Elisabetta I versus
Filippo II – scacco al re.
La religione e la
politica trasformarono la sovrana britannica e il re spagnolo da quasi sposi in
rivali, in una lotta senza tregua per la gloria e il potere sul palcoscenico
mondiale che sarebbe culminata con la vittoria della regina sul re.
Elisabetta I con l'ermellino. Olio su tela attribuito a William Segar, 1585Regina d'Inghilterra e d'Irlanda In carica17 novembre 1558 –
24 marzo 1603Incoronazione15 gennaio 1559PredecessoreMaria ISuccessoreGiacomo INome completoElizabeth TudorTrattamentoMaestàNascitaPalace of Placentia, Greenwich, 7 settembre 1533MorteRichmond Palace, Richmond, Londra, 24 marzo 1603Luogo di sepolturaAbbazia di Westminster, LondraCasa realeTudorPadreEnrico VIIIMadreAnna BolenaReligioneAnglicanesimoFirma
Nell’estate
del 1588 l’Inghilterra si preparava ad affrontare il suo nemico più potente e
pericoloso, l’impero spagnolo. L’immensa armata navale di Filippo II si
dirigeva verso le coste britanniche con il suo carico di soldati pronto a
invadere il Paese. In previsione dell’attacco, la regina Elisabetta I pronunciò
un discorso di fronte alle sue truppe di stanza a Tilbury Fort. I resoconti
dell’epoca la descrivono come una specie di dea della guerra. In sella al suo
cavallo, con i capelli ornati di piume e e un’armatura sopra l’abito bianco,
motivò i suoi soldati con un discorso infuocato: “So di avere il corpo debole e delicato di una donna; ma ho il cuore e
lo stomaco di un sovrano, e per di più di un sovrano d’Inghilterra, e penso con
disprezzo al fatto che (…) il re di Spagna, o qualsiasi altro principe
d’Europa, osi invadere i confini del mio regno”. La sconfitta finale degli
spagnoli avrebbe consolidato il suo ruolo di leader carismatica di una potenza
mondiale capace di tenere testa a Filippo II. Eppure un tempo il sovrano
iberico aveva fratto parte della famiglia di Elisabetta ed era stato un suo
timido alleato. All’inizio la loro relazione era stata pacifica, addirittura
calorosa, ma ben presto i due regnanti si erano ritrovati sui lati opposti di
uno scontro fra imperi e fedi che sarebbe durato fino alla loro morte.
Maria I La regina Maria I Tudor, ritratto di Anthonis Mor.Regina d'Inghilterra e d'Irlanda In carica19 luglio 1553 -
17 novembre 1558Incoronazione1º ottobre 1553PredecessoreEdoardo VI (de iure)
Jane (de facto)SuccessoreElisabetta I Maria StuardaRegina consorte di SpagnaIn carica16 gennaio 1556 –
17 novembre 1558PredecessoreIsabella d'AvizSuccessoreElisabetta di ValoisNome completoMary TudorTrattamentoMaestàAltri titoliRegina consorte di Napoli, Sicilia, Sardegna, Portogallo e Algarve e Regina di Francia (in pretesa)NascitaPalace of Placentia, Greenwich, 18 febbraio 1516MorteSt. James's Palace, Londra, 17 novembre 1558Luogo di sepolturaAbbazia di Westminster, Londra, 14 dicembre 1558Casa realeTudorPadreEnrico VIIIMadreCaterina d'AragonaConsorteFilippo II di SpagnaReligionecattolica romanaFirma
Il regno della regina vergine.
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7 settembre
1533
Nasce
Elisabetta, seconda figlia legittima sopravvissuta di Enrico VIII. Circa due
anni più tardi viene giustiziata la madre, la protestante Anna Bolena.
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1553
Alla morte del
re protestante Edoardo VII, sale al trono la sorellastra di Elisabetta Maria
I, intenzionata a riportare in Inghilterra la fede cattolica.
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1554
Maria I sposa
Filippo di Spagna. Elisabetta è accusata di aver partecipato a una congiura
protestante, ma Filippo la fa liberare.
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1558
Elisabetta
diventa regina e rifiuta l’offerta di matrimonio di Filippo II che vede in
lei un’alleata contro il loro nemico comune, la Francia.
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1580
Il Papa
dichiara che uccidere Elisabetta non sarebbe un peccato. La regina autorizza
gli attacchi corsari alle navi spagnoli.
