Come lo spionaggio
sovietico rubò i segreti dell’atomica americana.
I segretissimi
lavori dell’operazione Manhattan, che avrebbe dotato gli Usa della prima bomba
atomica, erano seguiti passo a passo dal sovietico KGB, grazie a una rete di
informatori, in gran parte scienziati, poi diventati famose come spie. Ma solo
due persone minori finirono sulla sedia elettrica.
mappa dei siti di Los Alamos
Quella
mattina del gennaio 1945 Mary Johnson, una giovane signora newyorkese, si
trovava nella stazione di Albuquerque, nel New Mexico, in attesa del treno che
l’avrebbe riportata a casa. Il clima secco del deserto era l’ideale per la sua
malattia polmonare, ma il periodo di permanenza nel locale sanatorio non le
aveva dato beneficio, e a stento conteneva i colpi di tosse, aiutandosi con un
fazzoletto di carta. La stazione di Alburqueque era stranamente animata, anche
per essere in tempo di guerra. Dozzine di agenti dell’Fbi sorvegliavano la
stazione controllando i documenti e perquisendo i passeggeri: chiunque
attirasse la loro attenzione per qualsiasi motivo veniva fermato e sottoposto
ad esame. Il minimo indizio sospetto portava a un fermo di polizia e a
ulteriori indagini. La signora Johnson cadde
per un momento sotto i loro sguardi indagatori. La donna montò sul treno
facendosi aiutare dal controllore, al quale chiese di tenerle il pacchetto di
fazzoletti mentre saliva la scaletta. Per distrazione lo dimenticò nelle mani
dell’uomo che, dopo la partenza del treno, la raggiunse nello scompartimento
per restituirglielo. Forse la signora Johnson era l’unica persona nella
stazione di Albuqueque a conoscere il motivo di tutti quei controlli di
polizia: erano lì per lei, ma era riuscita ad evitarli. Nel deserto che
circondava Aburquerque sorgeva infatti il villaggio abbandonato di Los Alamos,
recentemente tornato a nuova vita e trasformato nel sito più segreto e protetto
degli Stati Uniti d’America, dove scienziati di tutto il mondo stavano
lavorando al progetto Manhattan: la realizzazione della prima bomba atomica.
Sotto il nome in codice di Perseus si nascondeva l’infiltrato che aveva avuto
accesso alla segretissima documentazione del progetto, l’aveva microfilmata ed
era riuscito a farla filtrare attraverso una sorveglianza che avrebbe dovuto
essere impenetrabile. Quei microfilm rappresentavano un tesoro inestimabile per
gli scienziati sovietici. E, quando gli scienziati li ebbero tra le mani e
poterono studiarli, furono in grado di assicurare a Stalin che avrebbero potuto
consegnare all’Unione Sovietica la bomba atomica entro contro i venti trenta stimati in precedenza.
Contemporaneamente agli americani, senza saperlo, stavano lavorando anche per
loro.
L’operazione Candy
(Confetto), aveva avuto uno straordinario successo, anzi il KGB (che allora non
aveva ancora assunto questo nome ma si chiamava Nkgb, Commissariato del Popolo
per la sicurezza dello Stato), grazie alla propria capacità di arruolare spie e
infiltrati, poteva affermare con
orgoglio di aver realizzato la più grande operazione di intelligence mai messa
a segno da un’organizzazione
spionistica, i cui risultati avrebbero influito pesantemente sugli equilibri
politici negli anni della Guerra Fredda.
Il servizio segreto
sovietico aveva inizialmente indirizzato la propria attenzione sulla Germania
nazista. Giudicando le cose solo dal punto di vista, infatti, la Germania
sembrava la più credibile candidata a vincere la corsa atomica. Disponeva non
solo delle risorse necessarie, ma soprattutto degli ancor più indispensabili
cervelli, in particolare quello di un giovane genio, Werner Karl Heisemberg, vincitore
a 23 anni del premio Nobel per le sue rivoluzionarie scoperte nel campo della
fisica.
Gli Alleati,
consapevoli di questo, si impegnavano, con tutta l’energia di cui erano capaci,
per evitare che la Germania pervenisse per prima alla bomba atomica. Il
programma atomico britannico era stato chiamato convenzionalmente Tube Alloys
(lega per tubi), per non attirare l’attenzione delle spie tedesche. Negli Stati
Uniti, con grave ritardo, nel dicembre 1942, venne avviato il progetto
Manhattan, che presto si fuse con quello britannico, mettendo insieme una massa
mai vista di intelligenze e di risorse.
