Gli ebrei in Egitto.
Gli ebrei vissero a lungo in Egitto lavorando come schiavi, finché
intrapresero l’esodo nella Terra promessa sotto la guida di Mosè. Così ci
racconta la Bibbia. Ma cosa ci dicono la storia e l’archeologia?
A
quanto
narra la Bibbia, la storia del popolo ebraico comincia con il patriarca Abramo,
spinto da Dio ad accompagnare il popolo di Israele dalla Mesopotamia fino a
Canaan, in Palestina, dove gli ebrei vivono sotto la guida dei patriarchi
Isacco e Giacobbe. Tuttavia, uno dei figli di quest’ultimo, Giuseppe, si rende
protagonista di una svolta radicale. In seguito a una lite con i fratelli, è
venduto come schiavo e condotto in Egitto.
Dopo diverse peripezie,
Giuseppe porta la famiglia nel paese del Nilo, dove gli ebrei rimarrano 400
anni in schiavitù, fino alla nascita di un bambino, Mosè, scelto da Yahweh per
liberare il suo popolo. Sotto la sua guida gli ebrei intraprenderanno una fuga
attraverso il mar Rosso e il deserto sino ad arrivare alla Terra promessa.
I primi cinque libri dell’Antico
testamento che narrano la storia del popolo eletto furono redatti a partire dal
VI secolo a.C., molto tempo dopo i patriarchi Giuseppe e Mosè (vissuti tra il
XIX e il XII secolo a.C,). Non possono quindi considerarsi una fonte storica
diretta degli eventi, e difatti gli studiosi non hanno trovato alcuna
testimonianza archeologi su Mosè, l’esodo o i quattro secoli di schiavitù degli
ebrei in Egitto. Questo non significa che si tratti di una storia del tutto
immaginaria. Quanto racconta la Bibbia sulla permanenza degli ebrei in Egitto
potrebbe essere il riflesso di una lontana realtà storica. Il ricordo degli
eventi si sarebbe trasformato con il tempo e avrebbe assunto un significato
simbolico. I fedeli, infatti, riconoscono questi racconti come validi
principalmente per il loro valore simbolico. In ogni caso, gli episodi biblici
manterrebbero dei parallelismo con fatti e personaggi dell’antico Egitto, come
mostrato nella teoria presentata qui di seguito.
1552 a.C. Dopo diversi
anni di lotta, Amosi riesce ad espellere gli hyksos dall’Egitto.
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1550 a.C. La stele della
Tempesta allude a piaghe simili a quelle della Bibbia.
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1364 a.C. Akhenaton sale
al trono d’Egitto. Stabilisce il culto del disco solare Aton (vedi l’articolo
la giustizia dei faraoni su questo blog)
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XIII secolo a.
C. Gli
studiosi situano in questo periodo la figura storica di Mosè.
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VIII-V secoli
a.C. Vengono
scritti i libri della Bibbia sulla permanenza degli ebrei in Egitto.
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1.
Gli ebrei furono davvero schiavi in Egitto? La
storia degli ebrei in Egitto ha inizio con Giuseppe, figlio di Giacobbe. I
fratelli, invidiosi, finiscono per venderlo a mercanti che lo portano in Egitto
dove, grazie a un colpo di fortuna, diventa visir del faraone. Come visir,
Giuseppe ordina di accumulare riserve di grano e salva così gli egizi da una
carestia. La famiglia di Giuseppe, invece, patisce la siccità e si reca in
Egitto a comprare il grano. Giuseppe concede il perdono ai fratelli e li invita
a rimanere con lui: comincia la permanenza ebraica in Egitto.
Questa
vicenda riflette una realtà storica: in caso di carestia, la popolazione di
Canaan emigrava in Egitto alla ricerca di cibo, perché lì i raccolti erano
abbondanti e non dipendevano dalle piogge ma quanto dalle inondazioni del Nilo.
Nella Genesi, la Bibbia ricorda gli eventi come le “discese in Egitto” di
Abramo o dei figli di Giacobbe.
D’altro
canto è noto un episodio di migrazione massiccia nel delta del Nilo alla
ricerca di una vita migliore. Questi colonizzatori di lingua semita, come gli
ebrei, dominarono il delta per un secolo. Chiamavano sé stessi aamu, ovvero
asiatici, anche se erano conosciuti come hyksos, dall’egizio heka khaset ovvero
sovrani di paesi stranieri.
