione e assemblaggio che sfruttava la pratica della catena di
montaggio e l’uso della saldatura al posto della chiodatura. In questo modo
una nave capiente ed efficiente veniva realizzati in pochi giorni. Alla fine
della guerra gli Stati Uniti ne avevano circa tremila unità (e ne persero
solo il 10%). Si trattava di mercantili corazzati da 7200 tonnellate, per la
cui realizzazione dall’inizio dei lavori al varo bastavano 60 giorni. Sulle
navi mercantili venne trasportato qualsiasi tipo di equipaggiamento, dai
camion ai carri armati, dagli aerei ai muli e cavalli, passando ovviamente
per munizioni, cibo e tutto il necessario al prosieguo dei combattimenti.
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Dopo la Prima guerra mondiale, gli Stati Uniti erano
stati fra i promotori degli accordi per il disarmo navale che poneva forti
limitazioni alla costruzione e alla potenza delle navi militari. Fu però
proprio la Marina
il settore che gli americani svilupparono di più negli anni Trenta, soprattutto
a partire dal programma di adeguamento lanciato nel 1933. oltretutto lo spirito
isolazionista che dominava in quegli anni aveva fatto sì che come unica
minaccia strategica venisse preso in considerazione l’attacco al territorio
nazionale da parte di una flotta di invasione, così le difese furono
strutturate di conseguenza. Allo scoppio della guerra in Europa, fu la Marina la prima arma cui
Washington pose mano, presentando la
Legge per la
Protezione navale dei due Oceani e avviando una forte
espansione navale. Il personale passò dai circa 126mila addetti del settembre 1939
ai 330mila del dicembre 1941, al 1.260.000 del dicembre 1942 sino ai 3.220.000
del dicembre 1944. Vennero convertiti impianti industriali e costruiti dal
nulla cantieri navali. Crebbe così in misura esponenziale anche la flotta
militare statunitense. La U.S Navy , il
cui comando faceva parte del consiglio ristretto del presidente degli Stati
Uniti, giocò un ruolo fondamentale nella guerra, ma il suo impiego fu molto
diverso tra il fronte euro-atlantico e quello del Pacifico. In Occidente le
navi americane furono impegnate soprattutto in due compiti fondamentali: la
difesa dei convogli e le operazioni di sbarco. Nel novembre del 1942 dalle
coste americane partì la flotta di invasione che dopo due settimane di viaggio
avrebbe condotto l’operazione Torch sulle spiagge del Marocco. Da allora le
tecniche di sbarco vennero perfezionate e risultarono determinanti in Europa:
nel luglio 1943 la Marina
sbarcò le forze Alleate in Sicilia, e in seguito in Italia si agì allo stesso
modo a Salerno e ad Anzio. Ma lo sbarco più celebre sul fronte occidentale è
ovviamente quello in Normandia, la più grande operazione anfibia mai vista fino
ad allora. Furono impiegate cinquemila navi, e tra queste un ruolo decisivo lo
ebbero senza dubbio i mezzi appositamente inventati in America per questo tipo
di azioni: i mezzi da sbarco, ciascuno specializzato nel trasporto di soldati
per i primi attacchi, truppe per gli arrivi successivi, carri armati,
equipaggiamenti e rifornimenti. Caratteristiche di questi mezzi era la chiglia
piatta per raggiungere direttamente la spiaggia dopo essersi staccate dalle
navi madri. Per quando riguarda i soldati a bordo fossero fanti o marines (nel
Pacifico), i mezzi erano operati dalla Marina. Questa aveva creato apposite
unità (dette Seabees) per gestire tutta la logistica degli sbarchi e dirigere
il traffico, l’equivalente del Genio, in grado di costruire dal nulla interi
porti artificiali.
I mezzi in dotazione alla marina.
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USS IOWA
TIPO Nave da battaglia
CLASSE Iowa
DISLOCAMENTO 45.00 t.