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1588
La repressione
spagnola della rivolta protestante in Olanda provoca il deterioramento dei
rapporti tra Elisabetta e Filippo.
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24 marzo 1603
Elisabetta
muore a Richmond sei anni dopo Filippo. La pace tra i due paesi verrà firmata
l’anno seguente.
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Una sovrana improbabile. La futura regina
Elisabetta I venne alla luce in una situazione complessa, che forse contribuì a
plasmare fin da subito il carattere. Il padre Enrico VIII aveva rotto con la
chiesa cattolica per divorziare dalla prima moglie, Caterina d’Aragona, e
sposare Anna Bolena, da cui sarebbe nata Elisabetta. Il re inglese sperava in
una discendenza maschile e non accolse con gioia quella figlia. Anna Bolena
cadde presto in disgrazia e fu giustiziata, mentre Enrico iniziava a cercarsi
una nuova compagna che potesse dargli un figlio. E alla fine la trovò. Con la
nascita di Edoardo, Elisabetta I, divenne terza in linea di successione dopo il
nuovo fratellastro e la sorellastra maggiore Maria, figlia cattolica del primo
matrimonio di Enrico. Nel 1547 il sovrano morì ed Edoardo gli succedette, a
soli nove anni. Ma il suo regno finì bruscamente spezzato da malattia
incurabile. Maria prese il suo posto nel 1553, per la gioia dei suoi sudditi
cattolici e fra lo sgomento dei protestanti. Nonostante gli sconvolgimenti
religiosi del regno di Enrico, Maria era rimasta devota alla fede romana e ora
cercava un marito con cui dare all’Inghilterra un successore cattolico. Lo
individuò nel principe Filippo di Spagna, figlio ventisettenne di Carlo V ed
erede dell’impero spagnolo. Se i due futuri coniugi avessero avuto un
discendente maschio, la protestante Elisabetta non sarebbe mai salita al trono.
La notizia delle nozze
tra Maria e Filippo provocò un forte malcontento. Nel marzo del 1554 alcuni
protestanti inglesi congiurarono per rovesciare Maria e mettere sul trono
Elisabetta, ma la rivolta fu schiacciata, i cospiratori vennero giustiziati ed
Elisabetta fu rinchiusa alla torre di Londra. Due mesi più tardi, dopo aver
proclamato la sua innocenza, fu messa agli arresti domiciliari a Woodstock
Palace, un centinaio di chilometri a nord della capitale. Quattro mesi dopo, il
promesso sposo di Maria si presentò in Inghilterra per le nozze, con una flotta
di 180 navi e un seguito di diecimali soldati spagnoli. Pur essendo un fervente
cattolico romano, Filippo era contrario all’idea di processare Elisabetta,
perché temeva di suscitare le ire dei protestanti. Il suo intervento salvò la
futura regina, ma questa mossa gli sarebbe rivoltata contro.
Tiziano; Ritratto di Filippo II di SpagnaRe di Spagna In carica16 gennaio 1556 - 13 settembre 1598PredecessoreCarlo VSuccessoreFilippo IIIRe consorte d'Inghilterra e d'IrlandaTrattamentoMaestàAltri titoliRe di Napoli
Re di Sicilia
Re di Sardegna
Duca di Milano
Re del Portogallo (dal 1581)
Duca delle Fiandre
Duca di Borgogna
Re del Perù
Signore del Vicereame della Nuova Spagna e delle Filippine
Re consorte d'Inghilterra e d'Irlanda (1554-1558)
Arciduca d'AustriaNascitaValladolid, Spagna, 21 maggio 1527MorteEl Escorial, Spagna, 13 settembre 1598SepolturaCripta Reale del Monastero dell'EscorialCasa realeAsburgoPadreCarlo V d'AsburgoMadreIsabella del PortogalloConiugiMaria Emanuela d'Aviz
Maria I d'Inghilterra
Elisabetta di Valois
Anna d'AustriaFigliDon Carlos, Principe delle Asturie
Isabella Clara Eugenia
Caterina Michela
Filippo IIIMottoNON SUFFICIT ORBISFirma
SVILUPPI SORPRENDENTI.
