mercoledì 2 ottobre 2019

William Wallace, Braveheart.


William Wallace, Braveheart.
Può il coraggio di un giovane patriota fuorilegge ribaltare le sorti di un antico regno soggiogato da una superpotenza? Ecco come William Vallace, meglio noto come Braveheart ci riuscì, liberando in Scozia dalla invadente Inghilterra.


«Pro Libertate!»
(IT)
«Per la Libertà!»
(Motto del Clan Wallace)
Sir William Wallace
William Wallace.jpg
Sir William Wallace
1270 – 23 agosto 1305
Nato aElderslie, Scozia
Morto aSmithfieldLondra
Cause della morteImpiccato, sventrato e squartato
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servitoScozia Scozia
Anni di servizio1297-1305
GradoComandante nelle Guerre d'indipendenza scozzesi
BattaglieBattaglia di Stirling Bridge
Battaglia di Falkirk
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Sir William Wallace, in scozzese medievaleUilliam Uallasscozzese modernoUilleam UallaslatinoGuillelmus le Walois de Scotia miles (Elderslie1270 – Smithfield23 agosto 1305), è stato un condottiero scozzese che guidò i suoi connazionali alla ribellione contro l'occupazione della Scozia da parte degli Inglesi; nel quadro delle Guerre di indipendenza scozzesi, Wallace combatté anche contro re Edoardo I d'Inghilterra. È considerato l'eroe nazionale scozzese.
La visione popolare consolidata spesso descrive Wallace come una "persona del popolo", in contrasto con il connazionale Roberto di Scozia, che era di nobile lignaggio. Tuttavia, a seguito delle eroiche imprese conseguite, Wallace divenne ben presto simbolo dell'assoluta libertà tanto agognata dal popolo scozzese.[1]


“Nell’anno del signore 1314, patrioti scozzesi, affamati e soverchiati nel numero, sfidarono il campo di Bannockbunr. Si batterono come poeti guerrieri. Si batterono come scozzesi. E si guadagnarono la libertà”. Con queste parole, accompagnate dal suono delle cornamuse, si conclude Braveheart, cult movie dedicato alle imprese dell’eroe scozzese William Wallace e alla lotta del suo popolo per liberarsi dal giogo inglese. Il campo di cui si parla è quello della battaglia decisiva tra le due parti, dove gli scozzesi ottennero un trionfo epocale. Fu la ciliegina su una torta che aveva iniziato a preparare molti anni prima lo stesso Wallace, il cui cuore impavido si era risvegliato di fronte all’arroganza del re d’Inghilterra di fronte all’arroganza del re d’Inghilterra Edoardo Plantageneto, alias Edoardo I.

INGERENZA INGLESE. Tutto iniziò nel 1286, quando il re scozzese Alessandro III morì lasciando come erede una nipotina di tre anni, Margherita. Nell’attesa che la piccola crescesse, con la reggenza affidata a un gruppo di nobili detti “guardiani”, ne fu programmato il matrimonio con il figlio di Edoardo I, ma nel 1290 la giovane si ammalò e morì. La nobiltà scozzese iniziò allora una disputa su chi dovesse salire sul trono, finché il Plantageneto, sfruttando le rivalità interne, si fece nominare Signore Supremo della Scozia (1291) per vestire i panni di mediatore. La sua scelta ricadde su John Balliol (pronipote di un re scozzese del XII secolo), che Edoardo designò sperando di fargli ricoprire solo un ruolo da “figurante”.
Incoronato nel 1292 nella cittadina di Scone, Ballio però non era disposto a fare il burattino, e quando Edoardo I cercò di trascinare gli scozzesi in una guerra contro la Francia, preferì accordarsi con i francesi, stipulando un’alleanza (la Auld Alliance) che mandò su tutte le furie il re inglese. Così nel 1296 il Plantageneto rispose al tradimento invadendo le terre scozzesi. A questo punto l’Antico Regno di Scozia (le cui origini salgono all’anno 843), caduto in mano inglese, si trovò costretto a giurare fedeltà a Edoardo.

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Ritratto che si suppone di Edoardo, nell'abbazia di Westminster