LUNGHEZZA
LARGHEZZA
VELOCITA’ 33 nodi
EQUIPAGGIO 2.780 uomini
ARMAMENTO 9 cannoni da
|
USS WICHITA
TIPO Incrociatore pesante
CLASSE Wichita
VARO 1937
DISLOCAMENTO 14000 t
LUNGHEZZA
LARGHEZZA
VELOCITA’32 nodi
EQUIPAGGIO 1.569 uomini
ARMAMENTO 2 cannoni da
|
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USS BELLEAU WOOD
TIPO Portaerei leggera
CLASSE Independence
DISLOCAMENTO 14000 t
LUNGHEZZA
LARGHEZZA
VELOCITA’ 32 nodi
EQUIPAGGIO 1.569 uomini
ARMAMENTO 26 pezzi da
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USS YORKTOWN
TIPO Portaerei
DISLOCAMENTO 25.893 t a
pieno carico
LUNGHEZZA
LARGHEZZA
VELOCITA’ 32,5 nodi
EQUIPAGGIO 2.200 uomini
AEREI 90
|
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USS ENTERPRISE
TIPO Portaerei
DISLOCAMENTO 27.500 t a
pieno carico
LUNGHEZZA 246,
LARGHEZZA
VELOCITA’33 nodi
EQUIPAGGIO 2.919 uomini
AEREI 90
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USS ESSEX
TIPO Portaerei
CLASSE Essex
DISLOCAMENTO 40.000 t
LUNGHEZZA
LARGHEZZA
VELOCITA’ 28 nodi
EQUIPAGGIO 2.400 uomini
ARMAMENTO 16 cannoni
contraerei da
AEREI 91
|
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USS GATO
TIPO Sommergibile
DISLOCAMENTO 2.460 t in
immersione
LUNGHEZZA
LARGHEZZA
VELOCITA’ 9 nodi in
immersione, 20 nodi in emersione
EQUIPAGGIO 80 uomini
ARMAMENTO 1 cannone AA da
76-
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LANDING CRAFT INFANTRY
TIPO mezzo da sbarco per
fanteria
DISLOCAMENTO 209 t
LUNGHEZZA
VELOCITA’ 15,5 nodi
EQUIPAGGIO 29 uomini
CARICO 209 soldati o 75 t
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LANDING CRAFT TANK
TIPO Mezzo da sbarco per
carri armati
DISLOCAMENTO 209 t
LUNGHEZZA
VELOCITA’ 15,5 nodi
EQUIPAGGIO 12 uomini
CARICO 6 carri armati da 40 t o 9 carri armati da
30 t
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USS ARIZONA
TIPO Corazzata
DISLOCAMENTO 31.400 t
LUNGHEZZA
LARGHEZZA
VELOCITA’ 21 nodi
EQUIPAGGIO 93 ufficiali e
1.639 marinai
ARMAMENTO 12 cannoni da
|
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Inoltre gli Stati Uniti realizzarono un numero enorme di
portaerei di scorta (classificate CVE, Carrier Vessel Escort), spesso
mercantili riadattati ma comunque efficaci nel portare un numero di aerei
sufficiente a individuare in tempo i sommergibili nemici e anche ad attaccarli
con bombardamenti aerei. Le portaerei di scorta erano grandi circa un terzo
delle unità standard, avevano la velocità dei migliori mercantili e ospitavano
tra i venti e i trenta aerei, prevalentemente in funzione anti-sommergibile.
Oltre a difendere i convogli, le CVE furono usate per trasportare aerei
attraverso gli oceani. Queste navi (che si distinsero in un ruolo analogo anche
sul fronte del Pacifico) furono realizzate tutte a guerra in corso, con numeri
impressionanti: gli Stati Uniti avevano cominciato la guerra nel 1941 con otto
portaerei classiche e un po’ antiquate, rischiando anche di perderne una quota
significativa a Pearl Harbor, ma per loro fortuna quel 7 dicembre 1941 non
erano in porto; alla fine del conflitto avevano messo in mare 143 portaerei, di
cui venti maggiori, 10 leggere e il resto portaerei di scorta, 38 delle quali
vennero trasferite alla Marina britannica.
Portaerei di scorta, classe Long Island
Marine,
il soldato-simbolo americano.