Elisabetta d’Inghilterra e Filippo
di Spagna ebbero una relazione complessa. I rispettivi inizi non lasciavano
supporre che un giorno si sarebbero scontrati ad armi pari. Nato nel 1527,
Filippo era destinato a ereditare un impero che andava dall’Europa al Nuovo
mondo. Elisabetta venne alla luce sei anni più tardi ed era una principessa
indesiderata e priva di potere. Filippo crebbe sotto la guida del padre Carlo
V e ottenne la sua prima vittoria militare contro la Francia all’età di 15
anni. La gioventù di Elisabetta fu segnata dagli sconvolgimenti religiosi dei
regni dei suoi fratellastri. Ma contro ogni aspettativa la regina finì per
governare a lungo, conquistandosi una gloriosa reputazione. Filippo invece
passò alla storia per il suo carattere ossessivo e sospettoso, e per aver avvelenato
l’impero con il suo odio verso il protestantesimo. Oggi però gli studiosi
tendono a rimettere in discussione tanto l’immagine della “buona regina Bess”
quanto la figura controversa di Filippo. Più intelligente e aperto di quanto
comunemente riconosciuto, il re spagnolo fu un mecenate capace di mettere
insieme una delle più grandi collezioni reali di sempre, in cui figurano a
titolo di esempio vari capolavori di Tiziano ed El Greco.
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Tutto in famiglia. Sei anni più vecchio di
Elisabetta, Filippo aveva sposato Maria a malincuore. Era solito riferirsi alla
moglie come “mia zia”, non solo perché lei aveva 11 anni più di lui, ma anche
perché era la figlia della sua prozia, Caterina d’Aragona. Per molti aspetti
avrebbe forse preferito sposare Elisabetta, ma all’epoca i matrimoni reali
erano guidati soprattutto da ragioni strategiche. Il padre di Filippo, Carlo V,
era l’uomo più potente d’Europa e governava un impero che comprendeva la
Spagna, l’Olanda, il sud Italia, e il Nuovo mondo. Il sovrano voleva
avvicinarsi all’Inghilterra, anche perché i suoi due nemici storici – Francia e
Scozia – erano in procinto di stringere un’alleanza matrimoniale tra loro.
Molti dei sudditi di Maria non apprezzavano la separazione tra Chiesa inglese e
romana voluta da Enrico VII dopo che il papa si era rifiutato di riconoscere il
suo divorzio. Durante il regno di Edoardo VI il Paese si era ulteriormente
allontanato dal cattolicesimo imboccando la via di una riforma in senso protestante.
Maria pensava che Filippo, in qualità di re consorte, avrebbe potuto a
invertire la rotta.
La regina si guadagnò
il soprannome di Maria la Sanguinaria a causa delle persecuzioni degli eretici
e dei roghi su cui bruciarono centinaia di protestanti. La sovrana adorava il
marito, ma non riuscì ad avere da lui quell’erede che forse le avrebbe permesso
di restaurare il cattolicesimo in Inghilterra. I brutali atteggiamenti di Maria
non giovarono alla popolarità del consorte, contro cui furono orditi vari complotti.
Filippo non trascorreva molto tempo in Inghilterra, preferendo i territori
paterni in Olanda. Fu lì che nel 1558 lo raggiunse la notizia della morte della
moglie. La sua reazione fu pragmatica come com’era stata anni prima la
decisione di sposarla. Mentre il re francese approfittò per attaccare
immediatamente Elisabetta, definendola una “bastarda” inadatta al governo,
Filippo sostenne il suo diritto di successione al trono. Entro la fine
dell’anno la figlia di Enrico VII e Anna Bolena era la nuova regina di
d’Inghilterra.
I due giovani sovrano
avevano molti punti in comune. Colti e intelligenti, in questa fase della loro
vita amavano vestirsi in modo semplice, come richiesto tanto dall’etica
protestante quanto da quella cattolica. Condividevano le stesse passioni: la
caccia, specie con i falconi, e i cavalli. Ma fu comunque per ragioni
strategiche che Filippo chiese a Elisabetta di sposarlo, dichiarando che si
sarebbe fatto carico degli affari dell’”amata sorella” con la stessa cura che
dedicava ai suoi. Le nozze tra l’erede al trono francese, Francesco e la regina
cattolica di Scozia Maria Stuarda, rappresentavano una minaccia sia per la
Spagna sia per l’Inghilterra. Sembrava prudente contrapporvi un’alleanza
anglo-iberica. Ma Filippo insisteva perché Elisabetta abbandonasse la sua fede:
un passo troppo lungo per la giovane regina, che esitò e alla fine lo respinse, facendone il primo di una lunga
serie di pretendenti rifiutati. Rimasero in buoni rapporti, che si sarebbero
però deteriorati negli anni successivi.