Gli
hyksos stabilirono la loro capitale ad Avari, nel delta, e veneravano quale dio
principale Baal, anche se lo raffiguravano in stile egizio. Questo, però, non
portò alcun conflitto religioso con i nativi, che continuarono ad adorare
tranquillamente i propri dei. Gli egizi, con capitale a Tebe e seguaci del dio
Amon, iniziarono una guerra di liberazione contro gli hyksos che sarebbe
culminati ai tempi di Amosi (1539-1514 a.C). fondatore della XVIII dinastia,
con la sconfitta degli hyksos e l’unificazione del Paese. Avari fu distrutta e
gli hyksos tornarono a Canaan.
In
poche parole, un gruppo di persone di origine semita, che venerava come dio
principale una divinità straniera, entrò in conflitto con il popolo egizio e
venne ricacciato nella terra da cui proveniva: Canaan. In quel momento della
storia non è corretto parlare di ebrei, ma indubbiamente l’idendikit coincide
con quello dei discendenti di Giacobbe che viene menzionato dalla Genesi.
sito di Avaris
- ^ Esistono varie ipotesi sulla identità etnica degli Hyksos (termine greco per rendere l'originale Heka Khawaset), ma esistono dubbi anche sul fatto che si trattasse di un unico popolo etnicamente individuabile: esuli, mercenari, mercanti di area orientale, ed il fatto stesso che non esistano riscontri storici di una occupazione militare, lascia supporre che la loro ascesa al potere reale nel Basso Egitto sia avvenuta gradualmente e senza “traumi”
- ^ Non si hanno tuttavia riscontri archeologici di una invasione militare dell'Egitto da parte degli Heka Khawaset, o Hyksos (i “re Pastori”, o anche “Capi dei Paesi Stranieri”), e si ritiene più aderente alla realtà storica una presa di potere sviluppatasi nel tempo. D'altro canto, i re Hyksos mantennero la titolatura regale completa dei re che li avevano preceduti, adorarono gli stessi dei scegliendo solo, quale dio dinastico, Seth e fondando una nuova capitale nel Delta, Khutwaret poi chiamata Avaris dai greci. Agli Hyksos si dovrebbe, nel 1650 a.C. circa, l'introduzione in Egitto del cavallo.
2.
Mosè fu davvero una figura storica? Quanto
sappiamo su Mosè non proviene solo da testimonianze letterarie. Nel libro
dell’Esodo della Bibbia, redatto in una versione definitiva nel V secolo a.C.,
si narrano gli episodi più noti della sua vita, a cominciare dal miracoloso
salvataggio quando era un neonato: per sottrarsi all’ordine del faraone di
uccidere i figli maschi degli ebrei, i genitori lo lasciarono lungo il Nilo in
una cesta che sarebbe stata successivamente
raccolta dalla figlia del faraone.
Altre
fonti presentano un racconto diverso. Per esempio, il sacerdote egizio Manetone
(III secolo a.C.) scrive che, ai tempi di Amenofi, l’Egitto affrontò una piaga
in seguito alla quale un gruppo di contagiati decise di andarsene in Palestina.
Lungo il cammino si fermarono ad Avari, antica capitale degli hyksos, e lì
scelsero come capo Osarseph, un sacerdote egizio di Eliopoli. Osarseph dettò
una legge contraria a quella degli egizi, e dopo essersi alleato con gli hyksos
conquistò il paese del Nilo e adottò il nome di Mosè, ovvero sono nato, come
nel caso del faraone Tutmosi “(il dio) Toth è nato”.
Sia
la Bibbia sia i cronisti successivi rapportano sempre Mosè al suo ruolo di
guida religiosa, alle relazioni con il popolo d’Israele e alle calamità
(piaghe). Alcuni studiosi hanno ritrovato i tre elementi in una fase precisa
della storia dell’antico Egitto: la XVIII dinastia (1552-1305 a.C.). In quel periodo
l’Egitto andò incontro a tre dolorose esperienze: il dominio degli hyksos, la
rivoluzione religiosa del faraone Akhenaton (il quale soppresse il culto
tradizionale e impose quello di Aton, il disco solare) e la piaga della peste
che devastò il Medio Oriente.