Fra i protagonisti dell’immaginario della
Seconda guerra mondiale, i Marine hanno sempre rappresentato un Corpo
autonomo fondato nel 1775, nel 1834 furono
inseriti nel Dipartimento della Marina, lavorando fianco a fianco con
I Marine furono
impegnati nelle più aspre battaglie del teatro del Pacifico: Guadalcanal,
Bougainville, Tarawa, Peleliu, Iwo Jima e Okinawa. In alcuni casi dovettero
vedersela da soli per settimane contro i soldati dell’esercito giapponese,
ben trincerati e determinati a combattere fino alla morte. I Marine
disponevano di una loro aviazione e di mezzi navali, benché per il grosso
degli sbarchi contassero sulla Marina. I soldati in virtù del loro impiego
tattico disponevano di un equipaggiamento leggero, non avevano armi pesanti e
contavano molto sull’apporto dei loro aerei, non a caso specializzati in
attacchi al suolo. Anche l’Aviazione dei Marine era autonoma ma integrata con
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BATTAGLIE NAVALI A DISTANZA. Le portaerei leggere (CVL) nacquero per l’urgenza seguita
alla perdita di tre unità principali nella guerra del Pacifico. Le classi
Indipendence eWright vennero realizzate a partire da scafi di incrociatori
leggeri già in corso di costruzione. Esse erano destinate a rafforzare le Task
Force navali in cui era organizzata la Marina militare statunitense, di solito intorno
alle portaerei di flotta (cioè le maggiori) e alle corazzate. Da notare che
all’inizio della guerra gli Stati Uniti, al pari delle altre potenze, avevano
ancora puntato sulle corazzate come principali navi da battaglia, ma,
soprattutto nel Pacifico, si resero presto conto di come l’equilibrio in mare
stava cambiando a tutto vantaggio delle portaerei. Benché la forza navale
statunitense si incrementò anche con diverse corazzate (dalla South Dakota alla
Iowa), con gli incrociatori pesanti delle classi Baltimore e Alaska, gli
incrociatori leggeri delle classi Brooklyn e Cleveland, e con i
cacciatorpediniere della classe Fletcher, la costruzione di portaerei divenne
una priorità. Così, se nell’autunno 1942 erano rimaste solo le portaerei
Saratoga, Enterprise e Ranger in servizio sui mari, alla fine del 1943 le
portaerei operative dei vari tipi erano diventate oltre 50. senza portaerei la
guerra nel Pacifico durante gli anni 1941-1945 sarebbe stata del tutto diversa.
Furono le battaglie aereonavali a risultare decisive per l’esito del conflitto
in quel teatro. Nel maggio 1942 , nel Mar dei Coralli avvenne il primo scontro navale
della storia in cui le navi avversarie non si vedevano, ma tutto l’onere della
battaglia ricadeva sugli aeroplani che fecero il loro dovere: oltre a seri
danneggiamenti, fu affondata una portaerei per parte. In tutta la guerra quasi
tutte le portaerei statunitensi, giapponesi e britanniche, furono affondate per
merito di aerei decollati da altre portaerei.
Sempre
nel Pacifico fu molto importante anche la guerra sottomarina. Gli Stati Uniti
applicarono al Giappone quello che U-Boot tedeschi facevano nell’Atlantico. Gli
Americani infatti decretarono una guerra indiscriminata attaccando tutte le
navi dirette ai territori giapponesi. I sommergibili USA mutuarono dai tedeschi
anche la tattica dei “branchi di lupi”, cioè l’attacco a gruppi. Eppure all’inizio
il Giappone era in lieve vantaggio in quanto a sottomarini: nel 1941 ne aveva
60 contro 55 e a differenza degli americani non doveva preoccuparsi
dell’Atlantico. Ma anche in questo settore a vincere fu soprattutto l’industria
americana: fino alla fine della guerra gli Usa produssero il doppio di nuovi
battelli rispetto ai nipponici, 204 contro 106. Inoltre Tokyo perse un numero
di scafi molto superiore a Washington, nonostante questa combattesse su più
fronti: 125 contro 54. I sommergibili statunitensi furono responsabili della
perdita del 55% dei mercantili giapponesi, contribuendo in modo determinante al
tramonto del Sol Levante.
Le
10 battaglie più importanti degli americani.
Due di queste battaglie Midway e Golfo di
Leyte sono state già trattate nei rispettivi capitoli in questo blog. Seguiranno le altre battaglie.