Il chimico tedesco Otto Hahn nel 1938 per la prima volta descrisse, insieme a Fritz Strassmann, la fissione nucleare dell'uranio.
Schizzo, opera di David Greenglass, di un'arma nucleare ad implosione, che illustrerebbe ciò che avrebbero dato i Rosenberg all'Unione Sovietica.
Il
progetto Manhattan.
Il Progetto Manhattan (la cui componente militare fu indicata Manhattan District in sostituzione del nome in codice ufficiale, Development of Substitute Materials), fu la denominazione data ad un programma di ricerca e sviluppo in ambito militare che portò alla realizzazione delle prime bombe atomiche durante la seconda guerra mondiale. Fu condotto dagli Stati Uniti d'America con il sostegno di Regno Unito e Canada. Dal 1942 al 1946 il programma fu diretto dal generale Leslie Groves del corpo del Genio militare degli Stati Uniti.
Nel tempo, il progetto assorbì l'analogo progetto britannico, Tube Alloys. Il Progetto Manhattan iniziò con poche risorse nel 1939 ma crebbe fino ad occupare più di 130 000 persone e costò quasi 2 miliardi di dollari americani. Oltre il 90% dei costi fu impiegato per costruire edifici e produrre materiale fissile, con solo il 10% impiegato per lo sviluppo e la produzione di armi. L'attività di ricerca e produzione ebbe luogo in più di 30 siti diversi negli Stati Uniti, Regno Unito e Canada.
Il Progetto Manhattan includeva attività di intelligence sul Programma nucleare militare tedesco. Il personale del Progetto Manhattan, nell'ambito dell'Operazione Alsos, fu inviato in Europa, talvolta oltre le linee nemiche, dove raccolse materiale e documenti del programma tedesco oltre che arruolare scienziati tedeschi. Malgrado le precauzioni prese per tenere segreto il Progetto Manhattan le spie sovietiche vennero a conoscenza delle operazioni condotte dal governo statunitense per la costruzione della bomba atomica.
Gli
Stati Uniti diedero il via alla corsa verso la bomba atomica per ultimi, con
grande ritardo rispetto alle altre maggiori potenze in guerra. Il progetto
Manhattan, infatti, fu varato solo nel dicembre 1941, dopo l’attacco
giapponese a Pearl Harbor. Il mondo scientifico era in fermento già da tre
anni, quando la scoperta della fissione nucleare aveva convinto i fisici
della possibilità teorica di una bomba di potenza inimmaginabile. Nell’agosto
del 1939 Albert Einstein inviò una lettera al presidente americano Franklin
D. Roosevelt, avvisandolo del pericolo che la Germania nazista riuscisse a
dotarsi di questa arma sconvolgente, ma ottenne solo l’istituzione di una
commissione di studio. I britannici misero subito a disposizione degli
americani i risultati delle proprie ricerche, ma dovettero constatare che non
vennero inoltrate agli scienziati che avrebbero dovuto esaminarle. Si
rivolsero allora, nell’autunno del 1941, all’università californiana di
Berkeley che iniziò autonomamente un programma di ricerca, risultando lo
stimolo decisivo alla tardiva attenzione del Governo.
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LA SCELTA (SBAGLIATA DI UN GIUDICE SUPER PARTES. In
quel delicato frangente la collaborazione tra i due alleati, non sempre
idilliaca in campo militare, era totale, frutto di una comune preoccupazione di
non perder la corsa contro la Germania nazista. E comunque l’ansia era data dal
fatto di non sapere a quale stato di avanzamento fosse la bomba atomica
tedesca. Gli americani erano convinti che i nemici fossero prossimi a
realizzarla, e a nulla valevano le rassicurazioni britanniche che, al
contrario, sostenevano che gli avversari avessero imboccato la strada
sbagliata. Da che cosa derivava tutta
questa sicurezza? I britannici non volevano dirlo: avevano le loro fonti, ma
non intendevano rivelarle nemmeno in circostanze così eccezionali. In effetti i
servizi segreti di Sua Maestà avevano infiltrato ai massimi livelli del
progetto atomico tedesco l’agente Griffin, nome in codice del chimico e
metallurgo austriaco Paul Rosbaud. Griffin era riuscito a far arrivare in Gran
Bretagna notizie molto precise sugli studi atomici tedeschi, come pure,
successivamente, rivelò l’esistenza delle V2.