Negli
anni trenta del Novecento, Sigmund Freud indicò l’affinità tra il culto di Aton
e quello di Yahweh, e ipotizzò che Mosè fosse in realtà un egizio che aveva
trasmesso agli ebrei il monoteismo di Akhenaton. Autori successivi hanno
proposto spiegazioni più elaborate. L’egittologo tedesco Jan Assmann, ad
esempio, considera che gli eventi traumatici vissuti dagli egizi nella XVIII
dinastia diedero luogo a un racconto mitico in cui comparivano invasori
asiatici, un capo religioso e una piaga. Poiché il ricordo di Akhenaton, il
faraone eretico, venne cancellato, ne prese il posto Mosè. La tradizione egizia
sarebbe stata poi adottata dai cronisti ebrei che redassero la Bibbia.
3.
Sono davvero esistite le dieci piaghe d’Egitto? Il
libro dell’Esodo narra che, nel momento di maggior oppressione degli ebrei da
parte del faraone, Mosè e il fratello Aronne si recarono a corte per
minacciarlo: se non avesse lasciato partire il loro popolo, Yahweh avrebbe
scagliato una terribile piaga sull’Egitto. E così avvenne: l’acqua del Nilo
diventò sangue e tutti i pesci morirono. Poiché il faraone non cedette,
seguirono altre nove piaghe: rane, zanzare, mosche ecc., finché gli ebrei
ottennero il permesso di lasciare il paese.
Davanti
alla domanda se queste piaghe abbiano o meno una base storica, alcuni studiosi
hanno trovato riferimenti che rimandano al regno di Akhenaton. Le cosiddette
Lettere di Amarna, tavolette che contengono la corrispondenza tra la corte
egizia e altri stati del Vicino Oriente, riferiscono di una piaga (la peste?)
che si sarebbe diffusa da Caanan al regno ittita e da lì a Cipro e ad
Akhetaton, la capitale dell’Egitto. Nel villaggio dei lavoratori di Akhetaton
(l’attuale Amarna) hanno scoperto nel 2004 un’alta concentrazione di pulci e
parassiti fossili che contenevano il batterio responsabile della peste
(Yersinia Pestis).
Tuttavia
la peste fu solo una delle dieci piaghe menzionate nel libro dell’Esodo. Forse
possiamo trovare un’eco delle altre nella stele della Tempesta, scritta ai
tempi del faraone Amosi (XVIII dinastia). Vi compare una serie di straordinari
fenomeni atmosferici che si verificarono in Egitto, molto probabilmente in
seguito all’eruzione del vulcano dell’isola di Thera, l’attuale Santorini,
nell’Egeo. La devastante eruzione provocò tsunami che giunsero fino alle coste
dell’Egitto e fenomeni come la pioggia di cenere, l’oscuramento del cielo,
terremoti o strani comportamenti degli animali che probabilmente, ebbero luogo
in tutto il Mediterraneo orientale e, certamente, anche in Egitto. Possiamo
credere che il ricordo di tale disastro, evidente anche nella stele della
Tempesta, originò una serie di racconti orali che successivamente avrebbero
ispirato gli autori dell’Antico testamento.
tavoletta di Amarna.
4.
la legge ebraica deriva dalla legislazione egizia?
Secondo il racconto biblico, mentre guidava gli ebrei nell’esodo in Palestina,
Mosè giunse davanti al monte Sinai, salì alla vetta e il Dio gli si manifestò e
gli ordinò di annunciare al popolo il Decalogo, i dieci comandamenti. Mosè
avrebbe dettato anche l’insieme di leggi rituali raccolte nella Bibbia.
Secondo
alcuni studiosi sia il Decalogo sia le altre leggi del Pentateuco si
caratterizzano per la contrapposizione agli egizi. Il Decalogo inizia così: “Io sono il Signore tuo Dio, che ti ha fatto
uscire dal Paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù; non avrai altri dei
al di fuori di me”. L’ebraismo si definisce per il suo carattere
monoteista, in disaccordo con i politeismo degli egizi. I riti ebraici si
contraddistinguono per il disprezzo verso quanto è sacro agli egizi; per
esempio, alcuni autori hanno inteso il sacrificio dell’agnello pasquale come un
modo per prendere le distanze dal montone caro ad Amon.