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MIDWAY, OCEANO PACIFICO 4-6 giugno 1942.
Presso le isole Midway i giapponesi
cercarono di attirare in trappola la flotta statunitense per dargli il colpo
di grazia dopo Pearl Harbor. Gli ammiragli americani accettarono la sfida. E
in pochi minuti cambiarono le sorti della Guerra nel Pacifico. La possente
flotta giapponese infatti non riuscì a intercettare quella americana, mentre
furono i velivoli delle portaerei Enterprise e Yorktown a piombare in
picchiata sulle portaerei giapponesi. In appena cinque minuti ne ridusse tre
in rottami fumanti. Dalla Hiryu partì un contrattacco aereo, che riuscì a
individuare
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GUADALCANAL, ISOLE SALOMONE, 7 agosto 1942-9 febbraio 1943
Marines della 2ª Divisione si riposano durante una pausa nei combattimenti sull'isola di Guadalcanal (novembre 1942).
Fu l’inferno nella
giungla, ma la battaglia di Guadalcanal fu anche una delle battaglie più
decisive della Seconda guerra mondiale, perché rappresentò l’evento di svolta
nello scontro tra le forze statunitensi e quelle giapponesi: la prima azione
di riconquista di un territorio dopo la travolgente ondata di invasioni
nipponiche. L’operazione fu lunga, complicata
e drammatica, anche per le condizioni dell’ambiente naturale, ma in
questa occasione emersero con evidenza la volontà e l’intraprendenza dei
Marine, i quali già il primo giorno conquistarono il loro obiettivo, una
pista aerea che poi difesero strenuamente nelle settimane successive pur
essendo isolati. Poi in novembre le navi americane riconquistarono il
controllo del mare e portarono i rinforzi che fecero vincere la battaglia.
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CAMPAGNA DI TUNISIA, NORD AFRICA 17 novembre 1942 – 13 maggio 1943
Truppe statunitensi sbarcano presso Orano
La prima azione condotta dagli Stati Uniti in
Occidente fu l’operazione Torch, lo sbarco in Marocco e in alcune località
algerine, dopo il quale si ottenne rapidamente il cambio di campo delle colonie
francesi. restava ancora
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SBARCO IN SICILIA, ITALIA 10 luglio – 17 agosto 1943
Il piano di sbarco e la dislocazione delle forze italo-tedesche in Sicilia
Vinta la guerra in Africa, le forze
anglo-franco-americane ancora non erano riuscite a mettere piede in Europa.
L’operazione “Husky” fu la prima azione di guerra terrestre sul suolo del
Vecchio Continente. Per lo sbarco in Sicilia furono radunate tremila navi. Agli
americani spettava occuparsi del teatro della parte occidentale dell’isola: in
campo c’era
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SBARCO DI ANZIO, ITALIA 22 gennaio-26
maggio 1944
Per aggirare le ostiche difese tedesche, in
particolare quelle incentrate sulla linea Gustav e imperniate su Monte
Cassino (dove era impegnata la 5a Armata statunitense del generale Mark
Clark), e per facilitare la presa di Roma, il comando Alleato decise di
effettuare uno sbarco tra Anzio e Nettuno (operazione Shingle). Fu il VI
Corpo d’Armata statunitense, guidato dal generale John Lucas, a effettuare
con successo lo sbarco approfittando della sorpresa iniziale dei nemici. Già
la stessa notte del 22 gennaio 27mila
americani, 9mila britannici e 3mila veicoli avevano occupato la testa di
sbarco, larga
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SBARCO DI NORMANDIA, FRANCIA 6 giugno 1944
Gli americani e i loro Alleati si erano
preparati a lungo per quella che ritenevano l’operazione più importante della
guerra. Con lo Sbarco in Normandia avrebbero rimesso piede in Francia. Già la
notte del 5 giugno i primi paracadutisti anglo-americani cominciarono ad
atterrare in Francia, per preparare lo sbarco che iniziò poco dopo. La più
grande operazione anfibia della storia fu anche un’enorme operazione aerea e
di forze speciali. All’alba del 6 giugno oltre 5mila navi provenienti
dall’Inghilterra coprì il mare. Dalle imbarcazioni si staccarono i mezzi da
sbarco che in più ondate si riversarono sulle spiagge. Per gli americani gli
obiettivi furono quelle denominate Utah e Omaha, mentre gli anglo-canadesi si
occuparono di Sword, Juno e Gold. In totale, nei giorni successivi gli americani
portarono nel nord della Francia 13 divisioni di fanteria, 5 divisioni
corazzate e 2 divisioni aviotrasportate.