Sia Filippo sia
Elisabetta credevano che i sovrani regnassero per volere divino. Tuttavia Dio
poteva essere venerato in forme differenti. Il rapporto tra protestanti e
cattolici era degenerato in conflitto ormai in tutta Europa. Quando nel 1570 il
papa scomunicò Elisabetta, Filippo inizialmente non appoggiò la sua decisione.
Ma con tempo l’istinto religioso ebbe la meglio su altre considerazioni di
ordine politico. Era da sempre un fervente cattolico e aveva la convinzione
messianica che il mondo dovesse essere purificato dall’eresia prima dell’avvento
finale.
La ribellione che minacciò il re.
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Guerra degli ottant'anni La battaglia di Neoporto (2 luglio 1600)Data1568 - 1648LuogoPaesi Bassi e scontri coloniali e marittimoCasus belliRibellione delle Province Unite contro il dominio spagnoloEsito
- 230.000 - 2.000.000 perdite in totale tra civili e militari[1]
- Pace di Münster, indipendenza della Repubblica delle Sette Province Unite
Province Unite Inghilterra Protestanti tedeschi Ugonotti Regno di Francia Boemia (fino al 1621) Danimarca (1624 - 1629) | Spagna Sacro Romano Impero |
Guglielmo I d'Orange Maurizio di Nassau Federico Enrico d'Orange | III Duca d'Alba Alessandro Farnese Ambrogio Spinola |
La rivolta dei Paesi Bassi
trascinò Filippo in una lunga guerra che avrebbe esaurito le finanze spagnole
e garantito Elisabetta un alleato protestante nel mare del Nord. I problemi
nei Paesi Bassi spagnoli erano iniziati con l’avvento al trono della regina
inglese, verso il 1560. L’aristocrazia locale, in prevalenza cattolica, si
opponeva all’ingerenza di Filippo nel governo, mentre l’ala dura dei calvinisti
protestanti fremeva di fronte alle misure repressive dell’Inquisizione. Nel
1567 Filippo mandò il duca d’Alba a schiacciare la resistenza nobiliare. Il
lungo regno di terre di Alba scatenò una rivolta generale. I numerosi
profughi protestante della regione si radicalizzarono, dando vita a un gruppo
di corsari che abbordava le navi spagnole. La rivolta olandese fu rinvigorita
dalla sconfitta inferta da Elisabetta a Filippo nel 1588. L’indipendenza dei
Paesi Bassi era ormai solo questione di tempo.
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Cambio di fronte. Nel 1566 Carlo V abdicò
e divise il suo impero assegnando al figlio la Spagna, i territori americani e
i Paesi Bassi. La Spagna era la potenza egemone a livello europeo e proprio per
questo aveva anche molti nemici. I principali erano i protestanti, la Francia e
gli ottomani. Filippo cercò di gestire in modo accorto queste minacce. Le navi
provenienti dal Nuovo Mondo cariche di oro e argento gli permisero
nell’immediato di sovvenzionare i suoi eserciti. Ma nel lungo periodo il
sovrano cominciò a ritrovarsi a corto di fondi. Per far fronte alle
ristrettezze finanziarie, negli anni sessanta del ‘500 impose nuove tasse agli
olandesi, già esasperati dagli editti religiosi e dalle leggi contro i
protestanti con cui il governo spagnolo cercava di riportare i Paesi Bassi alla
fede cattolica. Scoppiò la rivolta, e Filippo si ritrovò incastrato in una
lunga guerra. In un primo momento Elisabetta si mantenne in disparte,
riluttante a immischiarsi nelle vicende di un altro Paese.
Nel 1571 Filippo
inflisse una sonora sconfitta all’impero ottomano nella battaglia navale di
Lepanto. Nello stesso anno cambiò la sua posizione in merito all’Inghilterra
protestante. Diede ordine al suo miglior generale, il duca d’Alba, di preparare
un’invasione dell’isola britannica con un esercito di soli seimila uomini.
Quando il duca gli disse che era una follia, Filippo ribatté che quella era la
volontà divina. Era già stato capace una volta di riportare l’Inghilterra al
cattolicesimo grazie al suo primo matrimonio, e ora lo avrebbe fatto di nuovo.
