Davide verso Golia.
Simbolo del coraggio che trionfa sulla brutale forza fisica, la
vicenda biblica nasconde più di una verità storica.
Il Davide di Michelangelo
La
fionda contro la spada di ferro, il piccolo pastore adolescente contro il
gigante protetto da elmo e armatura di bronzo. Il biblico duello tra Davide e
Golia è l’archetipo della sfida impossibile, del piccolo sovrastato
dall’enorme, del risultato ineluttabile e el suo incredibile rovesciamento.
Come sempre in questi casi, la forza che consente al guerriero sfavorito di
ottenere una vittoria imprevedibile non risiede nelle sue armi ma nella sua
fede, nella sua intelligenza e nella sua determinazione. L’episodio è narrato
nel Primo libro di Samuele e si colloca poco dopo il 1000 a.C., nel contesto di
un prolungato confronto militare fra il popolo ebraico e quello filisteo. Il
duello segna l’inizio dell’ascesa di Davide verso il trono di Giuda e Israele,
anche a discapito di Saul, cehe proprio in qualità di leader militare contro i
Filistei era divenuto il primo sovrano israelita e sotto il cui comando serviva
il suo futuro successore.
Davide e Golia, dipinto di Tiziano.
Le tracce. La storia, per come ci è stata
tramandata, contiene più di una contraddizione, complice il fatto che per lungo
tempo le narrazioni erano solo orali. Secondo una versione dei fatti, per
esempio, Davide era presente sul campo di battaglia perché era già arpista di
Saul, mentre la tradizione principale sostiene che era solo uno sconosciuto
pastorello venuto a portare il cibo ai fratelli arruolati con il re. Era stato
proprio Saul ad avviare la riscossa di alcune tribù ebraiche contro il
predominio delle città filistee che dalla costa ambivano a dominare
l’entroterra, in virtù della loro superiorità militare. I carri da battaglia,
il ferro e le armature pesanti rendevano i Filistei nettamente superiori in
campo aperto. Per questo gli Israeliti si rifugiavano sulle alture cui erano
più abituati e che impedivano l’uso dei carri da battaglia. Però il confronto
con i Filistei non poteva essere rimandato all’infinito. Si venne così a una
battaglia che coinvolgeva la città filistea di Gath e i suoi guerrieri. ma
senza scontro campale. Gli Ebrei si mantenevano arroccati su posizioni che
rendevano esitanti anche i Filistei, impossibilitati a impiegare la loro piena
forza. In questo consenso, tra le file dei Filistei, emerse un campione che
sfidò a duello un volontario nemico.
Quello dei duelli non è
solo un espediente letterario: era una pratica attestata nelle battaglie
antiche, forse per rompere gli stalli che si creavano o anche solo per
ingannare con pratiche cavalleresco il tempo dell’attesa. A lanciare la sfida
fu Golia (il nome nella forma alwt o wlt
è stato trovato in iscrizioni filistee del X secono a.C. a Tell es-Safi,
probabilmente l’antica Gath), un guerriero che la Bibbia descrive come alto sei
cubiti e un palmo (vale a dire poco meno di tre metri), con indosso una corazza
di piastre pesanti 5mila sicli (più di 50 chili) e un imponente elmo di bronzo.
Le sue armi erano una lancia gigantesca, un giavellotto di bronzo e una grande
spada di ferro.