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BATTAGLIA DEL GOLFO DI LEYTE, FILIPPINE
23-26 ottobre 1944.
24 ottobre 1944: la nave da battagliagiapponese Musashi sotto il fuoco degli aerei statunitensi della Task Force 38.
La riconquista delle Filippine aveva una
valenza strategica, dal momento che fungevano da base aerea e navale naturale
per controllare le rotte tra il Giappone e l’Asia sud-orientale. Per questo i
giapponesi gettarono nello scontro gran parte della flotta superstite. Fu
questo che rese lo scontro di Leyte la battaglia navale più grande della
storia moderna. Fu anche la battaglia in cui per la prima volta i nipponici
utilizzarono in modo organizzato gli squadroni kamikaze. I giapponesi
tentarono di attirare lontano la maggior parte delle navi combattenti
americane, ma gli statunitensi avevano navi sufficienti per impegnare tutte
le squadre nemiche, senza doverne trascurare alcuna. Un gruppo navale
nipponico riuscì comunque a penetrare all’interno del Golfo di Leyte,
trovandovi solo tre gruppi di portaerei di scorta, armati soprattutto di
aerei antisommergibile: lì avrebbero potuto vincere, ma poiché era notte e
l’indemoniata potenza di fuoco delle non grandi unità statunitense fece
credere ai giapponesi di avere di fronte il grosso delle forze nemiche. Così
i nipponici si ritirarono.
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BATTAGLIA DELLE ARDENNE, FRANCIA 16
dicembre 1944-28 gennaio 1945.
Nella Battaglia delle Ardenne (che gli
anglo-americani chiamano Battle of the Bulge) i tedeschi lanciarono la loro
maggiore controffensiva in Francia dopo lo Sbarco in Normandia, sperando
ancora di poter capovolgere le sorti della guerra. In effetti gli Alleati
furono totalmente sorpresi dall’attacco tedesco, che inizialmente riuscì in
più punti a sfondare in profondità. Ma inesorabilmente le forze americane
ripresero il controllo della situazione e del territorio, dopo che le truppe
della 1a Armata americana erano riuscite a rallentare l’avanzata tedesca. a
Bastogne, nodo cruciale di tutta l’operazione, rimasero intrappolate numerose unità
americane fra cui si distinsero le truppe aviotrasportate, le quali
riuscirono da sole a resistere per settimane all’assedio nemico. il 26
dicembre
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IWO JIMA, GIAPPONE, 19 febbraio-26 marzo
1945.
L'isola di Iwo Jima con i tre aeroporti (il terzo in costruzione), la stazione meteorologica e le principali vie di comunicazione
Un’isola non più larga di
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OKINAWA, GIAPPONE, 1 aprile-2 luglio 1945
Un Marine cerca riparo dal tiro di una mitragliatrice giapponese nel settore soprannominato "Death Valley"
La battaglia di Okinawa può essere considerata
la più grande battaglia della storia fra quelle combattute contemporaneamente
in terra, cielo e mare. L’isola era stata massicciamente fortificata dai
giapponesi per resistere il più a lungo possibile mentre la flotta d’invasone
veniva bersagliata dagli aerei basati a Taiwan e nel Giappone meridionale. E
così fu: continue ondate di 150-200 aerei giapponesi misero in seria
difficoltà la gigantesca flotta statunitense, anche con un susseguirsi di
attacchi kamikaze. Intanto a terra,
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Le
nuove armi che cambiarono le sorti del conflitto.
La guerra fu decisa anche dalla tecnologia e
da nuove armi. Gli Stati Uniti, rispetto ad altre potenze come
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LE SUPERFORTEZZE
B29
TIPO bombardiere
EQUIPAGGIO 10-14
MOTORI 4 radiali Wright R-3350
turbocomplessi.
