La rivolta della Vandea: ribelli alla
rivoluzione.
La Vandea, regione
nell’Ovest della Francia ultracattolica e devotissima al re, osò sfidare
Robespierre e compagni. E fu dura domarla.
“Non c’è più nessuna Vandea. È morta sotto la
nostra sciabola … Secondo gli ordini che mi avede dato, ho schiacciato i
bambini sotto gli zoccoli dei cavalli e massacrato le donne, così che, almeno
quelle non partoriranno più briganti”. È con queste terribili parole che il generale François Joseph
Westermann, sul finire del 1793, informò il Comitato di Salute Pubblica circa i
progressi della situazione in Vandea, regione francese in rivolta contro il
governo rivoluzionario. Il messaggio del ‘macellaio della Vandea’, come fu
chiamato soprannominato Westermann, giunse dopo una delle vittorie decisive
dell’esercito repubblicano sull’armata vandeana, il 23 dicembre 1793, nel mezzo
di una delle guerre civili sanguinose che la Franca si ricordi. Ma come si era
arrivati a tanto?
Ovest in subbuglio. Al principio del 1793,
la Rivoluzione francese attraversava un momento complicato: dopo la
decapitazione di Luigi XVI, eseguita il 21 gennaio, Parigi era finita in guerra
contro una coalizione formata da potenze del calibro di Gran Bretagna, Olanda,
Austria e Prussia. Per difendersi da questa minaccia, il 24 febbraio la neonata
Repubblica reclutò a forza 300mila cittadini. Nei dipartimenti dell’Ovest, il
malcontento per la leva obbligatoria si trasformò però in aperta ostilità e la
regione più inquieta fu proprio la Vandea Militare, posta a sud della Loira e
popolata prevalentemente da artigiani e contadini. “In tali territori l’esecuzione del re era stata accolta senza enfasi e
la Rivoluzione era vissuta, almeno fino ad allora, senza conflitti”, spiega
Alessandro Guerra docente di Storia moderna all’Università La Sapienza di Roma.
La rabbia dei vandeani
covava però sotto la cenere, figlia tra l’altro delle pesanti imposizioni fiscali
e dell’introduzione della Costituzione Civile del clero, provvedimento con cui
nel 1790 l’Assemblea Nazionale aveva costretto i religiosi a giurare fedeltà
alla Costituzione. I preti refrattari, cioè coloro che si erano rifiutati di
prestare giuramento, furono sostituiti ed esiliati, circostanza che fu vissuta
come un attentato alla libertà religiosa dalla popolazione, profondamente
cattolica. “In sostanza, la Rivoluzione,
con le sue trasformazioni economiche, sociali e religiose, turbava l’universo
di valori dei contadini, ne sovvertiva l’ordine e li spaventava”, continua
l’esperto. Quando arrivò anche la coscrizione, la misura era ormai colma.
Jean Cottereau e le sue ultime
rivolte. Jacques Cathelineau Oltre alla Vandea, si opposero alla
Repubblica vari territori del Nord-ovest come la Normandia, la Bretagna e il
Bas-Maine. Quest’ultima regione fu l’epicentro di una rivolta che vide
affiancati contadini e nobili locali, tra i quali spiccò il popolano Jean
Cottereau, detti Jean Chouan (da chat-huant, gufo alla francese). E proprio
da lui prese il nome questo capitolo della guerra civile, definita
chounnente, nel corso della quale i rivoltosi appoggiarono i vandeani,
venendo tuttavia sconfitti nella battaglia di Savenay. Nonostante la morte di
Cotterau, avvenuta nel 1794, le bande degli Chouas continuarono a dar filo da
torcere ai repubblicani fino al 1800. SU LA TESTA. Quanto ai vandeani,
dopo il tracollo del 1796, rialzarono la testa altre due volte. una prima
guerra avvenne nel 1799, durando però pochi mesi, mentre la seconda scoppiò
nel 1815, a seguito della cacciata di re Luigi XVIII e del rientro di
Napoleone dall’isola d’Elba. Bonaparte ebbe ragione dei rivoltosi guidati,
tra gli altri, da Louis de La Rochejaquelein, fratello minore di Henri. |
All’attacco. Nelle campagne gli insorti
iniziarono ad armarsi e a scegliere i loro capi, tra cui il venditore ambulante
Jacques Cathelineau, chiamato Santo d’Angiò, per il fervore religioso, e Jean
Stofflet, guardiacaccia ex militare. Il 15 marzo 1793, i due, alla testa di
15mila uomini, espugnarono la cittadina di Cholet e da quel momento le città
della Vandea si sollevarono una dopo l’altra. Gli insorti non lesinarono
massacri: l’11 marzo a Machecoul gli abitanti in rivolta uccisero più di 200
tra guardie e cittadini di simpatie repubblicane. La notizia fece il giro della
Francia. Qualce giorno dopo, ebbero la meglio sulle truppe rivoluzione nella
battaglia di Pont-Charrault. “Di vittoria
in vittoria, i vandeani costrinsero Parigi a prestar loro attenzione, e il
partito realista e il clero disperso trovarono in loro una speranza di
riscossa, mentre l’Inghilterra garantiva aiuti e denaro”, aggiunge l’esperto.
