L’epoca dei siluri: colpito e affondato.
Furono i turchi ad accorgersi per primi, e a loro spese, che
aveva fatto la propria comparsa sul palcoscenico della storia un’arma micidiali
da lì a poco la guerra sul mare sarebbe cambiata per sempre.
Velikiy Knyaz Konstantin , il primo tender storico della torpediniera
Sul
Mar Nero è una notte buia; è il 25 gennaio 1878. La guerra russo turca
imperversa dal 24 aprile dell’anno precedente. All’improvviso una luce
accecante squarcia le tenebre. All’equipaggio della nave turca Intibah, colpita
da due siluri, resta solo il tempo di pregare prima di finire inghiottiti dalle
acque. Una catastrofe che segna però il primo successo di un’arma nuova e
ancora sconosciuta.
Il progetto del siluro
(o torpedine) si dovette a Giovanni Luppis, che realizza un prototipo nel 1860,
che poi verrà completamente rivisto grazie alla società fatta nel 1864 con il
vulcanico Robert Whitehead, un ingegnere e imprenditore britannico, direttore
dello Stabilimento Tecnico Fiumano. I due riescono a rendere efficiente il
prototipo, tanto che la Commissione Navale Imperiale Asburgica lo approva nel
1866 con il nome di Mineschiff, mine antinave. I due ingegneri fondano così a
Fiuma la prima fabbrica di siluri al mondo, nel 1870 realizzarono un ordigno ad
aria compressa con 900 metri di raggio operativo, velocità di sei nodi ed
esplosivo al fulmicotone. Molto presto 10 marine militari di vari paesi del
mondo acquisteranno, a caro prezzo, i siluri Whitehead. È l’inizio di una nuova
era nella guerra sul mare: presto arriveranno le siluranti, i
cacciatorpediniere, i sommergibili dotati di siluri, e gli agguati al traffico
commerciale del nemico, per bloccare i rifornimenti e affamare l’avversario.
Partendo dall'alto: vista superiore, laterale sinistra e laterale destra di un siluro a lenta corsa
Robert Whitehead. L’ingegnere Robert Whitehead, nato
nel 1823 a Bolton, in Inghilterra, fece diverse esperienze in Francia e
Italia, approdando nel 1856 nell’Impero Austro-Ungarico per dirigere la
fabbrica che due anni dopo venne chiamata Stabilimento tecnico di Fiume, dove
si producevano caldaie e motori a vapore per la Marina. Qui conobbe Giovanni
Luppis e insieme riuscirono a progettare i primi siluri davvero efficaci. Nel
1873 lo Stabilimento dichiarò fallimento e venne rilevato due anni dopo da
Whitehead. Nacque così la prima fabbrica di siluri al mondo, grazie al contributo
economico della Marina Imperiale Tedesca e alle vendite poi effettuate alle
maggiore Marine del mondo. Nello stabilimento erano impegnati a tempo pieno
oltre 500 dipendenti. Quando nel 1905 Whitehead scomparve, si trasformò in
una società per azioni. Durante la Grande Guerra l’azienda lavorò in
esclusiva per gli Imperi Centrali, poi divenne italiana dopo il primo
conflitto. Nel 1937 venne deciso di aprire una succursale a Livorno. Questa
entrò nel Gruppo Fiat fino alla cessione a Finmeccanica della parte militare
nel 1995. Il termine Whitehead scomparirà solo nel 2016, inglobato in
Leonardo Finmeccanica. La fabbrica di siluri Whitehead a Fiume, nel 1910 |
Il congresso di Berlino. Tra il 13 giugno e il 13 luglio
1878 si svolse il Congresso di Berlino. Nato per iniziativa Austro-Ungarica,
vide la partecipazione di Russia, Inghilterra, Germania, Francia, Austria e
Italia, allo scopo di rettificare le condizioni della pace di Santo Stefano
che sanciva la fine del conflitto tra Russia e Impero Ottomano. La conferenza
vide il ridimensionamento dei territori guadagnati dall’Impero Zarista che
perdeva l’accesso diretto al Mediterraneo e, soprattutto, segnò il successo
di Bismarck e della Germania, unitamente a quello dell’Inghilterra. La
Turchia, invece, perse i territori europei e i Balcani assistettero alla nascita
di nuove nazioni. In seguito, la Germania si avvicinò all’Austria (tanto che
nel 1879 nascerà la Duplice Alleanza) in contrapposizione alla Russia, nella
quale nascerà un forte sentimento antigermanico causato dalla perdita di
prestigio e dei territori conquistati. Cominciavano i prodomi della
situazione politica che porterà alla Grande Guerra. |
Stepan Osipovič Makarov
Il geniale ammiraglio russo. Certo, tutto ciò, in
quella notte del 1878 era ancora ignoto, ma probabilmente la potenzialità dei
siluri era già ben chiara nella mente di Stepan Osipovic Makarov, tenente della
flotta imperiale russa, comandante della Veliky Knyaz Konstantin, un battello
che lui stesso aveva trasformato motosiluranti. Makarov, sconosciuto ancora