LUNGHEZZA
APERTURA ALARE
ALTEZZA
SUPERFICE ALARE 161,6 Mq
Peso 54 T Carico
VELOCITA’
ARMAMENTO fino a 9 t
bombe, 12 mitragliatrici Browning M2 calibro
I grandi bombardieri
americani furono decisi per l’esito del conflitto. Il quadrimotore B29
entrò in azione sul finire della Seconda guerra mondiale e venne
impiegato solo sul fronte del Pacifico. Si trattò del progetto tecnologico
militare più costoso di tutto il conflitto e del più grande e avanzato aereo
schierato dagli Alleati nella guerra.
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I FUORISTRADA AVIOLANCIABILI
JEEP FOR-WILLYS
TIPO 4x4 aviolanciabile
EQUIPAGGIO 2+4 Passeggeri
MOTORE Willys 442 4 cilindri a valvole
laterali
LUNGHEZZA
LARGHEZZA
ALTEZZA
PESO 1,105 t
VELOCITA’
La comparsa di una vettura
compatta 4x4 utilizzabile per molteplici scopi (la parola jeep deriva dalla
pronuncia di GP che stava per General Purpose, traducibile appunto con “uso
versatile”) contribuì alle sorti della guerra quanto i mezzi armati. Grazie
ad essa, prodotta in centinaia di migliaia di esemplari, gli spostamenti
divennero semplici, tanto per gli ufficiali che dovevano percorrere il fronte
quanto per le truppe aviotrasportate, dato che le jeep avevano anche una
versione aviolanciabile.
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IL FUCILE CHE VINSE
M1 GARAND
TIPO fucile semiautomatico
PESO 4,3-
LUNGHEZZA
LUNGHEZZA CANNA
CALIBRO7,62
mm
TIRO UTILE
CADENZA DI TIRO 30 colpi
al minuto., di fatto ridotta a
Il Garand fu il fucile di
ordinanza tanto nell’Esercito che dei Marine statunitensi, fu utilizzato su
tutti i fronti e prodotto in migliaia di esemplari. Fu il primo fucile
semiautomatico prodotto in grandi quantitativi. Soprattutto all’inizio della
guerra “americana”, dal 1941, il Garand assicurava al fante statunitense una
chiara superiorità in termini di potenza di fuoco nei confronti dei nemici.
Infatti ogni militare armato di questo fucile semiautomatico, che si caricava
con clip da otto proiettili, poteva sparare 30 colpi al minuto comprendendo
il tempo necessario per il caricamento, cioè più del doppio rispetto alla
cadenza di fuoco della maggior parte degli altri fucili disponibili. Il
Garand poi si dimostrò molto affidabile e venne impiegato con successo su
qualsiasi tipo di terreno operativo, dalla sabbia del deserto nordafricano al
fango dell’Europa, dall’umidità e dal caldo delle isole dell’Oceano Pacifico
alla pioggia e al gelo dei fronti nordeuropei. Per questo fu soprannominato
il fucile vinse la guerra e secondo il generale Patton era il più grande
ritrovato bellico mai introdotto.
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IL LANCIARAZZI PORTATILE
TIPO Lanciarazzi
PESO
LUNGHEZZA
LUNGHEZZA CANNA
GITTATA MASSIMA
TIRO
UTILE
Nella
corsa allo sviluppo degli armamenti, i carri armati fecero in poco tempo
passi da gigante, mentre i fanti restavano legati ai fucili classici o alle
loro versioni anti-materiale, presto rese inutili dalla crescita della
corazzatura. Gli eserciti in guerra si misero alla ricerca di un’arma per i
fanti: i tedeschi svilupparono il Panzerfaust, gli americani nel 1942 l’M1
Rocket Launcer 2,36
Bazooka.
Si trattava di un lanciarazzi che aveva il pregio dell’essenzialità: era
praticamente un tubo con impugnature a pistola e grilletto per l’accensione,
costruito in funzione del razzo M6A3 calibro 60mm a carica cava, ritenuto
adatto a perforare le corazzature dei panzer.
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IL CACCIA DALL’AUTONOMIA RECORD.
