giovedì 20 agosto 2020

L’epoca dei siluri: colpito e affondato.

 

L’epoca dei siluri: colpito e affondato.

Furono i turchi ad accorgersi per primi, e a loro spese, che aveva fatto la propria comparsa sul palcoscenico della storia un’arma micidiali da lì a poco la guerra sul mare sarebbe cambiata per sempre.

  primo attacco riuscito di siluri semoventi La nave turca Intibah è distrutto da torpediniere da Velikiy Knyaz Konstantin siluro tenera barca. Un dipinto di Lev Lagorio .

Velikiy Knyaz Konstantin , il primo tender storico della torpediniera

Sul Mar Nero è una notte buia; è il 25 gennaio 1878. La guerra russo turca imperversa dal 24 aprile dell’anno precedente. All’improvviso una luce accecante squarcia le tenebre. All’equipaggio della nave turca Intibah, colpita da due siluri, resta solo il tempo di pregare prima di finire inghiottiti dalle acque. Una catastrofe che segna però il primo successo di un’arma nuova e ancora sconosciuta.

Il progetto del siluro (o torpedine) si dovette a Giovanni Luppis, che realizza un prototipo nel 1860, che poi verrà completamente rivisto grazie alla società fatta nel 1864 con il vulcanico Robert Whitehead, un ingegnere e imprenditore britannico, direttore dello Stabilimento Tecnico Fiumano. I due riescono a rendere efficiente il prototipo, tanto che la Commissione Navale Imperiale Asburgica lo approva nel 1866 con il nome di Mineschiff, mine antinave. I due ingegneri fondano così a Fiuma la prima fabbrica di siluri al mondo, nel 1870 realizzarono un ordigno ad aria compressa con 900 metri di raggio operativo, velocità di sei nodi ed esplosivo al fulmicotone. Molto presto 10 marine militari di vari paesi del mondo acquisteranno, a caro prezzo, i siluri Whitehead. È l’inizio di una nuova era nella guerra sul mare: presto arriveranno le siluranti, i cacciatorpediniere, i sommergibili dotati di siluri, e gli agguati al traffico commerciale del nemico, per bloccare i rifornimenti e affamare l’avversario.

 

Partendo dall'alto: vista superiore, laterale sinistra e laterale destra di un siluro a lenta corsa

Partendo dall'alto: vista superiore, laterale sinistra e laterale destra di un siluro a lenta corsa

Partendo dall'alto: vista superiore, laterale sinistra e laterale destra di un siluro a lenta corsa

Partendo dall'alto: vista superiore, laterale sinistra e laterale destra di un siluro a lenta corsa

Robert Whitehead.

L’ingegnere Robert Whitehead, nato nel 1823 a Bolton, in Inghilterra, fece diverse esperienze in Francia e Italia, approdando nel 1856 nell’Impero Austro-Ungarico per dirigere la fabbrica che due anni dopo venne chiamata Stabilimento tecnico di Fiume, dove si producevano caldaie e motori a vapore per la Marina. Qui conobbe Giovanni Luppis e insieme riuscirono a progettare i primi siluri davvero efficaci. Nel 1873 lo Stabilimento dichiarò fallimento e venne rilevato due anni dopo da Whitehead. Nacque così la prima fabbrica di siluri al mondo, grazie al contributo economico della Marina Imperiale Tedesca e alle vendite poi effettuate alle maggiore Marine del mondo. Nello stabilimento erano impegnati a tempo pieno oltre 500 dipendenti. Quando nel 1905 Whitehead scomparve, si trasformò in una società per azioni. Durante la Grande Guerra l’azienda lavorò in esclusiva per gli Imperi Centrali, poi divenne italiana dopo il primo conflitto. Nel 1937 venne deciso di aprire una succursale a Livorno. Questa entrò nel Gruppo Fiat fino alla cessione a Finmeccanica della parte militare nel 1995. Il termine Whitehead scomparirà solo nel 2016, inglobato in Leonardo Finmeccanica.

La fabbrica di siluri Whitehead a Fiume, nel 1910

Il congresso di Berlino.

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Tra il 13 giugno e il 13 luglio 1878 si svolse il Congresso di Berlino. Nato per iniziativa Austro-Ungarica, vide la partecipazione di Russia, Inghilterra, Germania, Francia, Austria e Italia, allo scopo di rettificare le condizioni della pace di Santo Stefano che sanciva la fine del conflitto tra Russia e Impero Ottomano. La conferenza vide il ridimensionamento dei territori guadagnati dall’Impero Zarista che perdeva l’accesso diretto al Mediterraneo e, soprattutto, segnò il successo di Bismarck e della Germania, unitamente a quello dell’Inghilterra. La Turchia, invece, perse i territori europei e i Balcani assistettero alla nascita di nuove nazioni. In seguito, la Germania si avvicinò all’Austria (tanto che nel 1879 nascerà la Duplice Alleanza) in contrapposizione alla Russia, nella quale nascerà un forte sentimento antigermanico causato dalla perdita di prestigio e dei territori conquistati. Cominciavano i prodomi della situazione politica che porterà alla Grande Guerra.