Malgrado
il contrasto, sono evidenti le similitudini tra l’ebraismo e un episodio
particolare della religione egizia: il culto di Aton favorito dal faraone
Akhenaton. Il salmo 104 dell’Antico testamento, successivo all’Inno di Aton, ne
ripropone alcuni temi, ma non abbiamo prove per dire se l’autore lo conoscesse
o ne avesse tratto ispirazione. Uno dei capitoli dell’Inno recita: “Tutto il bestiame si pasce del proprio foraggio;
gli alberi e le erbe fioriscono, gli uccelli lasciano i nidi, i loro voli
lodano il tuo ka. Tutto il bestiame saltella sulle sue zampe. Tutti gli esseri
alati volano e si posano di nuovi, tornano alla vita quando tu sorgi”.
Se
ora leggiamo il salmo 104, le somiglianze saltano agli occhi: “Si abbeverano tutte le bestie del campo,
gli asini selvatici vi si dissetano. Vicino a loro si posano gli uccelli del
cielo; tra le fronde fanno udire la loro voce. Egli annaffia i monti dall’alto
delle sue stanze; la terra è saziata con il frutto delle tue opere. Egli fa
germogliare l’erba per il bestiame, e le piante per il servizio dell’uomo”.
inno al sole in una tavoletta di
Amarna
5.
Ci fu davvero l’esodo? Come succede per altri
elementi della storia di Mosè, non esiste alcuna fonte storica o archeologica
che confermi l’esistenza di un esodo di ebrei dall’Egitto a Canaan, come lo
descrive la Bibbia. A ogni modo, se fosse accaduto, forse gli egizi non ne
avrebbero comunque lasciato traccia, perché gli abitanti del paese del Nilo non
erano inclini a ricordare le sconfitte e umiliazioni. Inoltre il numero di
persone coinvolte (60mila maschi per un totale di circa due milioni) è poco
realistico, perché avrebbe superato il popolo di Canaan in un rapporto, come
minimo, di venti a un. Uno studio recente propone la cifra di 20mila persone.
Problematica
risulta pure la datazione dell’episodio. La Bibbia dice che l’esodo avvenne 480
anni prima della fondazione del tempio di Salomone a Gerusalemme, il che lo
situa verso il 1450 a.C. Ciononostante, nella stessa fonte si narra che gli
ebrei lavorarono alla costruzione di una città chiamata Ramesse, probabilmente
Pi-Ramses, la capitale costruita da Ramses II sul delta del Nilo nel XIII
secolo a.C., e ingrandirono sempre per volontà del faraone, la cittò di Pitom. Malgrado
ciò, alcuni indizi lo danno per certo: il percorso che, secondo la Bibbia,
seguirono gli ebrei è lo stesso di alcuni schiavi fuggiti dall’Egitto nel XIII
secolo a.C., i cui spostamenti furono indicati nel Papiro Anastasi V. Inoltre,
anche altri antichi testi egiziani documentano il passaggio di schiavi in fuga
dall’Egitto. Come la storia di un certo Sinuhe che fuggirà nel deserto
nottetempo.
Va
pure detto che probabilmente l’esodo dall’Egitto evoca altri episodi storici in
cui gli ebrei erano rimasti lontani dalle proprie terre, schiavi, con il
desiderio di tornare in patria. Nell’VIII secolo a.C., il regno d’Israele andò
in rovina e il suo popolo fu deportato dagli assiri. Nacque il mito delle tribù
perdute d’Israele. Ancora, il regno di Giuda fu conquistato dal re babilonese
Nabucodonosor II nel 586 a.C., e l’élite ebraica venne deportata a Babilonia. Se
consideriamo che il racconto biblico fu elaborato forse nel V secolo a.C.,
appaiono ancora più evidenti i parallelismi tra i due episodi menzionati e la
storia di Mosè, che nella Bibbia è presentato quale modello di fedeltà a Yahweh
e di obbedienza alla legge.
Articolo in gran parte
di Javer Alonso Lopes IE University di Madrid pubblicato su Storica National
Geografic del mese di Agosto 2018. Altri testi e immagini da Wikipedia.
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