Iniziò a sostenere l’ascesa al trono di Maria Stuarda, dichiarando che
Elisabetta non era altro che una tiranna usurpatrice, mentre la “vera e
legittima erede” era appunto la regina di Scozia, il cui marito era morto nel
1560 mettendo fine all’alleanza franco-scozzese. L’invasione alla fine non ci
fu, ma tra Spagna e Inghilterra era ormai inimicizia aperta.
Il lupo di mare più amato.
Elisabetta si rese conto che la
pirateria era utile per colpire Filippo senza arrivare a uno scontro
frontale. Riportò quindi in vita l’antica usanza di rilasciare lettere di
corsa, ovvero dei permessi reali che autorizzavano i capitani ad assalire
bastimenti nemici in mare. Il più famoso corsaro fu Francis Drake, che con il
bottino dei galeoni spagnoli accumulò intenti ricchezze per sé, il suo
equipaggio e naturalmente per la stessa regina, suscitando al contempo le ire
di Filippo. Con l’accelerarsi dei preparativi per la spedizione dell’armata
spagnola, il ruolo di Drake divenne più apertamente conflittuale. Nel 1587
guidò un’incursione nel porto di Cadice, dove distrusse navi e rifornimenti
destinati all’invasione dell’Inghilterra. Le audaci imprese di Drake – che
lui stesso definita “bruciare la barba al re di Spagna – ritardarono di un
anno l’attacco dell’armata.
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La spedizione dell'Invincibile Armata
La sconfitta dell'Invincibile Armada, 8 agosto 1588 di Philippe-Jacques de Loutherbourg, dipinto nel 1796.
La sfida della regina. Elisabetta controllava
saldamente il regno, il suo linguaggio colorito, il suo spirito pungente e il
piacere con cui si mostrava al popolo – spesso ammantata di simboli di potere –
facevano di lei una figura allo stesso tempo popolare e riverita. Si vantava
della sua ascendenza puramente inglese e si guadagnò l’affettuoso soprannome di
“buona regina Bess”. Seppe mettere uno contro l’altro i nobili britannici e gli
alleati stranieri, lusingandoli con la speranza di un matrimonio e seducendoli
con la sua padronanza delle lingue, la sua profonda cultura e la sua capacità
di comporre sonetti.
Ma sullo scacchiere
internazionale non poteva competere con Filippo II, nel cui regno vivevano
circa 50 milioni di persone. Nello stesso periodo la popolazione totale
dell’Inghilterra non raggiungeva i quattro milioni. Anche se con Elisabetta la
potenza navale del Paese era cresciuta, la marina era ancora fortemente
dipendente da navi mercantili e private per la difesa delle coste. Le
principali esplorazioni britanniche dell’epoca, come le spedizioni di Martin
Frobisher in Groelandia e Canada e la circumnavigazione del globo di Francis
Drake (1577-1580), erano state dei notevoli successi, ma non rappresentavano
una minaccia per la Spagna. Filippo II aveva un’arma in più, perché poteva
contare sui porti delle Americhe. Negli anni ottanta del ‘500 fallirono i
tentativi di Humphrey Gilbert e Walter Raleigh di fondare colonie inglesi
rispettivamente a Terranova e sull’isola di Roanoke (Carolina del Nord).
Nonostante quest’evidente inferiorità. La regina trovò altri modi per mettere
in difficoltà la Spagna. Uno dei più riusciti fu la pirateria, che le permise
di arricchirsi colpendo allo stesso tempo il trasporto dei tesori americani
verso la penisola iberica. Molti dei più grandi corsari dell’epoca erano
inglesi, temprati lupi di mare come William Hawkings e lo stesso Drake.
Elisabetta finanziò le loro scorribande, incoraggiandoli a saccheggiare gli
avamposti spagnoli nei Caraibi e ad assaltare le flotte provenienti dal Nuovo
Mondo.
Nel 1585 Elisabetta
iniziò a sostenere attivamente gli oppositori di Filippo nei Paesi Bassi. Le
azioni di disturbo contro il re di Spagna si trasformarono in un’aggressione su
larga scala dopo che la regina scoprì l’ennesimo complotto contro di lei.