I tre tipi di tettuccio utilizzati sul Mustang
P51 MUSTANG
TIPO caccia e caccia-bombardiere
EQUIPAGGIO 1
MOTORE V12 Packerd V-1650-7 Merlin
LUNGHEZZA
APERTURA ALARE
APERTURA ALARE
VELOCITA’
ARMAMENTO 6 mitragliatrici
Browning da
La svolta portata
dall’arrivo di questo caccia nel 1942 derivava dalla sua autonomia, superiore
a quella di qualsiasi velivolo di quel tipo prodotto fino ad allora. Poteva
restare in aria per sette ore e mezza e questo permise ai caccia che
partivano dall’Inghilterra di sorvolare l’Europa fino alla Germania (ma fu
operativi anche nel Pacifico) per scortare efficacemente i bombardieri che
fino ad allora avevano dovuto percorrere almeno parte dei loro tragitti
sprovvisti di aerei di sostegno. I Mustang riuscirono a ridurre di dieci
volte la percentuale di perdite nelle missioni aree sulla Germania. Avevano
inoltre una aerodinamica innovativa e una velocità superiore agli altri aerei
di categoria, senza rimetterci negli altri aspetti, come le prestazioni ad
alta quota. Altra caratteristica era la visibilità a 360 gradi, grazie al
tettuccio apribile e alla posizione sopraelevata del pilota, i Mustang
avrebbero abbattuto in Europa circa 4950 aerei nemici, la metà di tutti gli
aerei distrutti dagli americani. Utilizzato inoltre come bombardiere in
picchiata, compì migliaia di missioni in Europa con oltre 8mila tonnellate di
bombe sganciate tra il 1942 e il 1944.
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IL CARRO ARMATO ANFIBIO
M4 SHERMAN DO
Un carro armato britannico M4 Sherman e un aliante da trasportoAirspeed Horsa in Ranville,Normandia, 10 giugno 1944
TIPO Carro armato anfibio
EQUIPAGGIO 5
MOTORE Continental R975
LUNGHEZZA
LARGHEZZA
PESO 31 t
VELOCITA’ 7 km-h in acqua,
39 km-h a terra
ARMAMENTO
1 CANNONE 75-
Uno dei problemi degli sbarchi in massa di
truppe condotti dagli Alleati era garantire un fuoco di appoggio mirato.
C’era il bombardamento aereo e navale delle zone bersaglio, ma non c’erano
armamenti tattici sul campo di battaglia. In collaborazione con i britannici
in vista dello sbarco in Normandia (ma la soluzione fu ripetuta anche in
seguito) vennero allestiti carri armati anfibi. Si trattava degli
onnipresenti M4 Sherman, un tank americano già di per sé decisivo per l’esito
della guerra grazie alla produzione e alla sua versatilità, che furono
attrezzati con uno schermo di tela, ripiegabile, e 36 camere d’aria di gomma,
che potevano essere gonfiate in un quarto d’ora grazie a due bombole d’aria.
La combinazione di schermo e camere d’aria garantiva il galleggiamento del
mezzo, che si muoveva grazie a eliche posteriori. Venne chiamato Duplex Drive
(DD) proprio per la doppia trazione, a motore e a elica.
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MK 1 LITTLE BOY
TIPO bomba atomica aeronautica all’uranio
PESO
LUNGHEZZA
DIAMETRO
ESPLOSIVO
Fu la determinazione
suicida dei soldati giapponesi a spingere il presidente americano Truman ad
autorizzare l’impiego delle bombe atomiche in Giappone. Truman infatti temeva
che una conquista territoriale dell’arcipelago del Giappone sarebbe costata
troppo in termine di vite umane, soprattutto fra i soldati a stelle e
strisce. Il programma per arrivare alla bomba atomica era comunque iniziato
da tempo. Il Progetto Manhattan venne avvitato dal presidente Roosevelt dopo
l’attacco giapponese a Pearl Harbor, ma già nel 1939 Albert Einstein in
persona aveva messo sull’avviso che
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Articolo
in gran parte di Osvaldo Baldacci pubblicato su Storie di guerre e guerrieri
Sprea editori. Altri testi e immagini da Wikipedia
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