oggi in Occidente è un genio. Nato vicino a Kiev nel 1848, si arruola
giovanissimo in Marina, divenendo ufficiale nel 1872. Le sue idee innovative si
fanno presto strada nell’Ammiraglio e gli viene permesso di utilizzare la
Konstantin per la guerra russo-turca. Dopo un tentativo infruttuoso di affondare
una nave nemica alla fine di dicembre, il comandante della flotta del Mar Nero
si rifiuta di fargli utilizzare i due siluri Whitehead ancora a disposizione,
visto l’enorme costo di quelle armi, ma Makarov ha agganci importanti a San
Pietroburgo e gli viene concesso un secondo tentativo. La nave, partita da
Sebastopoli in Crimea il 22 gennaio 1878, arriva a cinque miglia dalla radi di
Batumi, ora in Georgia, la sera del 25. Makarov provvede a calare due
siluranti: la Sinop e la Chesma, al comando del tenente Zacarennyy, entrambe
armate di siluro. La notte è buia, e la neve riflette la poca luce, ingannando
la vista degli incursori, ma anche delle guardie a protezione del porto. I turchi
non si aspettano un attacco nella baia protetta e i valorosi uomini di Makarov
riescono a entrare ed ad avvicinarsi alla cannoniera Intibah, che, a causa
della neve, scambiano per una corazzata. Le due piccole motosiluranti, arrivate
a circa 60 metri dalla nave, lanciano i loro siluri. Entrambi vanno a segno, e
presto la Intibah affonda, portando con sé i suoi 23 uomini di equipaggio.
Le due siluranti
vengono reimbarcate sulla Kostanti e la piccola nave rientra vittoriosa il 28
gennaio a Sebastopoli. La notizia impressiona gli ammiragli delle marine del
mondo, e il siluro diventerà un’arma micidiale durante la Prima guerra
mondiale.
La Marina Turca non si
capacita di ciò che è successo e teme nuovi attacchi. Il conflitto ormai ha
preso una svolta decisiva e termina il 3 marzo 1878 con la sconfitta dell’Impero
Ottomano.
La Petropavlovsk a Kronštadt, 1899
La nascita di un mito. Nel frattempo Makarov
continua la sua fulgida carriera, inventando nuove tattiche navali (tra cui le
metodologie di utilizzo di piccole siluranti contro grandi navi), sviluppando
un cappuccio balistico per la penetrazione delle corazze e il progetto della
prima nave rompighiaccio, la Ermakl, nel 1898. Nel 1904 scoppia la guerra
russo-giapponese in Estremo Oriente, perché l’impero nipponico è ansioso di
conquistare nuovi territori e scacciare i Russi dalla sua nuova sfera d’influenza.
Port Arthur, la Manciuria, è il punto focale dello scontro, perché la base è in
una posizione strategica per il controllo dei mari d’Oriente. I giapponesi
incaricarono l’ammiraglio Togo Heihachiro della conquista della piazzaforte
russa: questi è un attento seguace delle nuove teorie navali inventate da
Makarov, e non si separa mai dal manuale scritto dall’avversario zarista. L’ufficiale
russo, ormai divenuto viceammiraglio, viene inviato dal comando a Port Arthur
con il compito di spezzare l’assedio nemico. Giunto nella piazzaforte, Makarov
assume un atteggiamento molto audace, sfidando spesso il comandante nemico e
creandogli grandi difficoltà. Il 31 marzo 1904, di ritorno da un’offensiva
contro i giapponesi, è a bordo della corazzata Petrovlosk che stari entrando in
porto dopo una vittoriosa sortita contro i giapponesi, ma la nave urta una mina
nemica e affonda, portando l’ammiraglio con sé. la tragedia avvenne in pochi
minuti e muoiono 26 ufficiali e 652 marinai; solo 80 marinai riusciranno a
salvarsi. Il comando russo non riuscirà a sostituire in maniera adeguata l’ammiraglio
e prima Port Arthur, poi la guerra saranno perdute. In mezzo ci sarà anche la
disastrosa battaglia navale di Tsushima. Alcuni sommozzatori giapponesi
riusciranno alcuni anni dopo a identificare i resti dell’ammiraglio all’interno
del relitto, e la marina giapponese gli darà una degna sepoltura in mare. Makarov
verrà considerato un eroe dai russi zaristi, ma anche dai sovietici, che gli
intitoleranno diverse navi militari e addirittura una città, sull’isola di
Sachalin. Fu eretta una magnifica statua in suo onore a Kronstadt, nella Piazza
dell’Ancora, di fronte alla Cattedrale Navale di St. Nicholas e al quartier
generale della flotta Imperiale Russa. Sulla base del monumento si può leggere
la scritta: “Ricorda la guerra”, il motto di Makarov, che ammoniva l’Ammiragliato
Russo secondo l’usanza romana: ‘Si vis pacem, para bellum’, se vuoi la pace
prepara la guerra.
Articolo di Paolo Ponga
pubblicato su Storie di guerre e guerrieri n. 22 – altri testi e immagini da
Wikipedia
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