Alla testa dei rivoltosi si posero nobili ed ex ufficiali fedeli alla
monarchia, che costituirono l’Esercito Cattolico e Reale. Tra questi,
spiccarono strateghi come Charles de Bonchamps e François de Charette, detto ‘il
re della Vandea’, e giovani come Henri de la Rochejaquelein, ventenne che
compensò l’inesperienza con il carisma, infiammando gli animi con parole a
effetto: “Se avanzo seguitemi, se
indietreggio uccidetemi, si mi uccidono, vendicatemi!”.
Il bianco e il blu. La rivolta prese una
piega politica: contraddistinti dalla coccarda bianca (il colore della
monarchia, contrapposto al blu della divisa dell’esercito rivoluzionario), al
grido di “Dieu le Roi” (Dio il Re) una minaccia mortale dal Comitato di Salute
Pubblica, in procinto di inaugurare il regime del terrore. “La Vandea è il tizzone che divora il cuore della Rivoluzione” ,
disse il giacobino Bertrand Barère, promotore con Robespierre della linea dura
contro i rivoltosi. Così il 1° agosto un decreto della Convenzione ordinò l’abbattimento
delle foreste vandeane e la deportazione di vecchi, donne e bambini. Poi fu
inviato sul territorio un contingente di 16mila soldati. Gli ordini impartiti
all’armata erano riassunti da una legge
del 1° ottobre: “Stermincare tutti i
briganti dell’interno”. A prendere alla lettera queste direttive fu l’ufficiale
Jean-Baptiste Carrier, tra i protagonisti più efferati della repressione. “Giunto a Nantes, Carrier imprigionò circa
13mila insorti, ma il tribunale rivoluzionario da lui diretto faticava a
eseguire le sentenze di morte, e così decise di ricorrere a un inquietante
stratagemma: far imbarcare i prigionieri su dei barconi e poi, al largo della
Loira, affondare le imbarcazioni. Solo 3mila sopravvissero, gli altri morirono
affogati o fucilati”, racconta Guerra.
Colonne infernali. Gli scontri tra ‘blu’ e
‘bianchi’ continuavano intanto senza sosta, ma dopo gli iniziali successi, i
ribelli avevano cominciato a perdere i loro capi. Il primo a morire, a giungo,
era stato Cathelineau, caduto a Nantes, mentre Bonchamps fu ferito a morte,
dopo la terribile socnfitta di Cholet (17 ottobre 1793). Quanto a La
Rochejaquelein, ritrovatosi allo sbando e con tre contingenti repubblicani alle
calcagna, decise di ritirare i suoi uomini oltre la Loira, sperando in un aiuto
inglese. la sua armata, decimata, affamata e provata dalle malattie, fu però
annientata il 23 dicembre a Savenay, e poco dopo lo stesso La Rochejaquelein
perse la vita in un agguato. fu allora che Westermann poté scrivere al Comitato
di Salute Pubblica per informarlo che la missione era compiuta. Ma le violenze
non erano terminate. Per soffocare gli ultimi focolati di rivolta, furono
organizzate speciali colonne mobili dell’esercito dette “colonne infernali”
affidate al generale Louis Marie Turreau, pronto a diramare alle truppe
istruzione fin troppo chiare: “Tutti i
briganti che saranno trovati armi alla mano … saranno passati a filo di
baionetta. Si agirà allo stesso modo con le donne, le ragazze e i bambini …
neppure le persone semplicemente sospette devono essere risparmiate”.
Tragico bilancio. I rastrellamenti continuarono fino alla
primavera 1794. A Parigi il clima era intanto cambiato: gli artefici del
Terrore erano stati condannati a morte, così come molti responsabili dei
massacri in Vandea, dal ‘macellaio’ Westermann a Carrier. Terreau finì invece a
processo e fu assolto. La pacificazione con i ribelli giunse con il tratta di
La Jaunaye del febbraio 1795, ma durò pochissimo. Stavolta furono i vandeani a
rompere gli accordi, approffitando dello sbarco di rinforzi inglesi a loro
sostegno. La resistenza degli ultimi irriducibili, Charette e Stofflet fu però
vana: entrambi finirono giustiziati nel 1796. “In totale, la guerra causò circa 600mila morti, moltissimi dei quali
civili, e fu segnata da continue efferatezze da ambo le parti”, conclude
Guerra. Negli anni seguenti la regione avrebbe conosciuto nuovi conflitti,
eppure, nel luglio 1796, fu con enorme soddisfazione che il neonato Direttorio
dichiarò la fine delle insurrezioni dell’Ovest. La ‘bianca’ Vandea era stata
domata.
Articolo di Massimo
Manzo pubblicato su Focus Storia n. 150 – altri testi e immagini da Wikipedia.