Ebrei
contro Filistei. Mappa della Palestina nell'800 a.C. secondo la Bibbia I
Filistei nella Bibbia sono i nemici per eccellenza del popolo ebraico. I due
popoli si formarono alla fine del II millennio a.C, tra il Mediterraneo e il
fiume Giordano. Quella filistea fu una civiltà incentrata sulle città Stato
della costa, mentre quello ebraico fu uno Stato formatosi sugli altipiani da
una base tribale. Le prime scintille si accesero per il controllo di alcune
vallate fertili e delle rotte carovaniere. All’inizio furono i Filistei ad
avere il predominio, al punto da vietare agli Ebrei, a detta della Bibbia, il
possesso di utensili di ferro. Il cantico di Debora, uno dei testi più
antichi della Bibbia racconta però la vittoria di alcune tribù ebraiche sui
Filistei. CONTROOFFENSIVA. Saul divenne il primo re proprio per essere
alla guida della riscossa ebraica, dopo le iniziali vittorie, subì una
devastante sconfitta a Gelboe in cui lui e i suoi figli trovarono la morte. Davide
fu a sua volta vassallo dei Filiste, finché non fondò il suo regno che
secondo la Bibbia dominava la regione siro palestinese, ma rispetto alla
quale le città filistee rimasero autonome. Rapporti altalenanti si ebbero
anche durante i regni di Giuda e di Israele. Con la conquista della regione
prima da parte degli Assiri, poi dei Babilonesi e infine dei Persiani, le popolazioni
locali si amalgamarono, i Filistei scomparvero e invece si defin’ meglio la
civiltà israelitica. |
Porta occidentale di Khirbet Qeivata
Non solo mito. L’esatta storicità dell’episodio è
difficile da accertare (c’è chi si spinto a spiegare le misure di Golia con un
problema ormonale o con l’acromegalia, una patologia caratterizzata da una
ipertrofia di mani, piedi e testa), ma certamente l’imponenza suo armamento ben
rappresentano la superiorità militare dei Filistei sulle tribù israelitiche
dell’epoca. Sempre seguendo il racconto biblico, si sa che fra gli Ebrei atterriti
nessuno raccolse la sfida per quaranta giorni. Finché arrivò Davide, un pastore
adolescente, che udite le pare di Golia si sentì offeso per il suo popolo e il
suo Dio (mentre i suoi stessi fratelli lo osteggiavano accusandolo di agire per
ambizione), e si propose al re Saul per affrontare il campione nemico. Di fronte
allo stupore della corte, Davide assicurò che come pastore aveva già sconfitto
orsi e leoni. Saul doveva ormai essere abbastanza disperato perché accettò l’offerta
e anzi rivestì delle sue proprie armi e armatura il giovane campione: come
detto, tra gli Ebrei armi complete, professionali e di buona qualità dovevano
costituire una rarità degna di un re. Ma ricoperto di bronzo il piccolo Davide
si sentiva goffo e impacciato: fu allora che decise che solo Dio sarebbe stato
il suo scudo, e le armi quelle della sua tradizione. Così prese la sua fionda e
scelse nel torrente cinque ciottoli lisci.
Il finale fu
sorprendente: quando Golia vide il giovane, e disarmato, sfidante lo derise, ma
Davide roteò la sua fionda e centrò il gigante in mezzo alla fronte facendolo
cadere a terra morto. A quel punto gli si avventò contro e impugnata la spada
del filisteo gli staccò la testa dal corpo. Dalle schiere ebraiche esplose
probabilmente un urlo di entusiasmo e di trionfo, mentre tra i Filistei fu il
panico. Come sempre il duello non risolse la battaglia, ma ne indirizzò i
risultati. Le due schiere vennero a contatto e gli Israeliti fecero strage di
nemici, i quali fuggirono verso Gath attraverso la strada della “città delle
due porte”. Qui finisce il mito e inizia, forse, la Storia. Di recente, a
Khirbet Qeivata, nella Valle di Elah, gli archeologici hanno infatti trovato un
sito dell’epoca che – caso raro – aveva due porte. Chissà che il duello tra
Davide e Golia non sia solo un archetipo ma contenga delle verità. Ne è
convinto Yosef Garfinkel dell’Università di Gerusalemme, a capo del team che ha
portato alla luce quell’antica città.
Articolo di Aldo Bacci
pubblicato su Focus Storia n. 146 – altri testi e immagini da Wikipedia.
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