CUORE IMPAVIDO. Quando la Scozia sembrava spacciata, entrò in scena William Wallace. Figlio di un proprietario terriero, nato nel Sud-ovest del Paese intorno al 1270, studiò presso uno zio chierico per intraprendere la carriera ecclesiastica. Imparò il latino e il francese, si appassionò agli autori classici e crebbe in un ambiente culturale che lo portò a coltivare un forte ideale libertario. Nel XV secolo sfruttando il suo carisma, le doti da combattente e il fisico vigoroso avviò insieme a Robert Wishart, vescovo di Glasgow, una campagna contro gli sceriffi esattori delle tasse. Nel 1297 assaltò una guarnigione nel villaggio di Lamark, uccidendo un governatore inglese che, secondo alcuni cronisti, aveva giustiziato Marion Braidfute, sua giovane sposa (Wallace subì anche la perdita del padre e del fratello per mano inglese). guadagnata la fama di fuorilegge, continuò la sua battaglia coinvolgendo bande di contadini, artigiani, guerrieri e nobili (molti però rimasero fedeli a Edoardo) nella rivolta anti inglese. Ma un altro valoroso condottiero di nome Andrew de Moray stava portando aventi un progetto simile nel Nord del regno, nei territori montuosi delle Highilands.
L’11 settembre 1297 Wallace e Moray unirono le forze a Stirling, a nord-ovest di Edimburgo, per realizzare un’impresa epocale: con un’astuta mossa attaccarono il nemico presso un ponte sul fiume Forth, dove non passavano più di due cavalli per volta, riuscendo così a vanificare la superiorità numerica degli inglesi. Durante lo scontro il ponte crollò e per gli inglesi fu un’ecatombe: oltre 5mila persero la vita e altrettanti si diedero alla fuga. Nella ressa Andrew de Moray fu colpito e poi morì per le ferite riportate, ma gli scozzesi celebrarono una vittoria che lanciò definitivamente Wallace nell’olimpo degli  eroi nazionali. Nominato cavaliere, nel 1298 fu messo a capo dei territori strappati agli inglesi con il titolo di Guardiano di Scozia.
Stirling Bridge.jpg

Battaglia di Stirling Bridge
parte della prima guerra d'indipendenza scozzese

Il ponte oggi

LA VENDETTA DEL PLANTIl ponte oggiAGENETO. Il 22 luglio del 1298, a Falkirk, vicino a Stirling, Wallace e i suoi uomini sfidarono nuovamente gli inglesi guidati da Edoardo in persona. L’idea era di riuscire ad attrarli su un terreno fangoso per limitarne i movimenti, ma la cavalleria nemica aggirò la trappola e colpì ai fianchi gli scozzesi. Nonostante l’efficacia delle formazioni loro difensive: i celebri schiltron, gruppi di soldati con lunghe lance schierati compatti a forma di porcospino, gli scozzesi ebbero la peggio.
William Wallace fece perdere le proprie tracce e trascorse un periodo in Francia, in ceca di appoggi (forse andò anche a Roma), prima di tornare in patria per fomentare nuove sommosse nell’area di Newcastle. Il ruolo di Guardiano di Scozia, intanto, venne ricoperto da più di un condottiero, tra questi si distinsero i nobili Robert Bruce e John Comyn, che aspiravano tutti e due a regnare incontrastati. Le scorrerie di Wallace durarono fino al 3 agosto 1305, quando fu catturato dagli inglesi e condotto a Londra. Condannato a morte, il 23 agosto 1305 fu torturato, impiccato, sbudellato e mutilata. La testa fu poi esposta sul London Bridge e i quattro arti vennero spediti in altrettante località.

RISCOSSA SCOZZESE. Morto Wallace, gli scozzesi prepararono a un accordo di pace con Edoardo 1, ma lo scenario mutò il 25 marzo 1306, quando Robert Bruce ferì a morte il nobile rivale John Comyn e si fece incoronare re di Scozia. Rotto ogni rapporto con Edoardo 1, predispose nuove azioni militari anti inglesi, che si rivelarono ancora più efficaci dopo la morte del re d’Inghilterra, nel 1307. Il figlio Edoardo II, meno carismatico, subì la pressione scozzese fino alla disfatta nella battaglia di Bannockburn (sempre vicino a Stirling) del 23-24 giugno 1314, il cui esito sancì l’indipendenza del Regno di Scozia e vide Robert Bruce – un tempo ostile alla rivolta di Wallace – ascendere anch’egli al rango di eroe.
Dopo Bannockburn vi furono scontri minori finché gli inglesi, temendo una contro-invasione, riconobbero l’indipendenza scozzese con il trattato di Edimburgo-Northampton del 1328: la guerra era finita. L’anno prima si era spento Edoardo II, mentre quello dopo si spense Robert I Bruce. I due furono avvicendati dai figli Edoardo III e David, protagonisti di un altro conflitto (Seconda guerra d’Indipendenza scozzese, 1332-1357) in cui la Scozia riuscirà di nuovo a frenare la pressione inglese. Restò indipendente fino al 1707, quando con la nascita del Regno di Gran Bretagna il trono di Scozia sarà inglobato da quello inglese (a cui è ancora legato, data la vittoria dei no al referendum del 2014 sulla separa
Tornando ai fasti post Bannockburn, il 6 aprile 1320 i nobili scozzesi fecero pervenire a Papa Giovanni XXIII una lettera, nota come Declaration of Arbroath, che era una vera dichiarazione d’indipendenza. Il passaggio più celebre suonava così: “non per la gloria, né per le ricchezze, né per l’onore (…) stiamo combattendo ma per la libertà”. Frase che avrebbe approvato William Wallace e con lui ogni poeta guerriero scozzese, così come la scelta, nel 1996 (700° anniversario dell’inizio della guerra con gli inglesi), di riportare in patria, nel castello di Edimburgo la Roccia di Scone, simbolo defraudato dell’antico Regno di Scozia.

Articolo in gran parte di Matteo Liberto pubblicato su Focus storia n. 146. Altri testi e foto da Wikipedia.

1 commento:

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