Elisabetta prima sostenne economicamente i ribelli grazie al bottino dei
corsari, poi nel 1585 ordinò a Drake di raggiungere le coste della Galizia e
mettere a ferro e fuoco la regione. Per dieci anni fu un susseguirsi di
devastazioni, rapimenti, saccheggi e profanazioni di chiese. Due anni più tardi
Drake avrebbe ripetuto l’impresa a Cadice. L’aggressione inglese suscitò una
veemente reazione spagnola. Una quindicina di giorni dopo la spedizione di
Drake, Filippo decise di contrattaccare, ma con maggiore forza. Coniugando il
suo amore per le azioni audaci alla sua ossessiva pianificazione dei dettagli,
riprese in mano l’idea di invadere l’Inghilterra. Il sovrano supervisionò
personalmente l’organizzazione di una campagna senza precedenti: 130 navi
partirono alla volta delle coste britanniche con 30mila uomini a bordo.
L’obiettivo era restituire il regno britannico al cattolicesimo.
Anonimo inglese rappresentante l'Invincibile Armada attorniata da navi inglesi nell'agosto del 1588
L’attacco dell’Armata. Nel maggio del 1588 la
Grande y Felicisima Armada (in seguito sarcasticamente definita “invincibile”
dai suoi avversari) salpò da Lisbona, che da sette anni era entrata a far parte
dei domini di Filippo II insieme a resto del territorio portoghese. Si trattava
della più grande flotta militare mai vista in acque europee. Il piano d’attacco
era ben congegnato, ma aveva una debolezza di fondo. Infatti, se il sovrano
spagnolo si era preoccupato di stabilire regole chiare per prevenire
l’ubriachezza, il gioco d’azzardo e la sodomia tra i membri dell’equipaggio,
non aveva prestato altrettanta attenzione a come coordinare tra loro i due
eserciti di diversa provenienza. Il 30 luglio con uno schieramento a forma di
mezzaluna disposto su un fronte di tre miglia di lunghezza. Gli inglesi avevano
preparato dei falò sulle colline circostanti per segnalare l’arrivo dei nemici.
Quando videro le colonne di fumo alzarsi lungo la costa, le piccole e agili
imbarcazioni capitanate da Francis Drake cominciarono ad attaccare la massiccia
flotta spagnola.
Il 6 agosto l’Armata
ormeggiò al largo del porto francese di Calais. Avrebbe dovuto imbarcare
l’esercito che si trovava a Dunkerque, a soli 40 chilometri di distanza, ma dei
problemi di comunicazione ritardarono le operazioni. Nelle successive 36 ore
avvennero due fatti determinanti. Innanzitutto la flotta fu attaccata da otto
navi incendiarie inglesi, cariche di pece ardente e zolfo. Inoltre, quando i
capitani spagnoli levarono le ancore per evitare i vascelli nemici infuocati,
furono sorpresi da una violenta tempesta. Per mettersi in salvo avevano un’unica
possibilità: una lunga e pericolosa rotta che circumnaviga la Scozia e
l’Irlanda. Ma le burrasche non dettero tregua all’armata, che al rientro in
Spagna aveva perso più di metà delle navi e dei rispettivi equipaggi.
La speciale medaglia
voluta da Elisabetta per commemorare la vittoria recitava: Flavit Jehovah et
Dissipati Sunt (Dio soffiò e quelli si dispersero), di fronte a quello che uno
storico dell’epoca definì “il più grande disastro che ha colpito il Paese in 600
anni”, la Spagna entrò in lutto. L’impero di Filippo II era ancora enorme, ma
niente sarebbe stato più come prima. Nel decennio successivo gli scontro navali
tra i due regni proseguirono. Ma nel 1596 Cadice dovette soffrire un secondo
attacco. Nel frattempo le guerre ininterrotte prosciugarono le finanze
spagnole, che furono schiacciate dal peso dei debiti. Quando il re si spense
nel 1598, la Spagna stava negoziando la pace con molti dei suoi avversari.
Prima di morire nel 1603, Elisabetta fu omaggiata con l’appellativo di
Gloriana. Di lei si diceva che avesse rinunciato agli uomini per sposare il suo
Paese.
La rivalità tra
britannici e iberici non sopravvisse alla morte dei due sovrani; nel 1604 il re
Giacomo I – figlio della regina di Scozia Maria Stuarda, che un tempo era stata
nemico di entrambi – firmò il trattato di pace che pose fine a più di 15 anni
di conflitto.
Articolo in gran parte
di Giles Tremlett autore di Isabella of Castlile pubblicato su Storica National
Geographic del mese dicembre 2018 – altri testi e immagini da Wikipedia.