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Stepan Osipovič Makarov

Il geniale ammiraglio russo. Certo, tutto ciò, in quella notte del 1878 era ancora ignoto, ma probabilmente la potenzialità dei siluri era già ben chiara nella mente di Stepan Osipovic Makarov, tenente della flotta imperiale russa, comandante della Veliky Knyaz Konstantin, un battello che lui stesso aveva trasformato motosiluranti. Makarov, sconosciuto ancora oggi in Occidente è un genio. Nato vicino a Kiev nel 1848, si arruola giovanissimo in Marina, divenendo ufficiale nel 1872. Le sue idee innovative si fanno presto strada nell’Ammiraglio e gli viene permesso di utilizzare la Konstantin per la guerra russo-turca. Dopo un tentativo infruttuoso di affondare una nave nemica alla fine di dicembre, il comandante della flotta del Mar Nero si rifiuta di fargli utilizzare i due siluri Whitehead ancora a disposizione, visto l’enorme costo di quelle armi, ma Makarov ha agganci importanti a San Pietroburgo e gli viene concesso un secondo tentativo. La nave, partita da Sebastopoli in Crimea il 22 gennaio 1878, arriva a cinque miglia dalla radi di Batumi, ora in Georgia, la sera del 25. Makarov provvede a calare due siluranti: la Sinop e la Chesma, al comando del tenente Zacarennyy, entrambe armate di siluro. La notte è buia, e la neve riflette la poca luce, ingannando la vista degli incursori, ma anche delle guardie a protezione del porto. I turchi non si aspettano un attacco nella baia protetta e i valorosi uomini di Makarov riescono a entrare ed ad avvicinarsi alla cannoniera Intibah, che, a causa della neve, scambiano per una corazzata. Le due piccole motosiluranti, arrivate a circa 60 metri dalla nave, lanciano i loro siluri. Entrambi vanno a segno, e presto la Intibah affonda, portando con sé i suoi 23 uomini di equipaggio.

Le due siluranti vengono reimbarcate sulla Kostanti e la piccola nave rientra vittoriosa il 28 gennaio a Sebastopoli. La notizia impressiona gli ammiragli delle marine del mondo, e il siluro diventerà un’arma micidiale durante la Prima guerra mondiale.

La Marina Turca non si capacita di ciò che è successo e teme nuovi attacchi. Il conflitto ormai ha preso una svolta decisiva e termina il 3 marzo 1878 con la sconfitta dell’Impero Ottomano.

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La Petropavlovsk a Kronštadt1899

La nascita di un mito. Nel frattempo Makarov continua la sua fulgida carriera, inventando nuove tattiche navali (tra cui le metodologie di utilizzo di piccole siluranti contro grandi navi), sviluppando un cappuccio balistico per la penetrazione delle corazze e il progetto della prima nave rompighiaccio, la Ermakl, nel 1898. Nel 1904 scoppia la guerra russo-giapponese in Estremo Oriente, perché l’impero nipponico è ansioso di conquistare nuovi territori e scacciare i Russi dalla sua nuova sfera d’influenza. Port Arthur, la Manciuria, è il punto focale dello scontro, perché la base è in una posizione strategica per il controllo dei mari d’Oriente. I giapponesi incaricarono l’ammiraglio Togo Heihachiro della conquista della piazzaforte russa: questi è un attento seguace delle nuove teorie navali inventate da Makarov, e non si separa mai dal manuale scritto dall’avversario zarista. L’ufficiale russo, ormai divenuto viceammiraglio, viene inviato dal comando a Port Arthur con il compito di spezzare l’assedio nemico. Giunto nella piazzaforte, Makarov assume un atteggiamento molto audace, sfidando spesso il comandante nemico e creandogli grandi difficoltà. Il 31 marzo 1904, di ritorno da un’offensiva contro i giapponesi, è a bordo della corazzata Petrovlosk che stari entrando in porto dopo una vittoriosa sortita contro i giapponesi, ma la nave urta una mina nemica e affonda, portando l’ammiraglio con sé. la tragedia avvenne in pochi minuti e muoiono 26 ufficiali e 652 marinai; solo 80 marinai riusciranno a salvarsi. Il comando russo non riuscirà a sostituire in maniera adeguata l’ammiraglio e prima Port Arthur, poi la guerra saranno perdute. In mezzo ci sarà anche la disastrosa battaglia navale di Tsushima. Alcuni sommozzatori giapponesi riusciranno alcuni anni dopo a identificare i resti dell’ammiraglio all’interno del relitto, e la marina giapponese gli darà una degna sepoltura in mare. Makarov verrà considerato un eroe dai russi zaristi, ma anche dai sovietici, che gli intitoleranno diverse navi militari e addirittura una città, sull’isola di Sachalin. Fu eretta una magnifica statua in suo onore a Kronstadt, nella Piazza dell’Ancora, di fronte alla Cattedrale Navale di St. Nicholas e al quartier generale della flotta Imperiale Russa. Sulla base del monumento si può leggere la scritta: “Ricorda la guerra”, il motto di Makarov, che ammoniva l’Ammiragliato Russo secondo l’usanza romana: ‘Si vis pacem, para bellum’, se vuoi la pace prepara la guerra.

 

Articolo di Paolo Ponga pubblicato su Storie di guerre e guerrieri n. 22 – altri testi e immagini da Wikipedia

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