Gli americani, che
invece non avevano avuto altrettanto successo nell’infiltrazione delle spie,
non si accontentarono delle rassicurazioni britanniche e chiesero delle prove
da far esaminare a uno scienziato indipendente. L’incarico fu affidato
all’inglese Alan Nunn May, persona di fiducia sia degli americani che dei
britannici. Incidentalmente, però, Nunn May aveva una terza affiliazione,
segreta: quella comunista, e i documenti riservatissimi che gli erano stati
affidati per l’altissima consulenza finirono, come altri prima, nelle mani del
KGB. Per Mosca si trattò di un colpo di fortuna straordinario: la notizia
segretissima era contemporaneamente tranquillizzante, rispetto ai timori che il
progetto dell’atomica tedesca fosse in una fase avanzata, e preoccupante
riguardo allo stato avanzato del progetto degli Alleati (alleati nel presente,
ma prevedibili nemici nel prossimo futuro). Tuttavia diventava più semplice e
ogni sforzo dello spionaggio sovietico poteva ignorare quanto succedeva in
Germania e concentrarsi sui segreti del progetto Manhattan.
La macchina spionistica
sovietica si mise in moto: sapeva dove, come e che cosa cercare. La principale
talpa a Londra del KGB era Donald Maclean, che fornì il segretissimo documento
di 60 pagine con il quale gli anglo-americani concordavano le linee di sviluppo
del progetto. Il reclutamento del fisico italiano Bruno Pontecorvo, comunista e
amico personale di Enrico Fermi, portò informazioni cruciali sulla reazione
nucleare sperimentata con successo da Fermi nel 1942. Altre informazioni
giunsero dal Canada, dove operava un distaccamento di tecnici del progetto
Manhattan, e il già citato Nunn May riuscì addirittura a procurarsi un campione
di uranio arricchito, che arrivò a Mosca dopo aver compromesso la salute del
corriere, ustionato e costretto per il resto della vita a trasfusioni di
sangue.
Ma fu negli Stati Uniti
che l’operazione Candy ebbe maggior successo. Ogni militante o simpatizzante
comunista che avesse una qualche relazione con l’ambiente scientifico venne
contattato da Vasily Zarubin, capo del KGB negli Stati Uniti, ed eventualmente
reclutato, iniziando a produrre informazioni che di giorno in giorno
aggiungevano tessere al mosaico delle conoscenze sovietiche. Fu Elisabeth,
moglie di Zarubin e sua collaboratrice, a reclutare Perseus, e fu sempre lei ad
intrattenere rapporti con Klaus Fuchs, un altro scienziato tedesco comunista
emigrato in Gran Bretagna, dove lavorava per Tube Alloys e quindi trasferito a
Los Alamos, divenendo una delle fonti più prolifiche di preziose informazioni
per l’Unione Sovietica.
Alan Nunn May
Gli scienziati sconfitti.
Il 3 maggio del 1945, Werner
Heisenberg ed altri scienziati tedeschi vennero fatti prigionieri dai
britannici e trasferiti in Inghilterra. Temevano di dover affrontare serrati
interrogatori volti a estorcere loro ogni informazione possibile sulle
ricerche atomiche che avevano condotto. Ma con loro grande stupore vennero
praticamente ignorati. Li attendeva, invece, un vero e proprio shock: la
mattina del 7 agosto 1945, quando la radio annunciò l’esplosione della prima
bomba atomica, Little Boy, su Hiroshima: solo in quel momento gli scienziati
tedeschi si resero conto che in quel dramma non erano stati primi attori, ma
semplici precursori. Anni di ricerche erano andati sprecati seguendo
istruzioni sbagliate. Gli scienziati tedeschi, che si credevano i migliori al
mondo, dovettero constatare la loro sconfitta.
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TUTTI SALDAMENTE UNITI DALL’IDEOLOGIA SOVIETICA. Gaik
Ovakimian, altro agente del Kgb con la copertura di funzionario di una società
commerciale sovietica, era uno specialista nel reclutamento di infiltrati.
Grazie a lui una lunga lista di cittadini statunitensi simpatizzanti comunisti
iniziarono a collaborare con il KGB, fornendo un patrimonio inestimabile di
segreti scientifici. Entrato a far parte dello spionaggio atomico sovietico,
Ovakimian scoprì che due dei contatti Julius e Ethel Rosenberg, avevano un
parente che lavorava a Los Alomos, David Greenglass: non era un pezzo grosso,
ma un tecnico di basso profilo, tuttavia i suoi compiti riguardavano un aspetto
di sostanziale importanza: era incaricato al progetto dell’involucro di
implosione della bomba atomica, uno dei segreti più critici di tutto il
progetto.
Nel 1944 l’operazione
Candy aveva violato il progetto Manhattan in modo praticamente completo: Mosca
aveva ricevuto 286 documenti top secret, sottratti direttamente dai centri
nevralgici del progetto. Ma, proprio nel momento del maggior successo, il treno
avviato dal KGB deragliò su una questione di dettagli paradossalmente a causa
della sovrabbondanza di documenti entrati in suo possesso, il lavoro di
cifratura dei documenti e la loro trasmissione aveva congestionato l’attività
degli addetti dell’ambasciata sovietica, i quali, sopraffatti dalla mole di
lavoro e dalla sua urgenza, nel corso delle trasmissioni avevano compiuto
errori apparentemente piccoli, ma fondamentali. Quello che le spie avevano
magistralmente fatto venne banalmente vanificato dagli impiegati. In previsione
dell’ormai imminente dopoguerra, e l’inizio dell’invitabile guerra fredda,
l’attenzione dell’intelligence angloamericana si era spostata nel frattempo
verso l’Urss, e difficilmente quella massa di trasmissioni che partiva
dall’ambasciata sovietica poteva passare inosservata. Quei messaggi vennero
decrittati senza difficoltà, rivelando le impensabili dimensioni
dell’operazione Candy, e avviando, quando i buoi erano già scappati,
un’accanita caccia ai responsabili.
A peggiorare le cose
per Mosca, nel settembre del 1945 fu la defezione dell’agente sovietico in
Canada Igor Gouzenko, il quale portò con sé 110 telegrammi cifrati che aprirono
altri spiragli di luce sull’operazione Candy. Informati del disastro, Zarubin e
altri funzionari sovietici coinvolti nell’operazione che godevano di immunità
diplomatica, poterono lasciare indisturbati il suolo americano, ma altri non
ebbero altrettanta fortuna. Il KGB si impegnò a salvare quanti più agenti Morris
riuscirono a fuggire in Gran Bretagna prima che venissero anche solo
sospettati; saranno scoperti e arrestati nel 1961 per aver partecipato ad
un’altra operazione spionistica. Bruno Pontecorvo riparò per tempo in Unione
Sovietica, ma Klaus Fucks e Alan Nunn May furono arrestati in Gran Bretagna,
mentre l’Fbi arrestò David Greengrass nel giugno del 1950, dopo un lungo lavoro
di indagine. Greengrass confessò e portò all’arresto anche dei coniugi
Rosenberg, fermati prima di ottenere dal KGB i passaporti falsi che li
avrebbero portati in salvo. I coniugi Rosenberg furono gli unici che pagarono
con la vita per la loro attività di spionaggio, soprattutto perché si
rifiutarono di rivelare i nomi di altri complici coinvolti nel loro gruppo
spionistico. Nel giugno 1953 entrambi vennero giustiziati sulla sedia
elettrica. L’identità di Perseus fino ad oggi è sconosciuta.
Il caso Rosenberg è una vicenda che, negli anni della guerra fredda, e in pieno clima di maccartismo, coinvolse i coniugi Julius ed Ethel Rosenberg e colpì profondamente l'opinione pubblica mondiale, quando i due furono processati, giudicati colpevoli e condannati a morte come spie dell'Unione Sovietica.
Nello specifico, i coniugi Rosenberg furono accusati di cospirazione attraverso lo spionaggio e incriminati con l'accusa di aver passato ad agenti sovietici dei segreti sulle armi nucleari.
Come si è arrivati alla bomba atomica.
Il 17 dicembre 1938 due chimici nucleari tedeschi,
Otto Hahn e Fritz Strassmann, avevano ottenuto sperimentalmente la fissione
del nucleo dell’atomo di uranio, replicando un esperimento già compiuto 4
anni prima dal romano Enrico Fermi e dai suoi ragazzi di via Panisperna, che
però non si erano resi esattamente conto dell’importanza di quel risultato.
Pochi giorni prima di quella fatidica data, il 10 dicembre, Enrico Fermi
aveva ricevuto il premio Nobel per la fisica, dopo di che era partito esule
per gli Stati Uniti, dove lo attendevano a braccia aperte, così come era
avvenuto prima e dopo di lui, per tanti scienziati europei di fama mondiale
in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni politiche e razziali: Einstein,
Bohr, Oppenheimer, Franck, von Neumann, Szilard, solo per nominare i più
noti.
In questo ristretto circolo di studiosi apparve
subito chiara la portata dell’esperimento di Hann e Strassmann che apriva la
strada ai reattori nucleari, ma soprattutto ad un’arma di inusitata potenza,
la bomba atomica, capace di radere al suolo in un solo colpo un’intera città.
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